CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE
INTERVENTO DEL CARD. PAUL POUPARD Nel 1994 il Pontificio Consiglio della Cultura, in collaborazione con la Congregazione per l'Educazione Cattolica e con il Pontificio Consiglio per i Laici, ha pubblicato un documento sul tema Presenza della Chiesa nell'Università e nella Cultura Universitaria, in cui si sottolinea come "esigenza pressante", quella di giungere ad una nuova sintesi tra cultura e fede, ad un nuovo umanesimo illuminato e promosso dal Vangelo. Esso si conclude con le significative parole di Giovanni Paolo II, tratte dalla Esortazione Apostolica Christifideles Laici: "La Chiesa...pienamente consapevole dell'urgenza pastorale che alla cultura venga riservata un'attenzione del tutto speciale...sollecita i fedeli laici ad essere presenti, all'insegna del coraggio e della creatività intellettuale, nei posti privilegiati della cultura, quali sono il mondo della scuola e dell'università, gli ambienti della ricerca scientifica e tecnica, i luoghi della creazione artistica e della riflessione umanistica" (N. 44). Anche nel recente Documento "Per una Pastorale della Cultura", pubblicato dal Pontificio Consiglio della Cultura esattamente un anno fa, si insiste sull'urgenza e sulla necessità di una organica pastorale della cultura che abbia nel mondo dell'Università uno dei suoi ambiti privilegiati di impegno. La celebrazione del Grande Giubileo dell'anno 2000 offre, ora, una occasione provvidenziale per favorire e sostenere tale impegno attraverso il Giubileo delle Università, che ha nell'Incontro mondiale dei Docenti Universitari il momento più importante e decisivo. Esso si presenta, ovviamente, come momento religioso, in cui come appartenenti al mondo universitario, ci si interroga sulla propria coerenza umana e cristiana e si invoca la misericordia e la grazia di Dio perché sostenga un vero itinerario di conversione e di carità, incarnato nel proprio impegno intellettuale e formativo. Ma l'incontro che raduna Docenti Universitari provenienti da tutto il mondo, si presenta anche come momento di eccezionale dialogo culturale, di scambio di esperienze tra loro molto diverse, in cui attraverso le persone e le comunità di ricerca è la stessa cultura che si mette in dialogo con la Parola di Dio e con la comunità dei credenti, per cercare insieme le ragioni della fede, una intelligenza più profonda della fede che non può maturare al di fuori del cammino culturale dell'umanità, secondo il famoso detto di Sant'Agostino "Cerchiamo Dio per trovarlo, e troviamolo per cercarlo ancora". L'Università dunque, con i suoi Docenti in prima linea, è chiamata a divenire sempre più un vero laboratorio di ricerca, in cui si elabora e si sviluppa un umanesimo universale ed integrale, aperto alla dimensione spirituale dell'uomo, perché - secondo l'espressione del Padre, futuro Cardinale, Henri De Lubac, ripresa poi da Paolo VI e spessa citata dal suo successore - "l'umanesimo esclusivo è un umanesimo inumano" (Populorum Progressio, n. 42). L'incontro ed il dialogo fra cultura e fede, come la storia di questi duemila anni di cristianesimo ci insegna, produce sempre qualcosa di nuovo e di grande, si aprono nuovi orizzonti di creatività e di ricerca, si produce un nuovo, rinnovato fervore intellettuale che non può non incidere positivamente sul progresso della società intera. E' questo il nuovo umanesimo che la Chiesa propone a tutti gli uomini e le donne del terzo millennio, ed in particolare al mondo della cultura. Nel Giubileo dei Docenti Universitari sia i Convegni preparatori, organizzati dalle diverse Università, sia i momenti più propriamente religiosi punteranno pertanto a far crescere e maturare nei Docenti la coscienza e la responsabilità di essere chiamati ad edificare, con coraggio ed entusiasmo, da veri protagonisti, tale umanesimo, in cui le diverse culture ed i specifici campi di ricerca, illuminati da Cristo e dalla sua parola di verità, siano sempre più a servizio dell'uomo e del suo sviluppo integrale, siano terreno di dialogo e di collaborazione, diventino la base della "civiltà dell'amore", a cui tutti miriamo. Il mondo universitario, allora, vissuto come momento e luogo di creatività e di elaborazione del nuovo umanesimo, può contribuire, con singolare efficacia, anche al dialogo ecumenico e interreligioso, la cui necessità viene sottolineata dalla variegata presenza, nelle università, di docenti e studenti di varie confessioni cristiane o di diversa provenienza religiosa. Solo una cultura che ponga al centro della sua attenzione il dialogo e la ricerca in vista della formazione integrale dell'uomo, può rispondere agli interrogativi e alle sfide del terzo millennio. Ci auguriamo, pertanto, che il Giubileo delle Università favorisca e promuova questo dialogo ed inauguri un cammino di amicizia e di "compagnia" fra cultura e fede.
