CONGREGAZIONE PER L'EDUCAZIONE CATTOLICA LE PERSONE CONSACRATE RIFLESSIONI E ORIENTAMENTI
INDICE
All’inizio del terzo millennio 1. La celebrazione del bimillenario dell'incarnazione del Verbo è stata per molti credenti un tempo di conversione e di apertura alprogetto di Dio sulla persona umana creata a sua immagine. La grazia del Giubileo ha sollecitato nel Popolo di Dio l'urgenza di proclamare con la testimonianza della vita il mistero di Gesù Cristo “ieri oggi e sempre” e, in Lui, la verità sulla persona umana. I giovani, inoltre, hanno espresso un interesse sorprendente nei confronti dell'esplicito annuncio di Gesù. Le persone consacrate, dal canto loro, hanno colto il forte richiamo a vivere in stato di conversione per realizzare nella Chiesa la loro specifica missione: essere testimoni di Cristo, epifania dell'amore di Dio nel mondo, segni leggibili di un'umanità riconciliata.[i] un compito profetico 2. Le complesse situazioni culturali dell'inizio del XXI secolo sono un ulteriore appello alla responsabilità di vivere il presente come kairós, tempo favorevole, perché il Vangelo giunga efficacemente agli uomini e alle donne di oggi. In questo tempo problematico ed insieme affascinante,[ii] le persone consacrate avvertono l’importanza del compito profetico che la Chiesa affida loro: «ricordare e servire il disegno di Dio sugli uomini, come è annunciato dalla Scrittura e come emerge anche dalla attenta lettura dei segni dell'azione provvidente di Dio nella storia».[iii] Tale compito esige il coraggio della testimonianza e la pazienza del dialogo: è un dovere di fronte a tendenzeculturali che minacciano la dignità della vita umana, particolarmente nei momenti cruciali del suo inizio e della sua conclusione, l’armonia del creato, l'esistenza dei popoli e la pace. Il perché di queste riflessioni 3. All’inizio del nuovo millennio, nel contesto di profondi cambiamenti che investono il mondo educativo e scolastico, la Congregazione per l'Educazione Cattolica vuole condividere alcune riflessioni, offrire alcuni orientamenti e suscitare ulteriori approfondimenti sulla missione educativa e la presenza delle persone consacrate nella scuola, non solo cattolica. Il presente documento si indirizza principalmente ai membri degli Istituti di vita consacrata e delle Società di vita apostolica, nonché a quanti, impegnati nella missione educativa della Chiesa, hanno assunto in forme diverse i consigli evangelici. In continuità con gli orientamenti ecclesiali precedenti 4. Le presenti considerazioni si pongono nella linea del Concilio Vaticano II, del magistero della Chiesa universale e dei documenti dei Sinodi continentali relativi all’evangelizzazione, alla vita consacrata e all'educazione, in particolare quella scolastica. Questa Congregazione ha offerto, negli anni scorsi, orientamenti sulla scuola cattolica[iv] e sui laici testimoni della fede nella scuola.[v] In continuità con il documento sui laici, intende ora riflettere sull'apporto specifico delle persone consacrate alla missione educativa nella scuola, alla luce dell'Esortazione apostolica Vita consecrata e dei più recenti sviluppi della pastorale della cultura[vi], nella convinzione che: «una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta».[vii] La mediazione culturale della fede oggi 5. La necessità della mediazione culturale della fede è un invito per le persone consacrate a considerare il significato della loro presenza nella scuola. Le mutate situazioni in cui esse operano, in ambienti spesso secolarizzati e in numero ridotto nelle comunità educative, richiedono di esprimere chiaramente il loro specifico apporto in collaborazione con altre vocazioni presenti nella scuola. Si delinea un tempo nel quale elaborare risposte alle domande fondamentali delle giovani generazioni e presentare una chiara proposta culturale che espliciti il tipo di persona e di società a cui si vuole educare, ed il riferimento alla visione antropologica ispirata ai valori del Vangelo, in dialogo rispettoso e costruttivo con le altre concezioni della vita. Un rinnovato impegno nell'ambito educativo 6. Le sfide del contesto odierno danno nuove motivazioni alla missione delle persone consacrate, chiamate a vivere i consigli evangelici e a portare l'umanesimo delle beatitudini nel campo dell’educazione e della scuola, che non è affatto estraneo al mandato della Chiesa di annunciare la salvezza a tutti i popoli.[viii] “Nel medesimo tempo, però, registriamo con sofferenza l’incalzare di alcune difficoltà che inducono le Comunità [religiose] ad abbandonare il settore scolastico. La carenza di vocazioni religiose, la disaffezione alla missione educativa scolastica, le difficoltà economiche per la gestione delle scuole cattoliche, l’attrattiva verso altre forme di apostolato apparentemente più gratificanti...”[ix]. Tali difficoltà, lungi dallo scoraggiare, possono essere fonte di purificazione e connotare un tempo di grazia e di salvezza (cf 2 Cor 6, 2). Esse invitano al discernimento e ad un atteggiamento di continuo rinnovamento. Lo Spirito Santo, inoltre, orienta a riscoprire il carisma, le radici e le modalità di presenza nel mondo della scuola, concentrandosi sull'essenziale: il primato della testimonianza di Cristo povero, umile e casto; la priorità della persona e di relazioni fondate sulla carità; la ricerca della verità; la sintesi tra fede, vita e cultura e la proposta efficace di una visione dell’uomo rispettosa del progetto di Dio. Evangelizzare educando Risulta così evidente che le persone consacrate nella scuola, in comunione con i Pastori, svolgono una missione ecclesiale di importanza vitale in quanto educando collaborano ad evangelizzare. Questa missione esige impegno di santità, generosità e qualificata professionalità educativa perché la verità sulla persona rivelata da Gesù illumini la crescita delle giovani generazioni e dell'intera umanità. Pertanto, a questo Dicastero sembra opportuno richiamare il profilo delle persone consacrate e soffermarsi su alcune note caratteristiche della loro missione educativa nella scuola oggi.
I. Dono ecclesiale per manifestare il Verbo 7. «La vita consacrata, profondamente radicata negli esempi e negli insegnamenti di Cristo Signore, è dono di Dio Padre alla sua Chiesa per mezzo dello Spirito. Con la professione dei consigli evangelici i tratti caratteristici di Gesù - vergine, povero ed obbediente - acquistano una tipica e permanente “visibilità” in mezzo al mondo, e lo sguardo dei fedeli è richiamato verso quel mistero del Regno di Dio che già opera nella storia, ma attende la sua piena attuazione nei cieli»[x]. Ilfine della vita consacrata è «la configurazione al Signore Gesù e alla sua totale oblazione»[xi], per cui ogni persona consacrata è chiamata ad assumerne «i sentimenti e la forma di vita»[xii], il modo di pensare e di agire, di essere e di amare. Identità della vita consacrata 8. L’immediato riferimento a Cristo e la natura intima di dono per la Chiesa e per il mondo[xiii], sono elementi che definiscono identità e finalità della vita consacrata. In essi la vita consacrata ritrova sé stessa, il punto di partenza, Dio ed il suo amore, e il punto di arrivo, la comunità umana e le sue necessità. Attraverso tali elementi ogni Famiglia religiosa delinea la propria fisionomia, dalla spiritualità all’apostolato, dallo stile di vita comune al progetto ascetico, alla condivisione ed alla partecipazione della ricchezza dei propri carismi. Alla scuola di Cristo per avere i suoi sentimenti 9. In certo modo la vita consacrata può essere paragonata ad una scuola, che ogni persona consacrata è chiamata a frequentare per tutta la vita. Infatti avere in sé i sentimenti del Figlio vuol dire mettersi ogni giorno alla Sua scuola, per imparare da Lui ad avere un cuore mite ed umile, coraggioso ed appassionato.Vuol dire lasciarsi educare da Cristo, Verbo eterno del Padre, ed attrarre da Lui, cuore e centro del mondo, scegliendo la stessa Sua forma di vita. Lasciarsi educare e formare da Cristo, per essere a Lui conformi 10. La vita della persona consacrata è così una parabola educativo-formativa che educa alla verità della vita e la forma alla libertà del dono di sé, secondo il modello della Pasqua del Signore. Ogni momento dell’esistenza consacrata è parte di questa parabola, nel suo duplice aspetto educativo e formativo. La persona consacrata, infatti, impara progressivamente ad avere in sé i sentimenti del Figlio ed a manifestarli in una vita sempre più a Lui conforme, al livello individuale e comunitario, nella formazione iniziale e permanente. Così i voti sono espressione dello stile di vita essenziale, vergine e completamente abbandonato al Padre scelto da Gesù su questa terra. La preghiera diviene continuazione in terra della lode del Figlio al Padre per la salvezza dell’umanità intera. La vita comune è la dimostrazione che nel nome del Signore si possono annodare vincoli più forti di quelli che vengono dalla carne e dal sangue, capaci di superare quanto possa dividere. L’apostolato è l’annuncio appassionato di Colui dal quale si è stati conquistati. Dono per tutti 11. La scuola dei sentimenti del Figlio apre progressivamente l’esistenza consacrata anche all’urgenza della testimonianza, affinché il dono ricevuto giunga a tutti. Cristo, infatti, “non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio” (Fil 2,6), non tenne nulla per sé, ma condivise con gli uomini la propria ricchezza di essere Figlio. Per tale ragione, anche quando la testimonianza contesta alcuni elementi della cultura circostante, le persone consacrate cercano di entrare in dialogo per condividere i beni di cui sono portatrici.Ciò significa che la testimonianza dovrà essere nitida ed inequivocabile, chiara e comprensibile a tutti, così da mostrare che la consacrazione religiosa può dire molto ad ogni cultura in quanto aiuta a svelare la verità dell’essere umano.
Valenza antropologica della vita consacrata 12. Tra le sfideposte oggi alla vita consacrata vi èquella di riuscire a manifestare la valenza anche antropologica della consacrazione. Si tratta di mostrare che un’esistenza povera, casta ed obbediente fa risaltare l’intima dignità umana; che tutti sono chiamati, in modo diverso, a seconda della propria vocazione, ad essere poveri, obbedienti e casti. I consigli evangelici, infatti, trasfigurano valori e desideri autenticamente umani, ma anche relativizzano l’umano «additando Dio come il bene assoluto»[xiv]. La vita consacrata, inoltre, deve poter evidenziare che il messaggio evangelico possiede una notevole rilevanza per il vivere sociale del nostro tempo ed è comprensibile anche a chi vive in una società competitiva come la nostra. Infine, compito della vita consacrata, è riuscire a testimoniare che la santità è la proposta di più alta umanizzazione dell’uomo e della storia: è progetto che ognuno su questa terra può fare proprio[xv]. Circolarità carismatica 13. Nella misura in cui le persone consacrate vivono con radicalità gli impegni della consacrazione comunicano le ricchezze della loro specifica vocazione. D’altra parte , tale comunicazione suscita anche in chi la riceve la capacità di una risposta arricchente mediante la partecipazione del suo personale dono e della sua specifica vocazione. Tale “confronto-condivisione” con la Chiesa e con il mondo è di grande importanza per la vitalità dei vari carismi religiosi e per un’interpretazione di essi aderente al contesto odierno e alle rispettive radici spirituali. E’ il principio della circolarità carismatica, grazie al quale il carisma torna in qualche modo laddove è nato, ma senza semplicemente ripetersi. In tal modo, la vita consacrata stessa si rinnova, nell’ascolto e lettura dei segni dei tempi e nella fedeltà creativa ed operosa alle sue origini. Dialogo costruttivo nel passato e nel presente 14. La validità di questo principio è confermata dalla storia: da sempre la vita consacrata ha intessuto un dialogo costruttivo con la cultura circostante, a volte interpellandola e provocandola, altre volte difendendola e custodendola, comunque lasciandosi da essa sollecitare ed interrogare, in un confronto in alcuni casi dialettico, ma sempre fecondo. E’ necessario che tale confronto continui anche in questi tempi di rinnovamento per la vita consacrata e di disorientamento culturale che rischia di frustrare l’insopprimibile bisogno di verità del cuore umano.
