INTERVENTO DELLA SANTA SEDE ALLA 98ª SESSIONE INTERVENTO DI S.E. MONS. SILVANO M. TOMASI, Ginevra Signor Presidente, Da 90 anni l'Organizzazione Internazionale del Lavoro è protagonista e testimone di progresso sociale. Oggi affronta un'altra grave sfida attraverso il sistema tripartito di concertazione: è chiamata a svolgere un ruolo importante nell'affrontare le conseguenze dell'attuale crisi economica sui lavoratori, sulle loro famiglie e su tutta la comunità umana, in particolare sui gruppi più vulnerabili, non da ultimi i lavoratori dell'economia informale e quanti, oltre al lavoro, perdono il diritto alla tutela sociale. Infatti, "coloro la cui voce ha meno forza nello scenario politico sono quelli che soffrono di più i danni di una crisi di cui non portano la responsabilità" (Papa Benedetto XVI a Gordon Brown, 30 marzo 2009). L'economia globale vive la crisi peggiore degli ultimi 50 anni: il prodotto interno lordo del mondo è previsto che diminuirà del 15 per cento durante quest'anno e per i prossimi anni si prevede soltanto una ripresa blanda e graduale. Dopo la turbolenza finanziaria dello scorso anno, ora è l'economia reale che è colpita duramente. Le conseguenze sul mercato del lavoro sono particolarmente preoccupanti. L'OIL prevede un aumento della disoccupazione mondiale di più del 7 per cento nel 2009 dal 5,7 per cento del 2007. In termini assoluti ciò aumenterebbe il numero dei disoccupati di 50 milioni. Quindi il Global Jobs Pact diviene un requisito etico. Le economie più povere sono state le più colpite negli ultimi due anni, in primo luogo e per un certo periodo di tempo dall'aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e in seguito dagli effetti negativi della crisi economica. In questi Paesi, anche le persone in grado di mantenere il lavoro potrebbero essere esposte alla povertà estrema. Le previsioni parlano di decine di milioni di persone che potrebbero cadere nella povertà estrema nelle regioni più povere del mondo, soprattutto nell'Africa subsahariana. La ricerca di occupazione è divenuta più complicata per i giovani che si apprestano a entrare nel mondo del lavoro. Le loro aspettative sfidano la società a escogitare nuove modalità per permettere loro di prestare le proprie energie e capacità alla crescita dell'economia. La crisi economica e finanziaria corrente richiede misure efficaci per affrontare e cambiare gli atteggiamenti, le pratiche e gli errori di giudizio che l'hanno causata. Ha dimostrato la fragilità della ricchezza finanziaria e il ruolo incerto che il capitale svolge nelle nostre economie. In un periodo in cui i mercati attribuiscono così poco valore alla ricchezza finanziaria ed enfatizzano il rischio associato al capitale, si pone una domanda cruciale: qual è la fonte del valore? Che cosa ha vero valore? In questo contesto emerge una risposta essenziale ed è esattamente ciò che la Dottrina sociale della Chiesa ha sempre sottolineato: pur essendo complementare al capitale, il lavoro ha una priorità intrinseca sul capitale. Il lavoro proviene dalla persona. È un'espressione intrinseca dell'identità personale: "Non c'è, infatti, alcun dubbio che il lavoro umano abbia un suo valore etico, il quale senza mezzi termini e direttamente rimane legato al fatto che colui che lo compie è una persona" (Papa Giovanni Paolo II, Lettera enciclica Laborem Exercens, n. 6). Questa opera produttiva è alla base dell'economia reale piuttosto che della speculazione suggerita solamente dall'avidità di profitto. Nel corso degli anni l'OIL ha posto molta enfasi sulla nozione di occupazione decorosa. Possiamo affermare che il lavoro decente è al centro della politica e delle iniziative dell'OIL. Tuttavia, nel gergo dell'OIL, il decoro è principalmente legato all'offerta e alla realizzazione di parametri in termini di sicurezza, salari, salute, ambiente e diritti simili. A questo proposito, enfatizzando i parametri, corriamo il