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CATACOMBE DI ROMA CATACOMBE DEL LAZIO CATACOMBE DELLA CAMPANIA CATACOMBE DELLA SICILIA CATACOMBE DELLA TOSCANA CATACOMBE DELL'UMBRIA CATACOMBE DELL'ABRUZZO Catacombe di Roma aperte al pubblico INFORMAZIONI PER LA VISITA* REGOLAMENTO PER LA VISITA DELLE CATACOMBE A) Norme generali 1. I visitatori, durante la visita, devono essere sempre accompagnati da personale autorizzato. Nel caso in cui il gruppo non parli una delle cinque lingue normalmente in uso (italiano, inglese, francese, tedesco e spagnolo), si potrà effettuare la visita con l’ausilio di un registratore o con una propria guida, sempre accompagnati dal personale della catacomba. In questo caso la guida che accompagna il gruppo è esente dall’acquisto del biglietto di ingresso. 2. I visitatori, all’interno della catacomba, hanno il divieto di effettuare fotografie e riprese video. Nel caso vi fossero trasgressori, la guida accompagnatrice avrà la facoltà di espellere dalla visita il turista indisciplinato e ritirare il rullino o le card utilizzate. 3. Il visitatore, all’ingresso della catacomba, è tenuto a presentare il biglietto alla guida, che verificherà la regolarità del tagliando, secondo quanto riportato nel presente Regolamento. 4. Il visitatore è tenuto a conservare il biglietto di ingresso per tutta la durata della visita, in quanto potrebbero essere effettuati controlli al termine del tour. 5. È assolutamente vietato introdurre animali di ogni genere all’interno delle catacombe. 6. È vietato fumare. 7. Il gruppo di visitatori dovrà essere composto da un numero di persone in proporzione alla capacità della catacomba e comunque non superiore alle 35 unità, onde consentire una efficace sorveglianza al fine di evitare danni al monumento, asportazione di oggetti mobili, nonché garantire la sicurezza stessa dei turisti in visita. 8. Sono previsti controlli da parte dei referenti della Commissione, relativamente alle modalità di ingresso alle catacombe. B) Vendita dei biglietti - La catacomba deve esporre il prezzo dei biglietti di ingresso in modo ben visibile, sia presso la biglietteria che all’ingresso della catacomba. - Ad ogni visitatore deve essere consegnato il biglietto con il tagliando di controllo, che deve essere staccato dal personale della catacomba prima dell’inizio della visita. Nel caso in cui i biglietti fossero acquistati da un incaricato, questi, precauzionalmente informato dal responsabile della biglietteria, dovrà aver cura di distribuirli ai singoli componenti del gruppo prima di accedere alla catacomba. - La validità del biglietto di ingresso acquistato è limitata al giorno dell’acquisto dello stesso. BIGLIETTI RIDOTTI Hanno diritto alla tariffa ridotta le seguenti categorie di persone o gruppi: - Militari italiani o stranieri, Agenti di Polizia di Stato, Carabinieri, Finanzieri ecc., in divisa o in possesso del tesserino di riconoscimento. - I giovani dai 7 fino ai 15 anni di età. - Istituti scolastici italiani e stranieri di ogni ordine e grado che presentino la carta intestata dell’Istituto di appartenenza debitamente controfirmata dal Preside o dal Direttore responsabile. Qualora il gruppo scolastico non sia in possesso di tale documentazione, dovrà compilare in loco un modulo di autocertificazione fornito dalla Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. INGRESSI GRATUITI Hanno diritto all’ingresso gratuito le seguenti categorie di persone: - Portatori di handicap e accompagnatore. - Studenti del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana (muniti di tesserino rilasciato dalla Pontificia Commissione di Archeologia Sacra). - Bambini fino a 6 anni di età. - Sacerdoti e Suore appartenenti alla Famiglia Religiosa che gestisce la catacomba. - Professori, maestri e catechisti accompagnatori, nel rapporto di 1 ogni 15 ragazzi. - Capo-gruppo e autista nei gruppi che pagano il biglietto a tariffa intera (non è contemplata la cessione del biglietto ad altri componenti del gruppo). - Membri del Corpo Pontificio delle Guardie Svizzere e della Gendarmeria Vaticana attualmente in servizio. BIGLIETTI INTERI Pagano il biglietto intero tutte le persone che non rientrano nelle categorie sopra citate. C) Orario di apertura L’orario di apertura al pubblico delle catacombe per l’intero anno solare è il seguente: 9:00 – 12:00 / 14:00 – 17:00 Tale orario è rispettato in tutte le catacombe. Nel giorno e durante l’orario di chiusura della catacomba è proibito ammettere visitatori.
