GIUBILEO PAOLINO DEGLI UNIVERSITARI: DISCORSO DEL CARD. TARCISIO BERTONE, Sala della Protomoteca in Campidoglio
Eminenza, Sono molto lieto di incontrarVi per introdurre i lavori del Forum internazionale delle Università, che prepara la celebrazione del Giubileo Paolino degli Universitari. Desidero innanzitutto salutare e ringraziare le Istituzioni della Santa Sede, la Congregazione per l’Educazione Cattolica e il Pontificio Consiglio della Cultura, il Vicariato di Roma, in particolare l’Ufficio per la Pastorale Universitaria, che hanno promosso l’evento e, insieme a loro, le Istituzioni del Governo italiano, specialmente il Ministero per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca, il Ministero degli Affari Esteri, con la Direzione Generale per la Cooperazione e lo Sviluppo, il Ministero dello Sviluppo Economico e le Istituzioni del nostro territorio: il Comune di Roma, che ci ospita in questa prestigiosa Sala della Protomoteca, la Regione Lazio e la Provincia di Roma. Sono passati nove anni dalla celebrazione del Giubileo degli Universitari dell’Anno Santo del Duemila. Tutti ricordano la straordinaria partecipazione dei Rettori e dei Docenti, che provenivano da ogni parte del mondo. Soprattutto da quel momento si è sviluppata in tutte le Chiese del mondo la pastorale universitaria, via privilegiata per promuovere un nuovo dialogo tra Chiesa e Università, un dialogo che il Servo di Dio Giovanni Paolo II considerava decisivo per il futuro della Chiesa e dell’umanità. L’Anno Paolino ci offre ora una straordinaria e provvidenziale occasione per ritrovarci e per consolidare quel rapporto di collaborazione e di impegno per la costruzione di un nuovo umanesimo. Era proprio questo il tema del Giubileo dell’Anno Duemila e, in continuità, è ancor oggi l’obiettivo del vostro convenire a Roma. La Chiesa e l’Università sono chiamate, con una differente specificità di presenza e di azione, a promuovere una cultura che sia capace di rispondere alle vere e autentiche attese dell’uomo contemporaneo. Dall’anno Duemila ad oggi, pur nel breve tempo di soli nove anni, molto è cambiato. Rimane tuttavia, e si fa sempre più urgente, la domanda sulle possibilità dell’uomo contemporaneo di vivere in pienezza la propria esistenza, in una situazione di forte accelerazione della storia e in un contesto di interdipendenze sempre più esigenti. La grande intuizione del tema del Giubileo dell’Anno Duemila, “L’Università per un nuovo umanesimo”, alla luce degli eventi dei primi anni del terzo millennio, si rivela in tutta la sua dimensione storica e profetica. Sono certo che non mancheranno i momenti per una profonda verifica di ciò che è stato compiuto in questi anni dalla Chiesa e dalle Università in tutti i continenti, ma è necessario guardare avanti con fiducia, cercando – per quanto sta nelle nostre possibilità, e confidando nell’azione silenziosa, ma efficace, dello Spirito Santo – di tracciare ulteriori linee di ricerca e di impegno. L’Anno Paolino può essere l’occasione idonea per questa riflessione. Partendo dalla frase di San Paolo, scelta per il vostro Giubileo: “Ciò che voi adorate senza conoscere, io ve lo annuncio”, che ricorda il famoso incontro di Paolo all’Areopago di Atene (cf. At 17,23), centro culturale della Città e simbolo della fatica del pensare dell’uomo, non è difficile individuare lo snodo essenziale per la costruzione del nuovo umanesimo. Se nel Grande Giubileo dell’Anno Duemila furono poste le basi per una riscoperta delle responsabilità proprie della Chiesa e dell’Università, rinvigorendo un’antica e connaturale sintonia di intenti, il tema di questo Forum, “Vangelo, cultura e culture”, alla luce dell’Anno Paolino, entra nel vissuto reale e storico di ogni riflessione sull’autentico umanesimo. Il Vangelo si rivolge all’uomo storicamente situato, non in astratto, e la cultura rappresenta la via per cercare la verità in modo che l’uomo possa costruire se stesso e la famiglia umana. Questo dinamismo intrinseco del Vangelo e della cultura, che sarà oggetto di riflessione e di confronto durante il Forum, è ancora da scoprire e da attualizzare, soprattutto alla luce della crisi della modernità, più volte indicata dal Santo Padre Benedetto XVI negli incontri con il mondo universitario. Infatti, se in passato la cultura era espressione della civiltà di un popolo o di una comunità, con i suoi valori e i suoi costumi, nella società contemporanea va sempre più emergendo il primato della cultura come conoscenza, fino ad assumere il ruolo genetico di una civiltà. Questo passaggio epocale sta creando non poche difficoltà nella comprensione del concetto di cultura, che assume un significato sempre più ambiguo e indefinito, favorendo il sorgere di diaframmi tra le culture, in quanto ognuna di esse tende ad essere autoreferenziale. Ciò spiega perché negli ultimi tempi è invalsa la convinzione che l’incontro del Vangelo con la cultura, o le culture, possa avvenire solo a livello esistenziale in quanto - si sostiene – anche il cristianesimo appartiene