VISITA IN UCRAINA IN OCCASIONE DELLA BEATIFICAZIONE BENEDIZIONE DELL'ISTITUTO DI TEOLOGIA SAN TOMMASO D'AQUINO SALUTO DEL CARDINALE TARCISIO BERTONE, Kyiv, 25 maggio 2008
Carissimi giovani, con grande gioia, questa sera, mi trovo in mezzo a voi, radunati così numerosi per un momento di ascolto, di preghiera e di fraternità e vorrei in primo luogo portarvi lÂÂaffettuosa benedizione del nostro amatissimo Santo Padre Benedetto XVI che, come ben sapete, vi sta vicino e vi accompagna con la preghiera. Egli ripete spesso, come del resto faceva già il suo predecessore Giovanni Paolo II, che i giovani sono la speranza, il futuro della Chiesa e del mondo. Egli estende la sua benedizione alle vostre famiglie, ai vostri amici e a tutte le persone a voi care, in modo particolare a coloro che sono malati o in altri modi provati dalla difficoltà e dal dolore. Nel salutarvi tutti con affetto, permettetemi di rivolgermi innanzitutto ai vostri Pastori, presentando i miei fraterni ossequi a Sua Beatitudine il Cardinale Lubomyr Husar, Arcivescovo Maggiore di Kyiv-Halyč, e a Mons. Jan Purwiński, Vescovo di Kyiv-Zhytomyr. Saluto poi gli altri Vescovi e sacerdoti qui presenti, con una menzione speciale per i cari Padri Domenicani che ci hanno benevolmente accolto in questo loro Istituto, il quale, come centro di educazione e di ricerca teologica, offre un vero segno di speranza a questa vostra Città e al vostro nobile Paese. Saluto infine i religiosi e le religiose presenti, non dimenticando quanti hanno collaborato alla riuscita di questo nostro incontro. Come molti di voi sanno, oggi la Chiesa latina celebra la Solennità del Corpus Domini, festa in cui eccelle lÂÂamore misericordioso di Dio, rivelato in Cristo Gesù, morto e risorto. Egli ci ha amati non solo fino a morire in croce per la nostra redenzione, ma ha voluto restare con noi facendosi nostro cibo spirituale nel sacramento dellÂÂEucaristia. Si è fatto pane vivo per la nostra salvezza. E tutto questo lo ha compiuto solo per amore verso ciascuno di noi. Vorrei allora soffermarmi a parlare con voi proprio dellÂÂamore. Ci chiediamo spesso in che consista il vero amore e come viverlo. Ogni essere umano, indipendentemente dalla propria cultura, lingua e nazione, ha sete di amore: vuole amare ed essere amato. Su questo tema voi, cari giovani, quante volte vi siete già trovati a riflettere! CÂÂè nel cuore vostro una grande sete di amore, ma chi può soddisfarla appieno se non Dio solo? Dio è Amore e il suo amore è sempre nuovo, rinnova tutto ed è capace di superare tutte le prove, addirittura vince la stessa morte. E soltanto il suo amore può spingerci ad amare il nostro prossimo, ed anzi vuole che ci facciamo ambasciatori e testimoni del suo amore attraverso le scelte della vita quotidiana. Amare come Lui ci ha insegnato non è facile, talora esige addirittura un impegno eroico: così è stato per i santi, per i martiri. Così ha amato Maria, la Madre dellÂÂAmore. A questo punto, qualcuno di voi potrebbe chiedermi: ÂÂCi sono ancora testimoni dellÂÂamore di Dio in questo nostro secolo? E come possiamo riconoscerli?ÂÂ. Vorrei rispondere: sì, cari giovani, anche oggi ci sono autentici testimoni dellÂÂamore divino; pure voi potete esserlo, anzi dovete esserlo se volete seguire veramente Gesù! Con il Battesimo siete stati chiamati ad essere i testimoni del suo amore in questo nostro tempo per essere i futuri santi dellÂÂUcraina, la gloria e la gioia della vostra Chiesa, della Chiesa intera, del vostro Paese e dellÂÂumanità. Vi dico allora: Non abbiate paura! Osate lÂÂamore! Non desiderate nullÂÂaltro nella vostra vita, come ha scritto il Santo Padre Benedetto XVI nel suo Messaggio per la XXII Giornata Mondiale della Gioventù, che un amore forte e bello, capace di rendere lÂÂesistenza intera una gioiosa realizzazione del dono di voi stessi a Dio e ai fratelli. Riprendo queste sue parole per rilanciarle a voi, come appello ad amare e ad essere apostoli dellÂÂamore per Dio e per i fratelli. A volte tutto questo vi può apparire difficile, quasi impossibile. Ma non abbiate paura! Innumerevoli uomini e donne, ragazzi e ragazze si sono fidati di Dio e hanno vissuto il suo amore. Penso per esempio a coloro che hanno ascoltato la voce dello Spirito Santo e, con un cuore aperto e generoso, hanno accolto la chiamata di Gesù al sacerdozio e alla vita consacrata. Per ognuno di noi il Padre celeste ha un progetto  un grande progetto  che solo Lui conosce. Spesso, alla ricerca di una felicità solo materiale, molti vostri coetanei chiudono il cuore alla gioia infinita che solo Dio ci può dare; affascinati da un amore semplicemente terreno si privano della ricchezza dellÂÂamore divino. Cari giovani, ho la gioia di benedire questo Istituto dei Padri Domenicani che porta il nome di San Tommaso dÂÂAquino, nel quale ci troviamo. Quanti sacrifici sono stati necessari per costruirlo ed equipaggiarlo! Ringraziamo il Signore che ha sostenuto i Frati Predicatori in tale coraggiosa iniziativa, che essi hanno intrapreso seguendo il proprio carisma e fedeli agli insegnamenti del Concilio Vaticano II. Questo centro aiuterà i cristiani a rinsaldarsi nella testimonianza del Vangelo, che giunse a Kyiv, ÂÂGerusalemme slavaÂÂ, più di mille anni fa con il battesimo del Principe Volodymyr e dei popoli slavi. Allora la Chiesa era ancora indivisa e in qualche maniera questa eredità di unità ci accompagna anche oggi nei nostri sforzi tesi a superare le divisioni che ancora esistono tra cattolici e ortodossi e ad impegnarci a vivere con nuovo slancio il nostro battesimo e la nostra vocazione cristiana. Sono fiducioso inoltre che lÂÂattività dellÂÂIstituto contribuirà anche a trovare nuove risposte e nuove vie nella ricerca della mutua comprensione per penetrare più profondamente nei misteri di Dio Uno e Trino, della Chiesa e dellÂÂuomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio. La riflessione teologica, accompagnata dal desiderio di approfondire i misteri della nostra fede è un segno di amore per il Signore. Proprio per questo vorrei invitarvi, cari giovani, a conoscere meglio la vostra fede, affinché possiate esserne testimoni fra i vostri coetanei, dialogando con spirito di comprensione ecumenica con coloro che appartengono alle altre Comunità cristiane. Tutti sappiamo che si tratta di un compito non facile, ma siamo ben consapevoli che evangelizzare è compito di ogni generazione cristiana se vogliamo che il Vangelo continui a scrivere lÂÂamore di Dio nel libro della storia. Cari giovani amici, dedicatevi con slancio e convinzione a questa missione, facendo tesoro di queste parole di Papa Benedetto XVI: ÂÂoggi più che mai la reciproca apertura tra le culture è un terreno privilegiato per il dialogo tra uomini impegnati nella ricerca di un autentico umanesimo, al di là delle divergenze che li separano. Anche in campo culturale, il Cristianesimo ha da offrire a tutti la più potente forza di rinnovamento e di elevazione, cioè lÂÂAmore di Dio che si fa amore umano (Discorso al Pontificio Consiglio della Cultura, 15 giugno 2007). Questo vostro Istituto sia luogo di incontro, di scambio e di condivisione, che facendo ÂÂla verità nella carità (Ef 4:15), diventi strumento significativo per la promozione dellÂÂunità di tutti i discepoli di Cristo; sia luogo di crescita umana, intellettuale e soprattutto spirituale; sia luogo privilegiato della riflessione teologica e del dialogo fraterno, di incontri dove possano maturare le aspirazioni più profonde delle nuove generazioni. Sia come il piccolo seme di cui parla Gesù nel Vangelo, che porta abbondanti frutti per la gloria Dio e per il bene del vostro Paese. E questo il mio augurio che accompagno con la mia preghiera. Ancora grazie a voi tutti per questo incontro.
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