Il complesso di S. Callisto, fra il secondo ed il terzo miglio della via Appia antica, è costituito da aree cimiteriali sopra terra, con annessi ipogei databili già alla fine del II sec. d.C., in origine indipendenti fra loro e in seguito collegati a formare un'unica, vastissima rete catacombale comunitaria. Il complesso deve il nome al papa martire S. Callisto (217-222), che, prima del suo pontificato, fu preposto dal papa Zefirino (199-217) all'amministrazione del cimitero, considerato per eccellenza quello della Chiesa romana, luogo di sepoltura di numerosi pontefici e martiri. Delle molte strutture che occupavano il sopratterra, rimangono visibili solo due edifici funerari absidati: la tricòra orientale e quella occidentale. Quest'ultima ospitava probabilmente le sepolture di papa Zefirino e del martire Tarsicio.
Nel corso del tempo S. Sebastiano, uno dei martiri qui sepolti, ha finito col dare il nome al cimitero, che invece in origine era chiamato ad catacumbas, ossia "presso l'avvallamento", per via delle cave di pozzolana esistenti nel sito. Il toponimo "catacomba" è stato poi esteso ad indicare direttamente i cimiteri sotterranei cristiani. Il complesso era anche noto come memoria Apostolorum, perché vi si veneravano gli Apostoli S. Pietro e S. Paolo. Fin dal I sec. d.C. il sito è stato intensamente sfruttato ed edificato. Le gallerie per l'estrazione della pozzolana furono infatti riutilizzate per collocarvi sepolture a loculo, sia pagane, sia cristiane; furono costruiti diversi colombari ed almeno due edifici residenziali (la "villa grande" e la "villa piccola"), con notevoli decorazioni pittoriche parietali. Intorno alla metà del II sec. la zona delle cave venne interrata per innalzarvi al di sopra tre mausolei (di Clodius Hermes, degli Innocentiores e dell'Ascia), nei quali furono sepolti alla prima metà del III sec. dei cristiani. Un ulteriore interro dell'area determinò la superficie su cui realizzare la "triclia": un porticato delimitato da un muro, sul quale sono state decifrate centinaia di graffiti con invocazioni a Pietro e Paolo, che si veneravano qui, intorno al 250, per l'impossibilità di recarsi sulle loro tombe in Vaticano e sull'Ostiense. Sul luogo, poi, l'imperatore Costantino (306-337) fece innalzare una grandiosa basilica circiforme. Intanto, già dal III sec. si era sviluppata nel sottosuolo la catacomba, che ospitò le tombe dei martiri Sebastiano ed Eutichio. Per tutto il Medioevo il complesso rimase vivo e frequentato. Nel XVII sec., il cardinale Scipione Borghese fece costruire l'attuale basilica barocca di S. Sebastiano, situata nella navata centrale dell'edificio costantiniano.
Si estendono lungo l'antica via Ardeatina, sul luogo delle proprietà della nobile Flavia Domitilla, nipote di Flavio Clemente, console del 95, che aveva sposato una nipote dell'imperatore Domiziano (81-96), di nome pure Flavia Domitilla. Questa parte della gens Flavia avrebbe avuto simpatie cristiane, perché sappiamo dagli storici del tempo che Domiziano fece condannare a morte per motivi religiosi Flavio Clemente e all'esilio nelle isole pontine, sua moglie e sua nipote. Prima dell'esilio, la nipote del console mise a disposizione della comunità cristiana i suoi possedimenti sull'Ardeatina, ove poi sarebbe sorto il più vasto cimitero sotterraneo cristiano di Roma.
