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INTERVENTO DELLA SANTA SEDE
ALL’11a RIUNIONE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI DEGLI ESTERI
DELL’ORGANIZZAZIONE PER LA SICUREZZA E LA COOPERAZIONE IN EUROPA

INTERVENTO DI MONS. PIETRO PAROLIN

Maastricht, Olanda
Martedì, 2 dicembre 2003

Signor Presidente,

Ho l’onore di rappresentare la Santa Sede alla 11a Conferenza Ministeriale dell’OSCE e di porgere a Lei ed agli altri Capi Delegazione i saluti e gli auguri di Sua Santità Giovanni Paolo II, per il buon esito della riunione.

Al termine di un anno di intense consultazioni, stiamo per adottare una "Strategia dell’OSCE per affrontare le Minacce alla Stabilità ed alla Sicurezza nel Ventunesimo Secolo". La percezione e le valutazioni di tali minacce possono talvolta essere diverse, tuttavia è importante trovare una risposta comune, comprensiva e cooperativa a questi fenomeni globali, attraverso i valori e gli strumenti a disposizione di quest’Organizzazione. Ciò eviterà il pericolo dell’unilateralismo ed aiuterà l’OSCE a cogliere meglio le connessioni fra le minacce esistenti, come pure ad affrontarne più adeguatamente le cause.

La Santa Sede, per parte sua, non si stanca di ripetere che l’azione per assicurare pace e stabilità deve essere accompagnata dall’impegno di promuovere anche i valori spirituali, morali e religiosi.

La Santa Sede ha accolto con favore l’adozione della Decisione sulla Tolleranza e sulla Non-Discriminazione, a Porto, nel 2002. In seguito a tale decisione, nel corrente anno, l’OSCE ha organizzato due Conferenze: sull’anti-semitismo e sul razzismo, la xenofobia e la discriminazione.

Sua Santità Giovanni Paolo II ha espresso chiaramente "la più decisa condanna di qualunque forma di anti-semitismo e di razzismo, che sono contrari alle fondamenta stesse del Cristianesimo e sono del tutto ingiustificabili nelle culture legate ad esso" (Saluto alla Comunità Ebraica in Strasburgo, 9 Ottobre 1988).

La Santa Sede, pertanto, è lieta che anche quest’anno venga adottata una Decisione sulla Tolleranza e la Non-Discriminazione. In tale ambito, vari sono i compiti da intraprendere di concerto con gli altri membri della comunità internazionale. Occorre assicurare una formazione appropriata ed un’informazione corretta; i media, fra l’altro, hanno un ruolo speciale. Inoltre, bisogna dedicare rinnovate energie per educare alla coesistenza ed alla fiducia reciproca, ancorandole saldamente al rispetto della religione, della storia, della cultura e del valore intrinseco di ogni persona umana.

Le istituzioni della Chiesa Cattolica sono molto attive nel campo pedagogico, nel quale si sforzano di educare al rispetto per gli altri, al dialogo ed all'apertura verso tutti, con la consapevolezza che si tratta di priorità strategiche per le odierne società multi-etniche e multi-culturali. Per questo motivo la Santa Sede segue con interesse l’impegno dell’Organizzazione in campo educativo e chiede che nei Paesi dove essa ha acquisito un ruolo di coordinamento del lavoro della comunità internazionale in tale area, l’OSCE si sforzi di mantenere sempre un dialogo effettivo e costante con tutte le istanze competenti – e quindi anche con le Autorità ecclesiastiche e religiose - in modo da garantire che la legislazione ed il curriculum degli studi rispettino la specifica identità religiosa dei diversi gruppi etnici ed il diritto dei genitori di educare i propri figli. Il rispetto di tale identità e diritto, nonché del pieno esercizio della libertà religiosa, contribuiscono in modo determinante a combattere l’intolleranza ed i pregiudizi etnici e razziali.

Circa la libertà religiosa, il 10 Ottobre scorso, ricevendo un folto gruppo di membri dell’Assemblea Parlamentare dell’OSCE, il Papa Giovanni Paolo II ha sottolineato che "nel rispetto della sana laicità dello Stato, va riconosciuto il contributo positivo che i credenti offrono alla vita pubblica". Inoltre, "il rispetto di ogni espressione della libertà religiosa costituisce un metodo assai efficace per garantire sicurezza e stabilità alla Famiglia di Popoli e Nazioni del ventunesimo secolo".

Signor Presidente,

L’OSCE ha preparato per la prima volta un Piano d’Azione su: "Rom e Sinti". Per la mia Delegazione è di particolare importanza l’intento di facilitare con tale documento una maggiore integrazione di Rom e Sinti nelle società degli Stati Partecipanti, offrendo ai membri di tali comunità pari opportunità per sviluppare la ricchezza della loro cultura e delle loro tradizioni.

Infine, non posso trascurare il tema della tratta delle persone umane, che ha occupato un posto del tutto speciale nelle attività dell’Organizzazione. La Santa Sede è convinta che il Piano d’Azione ed il nuovo meccanismo per combattere questa manifestazione vergognosa di schiavitù favoriscano in modo rilevante, tra l’altro, una più stretta ed intensa cooperazione fra le Agenzie interessate nei Paesi di origine, di transito e di destinazione. La S. Sede, pertanto, si augura vivamente che il citato meccanismo possa essere adottato a Maastricht.

Concludendo, Signor Presidente, esprimo alla Presidenza olandese il vivo apprezzamento della Santa Sede per il lavoro che ha compiuto e formulo i migliori auguri alla prossima Presidenza bulgara.

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