La Chiesa mistero di comunione 15. L'approfondimento della realtà ecclesiale come mistero di comunione ha portato la Chiesa, sotto l’azione dello Spirito, a comprendere sempre più se stessa come popolo di Dio in cammino, e al tempo stesso come corpo di Cristo le cui membra sono in reciproca relazione tra loro e con il capo. Sul piano pastorale, «fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione»[xvi] è la grande sfida che, all’inizio del nuovo millennio, occorre saper affrontare per essere fedeli al disegno di Dio e alle attese profonde del mondo. Occorre promuovere innanzitutto una spiritualità della comunione, capace di divenire principio educativo nei vari ambienti in cui la persona umana si forma. Questa spiritualità si apprende portando lo sguardo del cuore sul mistero della Trinità, la cui luce si riflette sul volto di ogni persona, accolta e valorizzata come dono. Le persone consacrate nella Chiesa-comunione 16. Le istanze di comunione hanno offerto alle persone consacrate la possibilità di riscoprire il rapporto di reciprocità con le altre vocazioni nel popolo di Dio. Nella Chiesa esse sono chiamate, in modo particolare, a rivelare che la partecipazione alla comunione trinitaria può cambiare i rapporti umani creando un nuovo tipo di solidarietà. Le persone consacrate, infatti, professando di vivere per Dio e di Dio si aprono al compito di confessare la potenza dell'azione riconciliatrice della grazia, che supera i dinamismi disgregatori presenti nel cuore umano. col dinamismo del carisma specifico 17. Le persone consacrate, in forza della loro vocazione, qualunque sia il carisma specifico che le contraddistingue, sono chiamate ad essere esperte di comunione, a promuovere vincoli umani e spirituali che favoriscano lo scambio reciproco di doni tra tutti i membri del popolo di Dio. Il riconoscimento della pluriformità delle vocazioni nella Chiesa conferisce un nuovo significato alla presenza delle persone consacrate nel campo dell'educazione scolastica. La scuola è per loro il luogo della missione, dove si attualizza il ruolo profetico conferito dal battesimo e vissuto secondo l’esigenza di radicalità propria dei consigli evangelici. Il dono di speciale consacrazione che hanno ricevuto le porterà a riconoscere nella scuola e nell'impegno educativo il solco fecondo in cui il Regno di Dio può crescere e portare frutto. La persona consacrata educa.... 18. Questo impegno risponde perfettamente alla natura ed alla finalità della vita consacrata medesima e si attua secondo quella duplice modalità educativa e formativa che accompagna la crescita della singola persona consacrata. Attraverso la scuola il consacrato e la consacrata educano, aiutano il giovane a cogliere la propria identità ed a far emergere quei bisogni e desideri autentici che abitano il cuore di ogni uomo, ma che spesso restano sconosciuti e sottovalutati: sete di autenticità e d’onestà, di amore e di fedeltà, di verità e di coerenza, di felicità e di pienezza di vita. Desideri che in ultima analisi convergono nel supremo desiderio umano: vedere il volto di Dio. .... forma 19. La seconda modalità è quella legata alla formazione. La scuola forma quando offre una proposta precisa di realizzazione di quei desideri, impedendo che vengano deformati, o solo parzialmente e debolmente appagati. Le persone consacrate, che sono alla scuola del Signore, propongono con la testimonianza della loro stessa vita quella forma di esistenza che si ispira al Cristo, perché anche il giovane viva la libertà di figlio di Dio e sperimenti la vera gioia e l’autentica realizzazione, che nascono dall’accoglienza del progetto del Padre. Missione provvidenziale, quella dei consacrati nella scuola, nell’odierno contesto, ove le proposte educative sembrano essere sempre più povere e sempre più inevase restano le aspirazioni dell’uomo! nella scuola, comunità educativa 20. Nella comunità educativa, le persone consacrate non hanno bisogno di riservare per sé compiti esclusivi. Lo specifico della vita consacrata risiede nell'essere segno, memoria e profezia dei valori del Vangelo. La sua caratteristica è «immettere nell'orizzonte educativo la testimonianza radicale dei beni del Regno»,[xvii] in collaborazione con i laici chiamati ad esprimere, nel segno della secolarità, il realismo dell'Incarnazione di Dio in mezzo a noi, «l'intima dipendenza delle realtà terrene da Dio in Cristo».[xviii] valorizzando la specificità di tutte le vocazioni presenti nella comunità educativa 21. Le diverse vocazioni sono in funzione della crescita del corpo di Cristo e della sua missione nel mondo. Dall’impegno di testimonianza evangelica secondo la forma propria di ogni vocazione, nasce un dinamismo di reciproco aiuto a vivere integralmente l'adesione al mistero di Cristo e della Chiesa nelle sue molteplici dimensioni; uno stimolo per ognuno a scoprire la ricchezza evangelica della propria vocazione nel confronto pieno di gratitudine con le altre. La reciprocità delle vocazioni, evitando sia la contrapposizione, sia l'omologazione, si colloca come prospettiva particolarmente feconda per arricchire la valenza ecclesiale della comunità educativa. In essa le varie vocazioni svolgono un servizio per la realizzazione di una cultura della comunione. Sono vie correlative, diverse e reciproche che concorrono all’attuazione piena del carisma dei carismi: la carità.
Dare ragione della speranza 22. La consapevolezza di vivere in un tempo carico di sfide e di nuove possibilità, sollecita le persone consacrate, impegnate nella missione educativa scolastica, a mettere a profitto il dono ricevuto dando ragione della speranza che le anima. La speranza, frutto della fede nel Dio della storia, si fonda sulla parola e sulla vita di Gesù, che è vissuto nel mondo, senza essere del mondo. Lo stesso atteggiamento Egli chiede a chi lo segue: vivere e lavorare nella storia, senza però lasciarsi rinchiudere in essa. La speranza esige inserimento nel mondo, ma anche rottura; domanda profezia e impegna di volta in volta ad aderire o a dissociarsi per educare alla libertà dei figli di Dio in un contesto di condizionamenti che portano a nuove forme di schiavitù. Discernimento e sguardo contemplativo 23. Questo modo di essere nella storia richiede una profonda capacità di discernimento. Esso, nascendo dal quotidiano ascolto della Parola di Dio, facilita la lettura degli avvenimenti e dispone a diventare, per così dire, coscienza critica. Quanto più questo impegno sarà profondo e autentico, tanto più sarà possibile cogliere l’azione dello Spirito nella vita delle persone e negli avvenimenti della storia. Una tale capacità trova il suo fondamento nella contemplazione e nella preghiera, che insegnano a vedere persone e cose dalla prospettiva di Dio. È il contrario dello sguardo superficiale e dell'attivismo incapace di soffermarsi sull’importante e l’essenziale. Quando mancano la contemplazione e la preghiera - e le persone consacrate non sono esenti da questo rischio - viene meno anche la passione per l’annuncio del Vangelo, la capacità di lottare per la vita e per la salvezza dell'uomo. Nella scuola per educare al silenzio ed all’incontro con Dio 24. Le persone consacrate, vivendo con generosità e slancio la loro vocazione, portano nella scuola l’esperienza del rapporto con Dio, radicato nella preghiera, nell’Eucarestia, nel sacramento della Riconciliazione e nella spiritualità di comunione che caratterizza la vita della comunità religiosa. L’atteggiamento evangelico che ne consegue facilita l’attitudine al discernimento e la formazione al senso critico, aspetto fondamentale e necessario del processo educativo. Qualunque sia il loro compito specifico, la presenza delle persone consacrate nella scuola contagia lo sguardo contemplativo educando al silenzio che porta ad udire Dio, a porre attenzione agli altri, alla realtà che ci circonda, al creato. Inoltre, puntando sull'essenziale, le persone consacrate suscitano l’esigenza di incontri autentici, rinnovano la capacità di stupirsi e diprendersi cura dell’altro, riscoperto come fratello. per vivere con radicalità il Vangelo 25. In forza della loro identità, le persone consacrate costituiscono «la memoria vivente del modo di esistere e di agire di Gesù come Verbo incarnato di fronte al Padre e di fronte ai fratelli».[xix] Il primo e fondamentale apporto alla missione educativa nella scuola da parte delle persone consacrate è la radicalità evangelica della loro vita. Questo modo d'impostare l'esistenza, fondato sulla generosa risposta alla chiamata di Dio, diventa invito a tutti i membri della comunità educativa affinché ognuno orienti la propria esistenza come una risposta a Dio, a partire dai differenti stati di vita. e testimoniare una vita casta povera e obbediente 26. In questa prospettiva le persone consacrate testimoniano che la castità del cuore, del corpo, della vita è l'espressione piena e forte di un amore totale per Dio che rende la persona libera, piena di gioia profonda e disposta alla missione. Così le persone consacrate contribuiscono ad orientare i giovani e le giovani verso un pieno sviluppo della loro capacità di amare ed una maturazione integrale della loro personalità. Si tratta di una testimonianza importantissima di fronte ad una cultura che tende sempre più a banalizzare l’amore umano e a chiudersi alla vita. In una società dove tutto tende ad essere garantito, le persone consacrate, attraverso la povertà liberamente scelta, assumono uno stile di vita sobrio ed essenziale, promuovendo un giusto rapporto con le cose ed affidandosi alla provvidenza di Dio. La libertà dalle cose le rende disponibili senza riserve per un servizio educativo alla gioventù, divenendo segno della gratuità dell'amore di Dio, in un mondo dove il materialismo e l’avere sembrano prevalere sull’essere. Infine vivendo l’obbedienza richiamano tutti alla signoria dell’unico Dio e contro la tentazione del dominio, indicano una scelta di fede che si contrappone a forme di individualismo e autosufficienza. ed esprimere la propria donazione 27. Come Gesù per i suoi discepoli, così le persone consacrate vivono la loro donazione a beneficio dei destinatari della missione: gli alunni e le alunne, in primo luogo, ma anche i genitori e gli altri educatori ed educatrici. Ciò le incoraggia a vivere la preghiera e la risposta quotidiana alla sequela di Cristo per diventare uno strumento sempre più adatto all'opera che Dio realizza attraverso la loro mediazione. La chiamata a donarsi nella scuola, in disponibilità totale, in profonda e vera libertà, fa sì che i consacrati e le consacrate diventino vivente testimonianza del Signore che si offre per tutti. Questa sovrabbondanza di gratuità e di amore rende stimabile la loro donazione, al di sopra ed al di là di qualsiasi tipo di funzionalità.[xx] guardando a Maria 28. Le persone consacrate trovano in Maria il modello a cui ispirarsi nel rapporto con Dio e nel vivere la storia umana. Maria rappresenta l’icona della speranza profetica per la sua capacità di accogliere e di meditare a lungo la Parola nel suo cuore, di leggere la storia secondo il progetto di Dio, di contemplare Dio presente ed operante nel tempo. Nel suo sguardo traspare la sapienza che unisce in armonia l’estasi dell’incontro con Dio e il più grande realismo critico nei confronti del mondo. Il Magnificat è la profezia per eccellenza della Vergine, che risuona sempre nuovo nello spirito della persona consacrata, come lode perenne al Signore che si china sui piccoli e sui poveri per donare loro vita e misericordia.