La nobile Priscilla deve essere stata la fondatrice del cimitero, oppure la donatrice dell'area in cui esso sorse. Priscilla, come testimonia un'iscrizione della catacomba, era imparentata con la nobile gens Acilia. Sappiamo dagli storici del tempo che Acilio Glabrione, console del 91 d.C. fu condannato a morte da Domiziano, probabilmente perché seguace di Cristo. Fra i martiri sepolti a Priscilla si ricordano i fratelli Felice e Filippo, che furono martirizzati, probabilmente sotto Diocleziano, assieme alla madre S. Felicita e agli altri cinque fratelli Alessandro, Marziale, Vitale, Silano e Gennaro. Numerosi papi furono anche sepolti a Priscilla: Marcellino (296-304), Marcello (308-309), Silvestro (314-335), Liberio (352-366), Siricio (384-399), Celestino (422-432) e Vigilio (537-555).
La celebre, giovanissima, martire romana Agnese fu sepolta in questa catacomba, sul lato sinistro della via Nomentana, dove probabilmente esisteva già un ipogeo di proprietà della sua famiglia. Di Agnese sappiamo che morì a soli 12 anni e che ebbe un supplizio tremendo: secondo papa Damaso il fuoco, secondo S. Ambrogio e Prudenzio la decapitazione, secondo altri la recisione delle vene del collo. Di fatto, il culto di Agnese esplose fortissimo subito dopo il suo martirio. La sua tomba era visitata da pellegrini romani e stranieri. Era anche molto venerata dalla famiglia dell'imperatore Costantino: la figlia di questi, Costantina (trasformata dalle pie leggende in S. Costanza), fece costruire presso il cimitero una grandiosa basilica circiforme, di cui oggi rimangono solo alcune murature, e volle seppellirsi presso la santa. Fece innalzare a questo scopo lo splendido mausoleo cilindrico, con cupola, decorato all'interno da mosaici con amorini vendemmianti, a smaglianti colori. Costantina era sepolta in un sarcofago in porfido (oggi ai Musei Vaticani, nel mausoleo è posta una copia).
Le catacombe, dedicate ai santi Marcellino e Pietro, conservano le sepolture dei due martiri. Si deve ritornare ai tempi di Diocleziano per conoscere la storia della vita dei due santi. San Marcellino e San Pietro furono uccisi per volere dell’imperatore Diocleziano del 304 d.C.. Essi furono decapitati a Roma dove, prima di essere uccisi, vennero obbligati a scavare con le proprie mani la loro tomba. Il luogo del terribile martirio dei due Santi era conosciuto come Selva Nera e dopo la loro morte fu ribattezzato Selva Candida, oggi località sulla Via Cornelia. Fu merito di una matrona romana, conosciuta come Lucilla, che i corpi dei due martiri vennero portate sulla Via Casilina, presso la località ad Duas Lauros. Con la traslazione dei santi corpi il cimitero cristiano, già preesistente, fu dedicato alla memoria dei due martiri. Le catacombe si estendono per una superficie di 18.000 mq. Si presume che solo nel III secolo in quest’area furono sepolte circa 15.000 persone. Nelle catacombe è possibile vedere reperti storici come lastre tombali che coprivano i loculi. Sulle lapidi marmoree sono ancora riconoscibili i segni adoperati dai primi cristiani per indicare il loro credo. Catacombe del Lazio aperte al pubblico
Catacomba del IV-V secolo, annessa alla basilica medievale della martire, con affreschi, epigrafi (dipinte e marmoree) e collezione antiquaria di oggetti provenienti dagli scavi ottocenteschi del monumento.
S. Eutizio presso Soriano nel Cimino (VT)
Catacomba del IV secolo, attigua alla basilica del martire, con resti pittorici e materiali di corredo; notevole la presenza di un sepolcro ad edicola con affreschi raffiguranti gli apostoli Pietro e Paolo.
