Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People People on the MoveN° 110 (Suppl.), August 2009
La situazione socio-politica della gioventù rom e sinta1, con particolare attenzione allEuropa, e prospettive per il futuro
Dr. Eva RIZZIN Osservazione Federazione Rom e Sinti Insieme Italia Ringrazio il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti per avermi invitata a questo importante congresso. Sono consapevole che l'interesse di questa conferenza è rivolto ai giovani Rom e Sinti in Europa, ma non posso iniziare questo intervento senza esprimere la mia profonda preoccupazione ed indignazione per le gravi violazioni dei diritti fondamentali che hanno colpito pesantemente i rom e i sinti in Italia. Questo non solo perché io stessa appartengo alla nuova generazione dei sinti italiani, ma anche perché sono convinta che le dinamiche generali non si possono capire senza coglierne le radici particolari, la situazione socio-politica europea non è solo la somma di tanti casi identici, ma la connessione e l'interfaccia di fenomeni determinati, radicati nei singoli paesi. Il caso Italia Da dicembre 2006 nel mio Paese si è aperta una caccia ai rom e ai sinti che ha sì radici profonde ma che mai si era manifestata in maniera così brutale: mi riferisco agli sgomberi continui senza soluzione alternativa, ai numerosi episodi di violenza gratuita come a Ponticelli (Napoli), caratterizzati da incendi, assalti con spranghe e bombe molotov; e ancora mi riferisco alle ronde (specie di squadre popolari di controllo per la cosiddetta sicurezza del territorio) ed alle schedature etniche di cittadini italiani di etnia rom come è accaduto a Milano ed in seguito in altre località. Gli episodi cui mi riferisco sinteticamente (nei siti internet indicati si possono trovare più ampi dati) presentano almeno due aspetti: da una parte il montare della xenofobia come campagna di opinione che a tratti purtroppo significativi diventa anche violenza fisica, ma dallaltra parte il fenomeno altrettanto allarmante dellassuefazione generale a questa situazione. La violenza, listigazione allodio razziale, e altre infinite forme di abuso contro i rom e i sinti oggi in Italia sono infatti generalmente non censurate e accettate. Questo è evidente in due gravi episodi. Nellestate del 2007, a Livorno, quattro piccoli bambini rom provenienti dalla Romania, Eva, Danchiu, Dengi, Lenuca persero la vita in un tragico rogo - questi bambini vivevano sotto un ponte in condizioni disumane. Tragedie di questo tipo dimostrano in primo luogo l'emarginazione sociale e lisolamento nel quale molte comunità rom e sinte sono costrette a vivere, spesso costrette a passare di sgombero in sgombero. Recentemente a Napoli il 20 luglio scorso due bambine rom, Violetta e Cristina Ebrehmovich, di dodici e undici anni, sono morte annegate. Mentre i corpi senza vita delle bambine erano ancora sulla sabbia, c' era chi continuava a far colazione e a prendere il sole a pochi metri dai corpi delle bambine, tutto ciò avveniva nella completa e totale indifferenza dei bagnanti. Il riferimento a due episodi così gravi, che hanno comportato la morte di bambini, serve per mostrare lampiezza del fenomeno: ma si dovrebbe a proposito anche ricordare la triste indifferenza, a volte lindispettita approvazione, con cui vengono accolti i vari provvedimenti del pacchetto sicurezza, dalla proposta di schedature etniche (di cui più avanti meglio dirò), alle iniziative di sindaci sceriffi contro lelemosina e i bivacchi. Come possiamo parlare di prospettive per il futuro dei giovani rom e sinti se partiamo da questi presupposti? In Italia ormai la discriminazione e il pregiudizio nei confronti dei rom e dei sinti sono considerati fenomeni normali, condivisi, accettati, che non fanno scandalo. Si tratta di discriminazioni di natura collettiva che tendono ad emarginare sistematicamente un gruppo di persone in quanto tale perché contrassegnato dalla comune origine etnica. Rom fa rima con discriminazione e, per quanto questa affermazione possa avere il sapore della