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 Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People

People on the Move

N° 96, December 2004

 

BREVE COMMENTO AL MESSAGGIO 

E ANNUNCIO DEL VI CONGRESSO 

MONDIALE DELLA PASTORALE DEL TURISMO

  

S.E. Mons. Agostino MARCHETTO

Segretario del Pontificio Consiglio

della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti

  

La celebrazione annuale della Giornata Mondiale del Turismo offre a tutti la possibilità di considerare i diversi aspetti dell’affascinante e complesso mondo del turismo. In ogni caso, i vari temi scelti nel corso di questi ultimi anni hanno illustrato alcuni benefici che ci si attende dal turismo, sia per lo sviluppo della comunità internazionale nel suo insieme, sia di quello di ogni Paese. Anche quest’anno, nel tema della Giornata, appare infatti, oltre ai termini “reciproca comprensione e cultura” ancora quello dello “sviluppo”.

I Messaggi di Sua Santità Giovanni Paolo II, che hanno scandito le ultime Giornate Mondiali, ci hanno quindi aiutato a vedere con occhio cristiano tali potenzialità del turismo. Oserei dire che ci hanno invitato, anzitutto, ad essere realisti, a comprendere cioè che quelle parole - comprensione, cultura e sviluppo - sono promesse la cui realizzazione dipende dall’impegno di quanti sono coinvolti, in un modo o nell’altro, nel fenomeno turistico. In questo senso, quando si parla dei problemi, dei lati oscuri, del turismo, non lo si fa per demonizzarlo od ostacolarne lo svolgimento, ma per incitare all’azione, ad una giusta azione, necessaria affinché ogni operato umano sia degno dell’uomo, della donna e del bambino, sì anche dei bambini.

Quest’anno, sempre nella prospettiva indicata dai termini che ho menzionato poc’anzi, la nostra attenzione si concentra sulla frequente congiunzione tra “turismo” e “sport”. Con ciò si indica, anzitutto, un rapporto che è andato sempre più accentuandosi, da una parte come frutto dell’internazionalizzazione degli eventi sportivi e, dall’altra, per effetto del crescente inserimento della pratica sportiva nei viaggi turistici e nelle vacanze. Una conferma dell’esistenza di questo binomio viene proprio dalle notizie di questi giorni, che sono su tante pagine dei giornali sportivi a proposito del Campionato Europeo di Calcio e anche, meno, dei prossimi Giochi Olimpici di Atene.

Sono eventi che coinvolgono centinaia di migliaia di persone, dai protagonisti sportivi ai dirigenti e agli spettatori, per arrivare a coloro che ruotano attorno ad essi magari nella speranza di trovare un lavoro. Senza parlare, poi, della “partecipazione mediatica” di milioni di persone in tutto il pianeta che, attraverso i mezzi di comunicazione, partecipano o parteciperanno, spesso con passione, anche allo “spirito” dell’evento.

Turismo e sport si legano, in questo modo, come manifestazioni della mobilità delle persone nel nostro tempo, unite da una grande coincidenza verso uno stesso obiettivo, che è poi quello dello sviluppo della persona e del suo benessere, e in armonia con l’ideale di conseguire una fraternità tra Paesi e culture, superando gli ostacoli che vi si oppongono e consolidando la comprensione reciproca. Sono gli ideali “olimpici” che, dopo tanti secoli, caratterizzano ancora tale incontro festivo.

Nell’ambito di questi ideali - come ci ricorda il Santo Padre nel suo Messaggio - lo stesso Apostolo Paolo manifestò il suo apprezzamento per l’agone sportivo, e non esitò a proporlo ai cristiani come stile da imitare, nel cammino battesimale e missionario. Tutti poi sappiamo come, nella pastorale della Chiesa, nelle parrocchie, nei collegi e negli oratori, lo sport sia stato - ed è ancora - considerato e coltivato come scuola di virtù. Potremmo dire che il turismo è una nuova opportunità in cui prolungare tale linea pastorale.

Il Santo Padre ci ricorda inoltre, in modo eloquente, quello che deve costituire in ogni momento (e perciò anche nel turismo e nello sport) il motivo principale dell’azione pastorale della Chiesa. Egli lo fa riprendendo alcune parole pronunciate in occasione del Giubileo degli Sportivi, nell’ambito delle celebrazioni per l’Anno Santo del 2000, con le quali si incoraggiava l’attenzione preferenziale per i più poveri, per i deboli, al cui servizio devono essere poste anche le potenzialità del turismo e dello sport.

