Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People People on the MoveN° 97, April 2005
I PELLEGRINAGGI NEL TEMPO E NELLO SPAZIO*
S.E. Mons. Agostino MARCHETTO Segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti
Mi piace iniziare questa mia presentazione del volume di Jean Chélini e Henry Branthomme Les pèlerinages dans le monde con una citazione di Goethe, vale a dire: LEuropa è nata in pellegrinaggio e la sua lingua materna è il cristianesimo, sottolineando cioè limportanza dellopera anche nella Sitz im Leben europea contemporanea, mentre nella parte finale cercherò di sintetizzare linsegnamento ecclesiale recente su pellegrinaggi e santuari ad indicarne lattualità, direi anzi il risveglio. Ciò, per noi, anche in contesto ecumenico e interreligioso, come risulta dallultimo incontro europeo dei Direttori dei pellegrinaggi e santuari, svoltosi a Kevelaer (Germania), dal 20 al 23 settembre 2004, sul tema Ecumenismo della Santità. Il pellegrinaggio agli inizi del terzo millennio. Il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, di cui sono lArcivescovo Segretario, ne pubblicherà prossimamente gli Atti sulla sua rivista People on the Move, mentre le conclusioni possono essere già lette nella nostra pagina web: www.vatican.va/roman_curia/Pontifical_councils/migrants/ index_fr. htm * * * Immediatamente, quando ho preso in mano il volume, una folla di immagini care, e di pensieri, sentimenti e ricordi sono affiorati al mio spirito. Sì, perché ciascuno di noi credo ha vissuto lesperienza del pellegrinaggio, ha compiuto una visita a un santuario, che ne è in genere la meta ovvia, conclusiva. Ed ecco anzitutto per me il santuario della Madonna della misericordia, lassù a Monte Berico, dolce e sereno presidio alla mia città natale, Vicenza, quella anche del grande architetto Palladio, oltre che dedicata a Maria. Vè poi, vicino, la città di Padova, con il suo santuario votato ad Antonio di quella città, ma da Lisbona, con le sue tante e belle cupole. E poi penso alla serena Loreto e alla santa Casa. Papa Giovanni, quandera ancora teologo, vi andò per la prima volta e disse a Maria che lamava, ma che non sarebbe più tornato colà. Evidentemente disturbò la sua pietas adamantina e giovanile il rumore e il contorno del santuario, ed è questione grave e umana, oltre che di fede-amore, per tutti i santuari, che corrono il rischio del turismo, diciamo così, e degli affari. Papa Giovanni non mantenne però felicemente il suo proposito e lo rivedo, col cappello in mano, in quel treno che lo condusse anche ad Assisi, a implorare una nuova Pentecoste, conciliare. In pellegrinaggio sono stato anche qui a Roma, diventata peraltro ora luogo della mia residenza, dopo più di 20 anni dAfrica dove non mancano i santuari, e ripenso a Notre-Dame dAfrique, ad Algeri, per es. e 34 di servizio diplomatico della Santa Sede. Ivi salii anche il Kilimangiaro volendo portarvi sulla cima un rosario e alcune medaglie del pontificato di Giovanni Paolo II, Papa per eccellenza del pellegrinaggio, nel mondo intero. Ricordo qui permettetemelo una sua espressione ad Antananarivo (capitale del Madagascar), la seguente: Sono qui pellegrino al santuario del popolo di Dio che costì abita. E poi penso a Gerusalemme, dorata e sanguinante (che ancor oggi vive, magari senza averne coscienza, il mistero pasquale), a Fatima austera, e alle notti passate in accoglienza e riconciliazione dei pellegrini penitenti, che si accostano a lavare i loro panni sporchi nel sangue dellAgnello immolato, per intercessione di Maria Vergine. Ricordo Lourdes, con la sua grotta e il fiume, e la sua acqua, da cui vè chi rinasce non solo nello spirito. E che dire di San Giacomo di Compostela e di quella città armoniosissima. Come dimenticare del resto Nostra Signora di Guadalupe, patria spirituale specialmente dei nostri fratelli e sorelle latino-americani, nel continente oggi cattolico per eccellenza? Non posso