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CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA IN OCCASIONE
DEL 120° ANNIVERSARIO DELLA PRESENZA
DELLE FIGLIE DELLA CARITÀ DI SAN VINCENZO DE' PAOLI IN VATICANO

OMELIA DEL CARDINALE ANGELO SODANO

Cappella dello Spirito Santo della "Casa Santa Marta"
Sabato, 11 dicembre 2004
 

 

Cari Confratelli,
Benemerite Figlie della Carità,
Collaboratori e Collaboratrici della nuova Casa di s. Marta,
Fratelli e Sorelle nel Signore!

Un sentimento di gratitudine ci ha riuniti questa sera intorno all'altare del Signore, per elevare insieme un inno di riconoscenza alla Provvidenza divina per il bene compiuto dalle Figlie della Carità in Vaticano, nel lungo arco di storia, che va dal 1884 ad oggi.

1. Una storia gloriosa

Centovent'anni fa, come ben sappiamo, il Papa Leone XIII, di venerata memoria, volle che si organizzasse accanto alla Basilica di S. Pietro un ospizio destinato a raccogliere e curare gli eventuali ammalati, di fronte al pericolo incombente in molte città d'Italia del cosiddetto "morbo asiatico" o colera.

Grazie a Dio, Roma fu allora preservata dal funesto contagio ed il grande Papa Gioacchino Pecci, nel 1891, poteva, quindi, destinare il nuovo Ospizio al servizio dei più bisognosi dei rioni di Borgo e Trastevere, come pure all'assistenza dei pellegrini. Iniziava così una pagina gloriosa di servizio premuroso a tanti uomini e donne, che accorrevano a Roma, anche in condizioni disagiate. La casa del Papa doveva sempre essere la casa della carità.

La residenza intanto si abbelliva:  nel 1901 veniva istallato l'impianto della luce elettrica e nel 1902 sorgeva la nuova Cappella, quella bella Cappella in cui molti di noi hanno ancora pregato per vari anni.

Sorsero poi nuove esigenze di servizio, estendendo il raggio d'azione verso sacerdoti bisognosi, come verso i Gendarmi e le Guardie Svizzere. L'Ospizio di s. Marta continuava ad essere sempre e per tutti una casa della carità.

Nei duri anni della Seconda Guerra Mondiale, dal 1940 al 1945, s. Marta giunse ad accogliere gli Ambasciatori presso la Santa Sede di quei Paesi con i quali l'Italia aveva rotto le relazioni diplomatiche, dagli Stati Uniti d'America alla Gran Bretagna, dalla Francia al Belgio, dalla Jugoslavia alla Polonia.

Terminata la guerra, le mura dell'Ospizio si aprirono poi per accogliere i numerosi sacerdoti chiamati dal Santo Padre a collaborare nella sua Segreteria di Stato o nei vari uffici della Santa Sede. È la storia recente di questa casa:  è una realtà che già ben voi conoscete. Nel 1996 sorgeva poi la residenza attuale, per venire incontro alle mutate esigenze dei tempi moderni.

2. Come a Betania

Anima di questa Casa, nel corso dei suoi 120 anni, sono sempre state le Religiose di s. Vincenzo de' Paoli. In quel lontano 1884 arrivarono le prime quattro, guidate da una donna forte e generosa, quale fu Suor Luisa Lequette, che era stata anche la Madre Generale dell'Istituto. Da allora passarono fra queste mura tante benemerite Religiose, il cui nome vive ancor oggi in benedizione in mezzo a noi. Esse fanno parte di quella legione di Figlie della Carità, che, nel solco tracciato da s. Vincenzo de' Paoli, s. Luisa de Marillac e s. Caterina Labouré, hanno consacrato la loro vita al servizio del prossimo. Anch'io ricordo con profonda gratitudine l'aiuto che le Suore mi hanno dato nei sette anni che ho passato nella vecchia Casa di s. Marta. Come dimenticare, fra le altre, il dolce volto di una Suora meravigliosa quale fu Suor Inés, vera madre di tanti di noi giovani sacerdoti.

Vorrei poi anche sottolineare lo spirito di serenità che le Figlie della Carità sapevano infondere in tutti noi, quello spirito di gioia spirituale, che nasce dal cuore di una persona pienamente consacrata al Signore e, quindi, totalmente aperta verso gli altri. Oltre al servizio per i sacerdoti, voi, care Suore, vi dedicate anche ad altre opere di carità per i bambini ed i bisognosi d'aiuto e prestate inoltre un'assistenza preziosa per i pellegrini ed il personale del Vaticano. Per tutto il bene che seminate in mezzo a noi, dovete essere santamente fiere, ed, allo stesso tempo, pervase da cristiana letizia.

3. In un clima di gioia

Con questa stessa intima allegria noi oggi ci incontriamo con voi in questa Cappella. Domani è la Terza Domenica d'Avvento, denominata come la Domenica "Gaudete" dalle prime parole dell'Antifona d'ingresso: "Gaudete in Domino semper", "Rallegratevi, sempre nel Signore", come diceva già l'Apostolo Paolo ai cristiani di Filippi. La liturgia ci parla del gaudio spirituale che pervade la vita di ogni cristiano. Ed in quest'atteggiamento d'esultanza noi oggi vogliamo anche cantare un inno di gratitudine al Signore per tutte le meraviglie di grazia che Egli sempre suscita in mezzo a noi.

Come discepoli di Cristo, noi siamo chiamati a preparare le vie del Signore per gli uomini di oggi, come faceva Giovanni il Precursore. Anche oggi noi dobbiamo annunciare il Vangelo di salvezza, di fronte agli uomini ed alle nazioni del mondo intero. E voi, care Religiose, collaborate a quest'opera apostolica, svolgendo allo stesso tempo l'opera di Marta e di Maria, e facendo di questa casa una nuova casa di Betania.

Per tutto il vostro lavoro vi ricompensi il Signore, concedendovi la gioia del servizio quotidiano ed alimentando ogni giorno la fiamma del vostro amore.

4. Conclusione

Care Sorelle, sappiate che il Papa vi è vicino e benedice il vostro lavoro, come già tante volte vi ha dimostrato.

Vicini a voi siamo pure tutti noi, Vescovi e sacerdoti della Curia Romana, che godiamo del vostro generoso servizio. La stessa gratitudine vorremo anche esprimere a tutto il personale che collabora con voi in questa Casa. Avanti, dunque, con rinnovato impegno nel solco tracciato 120 anni fa dal Papa Leone XIII. È stato finora un solco fecondo di bene. Che continui ad esserlo anche per l'avvenire!

        

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