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IV CENTENARIO DELLA BIBLIOTECA AMBROSIANA

OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE,
SEGRETARIO DI STATO DEL SANTO PADRE

Duomo di Milano
Martedì, 8 dicembre 2009

 

“Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te” (Lc 1,28). Sono le parole che, secondo l’evangelista Luca, l’Angelo Gabriele rivolse alla Vergine Maria nel momento dell’Annunciazione, e che la liturgia ripropone oggi nella solennità dell’Immacolata Concezione. Soffermiamoci anzitutto sul primo invito del Messaggero celeste: “Rallegrati!”. Nella preghiera tradizionale dell’ “Ave, Maria”, così cara alla pietà dei fedeli, l’espressione “Ave” forse non rende pienamente il valore che è invece racchiuso in questo appello alla gioia. È il saluto che troviamo, nell’Antico Testamento, in alcuni testi profetici che annunciano alla città di Gerusalemme la venuta del Messia e il compimento delle promesse di Dio: “Rallegrati, figlia di Sion, ... Re d’Israele è il Signore in mezzo a te” – leggiamo, ad esempio nel Libro del profeta Sofonia (3,14.15); o ancora: “Esulta grandemente, figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re” – troviamo nel Libro del profeta Zaccaria (9,9).

Quando dunque l’Arcangelo si rivolge a Maria con il saluto “Rallegrati!”, vuole indicare proprio questo: tutte le antiche profezie, che annunciavano alla Città santa la venuta del Messia, ora si compiono nell’umile ragazza di Nazaret. È lei la vera figlia di Sion, chiamata a rallegrarsi per il compimento definitivo delle promesse fatte da Dio ai nostri padri; è in lei che viene data al mondo, a tutti gli uomini, la vera gioia, la gioia piena della presenza salvifica di Dio in mezzo a noi.

Ma l’Angelo Gabriele, nel suo saluto alla Vergine, prosegue poi chiamandola con quella espressione a noi molto familiare, proprio perché siamo abituati a recitarla quotidianamente nell’ “Ave Maria”: la chiama “piena di grazia”. Qui troviamo racchiuso e sintetizzato il mistero dell’Immacolata Concezione, che oggi celebriamo: dire che Maria è piena di grazia significa affermare che Dio ha pensato a lei prima della fondazione del mondo (come ci lascia intuire san Paolo nella seconda lettura odierna); che l’ha scelta, prima e al di là di ogni merito umano, perché diventasse la madre del Figlio suo; e l’ha colmata del suo amore, un amore di predilezione che l’ha preservata immune da ogni ombra di peccato, di difetto, di contaminazione morale. In una parola: colmandola di grazia, Dio ha voluto fare di Maria la creatura perfetta, così che potesse diventare la Madre degna dell’Uomo perfetto, del modello supremo e insuperabile di ogni perfezione, il Figlio suo e Signore nostro Gesù Cristo.

L’annuncio angelico alla Vergine continua con un’altra espressione, altrettanto importante e densa di significato: “il Signore è con te”. Sembra di vedere in queste parole l’esatto contrario di quello che ci ha narrato la prima lettura, tratta dal Libro della Genesi: là, a causa del peccato, l’uomo si contrappone a Dio, anzi, fugge da Dio e si ritrova senza di Lui. Qui, in Maria Vergine immacolata, proprio in virtù dell’amore gratuito di Dio, quella frattura si ricompone: infatti, in Gesù Cristo nato da Colei che è la “piena di grazia”, Dio è di nuovo con noi – Egli è appunto l’Emmanuele, il “Dio con noi” – e lo è in maniera compiuta e definitiva.

Carissimi, che cosa dice a noi, alla luce di queste riflessioni sulle parole dell’Angelo a Maria, la festa dell’Immacolata Concezione che stiamo celebrando? Mi pare di dover cogliere un primo aspetto molto importante: che la persona umana vera, la persona umana così come è stata pensata da Dio, è quella che trova il suo modello in Gesù Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo, il quale ha condiviso la nostra condizione in tutto, tranne che nel peccato, come afferma la Lettera agli Ebrei (cfr 4,15). E tale modello ha avuto la sua prima e perfetta realizzazione proprio nella Vergine Maria, la creatura voluta da Dio senza peccato, immacolata fin dal suo concepimento, e quindi – secondo la dottrina cattolica – immune dal peccato originale e dalle sue conseguenze. Insomma: la persona umana vera e realizzata è quella che vive un rapporto positivo con Dio, e non quella senza Dio, o contro Dio! Per noi tutto ciò significa che saremo veri discepoli del Signore Gesù, realizzeremo pienamente la nostra umanità, se non ci rassegneremo mai davanti al peccato, se cercheremo in tutti i modi di evitarne le occasioni, se sapremo ricorrere alla grazia di Dio per vincerlo dentro di noi e fuori di noi, per essere – come ci ha ricordato san Paolo nella seconda lettura di oggi – “santi e immacolati di fronte a lui” (Ef 1,3).

In questo impegno di fedeltà al Vangelo e di resistenza al male, possiamo contare sull’intercessione della Vergine Immacolata, la “piena di grazia”, che per prima si è “rallegrata” per l’opera di salvezza nella quale Dio, con il suo immenso amore misericordioso, ha voluto coinvolgerci.

