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 Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People

People on the Move - N° 81, December 1999

Primo Incontro Nazionale 
dei Cappellani Aeroportuali*

S. E. Mons.Stephen Fumio Hamao
Presidente del Pontificio Consiglio

1. Sono lieto di partecipare al primo incontro nazionale dei cappellani d’aeroporto e ringrazio Mons. Costantino Stefanetti per il suo gentile invito. Già da vari anni esistono legami di fruttuosa collaborazione fra voi cappellani e il nostro Pontificio Consiglio. La Pastorale negli Aeroporti è uno dei sette settori affidato alla nostra cura, e noi abbiamo sempre sostenuto ogni iniziativa a vari livelli che potesse essere a vantaggio del settore. La creazione di questa struttura nazionale sta a sottolineare la crescente importanza che il ministero aeroportuale va acquisendo in Italia, come nel resto del mondo. Il nostro Dicastero sostiene pienamente questo sviluppo. Esprimo viva speranza per una collaborazione favorevole anche con il nostro nuovo responsabile, il Rev. Johan Van der Meulen mentre colgo l’occasione per ringraziare Mons. Anthony Chirayath che ha portato avanti brillantemente questo settore per più di venti anni.

2. Ultimamente si sono svolti qui a Roma due incontri a livello mondiale i cui messaggi contengono elementi considerevoli per la pastorale aeroportuale. Il primo è stato il Sinodo dei Vescovi Europei durante quasi tutto il mese di ottobre e il secondo l’Incontro Interreligioso tenutosi dal 24 al 29 dello stesso mese.

I Padri sinodali hanno elencato fra i fenomeni e le ragioni che aprono alla speranza: “La crescente apertura dei popoli, ... la riconciliazione tra le nazioni ..., l’allargamento progressivo del processo unitario ai Paesi dell’Est europeo ... (e lo sviluppo di) collaborazioni e scambi di ogni ordine ... così che, a poco a poco, si crea una cultura, anzi una coscienza europea.” “Registriamo”, continuano i vescovi, “come positivo il fatto che tutto questo processo si svolga secondo metodi democratici, in modo pacifico e in uno spirito di libertà, che rispetta e valorizza le legittime diversità, suscitando e sostenendo il processo di unificazione dell’Europa.” Questi sviluppi verso l’unificazione contribuiranno senz’altro alla crescita del traffico aereo.

Sulla scia del Primo Incontro Interreligioso tenutosi ad Assisi 13 anni fa, i rappresentanti delle varie religioni hanno approfondito il loro dialogo, rilevando l’importanza della religione nella costruzione della pace e nell’educazione alla pace. Il rispetto vicendevole è il punto di partenza per ogni passo successivo. La felicità di tutto l’uomo è lo scopo comune a tutte le religioni. Poiché gli aeroporti sono dei crocevia mondiali dove s’incontrano uomini di ogni razza, nazione, lingua e religione, la cappellania può contribuire al fiorire della comunione mondiale.

Una particolarità propria di questa pastorale è che essa invita le persone a soffermarsi un attimo in un mondo ove la corsa frenetica della gente raggiunge il suo culmine. Nell’ambiente frenetico dell’aeroporto, la cappella vuole essere una oasi di riposo che invita alla preghiera, all’incontro col Dio della vita. Difficilmente si possono costruire legami durevoli con la maggior parte dei destinatari, cioè con i passeggeri. Questa è un’altra particolarità di questa pastorale. Di conseguenza la vostra proposta pastorale dovrà essere breve, chiara e trasparente, affinché la gente la possa percepire immediatamente, meravigliarsi della vostra presenza in questo luogo ed accogliere l’invito a sostare un attimo.

3. La pastorale aeroportuale ha il compito di testimoniare con gioia il “Vangelo della Speranza” - come dice il Sinodo - in questi crocevia mondiali che sono gli aeroporti. È un compito che è comune a tutta la Chiesa. Le difficoltà che si oppongono a questa testimonianza non provengono solo dalla particolarità della situazione. Nella sua lettera apostolica, Tertio Millennio Adveniente, il Santo Padre indica come ‘dei mali del nostro tempo ... l’indifferenza religiosa, che porta molti uomini di oggi a vivere come se Dio non ci fosse o ad accontentarsi di una religiosità vaga ... A ciò sono da collegare anche la diffusa perdita del senso trascendente dell’esistenza umana e lo smarrimento in campo etico, persino nei valori fondamentali ...’ (TMA 36). Molti vivono nel vuoto e cercano concitatamente qualcosa per colmarlo. La fretta e lo stress a cui si assiste negli aeroporti può facilmente essere un simbolo di questo modo di vivere. Non è un popolo in cammino, ma piuttosto un popolo in fuga, in fuga da se stesso.

Oggi non si ritiene che sia moderno testimoniare apertamente la propria fede. Nel nostro mondo pluralistico i luoghi pubblici devono essere neutrali dal punto di vista religioso. Una cappella, con un qualsiasi segno di fede, è percepita come una violazione di questa neutralità. Invece di parlare delle sue convinzioni profonde e di lasciare ad ognuno la libertà di parlarne, la nostra società ha scelto il silenzio pubblico nell’ambito religioso.