parzialità, è invece lunica, essenziale, indiscutibile asserzione che si può pronunciare sulla condizione di molti giovani rom e sinti in Europa. È necessario pertanto riflettere sulla diffusa discriminazione razziale esistente, perché solo combattendo lantiziganismo si può sperare di migliorare la situazione, purtroppo gli innumerevoli stereotipi esistenti impediscono di creare politiche efficaci. Emergenza? In Italia esiste una questione rom/sinta irrisolta da troppi decenni e le cause sono da attribuire a scelte politiche differenziate di esclusione e di segregazione Il 30 maggio 2008 sono state emanate ben tre ordinanze[2] del Presidente del Consiglio dei Ministri con i quali è stato dichiarato lo stato demergenza in tre regioni italiane, con nomina dei Commissari Straordinari, per «fronteggiare lo stato di emergenza» in relazione agli insediamenti di comunità nomadi . Parlare di emergenza però è alquanto improprio visto che la condizione di degrado e abbandono di molti rom e sinti in Italia è strutturale da decenni, tanto da essere stata oggetto di condanna da vari organismi internazionali e comunitari, tra i quali il Parlamento Europeo[3], il Consiglio dEuropa[4] e il Comitato Onu contro la discriminazione razziale CERD[5] A seguito di queste ordinanze a Napoli, numerosi rom (anche minori superiori alletà di 14 anni) privi di documenti sono stati schedati attraverso il rilievo delle impronte digitali e lindicazione della religione e delletnia. Ho qui con me una copia del documento, è del 25 giugno 2008, vi è lintestazione ufficiale con lindicazione del Commissario Delegato per lemergenza insediamenti comunità nomadi nella Regione Campania (vedi allegato). Cè proprio tutto, la foto, le impronte digitali, il numero di passaporto, i dati anagrafici e due caselle con lindicazione delletnia e del credo religioso. Viene da chiedersi come sia possibile che nellItalia e nellEuropa del 21° secolo si siano potute identificare delle persone sulla base delletnia e della religione. Lesempio di Napoli e della relativa schedatura è stata una scelta totalmente ingiustificata e profondamente discriminante, poiché viola ogni normativa internazionale sui diritti umani ed è incompatibile con le direttive UE sulla parità di trattamento. Il 17 luglio per far fronte alle polemiche suscitate per le impronte digitali e per assicurare l'uniformità dei comportamenti e il rispetto delle norme nazionali ed internazionali che regolano la tutela della privacy, sono state diffuse le Linee guida del Ministero dell'Interno[6], per l'attuazione delle ordinanze del Presidente del Consiglio dei Ministri del 30 maggio 2008, dove si forniscono ai Commissari delegati indicazioni per procedere al censimento degli insediamenti, delle persone e dei nuclei familiari, nonché all'identificazione delle persone che non siano in grado di dimostrare la loro identità. Quanto riferito non è affatto una digressione: ritengo infatti che il sentimento anti-rom, e i numerosi pregiudizi razziali che stanno investendo massicciamente il mio paese rappresentino una gravissima minaccia non solo per i rom e i sinti, ma anche per i valori europei e internazionali della democrazia, dei diritti dell'uomo e dello stato di diritto e pertanto per la sicurezza di tutti in Europa. La rappresentazione sociale: memoria storica, stereotipi e legislazione europea Vi sono alcuni caratteri fondamentali da tener presente qualora si parli della rappresentazione sociale dei rom e dei sinti, poiché questi caratteri sono strettamente legati alle scelte politiche e legislative a loro destinate. Innanzitutto penso che sia importante partire dallanalisi del grado di accettazione che la società maggioritaria nutre nei confronti dei rom e dei sinti, minoranze che, ricordo, abitano in Europa da circa otto secoli. Bisognerebbe costantemente tener presente la nostra travagliata storia non suoni questo superfluo o retorico, in quanto la rimozione della memoria e il revisionismo sono spesso il primo passo verso nuove catastrofi. Una storia che è stata generata ed accompagnata dal