Giubileo dei Catechisti e dei Docenti di religione 9-10 dicembre 2000 Parole conclusive e di commiato pronunciate dall'Em.mo Card. Darío Castrillón Hoyos Prefetto della Congregazione per il Clero Aula Paolo VI domenica, 10 dicembre 2000 Nella diakonía della verità con la forza della comunione Volge al termine il nostro incontro giubilare, ma permane la sua efficacia: il kairos, questo momento divino portatore di grazia e di misericordia del Signore, si innesta nelle vostre vite, nel tempo della testimonianza cristiana che è il tempo della catechesi, e rinvigorisce il vostro impegno di testimoniare l’unica Verità salvifica, che si è manifestata pienamente in Cristo Gesù. 1. "Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto ed ascoltato"! (At 4,20). La ferma risposta degli Apostoli Pietro e Giovanni a coloro che li diffidavano dal parlare e dall’insegnare nel nome di Gesù, risuona con maggior vivacità nella nostra mente e nel nostro cuore al termine di queste due indimenticabili giornate giubilari. Ieri, varcando la Porta Santa della Patriarcale Basilica di San Paolo, avete confermato la vostra fede in Gesù Cristo, che vi ha conferito quello stesso mandato che Lui, quale Figlio Unigenito, aveva ricevuto dal Padre: "per annunziare ai poveri il lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione, e ai ciechi la vista, per rimettere in libertà gli oppressi e proclamare un anno di grazia del Signore" (Lc 4, 18-19). Con l’odierna Celebrazione Eucaristica presieduta dal Santo Padre, in intima comunione di intenti con la sollecitudine apostolica del Successore di Pietro e incoraggiati dalle Sue fervorose parole, ora potete comprendere con maggior profondità l’urgenza di guardare in avanti con ardente spirito missionario e spalancare le porte della storia, della storia personale di ognuno e di quella dell’umanità intera, a Gesù Cristo, nostro Dio ed unico Salvatore. In tale ambito, questa sera, le sapienti riflessioni dell’Eminentissimo Cardinale Joseph Ratzinger, che ringrazio sentitamente a nome di tutti, in ordine ai compiti della nuova evangelizzazione, ci hanno introdotto maggiormente nella conoscenza dell’evento più mirabile dell’unitario progetto salvifico divino: l’Incarnazione del Verbo, manifestazione dell’amore misericordioso del Padre, epifania di luce e di bellezza divine. Ciò è stato, anche, ampiamente documentato dai successivi interventi e testimonianze. 2. Ritengo che sia doveroso, in questa speciale circostanza, che i Catechisti e i Docenti di religione, si propongano di trasmettere, con rinsaldata fedeltà ed integrità, l’unico Depositum fidei affidato da Cristo alla Sua Chiesa, pur nella molteplicità di linguaggi e di metodi, consoni alle diverse culture. Tale annuncio e diffusione è oggi grandemente facilitata dal Catechismo della Chiesa Cattolica, frutto della collaborazione dell’Episcopato cattolico mondiale, donato quale stabile ed universale punto di riferimento per gli altri strumenti catechistici locali, a vantaggio di tutte le Chiese particolari. Detto Catechismo, pertanto, lungi dall'essere un mezzo di appiattimento, costituisce un importante aiuto per garantire la nostra unità nella fede che è una dimensione essenziale di quella unità della Chiesa che scaturisce dall’unità delle tre Persone divine della Santissima Trinità. Ricordiamoci, dunque, che mediante la Catechesi e l’Insegnamento della Religione, la Chiesa propone ad ogni uomo, nel pieno rispetto della sua libera coscienza, la Verità unica ed immutabile, che è Cristo stesso. La Chiesa docente infatti, non è un luogo, accanto ad altri, di dibattito di opinioni alla ricerca di un consenso. In questo contesto, non possiamo certo mancare di ringraziare la Congregazione per la Dottrina della Fede, nella persona del qui presente Cardinale Prefetto, per il luminoso contributo offerto a tutti mediante la pubblicazione della recente Dichiarazione Dominus Iesus (6 agosto 2000). Ne sentivamo l'urgenza! 3. "Sorgi, o Gerusalemme, e sta in piedi sull’altura e guarda verso oriente" (Bar 5,5). Possiamo fare nostra questa esortazione del Profeta Baruc che annunzia al Popolo d’Israele la fine del doloroso esilio babilonese e preannuncia il tempo del gioioso incontro con il Dio della promessa. "Vedi i tuoi figli riuniti da occidente ad oriente, alla parola del Santo, esultanti per il ricordo di Dio" (Ibidem). Carissimi, voi siete il ricordo di Dio per gli uomini, voi siete i portatori di quella Parola del tre volte Santo che è Dio stesso incarnato! Cristo è il Sole che sorge ad oriente per illuminare tutti gli uomini dispersi dal peccato e riunirli a sé per ricondurli alla casa del Padre nella felicità senza fine: uno solo, infatti è Dio, e uno solo il Mediatore fra Dio e gli uomini, l’Uomo Cristo Gesù che ha dato se stesso in riscatto per tutti" (1 Tim 2,5-6). In questa II Domenica del Tempo di Avvento nella quale ricorre la festività della Beata Vergine Maria di Loreto, affidiamo alla Madonna di Nazareth il comune impegno di vivere molto uniti a suo Figlio, come ha fatto Lei associandosi con umiltà al progetto salvifico divino, con la forza della comunione con il Verbo incarnato, rallegrandosi e soffrendo con Lui, amando sempre quelli che Egli amava. "Madre, che appari nelle pagine del Vangelo mostrando Cristo ai pastori e ai magi, fa che ogni evangelizzatore –Vescovo, sacerdote, religioso, religiosa, papà o mamma, giovane o bambino – sia posseduto da Cristo per essere capace di rivelarlo agli altri. Maria, nascosta nella moltitudine mentre tuo Figlio realizza i segni miracolosi del sorgere del Regno di Dio, e che parli solo per dire di fare tutto quello che lui dirà (cfr. Gv 2,5), aiuta gli evangelizzatori a predicare non se stessi, ma Gesù Cristo" (Giovanni Paolo II, Homilia in Missam in civitate "Belém" habita, die 8 iul. 1980: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, III, 2 [1980] 201). |