PONTIFICIA COMMISSIONE BIBLICA SUL MODO DI BENE INSEGNARE
Il Nostro Santo Padre Pio PP. XII, Sommo Pontefice felicemente regnante, per ricordare degnamente il cinquantesimo anniversario della lettera enciclica Providentissimus Deus, il 30 settembre 1943 ha pubblicato la lettera enciclica Divino afflante Spiritu. Dopo aver mostrato chiaramente quanto e con quale diligenza in quei dieci lustri i suoi predecessori avessero promosso gli studi biblici, il Sommo Pontefice richiamò seriamente tutti, presuli e fedeli, all'importanza che quegli studi hanno nella Chiesa, al modo in cui provvedere per farli prosperare e progredire e per farli servire efficacemente a dilatare il regno di Dio tra gli uomini, e insieme sapientemente stabilì e insegnò quelle norme atte a sempre più coltivarli e perfezionarli. Per tradurre ad effetto con la massima cura e fedeltà quanto il Sommo Pontefice volle raccomandare e sancire, la Pontificia Commissione Biblica ha ritenuto opportuno adattare e applicare quelle norme all'insegnamento delle discipline bibliche nei seminari ecclesiastici e nei collegi religiosi, nei quali tali discipline non si possono proporre con quell'ampiezza che hanno nelle facoltà teologiche e negli istituti specializzati. In questi infatti si formano i maestri che dovranno educare nella scienza sacra i futuri sacerdoti e che devono approfondire quelle medesime discipline, e questa è una formazione propria di pochi. Invece nei seminari ecclesiastici e nei collegi religiosi si preparano i futuri sacerdoti e pastori del gregge del Signore, il cui ufficio sarà di insegnare al popolo cattolico le verità della fede e di difendere la divina rivelazione dagli assalti degli increduli. Non di rado negli ultimi decenni i Sommi Pontefici hanno esplicitamente inculcato con quanta cura spetti ai Vescovi e ai Superiori generali di religiosi provvedere con esortazioni e con la loro autorità che nei seminari ecclesiastici e nei collegi religiosi gli studi di sacra Scrittura «siano tenuti nel debito onore e fioriscano», [1] come scrisse Leone XIII di immortale memoria, e che l'insegnamento delle sacre Lettere sia «quale richiedono l'importanza di questa disciplina e la necessità dei tempi». [2] Recentemente poi, il Nostro Santo Padre Pio PP. XII, felicemente regnante, riassumendo gli ammonimenti dei predecessori e confermandoli con la sua autorità, avvertì seriamente che i sacerdoti in cura d'anime non possono in alcun modo esporre e illustrare rettamente e con frutto i sacri Libri «se essi medesimi negli anni dei loro studi in seminario non si sono imbevuti di un attivo e perenne amore alla sacra Scrittura. Perciò i sacri Vescovi, per quella paterna cura dei seminari che ad essi incombe, vigilino attentamente perché anche in questo non si trascuri nulla che possa giovare a tale scopo»[3]. Ma in un tempo in cui tante nazioni sono andate oppresse dal peso di calamità e di rovine, anche i Vescovi e i rettori di seminari sono stati presi dalle preoccupazioni della vita quotidiana e dell'incolumità, e forse si sono potuti dedicare a questo ufficio meno efficacemente di quel che richieda la sua gravità ed importanza. Ora però, che le armi giacciono silenziose, sembra conveniente richiamare alla memoria e inculcare nuovamente questi ammonimenti e queste norme dei Sommi Pontefici, affinché per la cura solerte dei superiori e l'opera diligente dei professori si ristabilisca e si promuova con fervore la formazione dei futuri sacerdoti a riguardo dei sacri Libri, così che più efficace giunga ai fedeli il richiamo alle fonti altamente salutari della vita cristiana e il mondo intero così martoriato ancora una volta si imbeva e sia tutto pervaso della dottrina di Cristo, il quale è, ed egli solo, la fonte della libertà, della carità, della pace.
