Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People People on the Move - N° 83, September 2000
Quei figli venuti da lontano per vedere il Santo Padre[*]Gianfranco GRIECO Migranti, rifugiati, studenti esteri; marittimi, aeronaviganti, nomadi, pellegrini, turisti, fieranti e circensi: ecco il popolo della mobilità umana che in Piazza San Pietro celebrava il Giubileo. Volti europei, volti asiatici, volti africani, volti americani. Il futuro multiculturale e multietnico del mondo era raccolto davanti all'altare. Oltre cinquantamila giunti da tutti i Continenti. Il Giubileo dei Migranti e degli Itineranti raggiungeva con questa solenne Concelebrazione Eucaristica la meta. Sotto un sole cocente un popolo variopinto dai mille volti e dai mille colori. Bandierine celesti con la scritta: «Dal mare la pace»; stendardi, foulard, cappelli con il logo del Giubileo. Tanti anche gli ammalati ai piedi del sagrato. Con Giovanni Paolo II concelebravano il Card. Roger Etchegaray, Presidente del Comitato del Grande Giubileo dell'Anno 2000; il Card. Giovanni Cheli, Presidente emerito del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti; Mons. Stephen Fumio Hamao, Arcivescovo-Vescovo emerito di Yokohama, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti; Mons. Francesco Gioia, Arcivescovo emerito di Camerino-San Severino Marche, Segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti; l'Arcivescovo Crescenzio Sepe, Segretario del Comitato per il Grande Giubileo per l'Anno 2000; l'Arcivescovo Emilio Carlos Berlie Belaunzarán, Arcivescovo di Yucatán; Mons. Alfredo Maria Garsia, Vescovo di Caltanissetta, Promotore Episcopale della Conferenza episcopale Italiana per la Pastorale dei Migranti; Mons. Salvatore Boccaccio, Vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino, Promotore Episcopale della CEI per la Pastorale del Turismo; Mons. Ramon C. Argüelles, Ordinario Militare per le Filippine. Concelebravano altri ventitrè tra Arcivescovi e Vescovi, tra i quali Ternyák, Gherghel, Schettino, Calderón Polo, Boncristiani, Matarrese, Strofaldi, e ottocento presbiteri che si occupano nel mondo della pastorale dei migranti e degli itineranti, tra i quali gli Officiali del Dicastero vaticano. In posti riservati erano l'Arcivescovo Oscar Rizzato, Elemosiniere di Sua Santità; i Vescovi James Michael Harvey, Prefetto della Casa Pontificia, e Stanislaw Dziwisz, Prefetto Aggiunto. Sono lieto di accogliervi in questa Piazza «Sono lieto di accogliervi in questa Piazza diceva Giovanni Paolo II nell'introdurre la celebrazione e l'atto penitenziale tra le braccia del colonnato berniniano nella certezza della presenza in mezzo a noi del Signore, unico Salvatore del mondo, lo stesso ieri, oggi e sempre. Lungo l'incessante cammino della vita e il penitente pellegrinaggio del Giubileo sostiamo oggi per ascoltare la Parola di Dio e per assiderci alla mensa dell'unico Pane. Convertiamo il nostro cuore e la nostra mente perché coloro che sono esuli, profughi, emarginati, e quanti soffrono nel corpo e nello spirito possano essere confortati dai nostri gesti di amore, di condivisione e di solidarietà». Seguiva, dopo il canto in gregoriano del «Kyrie», del «Gloria» e dell'«Orazione colletta» la proclamazione della Parola di Dio. In inglese Pia Elisa Abucay, leggeva un brano dell'Autore della Lettera agli Ebrei 13, 1-3. 14-16: «Non dimenticare l'ospitalità». Andrea Palombi, cantava il Salmo responsoriale 106. «Sei tu, Signore, il nostro rifugio». In lingua italiana, il Diacono Francesco Scaramuzza, cantava la pagina evangelica di Matteo 25, 31-46: «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare». Alla preghiera universale Sara Forero in lingua spagnola pregava per la Chiesa pellegrina nel mondo, perché, «sotto la grida saggia del Santo Padre Giovanni Paolo II, si renda sempre più consapevole dell'universalità della sua missione, la cui unica via è l'uomo di ogni popolo, razza, cultura ed etnia, e nella sua materna sollecitudine non si stanchi mai di rafforzarlo nella fede, nella speranza e nella carità». Costantino Olbes in lingua filippina pregava «per tutti coloro che hanno lasciato la loro patria, spinti da condizioni socio-politiche avverse o per motivi di studio e di lavoro, affinché nei paesi di arrivo trovino accoglienza