rischio di limitare il concetto di lavoro al compito da svolgere. Questo approccio non solo restringe la definizione di decoro, ma limita anche la nozione di lavoro alla sua dimensione oggettiva: cosa si produce, come si produce e in quale misura si produce. La Santa Sede, pur lodando tutti gli sforzi volti a migliorare le condizioni di lavoro, in particolare per quanto riguarda i poveri, e l'introduzione di nuovi parametri, come il proposto strumento per la tutela dei lavoratori nazionali, sottolinea la necessità di riconoscere che una strategia incentrata sul lavoro deve mettere la persona, non il compito, al centro del processo di produzione. Se si fa questo, allora il decoro acquisisce una nuova importanza e un significato più profondo perché è legato direttamente alla persona e alla sua dignità. Infatti, è la dignità della persona che fornisce la base per fissare i parametri che rendono decorosa un'occupazione. In tal modo il lavoro acquisisce una nuova dimensione soggettiva oltre a quella oggettiva. Poiché la persona è il soggetto primario che svolge l'attività lavorativa, la dimensione soggettiva del lavoro emerge come un aspetto più importante e completo che permette l'autorealizzazione della persona come individuo e, cosa più importante, nel relazionarsi con la società. Nella maggioranza dei casi, il lavoro non è solo un atto della persona distinto da interessi personali, ma è anche un atto sociale in cui uomini e donne lavorano e si relazionano con altre persone. Riconoscere che il valore del lavoro sta nella dignità della persona permette l'inserimento della nozione di lavoro in un concetto più ampio e più profondo che la sostiene. Ne consegue che quando una persona perde il lavoro, può dover affrontare difficoltà economiche, ma non perde la propria dignità. Il riconoscimento di queste caratteristiche essenziali del lavoro umano ha due implicazioni strategiche per affrontare la crisi attuale e definire una strategia di ripresa economica. Nello svolgere azioni politiche per affrontare la flessione economica globale, il primo obiettivo dovrebbe essere la tutela e la protezione dell'occupazione. Nonostante il consenso generale sulla priorità del lavoro sul capitale, quando una crisi economica impone una ristrutturazione, troppo spesso la riduzione dell'occupazione è la prima azione intrapresa. Si potrebbe trarre la conclusione che il lavoro non è il fattore più importante e cruciale, ma, al contrario, è un grave ostacolo all'efficacia economica. La verità è che il lavoro non solo è il fattore decisivo nell'efficacia economica, ma è anche un elemento cruciale di stabilità sociale. Quindi dobbiamo essere consapevoli del rischio che la ripresa dell'occupazione potrebbe arrivare troppo tardi dopo la ripresa economica poiché questo porrebbe gravi problemi socio-economici. Per milioni di uomini e di donne la perdita del lavoro diviene fonte di difficoltà economiche per tutta la famiglia, quindi allarga pericolosamente l'impatto sociale ed economico della crisi. Inoltre, le persone disoccupate tendono a perdere e a sprecare le proprie abilità, riducendo ulteriormente la probabilità di trovare un nuovo lavoro ed esaurendo definitivamente il capitale umano generale della società. Quindi un lavoro decoroso è la strada principale per superare la crisi attuale, una strategia che può ben creare le condizioni per uno sviluppo economico stabile e duraturo. Dobbiamo scommettere sul lavoro creativo della persona e sul suo talento. Il mondo è popolato da milioni e milioni di persone che possono mettere i propri talenti e idee al servizio della ripresa economica. Ogni persona, indipendentemente dalla razza, dal sesso e dalla religione, ha dei doni che possono essere impiegati nel mondo del lavoro e contribuirvi. Il compito dei governi e delle istituzioni economiche è di creare le condizioni sotto le quali questi talenti possono essere utilizzati al meglio. La