II.
29. Il profilo delle persone consacrate fa emergere con chiarezza quanto l’impegno educativo nella scuola sia confacente alla natura della vita consacrata. Infatti “grazie alla peculiare esperienza dei doni dello Spirito nell’assiduo ascolto della Parola e nell’esercizio del discernimento, al ricco patrimonio di tradizioni educative accumulato nel tempo dal proprio Istituto, consacrati e consacrate sono in grado di sviluppare un’azione particolarmente incisiva”[xxi] nel campo educativo. Ciò richiede la promozione all’interno della vita consacrata, da una parte di un “rinnovato impegno culturale che consenta di elevare il livello della preparazione personale”[xxii], dall’altra di una continua conversione per seguire Gesù via, verità e vita (cf Gv 14, 6). È una strada scomoda e faticosa, che consente, però, di accogliere le sfide del momento presente e di farsi carico della missione educativa affidata dalla Chiesa. La Congregazione per l’Educazione Cattolica, cosciente di non poter essere esaustiva, intende soffermarsi a considerare solo alcuni elementi di tale missione. In particolare vuole riflettere su tre specifici apporti della presenza delle persone consacrate all’educazione scolastica: anzitutto il collegamento dell’educazione all’evangelizzazione; poi la formazione alla relazionalità “verticale”, cioè all’apertura a Dio, ed infine la formazione alla relazionalità “orizzontale”, vale a dire ad accogliere l’altro ed a vivere insieme.
Educatori chiamati ad evangelizzare L’esperienza educativa delle persone consacrate 30.« La Santa Madre Chiesa, nell’adempimento del mandato ricevuto dal suo divin fondatore, che è quello di annunciare il mistero di salvezza a tutti gli uomini e di ricapitolare tutto in Cristo, ha il dovere di occuparsi dell’intera vita dell’uomo, anche di quella terrena, in quanto connessa con la vocazione al cielo, e perciò ha un suo compito specifico in ordine al progresso e allo sviluppo dell’educazione»[xxiii]. L'impegno educativo, sia in scuole cattoliche come in altri tipi di scuole, è per le persone consacrate vocazione e scelta di vita, un cammino di santità, un'esigenza di giustizia e di solidarietà specialmente verso le giovani e i giovani più poveri, minacciati da varie forme di devianza e di rischio. Dedicandosi alla missione educativa nella scuola, le persone consacrate contribuiscono a far giungere a chi ne ha più bisogno il pane della cultura. Esse vedono nella cultura una condizione fondamentale affinché la persona possa realizzarsi integralmente, raggiungere un livello di vita conforme alla sua dignità ed aprirsi all’incontro con Cristo ed il Vangelo. Un tale impegno si radica in un patrimonio di sapienza pedagogica che permette di riaffermare il valore dell’educazione come forza in grado di aiutare la maturazione della persona, di accostarla alla fede e di rispondere alle sfide di una società complessa come quella odierna.
Il processo di globalizzazione 31. Il processo di globalizzazione caratterizza l’orizzonte del nuovo secolo. Si tratta di un fenomeno complesso nelle sue dinamiche. Esso ha effetti positivi, come la possibilità d’incontro tra popoli e culture, ma anche aspetti negativi, che rischiano di produrre ulteriori disuguaglianze, ingiustizie ed emarginazioni. La rapidità e la complessità dei mutamenti prodotti dalla globalizzazione si riflettono anche nella scuola, la quale può rischiare di essere strumentalizzata dalle esigenze delle strutture produttivo-economiche, o da pregiudizi ideologici e calcoli politici che offuscano la sua funzione educativa. Questa situazione sollecita la scuola a riaffermare con forza il suo ruolo specifico di stimolo alla riflessione e di istanza critica. In ragione della loro vocazione le persone consacrate si impegnano nella promozione della dignità della persona umana, collaborando affinché la scuola diventi luogo di educazione integrale, di evangelizzazione e di apprendimento di un dialogo vitale tra persone di culture, religioni e ambiti sociali differenti[xxiv]. le nuove tecnologie 32. Il crescente sviluppo e la diffusione delle nuove tecnologie mettono a disposizione mezzi e strumenti fino a pochi anni fa inimmaginabili, ma suscitano anche interrogativi circa il futuro dello sviluppo umano. La vastità e la profondità delle innovazioni tecnologiche investono i processi dell'accesso al sapere, della socializzazione, del rapporto con la natura e prefigurano radicali cambiamenti, non sempre positivi, in vasti settori della vita dell'umanità. Le persone consacrate non possono sottrarsi al compito di interrogarsi riguardo all'impatto che tali tecnologie hanno sulle persone, sulle modalità di comunicazione, sull’avvenire della società. compito della scuola 33. Nel contesto di tali cambiamenti alla scuola compete un ruolo significativo per la formazione della personalità delle nuove generazioni. L’impiego responsabile delle nuove tecnologie, in modo particolare di internet, esige un’adeguata formazione etica[xxv]. Insieme a quanti operano nella scuola, le persone consacrate sentono l’esigenza di conoscere i processi, i linguaggi, le opportunità e le sfide delle nuove tecnologie, ma soprattutto di divenire educatori della comunicazione, perché tali tecnologie siano utilizzate con discernimento e saggezza[xxvi]. …per il futuro dell’uomo 34. Tra le sfide della società attuale con le quali la scuola è chiamata a confrontarsi vi sono le minacce alla vita ed alla famiglia, le manipolazioni genetiche, il crescente inquinamento, il saccheggio delle risorse naturali, il dramma irrisolto del sottosviluppo e della povertà che schiacciano intere popolazioni del sud del mondo. Sono questioni vitali per tutti, che richiedono di essere affrontate con una visione ampia e responsabile, promuovendo una concezione di vita rispettosa della dignità dell’uomo e del creato. Ciò significa formare persone capaci di dominare e trasformare processi e strumenti in senso umanizzante e solidaristico. Questa preoccupazione è condivisa dall’intera comunità internazionale, che lavora affinché le politiche e i programmi educativi nazionali contribuiscano a sviluppare un’azione formativa in tale direzione.[xxvii]
Una esplicita visione antropologica Necessità di un fondamento antropologico 35. L'esplicitazione del fondamento antropologico della proposta formativa della scuola è un’urgenza sempre più ineludibile nelle società complesse. La persona umana è definita dalla razionalità, cioè dal suo carattere intelligente e libero, e dalla relazionalità, ossia dal rapporto con altre persone. L'esistere-con l'altro coinvolge sia il livello dell’essere della persona umana - uomo/donna - sia il livello etico dell’agire. Il fondamento dell'ethos umano è nell’essere immagine e somiglianza di Dio, Trinità di persone in comunione. L'esistenza della persona si configura dunque come una chiamata ed un compito ad esistere l'uno per l'altro. 36. L’impegno di una spiritualità della comunione per il secolo XXI è l’espressione di una concezione della persona umana, creata a immagine di Dio. Tale visione illumina il mistero dell’uomo e della donna. La persona umana fa esperienza della propria umanità nella misura in cui è capace di partecipare all’umanità dell’altro, portatore di un progetto originale e irripetibile. Si tratta di un progetto la cui realizzazione può avvenire soltanto nel contesto della relazione e del dialogo con il tu in un orizzonte di reciprocità e di apertura a Dio. La reciprocità così intesa è alla base del dono di sé e della prossimità come apertura solidale nei confronti di ogni persona. Tale prossimità ha la sua radice più vera nel mistero di Cristo, Verbo incarnato, che ha voluto farsi prossimo all’uomo. nell’orizzonte di un umanesimo plenario 37. Di fronte al pluralismo ideologico e alla proliferazione dei “saperi”, i consacrati e le consacrate offrono dunque l’apporto della visione di un umanesimo plenario,[xxviii] aperto a Dio, che ama ogni persona e la invita a diventare sempre più “conforme all'immagine del Figlio suo” (cf Rm 8, 29). Questo disegno divino è il cuore dell'umanesimo cristiano: «Cristo svela pienamente l'uomo all'uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione».[xxix] Affermare la grandezza della creatura umana non significa ignorare la sua fragilità: l'immagine di Dio riflessa nelle persone è infatti deformata dal peccato. L'illusione di liberarsi da ogni dipendenza, anche da Dio, si risolve sempre in nuove forme di schiavitù, di violenza e di sopraffazione. La verità di ciò è confermata dall'esperienza di ogni essere umano, dalla storia del sangue versato in nome di ideologie e di regimi che hanno voluto costruire una umanità nuova senza Dio.[xxx] La libertà, invece, per essere autentica deve misurarsi con la verità della persona, la cui pienezza è rivelata nel Cristo, e condurre alla liberazione da quanto nega la sua dignità impedendole di conseguire il bene proprio ed altrui. Testimoni della verità sulla persona umana 38. Le persone consacrate si impegnano ad essere nella scuola testimoni della verità sulla persona e della forza trasformante dello Spirito Santo. Con la loro vita confermano che la fede illumina tutto il campo dell'educazione elevando e potenziando i valori umani. La scuola cattolica, in particolare, ha un compito prioritario: far «emergere all'interno stesso del sapere scolastico la visione cristiana sul mondo, sulla vita, sulla cultura e sulla storia».[xxxi] con la mediazione culturale 39. Di qui l’importanza di riaffermare, in un contesto pedagogico che tende invece a metterla in secondo piano, la dimensione umanistica e spirituale del sapere e delle varie discipline scolastiche. La persona attraverso lo studio e la ricerca contribuisce a perfezionare se stessa e la propria umanità. Lo studio diventa via per il personale incontro con la verità, “luogo” dell’incontro con Dio stesso. In questa prospettiva il sapere può aiutare a motivare l’esistenza, ad aprire alla ricerca di Dio, può essere una grande esperienza di libertà per la verità, ponendosi al servizio della maturazione e della promozione in umanità del singolo e della comunità intera.[xxxii] Un tale impegno richiede alle persone consacrate una puntuale verifica della qualità della loro proposta educativa, come pure una costante attenzione alla propria formazione culturale e professionale. e l’impegno nell’ambito dell’educazione non formale 40. Un altro campo, ugualmente importante, di evangelizzazione e di umanizzazione è l'educazione non formale, cioè di quanti non hanno potuto avere accesso ad un normale percorso scolastico. Le persone consacrate sentono di dover essere presenti e di promuovere progetti innovativi nei contesti popolari. In questi ambienti occorre dare alle giovani e ai giovani più poveri l'opportunità di una formazione adeguata, attenta alla crescita morale, spirituale e religiosa, capace di promuovere la socializzazione e superare la discriminazione. Ciò non costituisce una novità, in quanto l’educazione dei ceti popolari ha costituito una primizia per diverse Famiglie religiose. Si tratta oggi di ribadire con modalità e progetti adeguati un’attenzione mai venuta meno.
