04 - 08.10.2012 SOMMARIO - SOLENNE APERTURA DELLA XIII ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA DEL SINODO DEI VESCOVI - PRIMA CONGREGAZIONE GENERALE (LUNEDÌ, 8 OTTOBRE 2012, ANTEMERIDIANO) - ESPOSIZIONE IN OCCASIONE DELLASSEMBLEA SINODALE - ERRATA CORRIGE SOLENNE APERTURA DELLA XIII ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA DEL SINODO DEI VESCOVI "Favorire la riscoperta della fede, sorgente di Grazia che porta gioia e speranza nella vita personale, familiare e sociale": così ieri mattina, in una Piazza San Pietro movimentata dallo sventolio di bandiere di ogni parte del mondo, Papa Benedetto XVI ha definito lo scopo della nuova evangelizzazione, nella solenne Concelebrazione Eucaristica di apertura della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, dedicata alla nuova evangelizzazione, ovvero "l'orientamento programmatico per la vita della Chiesa, delle famiglie, delle comunità", come ha detto nella sua omelia. Oltre 400 i concelebranti che, assieme al Papa, hanno ribadito che "la Chiesa esiste per evangelizzare": "L'evangelizzazione, in ogni tempo e luogo, ha sempre come punto centrale e terminale Gesù, il Cristo, il Figlio di Dio; e il Crocifisso è per eccellenza il segno distintivo di chi annuncia il Vangelo: segno di amore e di pace, appello alla conversione e alla riconciliazione". La nuova evangelizzazione, ha spiegato il Santo Padre, guarda principalmente a quei battezzati che si sono allontanati dalla Chiesa e "vivono senza fare riferimento alla prassi cristiana". Prendendo poi spunto dal Vangelo della XXVII Domenica del Tempo Ordinario, Benedetto XVI ha richiamato l'importanza del matrimonio tra uomo e donna, oggi profondamente in crisi, e della santità, protagonista dell' evangelizzazione. "Il matrimonio è legato alla fede, non in senso generico", ha continuato il Papa, bensì come "unione d'amore fedele e indissolubile", una "realtà già nota ma forse non pienamente valorizzata", che "costituisce in se stesso un Vangelo, una Buona Notizia per il mondo di oggi", soprattutto per quello "scristianizzato". Il pensiero di Benedetto XVI è andato, quindi, ai due nuovi Dottori della Chiesa: san Giovanni d' Avila, spagnolo del XVI secolo, "uomo di Dio che univa la preghiera costante all'azione apostolica", e santa Ildegarda di Bingen, tedesca del XII secolo, "donna di vivace intelligenza", capace di "discernere i segni dei tempi". Questi e tutti i Santi, ha detto il Papa, sono "i veri protagonisti dell' evangelizzazione" ed anche "i pionieri ed i trascinatori della nuova evangelizzazione". Infine, Benedetto XVI ha ricordato il suo predecessore, il Beato Papa Giovanni Paolo II, "il cui lungo Pontificato è stato anche esempio di nuova evangelizzazione". All' Angelus Domini, nei saluti nelle diverse lingue, infine, il Santo Padre ha chiesto il "sostegno orante per i lavori sinodali", affinché "ogni cristiano sia rinnovato nella sua responsabilità di fare conoscere il Salvatore ed il suo messaggio di amore e di pace". [00017-01.05] [NNNNN] [Testo originale: italiano] PRIMA CONGREGAZIONE GENERALE (LUNEDÌ, 8 OTTOBRE 2012, ANTEMERIDIANO) - MEDITAZIONE DEL SANTO PADRE - SALUTO DEL PRESIDENTE DELEGATO, S. EM. R. CARD. JOHN TONG HON, VESCOVO DI HONG KONG (CINA) - RELAZIONE DEL SEGRETARIO GENERALE DEL SINODO DEI VESCOVI, S.E.R. MONS. NIKOLA ETEROVIĆ, ARCIVESCOVO TITOLARE DI CIBALE (CITTÀ DEL VATICANO) - RELATIO ANTE DISCEPTATIONEM DEL RELATORE GENERALE, S. EM. R. CARD. DONALD WILLIAM WUERL, ARCIVESCOVO DI WASHINGTON (USA) Questa mattina, lunedì 8 ottobre 2012 alle ore 09.10, alla presenza del Santo Padre, nellAula del Sinodo in Vaticano, hanno avuto inizio i lavori della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, sul tema «La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana». Presidente Delegato di turno S. Em. R. Card. John TONG HON, Vescovo di Hong Kong (CINA). La Prima Congregazione Generale si è aperta con il canto dellOra Terza. Pubblichiamo qui di seguito una sintesi della Meditazione del Santo Padre durante lOra terza. MEDITAZIONE DEL SANTO PADRE Le colonne delIa Nuova Evangelizzazione sono la Confessio e la Caritas, partendo dall'Evangelium, in un percorso che porti a far emergere il fuoco buono dell' annuncio da offrire agli altri. Lo ha spiegato il Papa nella riflessione durante l'Ora Terza di questa mattina, argomentando che solo Dio è la fonte di questo cammino, che poi implica un coinvolgimento umano. Partendo dall'Evangelium, appunto, e ritornando alla preghiera, sulla quale è fondata la cooperazione con Dio. Perche Dio si mostra nella figura di Gesù, che è il Verbo, con un contenuto che chiede solo di penetrare dentro di noi. Alla confessione cristiana, ha detto il Santo Padre, appartiene anche la disponibilità a soffrire: la Confessio porta in sé il concetto del martirologio, nel senso che esprime la volontà della testimonianza sino al sacrificio della vita. Ed è questo che garantisce la nostra credibilità. La Confessio deve stare nel cuore e nella bocca. Essa deve necessariamente divenire pubblica, perchè la fede che si porta dentro deve essere comunicata agli altri, confessata, con il coraggio che deriva dall'intelligenza. Perchè Dio, ha affermato il Papa, non è solo un'essenza spirituale. Entra nella vita e nei sensi dell'uomo. Così nella Confessio è necessaria la forza dei nostri sensi, che si fanno compenetrare nella sinfonia di Dio. Tutto questo presuppone la Caritas, che è l'amore che si fa ardore. É la fiamma, secondo il Papa, che accende gli altri e che diventa fuoco della carità. Perchè il Cristiano non deve essere tiepido: è il più grande pericolo. Riprendendo la Scrittura e i Padri della Chiesa, il Papa ha spiegato che il Fuoco, lo Spirito, è luce, colore, forza. Quello di Dio è potenza di trasformazione. Così il vigore crea il moto della Carità, che diventa fondamentale per l'Evangelizzazione. D'altronde già nella parola Evangelium c'e il senso dell'annuncio di una vittoria, di bene e di gioia, che nel contesto dell'Evangelizzazione devono diventare giustizia, pace e salvezza. Mutuando il significato della parola dalla cultura romana antica, il Santo Padre ha spiegato come l'Evangelium sia in se messaggio di potenza, di rinnovamento e di salute. Parola valida ancora oggi, quando molti uomini si chiedono se dietro alle nuvole della storia ci sia un Dio, se si tratti di ipotesi o realtà. Per il Cristiano, ha affermato il Papa, Dio c'è e semplicemente questa esistenza è fonte di salvezza; ma c'è di più, perchè Dio ci ama, ha parlato e ha mostrato se stesso. Questa, per il Santo Padre, è ancora la base dell'annuncio, è ancora il messaggio che la Chiesa deve offrire. Non dimenticando mai la preghiera, perchè se Dio non agisce, ha aggiunto il Papa, le cose degli uomini sono insufficienti. Solo Dio, insomma, può cominciare un percorso di rinnovamento; agli uomini spetta il compito di cooperare con disponibilità, mettendosi in gioco con tutto il loro essere, rendendo così visibile la presenza di Dio. [00022-01.05] [NNNNN] [Testo originale: italiano] Pubblicheremo appena possibile il testo integrale della riflessione del Papa. Dopo la preghiera sono intervenuti: S. Em. R. Card. John TONG HON, Vescovo di Hong Kong (CINA), per il Saluto del Presidente Delegato; S. E. R. Mons. Nikola ETEROVIĆ, Arcivescovo titolare di Cibale (CITTÀ DEL VATICANO), per la Relazione del Segretario Generale. Dopo lintervallo è intervenuto S. Em. R. Card. Donald William WUERL, Arcivescovo di Washington (USA), per la Relatio ante disceptationem del Relatore Generale. La Congregazione Generale si è conclusa alle ore 12.00 con la Recita dellAngelus Domini guidata dal Santo Padre. Erano presenti 256 Padri Sinodali. La Seconda Congregazione Generale avrà luogo nel pomeriggio di oggi, 8 ottobre 2012, alle ore 16.30. Saranno presentate le Relazioni sui continenti ed avrà inizio la discussione generale. Pubblichiamo qui di seguito i testi integrali degli interventi, pronunciati in Aula. SALUTO DEL PRESIDENTE DELEGATO, VESCOVO DI HONG KONG (CINA) Dear Holy Father, On behalf of the Synod Fathers and participants, I would like to extend our heartfelt greetings and deep gratitude to you for inviting us to this Assembly of the Synod of Bishops. The New Evangelization of the Transmission of the Christian Faith is really an urgent topic, because many people in the world still do not know Our Lord Jesus Christ, and many of the baptized have given up the practice of their faith. Fifty years ago, the Second Vatican Council encouraged us to launch out into the deep (Lk 5:4). Today, in a similar way, we must take the Early Church community (Acts 2:42-47) as our model of evangelization. The members of that community possessed three qualities which can be expressed in three Greek words: didache, koinonia and diakonia. Didache means doctrine, which is not just a theory, but rather a personal taking on of the incarnate, crucified and risen Jesus Christ. Koinonia means communion on different levels: fundamentally with God; and then with all the members of the Church; and further with the people of the whole world, particularly with the poor. Diakonia means service of which Jesus instructs us not to be served but to serve and even to the total gift of self, leading to the cross. (cf. Mt 20:28) These three qualities have been manifested in Hong Kong, Macao and Mainland China. In Hong Kong, before the return of the sovereignty of the city to China in 1997, many families faced crises caused by fear of living under the Communist regime. The term crisis in the Chinese language is made up of two characters danger and opportunity. Thus, facing the crisis of insecurity, even non-practicing Catholics returned to the Church for spiritual support. And many faithful attended catechesis, Bible and theology courses to deepen their own faith and to be evangelizers. Today our diocese has more than a thousand well-trained volunteer-catechists. This year more than three thousand adults received baptism at the Easter Vigil. Macao, our neighboring diocese, has made similar efforts and has seen an increase in the number of baptisms in recent years. In northern China, a parish priest in the countryside shared with me his experience of evangelization. After much prayer, he decided to divide the parishioners into two groups with different missions. He gave the newly baptized the mission to bring their non-Catholic friends and relatives to learn the catechesis, and to the long-time Catholics the mission of teaching the catechism to the catechumens. During the teaching, this priest prayed fervently in the church. Eventually, the parish witnessed more than a thousand baptisms a year. Among the characteristics of didache, koinonia and diakonia as exemplified in the Early Church and reflected in the testimonies given above, didache seems to me the most important, because God works through us as His witnesses. Nowadays, facing a materialistic culture in the world, and the problem of many fallen-away Catholics in the Church, we must be zealous witnesses of our faith. We must also pay attention to the youth, as the Holy Father frequently reminds us: Let the young people be evangelizers of the youth. Gods salvific plan is amazing. I am sure that, with faith, hope and love, we will succeed in our mission of evangelization. Dear Holy Father, the Synod Fathers and participants, thank you for your kind attention. Looking forward to hearing your testimonies. [00007-02.04] [NNNNN] [Original text: English] RELAZIONE DEL SEGRETARIO GENERALE DEL SINODO DEI VESCOVI, S.E.R. MONS. NIKOLA ETEROVIĆ, ARCIVESCOVO TITOLARE DI CIBALE (CITTÀ DEL VATICANO) Introductio Beatissime Pater, Eminentissimi et Excellentissimi Patres huius Synodi, Fratres sororesque dilectissimi, Euntes ergo docete omnes gentes, baptizantes eos in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti, docentes eos servare omnia, quaecumque mandavi vobis (Mt 28, 19-20). Iisdem verbis, quae Iesus protulit a mortuis resuscitatus, simul et concluditur Evangelium Matthaei, et tempus missionis Ecclesiae aperitur. Post descensum Spiritus Sancti, qui deducit in omnem veritatem (cfr Io 16, 13), discipuli, deserto Cenaculo, ubi omnes erant perseverantes unanimiter in oratione cum mulieribus et Maria matre Iesu et fratribus eius (Act 1, 14), nuntium perferunt ubique (Mc 16, 20), et omnium Gentium sermonibus usi, Evangelium Iesu Christi proclamant. Nos autem, qui in XIII Synodi Episcoporum Coetu Generali Ordinario congregati, consilio et aestimatione Novam Evangelizationem ad christianam fidem tradendam consideraturi sumus, eodem iussu Domini resurgentis compellimur. Quod Beatum Nuntium, Ecclesiae custodiendum traditum, Apostoli disseminarunt, idem et ipsi perferendum suscepimus: Christus mortuus est pro peccatis nostris secundum Scripturas et [quia] sepultus est et [quia] suscitatus est tertia die secundum Scripturas et [quia] visus est Cephae et post haec Duodecim (1 Cor 15, 3-5). Idem sane Evangelium manet, mutantur tamen in rebus humanis, religiosis, culuralibus, socialibus tempora consiliaque, in quibus Sermonem salutis vivamus ceterisque tradamus. Attamen huius instantis missionis peragendae causa Fides pernecessaria est, ex qua maxime quid alacritatis operi apostolico insit aestimari potest. Non autem illud nos fugit, fieri posse, ut nos quoque Dominus modicae fidei coarguat (Ïλιγόπιστoι) (cfr Mt 8, 26), ob idque Eum, Apostolos imitati, exoremus oportet: Adauge nobis fidem! (πρόσθες ºμĩν πίστιν) (Lc 17, 5). Intentissimis verum animis preces mox fundemus cum inter Coetum Synodi habendum, tum praesertim in quattuor Divini Sacrificii celebrationibus, Benedicto XVI, Pontifice Maximo sacrum principe litante. Summus Pontifex, qui Sanctissimam Eucharistiam heri in auspicando Coetu synodali obtulit, celebraturus est Sanctae Missae sacrificium die dominico 21 Octobris, cum septem beatorum nomina in canonem sanctorum redigentur, ac die dominico 28 Octobris, in conclusione synodalis Coetus habenda. Inter cetera magno opere eminebunt sacra die 11 Octobris facienda, quo die, Episcopo Urbis praeside, in sollemniter Eucharistia celebranda, Annus Fidei dedicabitur. Haud dubium est, quin futurum sit, ut eiusmodi eventus fausta vi moveat opus Synodi peragendum, quippe cuius in argumentum et disceptationem fides ipsa eaque per novam evangelizationem tradenda ventura sit. Iussu quodammodo et verbis omnium Patrum synodalium eorumque omnium, qui Synodi Coetui intersunt, toto pectore Sanctitati Tuae gratias ago, qui dignatus es Annum Fidei dicatum proclamare, ut rite commemoraretur et L anniversarium post initum Concilium Vaticanum II et XX anniversarium, ex quo Catechismus Catholicae Ecclesiae in lucem prodiit elapsum. Ut firma fiducia credimus, Annus Fidei dicatus ingentia copiosaque dona spiritualia allaturus est sanctae Dei Ecclesiae matrique almae nostrae, qui nosmet gratiae committimus Spiritus Sancti, quem Dominus resurgens in nobisque praesens concedit non ad mensuram (Io 3, 34). Beatissime Pater, ex imo corde gratias Tibi ago etiam ac praesertim, quod hunc Synodi Coetum convocare dignatus est, quem quintum instituimus his octo Tui felicissimi Regni annis. Hoc ipso numero non exiguo magno opere declaratur, quanti facias Episcoporum Synodum, per quam praecipua ratione exprimitur communio inter Episcopos, qui sunt membra collegii episcopalis, ac