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INTERVENTO DELLA SANTA SEDE ALLA 98ª SESSIONE
DELLA CONFERENZA INTERNAZIONALE DEL LAVORO

INTERVENTO DI S.E. MONS. SILVANO M. TOMASI,
OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE
PRESSO L'UFFICIO DELLE NAZIONI UNITE
ED ISTITUZIONI SPECIALIZZATE*

Ginevra
Mercoledì, 10 giugno 2009

 

Signor Presidente,

Da 90 anni l'Organizzazione Internazionale del Lavoro è protagonista e testimone di progresso sociale. Oggi affronta un'altra grave sfida attraverso il sistema tripartito di concertazione: è chiamata a svolgere un ruolo importante nell'affrontare le conseguenze dell'attuale crisi economica sui lavoratori, sulle loro famiglie e su tutta la comunità umana, in particolare sui gruppi più vulnerabili, non da ultimi i lavoratori dell'economia informale e quanti, oltre al lavoro, perdono il diritto alla tutela sociale. Infatti, "coloro la cui voce ha meno forza nello scenario politico sono quelli che soffrono di più i danni di una crisi di cui non portano la responsabilità" (Papa Benedetto XVI a Gordon Brown, 30 marzo 2009).

L'economia globale vive la crisi peggiore degli ultimi 50 anni: il prodotto interno lordo del mondo è previsto che diminuirà del 15 per cento durante quest'anno e per i prossimi anni si prevede soltanto una ripresa blanda e graduale. Dopo la turbolenza finanziaria dello scorso anno, ora è l'economia reale che è colpita duramente. Le conseguenze sul mercato del lavoro sono particolarmente preoccupanti. L'OIL prevede un aumento della disoccupazione mondiale di più del 7 per cento nel 2009 dal 5,7 per cento del 2007. In termini assoluti ciò aumenterebbe il numero dei disoccupati di 50 milioni. Quindi il Global Jobs Pact diviene un requisito etico.

Le economie più povere sono state le più colpite negli ultimi due anni, in primo luogo e per un certo periodo di tempo dall'aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e in seguito dagli effetti negativi della crisi economica. In questi Paesi, anche le persone in grado di mantenere il lavoro potrebbero essere esposte alla povertà estrema. Le previsioni parlano di decine di milioni di persone che potrebbero cadere nella povertà estrema nelle regioni più povere del mondo, soprattutto nell'Africa subsahariana.

La ricerca di occupazione è divenuta più complicata per i giovani che si apprestano a entrare nel mondo del lavoro. Le loro aspettative sfidano la società a escogitare nuove modalità per permettere loro di prestare le proprie energie e capacità alla crescita dell'economia.

La crisi economica e finanziaria corrente richiede misure efficaci per affrontare e cambiare gli atteggiamenti, le pratiche e gli errori di giudizio che l'hanno causata. Ha dimostrato la fragilità della ricchezza finanziaria e il ruolo incerto che il capitale svolge nelle nostre economie. In un periodo in cui i mercati attribuiscono così poco valore alla ricchezza finanziaria ed enfatizzano il rischio associato al capitale, si pone una domanda cruciale: qual è la fonte del valore? Che cosa ha vero valore?

In questo contesto emerge una risposta essenziale ed è esattamente ciò che la Dottrina sociale della Chiesa ha sempre sottolineato: pur essendo complementare al capitale, il lavoro ha una priorità intrinseca sul capitale.

Il lavoro proviene dalla persona. È un'espressione intrinseca dell'identità personale: "Non c'è, infatti, alcun dubbio che il lavoro umano abbia un suo valore etico, il quale senza mezzi termini e direttamente rimane legato al fatto che colui che lo compie è una persona" (Papa Giovanni Paolo II, Lettera enciclica Laborem Exercens, n. 6). Questa opera produttiva è alla base dell'economia reale piuttosto che della speculazione suggerita solamente dall'avidità di profitto.