sistema di azioni politiche e legislative, il cui approccio il più delle volte ha ridotto i rom e i sinti ad uno strato sociale discriminato ed emarginato, negando loro la dignità di chiamarsi popolo (e tanto meno minoranza), arrivando fino ai tentativi della cosiddetta soluzione finale, prospettata dai regimi nazisti e fascisti. La memoria dello sterminio di più di 500.00 persone, perseguitate per motivazioni razziali, non è stata sufficiente per erigere dei tabù nei confronti degli innumerevoli stereotipi esistenti nei confronti dei rom e dei sinti. Che si tratti delle rappresentazioni sociali contenute nellimmaginario collettivo o degli atti di violenza fisica e/o psichica diretta, questa impronta drammatica perseguita i gruppi rom e sinti in diversi stati europei a tuttoggi, nonostante la normativa internazionale formulata a loro difesa. Va ricordato che neppure gli episodi più tristi hanno saputo sradicare dallimmaginario collettivo gli stereotipi che a tuttoggi colpiscono sinti e rom in ogni paese europeo: anzi, come ho cercato di mostrare attraverso la cronaca italiana, sembra che lopinione pubblica ne resti, in parte indifferente, in parte morbosamente attratta, trovandovi una giustificazione volta per volta, il degrado, lincapacità, la pigrizia, ecc per alimentare ogni sorta di pregiudizio. Sono passati ormai otto anni da quando l'Unione Europea ha adottato una legislazione che vieta ogni discriminazione diretta o indiretta basata sulla razza o l'origine etnica, la religione o le convinzioni, l'handicap, l'età o l'orientamento sessuale. È di fondamentale importanza il recepimento completo della Direttiva n. 2000/43/CE e la reale possibilità di contrastare tutte le forme di discriminazioni etniche/razziali, dirette ed indirette, che colpiscono attualmente le minoranze sinte e rom. Le istituzioni europee ed i politici dovrebbero continuare a lavorare su più fronti, diversi ma connessi: applicare la legislazione esistente, rafforzandola dove necessario, e promuovere una forte cultura antidiscriminatoria, sia a livello europeo, che a livello nazionale e locale. Anche le chiese, con lampiezza delle loro istituzioni educative, ritengo possano fare molto per mantenere la memoria e combattere gli stereotipi. Nonostante gli appelli lanciati da varie organizzazioni internazionali ed europee e la Strategia per i rom, votata a larga maggioranza dal Parlamento Europeo nel gennaio 2008[7], che condanna senza eccezioni tutte le forme di razzismo e di discriminazione cui sono soggetti i rom e i sinti e sollecita la Commissione Europea a sviluppare una strategia quadro per il loro inserimento, nella maggior parte degli stati dellUnione le popolazioni rom e sinte non beneficiano di una protezione giuridica specifica. Verso una crescita della consapevolezza e della partecipazione Come giovane donna sinta avverto lesigenza di guardare al futuro e di sottolineare il cammino che resta da percorrere. So infatti che alcuni passi sono stati fatti, che la consapevolezza, la formazione scolastica e la voglia di partecipazione politica che la mia generazione sperimenta è un fatto nuovo rispetto ad alcuni decenni fa. E tuttavia proprio questa consapevolezza che si esprime in forme diverse dal passato, più pronte al confronto culturale e politico con la società maggioritaria, mi spinge ad avvertire con forza le urgenze ed a sottolineare il cammino da percorrere, più di quello percorso. Bisogna accrescere ulteriormente la consapevolezza dei rom e dei sinti circa le violazioni dei loro diritti in quanto cittadini di uno stato, attraverso la formazione di attivisti/mediatori rom e sinti. Quindi è necessario informare meglio rom e sinti della protezione giuridica esistente e dei mezzi disponibili per combattere la discriminazione. Tutto ciò potrebbe essere realizzato attraverso seminari destinati alle nostre associazioni, cioè ai diretti protagonisti, attraverso la produzione e la diffusione di materiali per le comunità rom e sinte contenenti informazioni su parità dei diritti, risorse ed esempi di buone pratiche