I. IL PROFESSORE Per rinnovare correttamente e promuovere gli studi biblici nei seminari ecclesiastici e nei collegi religiosi occorrono prima di tutto professori che siano completamente idonei ad insegnare bene questa disciplina tra le altre la più veneranda e la più sublime. 1. È appena da avvertire che l'insegnante di sacra Scrittura deve eccellere tra tutti per la vita e la virtù sacerdotale, e anzi, più di ogni altro, essendo egli ogni giorno in intimo contatto con la Parola di Dio. 2. Bisogna inoltre che possegga la debita scienza delle materie bibliche, acquistata con seri studi e conservata e accresciuta con la continua applicazione. [4] a) Affinché possa constatare con maggiore certezza quanta e quale dottrina abbia acquistato, ancor oggi rimane stabilito e fermo ciò che saggiamente stabilì Pio XI di santa memoria, e cioè che nessuno sia professore di sacra Scrittura nei seminari, «se non abbia legittimamente conseguiti i gradi accademici dinanzi alla Commissione Biblica o all'Istituto Biblico, dopo aver terminato il corso apposito per questa disciplina». [5] b) Siccome però l'ambito di questa disciplina è talmente vasto, che nel giro di pochi anni si può averne una certa visione generale, istruirsi nel metodo di studiare e di insegnare, e conoscere alcune questioni importanti, ma tutto il resto deve essere affidato all'ulteriore studio e diligenza del professore, c'è bisogno altresì del lavoro personale dei singoli per accrescere, perfezionare e consolidare la scienza già acquistata, per esaminare convenientemente e discutere le nuove questioni che sorgono, per investigare più addentro e a fondo le varie parti della materia da insegnare ai chierici. Per questo è necessario leggere con molto impegno i nuovi libri e i periodici di argomento biblico, consultare biblioteche, partecipare ai convegni indetti per promuovere gli studi biblici, e ancora, se le condizioni lo permettono, a tempo opportuno fare un viaggio in Terra Santa per vedere con i propri occhi e visitare le città e le regioni che riguardano la Storia sacra. È infatti talmente vasto il campo delle scienze bibliche, si fanno tanti e tali progressi nell'esposizione dei Libri Santi, bisogna chiamare in aiuto tante scienze (ad esempio lo studio delle lingue, la storia, la geografia, l'archeologia e altre) che il professore, se non si consacra a uno studio diligente e quotidiano, verrà presto meno al suo arduo ufficio e non sarà in grado di dare quel che con diritto gli richiedono i sacerdoti dedicati al ministero delle anime, anzi gli stessi fedeli. c) Di qui si comprende facilmente quanto sia necessario che il professore di sacra Scrittura si possa dare interamente al suo ufficio, «perché con ogni diligenza e premura, con energia ogni dì rinnovata, prosegua a compiere l'opera felicemente incominciata». [6] Pertanto non deve essere costretto ad insegnare nel medesimo tempo in seminario altre materie piuttosto importanti, oltre la sacra Scrittura. Espressamente infatti è stabilito nel Codice di diritto canonico che si deve porre ogni cura «perché almeno per la sacra Scrittura, per la teologia dogmatica, per la teologia morale e per la storia ecclesiastica si abbiano altrettanti distinti professori». [7] E neppure fuori del seminario deve essere gravato di uffici o ministeri importanti, affinché da queste occupazioni pur sante e degne di lode non venga impedito in un lavoro, per compiere bene il quale ha bisogno di tempo, del vigore della mente e della tranquillità dell'animo.
