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Giubileo dei Catechisti e dei Docenti di religione

9-10 dicembre 2000

 

Em.mo Card. Darío Castrillón Hoyos

Prefetto della Congregazione per il Clero

 

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Catechisti, insegnanti di religione

e mistero della Chiesa

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sabato, 9 dicembre 2000

Aula Paolo VI

ore 16,30

 

"... Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato. Ora, come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi? E come lo annunzieranno, senza essere prima inviati? Come sta scritto: Quanto son belli i piedi di coloro che recano un lieto annunzio di bene!" (Rom.10,13-15).

 

1)     Carissimi catechisti e insegnanti di religione, queste parole indirizzate dall'apostolo Paolo alla Chiesa di Roma - che in questi giorni vi ospita in occasione delle celebrazioni del Giubileo - sono rivolte a voi in modo particolare; in quanto, in forza del mandato ricevuto, voi comunicate più da vicino e più intensamente alla missione evangelizzatrice della Chiesa.

Come ben sapete, le ultime raccomandazioni di Gesù ai suoi discepoli, prima dell'Ascensione, costituiscono un chiaro, inequivocabile mandato missionario; nel vangelo di Marco leggiamo: "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e si farà battezzare sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato...- e subito dopo, l'evangelista, annota - Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano" (Mc. 16,15-16.20).

Vorrei, come prima cosa, soffermarmi sul nesso che unisce il Cristo risorto alla Chiesa; abbiamo appena ascoltato: "...il Signore operava insieme con loro,,,"; solamente se si parte da questa realtà si comprende il mistero della Chiesa e si assume uno stile in grado d'esprimerne la verità; per voi catechisti, essere in sintonia col mistero profondo della Chiesa - il suo essere in Cristo -, è qualcosa di essenziale, poiché tale fatto comporta significative e molteplici ricadute per la vostra missione. Lo stesso Concilio Vaticano II, all'inizio della costituzione dogmatica Lumen gentium, in modo eloquente, afferma " … la Chiesa è in Cristo come un sacramento" (LG n.1: EV 1/284).

 

2)     La Chiesa, quindi, non vive solo nel ricordo e del ricordo storico di Gesù, vale a dire, di quanto Egli ha detto e fatto. In altri termini, i discepoli del Signore, e in modo particolare i catechisti e quanti hanno l'onere e l'onore di insegnare religione, non guardano a Gesù solamente - e l'accento cade, proprio, sull'avverbio solamente - con l'intendimento di ricostruirne i lineamenti dal punto di vista critico e storico, come se si trattasse di uno, seppur stupendo, fra i tanti personaggi della storia.

La Chiesa, innanzi a Colui che riconosce e confessa come il suo Signore - è Lui il Domnus Iesus! -, non può limitarsi a questo. Se così facesse, si snaturerebbe, darebbe di sé un'immagine riduttiva, anzi, fuorviante; al contrario, la Chiesa è il nuovo popolo di Dio in cammino verso il giorno del Signore, è la sposa fedele, è il corpo vivente dì Cristo; quindi, una realtà viva e palpitante, più esattamente, l'organismo vivente dello Spirito Santo che è, per eccellenza, il dono pasquale del Cristo crocifisso e risorto.

Il quarto vangelo narra come Gesù in croce, al momento della morte, reclinando il capo, emetta lo Spirito e, ancora, come la sera dello stesso giorno di Pasqua, presentandosi di nuovo vivo ai suoi discepoli, nel cenacolo, aliti su di loro lo Spirito Santo, comandando di perpetuare la sua opera di salvezza: "Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi" (Gv 20,22-23).

II giorno di Pasqua, quindi, si compie la promessa fatta da Gesù durante l'ultima cena, quando, aveva annunciato: "...il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto" (Gv 14,26).

 

3)     Proprio dalla Chiesa, considerata come organismo vivente dello Spirito Santo, derivano importanti conseguenze sul modo in cui voi, catechisti, e voi, docenti di religione, dovete svolgere la preziosa missione che vi è stata affidata. Prima di tutto siete chiamati a vivere e ad esprimere la grandezza del mistero ecclesiale; si tratta di crescere nella conoscenza teologica ed esperienziale della Chiesa, che è mistero di comunione originato dallo Spirito Santo e, insieme, la compagnia di coloro che credono nel Signore risorto, via, verità e vita.

Così, la Chiesa, in primis, non è istituzione costruita dagli uomini e lasciata alla loro libera progettazione; al contrario, essa nasce da un evento che è, insieme, divino e umano: la Pentecoste, ed è la famiglia di coloro che, nel mistero, ma realmente, sono salvati, per grazia, dal Signore risorto; così, nel senso più vero, essa ci dona la contemporaneità col Cristo che agisce incessantemente nella storia, proprio attraverso lo Spirito Santo: "Quando ... verrà Io Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera ... mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve lo annunzierà" (Gv 16,13-14).