INTERVENTO DI S.E. MONS. ZENON GROCHOLEWSKI 1. La celebrazione del Giubileo dei docenti universitari, unitamente agli incontri collaterali che coinvolgeranno tutte le componenti della comunità accademica, è un evento che si colloca nel cuore del cammino di riflessione e di impegno della Congregazione per l’Educazione Cattolica insieme al Pontificio Consiglio della Cultura e del Vicariato di Roma. 2. Dopo la pubblicazione del Documento "Presenza della Chiesa nell’università e nella cultura universitaria" è iniziata una nuova stagione della pastorale universitaria - e in genere del dialogo tra la preparazione scientifica e la fede - che ha vissuto due grandi appuntamenti: il primo, nel maggio 98, il congresso europeo dei cappellani delle università e il secondo, lo scorso mese di settembre, l’incontro mondiale degli incaricati delle Conferenze episcopali per la pastorale universitaria. In questo contesto è maturata la proposta dei docenti universitari di Roma di invitare tutti i docenti a ritrovarsi insieme per condividere la gioia giubilare della Chiesa e, nello stesso tempo, per rinnovare la propria disponibilità ad essere maestri di umanità nella ricerca, nella didattica e, soprattutto, nella formazione delle nuove generazioni. La Congregazione ha accolto volentieri il progetto, che si presentava già nella sua fase embrionale ricca di prospettive culturali e pastorali, e oggi lo propone a tutti i docenti delle Università del mondo perché possa costituire un incontro che rilanci il ruolo insostituibile dell’Università ad offrire risposte qualificate alle nuove sfide della società contemporanea nella prospettiva di un nuovo umanesimo che, per i cristiani, trova la sua pienezza nel mistero del Verbo di Dio (cf. G.S. n. 22). 3. Il Giubileo dei docenti universitari presenta diversi aspetti: a) Guidati dal Magistero di Giovanni Paolo II, anch’Egli docente universitario, la celebrazione del Giubileo, che possiamo ben dire, delle Università, è un invito a tutta la Chiesa a crescere nella consapevolezza che "l’Università e, in maniera più vasta, la cultura universitaria, costituiscono una realtà d’importanza decisiva. In questo ambiente, questioni vitali sono in gioco e profondi mutamenti culturali con conseguenze sconcertanti suscitano nuove sfide. La Chiesa non può mancare di raccoglierle nella sua missione di annunziare il Vangelo" (1). b) La celebrazione, si profila innanzitutto come iniziativa e impegno del mondo universitario. I docenti cattolici, protagonisti e animatori dell’evento, rispondendo all’invito del Santo Padre con l’organizzazione dell’incontro mondiale dei docenti universitari, manifestano la volontà e la capacità di dialogo e di promozione della fede cristiana, in un gesto di alto valore simbolico e di grande portata per il rapporto fede-cultura: la Chiesa, in questo provvidenziale evento giubilare, si fa luogo di promozione del sapere autentico, in cui coglie un riflesso di Dio creatore, e offre l’illuminazione del Vangelo a tutti gli uomini di buona volontà. c) Siccome si tratta della partecipazione al Giubileo, l'evento deve essenzialmente costituire soprattutto una vera conversione dei docenti universitari; come persone, come educatori e come scienziati 4. Non mi resta che a nome della Congregazione esprimere un sentito e vivo ringraziamento innanzitutto al Ministro per l’Università e la Ricerca scientifica per la illuminata e fattiva collaborazione e a tutte le autorità accademiche che hanno accolto e sostenuto l’impegno dei docenti nell’organizzazione dei convegni scientifici preparatori alle giornate