Tuum, Qui huic collegio praees, munus colendissimum intercedens. Nam, Tua Sapientia duce, bis iam Coetus Generales Ordinarios habuimus, de Eucharistia anno 2005 alterum, alterum vero anno 2008 de Verbo Dei, quibus adici debet Coetus Specialis pro Africa, anno 2009 habitus, quem anno 2010 Coetus Specialis pro Medio Oriente secutus est. Libentissime vobis, Patres Synodales colendissimi, salutem impertior, qui 262 numero ex omnibus orbis terrarum continentibus, 50 ex Africa, 63 ex America, 39 ex Asia, 103 ex Europa, 7 ex Oceania, huc advenistis, ut personam geratis 13 Synodorum Episcoporum Ecclesiarum Orientalium Catholicarum sui iuris, 114 Conferentiarum Episcoporum atque Unionis Superiorum Generalium. Ex imo corde salvere quoque iubeo vos, Prafecti Romanae Curiae Dicasteriis, qui omnium proxime acceditis ad Summum Pontificem Sanctumque Patrem nostrum Benedictum XVI, ut opem feratis Illi, qui 264um locum occupat in serie antistitum, qui post Beatum Petrum sedem Urbis habuerunt. Patres qui Synodi Coetui Generali Ordinario intersunt per maximam partem, idest 182, electi sunt: 172 a Conferentiis Episcoporum et 10 ab Unione Superiorum Generalium; 3 designati ab Ecclesiis Orientalibus Catholicis sui iuris; 37 participes autem sunt ex officio, 40 a Sancto Patre nominati sunt. In his adsunt 6 Patriarchae, 49 Cardinales, 3 Archiepiscopi Maiores, quorum unus est Cardinalis, 71 Archiepiscopi, 120 Episcopi et 14 sacerdotes. Quorum pro suo cuique munere commisso, 10 sunt Antistites Ecclesiarum Orientalium sui iuris, 32 Praesides Conferentiis Episcoporum praepositi, 26 Romanae Curiae Dicasteriis Praefecti, 211 Ordinarii et 11 Auxiliarii. Haud communi animi dilectione salvere iubeo Delegatos fraternos ab Ecclesiis et communitatibus ecclesialibus missos, qui cum catholicis participes fiunt sollicitudinis, qua ipsi ad fratres sororesque in huius temporis mundo evangelizandos impellimur Inter Coetum synodalem celebrandum pronum nobis erit salutare tres Invitatos Speciales qui a Sancto Patre Benedicto XVI rite convitati, huc in Synodum convenire non detrectaverunt. Eximio autem gaudio mihi est salutem impertiri 45 Adiutoribus et 49 Auditoribus, qui, viri mulieresque, inter multos, qui sua vel doctrina vel vita operam impendunt Evangelio disseminando et provehendae humanitati, sunt electi propterea, quod certo novimus per testimonia ab ipsis eorumque communitatibus data opus Synodi posse haud dubie admodum ditari. Libenter denique salvos esse iubeo aeque Addictos Prelo, Adsistentes, sermonum Interpretes, Operatores technicos atque, peculiari quidem mentione, Cooperatores Secretariae Generalis Synodi Episcoporum, quibus de opere strenue et copiose profuso Coetus synodalis apparandi causa grati animi sensa ex imo pectore rependo. Haec relatio IV partibus constat, quae sunt: I) Quid actum sit inter Coetum Generalem Ordinarium XII et XIII II) De XIII Coetu Generali Ordinatio praeparando III) Res a Secretaria Generali peractae IV) Conclusio. I) Quid actum sit temporis intervallo inter Coetum Generalem Ordinarium XII et XIII XII Coetus Generalis Ordinarius Synodi Episcoporum habitus est diebus a 5 ad 26 Octobris anni 2008 ac de Verbo Dei in vita et in missione Ecclesiae fuit. Post illum Coetum synodalem conclusum, conditus est XII Consilium Ordinarium Secretariae Generalis Synodi Episcoporum, quod membris 15 constat. Quemadmodum Ordo Synodi Episcoporum praecipit, ex illorum numero 12 a Patribus synodalibus electi sunt, quibus Episcopi 3 a Sancto Patre nominati adduntur praescriptum numerum complendi gratia. XII Consilio Ordinario duo praesertim munera commisa sunt: ut conclusiones a XII Coetu synodali de Verbo Dei progressas ad exitum perduceret utque XIII Coetum Generalem Ordinarium deinceps habendum appararet. Ut huic muneri satis faceret, Consilium Ordinarium Romae septies congregatum est. Primum enim collectum est die 25 Octobris anni 2008, sub finem iam Coetus synodalis; qua occasione Sodales Consilii potestatem habuerunt, ut alter alterum melius noscerent utque ordinem rerum per tempora agendarum statuerent. Vertente autem anno 2009, Consilium Ordinarium ter convocatum est: diebus scilicet a 20 ad 21 Ianuarii; a die 3 ad diem 4 Iunii, a die 24 ad diem 25 Septembris. Consilium Ordinarium semel congregatum est anno 2010, diebus 8 et 9 Iunii, semel item anno 2011, diebus 22 et 23 Novembris, semel denique anno 2012, die 16 Februarii. De consensu sodalium Consilii Ordinarii, officium a Secretis Generale id praestitit, ut quam pote facillime nuntii et documenta, via electronica, inter participes diffunderentur, ut minimum incommodi Episcopis veniret ab itineribus alias crebrius faciendis a sua cuiusque sede in Urbem, in qua situm est officium a Secretis Generale, et retrorsum. Primis duabus convocationibus XII Consilii Ordinarii id fuit praeprimis propositum, ut recogitaretur de documentis a Synodo de Verbo Dei copiosius productis. Sodales Consilii Ordinarii mentis aciem potissimum collegerunt in aestimandis 55 Propositionibus a Patribus synodalibus eximia suffragiorum portione plus tertiis partibus - approbatis. Prima propositione benignae considerationi Sancti Patris subiciebatur votum postulantium, ut aestimare dignaretur Ille oportunitatem perpendat documentum largiendi de mysterio Verbi Dei in vita et missione Ecclesiae, respectu etiam habito Anni dicati Sancto Paulo, Gentium Apostolo, bismillesimo ad eiusdem ortu currente anno. Summus autem Pontifex animo liberali supplicationem Patrum synodalium excepit. Ut moris insuper est Pontifex Maximus in elaboranda Adhortatione Apostolica post-synodali ope fultus est praebita a XII Consilio Ordinario officii a Secretis Generalis Synodi Episcoporum, nonnullis peritis validam operam sociantibus. In adunatione igitur mense Ianuario anni 2009 habita omnes consenserunt de quodam Documenti praescripto rebus singillatim significatis abunde ornato. In adunatione autem mensis Iunii prima adversaria Adhortationis Apostolicae in aestimationem venerunt. Haud pauca animadversa sunt in eum scilicet finem, ut quam plurimum colligeretur ditissimae meditationis in XII Coetu Generali Ordinario Synodi Episcoporum peractae, lumen semper attingendo ab Ecclesiae Magisterio, praesertim vero a Concilio Vaticano II, a Patribus Ecclesiae, a praeceptis, quae Sanctus Pater Benedictus XVI identidem docuit. Omnibus animadversionibus semel inclusis, textus denuo missus, via electronica, ad sodales Consilii Ordinarii, qui illum iudicio perpenderent, qua par est cura addendis completus est. Die 7 Iulii anni 2009 a Secretis Generalis illum subiecit Summo Pontifici, qui, cum plurimum eidem contulisset, charismate Pastoris universalis Ecclesiae praecipuo ipsum cumulavit. Sanctus Pater deinde, cum sibi suasio Consilii Ordinari probaretur, per Audientiam a Secretis Generali concessam die 13 Iunii 2009, quo nomine Adhortatio Apostolica inscribi deberet decrevit eamque a vocibus praestantissimis Verbum Domini incipere voluit. Episcopus autem Urbis Documento die 30 Septembris 2010 sigillum imposuit, quo nempe die ab Ecclesia memoria recolitur Sancti Hieronymi, quem Sacrarum Scripturarum amore flagrasse nemo ignorat. Adhortatio dein Verbum Domini publici iuris facta est die 11 Novembris anni 2010. Eodem autem die in Aula Sanctae Sedis Diurnariis dicata in conspectum mentemque adstantium deducta est ab Em.mo Card. D.no Marco Ouellet, P.S.S., Episcoporum Congregationi Praefecto, qui in XII Coetu Generali Ordinario Relator fuerat Generalis; ab Em.mo Card. D.no Iohanne Franco Ravasi, qui Pontificio Consilio de Cultura praeest, isque praefuerat Commissioni de Nuntio conscribendo in Coetu synodali; itemque ab Exc.mo D.no Nicolao Eterović, a Secretis Generali Episcoporum Synodi atque a Rev.mo D.no Fortunato Frezza, sub-secretario in eodem officio a Secretis Generali. Adhortatio Apostolica primum octo linguis publici iuris facta, dein in alios quoque nonnullos conversa est sermones. Die 30 Maii a. 2009 Exc.mus a Secretis Generalis Synodi Episcoporum Relationem circa labores peractos a XII Coetu Generali Ordinario Synodi Episcoporum misit ad Antistites, qui Ecclesiis Orientalibus Catholicis sui iuris praesunt, ad Praesides Episcoporum Conferentiis praepositos, ad Romanae Curiae Dicasteriis praefectos, ad Moderatorem Unionis Superiorum Generalium. In Documento summis quidem lineis enarratum est opus apparandi et peragendi labores conclusae Synodi. Inter cetera etiam hae rationes statisticae significatae sunt. Coetui synodali anno 2008 habito interfuerunt Patres synodales 253, quorum 183 electi erant, 38 ex officio praesentes adfuerunt, 32 Summus Pontifex nominaverat. Patres synodales advenerunt 51 ex Africa, 62 ex America, 41 ex Asia, 90 ex Europa, 9 ex Oceania. Congregationes Generales numero fuerunt 23, 8 vero Sessiones Circulorum Minorum. Patres denique synodales vivae vocis acclamatione textum Nuntii ad Populum Dei missi approbaverunt, ingenti vero suffragiorum portione 55 illas Propositiones ratas habuerunt. II) De XIII Coetu Generali Ordinario praeparando Etiam in eligendo argumento XIII Coetui Generali Ordinario subiciendo natura collegialis Synodi Episcoporum eminenter enituit, siquidem e duplici progressum est consultatione. Ante exitum XII Coetus Generalis Synodi Episcoporum, Patres qui Synodo interfuerunt rogati sunt, qui argumenta significarent, quae suo cuiusque iudicio apta idoneaque viderentur, ut meditationi XIII Coetus Generalis evolvenda proponerentur. Responsa pervenerunt tum numero non spernenda tum rerum varietate distincta, quamquam numerus non exiguus uno prope ore fidem tradendam in argumentum sumendum suadebat. Ineunte anno 2009, post Audientiam Pontificiam die 9 Ianuarii habitam, Exc.mus D.nus Nicolaus Eterović, a Secretis Generalis Synodi Episcoporum, epistulam misit ad Praesules Ecclesiarum Orientalium Catholicarum sui iuris, ad Praesides Conferentiarum Episcoporum, ad Romanae Curiae Dicasteriis Praefectos, ad Moderatorem Unionis Superiorum Generalium, petivitque, ut terna indicarent argumenta, quae sibi viderentur idonea, quae a Coetu synodali cogitatione et animo agitarentur. Secundum normas Synodi, in argumentis propositis tria requirebantur: 1) ut ad Ecclesiam universalem pertinerent; 2) ut responderent rei in opere pastorali nunc agendo admodum necessariae; 3) neque vires Synodi excederent, quo altius ab eadem perpendi revera possent. Responsa pervenire debuerant intra diem I mensis Iunii anni 2009, ut statim in aestimationem venirent Consilii Ordinarii officii a Secretis Generalis in adunatione dierum 3 et 4 Iunii. In hac adunatione, a Consilio Ordinario officii a Secretis Generalis Synodi Episcoporum perpensae sunt suasiones, quae plurimae pervenerant a memoratis entibus, quibuscum etiamnunc Secretaria Generalis relationes colit publicas. Rebus penitus perspectis, redacta sunt tria argumenta, quae ab Exc.mo D.no Nicolao Eterović, a Secretis Generali, subiecta sunt benignae considerationi Sancti Patris Benedicti XVI, qui Synodo praeest Episcoporum. In Audientia die 13 Iunii anni 2009 concessa, Pontifex Maximus significavit, primum e tribus argumentis sibi probari, quod quidem saepius ab episcopatibus indicatum fuerat: De fide tradenda educationis christianaeque initiationis causa. Reliquae duae suasiones, quas minus episcopatus suffulserant, pertinebant altera ad paroeciam, utpote quae est communitatum communitas, altera vero ad certamina anthropologica, ad quae nostra hac aetate provocamur. Uno eodemque tempore Sancto Patri placuerat, ut, quemadmodum praevisum esset, XIII Coetus synodalis haberetur mense Octobri (diebus a 2 ad 23) anni 2011. Utrumque elementum dein immutatum est ob causas deinceps enodatas. Quod ad argumentum adtinet, in Audientia a Secretis Generali concessa die 7 Septembris 2009, Sanctitas Sua Benedictus XVI notum fecit, Se tunc temporis meditari de condendo Consilio pro nova evangelizatione ob idque, quo aptius res inter se in cogitatione et studio conecterentur, Sibi videri argumentum de tradenda fide novae evangelizationi adiungendum esse. Utcumque hortatus est Ille sodales Consilii Ordinarii, qui diebus 24 et 25 Septembris 2009 parabant congregari, ne desinerent meditari vel operam dare Lineamentis XIII Coetus Generalis Ordinarii Synodi Episcoporum exarandis. Equidem non omisi, qua par erat cura, sodales Consilii Ordinarii officii a Secretis Generalis Synodi Episcoporum certiores facere, iique suasiones a Sancto Patre expressas excipientes et intento animo perpendentes in argumenti tandem immutati formulam collegerunt his verbis comprehensam: Nova evangelizatio ad christianam fidem tradendam. In Audientia Secretario Generali die 3 Iulii anni 2010 concessa, Pontifex Maximus dignatus est adprobare ratumque habere argumentum, quod memoravimus, synodalis Coetus habendi. Ut inter omnes constat, per Litteras Apostolicas Motu proprio datas die 21 Septembris 2010, Summus Pontifex Pontificium Consilium de Nova Evangelizatione Promovenda condidit erexitque. Quantum ad dies pertinet, excepta petitione ab Episcopis Orientis Medii facta, Sanctus Pater Benedictus XVI, cum coadiutores proximos consuluisset, die 19 Septembris anni 2009, coram Patriarchis et Archiepiscopis Maioribus Ecclesiarum Orientalium Catholicarum sui iuris, Coetum Specialem Synodi Episcoporum pro Oriente Medio convocatum iri notum effecit. Qui Coetus synodalis habitus est mense Octobri anni 2010 propter eumque XIII Coetus Generalis Ordinarius Synodi Episcoporum in tempus procrastinandus fuit. Sanctus autem Pater suis Ipsius verbis argumentum XIII Coetus Generalis Ordinarii annuntiare voluit die 24 Octobris 2010 inter Eucharistiam sollemni ritu concelebrandam in Basilica divi Petri, ad exitum Coetus Specialis pro Medio Oriente Synodi Episcoporum, itemque significavit, futurum esse, ut ille haberetur mense Octobri anni 2012. Propterea argumentum XIII Coetus Generalis Ordinarii Synodi Episcoporum exitum constituit tum disceptationis peramplae intra totius orbis episcopatum institutae tum pastoralis sollicitudinis Sancti Patris, Episcopi Urbis Romae et Pastoris super Ecclesiam universalis. Illi enim placuit, meditationem de fide christiana tradenda inseri saeptis novae evangelizationis, ut alterum alterius esse velut complementum plane ostenderet: novae enim evangelizationi finis is est, ut christiana fides tradatur; quae tamen fidei traditio in adiunctis fit religiosis, culturalibus, socialibus, quae evangelizationem postulant novam propter ardorem, vias rationesque, loquellas formasve dicendi.