Educatori chiamati ad accompagnare verso l’Altro Il dinamismo della reciprocità Nella comunità educativa 41. La missione educativa si attua nella collaborazione tra più soggetti -alunni/e, genitori, insegnanti, personale non docente ed ente gestore- che costituiscono la comunità educativa. Essa ha la possibilità di realizzare un ambiente di vita nel quale i valori sono mediati da rapporti interpersonali autentici tra i diversi membri che la compongono. La sua finalità più alta è l'educazione integrale della persona. In questa ottica le persone consacrate possono offrire un contributo decisivo, alla luce dell’esperienza di comunione che contraddistingue la loro vita comunitaria. Infatti, impegnandosi a vivere e a comunicare nella comunità scolastica la spiritualità della comunione, attraverso un dialogo costruttivo e capace di armonizzare le diversità,costruiscono un ambiente radicato nei valori evangelici della verità e della carità. Le persone consacrate sono così lievito in grado di creare rapporti di comunione, per se stessi educativi, sempre più profondi. Promuovono la solidarietà, la mutua valorizzazione e la corresponsabilità nel progetto educativo, e soprattutto danno l’esplicita testimonianza cristiana, attraverso la comunicazione dell'esperienza di Dio e del messaggio evangelico, fino a condividere la consapevolezza di essere strumenti di Dio e della Chiesa, portatrici di un carisma posto a servizio di tutti. nell’ottica della Chiesa comunione 42. Il compito di comunicare la spiritualità della comunione all’interno della comunità scolastica si radica nell’essere parte della Chiesa comunione. Ciò richiede alle persone consacrate impegnate nella missione educativa di integrarsi, a partire dal loro carisma, nella pastorale della Chiesa locale. Esse, infatti, esercitano un ministero ecclesiale a servizio di una concreta comunità ed in comunione con l’Ordinario diocesano. La comune missione educativa affidata dalla Chiesa esige, pertanto, anche una collaborazione ed una sinergia maggiore tra le diverse Famiglie religiose. Tale sinergia, oltre a rendere un più qualificato servizio educativo, offre l’opportunità di una condivisione dei carismi a vantaggio dell’intera Chiesa. Per questo la comunione che le persone consacrate sono chiamate a vivere va ben oltre la propria Famiglia religiosa o il proprio Istituto. Anzi, aprendosi alla comunione con le altre forme di consacrazione, le persone consacrate possono “riscoprire le comuni radici evangeliche e insieme cogliere con maggiore chiarezza la bellezza della propria identità nella varietà carismatica, come tralci dell’unica vite”.[xxxiii]
per promuovere relazioni autentiche 43. La comunità educativa esprime la varietà e la bellezza delle diverse vocazioni e la fecondità sul piano educativo e pedagogico che ciò apporta alla vita dell’istituzione scolastica. L'impegno a promuovere la dimensione relazionale della persona e la cura posta nell’instaurare autentiche relazioni educative con i giovani e le giovani sono indubbiamente aspetti che la presenza delle persone consacrate può facilitare nella scuola, considerata come microcosmo in cui si pongono le basi per vivere responsabilmente nel macrocosmo della società. Non è raro tuttavia constatare, anche nella scuola, il progressivo deterioramento delle relazioni interpersonali, a causa della funzionalizzazione dei ruoli, della fretta, della fatica e di altri fattori che creano situazioni conflittuali. Organizzare la scuola come palestra in cui ci si esercita a stabilire relazioni positive tra i vari membri e a ricercare soluzioni pacifiche dei conflitti è un obiettivo fondamentale, non solo per la vita della comunità educativa, ma anche per la costruzione di una società pacifica e concorde. educare alla reciprocità 44. Nella scuola, ordinariamente, sono presenti ragazzi e ragazze, donne e uomini con compiti di docenza o di amministrazione. La considerazione della dimensione uni-duale della persona umana implica l’esigenza di educare al reciproco riconoscimento, nel rispetto e nella valorizzazione delle diversità. L'esperienza della reciprocità uomo/donna può risultare paradigmatica nella gestione positiva delle altre diversità, fino a quelle etniche e religiose. Essa, infatti, sviluppa e alimenta atteggiamenti positivi, come la consapevolezza che ogni persona può dare e ricevere, la disponibilità all’accoglienza dell’altro, la capacità di dialogo sereno e l'opportunità di purificare e chiarificare il proprio vissuto mentre si cerca di comunicarlo e di confrontarlo con l’altro. Mediante relazioni valorizzanti 45. Nella relazione di reciprocità, l'interazione può essere asimmetrica dal punto di vista dei ruoli, come è necessariamente nel rapporto educativo, ma non da quello della dignità e dell'originalità di ogni persona umana. L’apprendimento viene ad essere facilitato quando l'interazione educativa, senza forzature indebite riguardo ai ruoli, si colloca ad un livello che riconosce pienamente l’uguaglianza della dignità di ogni persona umana. In questo modo si è in grado di formare personalità capaci di una propria visione della vita e di dare ragione delle loro scelte. Il coinvolgimento delle famiglie e del corpo docente crea un clima di fiducia e di rispetto che favorisce lo sviluppo della capacità di dialogo e di convivenza pacifica nella ricerca di quanto promuove il bene comune.
creare un ambiente educativo 46. Le persone consacrate, in ragione dell’esperienza di vita comunitaria di cui sono portatrici, si trovano nelle condizioni più favorevoli per collaborare affinché il progetto educativo dell'istituzione scolastica promuova la creazione di una vera comunità. In particolare propongono un modello di convivenza alternativo rispetto a quello di una società massificata o individualista. Concretamente le persone consacrate si impegnano, insieme ai colleghi laici, per far sì che la scuola si strutturi come luogo d'incontro, di ascolto, di comunicazione, in cui gli alunni e le alunne sperimentino in maniera vitale i valori. In modo mirato aiutano ad orientare le scelte pedagogiche così da favorire il superamento del protagonismo individualistico, la solidarietà rispetto alla competizione, l'aiuto al debole rispetto all'emarginazione, la partecipazione responsabile rispetto al disinteresse. Consapevoli del compito della famiglia 47. La famiglia è la prima responsabile dell'educazione dei figli. Le persone consacrate valorizzano la presenza dei genitori nella comunità educativa e s'impegnano a stabilire con loro un vero rapporto di reciprocità. Gli organismi di partecipazione, gli incontri personali ed altre iniziative sono finalizzati a rendere sempre più attivo l'inserimento dei genitori nella vita dell'istituzione ed a sensibilizzarli circa il compito educativo. Riconoscere questo compito è oggi più necessario che in passato, di fronte alle molte difficoltà che la famiglia vive. Quando il disegno originario di Dio sulla famiglia si oscura nelle coscienze, la società ne riceve un danno incalcolabile e viene leso il diritto dei figli a vivere in un contesto di amore pienamente umano. Al contrario, quando la famiglia riflette il disegno di Dio, diventa laboratorio in cui si sperimentano l’amore e la vera solidarietà.[xxxiv] Le persone consacrate annunciano questa verità, che non riguarda solo i credenti, ma è patrimonio dell'umanità, iscritta nel cuore dell'uomo. La possibilità di contatto con le famiglie dei bambini e dei giovani alunni è un'occasione favorevole per approfondire con loro tematiche significative riguardanti la vita, l'amore umano e la natura della famiglia e per dare ragione della visione proposta, a confronto con altre visioni spesso dominanti. e dell’importanza della fraternità come segno profetico 48. I consacrati e le consacrate, testimoniando Cristo e vivendo la vita di comunione che li caratterizza, offrono all'insieme della comunità educativa il segno profetico della fraternità. La vita comunitaria, quando è intessuta di rapporti profondi, «è profezia in atto nel contesto di una società che, talvolta senza rendersene conto, ha un profondo anelito a una fraternità senza frontiere».[xxxv] Questa convinzione si rende visibile nell'impegno di qualificare la vita della comunità come luogo di crescita delle persone e di reciproco aiuto nella ricerca e nell'adempimento della comune missione. In questa linea è importante che il segno della fraternità possa essere percepito con trasparenza in ogni momento della vita della comunità scolastica. in rete con altre agenzie educative 49. La comunità educativa realizza le sue finalità in sinergia con altre istituzioni educative presenti nel territorio. Il coordinamento della scuola con altre agenzie educative e nella rete più ampia della comunicazione stimola il processo di crescita personale, professionale e sociale degli alunni, offrendo una pluralità di proposte in forma integrata. Costituisce, soprattutto, un aiuto importantissimo per sfuggire a vari condizionamenti in particolare dei media, aiutando i giovani a divenire, da semplici e passivi consumatori, interlocutori critici, in grado di influire positivamente sull’opinione pubblica e sulla stessa qualità dell’informazione.
Uno stile di vita che interpella 50. La vita della comunità educativa, quando è impegnata nella ricerca seria della verità attraverso l'apporto delle diverse discipline, è continuamente sollecitata a maturare nella riflessione, ad andare oltre le acquisizioni raggiunte e porre interrogativi a livello esistenziale. Le persone consacrate, con la loro presenza, offrono in questo contesto l’apporto specifico della loro identità e vocazione. I giovani, anche se non sempre in forma consapevole, desiderano trovare in loro la testimonianza di una vita vissuta come risposta ad una chiamata, come itinerario verso Dio, come ricerca dei segni attraverso i quali Egli si fa presente. Attendono di vedere persone che invitano a porsi domande impegnative, a scoprire il significato più profondo dell’esistenza umana e della storia.
