È tempo di Avvento! È tempo di meditazione sul mistero della storia umana! La liturgia ci invita a volgere lo sguardo sul nostro Salvatore, contemplandone la sua umile nascita a Betlemme ed il suo ritorno glorioso alla fine dei tempi. Fra queste due venute di Cristo, il credente vede scorrere la storia degli uomini e delle civiltà, una trama che è intessuta dalla libertà dell'uomo e dalla Provvidenza di Dio.
"L'uomo si agita e Dio lo conduce", ci ricorda un noto proverbio del passato. Ed in realtà, il cristiano vede, con gli occhi della fede, la presenza di Dio nel lento fluire degli avvenimenti umani. Nella preghiera, poi, il credente chiede a Dio di essergli accanto e di accompagnarlo sul suo cammino. È ciò che abbiamo espresso nel Salmo responsoriale: "Fammi conoscere, o Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri. Guidami nella tua verità ed istruiscimi, perché sei tu il Dio della mia salvezza" (Sal 24).
1. La storia della Chiesa
Con gli occhi della fede, noi oggi vogliamo rivolgere lo sguardo sulla storia della Chiesa, nel suo avanzare nel corso dei secoli, volta ad attuare quella missione che Cristo le ha affidato, di annunciare, cioè, al mondo il Vangelo di salvezza e di riunire tutti gli uomini in una sola famiglia, la famiglia dei figli di Dio.
A questa Chiesa visibile Gesù ha voluto dare un fondamento di stabilità, dicendo un giorno ad un umile pescatore di Galilea: "Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa" (Mt 16, 18). Ciò che importava per la Chiesa nascente non era la personalità di Pietro, ma la potenza divina che si sarebbe manifestata in lui. Iniziava così quell'epopea meravigliosa del Pontificato Romano, che attraverso le alterne vicende dei secoli è giunta fino a noi, all'inizio del Terzo Millennio cristiano.
Le chiavi del Regno consegnate da Cristo a Pietro son già passate nelle mani di 265 Pontefici e ci testimoniano la perennità della Chiesa. Un'onda del mare succede ad un'altra e si dissolve poi la schiuma portata alla riva, ma il mare continua a dar vita alla terra: così è nella Chiesa.
2. Un Papa ligure
Fra i successori dell'Apostolo Pietro sulla Cattedra di Roma noi oggi vogliamo ricordare un figlio illustre di Savona, che ha occupato un luogo importante nella serie dei Pontefici Romani. Egli è stato chiamato sulla Cattedra di Pietro in un'epoca difficile, di fronte a potenze terrene che cercavano di condizionare la Chiesa e di limitarne la libertà.
Veramente la Liguria è stata molto generosa verso la Santa Sede, dandole ben sette Sommi Pontefici nel corso della sua storia. Nel 1200, la Liguria aveva già dato i due Papi della famiglia Fieschi: Innocenzo IV (1243-1254) ed Adriano V (1276, anche se solo per 38 giorni).
Nel 1400 poi, Sarzana aveva dato il Papa Nicolò V, Tommaso Parentucelli (1447-1455), e Genova, poi, il Papa Innocenzo VIII, Giovanni Battista Cybo (1484-1492). In tempi più recenti, sarà ancora il capoluogo ligure a dare alla Chiesa il grande Papa Benedetto XV, il Papa Giacomo della Chiesa (1914-1922).
Ma è appunto Savona che, alla fine del secolo XV ed all'inizio del XVI, offrì alla Chiesa due suoi figli illustri: sono i due Papi della famiglia della Rovere, Francesco della Rovere, che assunse il nome di Sisto IV (1471-1484), e poi Giulio II, Giuliano della Rovere, originario di Albisola (1503-1513), il Papa che oggi noi vogliamo commemorare, nella ricorrenza della sua incoronazione sulla Cattedra di Pietro, esattamente il 26 novembre del 1503.
Da parte mia, sono venuto volentieri fra voi in questa circostanza, per gioire con voi per la vitalità delle vostre comunità cristiane, che hanno dato un così grande contributo alla Chiesa di Cristo, e per chiedere al Signore che continui a benedire questa terra, suscitando ancor oggi in essa delle anime generose, disposte a lavorare per la diffusione del Regno di Dio nel mondo di oggi.
3. Un Papa magnanimo
Per me poi, vivendo in Vaticano, la figura di Giulio II è divenuta familiare. In molti luoghi mi è dato di imbattermi nello stemma dei della Rovere, e non termino mai di ammirare la magnanimità e la genialità di questo figlio della vostra terra. Qualcuno ha scritto che, giungendo al Pontificato, egli volle assumere il nome di Giulio, per la grande ammirazione che nutriva verso l'Imperatore Giulio Cesare. Qualsiasi sia il fondamento di tale interpretazione, è certo che egli amava pensare in grande e voleva che la Chiesa di Roma risplendesse di fronte al mondo, anche per la sua bellezza esteriore.