(Ioannes Paulus II, Allocutio XIX Coetui CELAM (ad Portum Principis, 9 martii 1983), 3: AAS 75 I (1983) 778) De Lineamentis apparandis XIII Coetus Generalis Ordinarius coepit apparari statim postquam Sanctus Pater Benedictus XVI argumentum statuit meditationis synodalis proprium, multo antequam argumentum definitivum in publicum prodiit. XII Consilium Ordinarium officii a Secretis Generalis bis congregatum est textui Lineamentorum studendi causa. In adunatione diebus 24 et 25 Septembris anni 2009 habita, Sodales Consilii Ordinarii, quibusdam peritis operam sociantibus, de communi consensu statuerunt praescriptum Lineamentorum, ratione quidem habita non solum animadversionum ab Episcopis significatarum in responsis super argumentis in Synodo si forte disputandis missis, verum etiam adiunctorum pastoralium et socialium, in quibus nunc Ecclesiae vivunt et operantur. Item saepius perinde rerum, quas Concilium Oecumenicum Vaticanum II docuit, mentionem iniecerunt ac Magisterii Ecclesiae, quod illud est consecutum, maximeque doctrinae a Sancto Patre Benedicto XVI iterum iterumqe enarratae. In adunatione diebus 8 et 9 Iunii anni 2010 habita, Sodales Consilii Ordinarii in aestimationem sumpserunt adversaria Lineamentorum de nova evangelizatione fideque tradenda agentium, quamquam argumentum definitivum nondum publici iuris factum erat. Post recogitationem profundam, multa immutata sunt, quo perfectior textus evaderet. Pari tamen tempore nonnullae argumenti partes altiore recogitatione necessario dignae in luce collocatae sunt. Officium a Secretis Generale, quibusdam peritis operam sociantibus, conatum est omnia, quae animadversa essent, textui inserere. Postquam argumentum Coetus synodalis in publicum prodiit, officium a Secretis Generale, via electronica, prospectum Lineamentorum singillatim ad Sodales misit, ut aut approbaretur aut, si forte, rursus in melius immutaretur. Quae animadversa erant, quaedam omnino numero exigua, textui conglutinata sunt, qui deinde varios in sermones translatus est. Translationibus peractis, officium a Secretis Generale curavit Lineamenta XIII Coetus Generalis Ordinarii Synodi Episcoporum publici iuris facienda anno quidem 2011, die autem 2 Februarii, in Purificatione Domini. Documentum in Aula Sanctae Sedis Diurnariis dicata exhibitum est die 4 Martii a. 2011 ab Exc.mo D.no Nicolao Eterović, Secretario Generali, cum Rev.mo D.no Fortunato Frezza, Sub-Secretario Synodi Episcoporum. Lineamenta transmissa sunt ad compagines, quibuscum officio a Secretis Generali publice ratio est causaque. Praeterea eadem longe lateque disseminata sunt maxime ope instrumentorum communicationis Sanctae Sedis et Ecclesiae Catholicae. In situ autem interretiali Sanctae Sedis, in paginis Synodo Episcoporum servatis, collocatus est textus Lineamentorum octo sermonibus conscriptus: Latine, francogallice, anglice, italice, polonice, lusitane, hispanice germanice, secundum versiones ab officio a Secretis Generali accuratas. Ut moris est, Lineamentis adiuncta sunt quaedam interrogata, omnino 72, idonea, quae faciliorem redderent meditationem et altiorem argumentorum perpensionem. In Praefatione Secretarius Generalis rogavit, ut instituta compaginesque, quarum interesset, responsa rescriberent intra diem I mensis Novembris 2011, in Sollemnitate Sanctorum Omnium, ut Instrumentum laboris XIII Coetus Generalis Ordinarii Synodi Episcoporum temperi apparari posset. De redigendo Instrumento laboris Ad officium a Secretis Generale multa rescripta sunt, plerumque optimo quidem ordine digesta, e quibus enitet quantum animos moverit argumentum Coetui synodali assignatum. Praeterea responsa rationem reddunt de nonnullis inceptis pastoralibus, quae iam peragi coeperunt multis in Ecclesiis particularibus. Item id urgent, esse necesse, ut renovato studio apostolico evangelizationis processus alacrior evadat, cum interim oporteat latiorem aperire aditum Spiritus Sancti gratiae, qui vias quoque novas subicit calcandas, ut Beatum Nuntium afferamus perinde iis qui prope atque iis, qui longe absunt, praesertim tamen hominibus, qui, quamvis baptismatis quondam unda sint loti, dein vero ab Ecclesia defecerunt. Responsa ab institutionibus rescripta omnino 90,5 % centesimas partes expleverunt. Rationes autem hoc, qui sequitur, modo distribuuntur: Synodi Ecclesiarum Orientalium Catholicarum sui iuris: 84,6 % (de 13 Ecclesiis 11 rescripserunt)(Nihil rescripserunt hae, quae sequuntur, Ecclesiae sui iuris: Archiepiscopatus Maior Syro-Malankarensium et Ecclesia Metropolitana Ruthena); Conferentiae Episcoporum: 81,5 % (de 114 Conferentiis Episcoporum 93 rescripserunt); Romanae Curiae Dicasteria: 96,1 % (de 26 Dicasteriis 25 rescripserunt)(Deest responsum ab Administratione Patrimonii Sedis Apostolicae); Unio Superiorum Generalium: 100 %. Ad Episcoporum autem Conferentias quod adtinet, haud inane videtur, per ordinem litterarum, singularum regionum Continentium rationes responsionum pro centesimis partibus computatas significare: Africa: 66,6 % (de 36 Episcoporum Conferentiis 24 rescripserunt); America: 95,8% (de 24 Episcoporum Conferentiis 23 rescripserunt)(Nullum remisit responsum Conferentia Episcopalis Haitiana); Asia: 88,8 % (de 18 Episcoporum Conferentiis 16 rescripserunt)(Conferentiarum Episcopalium Srilancae atque Timoriae Orientalis responsa desunt); Europa: 81, 25 % (de 32 Episcoporum Conferentiis 26 rescripserunt)(Nulla sunt responsa a Conferentiis Episcopalibus Albaniae, Bulgariae, Graeciae, Lithuaniae, Turciae, Ucrainae); Oceania: 100 % (de 4 Episcoporum Conferentiis 4 rescripserunt). Quibus rescriptis adici merent quae contributa sunt a Consilio Conferentiarum Episcoporum Europae (C.C.E.E.) atque a Coetu Hierarchiae Catholicae in Aegypto. Ad officium denique a Secretis Generale Synodi Episcoporum nonnihil validi attulerunt etiam plures institutiones ecclesiales, ut, puta, Unio Internationalis Superiorissarum Generalium (U.I.S.G.). Quaedam Athenaea atque Centra Studiorum Superiorum pariter contribuere voluerunt, neque privi quidam homines defuerunt, qui, cum ipsorum interesset, de argumento sententiam suam aperire voluerint. Ab officio denique a Secretis Generali in aestimationem sumpti sunt etiam exitus a quibusdam Congressibus provenientes aeque atque symbolae nonnullae, in actis periodicis vel peritis vel latiori publico destinatis quae in lucem prodierunt. In adunatione diebus 22 et 23 Novembris anni 2001 habita, Sodales XII Coetus Ordinarii, quibusdam peritis operam sociantibus, responsa ad Lineamenta rescripta intentissime perpenderunt ac de communi consensu praescriptum pro Instrumento laboris delinearunt, copiosis de redigendo Documento animadversionibus datis. Consilium Ordinarium, die 16 Februarii 2012 congregatum, adversaria Instrumenti laboris perspexit. Omne opus tamen coartari debuit, ut solo die 16 Februarii perficeretur, nam insequenti die 17 Februarii Consilii Ordinarii Sodales maximam partem interfuerunt Consistorio a Summo Pontifice Benedicto XVI convocato. Quo facilius autem disceptaretur, officium a Secretis Generale textum Documenti ad Sodales Consilii in antecessum miserat. Propterea illi statim vivam ingredi potuerunt disceptationem simulque nonnulla animadverterunt valida idoneaque textui in melius immutando. Sodales insuper Consilii grato quidem animo didicerunt voluntatem Sancti Patris Annum Fidei dicatum indicendi. Quam ob rem, in redigendo Instrumento laboris magni fecerunt Litteras Apostolicas Motu proprio datas, quae a verbis Porta fidei incipiunt. Ut autem Documentum finali approbatione donaretur, officium a Secretis Generale, via electronica, ad Sodales Consilii Ordinarii textum Instrumenti laboris rursus misit. Quaedam etiamtum a Sodalibus animadversa textui in melius immutando inserta sunt. Officium denique a Secretis Generale textum in octo sermones vertendum curavit. Instrumentum laboris, quod datum est die 27 Maii 2012, in Sollemnitate Pentecostes, in Aula Sanctae Sedis Diurnariis dicata die 19 Iunii 2012 exhibitum est ab Exc.mo D.no Nicolao Eterović, a Secretis Generali, una cum Rev.mo D.no Fortunato Frezza, Sub-Secretario Synodi Episcoporum. Instrumentum laboris longe lateque vulgatum est non minus in interrete in situ a Sancta Sede Synodo Episcoporum dicata quam per complures editiones, quae in publicum prodierunt. Versionem italicam ediderunt typis Librariae Editricis Vaticanae. Per Instrumentum laboris ita disseminatum complures discere valuerunt aeque Ordinem rerum cottidie agendarum in Coetu synodali, atque quid fausti in opere Ecclesiarum particularium deprehendatur, quid vicissim maiore etiamnunc cogitatione altius inspici considerarique debeat. Documentum de nova evangelizatione ac fide tradenda, quae argumenta maximi momenti sunt in vita et in missione Ecclesiae, praesertim pertinet ad Patres synodales, qui ad illud sese referre continenter in orationibus, quas dicturi sunt, necesse habebunt. Nominatio Sodalium Praesidentiae Coetus Synodalis Pro XIII Coetu Generali Ordinario Synodi Episcoporum Sanctus Pater Benedictus XVI sabbato 22 octobris 2011 nominavit Relatorem Generalem Eminentissimum Dominum Cardinalem Donald William Wuerl, Archiepiscopum Vashingtonensem (Foederatae Civitates Americae Septentrionalis), necnon Secretarium Specialem Excellentissimum Dominum Petrum Mariam Carré, Archiepiscopum Montis Pessulani (Gallia). Die autem 29 iunii 2012 Sua Sanctitas nominavit tres Praesides Delegatos Eminentissimum Dominum Cardinalem John Tong Hon, Episcopum Sciiamchiamensem (Sinae); Eminentissimum Dominum Cardinalem Francisco Robles Ortega, Archiepiscopum Guadalaiarensem (Mexicum), et Eminentissimum Dominum Cardinalem Laurent Monsengwo Pasinya, Archiepiscopum Kinshasanum (Res Publica Popularis Congensis). III) Res a Secretaria Generali peractae Officium a Secretis Generale Synodi Episcoporum a mense Octobri anni 2008 hucusque res sibi ordinarie commisa peregit, nam recogitationes XII Coetus Generalis Ordinarii Synodi Episcoporum consummavit cumulavitque itemque operam dedit XIII Coetui Generali Ordinario praeparando. Eodem verum tempore, Sancto Patri oboediens, qui Illi onus contulerat, officium a Secretis Generale Episcoporum Synodi Coetus Speciales apparavit duos: Secundum scilicet Coetum Specialem pro Africa atque Coetum Specialem pro Oriente Medio. Priori illi, qui habitus est temporis intervallo a die 4 ad diem 25 Octobris anni 2009, Patres synodales interfuerunt 244. Exitus, qui a recogitationibus synodalibus progressi sunt, in Adhortationem Apostolicam post-synodalem Africae munus sunt collectae, quam Sanctus Pater Suis ipsius manibus tradere dignatus est Praesidibus Conferentiarum Episcoporum Africae, die 20 Novembris 2011, cum Visitatione Apostolica Cotonou, in Benino, lustraret. Inter Coetum Specialem pro Oriente Medio, qui diebus a 10 ad 24 Octobris 2010 habitus est, circa Episcopum Romae Patres synodales 185 congregati sunt, quorum in numero omnes etiam Episcopi regionis orientalis mediae exstiterunt. Sanctitas Sua exitus operis in Synodo peracti brevi manu tradere voluit legatis ab episcopatu Orientis Medii missis et Patriarchis et Praesidibus suae cuiusque Episcoporum Conferentiae die 16 Septembris proxime elapso, cum Visitatione Apostolica Libanum lustrans illis Adhortationem Apostolicam post-synodalem Ecclesia in Medio Oriente redditam voluit. Per officium tamen a Secretis Generale alia quoque peracta sunt, de quibus nonnihil illustrare mihi, quaeso, liceat. De Consiliis Specialibus Praeter opus Consilii Ordinarii, officium a Secretis Generale Synodi Episcoporum diligenti studio accuravit etiam adunationes Consiliorum Specialium, praesertim eorum, quae congregata sunt pro Africa et pro Medio Oriente, cum alterutrius Coetus Speciales essent interim instituendi. Nam post XII Coetum Generalem Ordinarium celebratum, Consilium Speciale pro Africa sexies convocatum est (27-28 Novembris 2008; 23-24 Ianuarii 2009; 19 Martii 2009; 19-20 Ianuarii 2010; 27-28 Aprilis 2010; 19-20 Novembris 2011). Consilium pro Oriente Medio congregatum est novies (21-22 Septembris 2009; 24-25 Novembris 2009; 23-24 Aprilis 2010; 4-6 Iunii 2010; 20-21 Ianuarii 2011; 30-31 Martii 2011; 17-18 Maii 2011; 6-7 Iulii 2011; 14-16 Septembris 2012). De ceteris, saepius congregatum est Consilium Speciale pro America, quod in usu quotannis semel habitum est: 18-19 Novembris 2008; 17-18 Novembris 2009; 16-17 Novembris 2010; 27-28 Octobris 2011). Consilium Speciale pro Asia collectum est diebus 11-12 Decembris 2008, Consilium denique Speciale pro Oceania habitum est die 9 Decembris 2011. De libello Vademecum recognito et emendatoPrae oculis habentes Ordinem Synodi Episcoporum, a Sancto Patre Benedicto XVI die 29 Septembris anni 2006 approbatum, ratione item habita usus et consuetudinis, qui aliquantum evoluti sunt his postremis Coetibus synodalibus eorumque beneficio Synodi opera indolem collegialem in dies magis asciverunt, boni consulimus nonnulla in usu posita indicare, quae utiliter Coetui synodali peragendo faveant. Quemadmodum factum est in postremis Coetibus synodalibus, unicuique Patri synodali per 5 temporis minuta dicere licebit. Textum scilicet Patres longiorem apparare poterunt, quem officio a Secretis Generali tradant. Non illud autem est oblivioni dandum, quod suae quisque orationis Patres synodales summariolum accurabunt, secundum praescripta a libello Vademecum, publici iuris faciendum. Delegatis fraternis atque Auditricibus Auditoribusque facultas erit 4 temporis minuta dicendi. Cum autem Auditrices Auditoresque complures sint numero, cautum est, ut suum quisque desideratissimum contributum officio a Secretis Synodi Episcoporum scripto committat, ut ipsum per universas de argumento synodali recogitationes in aestimationem venire possit. Nihilo minus, omni ope nitemur, ut etiam Auditrices Auditoresque, vel singillatim vel, si forte, in coetu, in contionem Congregationum prodeant generalium. Post orationem a Relatore Generali habitam, per Congregationem hodie post meridiem instituendam, in contionem prodituri sunt legati ab episcopatu e quinque continentibus missi, qui conabuntur velut uno conspectu argumentum de nova evangelizatione et fide christiana tradenda collustrare pro suae cuiusque regionis adiunctis. Unicuique potestas erit per 10 minuta temporis dicendi. Congregationibus post meridiem absolutis, cautum est, ut libera sequatur disceptatio, horis a 18 ad 19. Unicuique Patri synodali licebit non amplius 3 minuta temporis dicere, eidemque facultas erit, si casus ferat, semel respondendi. Eadem norma reguntur cuncta cetera tempora disputationi in Aula dicata, quae ex instituto ei sunt proposito vovenda, ut omnes magis magisque participes recogitationum synodalium fiant. Praestitutae sunt etiam quaedam disceptationes de argumentis praefinitis. Primam exspectamus futuram esse die 8 Octobris, cum de oratione a Relatore Generali, Em.mo D.no Card. Donaldo Gulielmo Wuerl, Archiepiscopo Vasintoniensi, habita disputandi locus erit. Die autem 9 Octobris, in exspectatione est, ut disputetur de receptione Adhortationis Apostolicae post-synodalis, quae Verbum Domini inscribitur, praevia quidem expositione, quam de re per minuta temporis ferme 30 dicturus est Em.mus D.nus Card. Marcus Ouellet, P.S.S., Episcoporum Congregationi Praefectus. Consimiles disceptationes de argumentis singularibus consecuturae sunt etiam relationes insuper duae: quarum prior erit a Gratiosissimo Rowan Douglas, Archiepiscopo Cantabrigiensi et Primate totius Angliae et Communionis Anglicanae, qui Coetum die 10 Octobris allocuturus est, ut quid Anglicanorum fides de nova evangelizatione et fide christiana tradenda sentiat exponat; die autem 12 Octobris 2012 D.nus Werner Arber, Professor Microbiologiae apud Biozentrum Universitatis studiorum civitatis Basileae (in Confoederatione Helvetica) ac Praeses Academiae Scientiarum Pontificiae, quaedam considerata exhibiturus est de necessitudine inter scientiam et fidem intercedente, isque libenter Patribus synodalibus interrogantibus respondere non detrectabit. In priore Coetus synodalis sectione interventus Patrum synodalium primas agent partes. Tamen, ne interventus inordinate, quod ad argumentum adtinet, procedant, in votis est, ut unusquisque Pater synodalis, cui in animo sit contionem in Aula habere, nomen suum officio a Secretis