64ª SESSIONE DELL’ASSEMBLEA GENERALE DELL’O.N.U. SUL TEMA "SRADICAMENTO DELLA POVERTÀ E ALTRE QUESTIONI LEGATE ALLO SVILUPPO" INTERVENTO DI S.E. MONS. CELESTINO MIGLIORE, OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE PRESSO L'ORGANIZZAZIONE DELLE NAZIONI UNITE New York, 22 ottobre 2009 Presidente, il tema dello sradicamento della povertà continuerà a essere presente nelle deliberazioni dell'Assemblea Generale fino a quando le limitazioni umane e le mutevoli circostanze storiche causeranno mancanze, squilibri e ingiustizie sociali. Tuttavia, oggi, affrontando ancora una volta questo tema, rinnoviamo l'impegno a sradicare le principali cause strutturali della povertà. In questi giorni alcuni governi, agenzie intergovernative, accademie e altri esperti predicono la fine della decrescita economica causata dalla crisi finanziaria del 2008 e l'inizio della ripresa delle maggiori economie del mondo. Ciononostante, anche la visione più ottimistica ammette che la ripresa sarà molto lenta e che nulla garantisce che non ci saranno ulteriori scosse e contrattempi, inclusi quelli causati dall'uso inappropriato delle misure adottate per frenare gli effetti della crisi. Fra le potenzialità di ripresa e i continui contrattempi vi sono alcune statistiche sconfortanti sul deterioramento della sanità pubblica, dei sistemi di assistenza sociale e dell'istruzione, nonché su un senso diffuso di disgregazione sociale. Tutto ciò è di difficile valutazione, ma lo si percepisce chiaramente nella vita quotidiana. Nel caso dei Paesi meno sviluppati (LDCs), in cui negli ultimi dieci anni si è verificata una crescita notevole, la nuova situazione mondiale non sembra offrire molta speranza. La crisi reale, comunque, non consiste nello sconvolgimento delle strutture economiche internazionali, che in prevalenza poggiano su basi deboli o perfino fittizie, ma nell'acuto peggioramento della povertà in un mondo già tormentato da un'intollerabile miseria. Inoltre, quanti subiscono maggiormente la crisi vengono citati solo marginalmente nel dibattito pubblico, nonostante il fatto che il loro numero sia aumentato sensibilmente e le opportunità di un loro reinserimento nella presunta crescita economica siano piuttosto scarse o addirittura inesistenti. Diverse agenzie di monitoraggio e di consulenza hanno annunciato che negli scorsi dodici mesi il tasso di disoccupazione nei Paesi industrializzati ha raggiunto livelli paragonabili a quelli degli anni trenta del novecento e che i tassi di malnutrizione sono aumentati dell'11 per cento, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Sebbene sia imminente una ripresa economica, per quanti restano senza lavoro la crisi non è superata e i suoi costi umani e sociali persistono. In questo contesto, non sembra sufficiente il solo rilanciare l'economia globale e stabilire alcune nuove regole e alcuni nuovi controlli per garantire l'esistenza di un settore finanziario meno incerto e traumatico. Oggi più che mai è necessario operare per un cambiamento qualitativo nella gestione degli affari internazionali. La risoluzione 63/230 osserva con preoccupazione il declino dell'assistenza ufficiale allo sviluppo negli anni precedenti lo scoppio della crisi, in particolare nel 2006 e nel 2007. Nell'anno 2008 e nella prima metà del 2009 si è addirittura verificata un'accelerazione di questa tendenza, giustificata apparentemente dal desiderio di utilizzare tutti i fondi disponibili per evitare un crollo finanziario ulteriore. Molte voci si sono levate contro quest'argomentazione infondata. In effetti, la somma necessaria per onorare gli impegni di assistenza ufficiale allo sviluppo è decisamente inferiore a quella stanziata per ripristinare il settore finanziario globale. Il ritardo nella necessaria assistenza allo sviluppo ribadisce le radici morali della crisi, ovvero la mancanza di solidarietà e di responsabilità per gli effetti a lungo termine delle misure economiche. Come la mia delegazione ha dichiarato in diverse occasioni, solo un investimento costante e prolungato su tutte le donne e su tutti gli uomini garantirà la stabilità politica ed economica minima necessaria per il bene comune universale. È dunque necessario cercare di onorare gli impegni politici internazionali senza indugio e senza pretesti. La già annunciata vendita di una parte delle riserve auree degli istituti finanziari internazionali per aiutare i Paesi più poveri e più indebitati nonché l'impegno a sostegno dei Paesi poveri, assunto nel G8 del 2005 a Gleneagles e nel G20 del marzo 2009 a Londra, non dovrebbero restare mere dichiarazioni da prendere in considerazione dopo il superamento della crisi, ma devono essere attuati e migliorati come passi urgenti verso una soluzione completa e duratura. I vari impegni sociali assunti durante la Conferenza di Copenaghen sullo Sviluppo Sociale (1995) e la Conferenza Generale dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro, in particolare quelli legati a un impiego decoroso (1999-2000) sono essenziali per un'azione e una soluzione di vasta portata a favore di una ripresa economica mondiale equilibrata e duratura. Inoltre, gli accordi commerciali internazionali e le dichiarazioni finanziarie devono garantire, sempre e in ogni situazione, spazio politico ed economico sufficiente agli stati membri affinché possano adempiere le proprie responsabilità, in particolare quelle dello sviluppo umano dei poveri, la promozione dell'integrazione sociale e la creazione e il consolidamento di reti di sicurezza sociale. La mia delegazione guarda con attenzione e interesse al tema proposto "Conferimento di potere legale ai poveri". Infatti, la realizzazione di un sistema economico nazionale e internazionale che sia veramente al servizio degli interessi dei poveri esige che questi ultimi siano in grado di difendere e promuovere i loro diritti nel contesto dello stato di diritto ai livelli nazionale e internazionale. Tuttavia, questo non è sufficiente. Dobbiamo promuovere un reale e umano conferimento di potere ai poveri e offrire, anche in condizioni di crisi economica, maggiore accesso all'istruzione. Ciò deve andare oltre l'istruzione di base o la preparazione professionale, che, comunque, sono importanti strumenti di sviluppo, e riguardare la formazione totale della persona. |