nemmeno non menzionare, cubano come fui per più di tre anni, il santuario de la Caridad del Cobre, a Santiago de Cuba appunto. Desidero comunque concludere questa carrellata del mio spirito, che il libro qui presentato ha fatto, al solo prenderlo in mano, con la vostra Francia e mi scuserete se cito solo Chartres e vedo i fedeli, e non, a terra, distesi pancia in su per contemplare meglio quel blu divino dei suoi vitraux, che può incendiarsi al bacio di fratello sole. * * * Ebbene come ha scritto nella sua prefazione lEm.mo Card. Poupard, che non ha potuto esser qui con noi stasera lopera di Jean Chélini e Henry Branthomme è un véritable pèlerinage dans le pèlerinage, che mi ha ricondotto pure ai santuari da me fin qui citati, in spirito di dialogo direi interreligioso, terreno in cui sincontra il cammino di Dio che cerca luomo ed ecco la Rivelazione divina, la Sacra Scrittura, lIsraele di Dio, e il Suo riverbero pure in terra dIslam , ma anche il cammino delluomo che cerca Dio. Vi è in lui, luomo, infatti, una ferita, se volete un marchio di fabbrica del Creatore, uno iato, unapertura infinita al pulchrum, bonum, verum et unum, al Trascendente insomma, con la T maiuscola, che lo fa cercare il veltro del cielo, lAssoluto, nelle sue varie forme ed espressioni, nel contingente e relativo dellumano divenire. Non dimentichiamo comunque, noi cristiani, che Dio si è fatto pellegrino, come e con noi e per noi, poiché ha posto dice S. Giovanni la sua tenda in mezzo a noi (Gv 1, 14). LEucaristia poi lo dico in questanno ad essa specialmente dedicato, nella Chiesa cattolica è il punto culminante del pellegrinaggio strettamente legato al santuario. Lo attesta ancora lEm.mo Poupard nella sua prefazione al volume. * * * Veniamo alla sua introduzione molto bella che, menzionando le prime due opere degli Autori, stabilisce punti di somiglianza dei vari tipi e delle diverse origini dei pellegrinaggi, a dirci che la pasta umana, la ricerca del sacro, del santo, ci accomuna, noi uomini, pur in quella fermentazione ed elevazione che è data dalla Rivelazione divina, la quale assume tutto quello che è nobile, giusto, bello e santo nella natura umana e nelle altre religioni (cfr. Nostra Aetate, n. 2 e Erga migrantes caritas Christi, n. 96). Vè, dunque, un cammino comparativo, ricco, in questopera, che ha dovuto vincere, per giungere alla scientificità dellanalisi, non poche difficoltà e situarsi in ricerca interdisciplinare non facile. Uguale interesse gli Autori mostrano per la strada, i mezzi di trasporto, le tappe dei pellegrini, sulla rete di ospizi che ne è stesa, e quanto avviene al giungere alla meta. Vè un aspetto, infine, da rilevare ed è il fatto che con i pellegrini circolano le lingue, le preghiere, i canti, ma anche le idee, le tecniche e le forme artistiche: i pellegrini pregano, cantano, scambiano, fanno paragoni. Quando ci si ferma saprono le discussioni, ciascuno può apprendere a scoprire le abitudini degli altri, i loro usi, gusti, metodi di lavorare il legno, il ferro e loro, la loro arte di dipingere o di scolpire: in una parola siamo in un crogiolo di cultura e civiltà. Mi pare che ci sia qui quella visione storica affermata dal vostro grande Braudel. Il primo capitolo del volume è occupato ancora in opera preliminare su l approche del pellegrinaggio, sulla terminologia, nel tempo e nello spazio, sullattrattiva direi universale di luoghi eccezionali e di esseri prestigiosi, sugli elementi che la basano: la terra, il cielo, lacqua, il fuoco, il vento. Noto lattrattiva specifica per i monti, le grotte e le caverne, per il deserto, i fiumi, i laghi. Tombe e reliquie poi richiamano folle. E qui lanalisi si fa puntuale, concreta, esemplare, oltre che esemplificativa. * * * La prima parte dellopera è dedicata al pellegrinaggio nel corso delle varie epoche, iniziando con un capitolo intitolato Dal mito alla storia. È interessante procedere dalla preistoria alla