nelle varie lingue europee oltre che in lingua ròmanes. In particolare dobbiamo chiedere che vengano inasprite le pene per chi viola le leggi contro la discriminazione, ad oggi ridicole, e che vengano implementati i poteri delle nostre associazioni sia nel contrasto dei reati che nella tutela alle vittime delle discriminazioni Garantire la partecipazione dei giovani sinti e rom Lallargamento dellUnione Europea del 2004 e più recentemente lentrata di Bulgaria e Romania nel gennaio 2007 ha spinto gli attori politici e i legislatori europei a investire maggiori attenzioni sulla questione della tutela dei diritti delle minoranze etniche rom e sinte in Europa. Negli ultimi anni i governi europei hanno fatto numerosi sforzi per adattare la propria legislazione agli standard internazionali. Nonostante tutto, però, la reale partecipazione delle minoranze rom e sinte, in particolare di giovani rom e sinti ai processi decisionali e politici risulta essere molto limitata. Manca un approccio sostanziale che sia in grado di promuovere il pieno coinvolgimento dei giovani rom e sinti come soggetti attivi allinterno della società, affinché noi giovani possiamo divenire promotori della nostra autonomia sociale e culturale. Lassenza endemica dei rom e dei sinti nelle attività delle organizzazioni internazionali che si occupano di questioni rom, nonostante qualche interessante segnale di segno contrario, è fatto grave e preoccupante. Non si può però avere una strategia europea per i rom e i sinti efficace senza che i diretti protagonisti, ossia i giovani rom e sinti, entrino nella sua definizione, nellimplementazione e nella valutazione dei risultati. Sarà difficile poter parlare di un futuro costruttivo dei rom e dei sinti se non si è in grado di promuoverne il pieno coinvolgimento nelle politiche che riguardano la loro esistenza. Ad esempio, tra le migliaia di dipendenti della Commissione UE non vi è nemmeno un rom o un sinto, e neppure vi è rappresentanza presso il Gruppo interservizi sui rom: (si tratta di un tavolo di discussione e coordinamento tra i vari servizi dellesecutivo europeo). Vi è la necessità di garantire uneffettiva partecipazione alla vita politica. In questo i partiti politici nazionali ed europei dovrebbero impegnarsi per riformare le proprie strutture interne al fine di rimuovere ogni ostacolo diretto o indiretto alla partecipazione dei rom e dei sinti e ad incorporare nella propria agenda politica e sociale programmi specifici finalizzati alla loro piena integrazione. Ma come raggiungere tale obbiettivo? Penso che questa sia la prima e la più urgente questione da risolvere. In Italia per esempio si continua ad ignorare il fallimento di gran parte dei progetti assistenziali per lo più fasulli, che non fanno emergere giovani rom e sinti, uomini e donne capaci di pensare. Mentre in altri paesi europei sono state attivate specifiche strategie per eleggere rom e sinti a tutti i livelli, dal Parlamento Europeo, al Parlamento nazionale, ai governi locali. Non è un caso che in Italia, bisognerà attendere il 2005 per lelezione a consigliere comunale di un candidato sinto (del Prc), Yuri Del Bar. In altre città come Bolzano, Roma e Milano la candidatura di una ròmni e di un sinto sono falliti sotto i colpi di una propaganda razzista. Penso che sia importante investire sui giovani rom e sinti, poiché essi sono la speranza per un futuro diverso. È necessario che noi stessi diveniamo portatori di un rinnovamento indispensabile per uscire dalla sofferenza, dallincertezza, dalla crisi di identità, dalla situazione conflittuale di dover condividere i valori etici tradizionali Romanès e le esigenze complesse della modernità. Questo naturalmente implica che noi giovani rom e sinti dobbiamo impegnarci al fine di garantire un futuro partecipativo competente, leale ed efficace. Per giungere a questo, listruzione sicuramente è un elemento importantissimo per tutte le giovani comunità rom e sinte, la scolarizzazione può divenire uno strumento di riscatto morale allinterno della società maggioritaria poiché