Un rito bimillenario si compie stasera in questa storica Cattedrale: è il rito dell'ordinazione di un nuovo Pastore per la Santa Chiesa di Dio. Fra poco imporrò le mani sul capo del caro don Nicola. Altrettanto faranno i Confratelli Vescovi qui presenti ed una grazia nuova scenderà sull'eletto, la grazia di poter guidare con sapienza il popolo santo di Dio.
Nel corso di duemila anni di storia di questa comunità, molte volte un Vescovo ha imposto le mani sul capo di nuovi presbiteri. Altre volte il rito si è rinnovato per un'ordinazione episcopale, se consideriamo che qui, secondo la tradizione, sorse una Chiesa particolare fin dai tempi apostolici.
Leggendo la storia di questa comunità cristiana, ho appreso poi che le sue origini risalirebbero addirittura al Vescovo Cleto, preposto dall'Apostolo Pietro a guidare il primo gruppo di fedeli in questa gloriosa "civitas romana".
Stasera, in questa vostra insigne cattedrale scende ancora una volta lo Spirito Santo su un degno figlio di questa terra, per costituirlo Pastore della Santa Chiesa di Dio.
Il Vescovo Nicola viene così a formare un nuovo anello di una catena che ci riporta agli inizi della Chiesa. È la grande realtà della successione apostolica. Se fossero a nostra disposizione tutti i documenti storici, potremmo ricostruire la genealogia episcopale di ogni Vescovo. Ciò è possibile per un certo periodo di tempo, e cioè fino a quando riusciamo a trovare nei nostri archivi i documenti relativi. Ad esempio, Mons. Girasoli riceve oggi l'Episcopato con l'imposizione delle mie mani, così come di quelle di Mons. Robert Sarah, Segretario di Propaganda Fide, e di Mons. Luigi Martella, Vescovo diocesano.
A mia volta, io ho ricevuto l'Episcopato nel 1978 dalle mani del compianto Card. Antonio Samoré, mio antico Superiore nella Segreteria di Stato. Questi era stato ordinato nel 1951 dal Card. Clemente Micara, Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma, che 31 anni prima, nel 1920, era stato ordinato Vescovo dal Card. Pietro Gasparri, Segretario di Stato.
E così, di Vescovo in Vescovo, si potrebbe risalire indietro nei secoli, fino a ricongiungerci alle origini della Chiesa.
Oggi la Chiesa ha un nuovo Successore degli Apostoli! Con la grazia che riceverà dall'alto, il Vescovo Nicola dovrà insegnare, santificare e governare il Popolo di Dio, in comunione con il Romano Pontefice e con gli altri Confratelli.
Gli orizzonti sono vasti. Sono gli orizzonti del mondo intero. E vero che Mons. Girasoli è anche stato nominato Vescovo titolare di una Diocesi ora scomparsa, la Diocesi di Egnazia Appula, che si era sviluppata, qui in Puglia, nei primi secoli del cristianesimo, sulla strada per Brindisi. Ma questo è solo un ricordo storico. Ciò che è essenziale è l'inserimento del nuovo Pastore nel Collegio episcopale, che succede al Collegio apostolico.
Venti secoli fa, tale Collegio era formato solo da dodici Apostoli; oggi, i membri di tale Collegio superano il numero di quattromila, contando anche i Vescovi emeriti. La loro caratteristica fondamentale non è quella di essere titolari di questa o di quella sede, ma di essere appunto membri del Collegio episcopale, continuatore nei secoli del Collegio apostolico, al servizio della Chiesa universale. Del resto, la Chiesa cattolica non è la somma di Chiese particolari, ma, nel suo mistero, è una realtà previa ad ogni singola Chiesa particolare.
Il ministero episcopale di Mons. Nicola si svolgerà appunto al servizio della Chiesa universale, come collaboratore del Romano Pontefice, che lo invia in Africa, e precisamente in Zambia e Malawi come suo Rappresentante.
Dalla storia sappiamo bene come sia nata la figura tipica degli Inviati Pontifici, fin da quando, nei primi secoli, essi erano nominati dal Papa in occasione di Concili locali, di necessità di contatto con i Vescovi di una determinata regione, come pure da esigenze di dialogo con le diverse autorità civili. Con il sorgere degli Stati moderni, nei secoli XV e XVI, sono poi nate le Rappresentanze Pontificie permanenti, quali strumenti di comunicazione ecclesiale e di contatto frequente con i Vescovi e le autorità civili dei vari Paesi.
Grande figura di Nunzio Apostolico nei tempi moderni è stata quella di Mons. Angelo Roncalli, giunto poi alla Cattedra di Pietro con il nome di Giovanni XXIII.
Come è noto, egli fu per nove anni Delegato Apostolico in Bulgaria (1925-1934), per svolgere poi la stessa missione in Turchia e Grecia (1934-1944) e infine in Francia, fino al 1953, allorquando fu nominato Patriarca di Venezia.
La sua santità di vita ed il suo zelo apostolico sarà certo d'esempio anche al caro Don Nicola.
Il campo d'azione ora affidato dal Papa al nuovo Vescovo si estende per due grandi Paesi dell'Africa centrale, lo Zambia e il Malawi.
Conosciuta in passato come Rhodesia del Nord, lo Zambia, grande due volte l'Italia, ha compiuto molti progressi materiali in questi ultimi tempi, anche perché ha un territorio fertile, ricco d'acqua e prosperoso. In quel Paese, la Chiesa è giovane, essendosi costituita ufficialmente solo nel 1891, allorquando vi giunsero i primi Padri Bianchi dal Belgio. Oggi, però, quella comunità cristiana si è ben consolidata.
Nelle 10 Diocesi del Paese, su 10 milioni di abitanti, i fedeli cattolici sono già due milioni e mezzo, guidati da zelanti Pastori. Nei tre Seminari Maggiori dello Zambia sta formandosi al sacerdozio un gran numero di giovani volenterosi e generosi.
Dalla capitale, Lusaka, il Nunzio Apostolico dovrà poi recarsi sovente anche in Malawi, l'antico Protettorato britannico del Nyasaland. Anche là i cattolici costituiscono il 25% di una popolazione di circa 10 milioni di abitanti. Nelle sette diocesi del Paese c'è un gran fervore di vita ad opera di Pastori zelanti, che continuano l'opera di evangelizzazione iniziata anche là sul finire del 1800 da parte dei Padri Bianchi e dei Padri Monfortani.
Caro Don Nicola, la fiamma della carità pastorale ti spinga a lavorare generosamente al servizio della Chiesa in quell'importante regione africana. Nel Vangelo abbiamo ascoltato ancora una volta le parole rivolte da Gesù a Pietro: "Se mi ami, pasci le mie pecorelle" (cfr Gv 21, 15-17).
In realtà, è l'amore a Cristo la ragione del nostro impegno apostolico. È così per ogni sacerdote, è così per ogni Vescovo, tanto più deve essere così per ogni Nunzio Apostolico. Per riprendere le parole di s. Agostino, è un "amoris officium", che deve portarci a seguire Cristo che "ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei" (Ef 5, 25).
Il tuo cognome, caro Don Nicola, ricorda il girasole che cerca sempre il calore che viene dall'alto; che tu possa sempre guardare a Cristo ed attingere da Lui il calore dell'amore per portare agli uomini d'oggi la luce e la grazia di Cristo, nostro unico Salvatore.