 

4)     Il catechista, l'insegnante - come accennato - è colui che possiede tale coscienza di fede, la vive e la comunica nella sua missione di annunciatore ed educatore della fede nella diversa specificità del compito che avete di catechisti e di insegnanti di religione. Così come diversi sono gli ambiti del vostro operare: per gli insegnanti è la scuola, cui è affidato il compito di continuare, attraverso l'istruzione e la cultura, l'educazione iniziata nella famiglia. Ma "occorre evangelizzare la cultura e le culture dell'uomo partendo sempre dalla persona e tornando sempre ai rapporti delle persone tra loro e con Dio" (Evangelii Nuntiandi, n.20) L'insegnamento della religione nella scuola mette proprio a tema il rapporto della coscienza e della libertà della persona con i fini ultimi, con Dio. L'ora di religione nella scuola è allora il tempo scolastico espressamente dedicato alla risposta agli interrogativi cruciali, ultimi che da sempre albergano il cuore dell'uomo, motore della sua esistenza: "Che cosa devo fare, perché la mia vita abbia valore e pieno senso?" (Giovanni Paolo II, Lettera ai giovani per l'anno della gioventù del 1985, n.3).

Voi, quindi catechisti e insegnati, siete coloro che hanno ricevuto il mandato e che, in nome della Chiesa, compiono l'ufficio di catechizzare; vale a dire - rimanendo al significato etimologico del verbo katechein -, fate risuonare, attraverso la vostra viva voce, in modo forte e comprensibile, per le generazioni del terzo millennio dell'era cristiana, il lieto annuncio di Gesù Cristo, unico Salvatore del mondo, di Lui che è il senso e il fine di tutto, di Lui che è la realizzazione e la felicità dell'uomo.

E, come ricorda l'Esortazione apostolica Catechesi tradendae: "... presto fu chiamato catechesi l'insieme degli sforzi intrapresi nella Chiesa per fare discepoli, per aiutare gli uomini a credere che Gesù è il Figlio di Dio, affinché, mediante la fede, essi abbiano la vita nel suo nome, per educarli ed istruirli in questa vita e costruire cosi il Corpo di Cristo; la Chiesa non ha cessato di consacrare a questo scopo le sue energie" (Catechesi tradendae, n.1: EV 6/1765).

Alla luce della realtà ecclesiologica sopra richiamata, e dell'appena citato passo dell'Esortazione apostolica Catechesi tradendae, si possono ricavare preziose indicazioni; qui alludiamo, in particolare, allo stretto legame fra Sacra Scrittura, Tradizione e Magistero di cui il catechista deve tenere conto quando è in gioco la fede e la sua comunicazione.

La catechesi, insomma, non può essere ridotta ad una sorta di esegesi biblica per specialisti, che operano a prescindere dalla Chiesa, la sola, invece, in grado di garantire con certezza, ad ogni uomo, l'incontro col Cristo Salvatore, nel superamento di ogni visione parziale e soggettiva del mistero cristiano.

 

5)     Quando, invece, ci si pone al di fuori dell'interpretazione ecclesiale, accade che in ogni pagina della Bibbia - Antico e Nuovo Testamento -, si finisce per ritrovare niente altro che se stessi, la propria cultura o, più genericamente, il pensiero dominante nella propria epoca; i fatti e i personaggi della storia sacra, allora, non vengono più colti come altrettanti "segni", attraverso i quali si svolge, nella storia, il piano salvifico di Dio, fino al giorno del Signore Gesù.

Cosi, il legame che unisce Scrittura e Tradizione non va disatteso in alcun modo, poiché è proprio nella Scrittura e nella Tradizione che si trova la fonte della catechesi. Ascoltiamo ancora le parole dell'esortazione apostolica Catechesi tradendae che guidano questa nostra riflessione giubilare; "(la catechesi) deve intridersi e permearsi del pensiero, dello spirito e degli atteggiamenti biblici ed evangelici mediante un contatto assiduo con i testi medesimi; ma vuol dire, altresì, ricordare che la catechesi sarà tanto più ricca ed efficace, quanto più leggerà i testi con l'intelligenza e il cuore della Chiesa, e quanto più si ispirerà alla riflessione e alla vita bimillenaria della Chiesa stessa" (Catechesi Tradendae, n.27: EV 6/1826).

 

6)     Ora, di seguito, desidero richiamare quanto il Direttorio Generale per la Catechesi afferma circa i compiti fondamentali della catechesi, affinché possano essere oggetto di riflessione in queste nostre giornate giubilali romane:

"Si deve, con più decisione, ripartire dalla fede. Il rapporto con Dio, infatti, ha il suo inizio proprio dalla fede; la quale, per un verso, è adesione fiduciosa (ftdes qua), per un altro, consta di contenuti (fides quae)".