Nel corso degli anni l'OIL ha posto molta enfasi sulla nozione di occupazione decorosa. Possiamo affermare che il lavoro decente è al centro della politica e delle iniziative dell'OIL. Tuttavia, nel gergo dell'OIL, il decoro è principalmente legato all'offerta e alla realizzazione di parametri in termini di sicurezza, salari, salute, ambiente e diritti simili. A questo proposito, enfatizzando i parametri, corriamo il rischio di limitare il concetto di lavoro al compito da svolgere. Questo approccio non solo restringe la definizione di decoro, ma limita anche la nozione di lavoro alla sua dimensione oggettiva: cosa si produce, come si produce e in quale misura si produce.

La Santa Sede, pur lodando tutti gli sforzi volti a migliorare le condizioni di lavoro, in particolare per quanto riguarda i poveri, e l'introduzione di nuovi parametri, come il proposto strumento per la tutela dei lavoratori nazionali, sottolinea la necessità di riconoscere che una strategia incentrata sul lavoro deve mettere la persona, non il compito, al centro del processo di produzione. Se si fa questo, allora il decoro acquisisce una nuova importanza e un significato più profondo perché è legato direttamente alla persona e alla sua dignità. Infatti, è la dignità della persona che fornisce la base per fissare i parametri che rendono decorosa un'occupazione.

In tal modo il lavoro acquisisce una nuova dimensione soggettiva oltre a quella oggettiva. Poiché la persona è il soggetto primario che svolge l'attività lavorativa, la dimensione soggettiva del lavoro emerge come un aspetto più importante e completo che permette l'autorealizzazione della persona come individuo e, cosa più importante, nel relazionarsi con la società. Nella maggioranza dei casi, il lavoro non è solo un atto della persona distinto da interessi personali, ma è anche un atto sociale in cui uomini e donne lavorano e si relazionano con altre persone.

Riconoscere che il valore del lavoro sta nella dignità della persona permette l'inserimento della nozione di lavoro in un concetto più ampio e più profondo che la sostiene. Ne consegue che quando una persona perde il lavoro, può dover affrontare difficoltà economiche, ma non perde la propria dignità.

Il riconoscimento di queste caratteristiche essenziali del lavoro umano ha due implicazioni strategiche per affrontare la crisi attuale e definire una strategia di ripresa economica.

Nello svolgere azioni politiche per affrontare la flessione economica globale, il primo obiettivo dovrebbe essere la tutela e la protezione dell'occupazione. Nonostante il consenso generale sulla priorità del lavoro sul capitale, quando una crisi economica impone una ristrutturazione, troppo spesso la riduzione dell'occupazione è la prima azione intrapresa. Si potrebbe trarre la conclusione che il lavoro non è il fattore più importante e cruciale, ma, al contrario, è un grave ostacolo all'efficacia economica. La verità è che il lavoro non solo è il fattore decisivo nell'efficacia economica, ma è anche un elemento cruciale di stabilità sociale. Quindi dobbiamo essere consapevoli del rischio che la ripresa dell'occupazione potrebbe arrivare troppo tardi dopo la ripresa economica poiché questo porrebbe gravi problemi socio-economici. Per milioni di uomini e di donne la perdita del lavoro diviene fonte di difficoltà economiche per tutta la famiglia, quindi allarga pericolosamente l'impatto sociale ed economico della crisi. Inoltre, le persone disoccupate tendono a perdere e a sprecare le proprie abilità, riducendo ulteriormente la probabilità di trovare un nuovo lavoro ed esaurendo definitivamente il capitale umano generale della società.

Quindi un lavoro decoroso è la strada principale per superare la crisi attuale, una strategia che può ben creare le condizioni per uno sviluppo economico stabile e duraturo. Dobbiamo scommettere sul lavoro creativo della persona e sul suo talento.

Il mondo è popolato da milioni e milioni di persone che possono mettere i propri talenti e idee al servizio della ripresa economica. Ogni persona, indipendentemente dalla razza, dal sesso e dalla religione, ha dei doni che possono essere impiegati nel mondo del lavoro e contribuirvi. Il compito dei governi e delle istituzioni economiche è di creare le condizioni sotto le quali questi talenti possono essere utilizzati al meglio. La società è sfidata a fare tutto il possibile per impedire lo spreco e la perdita di questi talenti, anche attraverso nuove forme creative di partecipazione al sistema di produzione.