Catacomba del IV-V secolo, attigua alla chiesa settecentesca intitolata ai SS. Tolomeo e Romano, che la tradizione vuole sepolti nel cimitero sotterraneo; il monumento conserva iscrizioni dipinte e graffite, affreschi tardoantichi e medievali; notevole l'impianto architettonico della catacomba, caratterizzata da gallerie estremamente larghe e imponenti.
Catacomba del IV-V secolo, notevolmente estesa, con molte iscrizioni graffite sulle chiusure delle tombe; è ubicata nell'area del cimitero moderno di Rignano, al km 39 della via Flaminia; vi si accede dalla settecentesca cattedrale dedicata a S. Teodora e ai martiri della catacomba (Abbondio, Abbondanzio, Marciano e Giovanni).
Scoperta negli anni '60 del secolo scorso, la catacomba è accessibile dal fianco Est della collina di Monte Stallone. L'ipogeo è formato da cinque brevi gallerie e da un cubicolo occupati prevalentemente da tombe a loculo; anche il piano di calpestio è stato utilizzato per inumazioni in tombe pavimentali. I sepolcri erano sigillati da malta e tegole o mattoni e le superfici parietali erano rivestite da un semplice strato di intonaco bianco o colorato. I caratteri generali del monumento si inquadrano nell'ambito del IV secolo, con una continuità di vita che giunge sino al V secolo.
Catacomba del IV secolo, attigua alla chiesa romanica dedicata alla martire; il cimitero fu ricavato in cavità idrauliche e arenarie preesistenti, scavate nella roccia calcarea; la catacomba è soprattutto importante per la particolare architettura funeraria, caratterizzata da nicchioni in muratura e da serie di tombe costruite una sopra l'altra su più piani paralleli.
Catacomba della fine del III-V secolo, che continuò ad essere frequentata fino al pieno medioevo quale santuario del martire omonimo. Ubicato presso il Convento dei PP. Carmelitani di S. Maria della Stella, sul tracciato dell'antica via Appia, il monumento conserva una importante serie di affreschi paleocristiani e medievali. La "cripta storica", centro del culto del martire Senatore, risulta di notevole impatto monumentale, così come la parte restante del cimitero interamente ricavato negli ambienti di una antica cava arenaria, che, già nella prima metà del III secolo, aveva ospitato un ipogeo funerario pagano.
La catacomba, ubicata sulla via Anagnina, all'altezza del km 16, presso Villa Senni (Grottaferrata), risale alla fine del III secolo e fu in funzione fino ai primi decenni del V; risulta discretamente estesa e particolarmente importante per lo stato di conservazione pressoché integro di alcuni suoi settori, nonché per i numerosi affreschi e per le iscrizioni funerarie che vi si conservano.
La catacomba si trova in una località rurale (denominata "S. Ilario"), situata al XXX miglio della antica via Latina, non lontana dagli attuali centri di Colleferro e Valmontone. Il cimitero è costituito da un buon numero di gallerie e cubicoli che hanno restituito materiali epigrafici e ceramici (oggi all'Antiquarium Comunale di Colleferro); di fronte alla catacomba si estende un importante cimitero all'aperto cielo, delimitato da un recinto, che conserva numerose sepolture in muratura o scavate nella roccia (IV-VI secolo); su quest'area funeraria sorse, alla fine dell'VIII secolo, un piccola chiesa (quella, appunto, di S. Ilario), che costituisce uno degli esempi più conservati di edifici di culto altomedievali del Lazio.