Quindi, anche per la fede - ossia nella nostra relazione con Dio - vale quanto già si riscontra sul piano umano; quando si è legati da amicizia ad una persona e si ha con essa un rapporto di fiducia, la si vuole conoscere sempre di più; cosi, senza stancarsi, sì dialoga, le si pongono nuove domande su tutto ciò che la riguarda, sulla sua storia; lo stesso deve avvenire nei confronti di Gesù e del suo vangelo. Quando poi si raggiunge una più approfondita conoscenza della fede, tutta la vita cristiana s'illumina; sì avverte, allora, quanto sia essenziale rispondere alle domande che interpellano la fede (Cfr. 1Pt 3,15); è la delicata questione che riguarda il rapporto ragione-fede e che la catechesi deve illustrare come prioritaria alla luce della recente enciclica Fides et ratio.

Una breve parola, infine, va spesa sul gesto con cui, durante il cammino di educazione alla fede, avviene la consegna del simbolo: mentre il simbolo racchiude in sé la Scrittura e la fede della Chiesa, il gesto della consegna esprime una nuova assunzione di responsabilità da parte del catechizzando nei confronti della propria vita di fede. A voi catechisti fare in modo che un segno così importante non sia svuotato del suo ricchissimo contenuto.

 

7)     Un secondo richiamo riguarda l'educazione liturgica. A tale proposito non ci si può accontentare di spiegare il significato delle celebrazioni, dei sacramenti o della stessa liturgia: si deve mirare a ben altro, vale a dire, alla formazione autenticamente e profondamente liturgica, senza cedere ad arbitrii, ad espressioni personalistiche, a mode passeggere, legate ai tempi che scorrono e durano sempre meno, a particolarismi esasperati quando il mondo è diventato così piccolo. In sostanza, e senza pregiudizi riferiti all'età, alla cultura - seppure tenendo conto delle possibilità e dei limiti di ciascuno -, tutti devono essere educati "all'orazione, al ringraziamento, alla penitenza, alla domanda fiduciosa, al senso comunitario, al linguaggio simbolico..." (Direttorio Generale per la Catechesi, 1997, pag.88). Il catechista non deve, non può arrendersi di fronte alle inevitabili difficoltà di questo compito.

La terza indicazione concerne la formazione morale. L'evangelo cristiano, infatti, contiene un annuncio morale chiarissimo; la catechesi consiste, semplicemente, nel trasmettere al discepolo gli atteggiamenti del Maestro; tali atteggiamenti: pensieri, parole e comportamenti, segnano il passaggio dall'uomo vecchio all'uomo nuovo, inserito in Cristo. Nella proposta morale, infine, avrà particolare importanza la parola pronunciata da Gesù: "non sono venuto per abolire, ma a dare compimento" (Mt 5,17); si dovrà, così, ribadire, con chiarezza, che il discorso della montagna non è in alternativa al decalogo; Gesù, infatti, non fa che riprende il decalogo, imprimendovi la grande novità dello spirito delle beatitudini.

Infine il catechista riserverà una cura particolare nell'insegnare la preghiera cristiana, mettendone a fuoco lo specifico, aiutando a discernere tra le tante forme di meditazione o elevazione della psiche che poco o nulla hanno in comune con l'orazione cristiana, in quanto non portano all'incontro con Dio in Cristo ma, caso mai, all'incontro col proprio io.

Il Padre Nostro, che bene riflette i sentimenti filiali di adorazione, lode, ringraziamento, pietà, supplica, ammirazione, sarà la base di partenza per ogni insegnamento sulla preghiera.

Infine, il gesto della consegna del Padre Nostro - cioè della preghiera che in sé racchiude tutto il Vangelo -, simbolizza bene il cammino verso il mondo invisibile ma reale dell'orazione che, oltre ad essere dono e impegno, è anche il miglior aiuto quando ci si trova dinanzi alle pagine più ardue del Vangelo oppure ai doni ineffabili della grazia di Dio.

 

8)     Concludo questa mia riflessione, in occasione del vostro Giubileo mondiale, carissimi catechisti e insegnanti di religione, chiedendovi di impegnarvi - con un rinnovato spirito di comunione -, nella nuova evangelizzazione, condotta, per così dire, a trecentosessanta gradi, ossia, dovunque è presente l'uomo con i suoi dolori e le sue gioie, con i suoi timori e le sue speranze.

Voi che siete chiamati ad essere strumenti liberi e coraggiosi della nuova evangelizzazione dovete, sempre più, riscoprire e vivere in voi e fra di voi, un forte vincolo di fedeltà e di amore alla Chiesa, madre e maestra.

Il mio augurio è che in queste giornate romane, in cui avrete avuto la grande gioia di "vedere Pietro", la roccia su cui Gesù Cristo ha fondato la sua Chiesa, possiate - purificati dalla grazia del Giubileo -, crescere nella fedeltà e nell'amore alla Chiesa e, proprio l'amore e la fedeltà alla Chiesa siano i segni distintivi della vostra identità e missione di catechisti e di insegnanti di religione.

Auguro ancora a voi e a tutti i destinatari della vostra fondamentale missione di avere costanti tre punti di riferimento, tre fari illuminanti, tre amori rigeneranti: Gesù sacramentato, la Vergine Immacolata, il Santo Padre!

 

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