In vari Paesi in via di sviluppo molti milioni di individui sono ancora intrappolati dalla fame e dall'estrema povertà. Spesso sono così schiacciati dalle loro necessità di base (cibo, sicurezza, salute, ecc.) da non essere in grado di utilizzare i propri talenti. Per questo motivo, anche se la situazione economica attuale non è favorevole, gli aiuti ufficiali che giungono ai Paesi poveri non dovrebbero essere ridotti perché essi rappresentano una fetta cruciale del reddito nazionale e un elemento decisivo nel permettere loro di guardare al futuro con maggiori speranze. Della solidarietà globale beneficia molto l'economia mondiale. Per questo, diverse Chiese locali hanno preso l'iniziativa di lanciare un prestito speciale e fondi di solidarietà a sostegno di lavoratori che hanno perso il lavoro affinché non perdano la loro dignità e i loro diritti umani.

Il secondo elemento nella strategia di superamento della crisi dovrebbe essere quello di delineare iniziative politiche che prestino particolare attenzione al sostegno delle piccole e medie imprese. Quest'ultime sono infatti di gran lunga la forma predominante di impresa sia nelle economie avanzate sia nei Paesi in via di sviluppo e, in quanto tali, offrono gran parte dell'occupazione. Inoltre, sono la culla dell'iniziativa imprenditoriale e il contesto in cui milioni di persone contribuiscono con i propri talenti e abilità alla realizzazione dei loro desideri e al raggiungimento del bene comune.

Due aspetti appaiono particolarmente critici per le piccole e medie imprese: il primo è l'offerta di credito. Attualmente queste imprese sembrano essere particolarmente penalizzate dalla forte stretta creditizia che caratterizzava i mercati finanziari nazionali e internazionali. Sarebbe necessario investire degli sforzi per trovare gli strumenti e le iniziative più adatti per alleviare le limitazioni di credito e per sostenere queste imprese lungo la strada impervia verso la ripresa economica.

Il secondo aspetto è legato al mercato del lavoro. Attualmente, nella maggior parte dei Paesi, la legislazione a tutela del lavoro riguarda in primo luogo le grandi imprese mentre le piccole imprese sono escluse da numerose iniziative politiche. Di conseguenza, la probabilità di sopravvivenza economica delle piccole e medie imprese sembra essere la precondizione per qualsiasi sforzo volto a tutelare l'occupazione. In altre parole, nel caso delle piccole imprese, l'assicurazione dell'occupazione è indispensabile per la loro probabilità di sopravvivenza economica.

Le preoccupazioni sorte negli anni recenti circa "l'aumento della disoccupazione" si stanno ora trasformando nella paura che i prossimi anni saranno caratterizzati da un'"intensiva ristrutturazione del lavoro" e da una "ripresa senza occupazione". Dobbiamo agire con decisione e in modo opportuno per evitare che tutto questo accada. Se ci riusciremo, potremo trasformare la crisi economica in un'opportunità per riaffermare la centralità della persona umana nelle relazioni lavorative; incoraggiare uno stile di vita improntato alla sobrietà, alla solidarietà e alla responsabilità; orientare tutte le attività economiche al bene comune. La crisi sarà fermata, come ha osservato il Santo Padre, se tutte le forze della società cercheranno di "offrire sicurezza alle famiglie e stabilità ai lavoratori e di ripristinare, tramite opportune regole e controlli, l'etica nelle finanze". (Lettera di Papa Benedetto XVI al primo ministro britannico Gordon Brown, 30 marzo 2009).


*L’Osservatore Romano, 17.6.2009 p.2.

