INTERVENTO DI S.E. MONS. DOMINIQUE MAMBERTI, Casina Pio IV in Vaticano
Eminenze, Signor Presidente del Governo, Eccellenze, Signore e Signori, In questa occasione della celebrazione del 20° anniversario dei Rapporti diplomatici tra la Santa Sede e la Repubblica di Croazia, sono lieto di porgere i miei saluti e felicitazioni in modo particolare a Lei, Signor Presidente del Governo della Repubblica di Croazia, che ci onora con la Sua partecipazione, nonché al Signor Ambasciatore, che, con competenza e passione, rappresenta un Paese così vicino alla Santa Sede geograficamente e ancora di più storicamente e religiosamente. Il tema di cui tratteremo oggi è molto specifico, perché riguarda i 20 anni dei rapporti diplomatici tra la Santa Sede e la Repubblica di Croazia, che giustamente sono qualificati come intensi nello stesso titolo della Conferenza. Tuttavia non possiamo avere una visione completa senza almeno accennare alla ricca storia anteriore all’ultimo ventennio. Come premessa, infatti, vorrei ricordare che, da oltre tredici secoli, ci sono stati rapporti stretti e cordiali tra la Santa Sede e la Croazia. In questo spirito mi piace fare un passo indietro nella storia. Nel lontano 879, nello stesso mese di giugno in cui la Croazia moderna celebra ogni anno la propria indipendenza, Papa Giovanni VIII, in una lettera indirizzata al Principe Branimir, l’informava di aver elevato preghiere al Signore affinché "principatum terrenum, quem habes, prospere et securiter regere possis". Questo riconoscimento del "principato terreno" di Branimir ebbe naturalmente un rilievo particolare, essendo stato compiuto dalla più alta Autorità ecclesiale e politica del mondo cristiano di quell’epoca. Questi forti legami fra la Croazia e la Santa Sede non sono venuti meno attraverso i secoli. In diverse occasioni, nel corso della storia e in circostanze non facili, i Croati hanno dimostrato fedeltà al Vangelo e al Successore di Pietro. Il Santo Padre Benedetto XVI, durante la sua recente Visita Pastorale in Croazia, ha sottolineato tale aspetto dicendo: "Possiamo contare oltre tredici secoli di forti e speciali legami, sperimentati e consolidati in circostanze talvolta difficili e dolorose. Questa storia è testimonianza eloquente dell’amore del vostro popolo per il Vangelo e per la Chiesa. Fin dalle origini, la vostra Nazione appartiene all’Europa e ad essa offre, in modo peculiare, il contributo di valori spirituali e morali che hanno plasmato per secoli la vita quotidiana e l’identità personale e nazionale dei suoi figli" (Cerimonia di benvenuto all’Aeroporto di Zagreb, 2 giugno 2011). Ovviamente, ci riferiamo al passato per comprendere il presente e costruire un futuro migliore. Pertanto i valori spirituali e morali, di cui ha parlato il Santo Padre, devono ispirarci quando si adottano decisioni per oggi e per domani. Nella più che millenaria storia della Croazia, gli ultimi venti anni sono stati tra quelli più difficili ed allo stesso tempo cruciali per il suo futuro. Specialmente quelli immediatamente successivi all’indipendenza. Tuttavia, le sfide continuano. Adesso i Croati non possono che interrogarsi circa i valori sui quali intendono costruire la vita dei singoli e quella dell’intera nazione. Il 13 gennaio 1992 la Santa Sede ha riconosciuto l’indipendenza del Paese e il 29 febbraio dello stesso anno è stato nominato il primo Nunzio Apostolico. Un frutto visibile di questi rapporti diplomatici stabiliti nel 1992 sono stati i quattro Accordi, stipulati nel periodo dal 1996 al 1998, riguardanti i seguenti ambiti: questioni giuridiche, collaborazione in campo educativo e culturale, assistenza religiosa ai membri cattolici delle Forze Armate e della Polizia, questioni economiche. Una testimonianza indiscutibile dell’affetto che la Santa Sede nutre per la Croazia sono state le quattro Visite dei Sommi Pontefici avvenute negli ultimi venti anni: tre del Beato Giovanni Paolo II, e quella appunto di Benedetto XVI. La prima Visita ha avuto luogo solo due anni dopo l’allacciamento dei rapporti diplomatici. Nella cerimonia di benvenuto, il 10 settembre 1994, il Papa nel suo discorso notò: "Un evento di rilevante significato si è avuto nel 1992, quando il crollo del regime comunista, la proclamazione della sovranità croata ed il successivo riconoscimento internazionale portarono - per la prima volta nella storia più che millenaria della Nazione croata - allo scambio di Rappresentanze diplomatiche tra la Croazia e la Santa Sede". A tale proposito, è di particolare interesse la relazione del primo Rappresentante Pontificio, S.E. Mons. Giulio Einaudi, che purtroppo non è potuto essere presente tra noi. Il suo intervento ripercorrerà le tappe salienti dell’Attività della Nunziatura a Zagreb nei primi anni dell’indipendenza. Illustrando gli intensi rapporti diplomatici fra la Santa Sede e la Repubblica di Croazia, non possiamo infatti non sottolineare il ruolo importante della Nunziatura Apostolica in tale processo. Tramite le Rappresentanze Pontificie, la Santa Sede è in grado di facilitare il dialogo con le Autorità civili, di promuovere i contatti con le Chiese locali e di mantenere la sua presenza nella vita internazionale. Come sancisce il Codice di Diritto Canonico, oltre al suo ruolo di Rappresentante del Santo Padre presso la Chiesa locale, spetta al Nunzio Apostolico promuovere e sostenere le relazioni fra la Sede Apostolica e la comunità politica e istituzionale e affrontare le questioni che riguardano i rapporti fra la Chiesa e lo Stato (cfr. can. 365, § 1). Come è noto, il 21 maggio scorso, il Santo Padre ha conferito tale incarico all’Ecc.mo Mons. Alessandro D’Errico, che con saggezza ed esperienza prosegue l’opera dei suoi predecessori, rendendo ancora più intensi tali rapporti. Un segno visibile della cordialità delle relazioni è l’odierna presenza del Presidente del Governo della Repubblica di Croazia, il Sig. Zoran Milanović. Auspico vivamente che ciò sia un ulteriore stimolo perché i rapporti diventino ancora più stretti, alcuni nodi che sono pendenti si sciolgano e la collaborazione sia sempre più amichevole ed efficace. Benché la Chiesa e la Comunità politica operino a livelli diversi e siano indipendenti l'una dall'altra, entrambe servono gli stessi soggetti che, allo stesso tempo, sono fedeli della Chiesa e cittadini dello Stato. In questo servizio c'è ampio spazio per il dialogo e la cooperazione, a servizio della dignità di ogni uomo. Al centro della mutua cooperazione, infatti, sta il nostro impegno condiviso per il bene comune e per la promozione dei valori spirituali e morali, che conferiscono alla società croata il suo saldo fondamento. Concludendo, desidero quindi formulare un vivo e sentito augurio di continuo progresso alla Repubblica di Croazia, sia sotto il profilo materiale che, soprattutto, quello spirituale. In particolare, auguro che, nel momento in cui viene prospettata e realizzata l’aspirazione di piena integrazione nell’Unione Europea, la Croazia rafforzi la sua identità e così sia fermento di bene per gli altri Paesi – Grazie.
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