Orientare alla ricerca di senso per sviluppare l’attitudine alla ricerca 51. L'incontro con Dio è sempre un evento personale, una risposta al dono della fede che, per sua natura, è un atto libero della persona. La scuola, compresa quella cattolica, non chiede l'adesione alla fede, può, però, prepararla. Attraverso il progetto educativo è possibile creare le condizioni affinché la persona sviluppi l’attitudine alla ricerca e sia orientata a scoprire il mistero del proprio essere e della realtà che la circonda, fino a giungere alla soglia della fede. A quanti poi decidono di varcarla, vengono offerti i mezzi necessari per continuare ad approfondire l'esperienza della fede mediante la preghiera, i sacramenti, l'incontro con Cristo nella Parola, nell’Eucarestia, negli avvenimenti, nelle persone.[xxxvi] educando alla libertà 52. Una dimensione essenziale dell’itinerario di ricerca è l'educazione alla libertà, propria di ogni scuola fedele al suo compito. L’educazione alla libertà è azione umanizzatrice, perché tende allo sviluppo pieno della personalità. Infatti l’educazione stessa deve essere vista come acquisto, crescita e possesso di libertà. Si tratta di educare ciascun allievo a liberarsi dai condizionamenti che gli impediscono di vivere pienamente come persona, a formarsi una personalità forte e responsabile, capace di scelte libere e coerenti[xxxvii]. preparando il terreno alla scelta di fede Educare persone veramente libere è già orientarle alla fede. La ricerca di senso favorisce lo sviluppo della dimensione religiosa della persona come terreno in cui può maturare la scelta cristiana e svilupparsi il dono della fede. Nella scuola si constata con sempre maggiore frequenza, specialmente nelle società occidentali, che la dimensione religiosa della persona è divenuta un anello perduto, non solo nel percorso educativo propriamente scolastico, ma anche nel cammino formativo più ampio iniziato nella famiglia. Eppure, senza di esso il percorso educativo, nella sua globalità, viene a risentirne pesantemente, rendendo difficile qualsiasi ricerca su Dio. L'immediato, il superficiale, l'accessorio, le soluzioni prefabbricate, la deviazione verso il magico e i surrogati del mistero tendono così ad accaparrare l'interesse dei giovani e non lasciano spazio all'apertura al trascendente. Oggi è avvertita, anche da docenti che si dichiarano non credenti, l'urgenza di recuperare la dimensione religiosa dell'educazione, necessaria a formare personalità capaci di gestire i potenti condizionamenti in atto nella società e di orientare eticamente le nuove acquisizioni della scienza e della tecnica. con uno stile di educazione interpellante 53. Le persone consacrate, vivendo i consigli evangelici, costituiscono un invito efficace ad interrogarsi su Dio e sul mistero della vita. Una domanda del genere, che richiede uno stile di educazione capace di suscitare le domande fondamentali sull’origine ed il senso della vita passa attraverso la ricerca dei perché più che dei come. Per questo fine, è necessario verificare il modo di proporre i contenuti delle varie discipline cosicché gli alunni possano sviluppare tali domande e ricercare adeguate risposte. Inoltre, i ragazzi ed i giovani vanno sollecitati a rifuggire dall’ovvio e dal banale, soprattutto nell’ambito delle scelte di vita, della famiglia, dell’amore umano. Questo stile si traduce in una metodologia di studio e di ricerca che abitua alla riflessione ed al discernimento. Si concretizza in una strategia che coltiva nella persona, fin dai primi anni, l’interiorità come luogo in cui porsi in ascolto della voce di Dio, coltivare il senso del sacro, decidere l'adesione ai valori, maturare il riconoscimento dei propri limiti e del peccato, sentir crescere la responsabilità per ogni essere umano.
L'insegnamento della religione Itinerari differenziati di educazione religiosa 54. In questo contesto assume un ruolo specifico l’insegnamento della religione. Le persone consacrate, insieme agli altri educatori, ma con più forte responsabilità, sono spesso chiamate ad assicurare itinerari di educazione religiosa differenziati secondo le diverse realtà scolastiche: in alcune scuole la maggioranza delle alunne e degli alunni sono cristiani, in altre predominano appartenenze religiose diverse, o scelte agnostiche ed atee. proposta culturale offerta a tutti È loro compito mettere in luce il valore dell'insegnamento della religione integrato nell'orario dell'istituzione e nel programma culturale. Pur riconoscendo che l’insegnamento religioso nella scuola cattolica assume una funzione diversa da quella che ha in altre scuole, esso conserva la finalità di aprire alla comprensione dell'esperienza storica del cristianesimo, di orientare alla conoscenza di Gesù Cristo e all'approfondimento del suo Vangelo. In tal senso si qualifica come proposta culturale che può essere offerta a tutti oltre le personali scelte di fede. In molti contesti, il cristianesimo già costituisce l’orizzonte spirituale della cultura di appartenenza. insegnamento della religione nelle scuole cattoliche Nella scuola cattolica, poi, l’insegnamento della religione ha il compito di aiutare gli alunni a maturare una posizione personale in materia religiosa, coerente e rispettosa delle posizioni degli altri, contribuendo in tal modo alla loro crescita e a una più compiuta comprensione della realtà. È importante che tutta la comunità educativa, particolarmente nelle scuole cattoliche, riconosca il valore e il ruolo dell’insegnamento della religione e contribuisca alla sua valorizzazione da parte degli alunni. L’insegnante di religione, utilizzando i linguaggi adatti a mediare il messaggio religioso, è chiamato a stimolare negli alunni l’approfondimento dei grandi interrogativi relativi al senso della vita, al significato della realtà e all’impegno responsabile per trasformarla alla luce dei valori evangelici, stimolando un confronto costruttivo tra i contenuti e i valori della religione cattolica e la cultura contemporanea. altre opportunità formative La comunità della scuola cattolica, poi, offre, insieme all’insegnamento della religione, altre opportunità, altri momenti e vie per educare alla sintesi tra fede e cultura, fede e vita.[xxxviii]
La vita come dono e come compito 55. Le persone consacrate, insieme agli altri educatori cristiani, sanno cogliere e valorizzare la dimensione vocazionale intrinseca al processo educativo. La vita è, infatti, un dono che si realizza nella risposta libera a una chiamata particolare, da scoprire nelle circostanze concrete di ogni giorno. La cura della dimensione vocazionale orienta la persona a interpretare la propria esperienza alla luce del progetto di Dio. L'assenza o la debole attenzione alla dimensione vocazionale, oltre a defraudare i giovani e le giovani dell'aiuto di cui avrebbero diritto nell'importante discernimento sulle scelte fondamentali della propria vita, impoverisce la società e la Chiesa, entrambe bisognose della presenza di persone capaci di dedicarsi stabilmente al servizio di Dio, dei fratelli e del bene comune.
Risvegliare il gusto per le domande grandi 56. La promozione di una nuova cultura vocazionale è una componente fondamentale della nuova evangelizzazione. Attraverso di essa occorre far « ritrovare coraggio e gusto per le domande grandi, quelle relative al proprio futuro».[xxxix] Sono domande che vanno risvegliate anche attraverso percorsi educativi personalizzati per mezzo dei quali condurre progressivamente a scoprire l’esistenza come dono di Dio e come compito. Tali percorsi possono configurare un vero itinerario di maturazione vocazionale, che porti alla scoperta di una vocazione specifica. Le persone consacrate sono particolarmente chiamate a promuovere nella scuola la cultura della vocazione. Sono un segno per tutto il popolo cristiano non solo di una determinata vocazione, ma anche del dinamismo vocazionale come forma di vita, rappresentando in modo eloquente la decisione di chi vuol vivere attento alla chiamata di Dio. condividere il proprio carisma educativo 57. Nell'attuale situazione, la missione educativa nella scuola èsempre più condivisa con i laici. “Se, a volte anche nel recente passato, la collaborazione è avvenuta in termini di supplenza per la carenza delle persone consacrate necessarie allo svolgimento delle attività, ora essa nasce dall’esigenza di condividere le responsabilità non soltanto nella gestione delle opere dell’Istituto, ma soprattutto nell’aspirazione a vivere aspetti e momenti specifici della spiritualità e della missione dell’Istituto”[xl]. Le persone consacrate, dunque, hanno il compito di trasmettere il carisma educativo che le anima e di promuovere la formazione delle persone che si sentono chiamate alla stessa missione. Per assolvere a questa responsabilità dovranno fare attenzione a non impegnarsi esclusivamente in compiti accademico-amministrativi e a non lasciarsi prendere dall'attivismo. È necessario, invece, che privilegino l'attenzione alle ricchezze del loro carisma e s'impegnino a svilupparle in risposta alle nuove situazioni socio-culturali. facendosi interlocutori privilegiati nella ricerca di Dio 58. Nella comunità educativa le persone consacrate possono favorire la maturazione di una mentalità ispirata ai valori evangelici nello stile tipico del loro carisma. Ciò è già un servizio educativo in chiave vocazionale. Infatti, i giovani e le giovani, spesso anche gli altri membri della comunità educativa, attendono con maggiore o minore consapevolezza di trovare nelle persone consacrate interlocutori privilegiati nella ricerca di Dio. Per questo tipo di servizio, il più specifico dell’identità dei consacrati, non esistono limiti di età che giustifichino il considerarsi in pensione. Anche quando devono ritirarsi dall'attività professionale, possono sempre continuare ad essere a disposizione di giovani e adulti, come esperti di vita secondo lo Spirito, educatori ed educatrici nell'ambito della fede. La presenza di consacrati e consacrate nella scuola è così proposta di spiritualità evangelica, punto di riferimento per i componenti la comunità educativa nel cammino di fede e di maturazione cristiana. Dimensione vocazionale della professione docente 59. La qualità dei docenti è fondamentale nel creare un ambiente educativo propositivo e fecondo. Per questo le istituzioni di vita consacrata e le comunità religiose, specialmente quando gestiscono scuole cattoliche, propongono itinerari di formazione per insegnanti, nei quali è opportuno evidenziare la dimensione vocazionale della professione docente per far prendere coscienza di essere partecipi della missione di educare e santificare propria della Chiesa.[xli] Le persone consacrate possono aprire, a coloro che lo desiderano, le ricchezze della spiritualità che le caratterizza e del carisma dell’Istituto, incoraggiando a viverle nel ministero educativo secondo l’identità laicale e in forme idonee ed accessibili ai giovani.
Educatori chiamati a formare al vivere insieme Attenzione prioritaria alla persona 60. La dimensione comunitaria della scuola è inseparabile dall'attenzione prioritaria alla persona, centro del progetto educativo scolastico. «La cultura deve essere a misura della persona umana, superando la tentazione di un sapere piegato al pragmatismo o disperso negli infiniti rivoli dell’erudizione, e pertanto incapace di dare senso alla vita. […] Il sapere illuminato dalla fede, lungi dal disertare gli ambiti del vissuto quotidiano, li abita con tutta la forza della speranza e della profezia. L’umanesimo che auspichiamo propugna una visione della società centrata sulla persona umana e i suoi diritti inalienabili, sui valori della giustizia e della pace, su un corretto rapporto tra individui, società e Stato, nella logica della solidarietà e della sussidiarietà. È un umanesimo capace di infondere un’anima allo stesso progresso economico, perché esso sia volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo».[xlii] qualificare in tal senso le scelte concrete 61. Le persone consacrate sono attente a salvaguardare nel progetto educativo la priorità della persona, collaborando a qualificare in tal senso le scelte concrete riguardanti l'impostazione generale della scuola e della sua proposta formativa. Ogni alunno va considerato nella sua individualità tenendo conto dell'ambiente familiare, della storia personale, delle qualità e degli interessi. In un clima di reciproca fiducia, i consacrati e le consacrate scoprono e coltivano i talenti di ogni persona, aiutano i giovani a divenire responsabili della propria formazione e a collaborare a quella dei loro compagni. Questo compito esige una dedizione totale e la gratuità di chi vive il servizio educativo come una missione. La dedizione e la gratuità contribuiscono a qualificare l'ambiente educativo scolastico come ambiente vitale in cui la crescita intellettuale si armonizza con la crescita spirituale, religiosa, affettiva e sociale.
