INTERVENTO DI MONS. FRANCESCO FOLLO
Parigi
Mercoledì 12 aprile 2006
Punto 46: Rispetto della libertà dÂÂespressione
e rispetto delle credenze,
dei valori sacri e dei simboli religiosi
Signor Presidente,
se cÂÂè un luogo pubblico e politico in cui una parola seria e profonda può essere enunciata e ascoltata, questo è lÂÂUNESCO. Ne abbiamo appena avuto una prova, cogliendo lÂÂoccasione della crisi internazionale provocata dalle caricature di Maometto.
Infatti, il comunicato del gruppo degli Ambasciatori degli Stati membri dellÂÂOrganizzazione della Conferenza Islamica ha affermato il suo attaccamento ai principi della Libertà dÂÂespressione, fedeli alla Carta Internazionale dei diritti dellÂÂuomo delle Nazioni Unite.
Tuttavia, questa libertà è accompagnata dalla responsabilità che ne deriva, poiché la libertà dÂÂespressione, eretta a diritto fondamentale, non è illimitata. Ogni persona deve poter essere protetta da ogni forma di discriminazione, fondata sulla razza, lÂÂetnia, la religione o lÂÂappartenenza o meno ad una nazione. La libertà dÂÂespressione ha per obiettivo la crescita della persona e la difesa della sua dignità. CÂÂè dunque un limite ragionevole al diritto dÂÂespressione.
LÂÂarticolo 19 del Patto Internazionale relativo ai Diritti Civili e Politici lo esprime molto chiaramente. LÂÂesercizio della libertà dÂÂespressione comporta dei doveri e delle responsabilità speciali. ÂÂEsso di conseguenza può essere sottomesso a certe restrizioni che devono ogni volta essere espressamente fissate dalla legge e che sono necessarie al rispetto dei diritti o della reputazione altrui, alla salvaguardia della sicurezza nazionale, dellÂÂordine pubblico, della salute o della moralità pubblicaÂÂ.
Nel loro comunicato, gli Ambasciatori hanno anche affermato il loro attaccamento allÂÂopera di pace, alla quale lÂÂUNESCO si vota, attraverso il dialogo, lÂÂalleanza delle civiltà ed il rispetto del fatto religioso.
Sì, lÂÂUNESCO è il luogo pubblico e politico capace oggi di dibattere seriamente su questa cosa strana che è la fede religiosa, la quale articola lÂÂesistenza di milioni di persone e che tuttavia resta così straniera per coloro che non la condividono!
EÂÂ per questo che oggi vorrei rivenire su un tema essenziale e soggiacente a tutto quello che noi abbiamo appena vissuto con la crisi delle caricature, quello dellÂÂaspetto della dignità dellÂÂuomo. Come il Concilio Vaticano II ha sottolineato, in particolare la Dichiarazione ÂÂDignitatis humanaeÂÂ (7 dicembre 1965) così come anche Papa Paolo VI, Papa Giovanni Paolo II ed il Santo Padre Benedetto XVI, le radici della libertà risiedono nella dignità singolare dellÂÂuomo (4 dicembre 2005).
Il senso del nostro lavoro è di utilizzare le nostre risorse affinché questa dignità sia riconosciuta, vissuta, promossa e rispettata. Ma occorrerà anche riconoscere il carattere sacro di questa dignità. Infatti, la libertà, così spesso invocata durante la crisi legata alle caricature non deve essere resa sacra, dimenticando la dignità della persona. Parlando delle reazioni equilibrate della Chiesa cattolica durante detta crisi, certi critici hanno preteso parlare di una ÂÂcoalizione di interessiÂÂ tra le religioni. Non si tratta di interessi, ma semplicemente della difesa della dignità e della libertà della persona, tanto nellÂÂesprimersi, che nel credere. Ora, la tesi del rispetto, della difesa e della promozione della dignità umana si trova confrontata con la questione della libertà e della giustizia. Quando la libertà dÂÂespressione non è limitata dalla norma del rispetto della dignità della persona, la giustizia appare spesso come il solo ricorso. E la giustizia senza la libertà è una giustizia formale, quella dei totalitarismi e delle dittature di ogni genere. EÂÂ dunque essenziale operare in favore della libertà e della giustizia al fine di garantirli a tutti. Infatti lÂÂuomo che non è libero, lÂÂuomo che è privato della giustizia, è un uomo mutilato, che lÂÂuomo riduce alla realtà biologica del suo corpo. Ancora una volta, ogni dimensione del suo essere, che si fa bene a chiamare spirituale, si trova negata.
Permettetemi infine di fare riferimento ad uno dei temi di discussione più frequenti allÂÂUNESCO, quello dellÂÂeducazione. Ho evocato fin qui lÂÂuomo, vorrei ora riferirmi alla persona, intendendo con questo lÂÂuomo integrale, lÂÂuomo preso nella totalità del suo essere psichico; somatico, culturale, morale, politico, religioso. Per rispettare, difendere e promuovere la dignità umana, occorre poter semplicemente accettare la tesi seguente: o lÂÂeducazione si occupa dellÂÂuomo in tutte le sue dimensioni, o questa non raggiunge il suo scopo. Non esiste lÂÂeducazione ÂÂa buon mercatoÂÂ. Se vogliamo educare che dei detentori di schede elettorali e degli informatici competenti, noi avremo mancato il nostro obiettivo. Lo scopo dellÂÂeducazione non è quello di formare dei cittadini e solamente dei cittadini. Non è quello di formare degli uomini colti e solo colti. EÂÂ quello di formare persone. Scopo incontestabilmente più elevato e più difficile da raggiungere.
Grazie per la vostra attenzione.