al vissuto religioso di una comunità e quindi risulterebbe inidoneo ad un confronto con la società contemporanea, ormai lontana dal tempo delle antiche dinamiche di una civiltà. In realtà, fin dalle origini, l’incontro del Vangelo con la cultura si è realizzato non solo con le sue manifestazioni storiche, qual è appunto la civiltà di un popolo, ma anche e soprattutto, con il suo nucleo generatore, che è l’uomo che cerca la verità, dal momento che il Vangelo non si identifica con nessuna civiltà ma le anima e le promuove dall’interno. Sono illuminanti a tale proposito le affermazioni fatte da Benedetto XVI nel suo Discorso al VI Simposio Europeo dei Docenti Universitari il 7 giugno dello scorso anno, il quale, riprendendo un brano del suo famoso volume “Introduzione al cristianesimo”, sottolineava che: «La fede cristiana ha fatto la sua scelta netta: contro gli dèi della religione per il Dio dei filosofi, vale a dire contro il mito della sola consuetudine per la verità dell’essere». E continuava: «Ciò significa che da sempre la fede cristiana non può essere rinchiusa nel mondo astratto delle teorie, ma deve essere calata in un’esperienza storica concreta che raggiunga l’uomo nella verità più profonda della sua esistenza». Benedetto XVI, con la sua proposta di allargare gli orizzonti della razionalità, ha invitato la Chiesa a farsi carico di una diakonia della storia, indicando un nuovo percorso di ricerca innanzitutto per la teologia. L’annuncio del Vangelo, infatti, ci ricorda Benedetto XVI nella Sua prima Enciclica Deus Caritas est, non è la proposta di una idea, o di un’etica, ma l’incontro con una Persona, il Logos-Persona, che è il fondamento della realtà cosmica e storica. Pertanto, l’evangelizzazione non si pone mai in contrapposizione con la cultura delle diverse civiltà, ma le incontra tutte per aiutarle con il "realismo" della propria fede nell'opera salvifica di Cristo (cf. Benedetto XVI, Discorso al Simposio Europeo dei Docenti Universitari, 23 giugno 2007), e per sostenere lo sviluppo della cultura-conoscenza, in modo che ogni cultura-civiltà possa liberarsi dai pregiudizi e dalle strumentalizzazioni ideologiche. In questo servizio la Chiesa è consapevole che troverà, come in passato, il mondo universitario in profonda sintonia di ricerca e di impegno. Tutti conoscono la vasta eco degli interventi di Benedetto XVI alle Università, in particolare quello non letto alla Sapienza, Università di Roma. La vocazione dell’Università emerge in tutta la sua portata e sollecita gli studiosi a non fermarsi agli aspetti fenomenologici della ricerca nelle diverse discipline accademiche e a rilanciare il primato della cultura-conoscenza per comprendere e servire la nuova realtà storica. L’esperienza universitaria, lungi dall’esaurirsi, costituisce il luogo privilegiato per l’elaborazione culturale e per la formazione delle nuove generazioni. Per evitare pericolosi e imprevedibili scontri di civiltà è necessario impegnarsi nella cultura-conoscenza per purificare e, nello stesso tempo, rispettare e promuovere le diverse forme di civiltà. Senza la ricerca del vero nucleo generatore della cultura, che è la ricerca della verità, ogni sua manifestazione rischia di perdere il contatto con la storia e di provocare processi di distruzione dell’uomo, dalla sua nascita alla sua morte. In questo contesto storico l’esperienza di Paolo all’Areopago di Atene è di grande attualità e significato simbolico. La crisi spirituale e socio-economica, che in questi primi anni del terzo millennio attanaglia i popoli e le nazioni, ci sollecita ad essere operatori infaticabili affinché la Chiesa e l’Università possano incontrarsi, perché l’Università possa rispondere alle nuove attese della società e la Chiesa possa proseguire nell’annuncio della presenza di Dio nella storia. Di questa collaborazione è testimonianza viva ed efficace questo Forum e tutti gli altri eventi che si svolgeranno in questi giorni prima della celebrazione giubilare di domenica prossima nella Basilica di San Paolo fuori le mura. Mi permetto confermare l’attenzione della Chiesa per la cooperazione universitaria, che ha coinvolto nell’incontro di questa mattina diversi organismi istituzionali ed economici, che ringrazio per la loro fattiva collaborazione. Interessante, inoltre, è la sessione straordinaria che il Forum dedica allo studio sulla diffusione del Vangelo nei paesi del Medio Oriente, a cui la Chiesa guarda con grande speranza confidando molto nella collaborazione universitaria per la risoluzione dei problemi urgenti e gravi che pervadono le società medio orientali con conseguenze in tutto il mondo. In tal senso, l’imminente visita del Santo Padre in Giordania e in Terra Santa è un grande segno dell’impegno della Chiesa a favore della pace tra i popoli di quella regione. Nell’augurare a tutti un proficuo e fecondo lavoro, rinnovo i sentimenti di profonda gratitudine per la disponibilità generosa a costruire insieme un nuovo umanesimo.
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