giubilati romane con il Santo Padre. Vorrei anche sottolineare la prospettiva pastorale dell’evento. Collocato nel cammino su indicato, il Giubileo delle Università non può e, direi, non deve concludersi con la celebrazione. Esso è una occasione molto favorevole per incrementare la pastorale universitaria nelle Chiesa Locali, sia nella dimensione della cura spirituale degli universitari, sia in quello, finora meno sviluppata, di animazione della cultura, di fruttuoso dialogo tra la scienza e la fede. Si tratta quindi di una azione di più ampio respiro, volta a fare della Cappellania universitaria un centro propulsore di iniziative culturali, capaci di restituire alla parola della fede quella incidenza e quel riconoscimento, che la affranchino definitivamente dalla situazione di marginalità – soprattutto culturale – nella quale sembra per molti versi relegata. Tale compito comporta una più stretta e valorizzata collaborazione di docenti e studenti, chiamati a mostrare così concretamente quel legame fecondo tra fede e sapere che costituisce spunto originario della loro spiritualità specifica. In questa prospettiva, più propriamente pastorale, desidero ricordare due eventi collaterali: l’incontro mondiale dei cappellani e il forum mondiale degli studenti. L’auspicio che si possa dare attuazione a quanto il Santo Padre ci ha affidato: creare a livello continentale il coordinamento delle cappellanie universitarie, così come si è avviato in Europa, e, a livello nazionale, la consulta per la pastorale universitaria. Nel contesto di delicata prospettiva pastorale, vorrei notare che al termine della celebrazione eucaristica di Domenica 10 settembre il Santo Padre affiderà ad ogni delegazione dei 5 continenti una copia dell’immagine della Madonna "Sedes Sapientiae" perché possa peregrinare nelle cappellanie universitarie. E’ un gesto semplice, ma ricco di significato: l’evento dell’incarnazione ha preso origine in Maria. A Maria gli universitari intendono affidare la nuova stagione del dialogo tra Chiesa e Università. (1) Presenza della Chiesa nell’università e nella cultura universitaria, p.4
INTERVENTO DI S.E. MONS. GIUSEPPE PITTAU Prima ancora di essere chiamato dal Santo Padre a lavorare nella Congregazione per l’Educazione Cattolica avevo partecipato, come Rettore della Pontificia Università Gregoriana, a delle riunioni preparatorie del Giubileo dei Docenti Universitari. Fin dalla scelta sul tema L’Università per un nuovo umanesimo, il Comitato Organizzatore ha mostrato la preoccupazione che l’evento fosse veramente "universitario", cioè che rispettasse gli ideali e i fini dell’università, ricerca scientifica e rigore accademico, apertura al dialogo e quindi disponibilità all’ascolto e al cambiamento della propria posizione, universalità e interdisciplinarietà. Il momento presente, nella sua indubbia complessità (ma nella storia dell’università non si danno, se non sporadicamente, momenti di calma piatta), segnato da profonde trasformazioni, è il contesto storico culturale nel quale si svolge il Giubileo dei docenti universitari e sollecita tutti i protagonisti della comunità accademica – docenti, studenti, personale amministrativo e tecnico – ad un rinnovato impegno di presenza e di servizio. Il secondo elemento del convegno parla di umanesimo e di umanesimo "nuovo". L’università è quindi chiamata a far ricerca scientifica, e poi trasmetterne i risultati, sull’uomo. L’uomo è al centro della ricerca, dell’insegnamento e del servizio di cui la comunità universitaria è responsabile. Hugo Rahner, fratello di Karl Rahner, il