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 Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People

People on the Move

N° 104, August 2007

 

 

Messaggio

ai Partecipanti all’Incontro Annuale

del Comitato Cattolico Internazionale

per gli Zingari* 

 

Carissimi Fratelli e Sorelle in Cristo, 

Desidero ringraziare Elisa e Léon Tambour per il gentile invito che purtroppo ho dovuto declinare, non senza però indirizzarvi questo messaggio per l’occasione.

In tale circostanza mi piace anzitutto esprimervi l’apprezzamento e la riconoscenza del Pontificio Consiglio per il bene che instancabilmente compite al servizio dei nostri fratelli e sorelle zingari. La vostra opera e la vostra presenza testimoniano la materna sollecitudine della Chiesa e il suo impegno nel portare anche a loro il messaggio di salvezza.

Il tema scelto per la vostra assemblea è centrato su Evangelizzazione: avvenire di libertà e di dignità per gli Zingari, e questo indica che sentite viva la necessità di riflettere su ciò che costituisce l’essenza della vostra missione nel mondo zingaro. Intendete, infatti, in un clima di amicizia e di dialogo, nella comprensione e nella cordialità, rintracciare nuovi percorsi e reperire nuovi modi per una nuova evangelizzazione, nel rispetto della dignità e in piena considerazione della libertà degli Zingari. La maggioranza di voi già da molti anni si ingegna in questa non facile missione, ma è proprio in rapporto costante di comunione e di collaborazione, sia con il Pontificio Consiglio che con le Chiese locali o le Direzioni nazionali, che tale pastorale specifica trova migliore espressione e più facile, pur difficile realizzazione. Auspico, pertanto, che il dialogo e le riflessioni della vostra riunione portino frutti abbondanti e duraturi. Dio vi aiuti!

L’argomento che vi apprestate a esaminare è concreto e profondo, e mi piace osservare che esso è in linea con il Documento del nostro Pontificio Consiglio dal titolo: Orientamenti per una Pastorale degli Zingari[1], che il tema tratta davvero ampiamente e profondamente, dedicandovi due interi capitoli, oltre a diversi altri punti del testo. Infatti, nei capitoli III e IV, l’evangelizzazione è considerata in relazione a due processi essenziali con i quali essa entra in azione: l’inculturazione e la promozione umana, che riguardano peraltro la dignità e la libertà dell’uomo. Vi esorto, quindi, a rileggere questo Documento per trovare in esso quel contenuto e quei criteri che sono indispensabili per un corretto e generoso approccio pastorale nei confronti degli Zingari.

Nel recente Incontro dei Direttori Nazionali, tenutosi nella sede del nostro Dicastero, dedicato allo studio degli Orientamenti e al quale alcuni di voi hanno partecipato, sia io che l’Ecc.mo Segretario, l’Arcivescovo Agostino Marchetto, sottolineammo la necessità di una sua accurata analisi, fatta con sguardo oggettivo che permette, e allo stesso tempo obbliga, a riconoscere i valori della cultura zingara, a custodire la dignità e rispettare l’identità degli Zingari[2]. Per la Chiesa è essenziale – affermai – rispondere alle aspettative degli Zingari nella loro ricerca di Dio, orientandone i passi secondo l’insegnamento di Cristo il Signore. Il contenuto dell’annunzio è un messaggio di salvezza, ed è necessario, dunque, metterne a loro disposizione anche i mezzi.

Il Documento Finale del menzionato Incontro riporta una serie di conclusioni e raccomandazioni emerse in tale occasione. In ciò che si riferisce direttamente al tema della vostra Riunione, esso sottolinea che “nell’evangelizzazione deve ritrovare la sua validità e priorità il processo d’inculturazione, intesa come l'incarnazione del Vangelo nella loro cultura e insieme la loro introduzione nella vita della Chiesa. In questo contesto, gli Orientamenti elencano una serie di opinioni, ma mostrano altresì la possibilità di raggiungere l’equilibrio auspicato. Essenziale, al riguardo, risulta l’affermazione che, sulla scia della vera cattolicità, la Chiesa deve diventare, in un certo senso, essa stessa zingara fra gli Zingari, affinché questi possano partecipare pienamente alla vita ecclesiale”. Si rammenta, inoltre, che l’evangelizzazione e la promozione umana sono due aspetti complementari inscindibili per la diffusione del Regno di Dio, quindi, nell’attività pastorale a favore degli Zingari l’aiuto umanitario e la verità del Vangelo devono camminare insieme, sorretto, il primo, da elementi di giustizia, fratellanza e uguaglianza.

Lo stesso documento ricorda anche che la Redenzione – come pienezza della solidarietà – riguarda l’uomo nella sua integralità, compresa la sua cultura, il suo tipo di relazioni, ecc. Quindi, nella trasmissione del Vangelo, è fondamentale considerare i valori e la ricchezza della cultura zingara, conoscerne la lingua, apprezzarne le usanze. In realtà – si sottolinea – la condivisione della vita zingara apporta un arricchimento reciproco, e voi avete modo di sperimentarlo più di chiunque altro.