Catacombe della Campania aperte al pubblico
La catacomba di S. Gennaro a Capodimonte si compone di due livelli non sovrapposti, ai quali sono stati attribuiti i toponimi di "catacomba superiore" e "catacomba inferiore". Il nucleo originario è da individuare nell'utilizzo e nell'ampliamento, avvenuto tra la fine del II e gli inizi del III secolo, di un ambiente cosiddetto "vestibolo inferiore". Da esso si sono sviluppati, nei periodi successivi al III secolo, gli ambulacra della catacomba inferiore secondo uno schema di scavo orizzontale e non verticalizzato. La catacomba superiore ebbe varie fasi di sviluppo: anche essa ebbe origine da un antico sepolcro che oggi chiamiamo "vestibolo superiore", noto essenzialmente per gli affreschi della volta della fine del II secolo con tematiche esclusivamente cristiane. Gli elementi topografici maggiormente caratterizzanti la catacomba superiore, sono la piccola "basilica dei vescovi" e la maestosa "basilica maior"; la prima, ubicata esattamente al di sopra dell'ipogeo sepolcrale che ospitò le reliquie di S. Gennaro è dedicata alla memoria dei primi quattordici vescovi napoletani. Alla fine del V secolo, un'ampia trasformazione dei vicini ambienti diede vita alla grande "basilica adiecta": si tratta di una basilica trinave, che conserva numerosi affreschi, databili dal IV al VI secolo.
Il complesso cimiteriale, che si pone alle falde dei Colli Aminei, un tempo esterno alle mura della città, è legato alla memoria del vescovo africano Settimio Celio Gaudioso, che nel 439 d.C. giunse a Napoli per sfuggire all'invasione vandalica di Genserico. L'aspetto attuale della catacomba è fortemente condizionato dalle trasformazioni che il luogo ha subito nei secoli, primo fra tutte quelle legate all'insediamento dei Frati Domenicani, avvenuto nel 1616. In una commistione di interventi di differenti epoche, è ancora possibile apprezzare i numerosi arcosoli dipinti o mosaicati e i molteplici cubicoli affrescati che caratterizzano quest'area come una delle più importanti testimonianze del cristianesimo antico partenopeo.
La catacomba è legata alla memoria del vescovo Severo, che aveva favorito la costruzione di una basilica extraurbana ove aveva disposto la deposizione dei resti del vescovo napoletano Massimo. La basilica fu affiancata ben presto da un fitta rete di sepolture ipogee, tra le quali pare sia avvenuta la prima sepoltura del santo vescovo Severo: nacque così, quella che oggi è conosciuta come la catacomba di S. Severo. In realtà, di questa catacomba oggi non resta altro che un piccolo cubiculum ed un accenno di un misterioso proseguimento che si intravede appena tra le fondamenta di un inurbamento sregolato e irrazionale che ha riguardato l'intera area della Sanità.. Gli arcosolia che impegnano i lati superstiti del cubiculum sono tre: due, il centrale e quello di sinistra, sono ancora parzialmente integri e conservano, in parte leggibile, lo schema decorativo pittorico; il terzo, quello di destra, è stato invece quasi del tutto distrutto. L'arcosolium centrale ritrae cinque personaggi; dalle caratteristiche dell'abbigliamento del personaggio centrale e dall'assenza del nimbo intorno al capo si può ipotizzare trattarsi di un patrizio o di un alto dignitaro dello Stato. I personaggi alla sinistra sono da identificare in S. Pietro e S. Gennaro, quelli alla destra con S. Paolo e S. Severo. Nel IX secolo le reliquie del santo furono poi traslate in un oratorio della basilica urbana cui era preposta una congregazione sacerdotale detta "della feria sesta".
Catacombe della Sicilia aperte al pubblico
S. Giovanni è il più grande cimitero di una comunità realizzato a Siracusa dopo la Pace della Chiesa e, con la mole della sua documentazione epigrafica, anche il campo di indagine privilegiato per fornire un quadro generale del cristianesimo nella città. Dal progetto e dall'impianto monumentale risulta evidente come la catacomba di S. Giovanni nasca dopo il 313, proseguendo la sua vita nell'arco dei secoli IV e V, mentre ancora nei primi decenni del VI secolo si segnalano le iscrizioni relative a Goti (491-535). All'origine, il cimitero comunitario sembra progettato in funzione di un tipo pressoché esclusivo di sepoltura: l'arcosolio a deposizione multipla; nello sviluppo topografico e architettonico della catacomba la creazione di alcune rotonde rompe la serie delle sepolture standardizzate per ricavare spazi adeguati per i rappresentanti della gerarchia della Chiesa e dell'Impero.