storia, grazie allarcheologia soprattutto, e nella menzione abbastanza particolareggiata degli oracoli antichi in Estremo Oriente, in Grecia e Italia, nella Gallia e Arabia preislamica, presso gli Aztechi, i Maya e gli Incas. Nei pellegrinaggi alle origini della Storia si afferma che tutti quelli antichi non cercavano di conoscere il futuro; molti infatti erano mossi dalla pietà e dalla riconoscenza. Sono cioè forme che evocano quelle abituali del pellegrinaggio classico, nel senso moderno del termine. Passa così davanti a noi lantichità sumerica, lantico Egitto, le divinità precolombiane, lIndia, in eterno pellegrinaggio, la terra di Canaan, da Silo a Gerusalemme, il tornante del VI sec. prima di Cristo, che caratterizza tutta una fascia spaziale che va dallestremo al vicino Oriente. Citiamo un passo, affascinante e indicativo, - pur con mancata distinzione tra le caratteristiche dIsraele dal resto dei popoli -, il seguente: Questa corrente (di speranza) ha dato luogo a forme differenti di pensiero, fornendo nuove risposte alle questioni fondamentali che luomo si poneva da secoli: il confucianesimo e il taoismo in Cina, il buddismo e il gianismo in India, lo zoroastrismo in Iran, il pitagorismo e le filosofie in Grecia, il giudaismo in Israele e la civiltà celtica nelle nostre regioni occidentali. Tale secolo vide emergere, appunto, in differenti parti del mondo, un certo numero di religioni o di movimenti assetati dimmortalità e dunità, suscitando nuove forme di pellegrinaggio. Indicheremo solo il pur breve esame del messianismo e dei profeti in Israele: Isaia, Geremia, Ezechiele e Daniele. Arriviamo così ai pellegrinaggi cristiani. Davanti allobiettivo quasi fotografico degli Autori, passano dunque i secoli: dallantichità al VII secolo (con infelice impressione sul- lesperienza della tomba [di Gesù] vuota), i Luoghi santi di Gerusalemme, le tombe dei martiri, a cominciare da Pietro e Paolo, le conseguenze in Oriente e Occidente delleditto di Costantino, la realtà pellegrinante del VII sec., Costantinopoli e lOriente bizantino, linizio del pellegrinaggio cristiano, nellalto Medio Evo (sec. VIII-X), lo sviluppo del culto mariano (espresso nel titolo Notre-Dame), con legame alle feste liturgiche mariane, lapogeo del pellegrinaggio medievale, nei sec. XI-XIII, con breve trattazione per me non scritta con penna acuminata ed esatta della questione delle indulgenze. Vi furono poi cambiamenti e difficoltà (nei sec. XIV - XVI), con quelle critiche che tutti conosciamo al sistema delle indulgenze. Pensiamo a Lutero, a Calvino, ecc. Veniamo poi al Concilio di Trento e al pellegrinaggio mitigato come lo definiscono gli Autori e infine al suo risveglio e ai suoi cambiamenti, dal 1814 ad oggi, con menzione particolare dei giubilei, che certamente ne furono stimolo e alle Giornate mondiali della gioventù. Siamo proprio alloggidì, alla preparazione ormai di quella di questanno, a Köln. Un bel tocco finale? Non lo voglio tralasciare, eccolo: Le pape ne cesse de rappeler que cest sur les chemins de lexistence que lon peut rencontrer le Seigneur, dans un grand pèlerinage au quotidien de la vie. Un successivo capitolo è dedicato ai pellegrinaggi musulmani, iniziando dallArabia preislamica e poi analizzando gli alti luoghi islamici di Hedjaz e della Palestina, de La Mecca, di Medina e Gerusalemme, dallEgitto ai Balcani, sulle strade della seta e in occasione dellinizio dei pellegrinaggi marabutici in Senegal e altrove. E qui rispuntano i miei ricordi algerini che mi fanno concludere pensando alle diversità esistenti allinterno dellIslam, e che devono essere considerate quando facciamo giudizi, invece generali, specialmente dopo lundici settembre di più di tre anni fa. * * * La seconda parte dellopera è dedicata al viaggio del pellegrino e comincia a ponderare la partenza, le sue motivazioni, il suo protocollo, per mettersi poi alla scuola della strada nella marcia del corpo e dello