società è sfidata a fare tutto il possibile per impedire lo spreco e la perdita di questi talenti, anche attraverso nuove forme creative di partecipazione al sistema di produzione. In vari Paesi in via di sviluppo molti milioni di individui sono ancora intrappolati dalla fame e dall'estrema povertà. Spesso sono così schiacciati dalle loro necessità di base (cibo, sicurezza, salute, ecc.) da non essere in grado di utilizzare i propri talenti. Per questo motivo, anche se la situazione economica attuale non è favorevole, gli aiuti ufficiali che giungono ai Paesi poveri non dovrebbero essere ridotti perché essi rappresentano una fetta cruciale del reddito nazionale e un elemento decisivo nel permettere loro di guardare al futuro con maggiori speranze. Della solidarietà globale beneficia molto l'economia mondiale. Per questo, diverse Chiese locali hanno preso l'iniziativa di lanciare un prestito speciale e fondi di solidarietà a sostegno di lavoratori che hanno perso il lavoro affinché non perdano la loro dignità e i loro diritti umani. Il secondo elemento nella strategia di superamento della crisi dovrebbe essere quello di delineare iniziative politiche che prestino particolare attenzione al sostegno delle piccole e medie imprese. Quest'ultime sono infatti di gran lunga la forma predominante di impresa sia nelle economie avanzate sia nei Paesi in via di sviluppo e, in quanto tali, offrono gran parte dell'occupazione. Inoltre, sono la culla dell'iniziativa imprenditoriale e il contesto in cui milioni di persone contribuiscono con i propri talenti e abilità alla realizzazione dei loro desideri e al raggiungimento del bene comune. Due aspetti appaiono particolarmente critici per le piccole e medie imprese: il primo è l'offerta di credito. Attualmente queste imprese sembrano essere particolarmente penalizzate dalla forte stretta creditizia che caratterizzava i mercati finanziari nazionali e internazionali. Sarebbe necessario investire degli sforzi per trovare gli strumenti e le iniziative più adatti per alleviare le limitazioni di credito e per sostenere queste imprese lungo la strada impervia verso la ripresa economica. Il secondo aspetto è legato al mercato del lavoro. Attualmente, nella maggior parte dei Paesi, la legislazione a tutela del lavoro riguarda in primo luogo le grandi imprese mentre le piccole imprese sono escluse da numerose iniziative politiche. Di conseguenza, la probabilità di sopravvivenza economica delle piccole e medie imprese sembra essere la precondizione per qualsiasi sforzo volto a tutelare l'occupazione. In altre parole, nel caso delle piccole imprese, l'assicurazione dell'occupazione è indispensabile per la loro probabilità di sopravvivenza economica. Le preoccupazioni sorte negli anni recenti circa "l'aumento della disoccupazione" si stanno ora trasformando nella paura che i prossimi anni saranno caratterizzati da un'"intensiva ristrutturazione del lavoro" e da una "ripresa senza occupazione". Dobbiamo agire con decisione e in modo opportuno per evitare che tutto questo accada. Se ci riusciremo, potremo trasformare la crisi economica in un'opportunità per riaffermare la centralità della persona umana nelle relazioni lavorative; incoraggiare uno stile di vita improntato alla sobrietà, alla solidarietà e alla responsabilità; orientare tutte le attività economiche al bene comune. La crisi sarà fermata, come ha osservato il Santo Padre, se tutte le forze della società cercheranno di "offrire sicurezza alle famiglie e stabilità ai lavoratori e di ripristinare, tramite opportune regole e controlli, l'etica nelle finanze". (Lettera di Papa Benedetto XVI al primo ministro britannico Gordon Brown, 30 marzo 2009). *L’Osservatore Romano, 17.6.2009 p.2.
___________________________________________________________________________
INTERVENTO DELLA SANTA SEDE ALLA 98ª SESSIONE INTERVENTO DI S.E. MONS. SILVANO M. TOMASI, Ginevra
Mr. President,
|
|