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CELEBRAZIONE EUCARISTICA
IN OCCASIONE DELL’INCONTRO RIGUARDANTE
LA SITUAZIONE DELLA DIOCESI DI LINZ (AUSTRIA)

OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE,
SEGRETARIO DI STATO DEL SANTO PADRE

Basilica di San Pietro
Lunedì, 15 giugno 2009

 

Cari e venerati Fratelli,

all’inizio di una riunione pastorale che prenderà in esame la realtà di una Chiesa particolare, ci siamo radunati intorno all’altare del Signore, in questo luogo dove tutto ci parla di fede in Cristo e di servizio alla sua Chiesa. Ci siamo posti insieme in ascolto della Parola di Dio, nella consolante certezza che qui possiamo attingere tutto ciò di cui abbiamo bisogno per il nostro ministero e anche per affrontare le difficoltà che esso comporta. E’ motivo di gioia e di riconoscenza pensare che il Santo Padre vuole prendersi cura di una singola Chiesa – come il pastore che si preoccupa di una pecorella – per conoscere bene la sua situazione, approfondire i problemi e le potenzialità spirituali, pregare insieme chiedendo luce e forza allo Spirito Santo, suggerire i necessari rimedi e orientare il cammino. Da qui, dalla mensa della Parola e dell’Eucaristia, noi traiamo la verità e la forza della comunione. Anche i santi Apostoli Pietro e Paolo vegliano su questo incontro, e la loro spirituale assistenza è invocata proprio a partire dalla liturgia che stiamo celebrando. Di san Pietro e della sua intercessione ci parla l’ambiente stesso in cui ci troviamo, accanto al suo Sepolcro; mentre a san Paolo ci richiamano le orazioni e le letture bibliche, proprie della Messa votiva dell’Apostolo delle genti. Ed è appunto questa scelta liturgica a suggerirmi una prima considerazione di fondo.

Quando il Santo Padre Benedetto XVI ha indetto l’Anno Paolino, che volge ormai al termine, ha offerto alla Chiesa universale una multiforme ricchezza, di cui ci siamo resi conto sempre meglio con il passare dei mesi. Uno di tali doni, che ritengo sia particolarmente prezioso anche per la vostra presente riunione, è questo: pensare a san Paolo, confrontarsi con il suo carisma e la sua straordinaria testimonianza, aiuta ogni comunità ecclesiale, ed ogni cristiano, a risvegliare in sé il fervore della missione, così che i problemi, le difficoltà, i limiti, pur rimanendo quelli che sono, vengono visti e vissuti dentro una prospettiva diversa, come sotto l’azione di un soffio vitale, che è lo Spirito animatore della Chiesa. San Paolo aiuta in particolare noi Pastori a rinnovare il nostro fervore apostolico, la sensibilità al valore soprannaturale del nostro ministero. Rileggendo e meditando le Lettere di san Paolo e gli Atti degli Apostoli , vediamo come tutta la Chiesa fu allora potentemente edificata dalla testimonianza di Paolo e dai suoi esempi, si è sentita rinvigorita nello slancio apostolico che promana dalla carità di Cristo e dalla potenza della sua risurrezione. E’ quanto avviene anche a noi oggi, in questa liturgia: ci affidiamo alla forza della Parola di Dio e dello Spirito Santo, sull’esempio di Paolo e dei suoi compagni di missione.

Nel Vangelo abbiamo riascoltato le parole di Gesù risorto, che dice agli Apostoli: “Andate … predicate” (Mc 16,15). Il Signore promette che la missione sarà accompagnata, per quanti accoglieranno la Buona Novella, da alcuni “segni”, che manifestano la sua signoria sul male: demoni, serpenti e veleni non avranno potere sui credenti (cfr Mc 16,17-18). Questo fa pensare alle prove e alle insidie che la Chiesa incontra e sempre incontrerà durante il suo pellegrinaggio terreno. Le comunità cristiane, analogamente agli ebrei nell’esodo attraverso il deserto, si trovano ad affrontare pericoli e tentazioni di vario genere. Alcuni provengono dall’esterno, ma altri – particolarmente dolorosi e dannosi – dall’interno. Anche di questo troviamo molteplici testimonianze nel Nuovo Testamento. San Paolo stesso ha dovuto far fronte a svariati problemi che sorgevano all’interno delle comunità da lui fondate, e in ogni situazione ha parlato e agito con la forza che gli proveniva dal Signore risorto e dal suo Santo Spirito, animato sempre e solo dalla passione per la verità e per la comunione, dall’amore per Cristo e per il suo corpo che è la Chiesa.

Ci colpisce, inoltre, in san Paolo la sicurezza con cui afferma di aver fatto sempre tutto ciò che era in suo potere per adempiere fedelmente la missione e per il bene della Chiesa. Lo vediamo nel testo della Seconda Lettera a Timoteo che forma la prima Lettura odierna, ma similmente anche nel discorso di addio agli anziani di Efeso riportato negli Atti degli Apostoli (20,18-35). Non si tratta naturalmente di fiducia in se stesso e nelle proprie capacità: da questo Paolo è, per così dire, immunizzato a partire dalla sua conversione. E’ proprio e soltanto perché tutto per lui e in lui è diventato “grazia”, che egli può “vantarsi” di ciò che la croce di Cristo opera nella sua vita e nel suo ministero.

Due cose, cari Confratelli, vorrei brevemente sottolineare. La prima è il fatto che l’Apostolo dica: alla fine della vita, dopo tanto lavoro per il Vangelo, “… ho conservato la fede” (2 Tm 4,7). Ci potrebbe stupire, ma ci fa riflettere: la fede è il dono più prezioso e non è mai acquisito una volta per sempre. La fede si può perderla in ogni età e condizione della vita. O meglio: si può perdere la verità della fede, adulterandola, inquinandola, confondendola – quasi senza accorgersene – con qualcosa d’altro, con certezze – o incertezze – umane, che prendono il posto della fede in Cristo e nella sua Parola. La seconda riflessione riguarda invece la prospettiva escatologica: Paolo non ha risparmiato energie nel lavoro pastorale, ma la sua “corsa” ha sempre puntato oltre, verso la meta ultima. Lo scrive ai Filippesi (3,12-14), in termini molto simili, e ne parla qui, a Timoteo. L’Apostolo ha la chiara coscienza che il suo unico vero giudice è il Signore, e che a lui dovrà rendere conto. I tribunali umani fanno la loro parte, ma l’istanza decisiva è quella di Cristo, che è giusto e renderà a ciascuno secondo le sue opere. Anche questo atteggiamento spirituale di san Paolo è per noi un richiamo salutare: a non smarrire mai, dentro le vicende e le questioni di questo mondo, l’orizzonte supremo, l’orizzonte di Dio.

Cari e venerati Fratelli, lasciamo che questa divina Parola illumini e conforti i nostri cuori. Invochiamo con fiducia lo Spirito Santo affinché, anche mediante l’incontro di questi giorni, aiuti la Chiesa, in particolare la Chiesa che è in Linz, a camminare nella verità e nella carità. Ce lo ottenga l’intercessione di Maria Santissima, Madre della Chiesa, dei santi Apostoli Pietro e Paolo e dei santi Patroni della Diocesi di Linz.

 

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