grande teologo del secolo XX, parlando di umanesimo, ebbe a dire: "E’ il mio scopo di mostrare un cammino verso un umanesimo cristiano, verso le vaste possibilità di quell’uomo nuovo di cui San Paolo ha scritto nella lettera ai Colossesi (3, 11) e in cui Greci e barbari sono uniti in Cristo, il Dio che si fece uomo, che è tutto in tutti. Solo chi conosce per fede che ci fu una volta un uomo che è Dio, ha il criterio valido per determinare la vera natura dell’uomo. Solo la persona che conosce il perché noi non possiamo scoprire il vero uomo e ciò che gli appartiene, se noi cerchiamo solo lui, solo quando abbiamo davanti alla nostra mente il fatto che Dio stesso si fece uomo e che la dolorosa esperienza della storia si fa trasparente nel suo significato; solo allora comprendiamo che un mero monologo con se stesso, forse anche bello e sublime, può solo portare lo spirito umano ad appassire. Perché l’uomo è il dialogo incarnato con Dio, il dialogo di cui le prime parole sono – e qui troviamo la vera autorità originale per qualsiasi specie di umanesimo – « Creiamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza »". La Chiesa, accogliendo in forma ufficiale e solenne la richiesta di celebrare un Giubileo specifico per gli universitari, ha voluto rendere evidente la sua condivisione con il mondo accademico offrendo tutta la sua esperienza e il dono del Vangelo. Condivisione che si è manifestata, innanzitutto, nel favorire la comunione tra le Università. La preparazione dei diversi momenti, nei quali si articola l’evento giubilare, è stata una vera scuola di dialogo e di collaborazione. In particolare vorrei ricordare, per la mia personale partecipazione, il progetto dell’incontro mondiale dei rettori. Si tratta di un evento proposto, preparato e sostenuto dalle Università di Roma e d’Italia, in un clima di rispettosa attenzione e valorizzazione delle tipicità delle singole esperienze universitarie. Penso alle università statali, ma anche a quelle libere e cattoliche e a quelle ecclesiastiche di Roma. In questo evento giubilare la Chiesa, in ascolto e in sintonia con lo spirito universitario e memore del suo cammino storico e culturale, che l’hanno vista protagonista fin dal sorgere dell’istituzione universitaria, intende offrire un servizio di accoglienza e di animazione. Insieme e all’interno della comunità ecclesiale, come espressione più significativa di questa compagnia, le istituzioni universitarie cattoliche sono chiamate a riscoprire il senso della loro presenza. Le università cattoliche sono 950, sparse in tutto il mondo; la Chiesa desidera offrire l’esperienza delle sue istituzioni come luoghi dove si possa rendere evidente questa sua passione per la verità e il servizio all’uomo. Anche per le facoltà e gli studi teologici l’evento giubilare costituisce una provvidenziale occasione di dialogo e di proposta. L’attenzione verso il sapere teologico oggi acquista un significato veramente accademico rendendo compiuta e più significativa la ricerca. Ci apprestiamo a vivere un evento giubilare con grande fiducia: è necessario riattivare i circuiti della comunicazione, della collaborazione, innanzitutto tra gli Atenei cattolici e, con essi, tra tutti gli Atenei sparsi nel mondo. Solo in un clima di ascolto e condivisione sarà possibile orientare la vita degli atenei verso la costruzione di un nuovo umanesimo. La Chiesa indicando Cristo, Redentore dell’uomo, intende incoraggiare gli universitari, e innanzitutto i docenti, a proseguire nel cammino di ricerca, perché Lui stesso opera nel cuore di ogni uomo di buona volontà.