Nel contesto spirituale offerto da tale luminoso mistero, possiamo ora considerare la particolare circostanza che oggi ci vede riuniti. Esattamente quattrocento anni fa, l’8 dicembre del 1609, il cugino di san Carlo Borromeo, il Cardinale Federico (che tutti noi abbiamo imparato a conoscere e ad ammirare dalle pagine immortali di Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi), inaugurava solennemente la Biblioteca Ambrosiana, da lui voluta e fondata con grande lungimiranza. Oggi vogliamo ricordare tale anniversario giubilare. Rivolgo il mio cordiale saluto a Sua Eminenza l’Arcivescovo Dionigi Tettamanzi ed ai Vescovi Ausiliari, al Prefetto della Biblioteca Ambrosiana Mons. Franco Buzzi con i suoi collaboratori, come pure al Sindaco di Milano [se sarà presente] e alle altre Autorità presenti. Sono lieto, nella solennità di questa Cattedrale, di poter incontrare numerosi fedeli, tra i quali i membri dell’Opus Dei. A tutti e a ciascuno mi onoro di partecipare la Benedizione di Sua Santità Benedetto XVI, il quale assicura di cuore la sua spirituale vicinanza.

C’è un’espressione del Cardinale Federico Borromeo che mi ha particolarmente colpito e che bene mette in luce quale fosse la sua intenzione quando fondò la Biblioteca Ambrosiana: egli la volle come luogo di promozione della cultura, delle scienze, delle arti, e al tempo stesso di approfondimento delle ragioni della fede cristiana, ad onore e gloria di Dio. Ecco perché oggi, a quattrocento anni di distanza, commemoriamo l’inaugurazione dell’Ambrosiana anche con una solenne celebrazione liturgica: infatti, quello che avvenne l’8 dicembre 1609 fu un evento di portata al tempo stesso culturale e religiosa. Fu un avvenimento culturale, perché da allora attraverso le severe sale di quella Biblioteca – una delle prime al mondo aperte al pubblico – sono passati migliaia di studiosi; ma fu ugualmente un fatto di grande rilevanza religiosa, perché l’Ambrosiana è un’istituzione ecclesiastica di cui la Chiesa di Milano e la Chiesa italiana devono andare fiere, un’istituzione di autentica evangelizzazione. Infatti, attraverso lo studio, l’arte, le pubblicazioni, il confronto aperto e rispettoso, in questi quattro secoli la Biblioteca Ambrosiana ha contribuito a tenere vivi nel vasto mondo della cultura l’annuncio e la promozione della Verità, che per noi cristiani si identifica in una Persona, Gesù Cristo, il Figlio di Dio, nato per noi dalla Vergine immacolata.

Apprezzo vivamente che presso la Biblioteca Ambrosiana sia stata fondata in questi anni una grande Accademia, che raccoglie nel suo seno studiosi di fama internazionale, provenenti da ogni parte del mondo, e che si articola in varie classi di studi, con interessi culturali molteplici. Anche questa Accademia, che condivide lo spirito della Biblioteca, ci ricorda una dimensione importante dell’evangelizzazione: il fatto cioè che la Chiesa non ha paura di confrontarsi con l’ampio spettro del sapere umano, sia a livello cronologico (dall’antichità fino ai nostri giorni), sia a livello geografico (fino agli estremi confini della terra, per usare un’espressione del Nuovo Testamento), sempre disponibile al dialogo, proprio perché consapevole della propria identità spirituale e culturale.

Vorrei concludere mettendo in evidenza una significativa corrispondenza di date e di fatti. Il Cardinale Federico Borromeo volle inaugurare la sua Biblioteca nella festa dell’Immacolata Concezione, ponendola così sotto la protezione materna di Maria. Al tempo stesso stabilì che tale Istituzione fosse denominata “Ambrosiana”, con immediato riferimento a sant’Ambrogio, il grande Vescovo patrono di Milano che ieri, 7 dicembre, la Chiesa universale, in Occidente e in Oriente, ha ricordato nella liturgia. Maria Santissima e sant’Ambrogio sono dunque le due figure che spiritualmente stanno all’origine della storica Biblioteca di cui oggi celebriamo il quarto centenario.

Considerando la vicinanza, nel calendario liturgico, della memoria del Vescovo Ambrogio e dell’odierna solennità mariana, mi sono chiesto se vi fosse un testo del vostro Patrono e insigne Dottore della Chiesa che potesse in qualche modo illuminare il mistero dell’Immacolata, e al tempo stesso servire anche a noi per la nostra vita cristiana. E, in effetti, nel suo commento al Vangelo di Luca, sant’Ambrogio ha questa bellissima espressione: “Non c’è affatto da stupirsi che il Signore, accingendosi a redimere il mondo, abbia iniziato la sua opera proprio da Maria: se per mezzo di lei Dio preparava la salvezza a tutti gli uomini, ella doveva essere la prima a cogliere dal Figlio il frutto della salvezza” (cfr Esposizione del vangelo secondo Luca, II, 17). Cristo è venuto a salvarci liberandoci dal peccato: ebbene, dice sant’Ambrogio, questo disegno di redenzione radicale e universale Dio l’ha incominciato proprio da Maria, preservandola dalla colpa originale nella sua Immacolata Concezione. Chiediamo che, per l’intercessione della Vergine santissima, quell’opera di salvezza che Dio ha realizzato in lei, giunga a compimento anche nella vita di ciascuno di noi.

 

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