CONGREGAZIONE DELLE CAUSE DEI SANTI OMELIA DEL CARDINALE JOSÉ SARAIVA MARTINS Santuario mariano di Cova da Iria
Eminentissimo Signor Cardinale Patriarca, il Vangelo che abbiamo ascoltato ci invita a meditare sul mistero della maternità della Vergine Madre di Dio e Madre nostra, a cui Gesù Crocifisso disse: "Donna ecco tuo figlio" e, rivolgendosi al discepolo amato, che ci rappresentava tutti, aggiunse: "Ecco la tua Madre" (Gv 19, 26-27). Questa nuova maternità spirituale e mistica di Maria è il riflesso e la conseguenza della maternità divina che la innalzò sopra tutte le creature. Maria non ci abbandona mai. Le apparizioni e gli appelli di Nostra Signora, avvenuti qui a Fátima 86 anni fa, sono espressione della materna sollecitudine che Maria aveva già manifestato durante la sua vita terrena a Nazareth, a Cana, sul Calvario e nel Cenacolo, nel giorno di Pentecoste, quando Maria stessa si trovava riunita nella fede e nella preghiera con tutta la Chiesa. Il Messaggio di Fátima contiene appelli della più scottante attualità. Ne vorrei sottolineare quattro che riguardano: la fede viva e testimoniata, la conversione, la pace e la speranza. 1. Il primo è un insistente appello alla fede, contagiosa, vigorosa e raggiante dei tre pastorelli: una fede vissuta in profondità nei suoi modi di esprimersi più semplici. Nell'odierna società si riscontrano molteplici fermenti e correnti culturali che mettono in pericolo gli stessi fondamenti della fede cristiana. Una crescente e sfrenata secolarizzazione porta molti a pensare e a vivere come se Dio non esistesse, oppure ad accontentarsi di una vaga religiosità, incapace di confrontarsi con il problema della verità o con il dovere della coerenza. Da tutto ciò deriva un crescente oscuramento del senso trascendente dell'esistenza umana, un relativismo etico diffuso e una graduale perdita del senso del peccato, già denunciata da Pio XII che disse: "Il peccato del secolo è la perdita del senso del peccato" (Pio XII, Discorsi Radio Messaggi, VIII - 1946 -, p. 288; cfr Giovanni Paolo II, Esortazione Apostolica, Reconciliatio et poenintentia, n. 18). È in tale contesto di secolarizzazione e di indifferenza religiosa che si inserisce l'appello della Madre di Dio a vivere in pienezza e con rinnovato fervore l'inestimabile dono della fede ricevuta nel battesimo, in modo tale che questa fede penetri e illumini tutta la nostra esistenza guidando le scelte della vita. In tal modo saremo testimoni credibili dell'amore di Dio fra gli uomini. Il linguaggio della testimonianza è il più comprensibile e convincente per l'uomo del nostro tempo. Bisogna dire però che una tale testimonianza esige fedeltà assoluta ai valori umani profondamente radicati nel tessuto sociale e culturale del popolo portoghese, comporta il rispetto dell'essere umano, che vale per ciò che è e non per ciò che ha; il rispetto della sua trascendente dignità e dei diritti fondamentali; il rigetto del relativismo etico che "sottrae alla convivenza civile ogni punto sicuro di riferimento privandola radicalmente della possibilità di riconoscere la verità"; richiede la difesa della famiglia come la società naturale fondata sul matrimonio; l'accoglienza e il rispetto della vita dal suo concepimento fino al suo termine naturale. Il cristiano è pienamente cosciente del fatto che, alla luce della fede, "il no della Chiesa all'aborto (...) è un sì alla vita, un sì alla bontà originale della creazione (...), un sì alla famiglia, prima cellula della società" (Sinodo dei Vescovi del 2001, Messaggio, n. 12). Il cristiano troverà la forza che lo porterà ad essere testimone coraggioso del Vangelo e dei suoi valori, vivendo una profonda vita interiore, in un intenso amore a Cristo a cui deve aprire le porte del suo cuore come al celeste amico, attraverso la grazia sacramentale, specialmente quella della confessione sacramentale e dell'eucarestia e, finalmente, con la preghiera così caldamente raccomandata a Fátima, dall'Angelo e da Nostra Signora che nella quarta apparizione chiese ai veggenti: "Pregate, pregate molto". Questo appello alla fede, contenuto nel Messaggio di Fátima, è della massima autorità, soprattutto se si pensa che la globalizzazione e l'associarsi sempre maggiore degli Stati, specialmente in Europa, ci portano in contatto e a convivere con stili e valori di vita non sempre in consonanza con il Vangelo. Oggi più che mai sono necessari la solidità e la testimonianza della fede. Per questo cade molto a proposito ripetere qui e in questa ora il veemente appello che il Santo Padre ha lanciato da Madrid pochi gironi fa: "Europa, ritrova te stessa, sii te stessa ... rinvigorisci le tue radici" (L'Osservatore Romano, 4 maggio 2003, p. 5), radici profondamente cristiane. 