Riflettendo sul vostro approccio al mondo zingaro, mi piace ricordare ciò che Paolo VI affermò parlando dell’evangelizzazione, e cioè che “il primo mezzo di evangelizzazione è la testimonianza di un’autentica vita cristiana” (Evangelii nuntiandi, n. 41). Voi, perciò come tutta la Chiesa (cfr. Orientamenti, n. 57), siete inviati da Cristo per far conoscere agli Zingari la verità del messaggio evangelico, e ciò nell'esercizio della carità. Quella carità che è un atto della Chiesa e l'essenza della sua missione originaria, come sottolinea Papa Benedetto XVI nella Lettera enciclica Deus caritas est. Ciò che è essenziale, poi, – Egli ci rammenta – e di cui c'è bisogno in ogni servizio – dunque anche nel vostro – è "l'amorevole dedizione personale".

Mi sembra particolarmente significativa, in questo contesto, la descrizione che, al numero 18 di tale Enciclica, Benedetto XVI dà dell’amore. “Esso consiste appunto – spiega il Papa – nel fatto che io amo, in Dio e con Dio, anche la persona che … neanche conosco. Questo può realizzarsi solo a partire dall'intimo incontro con Dio, un incontro che è diventato comunione di volontà arrivando fino a toccare il sentimento. Allora imparo a guardare quest'altra persona non più soltanto con i miei occhi e con i miei sentimenti, ma secondo la prospettiva di Gesù Cristo ... Al di là dell'apparenza esteriore dell'altro scorgo la sua interiore attesa di un gesto di amore, di attenzione... Io vedo con gli occhi di Cristo e posso dare all'altro ben più che le cose esternamente necessarie…”. La disponibilità ad andare incontro al prossimo rende, poi, sensibili anche di fronte a Dio, e il servizio al prossimo apre i nostri occhi su quello che Dio fa per noi e su come Egli ci ama.

Nel suo discorso alla Chiesa italiana a Verona, Benedetto XVI ha ribadito che Dio, proprio perché ci ama veramente, rispetta e salva anche la nostra libertà[3]. Questa qualità fondamentale e specifica del nostro essere ci abilità ad agire secondo lo spirito del Vangelo, quindi ad instaurare un rapporto positivo con l’altro, condizione essenziale affinché l’altro possa sentirsi libero ed esprimere pienamente se stesso. Il già menzionato documento finale afferma al proposito che nei confronti degli Zingari si richiede alla Chiesa, e quindi a ognuno di noi, non soltanto la disposizione ad accoglierli, ma la volontà di assumersi il rischio di andare loro incontro e di aiutare il loro inserimento armonioso nella società, nella piena accettazione della legittima diversità. In questo contesto gli Orientamenti giustamente esortano tutto il popolo cristiano ad una conversione della mente e degli atteggiamenti.

Il tema della vostra Riunione si proietta anche nell’avvenire, dunque esso vi lancia verso il futuro, e il futuro sempre si collega con la speranza. Con quella speranza cristiana che non è domanda di qualcosa, ma che è risposta a Qualcuno, e che – come sottolineò Giovanni Paolo II nel suo discorso ai vescovi dell’Africa Australe – ha diversi volti, ma nell’evangelizzazione essa ha sempre il volto di Cristo[4], il Quale così rassicura i suoi discepoli: “Io sono la via, la verità e la vita … Chi ha visto me ha visto il Padre” (Gv 14,6.9), e ancora:  “Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8,31-32).

 Concludo con l’augurio che lo Spirito Santo vi sostenga e vi illumini non solo durante questa Riunione ma nel vostro generoso e coraggioso servizio quotidiano. “Saldi nella certezza che Dio è padre e ci ama” (DCE n. 38)  e fermi nella sicurezza che solo l’infinito e straordinario amore di Dio Padre ci investe della dignità e della identità di figli di Dio, continuate il vostro impegno per un futuro di dignità e di libertà per il popolo gitano. Vi siano di guida e vi facciano da lume gli Orientamenti per una Pastorale degli Zingari, nonché il già citato Documento Finale.

Il Signore benedica voi, le vostre comunità e le vostre famiglie!  

 

Renato Raffaele Cardinale Martino

Presidente

 

 

 

X Arcivescovo Agostino Marchetto

Segretario

 

 

* Dobogókö, Ungheria, 23-25 marzo 2007.

[1] Il testo è pubblicato sulla Rivista del nostro Dicastero People on the Move Supplemento al N. 100 ed è reperibile sul sito web: www.vatican.va Curia Romana Pontifici Consigli Pastorale per i Migranti e gli Itineranti Nostra Rivista “People on the Move”.

[2] Cfr. Documento Finale che è reperibile sulla Rivista People on the Move N. 103 e sul sito web: www.vatican.va Curia Romana Pontifici Consigli Pastorale per i Migranti e gli Itineranti Nostra Rivista “People on the Move”.

[3] Benedetto XVI, Discorso ai partecipanti al IV Convegno Ecclesiale Nazionale, Verona, 19 ottobre 2006, in: L’Osservatore Romano, 20 ottobre 2006, p. 7.

[4] Cfr. Giovanni Paolo II, Discorso ai Vescovi dell'Africa Australe in visita «ad limina apostolorum», 27 Novembre 1987, in: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, Vol. X, 3, p. 1217.

 

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