spirito, quando la route, − parola vicina a rupture (più che a chemin) simpone al pellegrino. Cenno è fatto qui alla route du désert e ripenso, io, allAssekrem algerina e al P. Charles de Foucauld che finalmente è alla fine del suo pellegrinaggio verso la beatificazione. Ma anche i libri santi sono in pellegrinaggio, in questa scuola di verità verso il mont-joie, oggetto di belle e giuste considerazioni e applicazioni, Ne riprendo il passo finale: La décision du départ, les préparatifs, le chemin lui-même avec ses espoirs, ses découragements et ses épreuves, constituent un ensemble de forces vives et indescriptibles qui prédisposent le pèlerin à entrer dans le sanctuaire, le cur plein de joie et despérance.Segue il capitolo sui cammini di pellegrinaggio nelle religioni non cristiane, con descrizione iniziale delle difficili condizioni del pellegrinaggio nellantichità (Egiziani, Ittiti e Greci) e passaggio poi a quelli buddisti, induisti (una principessa indiana in pellegrinaggio a Benares), giudaici e musulmani, a La Mecca, con i loro problemi. Vè quindi, nel volume, un capitolo dedicato ai cammini e spostamenti nellOccidente cristiano, con analisi delle condizioni di viaggio (pellegrinaggio equestre, per via marittima, in bicicletta, a piedi, ecc.) e considerazione di quelli dei malati e dei portatori di handicap. Si studia poi il luogo di accoglienza dei pellegrini, cioè gli ospizi (xenodachia), i monasteri e gli ospedali, ricordando anche lepoca del loro declino e il loro rinnovarsi fino ai nostri giorni. * * * La terza parte dellopera porta il titolo Il pellegrino al santuario, con immediata applicazione ai grandi santuari di pellegrinaggio, nellantichità (Mosopotamia, Egitto, Grecia, in Israele il tempio di Gerusalemme, la venerazione del Kotel (muro del pianto), il rinvio al Tempio del Cielo nellislam, la Kaába e la Cupola della Moschea dOmar a Gerusalemme in Iran i santuari del fuoco e a quelli indù e buddisti (Benares, monte Kailash, vicino allHimalaya, Angkor Vat, in Cambogia). Ci si rivolge poi ai luoghi di pellegrinaggio recenti: dal deserto californiano al mare e Salt Lake City. Successivamente ecco delinearsi la visione dei grandi santuari cristiani: il Santo Sepolcro, anzitutto, e, in Occidente, Echternach, S. Pietro in Roma e le basiliche maggiori, e poi dei luoghi di pellegrinaggio occasionale, ai viventi o a immagini, icone, statue o reliquie. Menzione è fatta qui al Santo Sudario e alla Madonna pellegrina. Non manca in seguito lanalisi dei gesti e riti compiuti al santuario, vale a dire la preghiera, il canto, ladorazione, la musica, espressioni del desiderio di purificazione, offerta, sacrificio. Qui si apre per questultimo lattenzione alle religioni monoteistiche (sacrifici cruenti e loro spiritualizzazione fino a giungere allEucaristia), con successivo passaggio alla processione, espressione corporale e collettiva del pellegrinaggio, e a Siviglia, nel silenzio o nella danza. * * * La quarta parte del volume è dedicata al ritorno del pellegrino con presentazione dei gesti prima della partenza ed espressioni (iscrizioni e graffiti) del desiderio di lasciare una traccia di sé nel santuario (ex-voto), o di portare con sé un suo ricordo (reliquie di sostituzione, medaglie, insegne, agnus Dei, grottes de Nevers, ecc.). È affrontato quindi il cammino di ritorno, con menzione alle confraternite di pellegrini, mentre la V parte illustra le forme della vita pellegrinante, da quelle religiose classiche del pellegrinaggio alla ricerca della conoscenza, a quello popolare, cosiddetto. A questultimo riguardo gli Autori dicono buone cose (v. pp. 259-260) sulla importanza e necessità dei riti, costumi, simboli e segni: reliquie, medaglie, statue, candele e acqua benedetta sono presenti nellintento di dare corpo alla preghiera. Troviamo quindi un bel capitolo sui pellegrinaggi delle popolazioni nomadi, a cominciare dagli zingari. Ne trattiamo pure noi, al