Generali temperi det eodemque tempore argumentum, de quo dicturus sit, notum efficiat. Patres ardentissime rogamus, ut numerum numerosve Instrumenti laboris indicent, ad quos se referre optent. Quantum fieri potest, conabimur efficere, ut prius dicant qui dicturi sunt de prima Instrumenti laboris sectione, quae nn. a 1 ad 40 continetur. Agitur nempe de Introductione ac de Iesu Christo, Evangelio Dei pro homine. Deinceps alteri sectioni operam dabunt, a n. 41 ad 89, de Tempore novae evangelizationis. Hanc sequatur oportet sectio tertia, a n. 90 ad 128, verbis Tradere Fidem distincta. Quarta demum sectione, a n. 129 ad 169, capitulum quartum De actione pastorali rursus suscitanda et Conclusio comprehenduntur. Propositum scilicet est, ut, distributis argumentis, disceptationi ordine magis habendae faveamus, quo facilius res penitus perspici ac perpendi possint. Etiam in hoc Coetu synodali praesto erunt instrumenta electronica suffragii ferendi. Quorum auxilio cum tempori parcere licebit, tum praesertim exitus suffragiorum fere statim et e vestigio cognoscere poterimus. Nihilo minus, cum probe sciamus, quanti sint suffragationes de Propositionibus, ratione quoque habita modi procedendi usu comprobati, eo tantum casu suffragia tum scripto tum instrumentis electronicis erunt ferenda. De Propositionibus, ut inter omnes constat, suffragia ferri possunt etiam a Patribus synodalibus, qui quodam impedimento distenti, Congregationi generali, in qua suffragia ratione colligantur electronica, interesse non potuerint. Quam ob rem, exitus rati et publici erunt ii, quos Commissio scrutinio apposita, suo tempore instituenda, computaverit, eiusque erit item scidas chartaceas diribere. In Coetu synodali maximo nobis erit gaudio salutem impertiri tribus Invitatis specialibus: fratri Aloisio, Priori Taizé (Francogallia), Rev. Lamar Vest, qui American Bible Society (USA) praeest, D.no quem paulo superius memoravimus Werner Arber, Professori Microbiologiae apud Biozentrum in Universitate studiorum Civitatis Basileae (Helvetia), qui Academiae Scientiarum Pontificiae moderatur ac Praemio a Nobel nuncupato anno 1978 propter studia physiologiae cohonestatus est. In Eucharistia die 11 Octobris sollemni ritu celebranda, cui a Sancto Patre Benedicto XVI praesidebitur, quantum quidem est provisum, Bartholomaeus I, Patriarcha Oecumenicus Constantinopolitanus interfuturus est. Praeterea, quemdamodum iam memoravimus, die 10 Octobris in Aula synodali contionem habebit Gratiosissimus Rowan Douglas Williams, Archiepiscopus Cantabrigiensis et Primas totius Angliae et Communionis Anglicanae. In Calendario rerum per XIII Coetum Generalem Ordinarium peragendarum praestituta sunt nonnulla incepta, quibus Patres synodales uno velut agmine interesse vehementer optamus. In hac verum parte suo tempore ii, quorum interest, oportune certiores fient. Omnia tamen incepta eo pervenire volunt, ut collegialis Episcoporum affectus augeatur tum inter ipsos, tum erga Episcopum Romae, qui Episcoporum collegio praesidet, utque plus etiam virium acquirat communio in populo Dei, cuius legati synodalem in Coetum sunt recepti. His adice aliqua nonnulla incepta, quae, cum velut a latere Coetui synodali adiungantur, liberae Patrum relinquenda sunt optioni. Scripta publici iuris facta Opus per officium a Secretis Generale profusum ditarunt haec, quae sequuntur, scripta publici iuris facta. Anno 2011 typis Universitatis Lateranensis (Lateran Unversity Press) in lucem editum est volumen, quod La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa inscribitur, accurante Exc.mo Secretario Synodi Episcoporum. Quo libro colliguntur amplissima documenta, quae XII Coetum Generalem Ordinarium Synodi Episcoporum apparandum et celebrandum comitata sunt. Eodem continentur omnes textus Coetus synodalis, in quibus etiam sunt summaria interventuum uniuscuiusque Patris synodalis, cum autem Synodi cogitationibus et consideratis velut fastigium imponat Adhortatio illa Apostolica postsynodalis Verbum Domini quae inscribitur. Indice demum nominum personarum facilius poterunt lecturi volumen proficua et celeri consultatione percurrere. Exc.mus Secretarius Generalis, coadiutoribus adiutus, apud eandem domum editoriam volumen quoque accuravit, quod Il Vescovo servitore del Vangelo di Gesù Cristo per la speranza del mondo inscribitur, quod progressum est ex laboribus in X Coetu Generali Ordinario Synodi Episcoporum, diebus a 30 Septembris ad 27 Octobris anni 2001, peractis. Quo volumine officium a Secretis Generale Synodi Episcoporum ad finem adduxit seriem seu coronam Coetuum Generalium Ordinariorum et Extraordinariorum, ut copiosissima Synodi documenta propius afferret non modo Pastoribus peritisque harum rerum studiosis, verum etiam cunctis hominibus, quorum intersit. Beneficio et auxilio Congregationis pro Gentium Evangelizatione, officium a Secretis Generale favit etiam incepto edendi, typis Universitatis Urbanianae (Urbaniana University Press), volumen, quod La Chiesa in Africa a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace inscribitur (in Civitate Vaticana 2012), quo colliguntur exitus Secundi Coetus Specialis pro Africa Synodi Episcoporum, qui Romae habitus est diebus a 4 ad 25 Octobris anni 2010. IV) Conclusio Iesus Christus, primus et magnus evangelizator Nova evangelizatio ad christianam fidem tradendam. Hoc XIII Coetus Generalis Ordinarii Synodi Episcoporum argumento in Iesum Christum convertimur, qui fons est cuiusvis evangelizationis inexhaustus. In Adhortatione Apostolica Evangelii nuntiandi Servus Dei Paulus Papa VI voluit per summa capita percurrere labores in III Coetu Generali Ordinario Synodi Episcoporum (27 Septembris26 Octobris 1974) de De evangelizatione mundi huius temporis peractos isque verba haec conscripsit: saepe saepius inter synodales coetus episcopi hanc veritatem commemoraverunt, scilicet Iesum ipsum, evangelium Dei, primum eundemque maximum evangelii praeconem exstitisse. Talis fuit usque ad finem, et quidem usque ad perfectionem suaeque ipsius vitae terrestris sacrificio(EN 7). Nos quoque, in XIII Coetu Generali Ordinario congregati, decessores nostros continuantes, gressus a Iesu Christo movere iterum volumus, quippe qui sit Alpha et Omega, primus et novissimus, principium et finis (Ap 22, 13), in cogitationibus et considerationibus, quae per nos de nova evangelizatione et christiana fide trandenda fiunt. Ad hoc propositum iuvat id in mentem revocare, quod in catacumbis Priscillae picturam imaginesque theologiae plenas asservatas conspicimus, in quibus Iesum Christum specie Pastoris Boni depictum contemplari licet. Dominus in umeris portat ovem, quae perierat quamque Ille, dimissis reliquis nonaginta novem in deserto, quaerens invenit. Vividissimis imaginibus illic parabolam ovis deperditae expressam miramur (cfr Lc 15, 17; Mt 18, 1214). Iesus Christus, qui Bonus est Pastor, consummat ea, quae Deus iam in Vetere promiserat Testamento: Quod perierat, requiram et, quod eiectum erat, reducam (Ez 34, 16). In sacra imagine solidam percipimus laetitiam Pastoris, qui in ovile, quae perierat, adducit ovem. Ibique verba evangelistae Matthaei elucent dicentis: Gaudebit super eam magis quam super nonaginta novem, quae non erraverunt (Mt 18, 13). Circa Pastorem Bonum pascuntur serenae oves duae. Sunt oves fideles, quae numquam a Domino longe abstractae sunt. Norunt illae Pastorem suum (cfr Io 10, 14), qui illas nomine vocat singillatim (cfr Io 10, 3). Utrimque arbores eriguntur virentibus foliis, cum utriusque in ramis columbae iaceant duae in rostris ramulum olivae portantes. Imagines igitur aliorum quoque locorum memoriam excitant, qui ad Regnum caelorum pertinent, quod crescit atque Simile est grano sinapis, quod acceptum homo misit in hortum suum, et crevit et factum est in arborem, et volucres caeli requieverunt in ramis eius (Lc 13, 19; cfr. Mc 4, 31; Mt 13, 31). Praeterea per ramos factis Noe innuitur, qui tunc finem diluvii intellexit, cum columba in arcam rediit portans ramum olivae virentibus foliis in ore suo (Gen 8, 11). Adventu suo, Iesus Pastor Bonus auspicatus est salutem mundi et per sacrificium crucis consensum et pacem apportavit: Ipse est enim pax nostra (Eph 2, 14). In imagine Iesu Pastoris Boni etiam in pictura apud catacombas Priscillae delineata exemplar videmus perbelle inventum et consummatum nuntii christiani cultui et humanitati Graecorum Romanorumque adamussim inserti. Cives Romani Imperii sine controversia imagine illa admonebantur haud dissimilium imaginum Hermetis quem Hermetem criophorum vocabant qui arietem in umeris impositum apportans gregem deducit. In hoc symbolo perspicere licet monitum, hac nostra aetate admodum instans, ut Evangelium Iesu Christi, qui semper Idem est, secundum culturas hominum exhibeamus; quae vicissim culturae per Beatum Nuntium Domini Iesu, qui unus est mundi salvator, purificari et evehi debent (cfr Act 4, 12). In ovibus, quas Pastor Bonus in ovile deduxit, locum peculiarem occupant sancti maximeque ii, qui magno nisu evangelizare adlaborarunt, quales sunt Petrus et Paulus, quem quidem lineis in imagine praecipuis adiunctum ceteris apostolis videmus. Quemadmodum in Cenaculo factum esse constat, eminet Beata Maria Virgo, mater Iesus et Ecclesiae parens, quam Stellam novae evangelizationis optimo quidem iure invocamus. Ipsius maternum praesidium feria quinta die quarta huius mensis octobris in sanctuario lauretano Sanctus Pater Benedictus XVI ad fovendos synodales labores atque Annum fidei flagitavit. In immenso autem numero beatorum ac sanctorum, qui illorum exemplum post memoriam Ecclesiae sunt imitati, nulli licet mentionem praecipuam Iohannis Pauli II omittere, quippe qui annis Sui pontificatus plurimum adlaboraverit, ut novam proveheret evangelizationem, quique nimirum e caeli arce non desinet laboribus invigilare nostris. Per hunc autem Coetum synodalem Summus Pontifex et Urbis Episcopus Benedictus XVI, septem novis nominibus die 21 Octobris proxime venturo in canonem sanctorum inserendis, ditiorem etiam numerum efficiet. Quorum intercessioni, aeque ac sanctorum Ioannis de Avila et Sanctae Hildegardae Bingensis, qui nuperrime Ecclesiae Doctores renuntiati sunt, labores Coetus synodalis committimus, ut eveniat verbum, quod Iesus Christus Pastor Bonus pronuntiavit: Et alias oves habeo, quae non sunt ex hoc ovili, et illas oportet me adducere, et vocem meam audient et fient unus grex, unus pastor. (Io 10, 16). Quod tam comiter ac benigne me dicentem peraudistis, libentissime gratias ago. [0000807.05] [NNNNN] [Testo originale:latino] RELATIO ANTE DISCEPTATIONEM DEL RELATORE GENERALE, S. EM. R. CARD. DONALD WILLIAM WUERL, ARCIVESCOVO DI WASHINGTON (USA) Maximo mihi est honori Relatoris Generalis officium in hac Synodo explere; quam ob rem Summo Pontifici ingentem habeo gratiam, qui mihi eiusmodi velut privilegium dignatus est conferre. In eo est, ut principium demus operi nostro de Nova Evangelizatione ad christianam fidem tradendam peragendo; propterea quaedam quasi capita summa tangere lubet, ut, quemadmodum est in votis, et disceptationem certo quodam ordine digeramus et quasi fomitem cogitationis adstantibus praebeamus. Nemo nostrum ad hanc Synodum advenit omnibus rebus imparatus, siquidem omnibus velut alimentum praebuit suum cuiusque pastorale ministerium, neque opes non obtulit eximias Generalis Episcoporum Synodi Secretaria, quae impenso opere fuso primum quidem Lineamenta edidit, quibus simul continebantur multa, quae episcoporum conferentiae, synodi catholicarum ecclesiarum sui iuris, Romanae Curiae Dicasteria, episcopi sine epsicoporum conferentiis, Unio Superiorum Generalium suaserant et proposuerant. Eiusdem autem operis beneficio recentius Instrumentum laboris nobis traditum est, quo cogitata plenius evolvuntur ratione maxime Novae Evangelizationis habita. In Instrumento iam summis lineis velut adumbrantur capita, ad quae Sro in animo est, certa quaedam in luce collocare, quae altius enodari posse videantur. In hac denique prolusione ad Instrumentum laboris me referam. Meis in animadversionibus haec, quae sequuntur, inclusa volo: 1) Quid Quemve proclamamus Verbum Dei; 2) De opibus recentissimis, unde nostri officii adiumenta petamus; 3) De singularibus huiusce nostrae aetatis adiunctis, ob quae hanc Synodum necesse habeamus; 4) De Novae Evangelizationis elementis; 5) De quibusdam theologiae principiis Novae Evangelizationis causa adhibendis; 6) Quales novos evangelizatores exspectemus 7) Quae denique charismata Ecclesiae Novae Evangelizationis operi opem ferant. 1) Quid Quemve proclamamus Proclamationis nostrae opus in Iesu velut in cardine vertitur, in Illius nempe Evangelio viaque. Occursus Iesus christifidelium vitam definit ac regit. Iesus enim, cum homines visitasset, genus vitae obtulit nobis novum et inauditum. Aestus animorum pedetemptim diffundi coepit cum Dei Filius, homo nostri similis factus, regnum praedicaret venturum. Hodieque non desiit nos in discipulorum munus vocare eandem, quam tunc auditoribus pollicebatur, sedem in regno promittens. Quod quidem his viginti saeculis homines semper idem aspexerunt. Pro nuntii captu in dies augescente lucidius usque homines intellegebant, nobis a Iesu non vitae genus modo novum offerri, verum etiam novum prope modum exsistendi praeberi et exponi. Id enim scripsit Sanctus ille Petrus: Benedictus Deus et Pater Domini nostri Iesu Christi, qui secundum magnam misericordiam suam regeneravit nos in spem vivam per resurrectionem Iesu Christi ex mortuis ... (1 Pt 1:3). Hanc autem vitam novam filiorum Dei nobis per baptismum Iesus ipse contulit: Amen, amen dico tibi: Nisi quis natus fuerit ex aqua et Spiritu, non potest introire in regnum Dei. (Io 3:5). (cf Instrumentum Laboris nn. 18-19, n. 31) Laetamur, quod filii per adoptionem facti sumus, cum Sanctus Iohannes nobis hanc adoptionem non esse iuris fictionem repromittat: Videte qualem caritatem dedit nobis Pater, ut filii Dei nominemur, et sumus! (1 Io 3:1) Evangelium Christi Iesu non ideo advenit, ut aliquid de Deo nos doceret, sed ut hominibus Deum ipsum in nobis patefaceret. Deus se visum, auditum, tactum fecit. Pro hac re Deus amorem nostrum postulat, quemadmodum Sanctus Pater noster docuit in Allocutione Romanae Curiae mense Decembri anni 2011 habita: In Adoratione situm est amoris responsum primarium et perpetuum. Responsum nostrum, quod auditu, contemplatione, adoratione constat, in corde stat totius evangelizationis. (cf Instrumentum Laboris n. 26) In sermone, quem iuxta Evangelium Matthaei, in monte sedens Iesus habuit, rursus mentio fit generis vitae, quod certa quadam ratione misericordes tangit et iustitiam esurientes et sitientes, flentes aeque atque pacificos, pauperesque spiritu. Eadem occasione discimus, nos vocari, ut sal terrae, lucerna super candelabrum fiamus. Paulo inferius autem, in eodem Evangelio, mirabile illud legimus: necesse esse, ut alter alterius in vultu Christum praesentem adesse agnoscamus. Discipuli enim Iesu eo vocantur, ut mente quodammodo eum concipiant et imaginentur mundum, in quo non modo esurientes saturentur, sitientes refrigerentur, hospites colligantur, operiantur denique nudi, verum etiam quod quidem vel maiorem movet admirationem peccata dimittantur et aeternae vitae pignus accipiatur. (cf Instrumentum Laboris n. 23, nn. 28-29) Ad Se nos Iesus allicit. Laetificati adducimur, ut illius, quod