Questo è del resto, e non potrebbe essere altrimenti, uno dei pensieri costanti del Santo Padre nei suoi Messaggi per la Giornata Mondiale del Turismo, in cui Egli segnala i numerosi aspetti che bisogna ancora correggere e indirizzare a giusto fine.

Seguendo tale insegnamento, il Pontificio Consiglio si sforza di promuovere una Pastorale del Turismo orientata a rafforzare anche la comunione ecclesiale e la costruzione di un mondo in pace, più fraterno e solidale.

 * * *

In questo senso profittiamo dell’occasione che ci viene offerta dal nostro odierno incontro per annunciarvi ufficialmente e presentarvi il programma del prossimo VI Congresso Mondiale della Pastorale del Turismo, che ci accingiamo a celebrare a Bangkok, in Thailandia, dal 5 all’otto luglio p.v.

Il Congresso ha scelto come tema: "Il Turismo al servizio dell’incontro fra i popoli", e la scelta della sede è un chiaro segno del significato che vorremmo dare ai suoi lavori. Ci interessa, cioè, anzitutto, promuovere una riflessione in cui sia protagonista la comprensione del Turismo dal punto di vista dei ‘Paesi ospitanti’, in special modo di quelli annoverati tra i meno avanzati. Orbene, in molti di essi, il turismo trova, da parte dei Governi e dei responsabili dell’economia locale, un’accoglienza entusiasta, stimolata talvolta da speranze che non sempre trovano riscontro nella realtà globale del Paese.  

Oltre a questo fenomeno, che senz’altro merita di essere trattato in altri ambiti, senza dubbio più ‘politici’, la Pastorale del Turismo deve occuparsi direttamente delle condizioni sociali ed etiche, delle ripercussioni che esso può avere nella vita religiosa e nell’identità culturale delle persone e delle comunità. Pertanto, l’attenzione pastorale che spetta alla Chiesa in detti Paesi deve necessariamente fare affidamento sull’aiuto e sull’accompagnamento di quelle locali, nei Paesi d’origine.

Nell’incontro, l’accoglienza deve infatti essere reciproca. Allo sforzo, da parte di chi ospita, nell’accogliere il visitatore, deve corrispondere quello di quest’ultimo di fare lo stesso con colui che lo ospita, con i suoi costumi, la sua cultura e la sua identità. Solo in questo modo l’incontro, che scaturisce dal turismo, potrà essere costruttivo, e sarà una forza concreta per la pace e la convivenza tra Popoli.

Nel Programma, ormai definitivo, che vi è stato consegnato, potrete osservare come si svolgerà il nostro Congresso a Bangkok. Le esposizioni dei Relatori presenteranno, in primo luogo, una panoramica della situazione attuale del fenomeno turistico internazionale, con una particolare attenzione per lo sviluppo di quello che è stato definito “Turismo Sociale”. Le altre cinque relazioni, di oratori noti a livello internazionale, tratteranno invece gli aspetti teologici sui quali si deve basare la Pastorale del Turismo, tenendo conto del tema specifico del Congresso.

Come potete osservare, la maggior parte degli interventi è “testimonianza”, che riguarda oltre 15 Paesi, dei cinque continenti, circa la Pastorale del Turismo. Dedicheremo, inoltre, una Tavola Rotonda ad un argomento specifico, cioè a “Le dimensioni del ‘Turismo sessuale’ e le iniziative per combatterlo”, con presenza di persone direttamente impegnate nella lotta contro questa “aberrazione umiliante”, come è stata definita dal Santo Padre nel suo Messaggio per la Giornata del 2001 (n. 2).

Per concludere, Messaggio e Congresso Mondiale coincidono nel comune denominatore che guida la Pastorale del Turismo, e cioè l’impegno ecclesiale di evangelizzazione in questa “opportunità provvidenziale”, come definisce la mobilità umana l’Istruzione “Erga migrantes caritas Christi” (cfr. nn. 9 e 104). E, con il Vangelo, va di pari passo anche la promozione umana integrale.

 

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