Pontificio Consiglio, poiché fra i nostri settori di competenza pastorale vi sono pure i nomadi, i circensi e i lunaparchisti (v. People on the Move, supplemento al N. 93, tutto sul Congresso internazionale di Budapest). Interessante è pure la trattazione che riguarda i nomadi del mare. Nel capitolo rigore e penitenza passano davanti allobiettivo degli Autori gli eremiti e asceti pellegrini, i girovaghi mistici della Russia, lajari giapponese, il pellegrino nudo, a disprezzo di freddo e calore, e i pellegrini al Purgatorio di S. Patrizio. Si passa poi all immaginario con citazione di un poema allegorico del XIV sec., e del Viaggio del pellegrino di John Bunyan (XVII sec.) e al pellegrinaggio fortuito, visionario, con successivo passaggio allanalisi del sincretismo e sopravvivenza, sempre sul nostro tema, e di sue forme semi-profane e profane (pellegrinaggio e turismo), e relative comunanze e distinzioni con quelle religiose. Ma i due cammini si stanno intersecando sempre di più osserviamo −. Vi sono anche pellegrinaggi per ricordo, culturali e politico-mediatici. La VI parte studia il pellegrinaggio dei viventi e dei morti, fuori dallo spazio e dal tempo, cioè quello in spirito, con richiamo a Pitagora e all homo viator, a Parmenide e al cammino della Verità, a Empedocle e alla via salutis, ai Dialoghi platonici, sui passi poi del Re Minosse, della teoria (processione ufficiale) degli ateniesi e considerazione di Socrate, nonché del pellegrinaggio e del luogo di riunione delle anime, con visione del paradiso celeste e del cammino dellamore, con lultima purificazione e lultimo viaggio, secondo la concezione romana classica. Si aggiungono qui belle considerazioni sul viaggio e deserto interiori, attraverso anche la malattia con richiamo a un magnifico e sconvolgente libro di Jean-Dominique Bauby, che ebbi loccasione di recensire anchio su LOsservatore Romano e giusto aggancio ai pellegrinaggi di mistici. Sono belle pagine. Vè poi la dimensione diniziazione interna, e cioè come interessare il corpo al cammino dello spirito, con i gesti simbolici, la deambulazione circolare, la danza intorno senza fine, la pratica del mandala (concentrazione mentale), la deambulazione a spirale, il labirinto (marcia verso Dio, gli uomini e in sé), la granitola (ancora a spirale, a chiocciola), nella processione. Lerrare dei viventi e litinere dei defunti è il bel titolo del successivo capitoletto. I morti interpellano così i vivi, con citazione del Libro dei defunti egiziano e del pellegrinaggio post mortem, in Tibet, secondo Bango Thödol. Si conclude, con la visione del pellegrinaggio come spiritualità incarnata. Molto vero! * * * La VII parte riguarda Il pellegrinaggio nella società degli uomini ed inizia con l analisi sociologica del pellegrinaggio, con i libri dei pellegrini della grotta della Sainte-Baume per passare quindi a Marsiglia e Cascia, da Santa Rita, e a Lourdes, con i suoi pellegrini (esame di uninchiesta fra di loro sulle grazie che chiedono, sui ringraziamenti e sui loro dispiaceri e pentimenti, nonché sulletà di chi si reca a Lourdes). Vè quindi un interessante capitoletto circa la natura psicofisiologica delluomo, basato sulla piramide di Maslow, (in cui si parte dai bisogni fisiologici, per passare a quelli di sicurezza e affettivi, fino a giungere alla realizzazione di sé, senza tralasciare prima il bisogno di stima) perché il y a autant de raisons de pérégriner quil y a des besoins chez lhomme. Gli Autori fanno riferimento quindi alla fede e alla speranza del pellegrino, con citazione del conosciuto brano di Péguy sulle tre virtù teologali, che fanno il loro cammino come pellegrini. È una componente della società globale, il pellegrinaggio, si attesta successivamente, e allaffermazione ci sentiamo di poter aderire pure noi, anche tenendo in conto come fanno gli Autori la manna socio-economica del pellegrinaggio, non tralasciando altresì le incidenze