2. Il secondo appello di Nostra Signore è la chiamata alla conversione, alla penitenza. Già nella prima apparizione la Vergine domanda ai tre pastorelli se vogliono offrirsi e sopportare tutte le sofferenze che Dio avrebbe permesso "come atto di riparazione per i peccati con cui Egli è offeso e di supplica per la conversione dei peccatori". Convertirsi a Dio e volgersi a Lui, avvicinarsi alla Sua santità, lanciarsi di nuovo, come il figliol prodigo nelle braccia del Padre, significa riconquistare la gioia perduta, la gioia della salvezza (Salmo 51, 14), cosa che molti uomini del nostro tempo non sanno più assaporare. Convertirsi vuol dire intrattenere con Dio un'attitudine di ascolto amoroso, come Samuele: "Parla, Signore, che il tuo servo ti ascolta" (1 Samuele 3, 10). Ma non si può ascoltare Dio senza ascoltare, anche, la voce dei fratelli, il grido dei poveri e degli emarginati, il gemito degli oppressi, il coro dei sofferenti e dei disperati, affinché trovino risonanza nei nostri cuori e risposte adeguate nel nostro agire. Nessuno, per esempio, può rimanere indifferente al dramma della fame e dell'estrema povertà di milioni di uomini, tanto più che siamo in un'epoca in cui l'umanità ha nelle sue mani, come mai prima, gli strumenti adatti per operare una giusta ripartizione. È davvero inammissibile che, secondo quanto affermano osservatori competenti dell'economia mondiale, l'ottanta per cento della popolazione del pianeta viva con appena il venti per cento delle sue risorse e che un miliardo e duecento milioni di persone siano costretti a "vivere" con meno di un Euro per giorno. 3. Non meno importante, né meno attuale, è l'appello che la Vergine fa in favore della pace. Chiede ai pastorelli che si preghi "per ottenere la pace nel mondo e la fine della guerra" (la prima guerra mondiale allora in corso) e promette loro che, soddisfatta tale richiesta, "ci sarà la pace". Anche oggi si respira una crescente esigenza di concordia e di pace, in un mondo sempre più interdipendente, con una rete globale di scambi e comunicazioni sempre più avanzata, e ciò nonostante, purtroppo assistiamo ad una esasperazione di conflitti cronici come quelli della Terra Santa, del Medio Oriente e di altre parti della terra. A tutto questo bisogna aggiungere il terrorismo internazionale con le sue nuove ed allarmanti dimensioni (Giovanni Paolo II, Discorso al Parlamento Italiano, in L'Osservatore Romano, 15 novembre 2002, pp. 5-6, n. 10). La storia insegna che all'origine delle guerre si trovano sempre intollerabili situazioni di ingiustizia e la negazione di certi valori, senza i quali, come dice il Papa Giovanni Paolo II: "Una democrazia facilmente si trasforma in totalitarismo dichiarato o dissimulato, come dimostra la storia del Secolo XX appena concluso" (Ibidem, n. 5). La giustizia, accompagnata da quella forma di amore che è il perdono, è il pilastro insostituibile della vera pace. I conflitti che affliggono il mondo di oggi e sono fonte di indicibili sofferenze per tanti nostri fratelli, spingono la coscienza dei cristiani ad impegnarsi a pregare per la pace. La preghiera più efficace per ottenere la pace è il Rosario a cui il Santo Padre ha dedicato questo anno. Nostra Signora lo ha raccomandato più volte durante le apparizioni avvenute qui, nella Cova da Iria: "Recitate il Rosario tutti i giorni per ottenere la pace nel mondo", chiese Nostra Signora ai pastorelli. Il Rosario è, in effetti: "Una preghiera per sua natura orientata alla pace, perché consiste nella contemplazione di Cristo, Principe della Pace e "nostra Pace" (Ef 2, 14). Mentre ci fa fissare gli occhi in Cristo, la preghiera del Rosario, allo stesso tempo ci fa essere costruttori di pace nel mondo" (Giovanni Paolo II, Lettera Enciclica Rosarium Virginis Mariae, n. 40). Così si iniziò presto, da allora in poi, la recita quotidiana del Rosario a partire da questo Santuario e trasmesso da Radio Renascença in tutto il Portogallo. 4. Infine la Madre di Dio ha fatto, qui a Fátima, un appello alla speranza. Il suo messaggio di amore non poteva lasciare di essere anche un messaggio di speranza. Effettivamente le sue parole sono un vigoroso appello a quella speranza che è dono Pasquale del Signore (cfr Sinodo dei Vescovi del 2001, Messaggio, n. 5), quella speranza che rinnova radicalmente la storia, dandole un sapore e una bellezza nuova, il cui saldo fondamento è Cristo. Talvolta potrebbe sembrare che a prevalere siano le forze del male, ma il cristiano, che legge gli eventi alla luce del mistero Pasquale, sa bene che finirà per trionfare l'eterna misericordia di Dio: "Dove abbonda il peccato, sovrabbonda la grazia" (Rom 5, 20); il cristiano sa che il mondo in cui viviamo un giorno sarà "realmente trasformato in un mondo in cui le più nobili aspirazioni del cuore umano potranno essere soddisfatte" (Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2002, n. 1), in quel mondo di cui parla la prima lettura della Messa che abbiamo testè ascoltato. Tutti siamo chiamati alla "costruzione" di questo nuovo mondo, più giusto, più umano e per questo stesso motivo più cristiano: vivendo e annunciando con coraggio il Vangelo della speranza, che è il Vangelo del Magnificat, il Vangelo di Maria, il Vangelo della Bianca Signora di Fátima, spes nostra, la nostra speranza e la speranza del mondo.
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