Come si fa, in realtà, a non pensare a lui, contemplando la grandiosità dell'attuale Basilica di San Pietro, da lui voluta, affidandone la costruzione nel 1505 al genio del Bramante? Come si fa a dimenticare l'istituzione nel 1506 della Guardia Svizzera, con la sua caratteristica divisa che ancor oggi ammiriamo? In onore del Papa che istituì tale Corpo, oggi sono venuti fra noi anche il Comandante ed alcuni Alabardieri. A loro vada il nostro cordiale saluto.
Certo, Giulio II fu una delle figure più tipiche del Rinascimento italiano ed i suoi dieci anni di Pontificato furono pieni di grandi iniziative, anche a difesa del territorio. Il grido "Fuori i barbari", che gli viene attribuito, forse non fu mai da lui pronunciato, ma certo corrisponde al suo impegno di difesa della penisola da intromissioni straniere. Giulio II si sentiva anche un Sovrano temporale chiamato a difendere il suo popolo. Non per nulla volle che nel suo sepolcro funebre fosse scolpito il celebre Mosè, l'immagine del grande condottiero del popolo eletto. Certo, i metodi di governo di allora oggi sono di difficile comprensione. Non per nulla dopo di lui sorsero dei Romani Pontefici che iniziarono a sottolineare maggiormente la missione spirituale del Papa.
4. La lettura della storia
Ma l'opera del Vescovo di Roma va calata nel suo tempo. Altrimenti non si riesce a comprenderla. È ciò che dissi già il 12 ottobre scorso ad Anagni, commemorando il settimo centenario della morte di Papa Bonifacio VIII.
Noi cristiani dobbiamo andare oltre il velo spesso opaco delle vicende umane, per scoprire il vero volto della Chiesa. Essa nel corso dei secoli si trovò di fronte ai "regni" di questo mondo che le erano ostili e reagì in un modo che per noi oggi è difficile da comprendere. Ma c'è da notare che la distinzione fra il piano temporale e quello spirituale è andata maturando solo poco a poco nella Chiesa e soltanto in questi ultimi secoli si è giunti ad una chiara distinzione dei ruoli.
Pur con questi limiti, Giulio II si rivelò una personalità eccezionale nel panorama geopolitico del suo tempo. Né va dimenticata la sua visione mondiale dei problemi della Chiesa. In America Latina lo si ricorda con gratitudine come il Papa che si preoccupò dell'evangelizzazione di quelle terre, scoperte pochi anni prima da Cristoforo Colombo. Basti pensare all'erezione della prima diocesi in America Latina a Santo Domingo, con una Bolla firmata da Giulio II nel 1511: è stata la prima diocesi del Nuovo Mondo.
Per la riforma interna della Chiesa, Giulio II volle poi convocare nel 1512 un Concilio Ecumenico, il Concilio Lateranense V.
Fu, quindi, pur con la visione propria del tempo, un Papa che cercò di servire la Chiesa e di sacrificarsi per essa, fino a quando, all'età di 72 anni, il Signore venne a chiamarlo a sé.
Sul letto di morte, si dice che abbia pronunciato queste parole: "Quando sarò davanti a Nostro Signore, metterò sul piatto della bilancia gli affreschi della Cappella Sistina per compensare i miei peccati". Penso però che sul piatto della bilancia, egli abbia potuto mettere molte altre iniziative apostoliche e soprattutto il suo grande amore alla Santa Chiesa di Cristo.
5. Un messaggio di speranza
Cari amici di Savona,
per rendere omaggio a questo grande suo Predecessore, il Papa Giovanni Paolo II mi ha qui inviato come Suo Legato. Da parte mia sono venuto molto volentieri, per i vincoli che mi legano a questa terra e per rendere omaggio alla vostra storia: una storia gloriosa di lavoro, di sacrificio e di solidarietà, tanto nel campo civile quanto in quello ecclesiale.
A tutti voi, porgo l'augurio di progredire in questo solco fecondo di bene. In particolare, presento al venerato Pastore di questa Diocesi, S.E. Mons. Domenico Calcagno, come ai sacerdoti suoi collaboratori, i miei voti di fecondo apostolato, di modo che la Chiesa che è in Savona sia sempre un faro luminoso di vita cristiana e di ardore apostolico, anche per le generazioni future.
6. Un inno d'amore
A tutti, infine, lascio come ricordo l'invito ad amare sempre più la Chiesa di Cristo, una, santa, cattolica ed apostolica. E questo il frutto più bello che ci può provenire dalla commemorazione di cui un Papa, quale fu Giulio II. Cosa sarebbe la nostra Chiesa se tanti martiri e santi non l'avessero santificata, se tanti Pastori non l'avessero difesa, se tanti teologi non ne avessero esplicitato la dottrina, se tanti missionari non avessero diffuso il Vangelo di Cristo nel mondo intero?
Il Salmista guardava verso Sion ed esclamava: "Gloriosa dicta sunt de te, civitas Dei!" (Sal 86 [87], 3). Cose gloriose sono state dette di te, o città di Dio!
Così possiamo esclamare anche noi oggi, pensando alla Santa Chiesa di Cristo. È una Chiesa che oggi non vuole ripiegarsi su se stessa, ma vuole guardare al mondo, in modo accogliente e sereno. A questa Chiesa vada tutto il nostro amore. Amen.