Accompagnamento personalizzato privilegiare il dialogo e l’ascolto attento 62. Le persone consacrate, con la sensibilità propria della loro formazione, offrono un accompagnamento personalizzato attraverso l'ascolto attento e il dialogo. Sono, infatti, convinte che «l'educazione è cosa di cuore»[xliii] e che, di conseguenza, solo attraverso il rapporto personale si può avviare un autentico processo formativo. risvegliare il desiderio di liberazione interiore 63. Ogni essere umano si sente interiormente oppresso dalle tendenze al male, anche quando ostenta una libertà senza limiti. I consacrati e le consacrate si adoperano per risvegliare nei giovani il desiderio di una liberazione interiore, condizione per intraprendere l'itinerario cristiano orientato alla vita nuova delle beatitudini evangeliche. L’ottica evangelica consentirà ai giovani e alle giovani di porsi in maniera critica di fronte al consumismo, all'edonismo, infiltrati, come la zizzania nel grano, nella cultura e nel modo di vivere di vaste aree dell'umanità. che è conversione del cuore Le persone consacrate, pienamente coscienti che tutti i valori umani trovano la loro realizzazione piena e la loro unità nel Cristo, rappresentano in forma esplicita l’attenzione materna della Chiesa per la crescita integrale dei giovani del nostro tempo, comunicando la convinzione che non ci può essere autentica liberazione se non c'è conversione del cuore.[xliv]
Dignità della donna e sua vocazione La presenza e l’azione della donna 64. La sensibilità delle persone consacrate, attenta all’esigenza di sviluppare la dimensione uni-duale della persona umana in obbedienza al disegno originario di Dio (cf Gen 2, 18), può contribuire a integrare nel progetto educativo le differenze al fine di valorizzarle, superando omologazioni e stereotipi. La storia è testimone dell’impegno dei consacrati e delle consacrate a favore della donna. Anche oggi le persone consacrate sentono come un dovere la valorizzazione della donna nel percorso educativo. In varie parti del mondo la scuola cattolica e numerose Famiglie religiose lavorano perché alle donne sia garantito l’accesso all’educazione senza alcuna discriminazione e siano messe in condizione di dare il loro specifico contributo al bene dell’intera comunità. A nessuno sfugge l’apporto delle donne a favore della vita e dell’umanizzazione della cultura[xlv], la loro disponibilità a prendersi cura delle persone ed a ricostruire il tessuto sociale spesso disgregato e lacerato da tensioni ed odi. Molte iniziative di solidarietà, anche tra popoli in guerra, nascono da quel genio femminile che in ogni circostanza promuove la sensibilità per ciò che è umano.[xlvi] In questo contesto le donne consacrate sono chiamate in modo del tutto speciale ad essere, attraverso la loro dedizione vissuta in pienezza e gioia, un segno della tenerezza di Dio verso il genere umano[xlvii]. La presenza e la valorizzazione della donna è, pertanto, essenziale per elaborare una cultura che ponga realmente al centro le persone, la ricerca di composizione pacifica dei conflitti, l’unità nella diversità, la sussidiarietà e la solidarietà.
Apporto delle persone consacrate al dialogo interculturale 65. Nella società complessa di oggi, la scuola è chiamata a fornire alle giovani generazioni gli elementi necessari per sviluppare una visione interculturale. Le persone consacrate impegnate nell'educazione, appartenendo spesso a istituti diffusi in varie parti del mondo, sono espressione di «comunità multiculturali e internazionali chiamate a ‘testimoniare il senso della comunione tra i popoli, le razze e le culture’[...] dove si sperimentano mutua conoscenza, rispetto, stima, arricchimento»[xlviii]. Per questo esse sono agevolmente portate a considerare la differenza culturale come ricchezza e a proporre vie percorribili d'incontro e di dialogo. Tale atteggiamento è un prezioso apporto per una vera educazione interculturale, resa sempre più urgente dal rilevante fenomeno delle migrazioni. L'itinerario da percorrere nella comunità educativa impone il passaggio dalla tolleranza della realtà multiculturale all'accoglienza ed alla ricerca di confronto per la mutua comprensione fino al dialogo interculturale, che porti a riconoscere i valori e i limiti di ogni cultura.
Istanza educativa necessaria 66. Nella visione cristiana, l'educazione interculturale si fonda essenzialmente sul modello relazionale che apre alla reciprocità. Analogamente a quanto avviene per le persone, anche le culture si sviluppano attraverso i dinamismi tipici del dialogo e della comunione. «Il dialogo tra le culture emerge come un'esigenza intrinseca alla natura stessa dell'uomo e delle culture. Espressioni storiche varie e geniali dell'originaria unità della famiglia umana, le culture trovano nel dialogo la salvaguardia delle loro peculiarità e della reciproca comprensione e comunione. Il concetto di comunione, che nella rivelazione cristiana ha la sua sorgente e il modello sublime in Dio uno e trino, non è mai appiattito nell'uniformità o forzata omologazione o assimilazione; è piuttosto espressione del convergere di una multiforme varietà, e diventa perciò segno di ricchezza e promessa di sviluppo».[xlix]
67. La prospettiva interculturale comporta un vero cambiamento di paradigma a livello pedagogico. Si passa dall’integrazione allaricerca della convivialità delle differenze. Si tratta di un modello non semplice, né di facile attuazione. In passato la diversità tra le culture è stata spesso fonte di incomprensioni e di conflitti; anche oggi, in diverse parti del mondo, si osserva il prepotente affermarsi di alcune culture su altre. Non meno pericolosa è la tendenza all'omologazione delle culture a modelli del mondo occidentale ispirati a forme di radicale individualismo e ad una concezione praticamente atea della vita. Impegno per ricercare i fondamenti etici delle diverse culture 68. La scuola deve interrogarsi sugli orientamenti etici fondamentali che caratterizzano l'esperienza culturale di una determinata comunità. «Le culture […], come l'uomo che ne è l'autore, sono attraversate dal mistero di iniquità operante nella storia umana ed hanno bisogno anch'esse di purificazione e di salvezza. L'autenticità di ogni cultura umana, il valore dell'ethos che essa veicola, ossia la solidità del suo orientamento morale, si possono in qualche modo misurare dal suo essere per l'uomo e per la promozione della sua dignità ad ogni livello ed in ogni contesto».[l] Nel discorso ai membri della 50ª Assemblea Generale dell'ONU il Papa sottolineava la fondamentale comunanza tra i popoli, rilevando che le varie culture non sono in realtà che modi diversi di affrontare la questione del significato dell'esistenza personale. Ogni cultura, infatti, è uno sforzo di riflessione sul mistero del mondo e dell'uomo, un modo di dare espressione alla dimensione trascendente della vita umana. In questa luce, la differenza, anziché una minaccia, può divenire, mediante un dialogo rispettoso, fonte di una profonda comprensione del mistero dell'esistenza umana.[li]
Condivisione solidale con i poveri Opzione preferenziale per i poveri 69. La presenza delle persone consacrate nella comunità educativa concorre ad affinare la sensibilità di tutti per le povertà che anche oggi affliggono i giovani, le famiglie e interi popoli. Questa sensibilità può diventare fonte di profondi cambiamenti in senso evangelico, inducendo a trasformare le logiche di eccellenza e di superiorità in quelle del servizio, del prendersi cura degli altri e formando un cuore aperto alla solidarietà. L'opzione preferenziale per i poveri porta a evitare ogni forma di esclusione. Nell’ambito scolastico è talvolta presente una pianificazione del progetto educativo funzionale a gruppi sociali più o meno agiati, mentre l’attenzione ai più bisognosi è decisamente in secondo piano. In molti casi le circostanze sociali, economiche o politiche non lasciano miglior alternativa. Questo, però, non deve impedire che si abbia chiaro il criterio evangelico e si cerchi di applicarlo a livello personale, comunitario e nelle stesse istituzioni scolastiche.
Progettare a partire dagli ultimi I giovani poveri al centro del progetto educativo 70. Quando l'opzione preferenziale per i più poveri è al centro del progetto educativo, le migliori risorse e le persone più preparate, sono messe anzitutto al servizio degli ultimi, senza per questo escludere quanti hanno minori difficoltà e carenze. È questo il senso dell'inclusione evangelica, tanto lontana dalla logica del mondo. La Chiesa, infatti, intende offrire il suo servizio educativo in primo luogo a «coloro che non hanno mezzi economici o sono privi dell'aiuto e dell'affetto della famiglia o sono lontani dal dono della fede».[lii] Situazioni ingiuste rendono talora difficile attuare questa scelta. A volte, però, sono le istituzioni educative cattoliche ad essersi allontanate da tale opzione preferenziale, che ha caratterizzato l'inizio della maggior parte degli istituti di vita consacrata dediti all'insegnamento. Questa scelta che qualifica la vita consacrata va perciò coltivata fin dalla formazione iniziale, affinché non venga considerata come riservata solamente ai più generosi e audaci. individuare le situazioni di povertà 71. Sulle orme del Buon Pastore, le persone consacrate s'impegnano a individuare tra gli allievi le diverse situazioni di povertà che ostacolano la maturazione integrale della persona e la emarginano dalla vita sociale investigandone le cause. Tra di esse occupa un posto indiscutibile la miseria. Essa, spesso, porta con sé la mancanza di famiglia e di salute, il disadattamento sociale, la perdita della dignità umana, l'impossibilità di accesso alla cultura e conseguentemente una profonda povertà spirituale. Il farsi voce dei poveri del mondo è una sfida assunta dalla Chiesa, di cui devono farsi carico tutti i cristiani.[liii] Le persone consacrate, a motivo delle loro scelte e dell'impegno pubblicamente professato di uno stile di vita personale e comunitario povero, sono maggiormente sensibili al dovere di promuovere la giustizia e la solidarietà nell'ambiente in cui operano.
In funzione degli ultimi 72. L’accesso all’educazione soprattutto dei più poveri è un impegno assunto a diversi livelli dalle istituzioni educative cattoliche[liv]. Ciò esige di impostare l'opera educativa in funzione degli ultimi, indipendentemente dallo stato sociale degli alunni presenti nell'istituzione scolastica. Questo comporta, tra l’altro, la proposta dei contenuti della dottrina sociale della Chiesa attraverso i progetti educativi e richiede di verificare il profilo che la scuola prevede per i suoi alunni. Se una scuola ascolta le persone più povere e si organizza in funzione di esse, saprà interpretare le discipline a servizio della vita, e avvalersi dei loro contenuti in ordine alla crescita globale delle persone. impegnandosi nell’educazione formale e non-formale 73. L'ascolto dei poveri rivela alle persone consacrate dove impegnarsi anche nell'ambito dell'educazione non formale e come portare i più svantaggiati ad accedere all’istruzione. La conoscenza di Paesi in cui la scuola è riservata a pochi o incontra gravi difficoltà nell’assolvere il suo compito potrebbe suscitare nelle comunità educative dei Paesi più sviluppati iniziative di solidarietà, fra cui gemellaggi tra classi o istituzioni scolastiche. I vantaggi formativi sarebbero grandi per tutti, specialmente per gli alunni dei Paesi più sviluppati, che imparerebbero concretamente ciò che è essenziale nella vita e sarebbero aiutati a non seguire le mode culturali indotte dal consumismo. e nella difesa dei diritti dei bambini 74. La difesa dei diritti dei bambini costituisce un’altra sfida particolarmente importante. Lo sfruttamento dei bambini, in forme diverse, spesso aberranti, è tra gli aspetti più inquietanti del nostro tempo. Per le persone consacrate impegnate nella missione educativa diventa un compito ineludibile dedicarsi alla tutela ed alla promozione dei diritti dei bambini. Gli apporti concreti che potranno dare come singoli e come istituzione educativa saranno probabilmente insufficienti rispetto ai bisogni, ma non inutili, in quanto volti a rendere consapevoli delle radici da cui provengono gli abusi. Volentieri le persone consacrate uniscono i loro sforzi a quelli di altre organizzazioni civili ed ecclesiali e delle persone di buona volontà, per sostenere il rispetto dei diritti umani e favorire il bene di tutti, a partire dai più deboli e indifesi. disponibili anche a dare la vita 75. L'opzione preferenziale per i poveri richiede di vivere in atteggiamento personale e comunitario di disponibilità a dare la vita là dove necessario. Potrebbe così esigere di lasciare opere, magari prestigiose, ma che non riescono più ad attuare percorsi formativi adeguati e conseguentemente non lasciano intravedere le caratteristiche della vita consacrata. Infatti, «potremmo avere scuole ineccepibili sotto il profilo didattico, ma difettose nella testimonianza e nella chiara proposta di valori autentici».[lv] Le persone consacrate sono chiamate perciò a verificare se nell’attività educativa perseguono principalmente il prestigio accademico più che la maturazione umana e cristiana dei giovani; se favoriscono la competizione anziché la solidarietà; se sono impegnate ad educare, insieme agli altri membri della comunità scolastica, persone libere, responsabili e giuste secondo la giustizia evangelica. fino ai confini della terra 76. Le persone consacrate, proprio grazie alla loro consacrazione religiosa, sono per eccellenza libere di lasciare tutto per andare ad annunciare il Vangelo fino ai confini della terra.[lvi] Per loro, anche nel campo educativo, rimane prioritario l’annuncio “ad gentes” della Buona Novella. Esse sono pertanto consapevoli del ruolo fondamentale della scuola cattolica nei Paesi di missione. In molti casi, infatti, la scuola è l’unica possibilità di presenza della Chiesa, in altri costituisce un luogo privilegiato di azione evangelizzatrice ed umanizzatrice, corresponsabile dello sviluppo umano e culturale dei popoli più poveri. A riguardo è importante considerare la necessità della partecipazione del carisma educativo tra le Famiglie religiose dei territori di antica evangelizzazione e quelle nate nei territori di missione, a cui si ispirano. Infatti “gli antichi Istituti, tra cui molti passati attraverso il vaglio di prove durissime, sostenute con fortezza durante i secoli, possono arricchirsi entrando in dialogo e scambiando doni con le fondazioni che vengono alla luce in questi tempi”.[lvii] Una tale condivisione si traduce anche nel campo della formazione delle persone consacrate, nel sostegno alle nuove Famiglie religiose e nella collaborazione tra i vari Istituti.
