XLVIII CONGRESSO EUCARISTICO INTERNAZIONALE OMELIA DEL CARDINALE JOZEF TOMKO,
Signori Cardinali e distinte Autorità, Introduzione: saluti e ringraziamenti In questo inizio del terzo millennio, noi credenti in Gesù Cristo veniamo da tutto il mondo, rappresentando le chiese di tutti i Continenti, qui a Guadalajara, in questo bellissimo Paese del Messico, per manifestare e corroborare la nostra fede in Gesù Cristo Eucaristico. Questo è già il 48° Congresso Eucaristico internazionale e il primo del terzo millennio. A nome di tutti e con tutti voi mandiamo anzitutto un affettuoso saluto al nostro amato Santo Padre, Giovanni Paolo II, Successore di Pietro e Capo della Chiesa Cattolica. Questa mattina, in Piazza San Pietro, Giovanni Paolo II ha parlato del Congresso Eucaristico Internazionale di Guadalajara ai fedeli raccolti per l'Angelus e al mondo intero. Vi leggo le sue parole: "Si è aperto oggi a Guadalajara, in Messico, il Congresso Eucaristico Internazionale, che ha per tema "L'Eucaristia, luce e vita del nuovo millennio". Mi unisco spiritualmente a questo importante evento ecclesiale, con cui si apre anche l'Anno dell'Eucaristia. Per questo speciale Anno, ho rivolto alla Chiesa intera una Lettera apostolica che inizia con queste parole: "Mane nobiscum, Domine - Resta con noi, Signore" (cfr Lc 24, 29). Risuoni tale invocazione in ogni comunità cristiana: riconoscendo Cristo risorto "nello spezzare il pane" (Lc 24, 35), i fedeli siano pronti a testimoniarlo con carità operosa... Affidiamo queste intenzioni all'intercessione di Maria Santissima, "Donna eucaristica" (Ecclesia de Eucharistia, cap. VI)". È questa la consegna che oggi ci fa il Santo Padre. Personalmente lo ringrazio per avermi voluto inviare come Suo Legato per il Congresso. Egli è con noi, ci segue con le sue preghiere e alla fine del Congresso ci rivolgerà il Suo Messaggio accompagnato dalla Benedizione Apostolica. Saluto cordialmente l'Em.mo Card. Juan Sandoval Iñiguez, Pastore di questa chiesa di Guadalajara, che non ha risparmiato fatica e risorse per organizzare, assieme a molti collaboratori e con l'appoggio del Pontificio Comitato Romano, questa festa eucaristica. Con lui saluto fraternamente i Signori Cardinali e venerabili Confratelli nell'episcopato e nel sacerdozio. Il mio rispettoso saluto va poi alle illustri Autorità nazionali, regionali e locali, come anche a quelle militari. Con affetto saluto i diaconi, i religiosi e le religiose, i seminaristi, i membri dei movimenti e delle associazioni, in specie quelle di adorazione eucaristica. Il mio cuore si allarga per salutare i giovani, le famiglie, gli anziani, i poveri, i sofferenti e le delegazioni di ogni continente, nazione e lingua. A voi tutti qui presenti dico: Pace e gioia nel Cristo Eucaristia sia con tutti voi! 1. Dal Cenacolo a Guadalajara 1.1. Veniamo dal nostro mondo Veniamo da un mondo pieno di luce ma anche di pesanti ombre. Da un lato si nota la ricerca di qualcosa che unisca l'umanità come si è visto nelle ultime Olimpiadi, l'anelito di pace, la riscoperta della bellezza della creazione, la difesa dei diritti umani, la sensibilità per la giustizia sociale, ecc. Nella Chiesa stessa vediamo il risveglio dei giovani ai quali il Santo Padre ha affidato lo stupendo compito di essere "sentinelle del mattino", stanno aumentando e maturando le giovani chiese, dopo un secolo di grandi Papi Giovanni Paolo II è sempre più largamente riconosciuto come la più alta autorità morale non solo dei cattolici ma dell'umanità intera che ora continua ad insegnare con il suo esempio oltreché con la parola, costante è agli occhi di tutti l'impegno della Chiesa per la pace, per la dignità umana, per la giustizia e per i poveri e più deboli, per la cultura della vita contro la cultura della morte, per l'inestimabile valore di ogni persona, ma anche per l'ecumenismo e il dialogo interreligioso... - per menzionare soltanto alcune luci. Ma noi veniamo da un mondo che è anche