eventuali di esso sulla vita politica. A conferma, or non è molto, qualche giornale italiano parlava di una strana e pronunciata presenza di politici per la recita teletrasmessa del rosario di Padre Pio. Gli Autori ritornano quindi a Lourdes, in visione medica, per la questione dei miracoli, costatando una accresciuta partecipazione colà di malati e portatori di handicap. Non manca neppure lillustrazione delle incidenze del pellegrinaggio sulla vita culturale, sulla letteratura (pensiamo a Goethe) e sullarte. E arriviamo alla conclusione, in cui gli Autori riprendono brevemente le grandi direttrici dellopera. Noi qui ricorderemo solo un punto, vale a dire che il pellegrinaggio è cosa universale, presente in tutte le generazioni; le analogie cioè che vi si riferiscono vincono le differenze che pure appaiono. Il pellegrinaggio è missione, testimonianza, esortazione. Oggi inoltre, con laccresciuta facilità di viaggiare, i santuari offrono in Europa luoghi attraenti e vicini. Il pellegrinaggio notiamolo perde così il suo carattere eccezionale, dun tempo, per diventare quasi un ritiro spirituale periodico, dove la ripetizione conduce il pellegrino ad approfondire il senso del suo andare. Unico o ripetuto, esso rimane comunque marcato dalla presenza divina o da una traccia sacra. Ma vi sono altresì pellegrinaggi civici. Dopo aver attestato che il pellegrinaggio è universalmente esteso, ma non universalmente approvato, il volume così termina: Le pèlerinage est vécu comme une remise en forme spirituelle, un retour aux racines de lêtre, lanéantissement progressif du moi égoïste et possessif, le détachement des contingences de la terre pour parvenir à léquilibre du corps et, dans le meilleur des cas, de lâme, pour souvrir à linfini de la transcendance. Molto ben detto! Ricordo che qualcuno mi sussurrò che lanima di un libro si può dire? è rivelata dalla sua ultima parola. Lì volenti o nolenti sta la chiave dinterpretazione, il segreto dellAutore. Se applichiamo allopera fin qui a voi presentata, mi pare lindicazione risulti giusta. Lultima parola è: trascendenza, con la t minuscola. Sì, vè in tutto il libro uno slancio costatato ovunque, nel tempo e nello spazio degli uomini, verso il trascendente, che mi azzarderei, io, e me ne assumo tutte le responsabilità a scrivere con la T maiuscola. * * * Siamo alla parte finale del nostro intervento in cui cercherò come dicevo allinizio di sintetizzare linsegnamento ecclesiale, al centro, diciamo così nei documenti del nostro Dicastero su pellegrinaggi e santuari, ad indicarne lattualità, direi anzi il risveglio, e a vederne quasi in controluce, la continuità, lo sviluppo, con il volume qui da me presentato o lallontanamento e la variazione, se non la dissonanza. Questultimo compito peraltro lo lascio a voi, perché io non farò che presentare, e abbastanza sommariamente perché il tempo passa veloce. Cominciamo dal pellegrinaggio, concretamente dal documento pubblicato in occasione del Grande Giubileo del 2000 (v. People on the Move, N. 78, del dicembre 1998). Basterebbe la lettura dei capitoletti che lo compongono per farci lidea comparativa che vi ho proposto. Li cito: il pellegrinaggio dIsraele, di Cristo, della Chiesa e poi quello verso il Terzo Millennio, nel contesto del pellegrinaggio dellumanità. Successivamente è affrontato quello del cristiano oggi, vissuto come celebrazione della propria fede; per il cristiano il pellegrinaggio è una manifestazione culturale da compiere con fedeltà alla tradizione, con sentimento religioso intenso e come attuazione della sua esistenza pasquale (Il pellegrinaggio nel Grande Giubileo del 2000, n. 32). Ne è meta la tenda dellincontro con Dio, la tenda dellincontro con la Chiesa e la tenda dellincontro nella riconciliazione, dellincontro eucaristico, con la carità e con lumanità, oltre che cosmico, nonché con se stessi. Molto spesso vè poi in tutto questo la Madre del Signore. Nella conclusione