INTERVENTO DELLA SANTA SEDE ALLA 29ª CONFERENZA REGIONALE DELLA FAO PER L'ASIA E IL PACIFICO DISCORSO DI MONS. RENATO VOLANTE, OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE PRESSO LE ORGANIZZAZIONI E ORGANISMI DELLE NAZIONI UNITE PER L'ALIMENTAZIONE E L'AGRICOLTURA* Bangkok Sabato, 28 marzo 2009 Signor Presidente, 1. Nel ringraziarla per avermi concesso la parola, desidero complimentarmi per la sua elezione a dirigere i lavori di questa Conferenza e attraverso di Lei ringraziare il Governo della Thailandia per l'accoglienza e per l'attenzione che ha voluto riservare al nostro incontro chiamato a considerare la situazione agricola ed alimentare della Regione dell'Asia e del Pacifico. I temi posti all'ordine del giorno identificano alcune nuove necessità nelle strategie per garantire un'effettiva sicurezza alimentare e richiamano ancora una volta l'impegno fondamentale a ricercare gli strumenti più idonei per proseguire, con efficacia e coerenza, nello sforzo di liberare dalla fame e dalla malnutrizione i più vulnerabili e svantaggiati. Si tratta di una preoccupazione che richiede un diretto e responsabile impegno dei Governi e di tutte le forze che operano nella società, oltre a confermare la necessità di una maggiore efficacia delle attività della FAO, in linea con gli orientamenti di riforma adottati dagli Stati membri che vogliono l'Organizzazione sempre più funzionale nella struttura e quindi nell'azione. La Santa Sede, come è noto, segue da vicino ogni iniziativa che, anche sul piano internazionale, è volta a promuovere il valore fondamentale della dignità di ogni persona, preoccupandosi delle condizioni di vita di milioni di persone e sostenendo ogni sforzo che possa efficacemente concorrere a concretizzare adeguate scelte politiche e interventi all'altezza delle odierne necessità. 2. L'inadeguato processo di sviluppo delle aree rurali rappresenta nella Regione il principale ostacolo alla eliminazione della povertà e manifesta le sue conseguenze sulle aspettative di vita dalle persone. Si tratta di situazioni evidenti che, come sottolineano le indicazioni offerte dalla FAO, per essere affrontate necessitano decisioni di politica interna ed internazionale ad iniziare da linee-guida per l'attività agricola e per la produzione alimentare rispondenti alla realtà attuale. Infatti, i dati più recenti riguardanti il livello dei raccolti e le prospettive per la prossima stagione ci consentono di sperare che la domanda di alimenti possa essere soddisfatta, almeno nel breve periodo. Ma il momento che stiamo vivendo non manca di destare preoccupazione o addirittura si presenta come un ostacolo in alcuni Paesi per il soddisfacimento dei bisogni di base delle popolazioni. Nonostante i segnali positivi per raggiungere un livello minimo di sicurezza alimentare, la crisi che tocca i mercati, le attività finanziarie, il livello dei prezzi degli alimenti richiede una revisione delle politiche agricole facendo emergere la necessità di operare con tutti gli strumenti e gli accorgimenti possibili. È importante, però, che le nuove metodologie, di cui pur si iniziano a sperimentare gli effetti, siano collegate alle pratiche tradizionali di coltivazione tanto apprezzate perché espressione di culture e di valori propri della Regione e legate alle diverse esperienze radicate nella vita delle persone dedite al lavoro dei campi. L'obiettivo rimane sempre lo stesso: aumentare la produzione in modo stabile. Ci deve anche essere decisione per garante non solo i consumi, ma anche un livello nutrizionale sano e sicuro, come pure migliori condizioni nel lavoro agricolo, specie in quelle aree strutturalmente a rischio o rese tali da fattori ambientali o dall'azione dell'uomo. Inoltre, non si può tralasciare il ruolo che di recente hanno assunto fenomeni puramente speculativi legati all'aumento dei prezzi degli alimenti, toccando il riso che ha tra gli altri prodotti agricoli dell'Asia e del Pacifico una particolare rilevanza nel regime alimentare e può oggi svolgere un ruolo primario nei piani di sicurezza alimentare come pure nelle strategie per sradicare la povertà. Tutto questo, valutato attraverso un apporto di tipo etico - e quindi al di là dei soli dati statistici - può significare che qualunque strategia o normativa rivolta al mondo rurale deve tenere presente la centralità della persona e i suoi concreti bisogni. Nelle attività di cooperazione le sole considerazioni dl ordine tecnico, per quanto importanti, non esauriscono i bisogni della popolazione rurale, spesso isolata e alla quale deve essere dato tempo per integrare i nuovi metodi di produzione alimentare nel quadro tradizionale. Signor Presidente, 3. La Delegazione della Santa Sede è pur consapevole delle difficoltà, ma anche fiduciosa nelle capacità di quanti sono impegnati quotidianamente nelle differenti funzioni e responsabilità nella Regione, dove ci sono tanti segni positivi di un miglioramento della situazione. Questi segni possono essere rafforzati da un ulteriore sviluppo della vita culturale e sociale della regione ed approfonditi così che l'antico valore della solidarietà realmente permei le vite quotidiane delle persone, delle comunità e degli Stati, e nessuno si senta solo o abbandonato. In questa prospettiva vorrei confermare la disponibilità della Chiesa cattolica, nei suoi vari settori e istituzioni, a poter collaborare non solo continuando a dare il sostegno delle sue strutture presenti anche nelle aree rurali più remote. Il richiamo alla solidarietà operante, infatti, può significare per l'intera Regione, e difatti per il mondo intero, dà significato e primaria importanza al lavoro degli agricoltori come attività economica fondamentale. Ciò pone il fine della sicurezza alimentare in un clima di rispetto autenticamente condiviso e di mutuo amore, riconoscendo e rafforzando la verità delle fondamentali dignità ed uguaglianza di ogni persona. Grazie.
*L’Osservatore Romano, 1.4.2009 p.2. |