turbato da ombre tenebrose: guerre conosciute e quelle dimenticate, dichiarate o striscianti, violenze e conflitti di vario genere, l'attacco ideologico al matrimonio e alla famiglia e alla stessa vita umana dal suo concepimento fino alla morte naturale, ora minacciata anche con l'eutanasia degli anziani, degli ammalati e persino dei neonati con un omicidio legalizzato, l'oscuramento della coscienza morale, la perdita della capacità di amare fedelmente e costantemente, il terrore che diventa l'orrore, la perdita del senso del peccato che denota la perdita del senso di Dio, la "silenziosa apostasia" di alcune regioni cristiane da Cristo, un laicismo che esclude Dio dalla vita sociale e persino dalla coscienza privata, un agnosticismo che non lascia spazio alla religione e diventa peggio dell'ateismo, mentre proliferano manifestazioni di una religiosità settaria e fanatica, spesso fondamentalista. Noi veniamo da questo mondo a cercare la luce per la nostra vita, la certezza per i nostri dubbi, il coraggio per portare la testimonianza della nostra fede ai nostri fratelli e sorelle in difficoltà, il nutrimento per la vita nostra e dei nostri consimili. "Vogliamo vedere il tuo volto, Signore". Con Pietro anche noi vogliamo manifestare e professare la nostra fede in Gesù Cristo: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna" (Gv 6, 68). Gesù stesso ha dichiarato: "Io sono la luce del mondo, chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita" (Gv 8, 12). Ed ancora: "Io sono il pane della vita" (Gv 6, 48). Luce e vita, ecco ciò di cui il nostro mondo ha bisogno. 1.2. Eucaristia Cristo in cui crediamo Noi siamo venuti in questo Congresso da vari angoli del nostro mondo per celebrare l'Eucaristia. Ma che cosa è l'Eucaristia? Dopo la consacrazione noi lo diciamo: È mistero della fede. È un dono inestimabile. Anzi, "la Chiesa ha ricevuto l'Eucaristia da Cristo suo Signore non come un dono, pur prezioso fra tanti altri, ma come il dono per eccellenza, perché dono di se stesso, della sua persona nella sua santa umanità, nonché della sua opera di salvezza" (Ecclesia de Eucharistia, 11). Perciò sarebbe più giusto domandarsi: "Chi è l'Eucaristia?", non: "Che cosa è l'Eucaristia?". Per confermare la nostra fede, dobbiamo scendere alle origini dell'Eucaristia, cioè a Cafarnao dove è stata promessa e al Cenacolo dove è stata istituita. Con il Vangelo nelle mani e con il cuore aperto rileggere il capitolo sesto di Giovanni, specialmente le parole che abbiamo appena ascoltato: "Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo... Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno" (Gv 6, 51. 54). Sì, l'Eucaristia è lo stesso Gesù Cristo, vivo, reale, anche se presente sotto il velo sacramentale del pane e del vino. Ci sembrano forse "dure" le sue parole, difficili a capire per la nostra mentalità abituata a verificare tutto con i sensi, con gli apparecchi, con la tecnologia, come sembravano difficili ad alcuni discepoli ai tempi di Gesù? Eppure Gesù non cambia una virgola, ma piuttosto rafforza le sue affermazioni. Noi però stiamo con Pietro e con la sua fede: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna: noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio" (Gv 6, 68). Perciò per noi l'Eucaristia è Lui stesso, è "mistero della fede", ma è una realtà vera. Noi oggi ci troviamo davanti a Cristo eucaristico con lo stupore della fede, della gioia, dell'ammirazione, dell'amore. È lo stesso stupore che ha invaso gli apostoli nel Cenacolo. In quell'atmosfera solenne ma anche triste in previsione della passione, Gesù ha manifestato il suo amore infinito per l'umanità ed ha realizzato ciò che aveva promesso. Come ci racconta Giovanni, "prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine" (Gv 13, 1), cioè fino all'estremo, fino al limite. Ed allora ha lasciato ai suoi non un ricordino, non un'immagine, non un dono per quanto memorabile, non un oggetto caro, ma se