experimur, gaudii ceteros quoque homines participes faciamus. Non discipuli modo, sed etiam evangelizatores sumus. Perinde nos atque primi discipuli vocamur, ut imaginemur nosmet ipsos iter facientes apud Iesum, qui, quasi novi generis vitae sator, semina spargit actionum ad regnum pertinentium in aeternum futurum (cf Mt 13:1-9, 18-23; Mc 4:03; Lc 8:05). (cf Instrumentum Laboris n. 25 & n. 34) Hac nostra quoque aetate eandem visionem vividam servare debemus, quoties ceteros vocamus, ut Evangelii paginas evolventes verba legant, quibus a Domino monemur, ut veluti palmites fiamus viti dominicae insiti, utque aeternae vitae panem edamus et veritatis audiamus verba, quae verba sunt in aeternum mansura. Oportet pares simus ad nuntium nostrum renovandum, fide viva, firma persuasione, testimonio laetabili, id pro rato habentes, quod Deus, qui nobis antiquitus locutus est, nunc quoque nobiscum colloquium serit et instituit. Quod quidem apertissime ostendit Pater noster Sanctus et Beatissimus in Adhortatione illa post-synodali, quae a vocibus Verbum Domini incipit: Vinculum inter Christum, Verbum Patris, et Ecclesiam intellegi non potest tamquam eventus simpliciter praeteritus, sed agitur de vitali relatione in quam ut ingrediatur unusquisque fidelis personaliter vocatur. Nam loquimur de praesentia Verbi Dei hodie inter nos: Ecce ego vobiscum sum omnibus diebus usque ad consummationem saeculi (Mt 28, 20). (51) Hac potissimum differentia catholica, quam profitemur, fides nunc temporis distinguitur, quod intellegimus, adesse Christum iugiter praesentem in Ecclesia, quae aeque mediatrix est operis, per quod Deus mundum salvat, atque sacramentum actionis divinitus salvificae. Concilium Vaticanum II, dato auspicio, statim in Constitutione Dogmatica de Ecclesia Lumen Gentium id memorat: Ecclesia est in Christo veluti sacramentum seu signum et instrumentum intimae cum Deo unionis totiusque generis humani unitatis.... (1) (cf Instrumentum Laboris n. 27) In hoc situs est nodus primarius, quem, cum humano cultui hominumque huius temporis societati Novam proponimus Evangelizationem, praeprimis subeamus oportet: quod nonnulli specie quadam doctrinae et eruditionis allecti Christum ab Ecclesia separare audent. At, quemadmodum Sanctus noster Pater iam in Litteris Encyclicis Deus caritas est nos commonefecit, Ecclesia est familia Dei in mundo atque Intima Ecclesiae natura triplici exprimitur munere: praedicatione Verbi Dei, celebratione Sacramentorum, ministerio caritatis. Praeterea Ille id instanter adicit: Munia sunt quae vicissim se praesupponunt et invicem seiungi nequeunt. (25) Ecclesia, quicquid ipsa est, a Christo illud accepit. Donum autem primum et omnium praestantissimum gratia est per Mysterium Paschatis concessa: passionem dicimus et mortem et Resurrectionem Domini gloriosam. A potestate peccati nos Christus vindicavit et a mortis dicione solvit. Ecclesia a Suo Domino non solum mirabilem accipit gratiam victoriae, quam Ille pro nobis vicit, sed etiam munus sibi collatum ad victoriam Eius participandam interque omnes communicandam. Ad id enim sumus vocati, ut fida et sincera relatione mundo Evangelium Iesu Christi tradamus. Evangelizationis munus expeditio est princeps, in quam Ecclesia missa est. (cf Instrumentum laboris nn. 23-26) Novae Evangelizationis opus, inter certamina, ad quae nunc provocatur, praesertim genere vitae solius individui usui consulente simul et concutitur et quodam quasi vallo circumsaepitur. Sectatores enim morum recentiorum, quos civilis cultus nostrae aetatis magnopere amplificat et extollit, cum privo cuidam homini locum tribuant principem, vili pariter pendunt nexum et quasi vinculum, quo alter alteri homines iungantur est necesse. In eiusmodi hominum consociatione, ubi libertas privata et potestas sui singularis tamquam fastigium imponunt animis hominum, qui sese student perfecte consummare et suprema suae vitae iura sibi repetere contendunt, pronum est, ut obliviscamur, nos ceteris hominibus obnoxios esse, quibus consulendi officium in nos recipimus. Pater noster Beatissimus, cum anno 2008 urbem Vasingtoniam visitaret, id Episcopos Foederatarum Civitatum allocutus docuit, ex agendi ratione eorum, qui, neglecta vocatione ut membra unius communitatis redemptae efficiantur, commercium cum Deo consectantur intimum et singulare, nonnisi ulterius argumentum provenire de necessitate, ut hominum cultum quam celerrime rursus Evangelio imbuamur. (cf Instrumentum laboris n. 7, n. 35, nn. 43-44, n. 48) Ecclesiam numquam taedet nuntiandi doni, quod a Domino acceptum habet. Sicut a Concilio Vaticano II monemur, in ipso corde Ecclesiae opus residet evangelizandi. In Constitutione enim Dogmatica Lumen Gentium, in qua velut solum reperimus et fundamentum doctrinae, quam de vita Ecclesiae Concilium tradidit, Patres in unum congregati id praesertim in luce collocaverunt: Quod solemne Christi mandatum annuntiandi veritatem salutarem Ecclesia ab Apostolis recepit adimplendum usque ad ultimum terrae. Rotundo ore Concilium proclamavit veritatem huius sententiae: esse divinam illam missionem, quam Ecclesiae Iesus commisit per Apostolos eorumque successores usque ad consummationem mundi sine intermissione propagandam. (cf Instrumentum laboris n. 27 & n. 92) 2) De quibusdam opibus recentissimis Non ex nihilo officium sumpsimus opus Novae Evangelizationis subeundi. Abhinc non pauca decennia Magisterium Ecclesiam duxit et rexit Pontificum, qui tam malum quam remedium probe norant idoneum. Paulus Papa h.n. VI primus omnium ad hanc rem animos revocavit; beatus Iohannes Paulus II omnes incitavit, ut eius necessitatem altiore conscientia perciperent; Benedictus denique XVI, qui nuc feliciter regnat, hoc Ecclesiae officium in argumentum sumpsit perpetuum Sui Magisterii docendo et praedicando. In Adhortatione apostolica Evangelii nuntiandi,Paulus Papa h.n. VI doctrinam Concilii repetens de Ecclesia id adfirmat: Itaque communitatem condunt, quae et ipsa vicissim fit Evangelii nuntia. Iussus Duodecim datus - Ite, praedicate Evangelium - in cunctos christianos valet, etsi diversa ratione
Ceterum, Evangelium Regni, quod advenit et iam incohatum est, ad universos universorum temporum homines spectat. Quotquot vero idem nuntium receperunt eiusque virtute in salutis communitatem congregantur, iidem hoc ipsum possunt ac debent tradere atque disseminare.(Evangelii nuntiandi, n. 13) In hoc perennis pretii documento, Summus ille Pontifex, decimo post conclusum Concilium Vaticanum II anno, praesensit esse necesse feliciora evangelizationis tempora. (cf Instrumentum laboris nn. 3; 27) Quo tempore divi Petri solium Beatus Iohannes Paulus II tenuit sine intermissione admoniti sumus de elementis ad Novam Evangelizationem pertinentibus, ut per Adhortationem Apostolicam post-synodalem Catechesi Tradendae, quae inceptum valde promovit, ita per adhortationem Christifideles Laici post conclusam de Laicis Synodum editam, cui Litterae Encyclicae Redemptoris Missio adici debent. Id praesertim Beatus Iohannes Paulus II nos monuit: evangelizatio prima haec est opera, quam Ecclesia praebere potest omni homini et universo generi humano (Redemptoris missio, 2), et Ecclesia onus sibi sumpsit evangelizationis novitatis ex ardore, rationibus, expressionibus renovatis adhibendis. (cf Instrumentum laboris nn. 3; 45) Summus Pontifex Benedictus XVI adfirmavit in prudentia ad discernenda ea, quae novae evangelizationi sunt necesse idonea inesse quoddam munus Summi Pontificis propheticum. Idemque huic rei institit, quod integra Ecclesiae actuositate amor exprimitur, qui ardentissimis votis evangelizando mundo studet et incumbit. Cum autem homiliam fidelibus habens, qui in Basilicam Sancti Pauli extra moenia ad diem sollemnem divorum Petri Paulique Apostolorum agendum convenerant, dignatus est omnibus notum facere novum a Se in Civitate Vaticana dicasterium pro Nova Evangelizatione institutum, Pater noster Beatissimus conatus Ecclesiae certa quadam forma descripsit et in lucem posuit, per omnes Ecclesiae partes huic missioni esse quam celerrime plurimum studii impendendum. (cf Instrumentum laboris n. 130, n. 149) In opibus, quae Ecclsiae universae Evangelii denuo proponendi studiosissimae sunt in promptu, Catechismus Catholicae Ecclesiae merito numerari meretur. Ex hoc enim fidei compendio, prout multiplici ratione manifestatur et adiunctis applicatur, lumen profunditur fulgidissimum, quod tenebras profliget, quibus saepissime proh dolor!- detinentur atque involvuntur homines, qui religionem ignorant. (cf Instrumentum laboris nn. 100-101) 3) De huiusce nostrae aetatis adiunctis Quibus in adiunctis Synodus celebratur? At videlicet intra hominum societatem, quae mutationibus repentinis et immanibus veluti scenam delineat, ubi homines fidem colligant, sibi vindicent, in succum denique convertant et sanguinem. Pernecessarium est, ut, secundum vocationem qua ciemur, rursus fidem Catholicam, Evangelii nuntium, doctrinam Christi mundo proponamus, quoniam saepissime fit, ut occurramus hominibus, qui, licet principio quidem salutiferum nuntium audiverint, posterius tamen sicci omnino et aridi facti sunt. Visionis species evanuit. Promissa vacuefacta sunt neque ullo iam omnium dierum vitae vinculo conectuntur. (cf Instrumentum laboris nn. 41-44) Haud raro in Ecclesia, praesertim in regionibus primi, quem vocant, mundi, deprehendimus, a baptizatis fidei consuetudinem vehementissime neglegi. Pater noster Beatissimus praeterea definite circumscripsit opus Novae Evangelizationis, quod in hoc stare docuit, ut Iesus Christus Eiusque Evangelium rursus proponatur regionibus illis, ubi, quamquam primum fidei iam est allatum et ecclesiae vivunt antiquitus constitutae, tamen, cum fideles in dies magis saeculo concedant, sensus Dei quodammodo deficit et obscuratur... (28 Iunii 2010) (cf Instrumentum laboris n. 12, nn. 52-53, n. 94) Neque aliter videntur res se habere in Regionibus Tertii Mundi, in quibus quamquam recentius Evangelio crediderunt tamen episcopi in ecclesiis localibus se idem experiri rescripserunt. (cf Instrumentum laboris nn. 87-89) Rerum, ut nunc sunt, radices in gravissimis discriminibus et perturbationibus immittuntur, quae inter septimum et octavum praeteriti saeculi decennium evenerunt, cum per omnes educationis gradus catechesis omnino manca et incohata esset. Obviam facti sumus hermeneuticae, quam discontinuitatis vocant, quae longe lateque permeavit sedes instructionis superioris nec liturgiam ipsam intactam reliquit, quam saepe in usu formis abnormibus foedavit. Quaedam hominum generationes omnino disiunctae et abstractae sunt a fulciminibus, quae fidem facilius tradi sinebant. Omnia propemodum videntur, quasi maris aestuantis impetus stabilis et diuturnus fluctibus vehementissimis faciem situmque culturae cardinibus evellerit, deletis simul ornamentis humanae consociationis, matrimonio, familia, notione boni communis, recti perversique discrimine, ceteris id genus. Peccata denique o res infanda maximeque dolenda- exigui coetus diffidentiam fovit de quibusdam compaginibus velut ipsis Ecclesiae nervis inhaerentibus. (cf Instrumentum laboris n. 69, n. 95, n. 104) Duo deinceps Catholicorum series hucusque saeculo imbutae sunt, ut ne preces quidem Ecclesiae primarias didicerint umquam. Multos fugit, quanti sit Missae sacrificio interesse neque consuerunt paenitentiae sacramento uti, cum haud raro vel sensum arcani vel rerum transcendentium amiserint, quasi ipsis vis quaedam non insit corporea et experimento pondernada. Quae adhuc adumbravimus, omnia effecerunt, ut fideles magna ex parte nudi et imparati obviam venerint id genus culturae, quae, quemadmodum iterum iterumque Pontifex Maximus terrarum orbis civitates perlustrans illustravit, saeculo, materiae cultui, commodis unius cuiusque hominis individui plurimum concedit. Non omnia tamen his temporibus atro colore infuscantur. Dum enim causas occasionesve distinguimus, ex quibus quae nunc improbanda videntur oborta sunt, simul et quid instantibus rebus respondeamus magis magisque faustis ominibus deprehendimus. Plurimi enim homines, iuvenes praesertim, postquam ab Ecclesia quodammodo sine sensu erant abstracti, intellegunt a cultu et humanitate religionis neglegentibus nullum sibi idoneum offerri responsum prae postulatis perennibus, quae altissime in humano corde latent. (cf Instrumentum laboris nn. 63-64, nn. 70-71) Ut nonnulli pastores adverterunt, Novae Evangelizationis cursus duplici quodam ordine procedit, nam dum pueri fidei initiantur, eorum parentes eruditione praecipua instituuntur. Multis magistris hominibusque iam catechizatis eiusmodi tempus videtur esse omnino non commune; nunc enim iuvenes ad fidem accedunt animo apertiore, quippe qui intimo desiderio plus nosse sitiant. Hodie nonnulli iuvenes loca idonea, ut alter alteri occurrant, inveniunt, ope pastoralis universitariae, apud Athenaea laica et instituta educationis, in operibusque per paroecias et dioeceses peractis, ubi in argumentum disceptationis insumuntur res, quae maxime cordi sunt nunc hominibus, cum ne parentes quidem neglegantur; eorum enim gratia, qui infantibus puerisque aucti sunt, instituuntur occasiones pro familiis, quae illic tum spiritualis quam socialis ordinis fulcimina nanciscuntur. His autem temporibus familiae mentionem peculiarem faciamus oportet, quippe quae Locus et Exemplar exsistat Novae Evangelizationis cum omnibus de vita quaestionibus, quae illam sequi ac velut assolent comitari. Cum quae nunc viget hominum consociatio malit vili pendere ac ludibrio habere vitam familiae traditionalis, haec interim non desinit esse elementum quoddam ex ipsa rerum natura progressum, ac primam constituit communitatis humanae particulam. In familia enim ambitum reperimus rerum naturae ordini ac praecepto consentaneum maximeque idoneum, cuius inter saepta fides et virtutes tradantur; ad illam autem saepe confugiunt homines, qui per totum vitae cursum inde auxilium opemque petunt. (cf Instrumentum laboris nn. 110-113) Quandam proprietatem Novae Evangelizationis in dies lucidius conspicimus in hoc sitam, quod conantes Evangelium propagare non necessario iam propellimur in regiones longinquas atque in homines alienos in ultimis terrarum finibus habitantes. Ut saepe fit, Christum sibi proclamari necesse habent quidam a nobis non ita lato spatii tractu seiuncti, cum in viciniis et in paroeciis nostris degant, quamvis eorum corda ingeniaque a nobis longe abstracta esse videantur. Ingentissimus enim numerus eorum qui aut immigraverunt aut emigraverunt eiusmodi evangelizationis adiuncta condiderunt, quae haud raro exercitii Novae Evangelizationis appareant simillima. Missionales, qui primam evangelizationem peragendam instituerunt longe lateque immensas terrarum orbis latitudines peragraverunt, ut beatum nuntium ad ultimos globi fines afferrent. Nos, qui ad Novam Evangelizationem missi sumus, aliud genus ea quidem itinera, nullo tamen pacto breviora peragere debemus, ut homines pertingamus, qui propter doctrinas, quibus adhaerent, longissime a nobis absunt, quamvis plerumque viciniae vel etiam familiae nostrae ne saepta quidem excedant. 