II. IL MODO DI INSEGNARE Per quanto riguarda ormai il modo di insegnare la sacra Scrittura nei seminari ecclesiastici e nei collegi religiosi conviene innanzi tutto richiamare alla memoria alcune cose. 1. È compito del professore di sacra Scrittura accendere e alimentare negli alunni, insieme con la debita conoscenza dei Libri sacri, un «attivo e perenne amore per essi». [8] Mediante infatti questa formazione bisogna alimentare e accrescere nei futuri sacerdoti quella venerazione verso la parola divina, dalla quale traggano per tutta la vita la loro cultura e la loro occupazione intellettuale, la loro consolazione e il loro diletto interiore. Per ben conseguire questo fine anche oggi giova moltissimo la lettura quotidiana della sacra Scrittura, che un tempo per tutti i chierici, sacerdoti secolari come religiosi, era un esercizio non meno sacro della meditazione quotidiana, anzi questa pia lettura era essa stessa meditazione. [9] Il professore pertanto insegni ai suoi discepoli a stimare grandemente questa lettura quotidiana dei Libri sacri e a farla con fede umile e con religiosa pietà. [10] Raccomandi loro di perseverare con costanza per tutto il tempo degli studi in questo esercizio così utile in modo da percorrere ripetutamente tutta la Scrittura, sia valendosi della Vulgata, sia di qualche recente traduzione in lingua viva condotta sui testi originali e debitamente approvata dai superiori ecclesiastici, se non si sentano più aiutati dallo stesso testo originale. E con maggior frutto faranno questa lettura della sacra Scrittura se i discepoli fin dall'inizio del corso degli studi saranno opportunamente istruiti e guidati a saper leggere rettamente i Libri sacri, dando loro dei singoli Libri un breve prospetto o analisi, come si suole fare nella «Introduzione speciale». [11] Con questa lettura quotidiana, fatta senza interruzione e con ordine sistematico, i candidati al sacerdozio si prepareranno egregiamente a capir bene la sacra liturgia e a celebrarla con dignità e a compiere con frutto gli stessi studi di sacra teologia. Questa stessa lettura quotidiana della sacra Scrittura non si deve tralasciare neppure nel tempo delle vacanze, sia che sia fatta da tutti in comune o da ciascuno personalmente a casa sua, poiché anzi si deve compiere con maggiore impegno in questi giorni di maggiore libertà. Dalla fedeltà nello sforzo di conoscere e di gustare sempre più intimamente la sacra Scrittura, risulterà chiaramente la sincerità del loro amore per la parola di Dio e quale impegno sapranno mettere nel soddisfare gli obblighi imposti loro dalla vocazione sacerdotale. 2. Nelle proprie lezioni il professore di sacra Scrittura abbia sollecita cura di fornire ai suoi alunni quanto sarà loro necessario nel futuro ministero sacerdotale sia per la santificazione della propria vita, sia per convertire anime a Dio. Pertanto: a) Nei seminari ecclesiastici e nei collegi religiosi si insegni la sacra Scrittura con tale solidità e completezza scientifica che la conoscano tutta intera e secondo le sue singole parti, che sappiano anche convenientemente quali sono le questioni più importanti che si agitano ai nostri tempi riguardo i singoli libri biblici e quali sono le obiezioni e difficoltà che si sogliono opporre contro la storia e la dottrina sacra, e infine che si appoggino su saldi fondamenti scientifici nello spiegare al popolo le pericopi bibliche. b) Siccome il tempo di cui dispone l'insegnamento della sacra Scrittura è normalmente troppo breve perché si possa svolgere tutta l'ingente materia delle discipline scritturistiche, il professore avrà cura di scegliere con prudenza le questioni più importanti, non tanto secondo il proprio campo preferito di studi o le sue inclinazioni, bensì tenendo presente quel che richiede l'utilità degli alunni che dovranno diventare gli annunciatori della parola di Dio. Si soddisferà convenientemente a questa utilità solo quando il professore avrà mostrato con chiarezza ed evidenza quali siano le principali dottrine proposte dallo Spirito Santo tanto nell'Antico come nel Nuovo Testamento, quale progresso della rivelazione si colga dai primi inizi fino a Cristo Signore e agli Apostoli, quale rapporto e connessione intercorra tra l'Antico e il Nuovo Testamento; e non avrà tralasciato di mostrare in modo adeguato di quanto valore spirituale sia l'Antico Testamento, persino ai nostri tempi. Si sforzi perciò di esporre con cura tutto questo, ovunque se ne offra l'opportunità, sia nell'Introduzione generale o speciale, sia nell'esegesi. Tornerà anche vantaggioso illustrare con idonei esempi della storia sacra e profana quanto Dio ha fatto per salvare tutti e tutti condurre alla conoscenza della verità (cf. 1Tm 2,4), e come la sua paterna provvidenza tutto ha sapientemente disposto e diretto perché torni «a bene di coloro che secondo il suo disegno sono stati chiamati santi» (cf. Rm 8,28). Non c'è dubbio che con la spiegazione e la dimostrazione fatte nel dovuto modo di tutte queste ragioni soprannaturali e spirituali, si accenderà nell'animo dei discepoli un tal amore e una maggiore stima per i Libri sacri che renderà più facili e più graditi anche gli studi più aridi, quali sono quelli della lingua ebraica e greca, studi che nei seminari e nei collegi non si possono omettere del tutto senza correre il pericolo che i chierici, per l'ignoranza delle lingue, siano distolti dagli stessi testi originali ispirati e non possano intendere rettamente e giudicare con finezza neppure le moderne traduzioni. [12] Questi studi linguistici e critici, anche se nei seminari e nei collegi devono essere affrontati per sommi capi, illuminati da questa luce soprannaturale diventeranno più fecondi e piacevoli e porteranno frutti sempre maggiori nel cogliere il senso dei Libri sacri. Nell'insegnamento della Introduzione generale non si tralascino completamente le altre questioni, ma si insista principalmente sulla dottrina dell'ispirazione e della verità delle sacre Scritture e sulle leggi dell'interpretazione (ermeneutica); nella Introduzione speciale poi, sia dell'Antico, sia specialmente del Nuovo Testamento, si tratti con diligenza dei Libri sacri e si esponga con grande chiarezza l'argomento dei singoli, il fine l'autore e il tempo della loro composizione. [13] Su questi argomenti, messa da parte ogni vana erudizione circa le opinioni dei critici, che più che coltivare, turba la mente degli alunni, si propongano piuttosto e si dimostrino con vigore gli argomenti dai quali gli uomini del nostro tempo traggono vantaggio spirituale e siano opportunamente aiutati nel risolvere i problemi e le difficoltà. Affinché poi possa trattare a sufficienza di tutti i Libri sacri, il professore sfrutti con accortezza il tempo che gli è concesso e non insista su cose inutili o di minore importanza. Nell'esposizione esegetica, il professore non si scordi mai che la sacra Scrittura è stata affidata da Dio alla Chiesa, non solo per custodirla, ma anche per interpretarla, e quindi essa non si deve spiegare in altro modo se non in nome e secondo la mente della Chiesa, appunto perché questa è «colonna e fondamento della verità» (1Tm 3,15). Pertanto «terrà come cosa sacra il non separarsi mai e per nulla dalla comune dottrina e tradizione della Chiesa; in modo particolare utilizzerà nel suo studio le acquisizioni veritiere di quella scienza a cui la perizia degli autori più recenti è giunta e trascurerà le temerarie novità dei commentari degli innovatori». [14] Nella scelta poi delle parti da spiegarsi più accuratamente, non si regoli col criterio della pura erudizione, ma esponga le parti dell'uno e dell'altro Testamento in cui viene manifestata e definita la dottrina, affinché, come afferma S. Gregorio, non rosicchi la scorza senza arrivare al midollo. [15] Perciò nell'Antico Testamento, spieghi principalmente la dottrina dell'origine del genere umano, gli oracoli messianici, i Salmi; nell'interpretazione del Nuovo dia un ordinato prospetto di tutta la vita di Cristo Signore e spieghi più diffusamente quelle parti almeno dei Vangeli e delle Lettere che si leggono pubblicamente in Chiesa nelle domeniche e nelle feste; insegni inoltre la storia della passione e della risurrezione del Signore ed esponga a fondo almeno una delle principali lettere di S. Paolo, non tralasciando però quei passi delle altre sue lettere che riguardano la dottrina. Nell'adempiere il suo ufficio di interprete, il professore metta bene in chiaro anzitutto il senso letterale, servendosi, ove fosse necessario, dello stesso testo originale. Nello stabilire poi il senso letterale dei testi non proceda per la via, oggi purtroppo seguita da non pochi esegeti, di non badare se non al valore delle parole in sé stesse e nel loro contesto prossimo, ma tenga presenti con cura le antiche norme che di nuovo ha inculcato il Sommo Pontefice Pio XII, gloriosamente regnante, nella lettera enciclica Divino afflante Spiritu, che cioè l'esegeta guardi con diligenza quel che insegna la sacra Scrittura nei passi paralleli, quale sia la spiegazione di quel testo presso i Santi Padri e nella tradizione cattolica, che cosa richieda la «analogia della fede» e, se è necessario, quel che ha stabilito di quel testo il magistero stesso della Chiesa. [16] Per soddisfare a tutti questi requisiti, occorre che egli sia ben versato anche nella sacra teologia, nutra un grande e sincero amore per la dottrina sacra e non separi mai il suo compito esegetico dall'intera formazione teologica per appoggiarsi esclusivamente sui principi critici e letterari. Abbia cura di spiegare bene anche il senso spirituale delle parole, purché consti debitamente che esso è inteso da Dio, secondo le sapientissime norme più volte stabilite dai Sommi Pontefici. [17] E tanto più facilmente il professore comprenderà e fedelmente esporrà ai suoi alunni questo senso spirituale, chiarito con tanta diligenza ed amore dai Santi Padri e dai grandi interpreti, quanto maggiori saranno in lui la purezza del cuore, l'elevatezza dell'animo, l'umiltà dello spirito, il rispetto e l'amore verso Dio che si rivela. Il professore non deve attenuare o dissimulare le difficoltà e le oscurità nelle quali l'interprete s'imbatte non di rado nei Libri della sacra Scrittura, bensì, esposta con equità e imparzialità la questione, si sforzi di sciogliere il dubbio, valendosi dei sussidi offerti dalle varie discipline. Non si scordi tuttavia «che Dio nei sacri Libri da lui ispirati ha voluto venissero sparse delle difficoltà, perché noi ci sentissimo spronati a leggerli e scrutarli con maggiore applicazione, e inoltre, sperimentando la nostra limitazione, vi trovassimo un salutare esercizio di doverosa umiltà». [18] Il professore esponga, per quanto è possibile tutta questa materia con il metodo chiamato sintetico, svolgendo più accuratamente i punti più importanti a dando agli altri quell'ampiezza e quel posto che meritano. In questa arte espositiva si eserciti industriosamente fin da principio e cerchi di perfezionarsi sempre di più, persuadendosi che da essa dipendono per gran parte il frutto e l'efficacia del suo insegnamento. 3. Quale sia il fine e l'indole delle lezioni di sacra Scrittura per l'istruzione degli alunni dei seminari e dei collegi, risulta dall'intenzione non di formare degli «specialisti», come li chiamano, bensì futuri sacerdoti e apostoli. Orbene, la formazione dei sacerdoti benché dipenda da tutte le condizioni di vita e di ordinamento del seminario o del collegio prese nel loro insieme, è tuttavia indubbio che trae un peculiare aiuto dall'amore e dalla conoscenza della Bibbia. Lo scopo principale infatti da raggiungere con queste lezioni è che i futuri sacerdoti comprendano e si persuadano che i Libri santi giovano moltissimo sia ad alimentare la loro propria vita di sacerdote, sia a compiere con frutto gli uffici sacerdotali. Pertanto il professore non contento di insegnare ai suoi alunni notizie e cognizioni di argomento biblico utili e necessarie, colga l'occasione di ammaestrarli bene su come, da una solida conoscenza della sacra Scrittura, dalla lettura assidua, dalla pia meditazione, possano alimentare, consolidare e promuovere la santità della propria vita sacerdotale [19] e rendere fecondo il ministero apostolico, massimamente della sacra predicazione e dell'istruzione catechistica. [20]
III. CONSIGLI E NORME Siccome gli studi biblici giovano sia alla pietà sacerdotale che al frutto del lavoro apostolico, non v'è chi non veda che si debbono compiere e promuovere con la massima diligenza, ed è quindi molto doloroso che non sempre siano tenuti nel debito onore e non di rado siano indegnamente posposti allo studio di altre discipline, e anzi, talvolta, ingiustamente trascurati. Pertanto la Pontificia Commissione Biblica, spinta da varie notizie e da vari desideri dalle diverse parti del mondo ha ritenuto opportuno di rivolgere sia agli eccellentissimi Vescovi e ai Superiori generali degli ordini religiosi, sia ai reverendissimi Rettori dei seminari e ai professori di sacra Scrittura le pressanti raccomandazioni che seguono. 1. Nella biblioteca biblica dei seminari e dei collegi, [21] oltre i commenti dei Santi Padri e dei maggiori esegeti cattolici, vi siano le migliori opere di teologia biblica e di archeologia e storia sacra, come pure le enciclopedie o lessici biblici e i periodici di argomento biblico, opere che i singoli professori per vari motivi non possono facilmente acquistare, con evidente e grave danno proprio e degli alunni. 2. Con pari cura e diligenza i superiori dei seminari e collegi provvedano che anche i chierici, oltre al volume della sacra Bibbia e al manuale di sacra Scrittura, di cui ciascuno deve essere fornito, abbiano disponibili, nella biblioteca riservata a loro, opere con le quali possano con migliore frutto aiutarsi nel ripetere e completare adeguatamente le lezioni ascoltate a scuola. 3. Il professore di sacra Scrittura, perché possa soddisfare lodevolmente al suo compito, sia lasciato tutto al suo ufficio, senza che gli siano affidati altri incarichi di rilievo, e sia tanto amorevolmente trattato dai superiori, anche con sussidi finanziari e altri opportuni aiuti, che egli volentieri sia disposto a continuare nell'insegnamento anche per tutta la vita. Infatti la prima condizione perché gli studi biblici fioriscano nei seminari e nei collegi è che il professore di sacra Scrittura sia fornito di tutti quegli aiuti bibliografici e finanziari, in virtù dei quali egli possa avanzare nella scienza e possa far sua la scienza in continuo progresso, partecipare ai convegni di studio che si terranno, offrendosi l'occasione opportuna visitare la Terra Santa, pubblicare i frutti, delle sue fatiche. È consigliabile pertanto, dove maggiore è il numero degli alunni (e anche altrove, per provvedere tempestivamente alle future necessità), che siano costituiti due professori di sacra Scrittura, uno per l'Antico, e un altro per il Nuovo Testamento. 4. Si raccomanda vivamente al professore di Sacra Scrittura, preoccupato del progresso dei suoi alunni, di tenere per alcuni alunni scelti, dotati di maggiore ingegno un corso libero speciale sia di lingue bibliche o di altre necessarie o utili [22] allo studio della sacra Scrittura, sia di teologia biblica, di storia, di archeologia o di qualsiasi altra disciplina ausiliare. In questo corso potrà svolgere anche questioni particolari, tra quelle più discusse oggi intorno ai singoli libri della Bibbia, che egli avrà approfondito o col suo studio personale o con la lettura di trattati. 5. Parimenti si consiglia che il professore di sacra Scrittura, con prudenza e moderazione e seguendo il consiglio dei superiori, prepari a studi speciali gli alunni di maggiori speranze che mostrino un particolare amore verso le sacre Pagine, in maniera però che non trascurino mai le altre discipline. [23] Ad essi offra l'opportunità di imparare le lingue anche moderne più necessarie per questi studi e li avvii a conoscere e a leggere le opere riguardanti «la storia dei due Testamenti, la vita di Cristo Signore e degli apostoli, i viaggi e le peregrinazioni palestinesi». [24] Si ricordi bene del grave danno che ricevono questi alunni quando sono mandati a compiere studi speciali senza una giusta preparazione, soprattutto letteraria, e si persuada che uno dei suoi compiti più importanti è di preparare, valendosi della propria esperienza, ottimi futuri insegnanti per il suo seminario, per opera dei quali le scienze bibliche sempre più e meglio si coltivino e fioriscano. 6. Siccome in quell'esiguo spazio di tempo che solitamente si assegna nelle scuole alla sacra Scrittura è pressoché impossibile soddisfare nel debito modo tutto ciò che si richiede per la formazione teologica e ascetica dei chierici e per il loro ammaestramento ad un uso conveniente della sacra Scrittura nella liturgia e nella predicazione, è molto lodevole e da raccomandarsi vivamente che fin dall'inizio del corso di studi superiori, cosa che sappiamo già farsi lodevolmente nei collegi di alcuni ordini, si dia un'introduzione sommaria, con la quale venga stimolata e diretta la lettura, da parte degli alunni, di tutte le sacre Scritture, scorrendole durante gli studi. Se ciò sarà fatto a dovere, il professore nel quadriennio del corso teologico potrà trattenersi più a lungo nell'esposizione della dottrina biblica. 7. I chierici teologi una o due volte l'anno dovranno comporre una omelia su qualche pericope biblica, e il professore in persona diriga questa esercitazione e la giudichi con diligenza. In tal modo gli alunni, fin dal principio della loro formazione teologica, impareranno a preparare con studio adeguato e con devota meditazione e a scrivere accuratamente le omelie da tenersi nelle domeniche e nelle feste, e ad esporre e spiegare dal pulpito al popolo cristiano, in maniera giusta, adatta e rispettosa, il senso vero e proprio della parola di Dio. 8. Per ultimo, affinché lo studio della sacra Scrittura si coltivi come si conviene e si perfezioni anche dopo aver terminato il corso teologico e si continui poi con fedeltà per tutta la vita, si assegnino ogni anno alcune questioni più importanti dell'Introduzione generale e speciale e di esegesi da prepararsi per gli esami che, secondo il diritto canonico, i sacerdoti secolari dovranno sostenere [25] almeno per un triennio e i religiosi almeno per un quinquennio dopo il termine del corso di studi, intorno alle varie discipline delle scienze sacre. Inoltre negli incontri o conferenze che a norma dello stesso diritto canonico si devono tenere dal clero secolare e regolare nei tempi stabiliti per il caso morale e liturgico, [26] si proponga pure - come già si fa molto lodevolmente in alcune regioni - la spiegazione di qualche pericope biblica dell'Antico o del Nuovo Testamento, scelta opportunamente dal professore di sacra Scrittura del seminario, il quale poi, se è il caso, ne diffonda l'esposizione fatta secondo le regole della scienza biblica nel bollettino della diocesi o altrove. Preghiamo fortemente gli Ecc. mi Ordinari e i Rev.mi Superiori generali degli ordini religiosi di accogliere e di voler