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GIURAMENTO DEL CORPO DELLA GUARDIA SVIZZERA PONTIFICIA OMELIA DEL CARDINALE TARCISIO BERTONE Basilica Vaticana Martedì, 6 maggio 2008 Care Guardie Svizzere, cari fratelli e sorelle! Come ogni anno, il 6 maggio si rinnova uno fra i più importanti appuntamenti dello Stato della Città del Vaticano. E’ infatti la festa del Corpo della Guardia Svizzera Pontificia. Giorno di particolare emozione per voi, cari amici, nel ricordo di quanto avvenne quel 6 maggio del 1527, quando Roma fu invasa e saccheggiata – è il tristemente famoso “sacco di Roma” - e 147 guardie svizzere non esitarono a offrire la propria vita in difesa del Papa Clemente VII, mentre le rimanenti 42 lo portarono in salvo a Castel Sant’Angelo. Da allora il vostro benemerito Corpo è stato sempre riconfermato nella sua missione, pure nel 1970 quando il Servo di Dio Papa Paolo VI sciolse gli altri corpi militari del Vaticano. L’odierna circostanza è pertanto un’occasione propizia per ringraziarvi del servizio che rendete al Papa e ai suoi collaboratori, e per sottolineare la generosità e la dedizione con cui lo svolgete. Vorrei ringraziarvi anche personalmente perché, da quando la Provvidenza mi ha chiamato a ricoprire l’incarico di Segretario di Stato di Sua Santità, ho modo quotidianamente di incontrare alcuni di voi e di constatare l’impegno che esige la vostra vigile presenza nel Palazzo Apostolico. Avvaloro il mio apprezzamento con la preghiera che nella Celebrazione eucaristica eleviamo al Signore in questa Basilica papale, dove siete sempre presenti durante le liturgie presiedute dal Sommo Pontefice. Cari amici, avete voluto iniziare questa giornata di festa con la Santa Messa per affidare al Signore la vostra missione, che è quella - come dice la formula del vostro giuramento – di “servire fedelmente, lealmente e onorevolmente il Sommo Pontefice, sacrificando, ove occorra, anche la vita”. Queste parole pronunceranno quest’oggi per la prima volta i nuovi Alabardieri, che saluto con affetto insieme agli altri commilitoni, agli Ufficiali, al Cappellano e al Comandante. Non posso poi non salutare e ringraziare le Autorità e le illustri Personalità, che con la loro presenza onorano questa giornata: i Rappresentanti della Conferenza Episcopale Svizzera, le Autorità del Governo Confederale e dei diversi Cantoni. Saluto infine con affetto i vostri parenti ed amici, care Guardie, che vi accompagnano in questo giorno tanto suggestivo ed importante per voi. Siamo dunque raccolti intorno all'Altare del Signore per pregare: è infatti in un contesto di preghiera, di ascolto della Parola di Dio e di partecipazione alla Mensa eucaristica che ogni anno l’intero Corpo della Guardia Svizzera vive insieme la prima parte di questa giornata di festa. E, in questo contesto spirituale, possiamo anche meglio evidenziare il carattere tipico del vostro servizio al Papa: non si tratta solo di un mestiere, ma di una missione, potremmo dire una vera missione apostolica. Il vostro è un apostolato che esige, come potete facilmente comprendere, insieme alla competenza professionale, una fede salda e profonda da tradurre ogni giorno in coerente testimonianza evangelica. Il Signore vi chiama a farvi santi svolgendo le mansioni che quotidianamente vi occupano e che domandano costante sollecitudine unita a pazienza e determinazione. Dove allora trarre l’entusiasmo per portarle a compimento, care Guardie Svizzere, se non da una adesione profonda a Cristo, da una convinta consapevolezza di appartenere alla grande famiglia della Chiesa e da un genuino sentimento di fedeltà al Papa e alla Santa Sede? Diamo ora uno sguardo alle Letture che ci propone l’odierna liturgia. Nella prima, tratta dagli Atti degli Apostoli, abbiamo ascoltato le parole di san Paolo di fronte agli anziani della Chiesa di Efeso. L’Apostolo delle genti, riferendosi al servizio che il Signore gli aveva chiesto di svolgere, afferma di condurlo a termine con l’unico obbiettivo di “rendere testimonianza al messaggio della grazia di Dio”. Egli è pieno di umile fiducia perché, pur consapevole delle difficoltà incontrate e che incontrerà, lo anima la consapevolezza di aver donato tutto se stesso per amore del Signore. Qual è, dunque, l’atteggiamento interiore di Paolo, che la liturgia ci invita a fare nostro? E’ quello dell’obbedienza al Signore, il quale affida a ciascuno un compito e ci guida poi nel portarlo a compimento con la forza del suo Spirito. Al di là delle diverse mansioni, Gesù vuole che tutti i suoi discepoli siano pervasi di fede e operanti nell’amore. E’ proprio a questo che ci richiama con forza il brano del Vangelo secondo san Giovanni. Nel Cenacolo Gesù prega per i suoi discepoli, per coloro che il Padre celeste gli ha affidato: prega per tutti noi. E’ la preghiera sacerdotale, che conclude il lungo discorso considerato giustamente il testamento spirituale del Signore, consegnato agli Apostoli al sopraggiungere della sua “ora”, l'ora della morte in croce e della glorificazione. Dice l’evangelista: “Gesù, alzati gli occhi al cielo, disse: Padre ...”. Alzare gli occhi significa entrare in colloquio intimo con Dio uscendo da noi stessi e dai nostri limitati interessi; significa aprire il cuore al mistero dell’Amore di Dio. Ecco il senso vero della preghiera, risorsa indispensabile per compiere la volontà divina in ogni circostanza della nostra quotidiana esistenza. Nella preghiera di Gesù trapela un'ansia che dev’essere anche nostra. Dopo aver reso lode al Padre, Gesù guarda quegli uomini deboli e sprovveduti: ha affidato loro il compito non semplice di continuare la sua opera e prega per loro proprio per questo. Non chiede per loro forza o coraggio, ma che restino uniti a lui, imitatori del suo esempio e discepoli della sua parola. E' la presenza di Cristo la vera forza dei cristiani; il segreto per annunciare e testimoniare in modo efficace il Vangelo compiendo ognuno il proprio dovere; in questo modo possiamo tutti cooperare a costruire un mondo più giusto e solidale. Cari fratelli e sorelle, preghiamo per i nuovi Alabardieri e per tutte le Guardie Svizzere, affinché sappiano svolgere sempre meglio la loro missione, rimanendo uniti al Signore come suoi veri amici. Preghiamo perché siano loro sostegno e incoraggiamento la stima, la fiducia e l'affetto dei parenti, degli amici e connazionali; siano loro di sprone l'apprezzamento e la riconoscenza del Santo Padre, dei Responsabili della Curia romana, specialmente della Segreteria di Stato. Soprattutto li accompagni e li fortifichi la Grazia del Signore, al quale affidiamo le loro persone e quanto sta loro a cuore. Volgiamo infine il nostro sguardo a Maria, in questo mese a Lei dedicato. La Vergine Santa protegga tutti voi e vi aiuti ad essere fedeli servitori del Successore di Pietro, degni cittadini della Confederazione Elvetica e autentici figli della Chiesa. |