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INTERVENTO DELLA SANTA SEDE
AL SECONDO COMITATO DELLA 69ª SESSIONE DELL'ASSEMBLEA GENERALE DELLE NAZIONI UNITE,
SUL TEMA DELLO SRADICAMENTO DELLA POVERTÀ

INTERVENTO DELL'ARCIVESCOVO BERNARDITO AUZA,
OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE PRESSO LE NAZIONI UNITE

New York
Giovedì, 23 ottobre 2014

 

Signor Presidente,

Avvicinandoci alla fine del secondo decennio delle Nazioni Unite per lo sradicamento della povertà (2008-2017), la mia Delegazione ritiene che impegni audaci come gli Obiettivi di sviluppo del millennio, i nuovi Obiettivi di sviluppo sostenibile e l’Agenda di sviluppo post-2015 siano strumenti importanti per configurare le strategie di sviluppo, gestire le risorse, coordinare gli sforzi, monitorare l’attuazione e misurare i risultati.

La mia Delegazione pensa che per combattere la povertà estrema i Paesi dovrebbero sviluppare politiche e strategie basate sulle evidenze piuttosto che affidarsi a soluzioni preconcette uguali per tutti. Le analisi e le soluzioni suggerite devono poggiare su competenze concrete e sull’esperienza vissuta piuttosto che su soluzioni preconfezionate imposte dall’esterno, che non sempre sono prive di sfumature ideologiche.

In altre parole, la mia Delegazione ritiene che la nostra lotta per sradicare la povertà estrema dovrebbe essere ispirata e guidata da politiche basate su realtà concrete piuttosto che dall’ideologia, dall’inclusione piuttosto che dall’esclusione, dalla solidarietà piuttosto che dalla sopravvivenza del più forte. Dobbiamo mettere in discussione i modelli economici che fanno aumentare l’esclusione e la disuguaglianza, in particolare quelli che producono la crescita esponenziale del divario tra ricchi e poveri, che escludono ed emarginano masse di persone prive di un lavoro, prive di possibilità, prive di un qualsiasi mezzo per fuggire dalla povertà (cfr. Papa Francesco, Evangelii gaudium n. 53).

Signor Presidente,

La mia Delegazione ritiene che lo sviluppo sostenibile richieda la partecipazione di tutti alla vita delle famiglie, delle comunità, delle organizzazioni e delle società. La partecipazione è l’antidoto all’esclusione, sia essa economica, sociale, politica o culturale. Le strutture e le pratiche che escludono e lasciano indietro membri della famiglia umana costituiranno sempre degli ostacoli al pieno sviluppo umano. La disuguaglianza economica, in costante crescita, esclude e lascia indietro grandi segmenti della popolazione, poiché i ricchi diventano più ricchi traendo il massimo dai benefici dello sviluppo. Casi concreti di povertà, specialmente di povertà estrema, ci dicono che la marea crescente non sempre solleva tutte le imbarcazioni; spesso solleva solo gli yacht, mantiene a galla poche barche, ne spazza via molte e fa affondare tutte le altre. Non può essere questo il cammino per una vita di dignità per tutti. Non è questo il futuro che vogliamo.

Un altro ostacolo allo sviluppo sostenibile è l’esclusione delle donne dalla equa e attiva partecipazione allo sviluppo delle loro comunità. L’esclusione delle donne e delle ragazze dall’educazione e il loro assoggettamento alla violenza e alla discriminazione ne violano la dignità inerente e i diritti umani fondamentali. Diversi rapporti dimostrano che in tante parti del mondo la maggioranza dei poveri è costituita da donne e bambini e che essi sono colpiti dal fardello della povertà in modi molto specifici. La povertà spesso aumenta il divario già di per sé inaccettabile tra uomini e donne, tra ragazzi e ragazze, in termini di accesso ai servizi e all’educazione di base, nonché di esercizio dei diritti umani fondamentali. La Santa Sede elogia i Paesi in cui sono stati compiuti progressi significativi in tali ambiti e invita rispettosamente quelli in cui il problema non è ancora stato affrontato in maniera efficace a farlo con urgenza.

Signor Presidente,

La mia Delegazione desidera sottolineare che la povertà non è mera esclusione dallo sviluppo economico; essa è sfaccettata e pluridimensionale tanto quanto la stessa persona umana. Oltre alla sua espressione economica, che è quella più ovvia, la povertà si manifesta anche nelle dimensioni educativa, sociale, politica, culturale e spirituale della vita. Le persone e le comunità sperimentano queste dimensioni di povertà quando sono escluse o private dei benefici sociali, culturali, politici e spirituali che dovrebbero essere accessibili a tutti. Sebbene sia sull’esclusione economica che poggiano in larga misura le altre forme di esclusione e povertà, non possiamo identificare la povertà solo con la povertà economica, poiché rischieremmo di non comprendere la complessità delle realtà della povertà e dello sviluppo umano. Dobbiamo pertanto resistere alla tentazione di ridurre lo sradicamento della povertà al mero aumento della somma di denaro al giorno con la quale vive una persona. Lo sviluppo è più che la somma totale delle risorse investite nei progetti di sviluppo e dei loro risultati materiali misurabili; include anche quegli elementi che, pur essendo talvolta intangibili e impercettibili, contribuiscono davvero a una prosperità umana più grande e capace di trasformare la vita.

Nel nostro impegno per sradicare la povertà dobbiamo sempre ritornare al principio fondante dei nostri sforzi, vale a dire la promozione dello sviluppo autentico dell’intera persona e di tutti i popoli. Ognuno di noi deve contribuire. Ognuno di noi può beneficiare. È questa la solidarietà.

Grazie, Signor Presidente.