fraterna, che permetta loro di condividere la propria cultura e la propria fede». Per i rifugiati, gli esuli e per quanti non hanno una patria o sono stati costretti ad abbandonare le loro dimore abituali, pregava in lingua swahili Kyanga Mulungu, «affinché sperimentino sempre la sollecitudine, il sostegno e l'accoglienza della comunità cristiana come pure la solidarietà della comunità delle nazioni». In lingua rom, Bruno Morelli pregava per gli Zingari, i Circensi e i Fieranti, perché «molti valori positivi della loro vita itinerante possano essere adeguatamente rivalutati nei nuovi programmi pastorali della Chiesa e la società civile si sforzi di creare strutture che garantiscano la loro piena partecipazione alla vita culturale, politica e sociale». In inglese Karen Lai pregava per i marittimi e i lavoratori dell'Aviazione Civile, «affinché il Signore, Creatore dei mari e dei cieli, li protegga con le loro famiglie e dia loro la forza necessaria per testimoniare la fede con coraggio attraverso opere di solidarietà, giustizia e pace». In lingua francese Giuseppe Senigallia elevava la sua intenzione per «tutti i turisti e i pellegrini, affinché dopo aver gustato la bellezza del creato e dell'arte ed essersi ritemprati nei luoghi di spiritualità, possano incontrare Dio, Bellezza infinita, davanti al quale lo stupore si fa ammirazione, preghiera e indicibile gioia». Sandra Bayer in portoghese pregava per «tutti noi qui presenti, che percorriamo i diversi cammini dell'umanità pellegrina sulla terra, affinché trasformati dall'esperienza di fede vissuta in questo Giubileo, possiamo tornare alla vita quotidiana riconciliati, confortati e rinnovati». Quel dono della «Barca di Pietro» portato dalla Terra Santa Tra i doni offerti al Papa un piccolo quadro della Vergine di Guadalupe, una trombetta, una ruota gigante in piccolo formato del luna park, la bandiera dell'«Apostolatus maris»; un pane spezzato con le bandiere di luoghi toccati dai pellegrini partiti dalla Terra Santa, una statua della Vergine. Dei 119 milioni di cui il 44% nei Paesi industrializzati e il 56% in quelli in via di sviluppo erano presenti in 25.000. I gruppi più consistenti erano giunti dalle Filippine e dall'Italia. I primi erano circa 15.000, di cui la maggior parte era costituita da immigrati che operano in numerose città italiane e soprattutto a Roma. Erano presenti anche folte rappresentanze giunte da molti altri Paesi dei cinque Continenti in cui i migranti filippini sono disseminati. Accompagnati da alcuni Vescovi e da sacerdoti, 800 Filippini erano giunti direttamente dal loro Paese. Gli italiani erano circa 4.000 provenienti prevalentemente dai paesi Europei: dalla Svizzera, dalla Germania, dalla Francia e dal Belgio dove si sono diretti negli anni del secondo dopo guerra. Rappresentanze significative sono giunte da oltre oceano, in particolare dagli Stati Uniti e dal Canada. Erano presenti anche molti altri gruppi di migranti: 100 Brasiliani; 100 Capoverdiani; 200 Congolesi; 100 Coreani; 500 Etiopi; 100 Indiani; 1000 sono giunti dai Paesi dell'America Latina; 300 dalla Nigeria; 500 dalla Romania; 2000 dallo Sri Lanka; 400 dall'Ucraina; 500 dai diversi Paesi dell'Africa. Altra categoria rappresentata, ma in maniera modesta, quella dei rifugiati che nel mondo sono oltre 22 milioni. Nei giorni scorsi si è svolto un incontro impostato sulla condizione del rifugiato e sulla ricerca degli elementi comuni con cui intendere e praticare la riconciliazione. L'incontro si concludeva con la consegna ai presenti della carta giubilare dei diritti del rifugiato. Altra categoria rappresentata, quella degli studenti esteri. Nel mondo sono 1.600.000, di cui la metà negli USA (28%); in Gran Bretagna (12%) e in Germania (10%). In Italia sono circa 7.000, provenienti dal Continente africano o dai Paesi dell'est Europa. A Piazza S. Pietro erano presenti in 400, provenienti quasi tutti dalle università italiane. Fra le altre componenti che rientrano nel fenomeno della mobilità umana è la gente del mare, oggi si contano 2 milioni di marittimi e di pescatori di alto bordo e 30 milioni di pescatori costieri. Ad essi vanno aggiunte le migliaia di persone che lavorano sulle piattaforme petrolifere o sono impegnate nell'industria delle crociere. La loro rappresentanza a Roma