SPECIALE DEL CONSIGLIO SUI DIRITTI UMANI SULLA VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI NELL'EST DELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO INTERVENTO DI S.E. MONS. SILVANO M. TOMASI* Venerdì, 28 novembre 2008 i resoconti quotidiani sulla sofferenza umana nella provincia del Nord Kivu della Repubblica Democratica del Congo sono motivo di grave preoccupazione per la Delegazione della Santa Sede. Morte, stupro, saccheggi, reclutamento forzato e trasferimento forzato di popolazioni civili sono divenuti una realtà quotidiana in quel Paese. La comunità internazionale non può rimanere inerte e deve pronunciarsi chiaramente. Infatti, in considerazione del consenso crescente sul dovere di proteggere, è della massima importanza per la comunità internazionale ripristinare lo Stato di diritto e ricercare il bene comune. La Santa Sede condanna il verificarsi su vasta scala di gravi violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario. Deplora il reclutamento di bambini e di adolescenti per farne dei soldati. È allarmata dai molti casi di tortura e di altri trattamenti crudeli, disumani e degradanti, incluso il verificarsi frequente di violenze sessuali contro donne e ragazze commesse da tutte le parti in conflitto. La comunità internazionale deve agire rapidamente di fronte a queste gravi violazioni dei diritti umani. Inoltre, la Santa Sede denuncia il traffico illecito di armi, in particolare di quelle piccole e leggere nella Repubblica Democratica del Congo. Esse, infatti, aumentano l'intensità della violenza e minacciano la vita e l'integrità di un numero inaccettabile di persone innocenti. Signor Presidente, i Vescovi congolesi hanno pubblicato una dichiarazione nella quale affermano che "il popolo vive un'autentica tragedia umana che, come un genocidio silenzioso, si sta svolgendo sotto gli occhi di tutti" [1]. A sua volta il Santo Padre Benedetto XVI ha esortato tutti a collaborare per il ripristino della "pace in quella terra da troppo tempo martoriata, nel rispetto della legalità e soprattutto della dignità di ogni persona" [2]. Gli ultimi dati mostrano che circa 2.000.000 di persone sono forzatamente sfollate nella Repubblica Democratica del Congo. Il loro diritto al cibo, all'acqua, a un lavoro decoroso, a un'abitazione adeguata, all'educazione e alla salute è gravemente a rischio. Molti sfollati sono accolti in campi, dove possono essere assistiti da organizzazioni internazionali di aiuto. Altri, invece, sono meno fortunati e non possono essere raggiunti da agenzie umanitarie a causa dei continui scontri tra i diversi gruppi. Di recente è stato riportato che circa 200.000 persone vivono nella boscaglia e poco si sa della loro situazione. Un passo positivo è stato permettere al Comitato internazionale della Croce Rossa di svolgere il suo mandato umanitario. Con lo stesso spirito, alle organizzazioni e alle agenzie internazionali umanitarie e per i diritti umani bisognerebbe permettere di svolgere il proprio per eliminare la sofferenza delle persone. Inoltre, le organizzazioni internazionali e in particolare l'Unione africana dovrebbero potenziare i propri sforzi per giungere a una soluzione pacifica di questa crisi nella Repubblica Democratica del Congo. Signor Presidente, la mia delegazione esorta i belligeranti nella Repubblica Democratica del Congo a rispettare il cessate il fuoco che è stato concordato e a osservare gli accordi di pace firmati in passato. Il popolo del Congo, come tutti i popoli del pianeta, ha il "sacro diritto alla pace" [3]. Una pace stabile deve basarsi sul dialogo e sulla riconciliazione e la si può raggiungere soltanto attraverso la giustizia. [1] Conférence episcopale du Congo, Déclaration du Comité permanent des évêques sur la guerre dans l'Est et dans le Nord-Est de la RD Congo, La RD Congo pleure ses enfants, elle est inconsolable, 13 november 2008. [2] Benedetto XVI, Dopo Angelus del 9 novembre 2008. [3] Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Dichiarazione sul diritto dei popoli alla pace. *L’Osservatore Romano, 7.12.2008 p.2. |
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