il documento attesta che il pellegrinaggio simboleggia lesperienza dellhomo viator. Laltro documento del nostro Pontificio Consiglio che qui richiamo porta il titolo Il Santuario. Memoria, presenza e profezia del Dio vivente e fu pubblicato nel 1999 dalla Libreria Editrice Vaticana. Sinizia dal Santuario, memoria dellorigine, dellopera di Dio, presentandolo come iniziativa dallalto, che suscita stupore e ammirazione, azione di grazie, condivisione e impegno, considerandolo, successivamente, luogo della divina presenza, dellalleanza, della Parola, dellincontro sacramentale, e di comunione ecclesiale. La terza parte del documento presenta finalmente il santuario come profezia della patria celeste, segno di speranza, quindi, un invito alla gioia, richiamo qual è alla conversione, al rinnovamento, simbolo dei cieli nuovi e della terra nuova. Anche qui vi leggerò alcune frasi conclusive, anche perché sono in connessione con lopera presentata, le seguenti: Il santuario non è soltanto unopera umana, ma anche un segno visibile della presenza dellinvisibile Dio. Per questo, si esige unopportuna convergenza di sforzi umani e unadeguata consapevolezza dei ruoli e delle responsabilità da parte dei protagonisti della pastorale dei santuari, proprio per favorire il pieno riconoscimento e laccoglienza feconda del dono che il Signore fa al Suo popolo attraverso ogni santuario. Non manca anche in questo documento la presenza di Maria, santuario vivente (n. 18) del Verbo di Dio, Arca dellalleanza nuova ed eterna. * * * Vogliamo, per concludere, fare pure qui la prova dellultima parola del testo? Per Il pellegrinaggio nel Grande Giubileo del 2000 vè un lui, scritto minuscolo, ma che dovrebbe essere maiuscolo, perché Egli cenerà con noi e noi con lui, mentre per Il Santuario. Memoria, presenza e profezia del Dio vivente è proprio Dio lultima parola. Per gli Autori del volume qui presentato oggi credo sia consolante costatare che la loro espressione finale il trascendente, specialmente se letta come ho suggerito con la T maiuscola, trova conferma nella chiusura dei nostri due citati documenti. Grazie! Pilgrimages in Time and Space Summary This presentation of the volume, I Pellegrinaggi nel mondo (Pilgrimages in the World), of J. Chélini and H. Branthomme, first offers the Archbishop-Secretary of this dicastery the opportunity for a long journey through the many paths of a book that is beautiful and complete. Goethes initial quotation, Europe was born in pilgrimage and its mother tongue is Christianity, makes us realize, moreover, the importance of the research illustrated in this book, also in the Sitz im Leben of Europe nowadays. In the final part Archbishop Marchetto synthesises the recent ecclesiastical teaching on pilgrimages and sanctuaries to show its relevance, indeed its revival. To confirm this statement, the Pontifical Council will soon publish in this same review (Supp. No. 97) the proceedings of the European Congress of Directors of Pilgrimages and Sanctuaries (Kevelaer, 20th - 23rd September 2004). Part I of this work is dedicated to pilgrimages through the centuries, and Part II to the travel of the pilgrim. Part III is about the goal of pilgrimage, the Shrine, while Part IV deals with pilgrims return home. Part V then illustrates forms of pilgrim life, and Part VI studies the pilgrimage of the living and the dead. The last part is about The Pilgrimage in Human Society. Someone in the past suggested to Mons. Marchetto the idea that the soul of a book if one can put it like that is revealed in its last word. There is the key for interpretation, the secret of the author. If this idea is applied to the work presented here, the suggestion seems correct enough. The last word is transcendence, but spelt with a small t. In the whole book there is, actually, a leaning towards the transcendent, found everywhere in time and space. The Archbishop-Secretary ventures to