 

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INTERVENTO DELLA SANTA SEDE ALLA 98ª SESSIONE
DELLA CONFERENZA INTERNAZIONALE DEL LAVORO

INTERVENTO DI S.E. MONS. SILVANO M. TOMASI,
OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE
PRESSO L'UFFICIO DELLE NAZIONI UNITE
ED ISTITUZIONI SPECIALIZZATE

Ginevra
Mercoledì, 10 giugno 2009

 

Mr. President,

1. For 90 years the International Labour Organization has been a protagonist and witness of social progress. Today it confronts another major challenge through its tripartite system of concertation: it is called to play a critical role in confronting the consequences of the current economic crisis on workers, their families and the entire human community, especially on the most vulnerable groups, not least among them the workers of the informal economy and those who lose the right to social protection by losing their job. In fact, “those whose voice has least force in the political scene are precisely the ones who suffer most from the harmful effects of a crisis for which they do not bear responsibility.”  The global economy is experiencing its deepest downturn in 50 years: the world GDP is expected to shrink by 1.5% in the current year and the forecasts for the next years point to only a mild and gradual recovery. After the financial turbulence of the past year, it is now the real economy that is hit hard. The consequences on the labour market are particularly worrying. ILO forecast an increase in world unemployment to over 7% in 2009 up from 5.7% in 2007. In absolute terms this would increase the number of jobless persons by 50 million. Thus, the Global Jobs Pact becomes an ethical requirement.

2. The poorest economies have been hit hardest during the last two years, first and momentarily by the increase in food prices, and later by the adverse effects of the economic crisis. In these countries, even persons able to retain a job could be exposed to extreme poverty. Forecasts speak of tens of million of people who could fall into extreme poverty in the poorest regions in the world, mainly in Sub-Saharan Africa. The search for employment has also become more complicated for the young entering the labour market; their expectations challenge society to devise new measures to allow them to lend their energy and capacities to the growth of the economy.

3. The current economic and financial crisis demands effective measures to address and change the behaviors, practices and misjudgments that led to it. It has shown the frailty of financial wealth and the uncertain role that capital has in our economies. In a period where markets are attributing so little value to financial wealth and are emphasizing the risk associated to capital. a crucial question emerges: what is the source of value? What has true value?

4. In this context, an essential reply emerges, and it is exactly what the Social Doctrine of the Church has always stressed: while being complementary to capital, labour has an intrinsic priority over capital. Labour proceeds from the person; is an inherent expression of personal identity; and ultimately finds its source of value in the richness and depth of the person: “…there is no doubt that human work has an ethical value of its own, which clearly and directly remains linked to the fact that the one who carries it out is a person”.
5. Therefore, labour has value not only because it produces a valuable object nor because it has a definitive meaning in itself, but because it is an act of the person. As stated by John-Paul II “… in the final analysis it is always man who is the purpose of the work, whatever work it is that is done by man-even if the common scale of values rates it as the merest "service", as the most monotonous even the most alienating work.”  This productive work is at the base of the real economy rather than speculation that is prompted solely by greed for profit.

Mr President,

6. Over the years ILO has placed much emphasis on the notion of decent jobs. We can say that decent work is at the centre of ILO policy and initiatives. However, in the ILO jargon, decency is mainly related to the provision and realization of standards in terms of safety, wages, health, environment, and similar rights. In this respect, there is a risk that by putting the emphasis on standards we restrict the notion of work to the task that has to be performed. This approach not only restricts the definition of decency but also limits the notion of work to its objective dimension: what is produced, how it is produced, and in what way it is produced.

7. While the Holy See praises all the efforts that are aimed at improving working conditions, especially of the poor, as well as the introduction of new standards, like the proposed instrument for the protection of domestic workers, it stresses the need to recognize that a work-centered strategy has to put the person, not the task, at the centre of the production process. If this is done, then decency acquires a new importance and a more profound meaning because it is linked directly to the person and his dignity. In fact, it is the dignity of the person that provides the basis for setting standards that make a job decent.

8. Work, then, acquires a new subjective dimension in addition to the objective one. Since the person is the primary subject to undertake work activity, the subjective dimension of work emerges as a more important and complete aspect that allows the self-realization of the person as an individual and, most importantly, in her relation to society. In the majority of cases, work is not just an act of the person directed to personal interests, but also a social act whereby men and women work with, and relate to others.