INTERVENTO DI S.E. MONS. CRESCENZIO SEPE E’ la prima volta che, nella storia degli Anni Santi, si celebrerà, domenica 10 settembre, il Giubileo delle Università. Molti, forse anche tra voi rappresentanti della comunicazione, si chiederanno il perché di questa "novità". La risposta è che questa giornata si inserisce perfettamente e a pieno titolo in tutto il cammino spirituale e pastorale del Grande Giubileo, che vuole commemorare e far festa per i duemila anni della nascita di Gesù di Nazareth. "In Gesù Cristo, infatti –scrive il Santo Padre nella Tertio Millennio Adveniente- Dio non solo parla all’uomo, ma lo cerca"(n. 7). Questo "parlare" e "cercare" l’uomo di ogni tempo e condizione avviene in diversi modi. Uno di questi, oggi molto sentito, è quello della cultura in genere e, in particolare, dell’educazione e della formazione. E’ stato questo il motivo che ha spinto il Comitato Centrale ad inserire nel Calendario Ufficiale la richiesta, presentata congiuntamente dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica, dal Pontificio Consiglio per la Cultura e dal Vicariato di Roma, di celebrare una giornata giubilare dedicata al variegato mondo universitario: Ministri, Rettori, Dirigenti amministrativi, Studenti, Cappellani. D’altra parte, il Giubileo del 2000 non poteva dimenticare questa importante e significativa presenza dell’Università, giacché essa rientra nella lunga e feconda tradizione della Chiesa ed è diventata, in questi ultimi decenni, una costante del dialogo che ogni anno Giovanni Paolo II ha con il mondo universitario. Attraverso l’articolazione dei numerosi convegni che precedono la celebrazione del 10 settembre, si avrà l’opportunità, come auspica il Papa, "di meditare sulle sfide del momento quali, ad esempio, le difficoltà tra culture diverse" (TMA, 51). In questo Grande Giubileo, infatti, tutti gli uomini di buona volontà sono invitati a confrontarsi con Cristo e "a misurarsi con il problema della verità" (TMA, 36). Concludo con l’auspicio del Santo Padre: "come fratelli dell’unica famiglia umana, varchiamo insieme la soglia del nuovo millennio che richiederà l’impegno e la responsabilità di tutti" (Incarnationis Mysterium, 6).
INTERVENTO DELL’ON. ORTENSIO ZECCHINO La celebrazione del Giubileo dei docenti universitari promossa dalla Congregazione per l’Educazione cattolica unitamente al Pontificio Consiglio della Cultura e al Vicariato di Roma costituisce uno degli eventi più significativi per la sua novità e per la sua valenza culturale. La presenza e la collaborazione del Ministero per l’Università e la ricerca scientifica alla realizzazione dell’evento non si esaurisce nella semplice adesione alle finalità giubilari, ma intende accogliere e sostenere gli obiettivi che fanno di questo incontro una vera esperienza di vita universitaria. Nel ringraziare la Santa Sede per aver accolto un progetto così ambizioso, desidero sottolineare innanzitutto la sua dimensione internazionale, sia per la presenza di relatori sia per il coinvolgimento di molte Università straniere. Si tratta di una dimensione costitutiva di ogni università e per le università italiane ciò può costituire una grande occasione per intensificare e specificare la loro presenza nel dibattito culturale e sociale del nostro tempo. In questo prospettiva credo che il dialogo con la Chiesa può offrire alle nostre comunità universitarie nuovo slancio, superando la sempre presente tentazione di chiudersi nel proprio recinto accademico, che è la negazione di ogni autentico campus universitario. In secondo luogo vorrei richiamare l’aspetto, che è più tipicamente espressione della vita universitaria, che è quello scientifico culturale. Questo evento giubilare può veramente essere annoverato tra i più ampi e più coinvolgenti degli ultimi anni. Innanzitutto per il numero dei convegni, ma soprattutto per la presenza di docenti di quasi tutte le aree disciplinari. Ciò può essere una grande occasione per ricomporre quell’unità culturale, che non è omologazione, ma tensione verso quell’unità veritativa che è propria dello spirito critico universitario. In questo momento di grande travaglio culturale, l’Università è chiamata a riscoprire le proprie origini per non scegliere la via più semplice delle "funzionalità" rispetto alla più complessa e impegnativa via della elaborazione culturale, che richiede la fatica della ricerca e della didattica. Il tema di riflessione "L’Università per un nuovo umanesimo" offre l’opportunità di coinvolgere docenti di diversa provenienza culturale e di confrontarsi sulle grandi sfide antropologiche, sulle quali all’inizio del nuovo millennio l’umanità è chiamata a dare risposte concrete ed efficaci. Ed è molto importante che in questo dibattito l’università riscopra il suo ruolo e sia capace di offrire proposte significative. Questo contesto storico e culturale può offrire utili indicazioni per accogliere e approfondire la riforma dei