consente una miglior auto rappresentazione e una maggior emancipazione, ma da sola non basta. Oltre alla questione della partecipazione e dellistruzione, esistono innumerevoli ostacoli da superare per determinare uninterazione sociale dei rom e sinti: il mancato riconoscimento di minoranza linguistica, nazionale o etnica, il mancato rispetto di molti governi europei delle norme e dei principi nazionali e internazionali, la mancata applicazione delle risoluzioni e raccomandazioni dei vari organismi europei, lassenza di una politica rispettosa della diversità culturale. Laccesso allistruzione come presupposto fondamentale per la partecipazione dei giovani sinti e rom Laccesso allistruzione costituisce un presupposto fondamentale per la partecipazione di noi giovani rom e sinti alla vita politica, sociale ed economica nei nostri rispettivi paesi, poiché ci permette di porci in posizione paritaria con il resto della popolazione. La scolarizzazione è sicuramente la chiave della futura emancipazione delle nuove generazioni rom e sinte ed è risaputo che lo scarso livello di scolarizzazione di molti rom e sinti costituisce oggi in Europa il principale ostacolo nellaccesso al mondo del lavoro. Questo viene a parole affermato da tutti ed è stato anche portato come sostegno delle misure discriminatorie quali la schedatura etnica e le impronte digitali prese ai minori rom. Ma il diritto allistruzione non si garantisce solo con i proclami: è necessario dar vita a condizioni sociali e misure politiche che lo rendano accessibile. È importantissimo, invece, garantire stabilmente ed efficacemente ai nostri bambini e ai nostri giovani unistruzione non discriminatoria, cioè lo stesso diritto ad unistruzione di qualità indipendentemente dalla loro estrazione. Fondamentale è dunque sensibilizzare lopinione pubblica maggioritaria sui problemi che i bambini rom e sinti devono affrontare e sulle possibili soluzioni coinvolgendo quindi insegnanti, sindacati, autorità didattiche e gli stessi genitori. Per molti dei nostri bambini, che vivono quotidianamente tra sgomberi forzati, comportamenti discriminatori, insostenibilità dei costi e grandi distanze dell'istituto, la frequenza scolastica diventa impossibile. Spesso, inoltre, i programmi di insegnamento falliscono nelloffrire una risposta ai bisogni degli alunni rom e sinti e nel guardare positivamente al contributo che gli stessi possono portare alla vita di classe. Piuttosto che essere un luogo dove costruire relazioni positive e egualitarie tra alunni e tra alunni ed insegnanti, la scuola diventa purtroppo molto spesso un luogo dove si perpetua e rinforza lemarginazione dei rom e dei sinti. La lingua Laccesso al sistema educativo potrebbe essere facilitato, sopratutto attraverso misure che assicurino il rispetto, la tutela e la promozione della lingua ròmanes e del suo insegnamento, nonché della stessa cultura rom e sinta, elaborando progetti e borse di studio per studenti rom e sinti. In molte scuole europee si sono già registrate iniziative dirette alla promozione della cultura ròmani, anche se bisogna segnalare che spesso questi stessi progetti finiscono per veicolare immagini stereotipate e astratte della nostra cultura. Inoltre vi è spesso mancanza di continuità degli interventi, legati a finanziamenti discontinui, insufficienti ed elargiti a pioggia senza una programmazione adeguata e misure di monitoraggio. Nellelaborazione delle politiche dellistruzione, il coinvolgimento e la consultazione dei rappresentanti rom e sinti è pertanto assolutamente essenziale. Sarebbe anche di fondamentale importanza favorire una maggiore rappresentatività dei rom e dei sinti fra gli insegnanti scolastici. È indispensabile che la storia e il concetto di anti-ziganismo vengano inclusi in tutte le scuole, tenendo in particolare considerazione lesperienza del genocidio rom e sinto subito durante la seconda guerra mondiale. Mediazione Di basilare importanza, per la riuscita di questinterazione sul piano scolastico, è la presenza della figura professionale del mediatore culturale