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130° ANNIVERSARIO DEL SETTIMANALE DIOCESANO
“LA VOCE ALESSANDRINA”

DISCORSO DEL CARD. TARCISIO BERTONE,
SEGRETARIO DI STATO DEL SANTO PADRE

Alessandria
Domenica, 26 aprile 2009

 

 

Eccellenza,
Distinte Autorità,
Signore e Signori,

"Tutti i figli della Chiesa si adoperino in cordiale unità di intenti, senza indugio e con ogni impegno affinché gli strumenti della comunicazione sociale, a seconda delle circostanze, vengano usati nelle varie forme di apostolato, prevenendo le iniziative dannose, soprattutto nelle regioni dove il progresso morale e religioso richiede una più urgente e attiva presenza" (Decreto del Vaticano II, Inter mirifica, n.13). Sono le parole dei Padri conciliari che nel 1963 approvarono il decreto sui mezzi di comunicazione sociale, ben consapevoli della crescente importanza della comunicazione nella società moderna.

Ma, anche senza aspettare questa autorevole voce, alcuni cattolici alessandrini, sotto la guida dei loro Pastori, 130 anni orsono, nel 1879, avevano già capito la necessità di servirsi di un giornale cattolico locale perché la Chiesa potesse svolgere la sua missione di evangelizzazione e promozione umana. Si sa che in Italia quelli erano tempi difficili per una professione pubblica della propria fede all'indomani della travagliata unità del Paese, con le ondate di anticlericalismo da più parti emergenti. Certo la religione era praticata dal popolo, ma si voleva tenerla confinata nell'ambito del privato mentre dava fastidio ogni tentativo di incidenza nella vita pubblica e sociale. In questo tentativo di emarginazione si alleavano forze, anche tra loro disomogenee, che si opponevano alla Chiesa fino a cercare di ridicolizzare la fede dei semplici. Si sa anche che ad Alessandria per un lungo periodo questa alleanza fu virulenta con conseguenti lacerazioni tra la gente e con il risultato di frenare un sereno dialogo istituzionale.

In questo clima non stupisce né l'intuizione della Chiesa alessandrina di dare vita ad un settimanale proprio in cui poter difendersi dagli attacchi e proporre la verità del Vangelo, né l'ostilità che l'uscita del giornale provocò negli avversari della Chiesa. Ed è significativo che il nome della prima testata del settimanale cattolico alessandrino sia stato Verità e fede, proprio a ribadire, contro l'ostracismo della cultura dominante, la perfetta congruità della fede con la ragione che cerca la verità. Sfogliando le annate che si susseguirono e che, sotto diversi nomi, giungono fino alla odierna Voce alessandrina, si può ricostruire la storia di questa Chiesa locale, impegnata anche attraverso il giornale a proclamare il Vangelo e ad incarnarlo nelle vicende umane con una testimonianza che rende credibile il messaggio cristiano. Si tratta, in altre parole, di una missione che non si limita a proclamare dei valori astratti, ma che li traduce in opere di giustizia e carità attraverso il discernimento dei tempi e delle circostanze in cui gli uomini vivono.

E' così che il settimanale cattolico alessandrino seppe interpretare le mutate circostanze politiche maturando quella dottrina sociale della Chiesa, che, grazie al Magistero pontificio, si andava costituendo. Certo risuonano le note apologetiche e difensive contro gli attacchi dei regimi culturali, e poi anche politici, ma si possono leggere i primi tentativi di una proposta positiva e di un dialogo a cui si approderà ai tempi del Concilio Vaticano II, le cui conseguenze positive sono ancora presenti ai nostri giorni. In questo lungo cammino di storia fa piacere constatare che la presenza dei laici cattolici fu certamente determinante, specialmente attraverso l'Azione cattolica ed anche attraverso i primi tentativi di associazione politica dei cattolici ad opera di don Sturzo.