9. The recognition that the value of the work lies in the dignity of the person allows the notion of work to be inserted in a wider and more profound context that sustains it. As a result of this approach, when losing his job an individual can experience economic difficulties and hardships but does not lose his dignity.

Mr. President,

10. The recognition of these essential features of human work has two strategic implications for dealing with the current crisis and defining a strategy for economic recovery.

11. In implementing policy actions to tackle the global economic slowdown, the first objective should be the preservation and protection of employment. The general consensus on the priority of labour over capital notwithstanding, when an economic crisis calls for restructuring, all too often employment reduction is the first action undertaken. A conclusion could be drawn that labour is not the most crucial and important factor but, on the contrary, is a major obstacle to economic efficiency. The truth is that labour not only is a decisive factor in economic efficiency but also is a crucial element of social stability. Thus we need to be aware of the risk that the resumption of employment may not arrive too late after the economic recovery since this would pose serious socio-economic problems. For millions of men and women the loss of job becomes a source of economic hardship for the entire family, thus dangerously widening the economic and social impact of the crisis. In addition when unemployed, individuals tend to lose and waste their skills, further reducing the likelihood of finding a new job and ultimately depleting the overall human capital of society.

12. Decent work, then, is the main road to overcome the current crisis, a strategy that as well can create the conditions for a stable and lasting economic development. We must bet on the person’s creative work and on her/his talents.

13. The world is populated by millions and millions of persons who can put their talents and ideas at the service of economic recovery. Every person, irrespective of race, sex and religion, has gifts that can employed in and contributed to the world of work. The task of the governments and of economic institutions is to create the conditions under which these talents can be put to the best use. Society is challenged to do its best to prevent the dissipation and loss of such talents, even through new creative forms of participation in the system of production.

14. In several developing countries, many millions of individuals are still trapped by hunger and extreme poverty. Often these persons are so overwhelmed by their basic needs (food, safety, health, etc.) that they are incapable of putting their talents to work. For this reason, even if the current economic condition is not favorable, official aid flows to poor countries should not be reduced since they represent a crucial share of national income and a decisive element in allowing them to look at the future with brighter hope. Global solidarity pays back high returns for the global economy. For this reason, several local Churches have taken the initiative of launching special loan and solidarity funds in support of workers who have lost their job so they may not lose their dignity and their human rights.

15. The second element in the strategy to overcome the crisis should be to design policy initiatives that give particular attention to sustaining small and medium enterprises. SMEs in fact are by far the predominant form of enterprise in advanced economies as well as in developing countries and as such they account also for a large share of employment. Most importantly SMEs are the cradle of the entrepreneurial initiative and the context where millions of persons contribute their talents and skills for the realization of their desires and the achievement of the common good.

16. Two aspects appear critical for SMEs: the first is the provision of credit. At present SMEs appear to be particularly penalized by the severe credit crunch that has characterizing domestic and international financial markets. Efforts should be invested in finding the most suitable instruments and initiatives to alleviate credit restrictions and to support these firms in the difficult road to economic recovery.

17. The second aspect is linked to the labour market. Currently, in the majority of countries employment protection legislation is designed primarily for large firms while small firms are excluded from many policy initiatives. As a consequence, economic viability of SMEs appears to be the precondition for any effort aimed at preserving employment. In other words, in the case of small firms, employment insurance is indispensable to their economic viability.

Mr. President,

The concerns raised in recent years about a “jobless growth” are now evolving into fears that the coming years will be characterized by “labour intensive restructuring” and a “jobless recovery”. We must act decisively and in a timely way in order to prevent his occurrence. If we succeed, we can transform the economic crisis into an opportunity to reaffirm the centrality of the human person in labour relations; to encourage a life-style of sobriety, solidarity and responsibility; to direct all economic activities to the common good. The crisis will be reined in, as the Holy Father has observed, if all forces of society will seek “to offer security to families and stability to workers and, through appropriate regulations and controls, to restore ethic to the financial world.”

 

 

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