rom o sinto/a. Limpiego di mediatori culturali ha prodotto dei risultati positivi, permettendo linterazione tra gli i insegnanti e i genitori anche se, va detto, non si possono addossare a loro tutte le responsabilità: non possono certo queste figure risolvere i problemi sostanziali causati dalla situazione di marginalità sociale ed economica vissuta dai bambini rom e sinti e dalle loro famiglie. Le scelte o lindifferenza delle amministrazioni locali, che relegano o lasciano in condizioni di marginalità i gruppi rom e sinti che abitano nelle città, comportano il mantenimento di una distanza, limpossibilità di realizzazione di uno spazio sociale comune, in cui rom e non rom possano costruire relazioni sulla base del riconoscimento reciproco e dellattribuzione di significati condivisi a medesime realtà, quali potrebbe essere la scuola. Per ottenere risultati concreti però bisogna necessariamente perseguire una politica globale che deve prevedere la risposta a tutti i problemi. Il tema dell istruzione deve essere necessariamente connesso a tutti le altre questioni come casa, lavoro e sanità. Il riconoscimento dello status di minoranza Oggi ai giovani rom e sinti in Europa si dovrebbero garantire gli stessi diritti che vengono riconosciuti ad altre minoranze. I singoli stati, seppur firmatari di varie risoluzioni, convenzioni, dichiarazioni non rispettano le decisioni che le medesime disciplinano e seppur firmatari di tali documenti, non riconoscono la minoranza dei rom e sinti nei limiti della propria sfera dinfluenza giuridica e territoriale. Per esempio nellordinamento giuridico italiano non cè una specifica normativa che riconosca e tuteli le comunità rom e sinte residenti in Italia come minoranze storiche-linguistiche. Il dibattito parlamentare relativo alla legge 15 dicembre 1999 n. 482 Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche, infatti, escluse la minoranza rom e sinta tra quelle ammesse a tutela sulla base del presupposto di una mancanza di radicamento sul territorio, riservandosi di proporre e approvare una legge ad hoc che tenga conto della loro specificità. In realtà lapprovazione di tale legge avvenne dopo un dibattito travagliato tra le forze politiche ed è stata possibile solo con la cancellazione di qualsiasi riferimento alle minoranze rom e sinti, disattendendo così norme, principi ed impegni internazionali, in particolare la Carta Europea delle Lingue Regionali Minoritarie che prevede esplicitamente norme (punto C) «anche per le lingue sprovviste di territorio come l'yiddish e il ròmanes». La decisione di escludere il ròmanes fra il dettato delle lingue minoritarie è stato un atto gravissimo è sottolinea palesemente la discriminazione di una popolazione che già in quel tempo era fortemente emarginata. Nonostante limpegno assunto dal Parlamento e i diversi progetti e proposte di legge presentati od oggi non si sono ancora registrati risultati positivi, un vuoto normativo solo in parte colmato da leggi regionali emanate, a partire dal 1984, per la tutela delle minoranze rom e sinti e della loro cultura[8]. Tale necessità è stata ribadita nellambito della prima conferenza internazionale sulla situazione dei Rom, organizzata nel gennaio 2008 dal Ministero dellInterno e dal Ministero della solidarietà sociale[9], dove è stato illustrato il progetto finalizzato al riconoscimento nei confronti dei rom e dei sinti dello status di minoranza linguistica, in base a quanto già previsto dalla legge del 1999, ma anche lavvio per il riconoscimento di uno status giuridico, tramite la costituzione di una commissione interministeriale alla quale far partecipare anche le associazioni delle comunità. In Italia, un primo risultato positivo nel processo di riconoscimento si potrebbe ottenere attraverso una rapida entrata in vigore della proposta di legge n 2858[10] per lestensione delle disposizioni di tutela delle minoranze linguistiche e storiche (legge 482/99) alla minoranze rom e sinte. Il riconoscimento costituirebbe un primo passo significativo perché si tratterebbe di un