L'area funeraria, sottostante l'attuale piazza Santa Lucia, è costituita da un cimitero di comunità e alcuni ipogei di diritto privato, ascrivibile ai secoli III, IV e V. Il complesso viene generalmente suddiviso in quattro regioni (A-D), collegate da gallerie, alcune delle quali sono state intercettate e alterate dall'Unione Nazionale Protezione Antiaerea durate l'ultimo conflitto mondiale. In questo caso, più che in altri, la genesi e lo sviluppo del cimitero sembra riecheggiare i prototipi romani: ai modelli romani sembrano rifarsi, oltre che la topografia dei due nuclei genetici (individuabili nelle regioni A e B), anche le trasformazioni di alcuni settori della catacomba, riservati a sepolture privilegiate, in aree di culto nel periodo successivo all'utilizzazione funeraria, in particolare in età bizantina.
Il cimitero di Vigna Cassia si articola in tre regioni – Santa Maria di Gesù, Maggiore e Marcia – di cui le prime due nascono già nell'ambito del III secolo, l'ultima, invece, soltanto nel IV secolo. Le modalità del reimpiego delle preesistenze idrauliche sono in linea con la datazione alta nelle prime due regioni e il nucleo genetico del cimitero Maggiore è confermato dal rinvenimento di un gruzzolo di monete all'interno di un loculo emesse sotto Gallieno e Claudio II il Gotico. Una segnalazione meritano le pitture di uno degli ipogei che costellano la vasta platea soprastante il cimitero di comunità: l'ipogeo M2, che ha restituito le immagini, ancora nitide, di un soggetto figurativo interamente cristiano, nel quale si distinguono in particolare due momenti della trilogia di Giona, Daniele nella fossa dei leoni e della resurrezione di Lazzaro.
Si tratta del più vasto cimitero comunitario paleocristiano della città di Palermo, che presenta, a differenza degli altri complessi cimiteriali noti in Sicilia, un'organica distribuzione degli spazi, ampi ambulacri, arcosoli e cubicoli di dimensioni monumentali. In uno dei cubicoli presso l'ingresso rimane una struttura destinata allo svolgimento dei banchetti funerari, come nei più noti complessi dell'isola di Malta. Spogliata di ogni suppellettile archeologica, la datazione della catacomba viene stabilita in base alle caratteristiche architettoniche e topografiche, che le assegnano un periodo di vita tra il IV e il V secolo, testimone della presenza di una comunità cristiana ben organizzata e sviluppata nella Palermo ante dominazione dei Goti.
Con la sua estensione di oltre 2500 mq la catacomba di Villagrazia di Carini, riportata in vita grazie ad un moderno lavoro di allestimento museale, si prospetta come un interessante viaggio nella Carini sotterranea oltre che nella Sicilia del V secolo d.C. di cultura romana e religione cristiana.
Catacombe della Toscana aperte al pubblico
Il vero cimitero della comunità cristiana di Clusium è rappresentato dalle catacombe di S. Mustiola, dove fu sepolta, in epoca imprecisata l'omonima martire e dove nacque un santuario, situato nel sopraterra e distinto nel 1784. La catacomba, tornata in luce fortuitamente nel 1663, presenta un discreto sviluppo, articolato intorno a due gallerie principali molto ricche di materiale epigrafico, tra cui possiamo ricordare l'interessante epitaffio di un vescovo, Lucius Petronius Dexter, dedicato dai cinque figli nel dicembre del 322.
La catacomba di Santa Caterina presenta l'interessante caratteristica di "cimitero misto", nel senso che alcune epigrafi mostrano tutti i caratteri di una professione di fede "pagana", mentre altri testi denunciano una estrazione sicuramente cristiana. La catacomba, costituita da due nuclei cimiteriali, sembra nascere già nel III secolo e propone una tipologia sepolcrale assai simile a quella riscontrabile nelle catacombe romane, con arcosoli multipli, loculi e formae pavimentali.