E qui non si può non ricordare l'apporto di Carlo Torriani, prima avvocato e partecipe della fondazione del Partito Popolare Italiano e poi sacerdote di questa diocesi. Proprio l'avv. Torriani fu chiamato all'inizio degli anni '20 del secolo scorso a dirigere il settimanale alessandrino, che mutava significativamente il nome in La Libertà. E appunto per difendere la libertà Torriani subì violenze e contrasti dai fascisti fino a dover abbandonare presto la direzione del giornale. Ma chi lo sostituì seppe portare avanti la causa e non far cessare questa voce della Chiesa, come è espresso anche dal nuovo nome del giornale che dal 1940 conserva l'attuale titolo di La Voce alessandrina. Con la fine del regime fascista e la ritrovata libertà non cessano però le difficoltà nella stagione della guerra fredda, che vede ritornare alla direzione del settimanale diocesano Carlo Torriani, diventato sacerdote e che aveva partecipato alla resistenza, ma che non poteva accettare il ritorno del clima anticlericale dominante nella società alessandrina e chiaramente significato dall'assenza dell'autorità municipale social-comunista all'ingresso del nuovo Vescovo di Alessandria, Mons. Giuseppe Gagnor nel 1946.

La Voce alessandrina partecipò attivamente al mutare del clima sociale ed ecclesiale che raggiunse il suo apice ai tempi del Concilio Vaticano II, e che permise anche ad Alessandria di addivenire ad un dialogo più sereno tra Chiesa e mondo sociale con la fine della contrapposizione ideologica, favorita dalla guida illuminata dei Vescovi che si sono succeduti sulla cattedra di Alessandria: Mons. Almici (che al suo ingresso ad Alessandria nel 1964 fu finalmente accolto in Piazza Libertà dal sindaco solialista Abbiati), Mons. Maggioni e Mons. Charrier (che proprio nel campo del dialogo con la società dedicò il suo ministero episcopale, e non solo in diocesi).

La presenza di un settimanale cattolico con tutto ciò non ha perso il suo significato e valore. Anzi, sia per il ritorno di una cultura dominante, la quale, anche senza connotazioni ideologiche, ripropone in termini laicisti una resistenza all'azione della Chiesa nella società, sia per l'enorme crescita dei nuovi mezzi di comunicazione sociale, la voce di un giornale cattolico diventa ancor più punto di riferimento per orientarsi nel discernere la verità in mezzo al bombardamento mediatico sovente finalizzato a provocare emozioni e facili consensi anziché una corretta informazione e formazione delle coscienze. Per questo il magistero pontificio (Communio et progressio e Aetatis nostrae) è tornato a ribadire le intuizioni del Concilio Vaticano II per promuovere la presenza dei cattolici nel campo della comunicazione sociale come parte della missione della Chiesa, in cui spicca in modo speciale la responsabilità dei laici, come già ricordava il citato decreto conciliare: "E' compito anzitutto dei laici animare di valori umani e cristiani questi strumenti perché rispondano pienamente alla grande attesa dell'umanità e ai disegni di Dio" (Inter mirifica, n. 3).

Per questo, sono lieto che la mia presenza, come Segretario di Stato, in questo doveroso ricordo della lunga storia del settimanale diocesano alessandrino possa dare ancor più risalto all'avvenimento, ma soprattutto possa dare sprone e coraggio per il presente ed il futuro a tutti coloro che sono in prima persona impegnati a rinnovare e rinforzare tanta benemerita presenza, anche con il collegamento alla Radio diocesana “Voce e spazio”.

Al Direttore, alla redazione, alla cooperativa e a tutti i collaboratori diretti ed indiretti del giornale, nonché alla crescente moltitudine di lettori va il mio ringraziamento e la mia benedizione, perché, come dicevo ad un seminario dei responsabili delle comunicazioni sociali delle Conferenze episcopali, "la Chiesa si preoccupa di restare al passo con quella rivoluzione informatica che caratterizza oggi il mondo della comunicazione" (13 marzo 2009).

Possa La Voce alessandrina svolgere sempre meglio il suo compito di far conoscere la presenza della Chiesa in ogni tempo e luogo come voce che proclama la Parola di salvezza, che è lo stesso Signore Gesù risorto e vivente in mezzo agli uomini fino alla fine del mondo.

 

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