XX SESSIONE DEL CONSIGLIO DEI DIRITTI DELL'UOMO INTERVENTO DELL'ARCIVESCOVO SILVANO M. TOMASI, OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE Ginevra
Signora Presidente, La Delegazione della Santa Sede appoggia ciò che afferma il rapporto del relatore speciale sul diritto all’educazione, ovvero che «è essenziale promuovere il diritto all’educazione come diritto, in termini di accesso universale all’educazione di base, e come preparazione, in termini di acquisizione di conoscenza, capacità e competenze e della loro qualità». Il relatore speciale osserva che nei Paesi a basso reddito milioni di bambini non frequentano la scuola primaria, e che innumerevoli bambini ricevono cinque anni d’istruzione senza acquisire le nozioni elementari della lettura, della scrittura e della matematica. L’educazione, però, è necessaria per promuovere una cultura di pace, di rispetto reciproco e di solidarietà internazionale. Deve essere fornita ai bambini di entrambi i sessi, e senza discriminazione sulla base della religione, dell’origine nazionale o etnica, della razza, del colore, della ricchezza o della disabilità. Come sottolinea il rapporto, affinché giunga a risultati positivi, occorrono un approccio cooperativo, infrastrutture e servizi adeguati e un ambiente scolastico in cui gli insegnanti, i genitori e le comunità partecipino tutti attivamente alla vita scolastica. D’altra parte, il diritto inalienabile dei genitori di scegliere il tipo di educazione da impartire ai propri figli continua a essere una priorità irrinunciabile, come afferma la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (I genitori hanno diritto di priorità nella scelta di istruzione da impartire ai loro figli, art. 26). Questo diritto è collegato alla trasmissione della vita umana e alla relazione amorevole unica tra genitori e figli. L’educazione è completa e si preoccupa della «formazione integrale della persona, inclusa la dimensione morale e spirituale dell’essere, in vista del suo fine ultimo e del bene della società di cui è membro. Perciò, per educare alla verità occorre innanzitutto sapere chi è la persona umana, conoscerne la natura» (Benedetto XVI, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2012, Educare i giovani alla giustizia e alla pace). Il rapporto del relatore speciale sul diritto all’educazione giustamente cita diversi strumenti internazionali che affermano che l’educazione deve essere volta al pieno sviluppo della personalità umana e del senso della sua dignità. Per esempio, secondo l’articolo 13 del Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, l’educazione dovrebbe «porre tutti gli individui in grado di partecipare in modo effettivo alla vita di una società libera, deve promuovere la comprensione, la tolleranza e l’amicizia fra tutte le nazioni e tutti i gruppi razziali, etnici o religiosi». In questa prospettiva è facile comprendere che, svolgendo la sua missione di educare, la famiglia contribuisce al bene comune e costituisce la prima scuola di virtù sociale, di cui tutte le società hanno bisogno. Nella sua funzione sociale, l’educazione è una condizione indispensabile per il progresso e per il miglioramento della qualità della vita. Sviluppa le doti personali e le pone al servizio della società, processo che porta all’innovazione e manda avanti l’economia, la cui vera forza propellente sono le persone preparate e responsabili, consapevoli del fatto che l’obiettivo da raggiungere è il bene comune. L’attuazione del diritto all’educazione continua a essere una vera sfida; se realizzata in tutti i Paesi, però, recherà frutti sia per gli individui sia per la società.
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