Le catacombe rappresentano l'unica testimonianza della cristianizzazione dell'isola, che avvenne presumibilmente nel corso del IV secolo. Il cimitero ipogeo è costellato di tombe molto semplici per uno sviluppo topografico piuttosto articolato. La comunità cristiana dell'isola dovette essere molto estesa e organizzata se nel V secolo accolse gli esuli che provenivano dall'Africa a causa dell'invasione dei Goti.
Catacombe dell'Umbria aperte al pubblico
Si tratta di una piccola catacomba ubicata lungo il tracciato dell'antica via Flaminia, sviluppatasi fra il IV e il V secolo. La semplicità delle sepolture, prevalentemente a loculo e prive di decorazione, e l'assenza di materiale epigrafico confermano un tipo di sfruttamento legato esclusivamente alla popolazione rurale residente nell'area. Recentemente, all'esterno della catacomba si sono rinvenute le tracce di un modesto edificio di culto a navata unica, il cui piano pavimentale è risultato essere ampiamente occupato da numerose sepolture, estremamente differenziate nella tipologia funeraria, tra cui è possibile riconoscere alcune soluzioni maggiormente sofisticate, da attribuire a committenti di ceto superiore.
Catacombe dell'Abruzzo aperte al pubblico
Il santuario di San Vittorino è posto su un colle che domina ad Est la città romana di Amiterno. La deposizione del martire in un ambiente ipogeo romano determinò lo sviluppo di un vasto cimitero, con un ampio retro sanctos, al di sopra del quale venne realizzata una basilica a pianta longitudinale, a navata unica, con transetto sporgente e confessione. Attorno al vano che ospitò la tomba venerata trovarono posto le sepolture ad martyrem. Vittorino, martirizzato ad aquas cotilias sulla via Salaria, fu deposto, come ricorda il Martirologio Geronimiano, ad ottantatre miglia da Roma, sempre su un ramo della via Salaria. La prima sistemazione della tomba venerata avvenne forse già nel IV secolo; coeva a questa sistemazione la decorazione pittorica, con un ornato a finto marmo; nel V secolo, il vescovo Quodvul(t)deus fece apportare delle modifiche per potervi collocare la propria sepoltura, decorata con rilievi marmorei. Un ambiente ad Ovest del cubicolo di San Vittorino mette in comunicazione gli spazi più strettamente legati al sepolcro venerato con l'ampia galleria occidentale e i cubicoli ad essa collegati. Ai lavori compiuti alla fine del XII secolo dal vescovo Dodone di Rieti si deve la realizzazione di una vera e propria articolata cripta, che collegava l'ambiente venerato con gli altri spazi ipogei.
È anonima la catacomba situata nel suburbio sud-orientale della città romana di Superaequum (od. Castelvecchio Subequo, AQ). Il piccolo ipogeo cristiano, scoperto occasionalmente nel 1943 e oggetto di indagini archeologiche nel 1949, si compone di due gallerie, disposte approssimativamente ad angolo retto, scavate in una roccia calcarea assai friabile. Sulle pareti della galleria si aprono semplici loculi e sepolture plurime di forma più o meno arcuata, risparmiando, in alcuni casi, un setto di calcare nella roccia, in modo da creare un parapetto a chiusura delle sepolture dei piani inferiori. Sulla calce di chiusura dei loculi sono graffite alcune iscrizioni, dal formulario molto semplice, databili nell'ambito del IV secolo. La catacomba e lo spazio funerario subdiale ad essa collegato furono in uso fino agli inizi del VII secolo.
