54a SESSIONE DEL COMITATO PER L'USO PACIFICO DELLO SPAZIO (COPUOS) INTERVENTO DELLA DELEGAZIONE DELLA SANTA SEDE Mercoledì, 1° giugno 2011
Presidente, delegati, permettetemi di congratularmi di cuore con il Comitato per l’uso pacifico dello spazio in occasione del suo cinquantesimo anniversario. Nel corso degli anni, questo Comitato ha rivolto la propria attenzione ai cieli non solo per studiare e contemplare le stelle create da Dio, ma anche per parlare di sonde e stazioni spaziali e di satelliti congegnati dall’uomo. La Santa Sede apprezza sinceramente tutti i risultati di questo Comitato nel garantire l’uso pacifico dello spazio. Forse a questo si riferiva Papa Benedetto durante il suo recente colloquio con l’equipaggio della stazione spaziale (sabato 21 maggio 2011)? Infatti Sua Santità ha affermato: «Dalla Stazione Spaziale vedete la nostra Terra da una prospettiva molto diversa. Sorvolate continenti e popoli diversi molte volte al giorno. Credo che per voi sia evidente che viviamo tutti insieme su una sola Terra e che è assurdo combattersi e uccidersi fra noi». Poi ha chiesto: «Contemplando dall’alto la Terra, quali considerazioni fate dunque sul modo in cui le nazioni e i popoli vivono insieme quaggiù, o su come la scienza può contribuire alla causa della pace?». La risposta dell’astronauta Mark Kelly è molto interessante: «...noi voliamo sul mondo e non vediamo confini, ma allo stesso tempo ci rendiamo conto del fatto che i popoli si combattono, che c’è tanta violenza in questo mondo... È interessante quello che accade nello spazio: sulla Terra, infatti, spesso si lotta per l’energia; nello spazio, utilizziamo l’energia solare e sulla Stazione spaziale abbiamo riserve energetiche. Vede, la scienza e la tecnologia applicate alla Stazione spaziale per sviluppare il potenziale di energia solare ci rifornisce in realtà di una quantità pressoché illimitata di energia. Ecco, se queste tecnologie fossero maggiormente utilizzate sulla Terra, probabilmente si potrebbe ridurre anche la violenza». Presidente, proprio con l’intento di contribuire a ridurre la violenza e a promuovere la responsabilità comune di noi tutti non solo verso il nostro pianeta, ma anche verso tutta l’umanità, in particolare per i poveri e per le generazioni future, Papa Benedetto XVI ha scelto per il suo Messaggio per la Giornata della Pace del 2010 il tema: «Se vuoi coltivare la pace, custodisci il Creato». Ha affermato che il creato dovrebbe essere custodito grazie a una migliore gestione delle risorse della Terra, coordinata a livello internazionale. Questa riflessione si estende anche allo spazio. Le varie modalità della presenza umana nello spazio ci portano a chiederci: a chi appartiene lo spazio? La Santa Sede sostiene che lo spazio appartiene a tutta l’umanità e che è a beneficio di tutti. Così come la Terra è a beneficio di tutti e la proprietà privata deve essere distribuita in modo tale da permettere a ogni essere umano di ottenere l’equa porzione dei beni della terra, nello stesso modo l’occupazione dello spazio da parte di satelliti e di altri strumenti deve essere regolata da accordi giusti e patti internazionali che permettano a tutta la famiglia umana di goderne e di farne uso. La moderna tecnologia spaziale, se correttamente intesa, fornisce anche osservazioni utili alla coltivazione della terra, molto di più di quanto possa fare un qualsiasi sistema che opera sulla superficie del pianeta. I satelliti permettono, inter alia, di ottenere dati esatti sulle condizioni di tratti di terra, corsi d’acqua e clima. Questi dati possono essere utilizzati per migliorare l’agricoltura, controllare lo stato dei boschi e delle foreste, valutare la condizione di singole zone o di tutto il pianeta, rendendo in tal modo possibile l’elaborazione di programmi particolari o globali per gestire situazioni pratiche. Infatti, nel suo Messaggio per la Giornata della Pace 2010, il Papa ha evidenziato che bisognerebbe prestare maggiore attenzione al problema dell’acqua e del sistema del ciclo idrico mondiale che è di primaria importanza per la vita sulla Terra e la cui stabilità potrebbe essere gravemente messa a repentaglio dal cambiamento climatico. La Santa Sede è lieta di constatare che questa Sessione del Comitato affronterà tali questioni. Uno dei compiti più grandi che si possono svolgere utilizzando i satelliti è quello dell’eliminazione dell’analfabetismo. Infatti, i satelliti si possono utilizzare per una diffusione più ampia della cultura in tutti i Paesi del mondo, non solo laddove l’analfabetismo è già stato eliminato, ma anche dove non si è ancora in grado di leggere o di scrivere, perché la cultura si può diffondere anche con l’uso delle sole immagini. Tuttavia la trasmissione della cultura non deve essere identificata con l’imposizione delle culture dei Paesi tecnologicamente avanzati a quelli in via di sviluppo. In questo contesto, le attività del Copuos, volte a una sostenibilità di lungo periodo dello spazio, acquisiscono una importanza ancor più grande. Sono in gioco forti interessi economici, commerciali, industriali e relativi alla sicurezza. Le stazioni spaziali emergenti si preoccupano che questi sforzi non vengano utilizzati per creare ostacoli alla loro capacità di accedere ai benefici dello spazio. Le stazioni spaziali avanzate si preoccupano che queste misure non limitino la loro libertà di azione nello spazio né impongano fardelli inaccettabili alla loro competitività economica o industriale. La Santa Sede confida nel fatto che il Copuos sia in grado di elaborare linee guida e raccomandazioni soddisfacenti sia per i Paesi industrializzati sia per quelli in via di sviluppo, sempre nell’ottica di promuovere una cooperazione internazionale reale ed efficiente volta a ottenere progresso e pace autentici nel mondo e a mettere i risultati degli sforzi e della ricerca nello spazio a disposizione di tutta l’umanità e per il bene comune. L’ambiente dello spazio dovrebbe essere custodito come patrimonio comune dell’umanità. Ricordiamo sempre il nostro ruolo di custodi della creazione di Dio e la responsabilità di preservarla per le generazioni future. Mi sia permesso concludere affermando che, in futuro, per i motivi summenzionati, anche la Delegazione della Santa Sede continuerà a osservare le deliberazioni di questo importante Comitato di grande interesse.
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