4) De Novae Evangelizationis elementis Novae Evangelizationis nomine non quoddam praescriptum significamus vel consilium praestitutum, cum potius loquamur de forma cogitandi, videndi, agendi praecipua. Similis enim est perspicillo, cuius ope quid in una quaque re Evangelio denuo proclamando favere possit perspicimus ac deprehendimus. Signum insuper est operationis, quam Spiritus Sanctus etiamnunc in Ecclesia sedulo peragit. In cardine autem Novae Evangelizationis infixam conspicimus alacritatem eorum, qui renovato impetu homines invitant, ut Domino Resurgenti Eiusque Evangelio Ecclesiaeque occurrant omnes, qui iam nihil forte invitamenti aut dulcedinis in divino nuntio esse credunt. Mea quidem sententia tria sunt quasi tempora inter se distincta, uno tamen nexu comprehensa: a) Primum quidem nostra ipsorum fides renovatur altiusve in pectus admittitur aeque in intellectu atque in animo et affectione; (cf Instrumentum laboris n. 24, nn. 37-40, nn. 118-119, nn. 147-158) b) Novae dein oritur fidentia de veritate nostrae fidei (cf Instrumentum laboris n. 31, n. 41, n. 46, n. 49, n.120); e c) Quibus denique voluntas adicitur eadem fide ceteros participandi. (cf Instrumentum laboris n. 33-34, n. 81) Novae Evangelizationis opus ex uno quoque nostrum incipit, quatenus animo alacri et florenti evangelicum nuntium complectimur et in omni dierum vita ita colimus et exercemus, ut fides renovata mentis acie comprehensa in dies magis nostris velut in medullis haereat ac versetur. Postquam adlaboraverimus, ut renovato sensu amplitudinem nostrae fidei metiamur, nova inde orietur fidentia de veritate nuntii, cui credidimus. Illud tamen est valde dolendum, quod diutius inertes conspeximus hanc fidem corrodi atque suo loco deici a iudicio quodam et intellectu irreligioso, qui his decennis suum vitae genus divendidit profitens illud virtutibus a Iesu Eiusque Evangelio et Ecclesia proclamatis longe praestare. In excolendis educandi arte et theologiae doctrina diffunditur illa hermeneutica, quam discontinuitatis vocant, neque raro factum est, ut lippis oculis Evangelium nonnulli conspicerent, cum vox quaedam serena et familiaris excusationes interim afferret, ut omnia, quibus credimus, amandaret. At, quemadmodum in Evangelio legimus, Iesus docebat quasi potestatem habens (Mc 1,21-22). Docuit innisus intimae suae personae naturae. Habet enim Iesus potestatem ex eo, quod Ipse est. Ego sum via et veritas et vita, proclamavit Ille. (Io 14:6). Hanc docendi formam etiamnunc in exemplar sumere debemus. Veritatis enim quae sita est in revelatione, per quam Iesus semetipsum notum effecit ope Ecclesiae nos participes reddit. Iesus nos orphanos non relinquit. Antequam ad Patrem rediit, quos elegerat et Spiritu Sancto unxerat vocavit misitque ut omnia docerent, quae illis tradidisset, Eiusque nomen usque ad ultima terrarum proclamarent. Multis, qui hodie, ut pondus et sensum vitae intellegant, aliquid firmi anquirunt, vehementer persuadet nuntius, quem Christus apertis verbis, sine ambagibus vel trepidatione in Ecclesia declarat. Quod tamen efficaciter peragere nemo potest, quin desinat cunctari et haesitare diffisus in hoc enim nonnulli causam iure perviderunt veritati fidei et Magisteri sapientiae, secundum morem saeculi huius. Tertium locum in Nova Evangelizatione occupat voluntas et animus ceteros suae fidei participes efficiendi. Nonnulli, maxime in regionibus quae ad Solem occidentem spectant, iam Christi nomen auditum habent. Quo igitur certamine provocamur? Ut in eorum omnium dierum vita et adiunctis animos commoveamus, ut renovata conscienta familiariter cum Iesu agant. Non in solum vocamur praeconium; nam nostrum est etiam viam rationemque adhibendam perpolire et acuere, donec totam quadam hominum generationem attrahat et alliciat in amicitiam Iesu, in qua thesaurus latet merus, sincerus, contrectabilis. Evangelizationis opus non oritur ex quodam praescripto, verum ex occursu Iesu, qui Homo Deique Filius est. Ut Ecclesia confirmat Et ipse Dominus Iesus Christus, qui Ecclesiae suae semper adest, evangelizantium opus praecedit, comitatur et sequitur, fructus afferens eorum laboribus, ut quod in primordiis evenerit, numquam desistat per historiae decursum (CONGREGATIO PRO DOCTRINA FIDEI, Nota Doctrinalis de Quibusdam Rationibus Evangelizationis, n. 1). A carceribus ad metas, ut ita dicamus, Iesu nosmet ipsos committimus. Qui solus est lapis angularis. Cum propius ad homines accedimus, qui a fide se frigescentes abalienarunt, id semper praestemus, ut oratione candida et summissa illos alloquamur, quo magis corda quam aures doceamus. Fratres enim sororesque adhortamur, qui baptismi unda ii quidem loti, tamen in vita Ecclesiae frequentes esse iam diu desierunt. Quibus offerri debet experimentum amoris Christi usu et factis comprobatum, non quaedam doctrina nonnullis praeceptis de bono et aequo exornata. Operam igitur ponamus, ut in dicendo animos commoveamus; sic enim illis Spiritus Sanctus admovebit desiderium amicitiae Iesu, quem solum novimus clavem, centrum et finem totius humanae historiae (Gaudium et Spes, 10). Sectator Christi Verbum factis quam verbis multo magis proclamat. Quam ob rem oportet, nuntius noster radices in vita ac testimonio agat. Haec sunt enim tempora propitia ut homines attrahamus, dispicientes ne ipsi illos repellamus. Cum omnibus communicare debemus gaudium, quod perfecto et immenso amore diligimur ob idque diligere valemus. Neque id solis verbis, sed vivendo, orando, faciendo, agendo, patiendo exprimamus oportet. 5) Principia theologica, quibus Nova Evangelizatio continetur Evangelizationis atque Novae Evangelizationis nomine non modo incepta quaedam pastoralia, verum etiam notiones theologicas certas ac definitas designamus. In documento Dominus Jesus a Congregatione pro Doctrina Fidei dato novem recensentur elementa, quorum inopia theologorum philosophorumve nunc hucusque laborant idonea, ut erodant ac prope absumant conatus evangelizantium. Decem ante annis Conferentia Episcoporum Civitatum Foederatarum Americae, postquam libros plerumque in catechizando adhibitos cribravit, decem vitiorum genera exprobravit omnino eicienda et castiganda. Quoniam theologiae doctores ad fidem tradendam notionibus utuntur, quarum radices altissime in Evangelio immittuntur, gravissimum imminet periculum ipsis nostrae fidei principiis, quoties homines velut in salebris haerent cum compaginem doctrinae contrectent. Qui saeculo et solius rationis imperio favent doctrinas placitaque ita coagmentarunt, ut fidem rationi subiciant. Doctrinam autem fidei reiciunt ad locum cogitationum, quae cum suae cuiusque indoli tantum obnoxiae sint, nullo pacto veritatem generalem attingere valeant. Quae notiones in enodanda Iesu Christi fide a theologis maximi momenti habentur incarnationem dicimus, resurrectionem, redemptionem, sacramentum, gratiam, cetera id genus eas minimo aestimant non minus Catholici quam qui a catholica fide defecerunt, cum vivant circumsaepti moribus et institutis, in quibus rationalismo plurimi primas partes concedunt. (cf Instrumentum laboris n. 20) Periculum est, ne evangelizatores, ni forte pastores ipsi, invitamento cedant, quo sollicitantur, ut, sepositis obicibus, qui arduis ex notionibus proficiscuntur, animos viresque potissimum colligant in peragendis inceptis socialibus pastoralibusve atque etiam usum loquendi exerceant, qui a sermone nostrae theologiae recepto plane abhorreat. Ut Novae Evangelizationis opus mentem admoveat signis temporum dictisve valeat spiritus huiusce aetatis commovere non minus refert, quam ut radici illi, quae in vividissima Ecclesiae traditione iam diu theologicis notionibus exprimitur, semper adhaerescat et aptetur. Ut initium igitur demus operibus et cogitationibus de Nova Evangelizatione, libet nonnulla capita proponere theologice fundata, quae profecta sunt tam e Lineamentis et Instrumento laboris, quam e responsis a Conferentiis Episcoporum totius orbis missis. In animo est, quibusdam punctis instare. a) Fundamentum Anthropologicum Evangelizationis Cum propter animi cultum saeculo faventem e computo Deus deletur, necesse est, ut, homo quid sit, perverse intellegatur. Ob idque novae evangelizationis munus est, ut originem ostendat, unde hominis dignitas eiusque facultas semet ipsum cognoscendi ac perficiendi protinus proficiscantur. Quod quilibet homo conditus est ad imaginem et similitudinem Dei, ut exemplum afferamus, solum est et quasi fundamentum, quo universalis iurum humanorum indoles continetur. Iterum pervidemus, quam necesse sit, ut firma persuasione alloquamur hominum communitatem, qui dubiis haerent et quodammodo in sole caligant, cum agitur de veritate et integritate matrimonii, puta, familiaeve, de lege morali naturali, de finibus bonorum malorum, de ceteris id genus. (cf Instrumentum laboris nn. 63-64, n. 151) In hoc igitur oportet aedificium Novae Evangelizationis constituamus, quod, quemadmodum a theologia docemur, homini homo quid sit Christus enuntiat retegitque, nam genuina hominis indoles in Christo, qui Adam est novus, sita est. Quae Novae Evangelizationis pars non modo doctrina, verum etiam usu magni momenti ab hominibus habenda est. Nam siquidem Christus nobis patefacit, perinde Deus quis sit, atque quod illud consequitur - nos qui simus et quae nobis sit causa et ratio cum Deo, ergo non procul a nobis abest Deus neque longissimo intervallo interiecto ab Illo seiungimur. (cf Instrumentum laboris n. 19) Existimare licet, Novam contineri Evangelizationem desiderio, quo nostra ipsorum natura omnes animamur, ut Deo, qui omnia transcendit, adhaereamus. Nullius hominis cor non aspirat ad transcendentia, ad bonum vitae ordinem, quem rerum natura gigni persentimus. Ut Catechismo Catholicae Ecclesiae admonemur, praeceptis Decalogi iuris naturae forma scilicet exprimitur egregia. Novam Evangelizationem inniti oportet huic persuaso, quod per fidem Christianam malum quid sit comprehendere valemus, cum enodet notionem peccati, lapsus, vocationis in vitam novam. Malum ac peccatum Evangelio obicis loco obsistere pro comperto habemus; nihilo minus ex ipso Evangelii nuntio intellegere pronum est, quid de vita sensu coniciendum sit, cum ex illo doceamur, fieri posse ut nova vita donemur, quae fines humanae fragilitatis superet ac vincat. Ad summam, oportet, Novam Evangelizationem hac sententia contineri: quid humanitatis vocabulo plene significetur, non posse nos intellegere, nisi Iesu Christi lumine sinamus nos collustrari. b) Fundamentum Christologicum Novae Evangelizationis Quemadmodum superius animadvertimus, Novae Evangelizationis nomine vocamus actionem, per quam, ut ita dicamus, re-introducimus vel re-proponimus Christum. Enimvero cum Christum nuntiare incipimus, apertis verbis secundum theologiam exponamus oportet, Christus Quis sit, quid causae rationisque cum Patre habeat, quomodo simul et Deus et homo exstet, Eum a mortuis surrexisse confirmantes vere. Christus medium nostrae fidei locum occupat. Christum sane proclamamus, at Christum secundum Revelationem, quemadmodum Illum Ecclesia cum Traditione intellegit, non autem somnium alicuius hominis vel fructum ex aliqua disciplina sociali enatum vel denique quoddam genus aberrationem theologicam. Numquis nostrum suis solius viribus possit mentem, cor, amorem, naturam Dei attingere aut invenire? At Iesus, cum in mundum venisset, veritatem patefecit ut de Deo ita etiam de nobis ipsis. (cf Instrumentum laboris nn. 18-21) c) Fundamentum Ecclesiologicum Novae Evangelizationis Necesse est, ut per Novam Evangelizationem sine ambagibus secundum theologiam exponamus, sine Ecclesia salutem nullam esse. Partem hoc loco tangimus spinosam nostrae praedicationis, quam saepe in catechesi neglectam vidimus. Vulgata et communis est fama per maximam huius aetatis culturam dissipata, salutem attingi posse ab illo, qui causam rationemque privatim cum Christo habeat, seorsum ab Ecclesia. Illud tamen instanter repeti et demonstrari debet, quod Christus homini ubiubi versanti occurrit, sed in Ecclesia ac per Ecclesiam. (cf Instrumentum laboris nn. 35-36) In Scripturis Ecclesia diversis et imaginibus et parabolis describitur. Interdum depingitur per similitudinem amplae hominum familiae, qui per baptismum in Christo inter seque artissime conectuntur. Ecclesiam divus Paulus docet esse corpus Christi, cuius caput est Dominus noster, nos autem sumus membra. In epistula ad Corinthios ille scripsit: Vos autem estis corpus Christi et membra ex parte. (1 Cor 12:27). Statumen conaminum, quae Novae Evangelizationis causa sumimus, in hoc est, ut in baptismo unicuique nostrum a Christo dona Spiritus Sancti data esse cernamus. Eodem enim Spiritu, qui anima est Ecclesiae, inter nos una comprehensione coniungimur, quavis separatione deleta. (cfr. 1 Cor 12:13). (cf Instrumentum laboris n. 119) In Nova Evangelizatione disseramus oportet non minus de voluntate Dei, qui universum mundum salvum fieri vult, quam de itinere, quod unum apertissime Iesus esse ostendit, quo ad redemptionem homines et ad salutem perveniant. Non una de multis viis est Ecclesia, quibus calcandis pariter et efficaciter Deum consequamur. Ob id ipsum quod Deus vult, omnes salvos fieri, Christum misit, qui nos in adoptionem adscitos in gloriam si forte adduceret aeternam. d) Fundamenta Novae Evangelizationis doctrina salutis contenta In medullis comprehendimus, quid sibi velit, Deum nobiscum esse, si iudicio et intellectu novimus, quid Regni nomine significemus. Ubicumque enim in Novo Testamento regnum proclamatur. Id autem Iesu magnopere cordi esse videtur. Ex quo coepit Iesus praedicare non desiit illud nuntiare: appropinquasse Regnum caelorum (Mt 4:17). Locutus est Iesus de subditis regni, de eius potestate, de finibus, de diuturnitate. (cf Instrumentum laboris n. 24) In corde Evangelii Regnum situm est. Si volumus vitam Christianam viveve si nobis volumus vindicare, quod sectatores Christi sumus hoc regnum prospiciamus oportet, quod Ille proclamavit. In terris regnum latet arcane eique ubicumque sane occurrere possumus, at ratione dumtaxat spirituali. Regnum Dei iam exsistit et in fine temporum adimplebitur « Regnum caelorum », « Regnum Dei » quod in Persona Christi advenit et in corde eorum qui Ei sunt incorporati (CCC 865). Ita discimus, a Christo regnum iam in terris esse constitutum, quamvis nondum attigerit plenitudinem gloriae suae. Hic adest, sed adhuc augetur. Regnum Dei, in fine temporum, ad suam perveniet plenitudinem. (CCC 1060). Interea, Christus Dominus iam per Ecclesiam regnat (CCC 680). Per haec velut fundamenta theologicae Novae Evangelizationi substructa id in aperto ponitur, quod, quidquid speramus a nobis in Synodo perfectum iri, quidquid nobis praestituimus Christi nunc hominibus iterum proponendi causa, id tamen agamus semper oportet incunctanter radicati in forma hominis, quam Scriptura describit, utpote qui ad imaginem et similitudinem Dei conditus particeps sit creati mundi, ubi divina splendet sapientia, ac suapte natura prae se ferat ordinem morum in humanis actionibus inscriptum. Per peccatum splendorem rerum creatarum vastari constat, propter idque omnes hominum generationes, quae subinde sunt consecutae, immanis sui amor turpissime foedavit. Tamen Filium in mundum Deus misit, qui nos vita donaret nova. Ecclesiam autem condidit, ut per ipsam Ille non desineret in nobis praesens adesse vivus et salvificus. Nostra enim salus intrinsecus adhaeret communioni, quam cum Ecclesia ac sacramento per illam significato, fovemus: hoc enim pacto in votis est, ut aeque manifestum efficiamus regnum, quod pedetemptim crescit et perficitur, atque gloriae participes fiamus ipsi. 6) Quales Novos