La pace attraverso la giustizia 77. La via della pace passa attraverso la giustizia. «E’ questa la sola via per assicurare al nostro mondo un avvenire pacifico, distruggendo alla radice le cause di conflitti e di guerre: la pace è frutto della giustizia […]. Una giustizia che non si contenti di dare a ciascuno il suo, ma tenda a creare tra i cittadini condizioni di uguaglianza nelle opportunità, e dunque a favorire quelli che per condizione sociale, per cultura, per salute rischiano di restare indietro o di essere sempre agli ultimi posti nella società, senza possibilità di personale riscatto».[lviii]
Educare alla pace partendo dal cuore Costruttori di pace nel proprio ambiente 78. La consapevolezza che l’educazione sia via maestra alla pace è un dato condiviso dalla comunità internazionale. Ne sono segno eloquente i vari progetti lanciati dalle Organizzazioni internazionali per sensibilizzare l’opinione pubblica ed i governi.[lix] Le persone consacrate, testimoni di Cristo principe della pace, colgono l’urgenza di porre l’educazione alla pace tra gli obbiettivi primari della propria azione formativa offrendo il loro contributo specifico per alimentare nel cuore degli alunni e delle alunne la volontà di diventare costruttori di pace. Le guerre, infatti, nascono nel cuore degli uomini ed è nel cuore degli uomini che si devono costruire le difese della pace. Valorizzando il processo educativo, le persone consacrate si impegnano per suscitare nell’animo degli uomini del terzo millennio atteggiamenti di pace, che «non è semplicemente assenza di conflitti, ma è un processo positivo, dinamico, partecipativo che favorisce il dialogo e la soluzione dei conflitti in spirito di mutua comprensione e cooperazione».[lx] In questo impegno le persone consacrate collaborano con ogni uomo e donna di buona volontà condividendo con loro la fatica e l’urgenza di ricercare sempre nuove vie idonee per un’efficace educazione, che « a tutti i livelli è il principale mezzo per edificare una cultura di pace».[lxi] attraverso l’educazione ai valori 79. Un’educazione efficace alla pace impegna ad elaborare programmi e strategie a diversi livelli. Si tratta, tra l’altro: di proporre agli alunni un'educazione ai valori e agli atteggiamenti idonei a risolvere pacificamente le dispute nel rispetto della dignità umana; di organizzare attività, anche extra curricolari come lo sport, il teatro, che favoriscano l'assimilazione dei valori della lealtà e del rispetto delle regole; di assicurare la parità di accesso all'educazione per le donne; di incoraggiare, quando necessario, la revisione dei programmi d'insegnamento, compresi i libri di testo.[lxii] L’educazione, poi, è chiamata a trasmettere agli alunni la consapevolezza delle proprie radici culturali ed il rispetto per le altre culture. Quando ciò è compiuto con solidi punti di riferimento etici, l’educazione conduce ad una presa di coscienza dei limiti insiti nella propria e nell’altrui cultura, ma al tempo stesso evidenzia un’eredità comune di valori a tutto il genere umano. In tal modo «l’educazione ha una particolare funzione nella costruzione di un mondo più solidale e pacifico. Essa può contribuire all’affermazione di quell’umanesimo integrale, aperto alla dimensione etica e religiosa, che sa attribuire la dovuta importanza alla conoscenza e alla stima delle culture e dei valori spirituali delle varie civiltà».[lxiii]
Educare a una cittadinanza attiva e responsabile 80. All'inizio del terzo millennio, come conseguenza degli effetti negativi di una selvaggia globalizzazione economica e culturale, acquista un'importanza crescente la partecipazione responsabile alla vita della comunità al livello locale, nazionale e mondiale. Tale partecipazione presuppone la presa di coscienza delle cause dei fenomeni che minacciano la convivenza dei popoli e la stessa vita umana. Come ogni presa di coscienza anche questa trova nell'educazione, e in particolare nella scuola, il terreno privilegiato per svilupparsi. Si configura perciò un nuovo e impegnativo compito: educare ad una cittadinanza attiva e responsabile. In questa linea sono illuminanti le parole del Papa: «La promozione del diritto alla pace assicura in certo modo il rispetto di tutti gli altri diritti, poiché favorisce la costruzione di una società all'interno della quale ai rapporti di forza subentrano rapporti di collaborazione, in vista del bene comune».[lxiv] A riguardo le persone consacrate possono offrire il segno di una fraternità responsabile, vivendo in comunità nelle quali «ciascuno si sente corresponsabile della fedeltà dell’altro; ciascuno dà il suo contributo per un clima sereno di condivisione di vita, di comprensione, di aiuto reciproco...».[lxv]
81. Dalle riflessioni proposte risulta evidente che la presenza delle persone consacrate nel mondo dell'educazione appare come scelta profetica.[lxvi] Il Sinodo sulla vita consacrata esorta ad assumere con rinnovata dedizione la missione educativa nelle scuole di ogni ordine e grado, nelle università e istituzioni superiori.[lxvii] L’invito a continuare il cammino intrapreso da quanti hanno offerto un contributo significativo alla missione educativa della Chiesa, si colloca nella linea della fedeltà al carisma originario: «per la loro speciale consacrazione, per la peculiare esperienza dei doni dello Spirito, per l'assiduo ascolto della Parola e l'esercizio del discernimento, per il ricco patrimonio di tradizioni educative accumulato nel tempo […], per l'approfondita conoscenza della verità spirituale (cf Ef 1,17), le persone consacrate sono in grado di sviluppare un'azione educativa particolarmente efficace, offrendo uno specifico contributo alle iniziative degli altri educatori ed educatrici».[lxviii] 82. Nell'orizzonte della comunione ecclesiale cresce in ogni persona consacrata la consapevolezza della grande ricchezza culturale e pedagogica che scaturisce dalla condivisione della comune missione educativa, pur nella specificità dei vari ministeri e carismi. Si tratta di riscoprire e rinnovare la coscienza della propria identità, ritrovando i nuclei ispiratori di una qualificata professionalità educativa da riscoprire come un modo di essere che configura un’autentica vocazione. Ripartire da Cristo La radice di questa rinnovata coscienza è Cristo. Da Lui le persone consacrate che operano nella scuola devono decisamente ripartire per ritrovare la fonte motivante la loro missione. Ripartire da Cristo vuol dire contemplare il suo volto, sostare a lungo con Lui nella preghiera per poterlo poi mostrare agli altri. È quanto la Chiesa è chiamata a compiere all’inizio del nuovo millennio, consapevole che solo la fede può varcare il mistero di quel volto.[lxix] Ripartire da Cristo è, allora, anche per i consacrati e le consacrate, ripartire dalla fede nutrita dai sacramenti e sorretta dalla speranza che non delude: “Io sono con voi tutti i giorni” (Mt 28, 20). in un rinnovato impegno Animate da questa speranza le persone consacrate sono chiamate a rilanciare la passione educativa vivendola nella comunità scolastica come testimonianza di incontro tra diverse vocazioni e tra generazioni. Il compito di insegnare a vivere, scoprendo il senso più profondo della vita e della trascendenza, a interagire con gli altri in reciprocità, ad amare il creato, a pensare in modo libero e critico, a realizzarsi nel lavoro, a progettare il futuro, in una parola ad essere, richiede alle persone consacrate un rinnovato amore per l'impegno educativo e culturale nella scuola. e vivendo in stato di formazione permanente 83. I consacrati e le consacrate, lasciandosi trasformare dallo Spirito e vivendo in stato di formazione permanente, diventano capaci di ampliare i loro orizzonti e di cogliere le dimensioni profonde degli avvenimenti.[lxx] La formazione permanente diventa anche la chiave per ricomprendere la missione educativa nella scuola e per svolgerla in modo aderente alla realtà, così mutevole e insieme bisognosa d'intervento competente, tempestivo e profetico. L'approfondimento culturale che le persone consacrate sono chiamate a coltivare per qualificare la professionalità nelle discipline di loro competenza, o nel servizio amministrativo o di gestione, è un dovere di giustizia, al quale non ci si può sottrarre. La partecipazione alla vita della Chiesa universale e particolare impegna a manifestare i vincoli di comunione e a valorizzare gli orientamenti del Magistero, soprattutto riguardo a temi quali la vita, la famiglia, la questione femminile, la giustizia sociale, la pace, l'ecumenismo, il dialogo interreligioso. Nel clima di pluralismo odierno, il Magistero della Chiesa è voce che interpreta autorevolmente i fenomeni alla luce del Vangelo. Ringraziamento per l'importante e nobile compito 84. La Congregazione per l'Educazione Cattolica desidera concludere queste riflessioni con un vivo ringraziamento a tutte le persone consacrate che lavorano nel campo dell'educazione scolastica. Consapevole della complessità e spesso delle difficoltà del loro compito, essa sottolinea il valore del nobile servizio educativo inteso a dare ragioni di vita e di speranza alle nuove generazioni, attraverso un sapere ed una cultura elaborati criticamente, sulla base di una concezione della persona e della vita ispirata ai valori evangelici. Ogni scuola e ogni spazio di educazione non formale possono diventare un nodo di una più grande rete che, dal più piccolo villaggio alla più complessa metropoli, avvolge il mondo di speranza. Nell'educazione, infatti, risiede la promessa di un futuro più umano e di una società più solidale. Nessuna difficoltà dovrebbe allontanare i consacrati e le consacrate dalla scuola e dall'educazione in genere, quando la convinzione di essere chiamati a portare la Buona Novella del Regno di Dio ai poveri e ai piccoli è profonda e vitale. Le difficoltà e il disorientamento attuali, insieme alle nuove prospettive che si aprono all’alba del terzo millennio, sono un richiamo forte a spendere la propria vita per educare le nuove generazioni a farsi portatrici di una cultura di comunione che raggiunga ogni popolo e ogni persona. Il movente primo e insieme la meta a cui tende l’impegno di ogni persona consacrata è di accendere ed alimentare la fiaccola della fede nelle giovani generazioni, le «sentinelle del mattino (cfr Is 21,11-12) in questa aurora del nuovo millennio».[lxxi] Il Santo Padre, nel corso dell'Udienza accordata al sottoscritto Prefetto, ha approvato il presente documento e ne ha autorizzato la pubblicazione. Roma, 28 ottobre 2002, XXXVII anniversario della promulgazione della dichiarazione Gravissimum educationis del Concilio Ecumenico Vaticano II. Zenon Card. GROCHOLEWSKI Giuseppe PITTAU, S.I.
