Reverendo Signor parroco, mi è caro farLe giungere il mio vivo compiacimento per le opportune iniziative promosse in occasione del 140° anniversario della morte della serva di Dio Giulia Colbert Falletti di Barolo, splendida figura di donna cristiana.
Paiono quanto mai attuali, anche dopo quarant'anni, le parole del Cardinale Maurilio Fossati, allorquando commemorò il centenario della morte della serva di Dio: "La marchesa di Barolo era un'anima grande, degna di figurare a fianco dei più grandi santi torinesi del secolo scorso, come s. Giuseppe Benedetto Cottolengo, s. Giovanni Bosco, s. Giovanni Cafasso, s. Leonardo Murialdo ed altri... Il segreto delle sue magnifiche opere sta nella vita interiore, da lei vissuta non soltanto sotto la guida dei Comandamenti di Dio, ma nella luce radiosa dei consigli evangelici ed in perfetta armonia con le Beatitudini".
Laica, sposa e poi ricca vedova, con amicizia fra le più illustri e potenti, Giulia di Barolo ha vissuto il carisma coniugale mettendosi al servizio degli ultimi, accogliendoli sempre nel proprio cuore e condividendo le ingenti risorse patrimoniali di cui disponeva.
La straordinarietà in lei, nata nel lusso e nel nobile lignaggio, sta anzitutto nel modo di interpretare e di vivere la virtù della carità evangelica, nonché nel farsi strumento concreto della Misericordia del Padre Celeste verso i piccoli e i poveri. Colpisce l'incredibile serie di opere davvero innovatrici per quei tempi, che la serva di Dio riuscì ad attuare, basti pensare alla riforma carceraria, agli asili, alle case-famiglia.
Giustamente è stata definita "un bell'esempio di come si vive l'umanesimo cristiano, ma anche un modello di originale spiritualità laicale" (cfr Card. Poupard in Un salotto per gli amici, di Marcello Falletti di Villafalletto, p. 12).
La serva di Dio, persona dotata di grande interiorità, sempre capace di illuminare la vita con la fede, con la sua poliedrica e profetica carità creativa, continua ad affascinare i nostri contemporanei. Essa infatti rimane una figura sempre attuale che si propone come donna veramente moderna, all'avanguardia, per tanti suoi aspetti. Indubbiamente ella contribuì a fare grande quella che il Santo Padre Giovanni Paolo II ha definito "l'anima cristiana e cattolica di Torino" nel suo discorso fatto alla città, nel quale citò esplicitamente la Marchesa Giulia di Barolo durante la sua prima visita del 13 aprile 1980.
Sono certo che le celebrazioni daranno a tutti una nuova opportunità di imparare qualcosa dalla Marchesa Giulia; la faranno conoscere ancora meglio e offriranno un'ulteriore occasione di apprezzare le sue straordinarie ed attualissime virtù. Molti si sentiranno così incoraggiati a percorrere quella strada della santità cristiana che il Santo Padre Giovanni Paolo II ha voluto proporre a tutti, in questo Terzo Millennio cristiano, come "la misura alta della vita cristiana" (NMI, n. 31).