sistema universitario che sia in Italia come in molti altri paesi si va realizzando. Infatti l’autonomia, che è il cuore della riforma, almeno per quella italiana, può essere compresa nella sua interezza solo che sarà animata da obiettivi di alto profilo culturale e sociale. Ritrovarsi insieme, nel contesto giubilare, che ricorda l’Incarnazione del Verbo di Dio, può sollecitare riflessioni e impegni non occasionali ma radicati in scelte personali e comunitarie che provengono da un sincero esame di coscienza sulle nostre responsabilità. Il mondo universitario potrà, dunque giovarsi di questo evento per la costruzione del suo futuro accademico e scientifico. Infine vorrei entrare brevemente nel programma per manifestare il mio apprezzamento per la scelta di convocare in questa circostanza anche la dirigenza amministrativa, gli studenti e i cappellani universitari. Non si può costruire una vera comunità universitaria senza il coinvolgimento di tutte le sue componenti. Anche in questo si può dire che siamo di fronte ad un evento veramente "nuovo" nella vita delle Università. Ma su due eventi collaterali vorrei sottolineare la loro rilevanza "politica": l’incontro mondiale dei ministri per l’Università e dei Rettori. Il primo è direttamente promosso dal Ministero per l’università e la Ricerca scientifica, il secondo dai Rettori delle Università di Roma La Sapienza, Tor Vergata e Roma TRE, in collaborazione con la Conferenza dei Rettori d’Italia e del Lazio e il comitato romano delle Università pontificie. Si tratta di eventi che offriranno l’occasione per un confronto a livello mondiale sulle politiche universitarie e sulla vita degli atenei. Il Ministro guarda con grande attenzione a questi due eventi collaterali per poter accogliere suggerimenti e avviare nuove forme di collaborazione sia a livello europeo che intercontinentale. Sono certo che il Giubileo dei docenti universitari segnerà la storia dei nostri Atenei: l’augurio è che possa avviarsi una nuova fase di dialogo e di collaborazione a livello istituzionale tra i diversi Atenei, sia pubblici che liberi e cattolici, e un più intenso scambio culturale tra essi e la comunità ecclesiale.
INTERVENTO DEL DOTT. ANTONIO CICCHETTI DATI INFORMATIVI 1) CONVEGNI: N. 59 Aree di ricerca: a. La persona umana. Genealogia, Biologia, biografia Università coinvolte nell’organizzazione: 80 Sedi dei convegni: Gerusalemme. Saida (Libano), Assisi, Avezzano, Bologna, Campobasso, Cassino, Chieti, Firenze, Fiuggi, L’Aquila, Messina, Milano, Modena, Napoli, Orvieto, Rimini, Roma, Sassari, Urbino, Viterbo. Totale relatori: oltre 1200, provenienti da tutti i continenti Premi Nobel: Prof. J. D. Watson – Premio Nobel per la Medicina (1962) 2) REALTÀ ECCLESIALI COINVOLTE Prelatura dell’Opus Dei Congregazioni religiose: Compagnia di Gesù Movimenti e associazioni e nuove comunità: Comunione e Liberazione 3) CELEBRAZIONI PENITENZIALI Presidenze: Em.mo Card. Camillo Ruini, Vicario Generale di sua Santità 4) EVENTI COLLATERALI A. Incontro mondiale dei Ministri per l’Università Sabato 9 settembre B. Incontro mondiale dei Rettori 8 settembre E’ promosso dai Rettori delle Università di Roma La Sapienza, Tor Vergata, Roma TRE, in collaborazione con la CRUL (conferenze dei rettori del Lazio), la CRUI (Conferenza dei Rettori di’Italia) e il comitato dei rettori delle Università Pontificie. Sono previsti 10 interventi delle seguenti realtà geografiche e culturali: Europa Moderatori: Prof. Blasi. Vice Presidente della Conferenza dei Rettori europei, il rappresentante della IAU (International Association of Universities), il prof. Jean Peters, Presidente delle Università Cattoliche europee (FUCE) e la Rettore dell'Università di San Pietroburgo. Introdurrà il Prof. Modica, Presidente della CRUI. C. Incontro mondiale dei dirigenti amministrativi 7- 8 settembre L’incontro è promosso dal CODAU (Convegno permanente dei dirigenti amministrativi delle Università italiane) con il patrocinio della HUMANE (Heads of University Management administration network in Europe). D. Incontro mondiale dei cappellani 8 settembre E’ promosso dalla CEI e dal comitato europeo dei cappellani universitari E. Forum mondiale degli studenti 8 settembre E’ promosso dalla CEI e dal comitato europeo dei cappellani universitari. 5) INIZIATIVE ARTISTICO-CULTURALI - Pubblicazione della Biblia Vulgata del 1596 ad opera della casa Editrice Scriptorium. - Pubblicazione della guida "Roma cristiana", la prima Roma cristiana catacombe e basiliche, del Prof. Pergola, Rettore del Pontificio istituto di archeologia cristiana, a cura della casa Editrice Vision, in 5 lingue, con presentazione del Card. Camillo Ruini. 6) SERVIZI INFORMATIVI - Sito WEB:www.universitas2000.com. - Spot televisivo di 30", 1' e 10' a cura della SET Produzioni per le TV italiane e straniere, in 5 lingue (italiano, inglese, francese e spagnolo). Sono previste altre traduzioni se richieste dalle TV.