[i] Cf GIOVANNI PAOLO II, Esort. ap. Vita consecrata, 25 marzo 1996, nn. 72-73, AAS 88 (1996), 447-449. [ii] Cf GIOVANNI PAOLO II, Lett. enc. Redemptoris missio, 7 dicembre 1990, n. 38, AAS 83 (1991), 286. [iii] GIOVANNI PAOLO II, Esort. ap. Vita consecrata, n. 73, AAS 88 (1996), 448. [iv] Cf SACRA CONGREGAZIONE PER L'EDUCAZIONE CATTOLICA, La scuola cattolica, 19 marzo 1977; cf CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA, La scuola cattolica alle soglie del terzo millennio, 28 dicembre 1997. [v] Cf SACRA CONGREGAZIONE PER L'EDUCAZIONE CATTOLICA, Il laico cattolico testimone della fede nella scuola,15 ottobre 1982. [vi] Cf PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA CULTURA, Per una pastorale della cultura, 23 maggio 1999. [vii] GIOVANNI PAOLO II, Lettera di fondazione del Pontificio Consiglio della Cultura, 20 maggio 1982, AAS 74 (1982), 685. [viii] Cf GIOVANNI PAOLO II, Esort. ap. Vita consecrata, n. 96, AAS 88 (1996), 471. [ix] CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA, Lettera circolare ai Rev.mi Superiori generali, alle Rev.me Superiore generali ed ai Presidenti delle Società di Vita Apostolica con responsabilità di scuole cattoliche, 15 ottobre 1996, in Enchiridion Vaticanum, vol. 15, 837. [x] GIOVANNI PAOLO II, Esort ap. Vita consecrata, n. 1, AAS 88 (1996), 377. [xi] Ibid., n. 65, 441. [xii] Ibid., n. 18, 391. [xiii] Cf CONC. ECUM. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, nn. 43-44. [xiv] GIOVANNI PAOLO II, Esort. ap. Vita consecrata, n. 87, AAS 88 (1996), 463. [xv] Cf GIOVANNI PAOLO II, Lett. ap. Novo millennio ineunte, 6 gennaio 2001, n.30, AAS 93 (2001), 287. [xvi] Ibid., n. 43, 296. [xvii] GIOVANNI PAOLO II, Esort. ap. Vita consecrata, n. 96, AAS 88 (1996), 472. [xviii] SACRA CONGREGAZIONE PER L'EDUCAZIONE CATTOLICA, Il laico cattolico testimone della fede nella scuola, n. 43. [xix] GIOVANNI PAOLO II, Esort. ap. Vita consecrata, n. 22, AAS 88 (1996), 396. [xx] Cf Ibid., n. 105, 481. [xxi] CONGREGAZIONE PER GLI ISTITUTI DI VITA CONSACRATA E LE SOCIETA’ DI VITA APOSTOLICA, Ripartire da Cristo, 19 maggio 2002, n. 39. [xxii] Ibid., n. 39. [xxiii] CONC. ECUM. VAT. II, Dich. sull’educazione cristiana Gravissimum educationis, Introd. [xxiv] Cf CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA, La scuola cattolica alle soglie del terzo millennio, n. 11. [xxv] Cf PONTIFICIO CONSIGLIO PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI, Etica in Internet, 22 febbraio 2002, n. 15. [xxvi] Cf PONTIFICIO CONSIGLIO PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI, La Chiesa ed Internet, 22 febbraio 2002, n. 7. [xxvii] Cf UNESCO, Conférence générale, Résolution adoptée sur le rapport de la Commission V. Séance plénière, 12 novembre 1997. [xxviii] Cf PAOLO VI, Lett. enc. Populorum progressio, 26 marzo 1967, n. 42, AAS 59 (1967), 278. [xxix] CONC. ECUM. VAT. II, Cost. past. sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et spes, n. 22. [xxx] Cf GIOVANNI PAOLO II, Lett. enc. Redemptoris missio, n. 8, AAS 83 (1991), 256. [xxxi] CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA, La scuola cattolica alle soglie del terzo millennio, n. 14. [xxxii] Cf GIOVANNI PAOLO II, Discorso in occasione della sessione plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze, 13 novembre 2000, AAS 93 (2001), 202-206. [xxxiii] CONGREGAZIONE PER GLI ISTITUTI DI VITA CONSACRATA E LE SOCIETA’ DI VITA APOSTOLICA, Ripartire da Cristo, n. 30. [xxxiv] Cf GIOVANNI PAOLO II, Omelia in occasione del Giubileo delle famiglie, Roma, 15 ottobre 2000, nn. 4-5, AAS 93 (2001), 90. [xxxv] GIOVANNI PAOLO II, Esort. ap. Vita consecrata, n. 85, AAS 88 (1996), 462. [xxxvi] Cf CONGREGAZIONE PER L'EDUCAZIONE CATTOLICA, Dimensione religiosa dell'educazione nella scuola cattolica, 7 aprile 1988, nn. 98-112. [xxxvii] Cf SACRA CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA, La scuola cattolica, n. 31. [xxxviii] Cf Ibid., nn. 37-48. [xxxix] PONTIFICIA OPERA PER LE VOCAZIONI ECCLESIASTICHE, Nuove vocazioni per una nuova Europa. Documento finale del Congresso sulle Vocazioni al Sacerdozio e alla Vita Consacrata in Europa, Roma, 5-10 maggio 1997, n.13 b. [xl] CONGREGAZIONE PER GLI ISTITUTI DI VITA CONSACRATA E LE SOCIETA’ DI VITA APOSTOLICA, Ripartire da Cristo, n. 31. [xli] Cf SACRA CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA, Il laico cattolico testimone della fede nella scuola, n. 24. [xlii] GIOVANNI PAOLO II, Discorso ai docenti universitari, Roma, 9 settembre 2000, nn. 3, 6, AAS 92 (2000), 863-865. [xliii] S. GIOVANNI BOSCO, Circolare del 24 gennaio 1883, in CERIAE. (a cura di), Epistolario di S. Giovanni Bosco, SEI, Torino 1959, vol. IV, 209. [xliv] Cf PAOLO VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 8 dicembre 1975, n. 36, AAS 68 (1976), 29. [xlv] Cf GIOVANNI PAOLO II, Esort. ap. Christifideles laici, 30 dicembre 1988, n. 51, AAS 81 (1989), 492-496. [xlvi] Cf GIOVANNI PAOLO II, Lett. ap. Mulieris dignitatem, 15 agosto 1988, n. 30, AAS 80 (1988), 1724-1727. [xlvii] Cf GIOVANNI PAOLO II, Esort. ap. Vita consecrata, n. 57, AAS 88 (1996), 429. [xlviii] CONGREGAZIONE PER GLI ISTITUTI DI VITA CONSACRATA E LE SOCIETA’ DI VITA APOSTOLICA, Ripartire da Cristo, n. 29. [xlix] GIOVANNI PAOLO II, Dialogo tra le culture per una civiltà dell'amore e della pace, Messaggio per la Giornata mondiale della pace, 1 gennaio 2001, n. 10, AAS 93 (2001), 239. [l] Ibid., n. 8, 238. [li] Cf GIOVANNI PAOLO II, Insegnamenti, XVIII/ 2, 1995, 730-744. [lii] CONC. ECUM. VAT. II, Dich. sull’educazione cristiana Gravissimum educationis, n. 9. [liii] Cf GIOVANNI PAOLO II, Lett. ap. Tertio millennio adveniente, 10 novembre 1994, n. 51, AAS 87 (1995), 36 . [liv] Cf per es.OFFICE INTERNATIONAL POUR L’ENSEIGNEMENT CATHOLIQUE (OIEC), Déclaration de la XIVème Assemblée Générale, Roma, 5 marzo 1994. [lv] CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA, Dimensione religiosa dell'educazione nella scuola cattolica,n. 19. [lvi] Cf PAOLO VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi, n. 69, AAS 68 (1976), 58. [lvii] GIOVANNI PAOLO II, Esort. ap. Vita consecrata, n. 62, AAS 88 (1996), 437. [lviii] GIOVANNI PAOLO II, Discorso ai governanti e ai parlamentari, Roma, 4 novembre 2000, n. 2, AAS 93 (2001), 167. [lix] Ad esempio le Nazioni Unite hanno promosso la Decade internazionale della cultura di pace e non-violenza, (2000-2010). [lx] ONU, Résolution 53/243: Déclaration et Programme d'action sur une culture de la paix, 6 octobre 1999. [lxi] Ibid., A, art. 1a; art. 4. [lxii] Cf Ibid., B, art. 9. [lxiii] GIOVANNI PAOLO II, Dialogo tra le culture per una civiltà dell'amore e della pace, Messaggio per la Giornata mondiale della pace, 1 gennaio 2001, n. 20, AAS 93 (2001), 245. [lxiv] GIOVANNI PAOLO II, Nel rispetto dei diritti umani il segreto della pace vera, Messaggio per la Giornata mondiale della pace, 1 gennaio 1999, n. 11, AAS 91 (1999), 385. [lxv] CONGREGAZIONE PER GLI ISTITUTI DI VITA CONSACRATA E LE SOCIETA’ DI VITA APOSTOLICA, La vita fraterna in comunità, 2 febbraio 1994, n.57, in Enchiridion Vaticanum vol.14, 265. [lxvi] Cf CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA, La scuola cattolica alle soglie del terzo millennio, n. 21. [lxvii] Cf GIOVANNI PAOLO II, Esort. ap.Vita consecrata, n. 97, AAS 88 (1996), 473. [lxviii] Ibid., n. 96, 472. [lxix] Cf GIOVANNI PAOLO II, Lett. ap. Novo millennio ineunte, n. 19, AAS 93 (2001), 278-279. [lxx] Cf GIOVANNI PAOLO II, Esort. ap. Vita consecrata, n. 98, AAS 88 (1996), 474. [lxxi] GIOVANNI PAOLO II, Lett. ap. Novo millennio ineunte, n. 9, AAS 93 (2001), 272.
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