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PONTIFICIA COMMISSIONE PER I BENI CULTURALI DELLA CHIESA INTERVENTO DI S.E. MONS. MAURO PIACENZA IN OCCASIONE DELL'INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA “La Croce un simbolo di fede e di arte per l’umanità” Roma, Castel Sant’Angelo 29 aprile 2006 Tema centrale dell’annuncio del Vangelo, della teologia e della liturgia, la croce è stato uno dei primi soggetti rappresentati, a mosaico o dipinta, sulle absidi delle basiliche paleocristiane. La croce, supplizio infamante riservato agli schiavi, che non poteva essere raffigurata senza provocare raccapriccio, ad un certo punto fu riconosciuta capace di rappresentare sinteticamente il mistero di Cristo (incarnazione, passione, risurrezione e ritorno) e quindi il mistero centrale della fede cristiana. Per tale motivo essa cominciò a comparire nell’arte cristiana come croce gloriosa, dorata e tempestata di gemme, o come crocifisso in cui Cristo, pur rappresentato in una situazione di morte, aveva già i segni della risurrezione. La croce cessò di essere il segno di una morte infamante e diventò il segno della risurrezione, cioè della vita. Attraverso il segno della croce, non è il servo o lo schiavo che parla, ma il Signore di tutta la creazione. Tema teofanico per eccellenza, era direttamente connesso alla celebrazione liturgica; visibile dall’ingresso, nelle chiese orientate indicava anche il punto da cui il Signore era sorto come sole e da cui si attendeva il suo ritorno (cfr. Lc 1, 78; Mt 24, 27. 30); l’oro, le gemme, le perle di cui tali croci erano tempestate, riferendosi ai materiali di cui è costituita la Gerusalemme celeste, secondo Apocalisse 21, 18-21, indicavano la signoria sul mondo e sulla storia di Cristo, risorto e asceso alla destra del Padre, e la sua permanente presenza nella Chiesa. La Croce esprime soprattutto la redenzione operata da Gesù: essa annuncia che è finita ogni inimicizia con Dio, dal momento che il Figlio Suo Unigenito si è immolato per le nostre colpe ed è spirato chiedendo perdono per noi. Spesso gli uomini sono più ignoranti che cattivi, sono più deboli che malvagi. Ed Egli ha chiesto perdono per il male «sperimentato», che quasi non ha coscienza di sé. Nessuna nostra iniquità è più grande del perdono di Cristo. Perfino al condannato che muore carico di delitti, crocifisso colpevole accanto al Crocifisso innocente, è stato detto: «Oggi stesso tu sarai con me in Paradiso» (Lc 23, 43). La croce è gloriosa perché su di essa il Cristo si è innalzato. Attraverso di essa, il Cristo ha innalzato l’uomo. Sulla croce ogni uomo è veramente elevato alla sua piena dignità, alla dignità del suo fine ultimo in Dio. Attraverso la croce, inoltre, è rivelata la potenza dell’amore che eleva l’uomo, che lo esalta. Questo messaggio è lo stesso che si coglie nei dipinti, nelle sculture, negli arredi sacri, nei reliquiari, nei paramenti, che costituiscono la materia della XXV Mostra Europea del Turismo “La Croce un simbolo di fede e di arte per l’umanità – Testimonianze artistiche dalle Chiese e dalle Basiliche del Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno”, organizzata dal Centro Europeo per il Turismo, Cultura e Spettacolo, presieduto dal Dottor Giuseppe Lepore. La preziosità di tali oggetti ha quindi un’intima connessione con la celebrazione eucaristica e con altri momenti della liturgia e testimonia la fede della Chiesa che il Signore Gesù, proprio perché asceso alla destra del Padre, è presente laddove due o più persone si riuniscono nel suo nome (cfr. Mt 18, 20). Anche per questo la Chiesa non ha avuto paura di manifestare la propria fede impiegando anche notevoli mezzi per arricchire le proprie chiese. Infatti, senza trascurare di servire i poveri, i cristiani hanno sempre voluto onorare il Signore con il frutto della propria arte e del proprio ingegno. La mostra che oggi inauguriamo è stata realizzata meritoriamente in collaborazione con il Fondo Edifici di Culto che, come è noto, è l’ente amministrato dal Ministero dell’Interno, che possiede, dopo lo Stato Italiano, il maggior numero di beni artistici. Il FEC è infatti proprietario di oltre settecento chiese, tuttora aperte al culto, distribuite sull’intero territorio nazionale, per le quali garantisce la conservazione, la tutela e la valorizzazione, anche delle opere d’arte in esse custodite. Deve essere lodato dunque l’impegno degli amministratori di questo Fondo, nell’auspicio di una sempre maggiore e fattiva collaborazione fra i diversi attori della scena culturale italiana. Ma è necessario menzionare altresì l’indefessa attività della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza: infatti, attraverso tali Forze, innumerevoli opere d’arte vengono sottratte al mercato clandestino. Non si può non encomiare l’impegno intelligente e diuturno sul territorio nazionale di queste Forze nel combattere deprecabili illeciti che depauperano e desacralizzano il patrimonio artistico italiano ordinato al sacro. Lo splendore della casa di Dio e la bellezza delle opere ivi custodite sovente conducevano l’Abate di Saint-Denis, dom Suger, a trasportarsi dalle cose materiali e quelle spirituali, attraverso una meditazione retta che riflettesse sulla diversità delle sante virtù. Egli si sentiva così trasferito, per dono di Dio, grazie alla “anagogia”, dalla dimora inferiore a quella superiore. Lo splendore delle immagini e delle suppellettili della chiesa è dunque veicolo di ascensione, per via “anagogica”, alla perfezione ultraterrena. La croce ci chiede dunque di essere innanzitutto contemplata. Guardando la Croce l’uomo è indotto a portare sotto di essa il proprio peccato e il proprio pentimento sincero. Solo allora il suo cuore sperimenterà un sentimento dolcissimo di pace interiore e di amore verso il prossimo. Possa questa mostra contribuire anche a questo. Mauro Piacenza Presidente della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa e della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra |