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Una vergognosa piaga del nostro tempo

Nel nostro mondo ci sono milioni di persone che sono state sradicate forzatamente dalle loro case o dalle terre natie, e che non possono tornarvi a causa di persecuzione, guerra o disordine generalizzato. Le loro vite e il loro benessere dipendono dalla protezione della comunità internazionale. Si tratta dei rifugiati. Oltre a loro, ci sono gli sfollati all'interno dei propri paesi, rifugiati in tutto eccetto che nell'essere fuori della patria. Essi si trovano, comunque, in condizioni anche peggiori, perché la legge internazionale praticamente non se ne occupa. La loro situazione, nelle parole di Giovanni Paolo II, costituisce "una vergognosa piaga del nostro tempo" (25.6.1982).

Rifugiati e Migranti

I mezzi di comunicazione e i dibattiti politici generalmente confondono i rifugiati con i migranti, che lasciano il loro paese per guadagnare altrove i mezzi di sussistenza. Sebbene la maggior parte di loro provenga da paesi poveri, i più emigrano volontariamente. Ma tra costoro, quanti "fuggono condizioni economiche che minacciano la loro vita e integrità fisica devono essere trattati diversamente da coloro che emigrano semplicemente per migliorare la loro situazione" (I Rifugiati: una sfida alla solidarietà, 4). Questi migranti economici mettono in discussione le nostre distinzioni "tra il concetto di rifugiati e quello di migranti fino al punto di fare coincidere le due categorie sotto il comune denominatore della necessità" (Giovanni Paolo II, 31.7.1992).

Sono diversi i modi in cui si può diventare un rifugiato. Alcuni fuggono governi repressivi o gruppi ribelli. Altri fuggono guerre e violenze che rendono la vita impossibile nei propri paesi. Altri ancora vengono coinvolti da una guerra che ha il preciso scopo di produrre rifugiati, i quali diventano così anche pedine della sua strategia.

Clandestini e irregolari

La persecuzione e la violenza non consentono alle loro vittime il lusso di ottenere passaporti e visti prima della partenza forzata. Alcuni hanno ben poca scelta oltre a quella di affidarsi ai trafficanti di persone e di arrivare irregolarmente in un paese sicuro. Ciò dovrebbe far dubitare di qualsiasi equiparazione dei migranti e dei rifugiati con i criminali. La retorica della "tolleranza zero" verso l'ingresso illegale in un paese significa la distruzione del già fragile regime internazionale d'asilo e tradisce l'ignoranza dei suoi proponenti.

I Rifugiati e la Chiesa

Il Signore, che ha camminato con i rifugiati dell'Esodo in cerca di una terra libera dalla schiavitù, accompagna i rifugiati di oggi per dar compimento al Suo piano d'amore assieme a loro.

La solidarietà della Chiesa è un segno della presenza di Dio ed è espressa da laici, religiosi, sacerdoti e vescovi con l'ospitalità e l'ascolto, spesso con grande rischio. Giovanni Paolo II ci ricorda che la Chiesa Cattolica considera l'aiuto ai rifugiati un lavoro essenziale, per il quale esorta con forza i suoi figli cristiani a collaborare, in quanto la Bibbia e in particolare il Vangelo non ci permettono di lasciare senza assistenza gli stranieri che chiedono asilo. Questo implica anche difendere i diritti e la vita dei rifugiati, denunciare le ingiustizie, promuovere leggi che li proteggano, creare gruppi di volontari e fondi di emergenza, e - preoccupazione principale del Pontificio Consiglio - molte forme di cura pastorale. 

La Commissione Cattolica Internazionale per le Migrazioni, la Caritas e il Jesuit Refugee Service sono alcune delle organizzazioni che assistono le Chiese locali nella loro missione di accogliere gli stranieri. Altre Chiese e comunità cristiane hanno simili attività e impegni. Negli ultimi anni ci sono state testimonianze anche di eccellenti esempi di cooperazione ecumenica, che ha assistito i rifugiati e messo molte denominazioni cristiane a più stretto contatto. Esistono anche buone esperienze di "dialogo di vita" tra Cristiani e agenzie per i rifugiati di altre religioni.

L'UNHCR

Il dramma delle migrazioni forzate a seguito della II Guerra Mondiale è stato tanto profondamente sentito, che 50 anni fa venne istituito l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR). Esso resta la principale agenzia intergovernativa per la protezione dei rifugiati. Per realizzare questo compito, l'UNHCR ricorre a proprio personale specializzato, organizzazioni non governative, partners esecutivi, alcuni dei quali appartengono alla Chiesa Cattolica. La Santa Sede è un membro del Comitato Esecutivo del suo programma e cerca, in contatto con governi e altri gruppi, di garantire la difesa della vita e della dignità dei rifugiati.

Il futuro

Nel dicembre 1996, i Vescovi della Regione dei Grandi Laghi dell'Africa hanno rivolto un appello agli "Stati e alla comunità internazionale affinché facciano propria l'opzione: 'Un nuovo secolo senza Rifugiati.'.... Possa il dinamico spirito del Grande Giubileo dell'Anno 2000 infondere nelle nostre Chiese nuove energie per una nuova evangelizzazione". Quattro anni dopo, comunque, il fenomeno dei rifugiati si è aggravato, mentre la volontà politica di proteggerli è in declino. Come credenti, noi dobbiamo perseverare nella preghiera e non perdere mai la speranza, perché Dio ascolterà coloro che gridano a lui giorno e notte (Lc 18,7). Ciò significa essere Buona Novella e annunciarla tra gli sradicati, nella fiducia che Dio porterà questi sforzi alla perfezione il Giorno di Cristo Gesù (Fil 1,9)

 

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