write it here with a capital T, for which he assumes full responsibility. In conclusion, Mons. Marchetto, to make a comparison, applies the same test on the last word of the texts of the two most recent pontifical documents on the same subjects (pilgrimages and sanctuaries). In doing so he noted that in The Pilgrimage in the Jubilee Year 2.000, there is, at the end, he (lui) written with a small letter, but that should be a capital letter, because He will have supper with us and we with him. In the document, The Sanctuary Memory, Presence and Prophecy of the Living God, God is the last word. For the writers of the book presented here, it is thus comforting to note that their final expression, transcendence, especially if read as suggested with a capital T, is confirmed by the end of the two above-mentioned documents of this Pontifical Council. Les Pèlerinages dans le temps et lespace Résumé La présentation du livre « Les pèlerinages dans le monde » de J. Chélini et H. Branthomme offre avant tout à lArchevêque-Secrétaire du Dicastère loccasion dune longue chevauchée à travers les sentiers de cet ouvrage. Un beau travail complet, qui commence par une citation de Goethe: « LEurope est née en pèlerinage et sa langue maternelle est le Christianisme », pour nous faire comprendre limportance de cette recherche, confirmée également par la Sitz im Leben européenne daujourdhui. L'ouvrage s'achève sur une synthèse de Mgr Marchetto qui passe en revue les derniers enseignements de lEglise, sur les mêmes arguments, en montrant que les pèlerinages et les sanctuaires sont d'une parfaite actualité, le signe même d'un réveil. A cet égard, notre Conseil Pontifical publiera prochainement sur cette Revue (Suppl. N. 97) les Actes du Congrès européen des Directeurs de Pèlerinages et Sanctuaires, organisé à Kevelaer, du 20 au 23 septembre 2004. La I° partie du livre en question est consacrée au pèlerinage à travers les siècles, la II° au voyage du pèlerin, la III° à son point de destination, le sanctuaire, alors que la IV° retrace le parcours du pèlerin en rentrant chez lui. La V° partie illustre enfin les différentes manières de vivre du pèlerin, la VI fait un récit du pèlerinage des vivants et des morts, alors que la dernière est une illustration du « pèlerinage dans la société des hommes ». Il avait été suggéré un jour à Mgr Marchetto que « lâme dun livre » se cache toujours dans le dernier mot du texte. Quon le veuille ou non, cest là que la clef de linterprétation, le « secret » de lAuteur, se trouve. Si telle indication nous lappliquons au livre que nous traitons ici, cela parait assez juste. Le dernier mot est « transcendance », mais avec un « t » minuscule. Tout louvrage est en effet imprégné d'un élan qui nous pousse constaté partout dans le temps et dans lespace vers le transcendant. LAuteur nhésite pas à doter le mot d'un « T » majuscule, prenant pour cela sur lui toute la responsabilité du changement. Pour conclure Mgr. Marchetto décide de faire des comparaisons avec les derniers mots des deux plus récents documents pontificaux portant sur les mêmes sujets (pèlerinages et sanctuaires). Pour « Le pèlerinage dans le Grand Jubilé de lAn 2000 » le mot lui, à la fin, commence par un « l » minuscule, alors qu'il devrait être en majuscule, dans la mesure où il est écrit: Il « dînera avec nous et nous avec lui ». Pour « Le Sanctuaire. Mémoire, présence et prophétie du Dieu vivant » c'est le mot « Dieu » qui conclue le document. Un constat plutôt réconfortant pour les deux Auteurs de l'ouvrage présenté ici, dans la mesure où leur expression finale "transcendant", spécialement si elle est lue comme suggéré avec un « T » majuscule, trouve confirmation dans la clôture des deux documents du Conseil Pontifical cités ci-dessus.
* Conferenza pronunciata al Centre Culturel Saint Louis de France, il 17/02/2005, presente il Prof. Chélini
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