Evangelizatores exspectemus Plus una proprietate qui nunc evangelizant ornari et cumulari debent. Quattuor tamen prae ceteris proprietates eminent et clarescunt: audacia fiduciave, societas cum Ecclesia coniunctioque, sensus instantis necessitatis, gaudium. (cf Instrumentum laboris n. 46, n. 49, nn. 168-169) In Actibus Apostolorum post Spiritum Sanctum die Pentecostes effusum Apostoli dicuntur pleni fiducia fuisse. Inducitur enim Petrus fidenter annuntians Beatum Nuntium Resurrectionis, quod serius Paulus resumens argumentum fidentissime proclamavit per universum illius aetatis orbem terrarum, quem indefesse longe lateque peragravit. (cf Instrumentum laboris n. 41) Hac nostra aetate Novae Evangelizationi fidentia esse debet, quae ex familiaritate Christi nascitur. Nec pro certo desunt homines, qui exemplo docuerint, qui fiat, ut quis simul et pacificus et fidentissimus exsistere possit: Sanctus Maximilianus Kolbe, Beata Teresia de Calcutta hisque antiquiores fuerunt Beatus Michael Pro et omnes martyres, qui recens in Lithuania et in Hispania et in Mexico sanguinem effuderunt, quibus adicias tot sanctos, qui in ultimis terrarum finibus, in Corea, Nigeria, Iaponia bonum de Christo testimonium praestarunt. (cf Instrumentum laboris n. 128 & n. 158) Quum autem de fiducia loquimur, id quoque advertamus oportet, esse omnino necesse, ut in ecclesiis particularibus testimonium reddatur etiam ab institutionibus, si qua sunt, quibus Ecclesia sese exprimit, ut sunt scholae, studiorum universitates, praesidia valetudinis tuendae, auxilia indolis socialis eaque omnia, quae egenorum causa sunt constituta; testimonium de Verbo Dei, ut par est, ab iis quoque vitae ecclesialis institutis praebendum esse quis neget? Novam Evangelizationem evangelizantes artissima societate Ecclesiae, Evangelio, pastoribus coniunctos esse debere necessario patet. Non enim aliter sinceritatem proclamati verbi nuntiique veritatem, quod sunt verba vitae aeternae, comprobare possumus, nisi cum Ecclesia communionem habeamus ac solidis dilectionis vinculis eius pastoribus adhaereamus. (cf Instrumentum laboris nn. 77-78) Proprietatibus, quas in Novae Evangelizationis opere et administris requirimus, sensus quoque adicitur necessitatis instantis. Fortasse oportet mentem denuo advertamus ad evangelistam Lucam, qui narrat Visitationem Mariae Elisabetham invisentis, in qua fulget exemplar instantis, qua egemus, sollicitudinis. In Evangelio narratur Maria exsurgens abiisse in montana cum festinatione in civitatem Iudae, quae a Nazareth multarum dierum et angustiarum iter aberat. Nullam licebat in tanta re moram interponi. (cf Instrumentum laboris n. 138 & n. 149) In immenso denique campo, quem circa nos iacere circumspicimus conserendum, non est dubium, quin cum gaudio semina spargere debeamus. Eum nuntium proclamemus oportet, qui ceteros invitet, ut nobis laeti adiungantur viam sequentibus ad regnum Dei. Gaudio evangelizator distingui debet. Gaudio enim nuntius noster abundat, quoniam Christus resurrexit, nobiscum Chritus est. Quibuslibet in adiunctis testimonium, quod praebemus, cum fructibus Spiritus Sancti, amore, pace, gaudio splendere debet (Gal5:22). 7) Quae charismata Ecclesiae Novae Evangelizationis operi opem ferant. De negotiis in aequitate sociali Fides, quam profitemur, catholica nuper magno aestimari coepta est propter officium et operam aequitatem socialem tuendi causa suscepta. Nam in confessum venit, doctrinam socialem Catholicam, quae centum iam annos amplius aucta et composita est, in peramplis orbis terrarum regionibus aequitati sociali magnam partem afflasse. At non ex nihilo orta iustitia socialis Ecclesiae crevit. Postremis ante Litteras Encyclicas Rerum Novarum datas decennis, gravissima de aequitate sociali humanisque iuribus pugna oborta erat, quibus obvenire conata est Ecclesia, quae Litteris Encyclicis Rerum Novarum anno 1891 datis vocem auxit adversus operariorum vexationem, qui inopes et egentes exeunte saeculo XIX plerumque vivebant. (cf Instrumentum laboris n. 71, nn. 123-124, n. 130) Erret sane qui dicat, Iesum operam dedisse certae cuidam doctrinae de re publica moderanda vel de forma humanam consociationem et publicum aerarium administrandi quiddam suum praecepisse; posuit nihilo minus quaedam velut principia digna, quae in quodvis genus re publica et aerario administrando primas partes agant, si modo aequitatem et humanam dignitatem servari volumus. Sola fides nobis persuadere valet, quidquid aequo bonoque servato per nos factum sit, id non nihil tribuere regno Dei ex divino consilio perficiendo. Hodie, dum prospicimus quaestiones, unde invitamentum quoddam proficiscitur pro illis, qui se ab Ecclesia abalienaverunt, novam interim sumimus fiduciam pervidentes complures iuvenes, qui ardenti desiderio optant actioni pastorali inservire. Pro illis ea, quae ab Ecclesia de sociali aequitate docentur, perinde necopinatae revelationis similia apparent atque invitationis, ut in Ecclesia ipsa vitam pleniorem vivant. De Novis Communitatibus Motibusve Ecclesialibus Novae Evangelizationis officium non soli, velut quavis ope destituti, subimus. Neque nunc primi omnium studemus viis rationibusque huic muneri explendo idoneis. Novae Evangelizationis signum deprehendimus in motibus ecclesialibus novisque communitatibus, quae nunc Ecclesiae ingenti benedictioni sunt. Eiusmodi incepta, per quae Spiritus Sanctus operam suam ostendit, thesauro adduntur charismatum veterum, quae in ordinibus religiosis et in congregationibus, sodalibus firmo studio perfectionis consilia servantibus, testimonium praebent de regno venturo. Non defecit neque aruit sermo Christi, qui multos hortatus est, ut discipuli fierent, immo hortatus adhuc in Ecclesia viret vigetque praesertim in vita religiosorum . (cf Instrumentum laboris n. 115) Non conabor deinceps recensere novas communitates religiosas, ne propter numerum ingentem nimis multas praeteream, quae iam fructus edunt copiosos. Idem dicam de novis motibus ecclesialibus, de quibus, ut exemplum afferam, tantum trium mentionem faciam, quos nuncupare solent: Communionem et Liberationem, Opus Dei, Iter Neocatechumenale. Omnes in operam Spiritus Sancti deriguntur, qui nunc Ecclesiam incitat, ut propius accedat illis, qui a fide longe recesserunt. Inter munera nobis commissa, ut Ecclesiam totam implicemus in opere Novae Evangelizationis peragendo, possumus fortasse cunctos motus novos ac recentiores communitates hortari, plenius etiam vires laboresque suos inserant integrae vitae totius Ecclesiae, maxime in ecclesiis locorum particularibus, sub episcopi cura apostolica. (cf Instrumentum laboris n. 116) In coetu mense Septembri anni 2011, Pontificio Consilio pro Nova Evangelizatione iubente, habito, perbelle didicimus, haud exiguum iam esse iuvenum manipulum, qui animo fidei et ardoris pleno Novae Evangelizationi operam impendunt iique circulos constituerunt, in quos motus et centra spiritualia diversi generis in unum confluunt et convergunt. Conclusio In ipso velut limine laborum, quos suscepimus, ut respondeamus Sancto Patri, qui nos in hanc Syndoum convocavit Novae Evangelizationi studendi causa, oportunum mihi videtur, ut vobis suadeam, nobis quadrifariam propositam esse missionem, ut scilicet: 1) Confirmemus evagelizationis munus esse omnino pernecessarium; 2) Advertamus, quibus theologiae fundamentis Nova Evangelizatio contineatur; 3) Hortemur et animemus vias rationesque, quibus plurifariam iam Nova Evangelizatio fit manifesta; 4) Subiciamus vias rationesque, quibus in usu Novam Evangelizationem provehere, ordinare, peragere possimus, ut exemplum afferam, in paroeciis, in actionibus pastoralis universitariae, in artificum collegiis, in capellaniis coetuum peculiarium, quorum in numero sunt milites, operatores rei sanitariae et socialis, quibus adicitur auxilium iuvenibus, qui nunc artes exercere incipiunt praebendum, ut intellegant, se quoque quodammodo instrumenta esse utilia Ecclesiae in opere Evangelizationis, quod provehit. Propter peculiare momentum rei politicae, in qua fulget signum humanae libertatis ac dignitatis et ordinis moralis naturalis, in votis est, ut in luce collocemus per nostras animadversiones usui aptas generationem hominum, qui apud posteros operam vitae politicae daturi sunt. Quantum quidem videtur, e consultationibus de huius nostrae aetatis condicione, cui Ecclesia obviam ire debet, exspectandum est, fore, ut non modo confirmetur illam praecipue et necessario vocatam esse ad evangelizandum, verum etiam ut agnoscantur multiplicia, quae iam adsunt, renovationis elementa et instrumenta pariterque via, quam in usu sequamur, ostendatur, ac fiducia denique oportunis hortamentis iniciatur atque augeatur. Hac Synodo Ecclesia tota vocari debet, ut vitam ac res circumspiciat ope Novae Evangelizationis, ut in lucem id prodeat, quod nonnulla incepta iam peragi coepta sunt ac complures fideles familiari usu iam tractant huius quaestionis partes, licet interdum non vocabulo Novae Evangelizationis designari consuerint. Nunc, cum principium demus operibus nostris, optimo iure possumus animis bonae spei et alacritatis plenis labores aggredi, quoniam semina Novae Evangelizationis sparsa his decennis, cum Solium Beati Petri deinceps Paulus VI, Iohannes Paulus II, Benedictus XVI occupaverunt, iam germinare coeperunt. Nostrum igitur est reperire, quibus modis germina colamus et alamus, quo celerius crescant et augeantur. III mensis Iulii MMXII [00009-07.07] [NNNNN] [Testo originale:latino] ESPOSIZIONE IN OCCASIONE DELLASSEMBLEA SINODALE La nuova evangelizzazione, ripartendo dalle origini della fede cristiana. E questo il senso dell'esposizione allestita nell'atrio dell'Aula Paolo VI e curata dai Musei Vaticani in occasione della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Tre i reperti cristiani antichi che "accompagneranno" il lavoro dei Padri Sinodali e degli altri partecipanti all'assise sinodale. Le opere, dall'alto valore storico ed artistico, provengono dalle catacombe e rappresentano immagini simboliche del Cristianesimo primitivo; la loro scelta è stata curata dal Museo Pio Cristiano, dove le opere sono conservate. [00021-01.04] [NNNNN] [Testo originale: italiano] Riportiamo di seguito le schede delle opere esposte. La statuetta del Buon Pastore fine del III - inizi del IV sec. d.C., marmo bianco, cm 100 x 36 x 27 Dal complesso delle catacombe di S. Callisto a Roma (ante 1764), Città del Vaticano, Musei Vaticani, Museo Pio Cristiano, inv. 28590 Per motivi conservativi viene esposto un calco in resina marmorea dell'opera originale. La statuetta del Buon Pastore è il reperto più celebre della collezione di reperti cristiani antichi custoditi nei Musei Vaticani ed è senz'altro, tout court, una delle immagini simboliche del Cristianesimo primitivo. Questo splendido monumento fa parte di un gruppo di opere acquisite per liberalità del papa Clemente XIII Rezzonico (1758-1769), che le destinò alla collezione di antichità cristiane contenute nel Museo Sacro o Cristiano della Biblioteca Apostolica Vaticana, fondato nel 1756 per illuminata volontà di papa Benedetto XIV (1740-1758), predecessore di Clemente. Tra queste opere vanno ricordati soprattutto una serie di sarcofagi cristiani dei primi secoli ornati da rilievi figurati, entrati nel Museo Sacro della Biblioteca attraverso acquisti dello scultore Giuseppe Angelini (1735-1811), effettuati nel fiorente mercato antiquario di antichità cristiane che allora era attivo nella città di Roma, in seguito ai ritrovamenti nelle catacombe che s'andavano esplorando proprio fra Sei e Settecento. Tutte le opere giunte al Museo furono opportunamente restaurate e integrate: le fronti dei sarcofagi istoriati furono spesso distaccate dalle casse integre ritenute inservibili in quanto prive di rilievi, anche per permetterne l'affissione alle pareti alte del Museo. In alcuni casi i "restauri" furono vere e proprie rilavorazioni, al punto da non distinguere più i tratti stilistici originari; talvolta si trasformò persino l'aspetto dell'opera, travisandone l'originaria destinazione, come nel caso della celebre opera che qui presentiamo. Val la pena, per comprendere l'operazione dell'Angelini, rileggere le sue stesse parole, così come sono riportate nei conti da lui presentati per ricevere il suo compenso: "Essendomi capitato un pezzo di Fragmento di Bassorilievo rappresentante la figura del Buon Pastore è stato da me ristaurato [ ... ], ed essendo approvati li modelli si è eseguito il lavoro di Marmo, quale è stata ridotta ad una buona figurina di Proporzione palmi 4 ½ ed il tutto importa Scudi cento" (Archivio Segreto Vaticano, Sacri Palazzi Apostolici, Computisteria 309, Reg. 216 (anno 1764), p. 2). Come risulta evidente da un'attenta lettura, il nostro 'Buon Pastore' in verità non era dunque in origine una statua, bensì un "fragmento di Bassorilievo", la cui forma, in seguito all'intervento, "è stata ridotta ad una buona figurina" a tutto tondo, alta circa un metro. Se si osserva con attenzione l'opera, si può apprezzare, eliminando idealmente le aggiunte stesse, la sagoma piuttosto bidimensionale della figura, coerente con la sua realtà di "bassorilievo", o più propriamente, d'altorilievo. Esempi analoghi permettono oggi di ricostruire l'aspetto originario del reperto quale frammento, appunto, di un monumentale sarcofago, verosimilmente strigilato, secondo la ricostruzione ipotetica che qui proponiamo. Se la romantica figura della statuetta è allontanata, così, dal nostro immaginario, non va invece sminuita la straordinaria valenza iconografica di tale opera. La raffigurazione di un pastore con un agnello sulle spalle, così come di scene genericamente pastorali, era assai diffusa nell'arte antica, riferita ad una pluralità di temi positivi, fra i quali il più significativo appare quello della filantropia (humanitas, in latino): il dio Mercurio, infatti, ma anche l'eroe Ercole, conducevano pietosamente le anime dei defunti nell'aldilà, caricandosele sulle spalle come appunto un pastore porta un agnello. Immagini di pastori "criòfori" (in greco, "portatori di un ariete") erano, pertanto, frequentissime nelle espressioni artistiche dell'antichità greco-romana, intese come personificazioni virtuose della bontà verso il genere umano. I cristiani dei primi secoli trovarono del tutto naturale utilizzare queste stesse immagini artistiche per veicolare attraverso di esse un contenuto nuovo: la rivelazione, appunto, di Gesù quale Buono (e Bel) Pastore, secondo le parole di Giovanni. L'immagine evangelica del Pastore richiama, a sua volta, uno dei temi più significativi della cultura biblica ebraica. Dio stesso, infatti, nell'Antico Testamento si rivela pastore del suo popolo (cfr. Ez 34; Sal 23) ed i profeti promettono che egli farà germogliare dal suo popolo un pastore di sua scelta, dal nome simbolico di Davide che esprime la regalità del Messia: "Susciterò per loro un pastore che le pascerà, Davide-mio-servo. Egli le condurrà al pascolo, sarà il loro pastore; io, il Signore, sarò il loro Dio e Davide-mio-servo sarà principe in mezzo a loro" (Ez 34, 23-24). Quando Gesù si definisce "buon pastore" rivendica, dunque, la sua identità messianica e la sua figliolanza divina e si rivela guida del popolo della Nuova Alleanza. I Padri della Chiesa spiegano estesamente il significato profondo di questo straordinario antico simbolo che