Catacombe della Sardegna aperte al pubblico
Nell'isoletta di Sant'Antioco, posta a Sud-ovest della Sardegna di fronte alle coste del Sulcis e collegata all'isola maggiore, forse già prima della romanizzazione, da uno stretto istmo, si conserva uno dei più importanti martyria sardi. I fossori cristiani riutilizzarono un gruppo di camere funerarie puniche, adattate alle esigenze della comunità sulcitana a partire dal IV secolo. La deposizione privilegiata del martire Antioco determinò la formazione di un articolato complesso funerario. Il martyrium soprastante a croce, riconoscibile quale nucleo iniziale dell'edificio ampliato nel medioevo, non può essere collocato prima dell'età bizantina. Un ambiente, ubicato in connessione con il lato meridionale del braccio occidentale del martyrium crociato, con corpo cupolato centrale, fu utilizzato con funzione funeraria e al suo interno si conservano quattro sarcofagi, ma la presenza in questo stesso ambiente di una piccola vasca con intonaco idraulico è stata messa in relazione con un possibile uso battesimale dell'ambiente.
REGOLAMENTO VISITE CATACOMBE CHIUSE AL PUBBLICO
La Pontificia Commissione di Archeologia Sacra (quando le condizioni del monumento lo consentono), offre la possibilità a studenti, singoli studiosi, e Associazioni Culturali di poter accedere anche a quelle catacombe di norma chiuse al pubblico. Le visite devono avere effettiva ed esclusiva finalità culturale e, pertanto, non è ammessa qualsiasi finalità di lucro. Si precisa che, per le Associazioni Culturali, si potranno autorizzare un massimo di due visite l’anno. L’autorizzazione è concessa a insindacabile giudizio del Segretario; Per l’accesso a questi monumenti è necessario attenersi scrupolosamente alle seguenti disposizioni:
a) la richiesta, che dovrà pervenire con almeno 20 giorni di anticipo rispetto alla data della visita, deve essere inoltrata, per iscritto, all’attenzione del Segretario della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, con la specificazione del monumento che si intende visitare, della data e del numero dei partecipanti. Gli orari disponibili per effettuare tali visite sono: per i giorni feriali dalle ore 16:30 alle ore 20:30; per il sabato e festivi dalle ore 8:30 alle ore 20:30. b) per tali visite è obbligatoria la presenza di un fossore e di un archeologo, designati da questa Pontificia Commissione, adibiti al servizio di custodia e assistenza. L’addebito per la presenza del suddetto personale è a totale carico del richiedente secondo la seguente tariffa: 1. diritto di chiamata del fossore, comprensivo di 75 minuti di visita per ciascun gruppo, € 100,00; 2. addebito per l’assistenza alla visita € 120,00 per ciascun gruppo. 3. per ogni ora o frazione - eccedente i 75 minuti di visita - dovrà essere corrisposta, a titolo di indennizzo una somma di € 30,00, che sarà contabilizzata successivamente al giorno della visita.
Gli importi di cui sopra dovranno essere liquidati - previo accordo telefonico – entro e non oltre 5 giorni antecedenti l’effettuazione della visita presso gli uffici della Commissione (dal lunedì al venerdì dalle ore 8,00 alle ore 14,00), o mediante bonifico bancario a:
Si ricorda:
1. che il gruppo dei visitatori ammesso nelle catacombe non deve superare il numero di 15 unità; 2. che, qualora si verifichino durante la visita richiesta danni ai luoghi o alle persone, causati dai partecipanti, il richiedente della visita è tenuto al risarcimento del danno provocato; 3. che è severamente vietato introdurre in catacomba macchine fotografiche e videocamere ed eventuali contravvenzioni della presente norma causeranno l’immediata sospensione della visita; 4. che la visita potrà essere annullata inviando una comunicazione scritta per fax o e-mail entro e non oltre 3 giorni lavorativi antecedenti la data della stessa. Non ricevendo alcuna disdetta resta l’obbligo del pagamento della visita; 5. nel caso la visita venisse annullata da parte della Pontificia Commissione per cause di forza maggiore, senza la possibilità di poter avvertire il richiedente in tempo utile, resta inteso che la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra concederà in altra data, concordata con il richiedente, l’effettuazione della visita, pertanto la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra è esonerata dal risarcimento di ogni tipo di pagamento effettuato da parte del richiedente.
I partecipanti sono inoltre pregati di calzare scarpe comode e di portare ciascuno una torcia elettrica per l’illuminazione.
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