PONTIFICIA COMMISSIONE PER I BENI CULTURALI DELLA CHIESA RIFLESSIONE DI S.E. MONS. MAURO PIACENZA Presentazione del fiore “Rosa Mystica” Palazzo della Cancelleria, 2 dicembre 2005 Non celebriamo un fiore ma il Fiore di carne che è l’Immacolata, anche attraverso la gentilezza espressiva di un fiore del prato. Non celebriamo una rosa, ma la Rosa, la Rosa Mystica, l’Immacolata e lo facciamo anche mediante il profumo delicato di una rosa del prato. Guardando le rose ci pare di vedere delle chiese addobbate, pregne di profumo di fiori e di incenso e poi le luci, i canti e tutto un clima davvero “cattolico”, caldo di una religiosità di buon popolo, popolo che ama il colore, il suono, il canto e i sentimenti forti quanto commoventi. È in questa atmosfera che trova il suo posto la venerazione peraltro profondamente teologica e cristocentrica, della Beata Vergine Maria. Questo perché Lei, l’Immacolata, la Tutta Bella, rappresenta la fede come gioventù, come nuovo inizio di Dio in un mondo invecchiato, incarna l’essere cristiani come giovinezza del cuore, come bellezza e attesa disponibile di ciò che verrà. Il volto di Maria che ogni cristiano è chiamato a contemplare, è bello, è puro, è trasparenza del fascino interiore, è profumo di una essenza di grazia: “Tota Pulchra es Maria”, canta la liturgia e tante opere d’arte, della pittura, della scultura, della letteratura, della musica, hanno tentato di descriverlo. Il volto di Maria è bello affinché ciascuno possa gioire nel guardarlo e per mezzo suo contemplare il volto del Figlio. Anche per questo l’Immacolata da sempre è stata paragonata a ciò che di bello esiste nel mondo, e fra le varie immagini è possibile trovare quella che riguarda in particolare questa premiazione, di questa mattina: Maria, Rosa Mystica. Nel Cantico dei Cantici, poema dell’amore di Cristo per la Chiesa, lo sposo si rivolge alla sposa paragonandola ad un giardino. Nei fiori sbocciati in questo giardino riconosciamo la Santa Vergine. Sant’Efrem chiama Maria “il vero giardino di delizie”, dove ogni fiore sboccia per il profumo delle sue virtù celesti (Omelia sulla Madre di Dio). Fra tutti i fiori la Chiesa ha scelto e ha colto la rosa, per offrire alla Propria Madre la lode più delicata, la migliore per affascinare il nostro cuore e il nostro spirito. Sono innumerevoli le caratteristiche di questo fiore che permettono tale accostamento, la bellezza, la soavità, il fascino, il fulgore, il profumo. La rosa è un segno che, osservato con fede, può rimandare il nostro cuore all’Immacolata, e ispirare alla preghiera. Tutto il creato parla del suo Creatore, ed ogni realtà ne esprime un aspetto: le montagne ne cantano l’eternità, il sole l’immensità, il vento l’onnipotenza. I fiori dicono la santità e la gratuità di Dio. Maria, il fiore più bello fra le creature, attira a Dio con la fragranza delle sue virtù, offre un esempio nella purezza del suo “Fiat”, ci prende per mano per la sua bellezza, e ci sostiene con la dolcezza del suo volto! A questo nostro mondo impastato di fango, la Chiesa presenta un fiore immacolato, una bellissima Rosa Mystica: una creatura umana, che il peccato, che l’egoismo, non ha mai neppure sfiorato, che è santa più della sua “Concezione”, cioè alle radici stesse del suo essere. Prima di creare l’uomo, Dio gli aveva preparato una piantina di delizie; ma il peccato dei progenitori ne ha inquinato le fonti. Dio non si arrende: formula subito un progetto di ri-creazione: ci sarà una Donna che, tramite la sua “stirpe” schiaccerà il capo del Malvagio. Sarà un altro giardino, di carne questa volta, sul cui ingresso non ci sarà mai la parola “peccato”. Questo fiore profumato è il Paradiso dell’Incarnazione nel seno di questa splendida Donna dove tutto è grazia si sono celebrate le nozze fra Dio e l’uomo. Il momento in cui questa meraviglia accade è il suo “Fiat”: il verbo eterno si fa carne nel suo seno. Quel Paradiso di carne accoglie in sé il Dio vivente: diventa una nuova e più meravigliosa Arca dell’Alleanza. Quel seno materno, quel calice di rosa profumata fu l’altro cielo di Gesù! Lei è la prima cellula di quel mondo nuovo che Gesù è venuto ad instaurare. Viene da pensare che mai la Chiesa è stata fedele al suo Signore come quando era tutta raccolta nel Cuore Immacolato di Maria, così come i petali della rosa sono raccolti nel bocciolo. Se è vero che c’è tanto male nel mondo, è pur vero che c’è Maria piena di grazia, aurora di salvezza, e quindi segno di speranza. A noi ottiene la grazia con la sua materna intercessione. Ella è già quel mondo nuovo verso cui noi tutti faticosamente camminiamo. Ecco perché dell’omaggio di una rosa: è un grazie ad un atto d’amore. È puro sentimentalismo? Forse è vero, al contrario, che il mondo soffre di una massiccia repressione del sentimento e non solo della incapacità di avere fiducia, ma anche dell’incapacità di gioire. Una tale repressione del sentimento porta alla freddezza dello spirito e all’imbarbarimento del cuore. Ne fa le spese allora l’autentica civiltà: ecco l’umanesimo, ecco le espressioni artistiche. In Maria il nostro mondo ha un volto umano, anzi cristiano, il volto della Mamma di Gesù. Nel venerarLa, anche la religiosità “naturale” si trasforma in fede, in un incontro della storia di Dio con gli esseri umani, che riceve nella vita di Maria il suo frutto: l’Incarnazione di Dio! In Maria dunque si congiungono fede ed aspirazioni naturali. Mauro Piacenza Presidente della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa e della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra |