CONGREGAZIONE PER L'EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI DISCORSO DEL CARDINALE CRESCENZIO SEPE Venerdì, 25 ottobre 2002
Carissimi Fratelli nell'Episcopato, 1. Nel salutarvi con affetto fraterno in Cristo, desidero ringraziare Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Zacarias Kamwemho e voi tutti membri di questa Conferenza Episcopale dell'Angola e di São Tomé, per l'invito che mi avete fatto a condividere con voi questo momento privilegiato, nel quale la Chiesa nel vostro Paese eleva la sua azione di rendimento di grazie al Signore per il dono della pace tanto ardentemente auspicato. La mia presenza in mezzo a voi vuole essere anche un segno della prossimità e dell'unione spirituale di tutti i Pastori della Chiesa e, in modo particolare, del Santo Padre, che ha preso e continua a prendere a cuore le sofferenze e le speranze del vostro popolo. Egli vi trasmette la sua particolare Benedizione Apostolica e condivide con voi la sua soddisfazione poiché l'Angola ha finalmente intrapreso il cammino della riconciliazione nazionale. Dieci anni fa, il Santo Padre, nella sua indimenticabile visita pastorale nel vostro Paese, vi ha esortato vivamente a essere "sacramento di riconciliazione" in Angola e nel mondo. Ora Egli desidera esprimere il suo profondo riconoscimento per il vostro instancabile lavoro come guide spirituali del vostro popolo, per il vostro impegno costante e intelligente a favore della pace. Posso assicurarvi che il Papa prega quotidianamente per l'Angola. Sì, cari Fratelli, la Chiesa in Angola, grazie soprattutto a voi, suoi Pastori, ha saputo superare dure e dolorose prove, conservando il vincolo dell'unità. Ha saputo essere segno di perdono e di riconciliazione, anche mediante l'offerta della propria vita da parte di alcuni dei suoi membri migliori, catechisti laici, seminaristi, religiosi, religiose e sacerdoti. Ha assistito e continua ad assistere con pietà e generosità esemplari, senza distinzioni, tutti coloro che hanno subito e continuano a subire le atrocità di una guerra che sembrava interminabile. Oggi, carissimi fratelli, dinanzi a voi si apre una nuova primavera, contrassegnata da sogni e dalla speranza, anche se non senza ardue e gravi difficoltà. Un tempo in cui desiderate volgere tutti i vostri sforzi al servizio del consolidamento della pace, mediante l'esercizio della riconciliazione, del perdono e della carità cristiana fra tutti i figli della vostra amata Patria, da Cabinda al fiume Cunene. Un tempo in cui è necessario risanare le ferite profonde che questi drammatici e lunghi anni di carestie e di conflitto bellico hanno provocato nella vita di milioni di angolani. Tutti abbiamo dinanzi agli occhi e nel cuore la deplorevole situazione di migliaia di uomini, donne e bambini, nostri fratelli, che vivono nella più assoluta miseria. La Chiesa, pur disponendo di risorse limitate, non cessa di dare un esempio di solidarietà a favore di coloro - e sono tanti! - che si ritrovano privi delle condizioni minime di esistenza e non smetterà mai di stare accanto e al servizio amorevole dei più poveri. Posso assicurarvi che la Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli non smetterà di offrirvi il sostegno necessario in questo importante compito. 2. Nel vostro messaggio dello scorso 4 aprile avete giustamente indicato le condizioni spirituali, sociali, economiche e politiche necessarie affinché la pace raggiunta si consolidi stabilmente. Le vostre riflessioni ed esortazioni attuali si sommano a ciò che, coerentemente, avete realizzato durante il conflitto bellico, attraverso molteplici e fruttuose iniziative, come ad esempio i diversi congressi Pro pace e i corsi di formazione dei "conciliatori", che hanno avuto un'influenza positiva e feconda sulla vita del Paese. In questa nuova congiuntura sociale e politica della vostra nazione, segnata dai danni della guerra e dalla violenza, che si riflettono in modo drammatico sulla grave situazione umanitaria in cui si trovano migliaia di persone, sentite che anche la Chiesa deve rinnovarsi per potere dare "una risposta alle sfide del momento". Per questo avete dichiarato necessaria "una nuova evangelizzazione nella quale si devono impegnare tutti i figli e le figlie della Chiesa" (cfr Messaggio della CEAST del 27 marzo 2001). Sì, fratelli, è tempo di intraprendere con rinnovato impegno una nuova azione evangelizzatrice nel vostro Paese. Solo attraverso la proposta fiduciosa e ardente di Cristo, che trova la sua credibilità nella testimonianza della Chiesa, riuscirete a radicare nel cuore di ogni angolano, convertito dalla Grazia e in essa ancorato, i veri contenuti e i valori della pace. Questo impulso a una rinnovata azione evangelizzatrice nasce, come ben ci ricorda il Santo Padre nella sua Lettera Apostolica Novo Millennio ineunte, dalla comunione che "è il frutto e la manifestazione di quell'amore che, sgorgando dal cuore dell'eterno Padre, si riversa in noi attraverso lo Spirito che Gesù ci dona, per fare di tutti noi "un cuore solo e un'anima sola"" (n. 42). In questa nuova fase della vita della vostra Nazione, in questo momento cruciale, è necessario quindi che conserviate, oggi più che mai, il dono prezioso e inestimabile dell'unità e della comunione ecclesiale. Fare della Chiesa in Angola "la casa e la scuola della comunione" (n. 43) è la grande sfida che avete dinanzi a voi, se volete essere fedeli al disegno di Dio e rispondere anche agli aneliti e alle speranze del vostro popolo. Il popolo angolano ha, sì, fame di pane, di giustizia, di salute, di educazione, di sicurezza. Permettetemi però, fratelli carissimi, di ricordarvi qualcosa che ben sapete: il vostro popolo ha, più di tutto, fame di Dio! E questa fame è così grande che, se non la saziamo noi, esso cercherà altre Chiese, altri gruppi non cattolici o non cristiani. Dobbiamo riconoscere con umiltà che molti battezzati non hanno trovato in noi, nelle nostre chiese, una pedagogia adeguata per realizzare un incontro personale e comunitario, vivo ed esperenziale, con la persona di Cristo Salvatore. Non possiamo contemplare con indifferenza i progressi proselitisti delle sette, he proliferano soprattutto nei grandi centri urbani (cfr Ecclesia in Africa, n. 76). È quindi necessaria, cari fratelli, un'evangelizzazione nuova nei suoi metodi e nel suo ardore, che raggiunga in profondità in primo luogo la Chiesa stessa, che sia capace di creare nelle vostre parrocchie comunità cristiane riconciliate, che abbiano superato le opposizioni e le divisioni politiche, economiche e tribali, che possano essere segno e testimonianza dell'incontro con il Signore, con il suo amore misericordioso. Tale azione pastorale, che nasce in seno alla Chiesa, rinnovandola, esige una speciale e paziente azione pastorale, una catechesi di iniziazione cristiana capace di plasmare la personalità del credente e dunque di essere una vera e propria scuola di pedagogia e di formazione cristiana. I frutti di una simile "pastorale di evangelizzazione" non potranno restare circoscritti agli ambiti ecclesiali, alle parrocchie già esistenti, altrimenti non raggiungeranno, in modo dinamico, tutti coloro che "per l'assenza o insufficienza dell'annuncio evangelico e della presenza ecclesiale" (Redemptoris missio, n. 34), non conoscono Cristo. È a questa stessa missione ad gentes, "attività primaria", "essenziale e mai conclusa" (n. 31), che la Chiesa oggi in Angola, in obbedienza al mandato del suo Fondatore, deve dedicare molte delle sue energie migliori. 3. In questa prospettiva di comunione ed evangelizzazione è importante, diletti fratelli, che uniate tutte le forze a vostra disposizione, accogliendo e custodendo generosamente tutti i doni che lo Spirito Santo effonde sulle vostre Chiese, per compiere fedelmente la missione che il Signore ha affidato loro. Tutti i membri della Chiesa sono chiamati a essere agenti di questa nuova evangelizzazione. A tale proposito desidero condividere con voi alcune considerazioni. I fedeli laici costituiscono la maggioranza del Popolo di Dio. Molti catechisti hanno contribuito a salvare la fede e le comunità cristiane in questi infausti anni. È urgente promuovere l'educazione permanente nella fede dei vostri fedeli, soprattutto di