SANTA MESSA PER L'ASSEMBLEA GENERALE OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE, Grotte Vaticane
Cari fratelli e sorelle, con questo vostro pellegrinaggio, avete voluto raccogliervi in preghiera nelle grotte di questa Basilica che custodisce le spoglie del Principe degli Apostoli e di tanti suoi successori. Celebrando la Santa Messa proprio vicino alla tomba di san Pietro siamo invitati a rinnovare la nostra fedeltà a Cristo e al suo Vicario in terra. Ed è giusto che innanzitutto preghiamo per la Chiesa e specialmente per il suo universale Pastore, il Papa Benedetto XVI, perché il Signore lo protegga e lo illumini con il suo Spirito: “Dominus conservet eum et vivificet eum et beatum faciat eum in terra, et non tradat eum in animam inimicorum eius”. Preghiamo poi per ciascuno di voi, cari amici del Segretariato Pellegrinaggi Italiani, che vi siete dati appuntamento in questi giorni per la vostra Assemblea ordinaria d’inverno finalizzata quest’anno al rinnovo di tutte le cariche del Segretariato. A voi tutti un caro saluto, e grazie di cuore per avermi invitato a presiedere questa celebrazione eucaristica. Meditando sulle letture che abbiamo ascoltato, raccogliamo il primo stimolo alla riflessione dal brano della lettera agli Ebrei, che ci presenta Gesù sommo ed eterno Sacerdote: Egli ci “ha reso perfetti per sempre” santificandoci “con un’unica oblazione”. E proprio in virtù di questo dono, possiamo aspirare e dobbiamo tendere alla perfezione cristiana. La parola "perfetti" in verità tormenta il nostro cuore, perché ci rendiamo conto di quanto siamo deboli, fragili, incostanti. Fatichiamo a raggiungere questa misteriosa perfezione anche se la cerchiamo in ogni ambito della vita, migliorando la nostra capacità spirituale, intellettuale e pratica. In realtà, il segreto per accedere a tale perfezione, che è la santità, è accogliere Cristo, vivere con, per e in Lui, essere "perfetti come Lui è perfetto". Si tratta di una perfezione che non si raggiunge certamente una volta per sempre, ma è paziente ed umile conquista di ogni giorno, fidando unicamente nel Signore. Offrendoci in dono la sua perfezione, Egli ci fornisce anche i mezzi per far fruttificare questo dono. Il brano evangelico ci indica quale debba essere l’attitudine costante del nostro spirito per giungere alla perfezione: e cioè l’ascolto docile di Dio che ci nutre con la sua Parola. La Parola di Dio va ascoltata, ruminata nel cuore e tradotta in opere di bene. Soffermiamoci così a riflettere sulla parabola del seminatore che si apre con l’invito di Gesù : "Ascoltate!", e si conclude con la sua esortazione: "Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti". Il seminatore esce nel campo arato a spargere il buon seme. L'immagine, rapportata a Dio, ci fa comprendere tutta la meravigliosa opera della rivelazione, con la quale Egli si è fatto conoscere all'uomo; gli ha rivelato la sua vera origine e dignità e lo ha guidato, dopo il peccato, sulla via della salvezza. Non possiamo quindi dubitare della bontà del seme, dobbiamo invece scrutare con attenzione che tipo di terreno lo accoglie. Sì, perché, dopo il distacco da Dio con il peccato, abbiano dentro di noi un inquinamento atavico, e altri ostacoli e gramigne s'insinuano continuamente nel terreno della nostra anima. La strada è il luogo del transito, della confusione e dell'anonimato dove cammina anche il maligno: lì il seme non può attecchire; c'è sempre pronto qualcuno a carpirlo dal cuore dell'uomo. Terreno pieno di pietre è quello degli incostanti o dei malfermi, che nell'animo consentono al seme di crescere e germogliare accogliendolo con gioia infantile, ma non sono in grado di resistere alle tentazioni e alle prove della vita. Cade tra le spine il seme quando ad accoglierlo è l’animo di chi si lascia prendere dalle preoccupazioni del mondo, dall'inganno della ricchezza e dalle più svariate bramosie. Molti ai nostri giorni si ritrovano in queste ultime categorie: i super affaccendati, i malati delle più disparate bramosie (denaro, potere) non hanno più né