era costituita da un gruppo di 1000 persone. Il Comitato Maris Populus a Portus per il Giubileo del Mare, con il Patrocinio dell'Apostolatus Maris d'Italia ha impostato così il viaggio di avvicinamento a Roma. La nave del loro pellegrinaggio giubilare è salpata dalla Terra Santa, portandosi a bordo una barca in legno costruita sul modello di quella di Gesù e degli Apostoli, pescatori nel Mare di Galilea, di cui un esemplare fu ritrovato recentemente in fondo allo stesso lago. La rotta seguita è quella di san Paolo nel suo viaggio verso Roma, con sosta in tutti i porti in cui fece scalo l'Apostolo delle Genti. La nave con i pellegrini giunta nel porto di Fiumicino nel pomeriggio del 31 maggio, è stata accolta dalle autorità civili e religiose. Il giorno successivo un gommone, con a bordo la barca e una rappresentanza dei partecipanti, ha risalito il Tevere fino all'altezza di Ponte Marconi. Qui si è formato un corteo che si è avviato verso la Porta Santa della Basilica di San Paolo Fuori le Mura, dove i partecipanti hanno assistito alla catechesi di preparazione al Giubileo. La barca è stata data in dono al Papa durante la processione delle offerte. Significativa anche la presenza degli zingari. Erano circa 700 in rappresentanza dei 17 milioni in cui le diverse etnie sono suddivisi. Il gruppo più consistente composto (circa 400) veniva dall'Italia, oltre che dalla Germania, dalla Francia, dalla Spagna, dal Belgio, dal Portogallo e dai Paesi Bassi; alcuni venivano anche dagli Stati Uniti dove gli zingari sono un milione. Le rappresentanze più forti sono giunte dai Paesi dell'Est. La presenza dei «figli del vento» dava alla solenne Concelebrazione di Piazza San Pietro un tono del tutto particolare. Erano in 500 anche i dispensatori di gioia, la gente del circo, e delle fiere e dello spettacolo viaggiante. Altro gruppo significativo era il complesso bandistico di 1.000 elementi, formatosi, per l'occasione, dalla confluenza di diverse bande musicali. Hanno fatto brillare i loro ottoni e sentire le loro musiche il primo giugno a sera sfilando in corteo da Castel Sant'Angelo a Piazza S. Pietro dove si sono esibiti sotto le finestre del Papa, eseguendo l'Inno alla gioia di Beethoven Una multiforme e variopinta presenza Quello del trasporto aereo, il settore che ha registrato un ritmo di sviluppo tra i più impressionanti, in questi anni il numero delle persone che ogni anno si muovono lungo le rotte del cielo ha superato il miliardo e mezzo era anche ben rappresentato in Piazza San Pietro. 150 sono gli aeroporti dotati di cappella, in genere pluriconfessionale o ecumenica. I cappellani impiegati nell'assistenza religiosa in questi luoghi sono 130. 700 le persone giunte a Roma per il Giubileo. Da Fiumicino sono giunte 150 persone; 50 da Hong Kong; 50 da Milano; 20 da Parigi: 80 da Varsavia, altre più ristrette, da Manila, dal Canada e dagli Usa. Il mondo nel quale la mobilità umana ha assunto proporzioni più vistose è indubbiamente quello del turismo e dei pellegrinaggi, detto anche, in termini più espressivi, dei pellegrini della bellezza e della fede. Nel 1999 si sono registrati 656 milioni di turisti internazionali con un incremento del 3, 2% rispetto all'anno precedente. L'interesse del settore alla celebrazione dell'evento giubilare è stato evidenziato con tre segni significativi: la partecipazione della rappresentanza di tutte le categorie che, nelle sue diverse articolazioni, sono coinvolte al vasto fenomeno del turismo; la concessione, da parte di alcuni importanti uffici, di un permesso premio ai propri dipendenti che desiderano partecipare ai vari momenti del Giubileo; la raccolta di una somma da mettere a disposizione del Santo Padre per i poveri del mondo. Al coro della Cappella Sistina diretta dal Maestro Giuseppe Liberto, si associavano i cori filippini, coreani e ecuadoregni. Altri due cori erano composti da giovani e giovanissime dell'«Eau Vive» e dello Sri Lanka. Al termine della solenne concelebrazione Giovanni Paolo II salutava i rappresentanti di alcuni gruppi presentati dall'Arcivescovo giapponese Hamao. Subito dopo il Papa saliva sulla autovettura per salutare i pellegrini giunti da tutti i Continenti.
Nota:
[*]Cfr. L'Osservatore Romano, 2-3 giugno 2000
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