noi chiamiamo semplicemente il "Buon Pastore", giocando soprattutto sulle espressioni linguistiche della discesa e dell'ascesa, come si può desumere di quel "casto Pastore" di cui si dichiara discepolo Abercio, nella celebre iscrizione, "il quale pascola greggi di pecore per monti e pianure". La discesa verso la pianura diventa, infatti, simbolo dell'incarnazione di Gesù: "una discesa straordinaria dovuta a un eccesso di amore per gli uomini, per ricondurre, secondo l'espressione misteriosa della divina Scrittura, "le pecore perdute della casa di Israele" discese dai monti" (Origene, Contro Celso, 4, 17). La discesa (katabasis, in greco) del pastore diviene immagine della sua kénosis, cioè del suo "abbassamento", "umiliazione": Egli - sostiene san Paolo - "pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce" (Fil 2, 6-8). Come Origene in Oriente, anche Ireneo di Lione (fine del II sec.) riprende la parabola sinottica del "buon pastore", quella cioè della pecorella smarrita (cfr. Mt 18, 12-14; Lc 15, 3-7): "Il Signore è venuto a cercare la pecora che si era perduta, ed è l'uomo che si era perduto" (Dimostrazione della predicazione apostolica, 33). Ma la "discesa" del Pastore divino nella sua incarnazione è anche la sua discesa nella morte, compimento estremo della sua kénosis: la parabola della pecorella smarrita è compresa, allora, come "parabola della Passione" (Pseudo Cipriano, Sulla centesima parte, 10), indicando come Cristo, morendo, "è disceso nelle profondità della terra per cercarvi la pecorella smarrita" (Ireneo, Contro le eresie, 3, 19, 3). Proprio Ireneo, però, riprendendo un'immagine della lettera agli Ebrei (ha fatto risalire dai morti il grande pastore delle pecore: 13, 20), porta a pieno compimento la ricca simbologia del pastore, mostrando infine la sua ascesa (anabasis, in greco), la sua risalita dai morti, la Risurrezione: "dopo essere disceso per noi nelle profondità della terra per cercarvi la pecorella smarrita [ ... ], risale in alto per offrire e ridare al Padre suo l'uomo così ritrovato" (Contro le eresie, 3, 19, 3). E conclude Origene: "Per una sola piccola pecora che si era smarrita, egli è disceso sulla terra; l'ha trovata; l'ha presa sulle spalle e riportata in cielo" (Su Giosuè, 7, 16). Ecco quale ricchezza di significati si cela in quel pastore con un agnello sulle spalle. Ecco per qual motivo il simbolo pagano della filantropia poté ben esprimere la filantropia di Dio, rivelata in Cristo: "Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna" (Gv 3, 16). Poco importa di stabilire se le figure di pastori "criofori" che ci sono giunte da quel momento prezioso di contatti culturali e spirituali, quale fu il III secolo, siano state realmente sempre create in ambiente cristiano: noi possiamo riconoscere in ogni caso, con la guida delle scritture bibliche e patristiche, senza paura di sbagliare, il vero Pastore del quale esse ci parlano. In qualche caso l'identificazione appare comunque più sicura, ad esempio laddove la figura del Pastore, ormai idealizzata, assunse - come in questo, che è il più celebre fra tutti gli esempi - il volto di Apollo, dio fallace della bellezza e dell'eloquenza, il quale si piega tuttavia, in quella libertà espressiva già apprezzata, ad illustrare un' antica immagine biblica riferita al Messia: "Tu sei il più bello tra i figli dell'uomo, sulle tue labbra è diffusa la grazia, ti ha benedetto Dio per sempre" (Sal 45, 3). Umberto Utro (Musei Vaticani ) [00018-01.09] [NNNNN] [Testo originale: italiano] Fronte di sarcofago con il Buon Pastore e il collegio apostolico ca. 375-400 d.C. marmo bianco, cm 60 x 221 x 11 Dal Cimitero di Ciriaca (o S. Lorenzo)?; quindi nella basilica di S. Lorenzo fuori le Mura; poi a Santa Maria Nuova (S. Francesca Romana); dal 1757 nel Museo Cristiano di Benedetto XIV; dal 1854 nel Museo Pio Cristiano Città del Vaticano, Musei Vaticani, Museo Pio Cristiano, inv. 31534 (ex 177). L'ampia fronte di sarcofago, oggi isolata dalla cassa originaria e priva del coperchio, è interamente ornata di rilievi: al centro è la figura di Cristo, con il volto apollineo nimbato, raffigurato come "buon pastore" in atto di carezzare alla sua destra un agnello; ai suoi fianchi si dispongono, su ciascun lato, due teorie di sei personaggi virili in tunica e pallio, variamente atteggiati (gli apostoli, fra cui si distinguono, a destra e a sinistra di Cristo, i tratti fisionomici di Pietro e di Paolo) e, ai loro piedi, di sei agnelli, comprendendo il primo alla destra di Cristo. Alle estremità del campo iconografico, due altri pastori (dal volto non caratterizzato) si prendono cura di altri ovini, entro un paesaggio agreste. Il sarcofago è un pregevole esempio dell'arte aulica a Roma nell'età dell'imperatore Teodosio (379-395), che vide la produzione di manufatti scultorei raffinati, sempre più attenti a rappresentare in immagini la nuova consapevolezza della comunità ecclesiale la quale, dall'età della Pace costantiniana, era ormai giunta, alla fine del secolo, al ruolo di unico referente religioso riconosciuto dallo Stato (editto di Tessalonica, 380). Si moltiplicano così, sulle fronti dei sarcofagi, le scene che mostrano la dignità regale del Cristo, circondato dagli apostoli come da dignitari; si diffondono le immagini enfatiche della maiestas Domini e della traditio Legis; s'ingigantiscono, nel partito decorativo, le scene bibliche dalla valenza trionfale, come l'ingresso in Gerusalemme, la presentazione a Pilato (dove Cristo si manifesta quale vero re), la guarigione del paralitico di Bethesda (con la figura centrale del Cristo taumaturgo), o ancora il grandioso Passaggio del Mar Rosso (con Mosè che vi prefigura Cristo, guida e salvatore del nuovo popolo). Ma al di là del sostrato sociale, è il pensiero teologico della comunità stessa - che si fa più approfondito e sistematico - a manifestarsi nelle opere d'arte prodotte nel suo seno. Così, la fronte di sarcofago qui considerata costituisce anche una pagina mirabile, scritta in immagini, della Cristologia e dell'Ecclesiologia del tardo IV secolo, che qui desideriamo tratteggiare. Si consideri, innanzi tutto, la figura del Pastore. Se le scene pastorali e 1'immagine già "pagana" del pastore criòforo ("che porta un agnello") avevano popolato le fronti dei sarcofagi fra la metà del III e il primo IV secolo, veicolando - in un passaggio interculturale di sorprendente naturalezza - la figura evangelica del Buon Pastore (cfr. Gv 10, 11), la libertà espressiva seguita alla Pace di Costantino ne aveva causato una progressiva scomparsa, in favore delle più esplicite scene dei miracoli di Cristo, che meglio evidenziavano la potenza salvifica del Salvatore. Qui invece la figura di Cristo, Buon Pastore, torna al centro della raffigurazione, il suo volto umano, prestatogli dal fallace dio della bellezza e dell'eloquenza, ne manifesta la natura celeste, così come il nimbo circolare, mutuato proprio in quegli anni dall'iconografia pagana. Questa figura del Pastore va, tuttavia, compresa in collegamento al collegio apostolico che lo affianca, in un sorprendente accostamento iconografico. I Dodici appaiono, infatti, raffigurati canonicamente in sontuose vesti, in gesto di acclamazione o di adlocutio, o semplicemente reggenti un rotolo, tutti rivelandosi "discipuli" in dialogo con il loro "magister". Ma è qui la sorpresa: il Maestro che altre raffigurazioni sugli stessi sarcofagi ci hanno abituato a riconoscere in una figura ugualmente e riccamente panneggiata si presenta qui invece umilmente vestito da pastore, con la sua tunica corta e la mantellina abbottonata sulle spalle. Anzi, egli mostra di accarezzare il primo di una serie di dodici agnelli, i quali, posti ai piedi degli apostoli, si manifestano non altro che immagine ribadita degli apostoli stessi, in quella che è forse la più comune delle "sostituzioni zoomorfe" paleocristiane, che traducono in simbolici animali i personaggi biblici (si pensi al Gesù pesce, o appunto agnello; agli apostoli agnelli o altrove colombe, eccetera). Solitamente, le teorie di agnelli/apostoli si rivolgono, però, a un agnello centrale, Cristo, rappresentato di solito sul monte apocalittico, come in molte raffigurazioni conosciute. Sul nostro sarcofago si è dunque operata la fusione di due diverse tipologie iconografiche: il collegio apostolico presieduto dal Maestro "filosofo" e gli agnelli/apostoli che si volgono all'agnello/Cristo. Il trait d'union concettuale di questa singolare, duplice composizione è proprio nella sua figura centrale: la teologia giovannea del Buon Pastore, cardine di tanta parte del pensiero cristologico delle origini cristiane, si fonde qui a una considerazione ecclesiologica sul collegio apostolico e sul servizio pastorale nella comunità cristiana del tardo IV secolo. Se la missione degli apostoli è quella di pascere il gregge affidato loro dal Signore (cfr. 1 Pt 5, 2) ammaestrando i fedeli nella verità del suo Vangelo, è pur vero che questo munus pastorale deriva loro dall'ufficio di Gesù stesso, "il pastore supremo" (1 Pt 5, 4), il Buon Pastore appunto raffigurato al centro (cioè a capo) di questo collegio. Proprio in tal senso, nel gesto di tenerezza che Gesù rivolge all'agnello alla sua destra, in corrispondenza dell'apostolo Pietro, si può udire l'eco delle parole rivolte a lui dal Risorto: "pasci i miei agnelli" (Gv 21, 15-17). Pietro, il corìfeo degli apostoli, come il Vangelo rivela in più punti e come l'iconografia sottolinea ponendolo come primo alla destra del Signore, viene esplicitamente indicato come 1'agnello/pastore degli altri agnelli/pastori suoi compagni. Non è fuori luogo un riferimento all'organizzazione sempre più definita, in questo tempo, della struttura gerarchica della Chiesa, e della coscienza primaziale della "sede apostolica" di Roma, favorita proprio dai due papi della seconda metà del IV secolo, Damaso (366-384) e Siricio (384-399). Si osservi, infine, alla sinistra di Cristo, la presenza di Paolo, che ha ormai sostituito nell'iconografia l'apostolo traditore, imponendosi nell'immaginario ecclesiale sul Mattia degli Atti (cfr. At 1, 26) e collocandosi definitivamente quale corrispettivo simmetrico di Pietro, come già nelle scene di maiestas e traditio (per ribadire in tal modo le origini apostoliche della Chiesa romana, luogo del martirio dei due apostoli, ma anche l'unità delle anime occidentale ed orientale della cristianità). I pastori che accarezzano gli agnelli alle estremità della fronte del sarcofago chiudono, infine, la raffigurazione (anche come pendant iconografico del Cristo/pastore centrale) e forniscono la chiave interpretativa ultima per le due teorie di apostoli: essi sono infatti "inviati" (come dice il loro nome) a pascere il suo popolo con amore, e ascoltano dal loro grande "pastore" l'invito che costituisce 1'explicit del Vangelo di Matteo: "Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato. Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi [ ... ]. E Gesù, avvicinatosi, disse loro: "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo!" (Mt 28, 16-20). Umberto Utro (Musei Vaticani) [00019-01.06] [NNNNN] [Testo originale: italiano] Frammento di sarcofago con Cristo e gli Evangelisti su una nave ca. 325-350 d.C., marmo bianco, cm 20 x 46 x 7,5 Provenienza sconosciuta; quindi a Spoleto, località Apostoli, riutilizzato quale elemento murario; acquistato da G.B. de Rossi e donato infine al Museo Pio Cristiano da Natalia Ferraioli de Rossi, 1931. Città del Vaticano, Musei Vaticani, Museo Pio Cristiano, inv. 31594. Questo piccolo frammento del coperchio di un sarcofago, degli inizi del IV secolo, si ricollega alle tante raffigurazioni marine frequenti nell'arte antica greco-romana, e spesso utilizzate nella decorazione dei sarcofagi. Vi si riconosce un'imbarcazione dalla prua slanciata e basso scafo, guidata da un nocchiero dalla folta chioma e ricco abito, mentre tre rematori coperti dal solo perizoma ne seguono gli ordini. La nave si muove su un mare mosso da onde, mentre a destra si vede a malapena una superstite porzione del basamento di un faro. Iscrizioni poste a mo' di didascalia a fianco delle figure ne chiariscono l'identità: il nocchiero a destra è Gesù (Iesus) - di cui s'intuiva l'iconografia del volto apollineo, per quanto parzialmente sberciato - e i rematori sono invece, procedendo verso sinistra, Marcus, Lucas e [Io]annes, i nomi di tre degli evangelisti, che hanno fatto ipotizzare coerentemente, oltre la frattura, la presenza del quarto evangelista, Matteo. La generica nave che appare su tanti sarcofagi e iscrizioni antiche riceve dunque, su questo frammento, la sua più vera identità: essa rappresenta, infatti, la Chiesa, la quale, come la barca della tempesta sedata (cfr. Matteo 8, 23-27 e paralleli), "sul mare del mondo è scossa dalle onde delle persecuzioni e delle tentazioni, mentre il Signore nella sua pazienza sembra dormire, fino al momento ultimo in cui, svegliato dalla preghiera dei santi, padroneggia il mondo e ridona la pace ai suoi" (Tertulliano, De Baptismo, 12, 8). All'inizio delle sue Omelie, nella lettera indirizzata a Giacomo (14, 1), anche 1'autore delle Pseudo-Clementine afferma che "il corpo intero della Chiesa somiglia ad una grande nave, che trasporta in una violenta tempesta uomini di provenienze lontane". Egli precisa anche che di questa nave Cristo è il pilota - come proprio il nostro frammento fa ben vedere -, il vescovo è la vedetta, mentre i diaconi, i presbiteri e i catechisti sono i rematori. Anche Ippolito di Roma riprende (De antichristo, 59) la stessa analogia, ribadendo che "il mare è il mondo; la Chiesa, come una nave, è scossa dai flutti, ma non sommersa: ha infatti con sé un pilota esperto, il Cristo", mentre "ha come timone i due Testamenti". Altri Padri sottolineano il significato delle varie parti di questa nave, in particolare riferendosi all'albero maestro, che simboleggia nella sua forma la Croce; tuttavia qui ci preme sottolineare il riferimento alle Scritture proposto da Ippolito e l'importanza data da Clemente, nella composizione dell'equipaggio della nave, ai catechisti: questi infatti istruiscono i fedeli nella fede, e primariamente sulla Scrittura e i Vangeli, e sono dei veri protagonisti nell'opera di diffusione e comprensione del lieto annuncio della salvezza. Gli evangelisti che sospingono la barca guidata da Cristo, non possono infatti che riferirsi all'invito che Gesù rivolge ai suoi al termine del racconto evangelico: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo" (Marco 16, 15); "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" (Matteo 28, 19). La barca condotta dagli evangelisti e guidata da Cristo al porto della salvezza è anche, in conclusione, un' immagine efficace dell'inarrestabile diffusione del messaggio cristiano (il kérygma, con parola greca), di quell'euanghélion, lieto annuncio, che, accolto, conduce alla salvezza (il battesimo, come ingresso nella vita nuova), e che, grazie alla capillare diffusione dei testi evangelici, si è propagato - proprio attraverso le vie del mare - sulle rive del mondo antico. Umberto Utro (Musei Vaticani) [00020-01.04] [NNNNN] [Testo originale: italiano] ERRATA CORRIGE Le correzioni pubblicate nell'Errata Corrige sul Bollettino N.04 sono state riportate direttamente sui relativi Bollettini pubblicati in queste pagine Internet |