attuare quanto abbiamo qui esposto, con la cura e la sollecitudine del bene comune da cui sono animati, affinché i nostri futuri sacerdoti ricevano una formazione sempre più perfetta e s'imbevano di quella scienza sacra della quale fin dal tempo degli studi teologici e poi per tutta la vita devono valersi non già superficialmente e a caso, né seguendo il proprio arbitrio o sentimento, ma secondo le norme della scienza sacra, secondo le leggi e le ingiunzioni della Chiesa, secondo le regole della genuina tradizione cattolica, così che i Libri sacri, nel nutrire e coltivare la loro stessa vita spirituale, siano per loro come pane quotidiano, come luce e forza; nei ministeri apostolici, poi, siano aiuto efficace col quale condurre moltissimi alla verità, al timore e all'amore di Dio, alla virtù e alla santità. Non ignoriamo certamente quante e quali difficoltà si oppongano oggi alla rapida e perfetta attuazione di quanto abbiamo raccomandato; ma siamo certi che i Vescovi delle Chiese e i superiori religiosi, mai con animo debole, a nulla rinunceranno perché lo studio e l'amore delle divine Lettere tornino a fiorire con nuovo vigore tra i chierici e i sacerdoti e nelle loro anime e nei loro uffici portino abbondantissimi frutti di vita e di grazia. Nell'udienza benignamente concessa al sottoscritto Reverendissimo Segretario consultore il giorno 13 maggio 1950, il Nostro Santo Padre Pio Pp. XII ha approvato questa Istruzione e ha comandato di pubblicarla.
Roma, 13 maggio 1950. Atanasio MILLER, O.S.B. NOTE [1] Lettera enciclica Providentissimus; Ench. Biblicum, n. 118. [2] Ivi, n. 88; cfr. pure n. 99; Pio X, Lettera apostolica Quoniam in re biblica, 27 marzo 1906; Ench. Bibl., n. 155. [3] Lettera enciclica Divino afflante Spiritu; A.A.S., 35 (1943), pp. 321 348. [4] Cfr. Leone XIII, Lettera enciclica Providentissimus, Ench. Bibl., n.88. [5] Motu Proprio Bibliorum scentiam, 27 aprile 1924: Ench. Bibl., n. 522. [6] Lettera enciclica Divino afflante Spiritu, I. C., pp. 324, 350. [7] CIC, can. 1366, ' 3. [8] Cfr. Lettera enciclica Divino afflante Spiritu, l.c., pp. 321, 348. [9] Cfr. Ios. 1,8; S. Gerolamo, In Titum III,9; PL, XXVI, 594 (al. 630), Ep. 52,7,8; PL, XXII, 533 s. (CSEL, vol. LIV, pp. 426, 428). [10] Cfr. De imitatione Christi, I, capo V. [11] Cfr. Lettera apostolica Quoniam in re biblica, Ench. Bibl., n. 169; Pio XI; L'Osservatore Romano, 10 ottobre 1930; cfr. Ench. Clericorum, n. 1476. [12] Cfr. Lettera apostolica Quoniam in re biblica, Ench. Bibl., n. 165. [13] Cfr. Lettera apostolica Quoniam in re biblica, Ench. Bibl., n. 159. [14] Cfr. Lettera apostolica Quoniam In re biblica, Ench. Bibl., n. 168. [15] Cfr. Moralia XX, 9; PL, LXXVI, 149. [16] Lettera enciclica Divino afflante Spiritu, l.c., pp. 310, 340. [17] Lettera enciclica Providentissimus; Ench. Bibl., n. 97; Lettera enciclica Spiritus Paraclitus; Ench. Bibl., n. 948; Lettera enciclica Divino afflante Spiritu, l.c., pp. 311, 341. [18] Lettera enciclica Divino afflante Spiritu, l.c., pp. 318, 345. [19] Cfr. S. Gerolamo, Ep. 130 in fine; PL, XXII, 1224 (al. 1124) (CSEL LVI, p. 201). [20] Cfr. Lettera enciclica Providentissimus; Ench. Bibl., n. 72; Lettera enciclica Spiritus Paraclitus; Ench. Bibl., n. 496 s.; Lettera enciclica Divino afflante Spiritu, l.c. pp. 320 ss., 346 ss. [21] Lettera apostolica Quoniam in re biblica; Ench. Bibl., n. 173. [22] Così anche Pio X, Lettera apostolica Quoniam in re biblica; Ench. Bibl., n. 165. [23] Cfr. Lettera apostolica Quoniam in re biblica; Ench. Bibl., nn. 165, 167; Pio XI, Motu proprio Bibliorum scientiam; Ench. Bibl., n. 518 ss. [24] Cfr. Lettera apostolica Quoniam in re biblica; Ench. Bibl., n. 172. [25] CIC, can. 130, 590. [26] Ivi, can. 131, 591.
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