orecchie né cuore per ascoltare ed accogliere il sussurro della Parola. Spesso, anche in noi, c'è troppo chiasso dentro e fuori che ci impedisce di sentire la voce del Signore! Grazie a Dio, però, esiste anche il terreno buono, o bonificato dalla misericordia divina; lì il seme attecchisce e cresce portando, in misura diversa, frutti di buone opere. Il seme allora cresce e produce grano sufficiente a sfamare e nutrire abbondantemente non solo chi lo ha accolto e fatto germinare, ma tanti altri che accedono alla stessa mensa. In questo itinerario verso la perfezione evangelica, noi possiamo contare sull’incoraggiamento che ci viene dal vedere che prima di noi molti sono riusciti a giungere alla meta della santità. Sono i santi e le sante che la liturgia ci addita ogni giorno: essi diventano così per noi modelli da imitare ed intercessori da invocare. Con sant’Agostino possiamo dirci: “si isti et istae cur non ego?” (Confessioni 9, cap. 27). Quest’oggi la liturgia ci presenta la figura di san Tommaso, “investigatore assiduo del mistero di Dio, bramoso di dissetarsi alla sorgente della verità e dell’amore” (Ant. alle Lodi mattutine), che rappresenta un “modello sublime di santità e dottrina” (Colletta) da seguire per vivere con coerenza e radicalità la nostra fede. In un tempo come il nostro, dove non mancano i condizionamenti e addirittura la manipolazione delle coscienze e delle intelligenze, talvolta attraverso forme subdole che utilizzano le moderne e più avanzate tecnologie, la testimonianza di San Tommaso, della sua ferma e forte coerenza costituisce un esempio luminoso a cui far riferimento. Come lui possiamo entrare nel mistero di Dio e se anche non riusciremo come lui a parlare così diffusamente e dottamente di Dio, potremo però sempre essere docili “ascoltatori” di Cristo e della sua Parola. A ben vedere, a questo può aiutarvi anche la vostra attività dedita alla pastorale dei pellegrinaggi perché si tratta di una abbondante seminagione della Parola di Dio. Il pellegrinaggio non sarebbe tale infatti se mancasse una preghiera più sentita, un ascolto più profondo della Parola di Dio, una partecipazione più devota ai vari momenti liturgici e sacramentali. Lungo tutto il tragitto di un pellegrinaggio il Signore semina, in vari modi, la sua Parola nei cuori dei pellegrini. Proprio per questo, specialmente in questa nostra epoca di grande mobilità delle masse umane, la realtà del pellegrinaggio è considerata come una delle forme di pastorale significativa ed importante, un mezzo di autentica evangelizzazione. Tuttavia, come voi ben sapete, se si vuole risvegliare le coscienze ed educarle ad una fede matura, il pellegrinaggio non può limitarsi ad una mera consumazione liturgica e devozionale. Esso deve tendere a suscitare, in chi lo promuove ed organizza come pure in chi vi prende parte, una vera conversione a Cristo. L’autentico profilo del pellegrinaggio richiede che esso rientri in un organico percorso spirituale personale e comunitario. Quanto bene si può fare quando ad esempio è il parroco ad accompagnare i suoi parrocchiani, o il Vescovo a guidare pellegrinaggi diocesani! Andare in pellegrinaggio nei luoghi legati alla memoria di Cristo, della Madonna e dei Santi è come immergersi in un “bagno” di fede e di santità; è un “camminare insieme”, un “visitare insieme”, un “condividere insieme”, un “crescere insieme nella fede” pregando insieme e vivendo giorni e giorni con spirito fraterno e solidale. Cari fratelli e sorelle del Segretariato Pellegrinaggi Italiani, preghiamo perchè compiendo con diligenza questo vostro servizio ecclesiale possiate sempre più servire la causa del Vangelo, e diffonderne i semi di salvezza nei cuori di tante persone; preghiamo perché siate animati da incessante zelo apostolico e slancio missionario. Vi sostenga ed aiuti la Vergine Santa, la cui esistenza terrena è modello di ogni pellegrino, di ogni credente chiamato a vivere la propria missione sulla terra come un pellegrinaggio verso la Patria celeste.
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