intervento complessivo rivolto ad una minoranza portatrice di una storia e di una cultura complessa e viva che è parte integrante della cultura italiana e non semplicemente un intervento rivolto ad un gruppo socialmente emarginato. I vari organismi europei richiedono da tempo il riconoscimento e la tutela delle minoranze rom e sinte. Numerosi paesi in Europa hanno adottato strategie politiche di questo genere, lintegrazione va di pari passo con il riconoscimento dei diritti e doveri, molti sono gli esempi positivi nel resto dEuropa al quale potersi ispirare[11]. Prospettive per il futuro Per garantire un futuro migliore alle nuove generazioni rom e sinte accanto al riconoscimento come minoranza occorrerebbe infatti adoperarsi per risolvere i concreti problemi riscontrati nei vari settori, ad esempio quello abitativo, occupazionale, dellistruzione attraverso una strategia globale. Spesso l'assenza di una politica globale è l'inevitabile conseguenza della mancanza di una legge nazionale che riconosca uno status giuridico specifico alle popolazioni rom e sinte presenti allinterno dei confini nazionali. Inoltre, una legislazione carente rafforza i pregiudizi e gli stereotipi, i quali poi sono ulteriormente causa sia di insufficiente produzione giurica che di inadempienze nellapplicazione delle leggi esistenti. La strategia dovrebbe essere integrata, partecipata e culturale.
Finché comunque ci sarà una scarsa conoscenza della nostra realtà, della realtà rom e sinta sarà difficile poter parlare di interazione sociale. La non conoscenza, unita allimmaginario negativo e al pregiudizio verso i rom e i sinti, porta lopinione pubblica a percepire la convivenza come molto problematica. Gli stereotipi sono un ostacolo reale per la realizzazione di politiche efficaci. Per invertire la tendenza alla discriminazione è innanzitutto necessario confrontarsi attraverso meccanismi di interazione e conoscenza reciproca, creando occasioni di incontro, magari partendo proprio dai giovani. I mass media in quanto vettori dellinformazione dovrebbero essere il principale strumento per favorire il dialogo culturale e la comprensione reciproca[12]. Spesso, però si registra un comportamento generalizzato dei media che alimenta appunto stereotipi e pregiudizi. In Italia per esempio, soprattutto in periodo di campagna elettorale, i politici vengono regolarmente citati dalla stampa in seguito alle loro dichiarazioni anti-rom e a discorsi dichiaratamente pieni di incitamento all'odio e di stigmatizzazione dei rom e dei sinti Questo, per esempio, è un elemento che oggi, in Italia, si registra regolarmente perfino nel discorso pubblico governativo. Lesercizio del diritto di libertà di espressione implica speciali doveri e responsabilità, in particolare lobbligo di non propagandare idee razziste. Anche su questo tema è fondamentale è urgente aprire una discussione. Ma quali sono le possibili soluzioni e le priorità sulle quali bisogna intervenire? Provo a indicarne qualcuna:
Conclusioni La marginalizzazione dei rom e dei sinti ha attraversato i secoli, dalle violente persecuzioni di ieri alla ghettizzazione imperante di oggi, passando per lo sterminio, dimenticato, della seconda guerra mondiale. Eppure la nostra cultura riesce a rinascere sempre dalle proprie ceneri, nella sua ricerca senza fine di legittimità, crede all'avvento di una comunità consapevole dei propri diritti e di una società rispettosa delle differenze. Ad oggi penso che l'Unione Europea sia lunica speranza e lunica istituzione che abbia lintenzione di aiutarci a forzare la mano dei partiti politici per migliorare la nostra situazione. Io come tanti altri giovani rom e sinti in Europa ho scelto lattivismo nella speranza di poter dare un contributo positivo alla società, cercando di abbattere gli stereotipi esistenti attraverso la conoscenza e il dialogo. [1] Nel corso della relazione utilizzerò gli autonimi rom e sinti così come indicato dallOSCE nella decisione N. 03/03: Piano dAzione per migliorare la situazione dei rom e dei sinti nellarea OSCE, adottata a