stesso. E per di più ha scelto la forma di pane e di vino per significare che voleva diventare nostro nutrimento, sostegno della nostra vita e fonte della nostra esistenza eterna. Ha dato se stesso in cibo per noi per poter rimanere con noi in una unione del tutto singolare ed intima, in analogia con il cibo che entra nel circuito vitale del nostro corpo e attraverso il metabolismo vitale diventa la nostra vita ed energia. In simile maniera Gesù stesso ha voluto entrare in strettissima comunione con noi: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me ed io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me, vivrà per me" (Gv 6, 56-57). Questa stupenda realtà deve ispirare e cambiare la nostra vita e le nostre comunioni eucaristiche in incontri vitali che ispirino le nostre attività. Ma la ricchezza dell'Eucaristia, di quest'invenzione meravigliosa dell'amore divino, non si esaurisce qui. 2. "Pro mundi vita" "Per la vita del mondo" Gesù Cristo istituì l'Eucaristia anche per un altro scopo. Non a caso egli disse fin da quando aveva promesso il pane della vita: "Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo" (Gv 6, 51). Quando poi nel Cenacolo istituì l'Eucaristia, prese del pane e dichiarò solennemente: "Questo è il mio corpo, offerto in sacrificio per voi". E sul vino dichiarò: "Questo è il calice del mio sangue versato per voi". Così Gesù compì, nella stessa notte in cui veniva tradito, in anticipo di alcune ore e in maniera incruenta, sacramentale, il sacrificio che ha poco dopo offerto in modo cruento sulla Croce. Egli istituì quindi l'Eucaristia come suo sacrificio redentivo. Ma c'è di più: Egli volle che fosse perpetuato nei secoli, perciò lasciò ai presenti nel Cenacolo un ordine che è anche un potere speciale: "Fate questo in memoria di me!". Da quel tempo, i sacerdoti della Chiesa adempiono fedelmente a questo sublime compito, come lo descrive san Paolo nella lettera ai fedeli di Corinto: "Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore, finché egli venga" (1 Cor 11, 26). Come ai tempi di san Paolo nella prima Chiesa, anche oggi, anche ora qui a Guadalajara, noi facciamo ciò che ci è stato trasmesso dal Signore: il celebrante ripete fedelmente le parole del Signore sul pane e sul vino, li cambia nel corpo e nel sangue di Cristo in memoria di lui e proclama: "È mistero della fede". Al che il popolo professa la sua fede nel sacrificio di Cristo che si rinnova sull'altare: "Annunziamo la tua morte, Signore!". E non è solo l'evocazione della passione e morte del Signore, una pura commemorazione come in una sacra rappresentazione teatrale, ma è la ri-presentazione sacramentale di quest'evento salvifico. Questo evento centrale di salvezza è reso realmente presente e "si effettua l'opera della nostra redenzione" (LG, 3). "Questo sacrificio - afferma il Santo Padre -è talmente decisivo per la salvezza del genere umano che Gesù Cristo l'ha compiuto ed è tornato al Padre soltanto dopo averci lasciato il mezzo per parteciparvi come se vi fossimo presenti". L'Eucaristia è appunto questo mezzo. Lo stesso Papa esclama poi: "Che cosa Gesù poteva fare di più per noi? Davvero, nell'Eucaristia, ci mostra un amore che va fino "all'estremo" (Gv 13, 1), un amore che non conosce misura" (Ecclesia de Eucharistia, 11). Amore che dà la propria vita per la vita del mondo, anche del nostro mondo, del nostro millennio, di ciascuno di noi! Conclusione Cari fratelli e sorelle! Apriamo solennemente questo Congresso per venerare, adorare, lodare, ringraziare, pregare Gesù Cristo presente in mezzo a noi nell'Eucaristia, sacramento del Suo amore. Lo sguardo materno e la potente intercessione di Maria, Donna eucaristica, ci accompagni nel cammino di questi giorni, "affinché, fortificati dal convito eucaristico, diventiamo in Cristo luce nelle tenebre e viviamo intimamente uniti a lui, nostra vita" (Preghiera per il Congresso). Amen.
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