INTERVENTO DI MONS. SERGIO LANZA Il nostro è un tempo di grandi e radicali trasformazioni: mentre la religione è sottoposta a una dura spinta di privatizzazione e di appannamento sociale, e la cultura umanistica è esposta a crescente problematizzazione e rapido depotenziamento (enfasi socioeconomica sulle discipline ‘produttive’; tendenza a ridurre l’orizzonte umano al livello di ciò che è misurabile, a eliminare la questione del senso), le ragioni e le figure stesse della istituzione universitaria vengono poste radicalmente in questione. La cultura moderna tende a confinare la religione fuori dei circuiti della razionalità: nella misura in cui le scienze empiriche monopolizzano i territori della razionalità, non sembra nemmeno esserci spazio per le ragioni del credere… La ricerca delle ragioni del credere, al contrario, ha una profonda qualità di umanesimo. Secondo la comprensione cattolica, la fede non è un puro paradosso: solo in quanto atto intellettualmente ragionevole essa può essere degna di Dio e dell’uomo. C’è il rischio concreto che lo sfumare dei grandi racconti metta in scena come padrone incontrastato del campo il mercato neoliberale, con il suo anonimato e la sua (pretesa) neutralità etica, dal quale non c’è da attendersi né giustizia né elemosina. La sensibilità cristiana non si rassegna a vedere il decadimento di così illustre istituzione nella subordinazione pragmatica e funzionale alle esigenze (importanti, ma mai primarie) della produzione e del mercato. La Chiesa non avanza pretese egemoniche di nessun tipo. Non solo per rispetto delle legittime libertà di espressione e convinzione, ma per fedeltà alla propria intima natura e alla propria tradizione. Si impegna, piuttosto, in un servizio di umanesimo autentico: quello di "spingere l’università a scrutare più profondamente il mistero dell’uomo". E si fa sempre più consapevole che "una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta". Emerge, in questo senso, la vocazione originaria dell’Università stessa, testimoniata da una secolare esperienza, ma messa oggi in ombra da spinte dispersive, che tendono a ridurre l’istituzione universitaria a contenitore amorfo di apprendimenti separati. Essa è, al contrario, luogo segnalato di humanitas, campo della coltivazione di un sapere, cui la vita può attingere per il suo sviluppo interiore e per il suo variegato dispiegarsi operativo. E’ luogo in cui la persona trova – deve trovare – consistenza di progettualità, sapienza di prospettiva, stimolo efficace a un servizio qualificato dell’uomo, nella sua dignità personale invalicabile e nelle relazioni che lo costituiscono e si intrecciano nel complesso reticolo sociale di questo nostro tempo. La scienza è fenomeno centrale nella nostra cultura. La prospettiva cristiana non si sovrappone (tantomeno si contrappone, in un fideismo che è la caricatura della vera fede) a questa esigenza radicale di ricerca. Al contrario. Il cristianesimo avanza pretese (sul piano sia del messaggio, sia delle esigenze di vita) che non possono essere liquidate con un'occhiata frettolosa. Si tratta di un annuncio intellettualmente sovversivo e radicalmente impegnativo. E controbatte ogni strategia di svuotamento: l’università ha bisogno di veri maestri. Senza orientamento alla verità, senza l’impegno di una ricerca che non si esalta prometeicamente, né si deprime debolisticamente, ogni cultura si sfalda, decade nel relativo e nell’effimero. In questo orizzonte accademicamente alto, la parola della fede appaia come interlocutore culturalmente significativo e rilevante nel contesto della Università. La scienza, allora, strappata alla limitazione culturale che la riduce a mera investigazione funzionale e, a volte, pragmatica, riprende la sua fisionomia di ricerca posta a servizio della qualità della vita e mai sganciata dalla verità totale sull’uomo e sul mondo, che nel Vangelo