INTERVENTO DELLA SANTA SEDE AL SECONDO COMITATO DELLA 69a SESSIONE DELL'ASSEMBLEA GENERALE DELLE NAZIONI UNITE SUL TEMA: SVILUPPO SOSTENIBILE, PROTEZIONE DEL CLIMA GLOBALE PER LE GENERAZIONI PRESENTI E FUTURE INTERVENTO DELL'ARCIVESCOVO BERNARDITO AUZA, OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE PRESSO LE NAZIONI UNITE New York Giovedì, 16 ottobre 2014 Signor Presidente, La Santa Sede condivide la visione del Gruppo di lavoro aperto sull’agenda di sviluppo post-2105, identificando lo sradicamento della povertà estrema e la necessità di assicurare la sostenibilità ambientale come due tra le sfide più urgenti che dobbiamo affrontare, ora e oltre il 2015. Oggi desidero parlare brevemente della seconda. Signor Presidente, Se l’impatto del cambiamento climatico è sentito a livello globale, i Paesi sviluppati e tecnologicamente progrediti hanno una maggiore capacità di adattarsi e di mitigare gli effetti avversi, mentre le nazioni in via di sviluppo e povere continuano a essere particolarmente vulnerabili. Durante il vertice sul clima del 23 settembre e in molte altre occasioni, abbiamo ascoltato gli appelli urgenti di piccoli Stati insulari per i quali il cambiamento climatico costituisce una minaccia esistenziale. Ciò è paradossale e ingiusto, dato che i fattori principali del cambiamento climatico, come i consumi elevati e l’alta quantità di emissioni di gas serra, caratterizzano le società altamente industrializzate. Per questo la Santa Sede ritiene che il cambiamento climatico non sia solo una questione ambientale; è anche una questione di giustizia e un imperativo morale. È una questione di giustizia aiutare le persone povere e vulnerabili che più soffrono per cause che, in gran parte, non sono dovute a loro e che sono fuori dal loro controllo. Un passo concreto sarebbe di permettere loro di accedere alla miglior tecnologia per l’adattamento e il mitigamento. E ora tutti gli sguardi sono già rivolti alla ventunesima Conferenza delle parti della Convenzione quadro sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite e sull’undicesimo Incontro delle parti del Protocollo di Kyoto, che si svolgerà a Parigi nel dicembre 2015. Lì, i poveri e i ricchi — di fatto ognuno di noi — ne usciranno vincitori se riusciremo a raggiungere un accordo su un regime internazionale post-2020, in cui tutte le nazioni nel mondo, comprese quelle con le più alte emissioni di gas serra, si impegneranno in un trattato universale sul clima. È in questo senso che la mia Delegazione vede la rilevanza dell’espressione “responsabilità di proteggere” non solo nelle aree del diritto umanitario e dei diritti umani, ma anche nella questione del cambiamento climatico. Tutti condividono la responsabilità di proteggere il nostro pianeta e la famiglia umana. Papa Francesco ha ripetutamente sottolineato l’importanza di proteggere il nostro ambiente, che troppo spesso sfruttiamo avidamente, a mutuo detrimento, invece di usarlo per il bene. Facciamo la scelta coscienziosa di astenerci da stili di vita e comportamenti che possono aggravare lo stato del nostro pianeta, e promoviamo iniziative che lo proteggano e lo guariscano! Il mondo è diventato un villaggio; pertanto, dobbiamo divenire sempre più consapevoli di questa responsabilità reciproca e comune. In particolare, gli Stati hanno il serio dovere di decidere politiche e ideare strutture di monitoraggio per assicurare che le generazioni presenti e future vivano in un ambiente sicuro e dignitoso. Signor Presidente, Mentre non occorre precisare che la sfida della protezione del clima globale esige un grande impegno politico ed economico da parte della comunità internazionale, non siamo però sempre consapevoli del fatto che occorrono anche prudenza e onestà scientifica perché non cediamo all’orgoglio, agli eccessi e agli errori. Essa ci invita all’umiltà e alla comprensione reciproca, poiché non tutti sono d’accordo su ogni dato e su ogni analisi dello stato dell’ambiente del nostro mondo. Tuttavia, una cosa è chiara: abbiamo un’“alleanza morale” con il nostro ambiente, a motivo della quale tutti i paesi e le persone devono impegnarsi a lavorare insieme per renderlo un posto sano in cui vivere per le generazioni presenti e future. Ci siamo dentro tutti. Adempiere questa responsabilità comune è alla nostra portata. Adesso. Grazie, Signor Presidente. |