Maastricht il 2 dicembre 2003 dal Consiglio Dei Ministri. http://www.osce.org/documents/odihr/2003/11/1751_it.pdf http://www.osce.org/search/?displayMode=3&lsi=1&q=rom+e+sinti Inoltre, come è stato sottolineato anche in questa sede, molti rom e sinti europei rifiutano leteronimo zingari in quanto considerato improprio e stigmatizzante, quindi, visto che per noi il termine ha una connotazione estremamente negativa, in Italia, preferiamo di gran lunga essere definiti con gli autonimi che ci contraddistinguono. [2]http://www.interno.it/mininterno/export/sites/default/it/sezioni/servizi/legislazione /protezione_civile/0987_2008_06_03_OPCM_30_05_08.html http://www.interno.it/mininterno/export/sites/default/it/sezioni/servizi/legislazione/ protezione_civile/0986_2008_06_03_OPCM_30_05_08.html http://www.interno.it/mininterno/export/sites/default/it/sezioni/servizi/legislazione/ protezione_civile/0985_2008_06_03_OPCM_30_05_08.html [3] http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+TA+P6-TA-2007-0534+0+DOC+XML+V0//IT http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?type=TA&reference=P6-TA-2008-0361&language=IT&ring=B6-2008-0348 [5] http://www.osservazione.org/documenti/CERD-C-ITA-CO-15%20_IT.pdf http://fra.europa.eu/fra/material/pub/ROMA/Incid-Report-Italy-08_en.pdf [6] http://www.poptel.co.uk/statewatch/news/2008/jul/italy-roma-ministry-guidelines-italian.pdf [7] http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?type=TA&reference=P6-TA-2008-0035&language=IT&ring=P6-RC-2008-0050#ref_1_1ref_1_1 [8] In realtà però la regionalizzazione della legislazione della tutela delle minoranze e dellidentità etnica rom e sinta non è risultata unottima scelta. Nelle leggi regionali vi sono parecchie debolezze la prima è che si tende a sottolineare lidentità nomade dei rom e sinti, con la sola eccezione di Veneto, Toscana ed Emilia Romagna che hanno apportato modifiche ai loro ordinamenti per riconoscere la stanzialità della maggior parte dei rom e dei sinti che si riferisce ormai al 80% dellintera popolazione Romani italiana. Le 11 regioni hanno legiferato per tutelare il diritto al nomadismo e alla sosta nel territorio regionale, regolando le modalità di allestimento di aree attrezzate, i cosiddetti campi. È proprio a seguito di queste leggi negli anni 80 il modello campo nomadi diventa parte di una fase politica, diventa istituzionalizzato, se è vero che in molti contesti internazionali lHabitat dei rom e dei sinti è segnato da condizioni di degrado e di esclusione, nella situazione italiana questa condizioni fanno riferimento a leggi, regolamenti, a norme tecniche codificate. [9]http://www.interno.it/mininterno/export/sites/default/it/sezioni/sala_stampa/ notizie/minoranze/0992_2008_01_22_conferenza_rom_sinti.html http://www.interno.it/mininterno/export/sites/default/it/assets/files/15/0970_conferenza_immigrazione_programma.pdf [10] http://www.radioradicale.it/scheda/237303/presentazione-della-proposta-di-legge-per-estendere-le-disposizioni-di-tutela-delle-minoranze-linguistiche [11] Ungheria: Il 7 luglio 1993 dal Parlamento quasi all'unanimità, l'Ungheria si è data un apparato legale e giuridico eccezionale, che mira a garantire i diritti delle minoranze che vivono sul proprio territorio. Vi sono individuate tredici minoranze: dodici nazionali, ereditate dalla storia, e una etnica, i rom Svezia e Austria: oltre allesempio ungherese seppur formule diverse i rom e i sinti sono stati riconosciuti anche in Svezia e Austria. La legge svedese del 1999 ha istituito una politica unificata per le minoranze nella quale si riconosce lo status di minoranza etnica alla comunità rom sul territorio svedese nonché la lingua ròmani come lingua ufficiale. LAgenzia Europea per i Diritti Fondamentali nel proprio rapporto del 2003 ha segnalato che in Austria sono stati riconosciuti ufficialmente sei gruppi etnici sin dal 1993 e fra questi gruppi etnici ci sono i rom e i sinti.
[12] http://www.giornalismi.info/mediarom/index.html [13] http://www.dosta.org/
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