Queste a cui ho accennato sono solo alcune delle difficoltà, voi ne potrete certamente aggiungere centinaia di altre che sperimentate nella vostra vita quotidiana negli aeroporti.

4. Fortunatamente ci sono anche segni di speranza. Quasi tutto il messaggio dei Padri Sinodali ne parla. Vorrei elencarne alcuni che, secondo me, ben si adattano alla pastorale aeroportuale. Un segno di speranza è “il crescente concentrarsi della Chiesa sulla sua missione spirituale”, eliminando tutto il superfluo aggiuntosi lungo i secoli. Il messaggio salvifico diventa così più limpido. C’è speranza nella “presenza e nella diffusione di nuovi movimenti e comunità, attraverso i quali lo Spirito suscita una vita cristiana maggiormente contrassegnata dal radicalismo evangelico e dallo slancio missionario”. Positiva è “l’accresciuta presa di coscienza della corresponsabilità propria di tutti i cristiani, nella varietà e complementarietà dei doni e dei compiti”, come anche “la crescente presenza e azione della donna nelle strutture e negli ambiti di vita della comunità cristiana”. “Con vivo senso di gratitudine al Signore”, i vescovi riconoscono “come “segno di speranza” i passi che, pur in mezzo a difficoltà, ha fatto il cammino ecumenico”. Alla fine del mese di ottobre è stata firmata una “Comune Dichiarazione sulla Giustificazione” dai rappresentanti della nostra Chiesa e dalla Federazione Mondiale Luterana. Anche l’Incontro Interreligioso è un grande segno di speranza per un mondo sempre più aperto alla pace ed alla giustizia.

A questi segni di speranza e a tutti gli altri che voi incontrate, potete legare la vostra testimonianza di Cristo, unico Salvatore del mondo, ieri, oggi e sempre. Sarà una proposta breve, chiara e concentrata sull’essenziale; sarà una proposta nuda senza nessuna prepotenza; sarà una proposta che potrà arrivare al cuore dell’uomo alla ricerca del senso della vita. Tutti coloro che passano nei vostri aeroporti potranno chiedersi: “Come mai ciascuno di noi li ode parlare nella propria lingua nativa? ... e li udiamo esprimere nelle nostre lingue le grandi opere di Dio” (Atti, 2)

5. Non mi faccio illusioni, elaborare una tale proposta pastorale non è semplice, è il risultato di un arduo impegno degli uomini e delle donne che vi aiutano nelle vostre cappellanie. Prima di tutto è il risultato del lavoro dello Spirito Santo in tutti noi. Voi conoscete senz’altro queste parole di Gesù: Dai frutti si conosce l’albero; nessun albero maligno porterà frutti buoni ... . Voi le avete applicate alla vostra vita. Come cappellani, come sacerdoti sentite certamente il bisogno di essere uomini di preghiera. La vostra autenticità si rispecchia nel vostro lavoro pastorale. Questo è il fondamento; è la terra buona dove i chicchi di grano danno molto frutto.

La pastorale aeroportuale non può essere progettata da soli. Come ho capito dai rapporti, tutti voi vi siete circondati di collaboratori, di volontari che vi aiutano secondo le loro possibilità. Questa è la corresponsabilità concreta alla quale hanno fatto riferimento i Padri Sinodali. Ed è questa corresponsabilità che si deve sviluppare.

Come cappellani rimanete comunque solitari. Il vostro collega più vicino abita a diversi chilometri di distanza e, quindi, non potete facilmente scambiare con lui esperienze, domande, dubbi e gioie. Per questo, è estremamente opportuno che partecipiate a riunioni a livello nazionale, europeo e mondiale, ove potete incontrare anche i responsabili nazionali i quali, ascoltando le vostre gioie e preoccupazioni, si potranno fare portavoce delle vostre speranze ed angosce presso i singoli vescovi e la Conferenza Episcopale.

Negli atti dei vostri ultimi Seminari (Varsavia, Sacrofano e Budapest) ho potuto leggere delle vostre iniziative per preparare il Giubileo. Vi siete chiaramente accorti che gli Aeroporti italiani saranno per molti fedeli il primo contatto con la destinazione del loro pellegrinaggio. Essi dovranno sentirsi accolti con le braccia aperte. Anche per molti non-credenti la cappella aeroportuale potrà costituire un’opportunità unica di sentire un po’ della nostra gioia. I colleghi cristiani condividono con voi la stessa letizia e i rappresentanti di altre religioni che collaborano con voi devono conoscere la ragione della festa. Il Giubileo è una occasione ideale per mostrarsi come una cappellania cattolica aperta a tutti, nel rispetto di tutti, con un messaggio chiaro: Cristo Risorto “è la luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9).

Note:
[*] Roma, Fiumicino, 17-18 novembre 1999.

 

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