trova illuminazione e orientamento. Le scienze dell’uomo, a loro volta, vengono riscattate dalla diffusa quanto miope visione del pensiero strumentale e calcolatore, che tende a relegarle tra i ‘saperi inutili’; riprendono il respiro e il ritmo della vita e si mostrano ancora capaci di scrutare la profondità dell’esistenza umana, dove si incontra la traccia viva di una Presenza immensa, di una parola indicibile, che dà senso a tutte le altre parole. "Solo ponendosi in una prospettiva autenticamente umanistica e in una coraggiosa apertura metafisica, l’università potrà sfuggire al rischio della vanificazione tecnocratica" (4). E’ necessario ripristinare il codice genetico che correla fede e cultura: "...nella sua base ontologica il fenomeno della cultura possiede una intrinseca dimensione religiosa, giacché in molti modi manifesta quel desiderium naturale videndi Deum che è presente in ogni uomo" La dimensione religiosa come punto di intersezione tra la concezione antropologica e quella umanistica della cultura: "E’ tempo di comprendere più profondamente che il nucleo generatore di ogni autentica cultura è costituito dal suo approccio al mistero di Dio, nel quale soltanto trova il suo fondamento incrollabile un ordine sociale incentrato sulla dignità e responsabilità personale... ". Si mostrano così tutti i limiti di una esperienza in cui una umanità scristianizzata venera le icone non più come immagini di Dio, ma come opera d’arte; per scadere rapidamente in una esperienza in cui esse sono ridotte a merce di scambio: quando la religione inaridisce, non sono soltanto le persone singole a soffrire per mancanza di senso, ma si incrina la civiltà stessa. E’ necessario, allora, che l’Università torni a lasciarsi interrogare dal sapere teologico. Ciò comporta e una seria e sincera volontà di dialogo nella verità, e una coraggiosa revisione di quella mentalità che, troppo irrigidita nella concezione delle ‘due città’, scava un fossato invalicabile tra Vangelo e storia. Il carattere di scientificità che la riflessione assume nella teologia impedisce ogni confusione di piani; ma, attraverso un uso critico della ragione, tende a illustrare la coerenza, la struttura intelligibile, il significato perenne dell’asserto di fede nel confronto con il mutamento delle culture, lasciandosi provocare da esse e al tempo stesso provocandole verso un accesso sempre più profondo alla verità. Unendo in sé l’audacia della ricerca e la pazienza della maturazione, l’orizzonte teologico può e deve essere di tutti, senza discriminazioni tra chierici e laici; può e deve interessarsi di tutti i problemi che tormentano gli uomini; può e deve valorizzare tutte le risorse della ragione. La questione della Verità e dell'Assoluto - la questione di Dio - non è dunque una investigazione astratta, avulsa dalla realtà del quotidiano; ma la domanda cruciale, da cui dipende radicalmente la scoperta del senso (o del non senso) del mondo e della vita: della propria vita personale. Anche dove non è possibile parlare esplicitamente di Dio si può operare perché si crei quello spazio spirituale e culturale dove Dio possa parlare. Il sapere della fede ha carattere di dignità culturale qualificata. Il sapere della fede illumina la ricerca dell’uomo: la interpreta umanizzandola; la integra in un progetto trasparente, unitario e costruttore di vita, strappandola alla tentazione del pensiero calcolatore, che strumentalizza il sapere e fa delle scoperte scientifiche mezzi di potere e di asservimento dell’uomo; la orienta e la fa capace di discernimento, in merito alle questioni che toccano il senso, il valore e l’integrità della vita. Nel Vangelo si fonda una concezione del mondo e dell’uomo che non cessa di sprigionare valenze culturali, umanistiche ed etiche da cui dipende tutta la visione della vita e della storia".
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