famiglie autentiche che vivano secondo il disegno di Dio, in vista della missione che corrisponde loro nei diversi ambiti della vita sociale del Paese. Grande importanza riveste in questo campo il servizio che l'Università Cattolica dell'Angola deve prestare alla formazione umana e tecnica di una classe dirigente che, con una coscienza sociale ben formata, abbia come obiettivo prioritario il servizio del bene comune dei cittadini. È importante anche che, in questo ambito, accogliate e promuoviate i movimenti ecclesiali e le nuove comunità che - come ci ricorda il Santo Padre - "continuano a dare alla Chiesa una vivacità che è dono di Dio e costituisce un'autentica "primavera dello spirito"" (Novo Millennio ineunte, n. 46). La formazione e l'accompagnamento del clero devono parimenti costituire due grandi preoccupazioni del vostro ministero episcopale. I sacerdoti, soprattutto il clero secolare, sono e saranno, per così dire, il fondamento sul quale poggia la Chiesa che oggi state costruendo: una Chiesa particolare che sarà forte e santa, nella misura in cui saranno forti e santi i suoi sacerdoti. Ecco perché i vostri sacerdoti sono e devono essere la "pupilla" dei vostri occhi. Non permettete che i vostri sacerdoti possano sentire o pensare che li lasciate soli. Non permettete nemmeno che la solitudine avvolga minacciosamente la loro vita. Aiutateli a costruire uno stile di vita comunitario, che permetta loro di condividere le gioie e le tristezze del ministero. L'orientamento, l'assistenza, la formazione e, quando il caso lo richiede, la correzione fraterna e responsabile, accompagnata da una particolare predilezione e prossimità, sono un'esigenza necessaria e prioritaria per ogni Pastore. Dal vostro affetto paterno verso di loro nascerà anche, con più facilità, l'unità di spirito e di azione pastorale, tanto necessaria per l'azione evangelizzatrice della Chiesa. I giovani che si preparano al ministero sacerdotale nei seminari minori, propedeutici e maggiori devono essere accolti, sentirsi amati e opportunamente assistiti, mediante un processo che li aiuti a sviluppare la vocazione, affinché possano essere un giorno servitori di Dio a beneficio dei fedeli e di tanti fratelli bisognosi nel mondo intero. Per collaborare a questo compito importantissimo non si deve esitare ad accogliere le persone più capaci e di vita più integra, poiché da ciò dipende in gran parte un futuro promettente per la Chiesa in Angola. Carissimi fratelli, se è vero che la missione, in virtù del Battesimo, spetta a tutti i cristiani, questa vocazione è ulteriormente rafforzata dalla vocazione alla vita consacrata, in una qualsiasi delle sue molteplici forme. Sui religiosi e sulle religiose ricade fondamentalmente l'evangelizzazione delle vostre Chiese particolari. Essi fanno parte della Chiesa e dovrebbero continuare a prestare, in virtù della loro particolare consacrazione, un importante servizio nel vostro Paese, soprattutto a favore della missione ad gentes. Spetta a voi proteggere e favorire i carismi esistenti, prestando particolare attenzione alle congregazioni o alle associazioni diocesane, già numerose, e che quindi non devono moltiplicarsi. Queste ultime hanno bisogno della collaborazione delle Congregazioni più antiche, soprattutto in vista di una formazione adeguata dei loro membri. Amati fratelli, la missione riguarda tutti. La missione che la Chiesa e con essa tutti e ognuno dei suoi membri, nella diversità dei carismi, ha ricevuto da Gesù Cristo, il Figlio di Dio concerne soprattutto voi, successori degli apostoli. Voi, Pastori della Chiesa in Angola e a São Tomé, avete in questo ambito fondamentale, un irrinunciabile e magnifico compito e una grande responsabilità. Possa il Signore, mediante la grazia dello Spirito Santo, colmare i nostri cuori e le nostre coscienze con quel grande zelo missionario di cui l'Angola ha oggi particolarmente bisogno, Caritas Christi urget nos! Che l'Immacolato Cuore della Vergine Maria, Patrona dell'Angola, Regina d'Africa e Regina della Pace, vi protegga, vi guidi e vi assista!
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