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UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE DEL SOMMO PONTEFICE

  
VIA CRUCIS

MEDITAZIONI E PREGHIERE
DEL PATRIARCA ECUMENICO DI COSTANTINOPOLI
S. S. BARTOLOMEO I

PER LA VIA CRUCIS AL COLOSSEO

PRESIEDUTA DAL SANTO PADRE
GIOVANNI PAOLO II

VENERDÌ SANTO 1994

PRESENTAZIONE
  

UN EVENTO ECUMENICO

I testi della Via Crucis di quest'anno sono stati composti da Sua Santità Bartolomeo I, Arcivescovo di Costantinopoli e Patriarca Ecumenico.

Il Primate della Chiesa di Costantinopoli, che ha per Protettore l'Apostolo Andrea, offre le parole per la meditazione e la preghiera al Vescovo di Roma, successore dell'Apostolo Pietro, fratello di Andrea. L'Oriente cristiano fa dono alla Chiesa di Occidente della sua tradizione teologica, liturgica e spirituale.

L'importanza dell'avvenimento appare in tutta la sua evidenza: le Chiese di Oriente e di Occidente percorrono insieme, umilmente, il cammino della Croce per incontrare il Risorto. Insieme sostano sotto la Croce del Signore con Maria sua Madre per contemplare e rivivere il mistero della redenzione. E supplicano il Padre della vita di concedere loro che attraverso il mistero della Croce e Risurrezione possano insieme, nella piena comunione, portare al mondo l'Evangelo della salvezza.

Questa invocazione di unità si leva dal Calice eucaristico della Cena, dal Sangue versato per la salvezza di molti. Quel Calice, premessa alla Via Crucis, non è ancora condiviso. Le Chiese tuttavia continuano a pregare perché il Sangue che sgorga dal costato del Crocifisso, quel Sangue che a tutti, senza distinzione, offre l'amore di Dio, torni ad essere condiviso nell'unico Calice eucaristico.

La Via Crucis del 1994 è un'autorevole testimonianza di questo desiderio di unità fra la Chiesa di Oriente e di Occidente.
  

IL PROFUMO DELL'ORIENTE CRISTIANO

La Via Crucis che si svolge nello scenario del Colosseo, luogo carico di storia in cui versarono il loro sangue alcuni cristiani dei primi secoli, è una preghiera tipica della tradizione latina. Per questo il gesto del Patriarca Ecumenico, è ancora più significativo: dalla Sede dell'Apostolo Andrea viene offerto un dono alla Sede dell'Apostolo Pietro.

Nei testi delle stazioni della Via Crucis, il Patriarca evoca molteplici immagini care alla sensibilità della sua Chiesa, la Chiesa bizantina: il Cristo " divino - umano ", che porta nella " carne di Dio " l'angoscia e la speranza dell'uomo; il giardino dell'Eden, chiuso per il peccato di Adamo, primo uomo, e finalmente riaperto da Cristo, secondo Adamo, con la sua morte e risurrezione; la discesa agli inferi del Signore, per annunciare all'uomo in attesa la vittoria su ogni morte; la Madre di Dio, consolata dalle parole del Figlio: " Madre non piangere ", che partecipa alla sua Passione e invoca fiduciosa la sua Risurrezione; il mistero della Croce che svela l'amore folle di Dio per gli uomini; i Sacramenti, inizio della nuova creazione che nasce dal costato di Cristo e sulla quale aleggia la potenza creatrice dello Spirito Santo.

Le parole e i simboli della tradizione orientale sono espressi con un linguaggio ricco e incisivo che svela i drammi e la sete di salvezza dell'umanità contemporanea, la quale può trovare risposta solo nella Croce vivificante di Cristo.

Accanto alle meditazioni, ecco l'immagine, le icone che accompagnano le varie scene della Via Crucis, anch'esse prese dal ricco patrimonio delle Chiese di Oriente. Le parole e le immagini si uniscono e convocano la persona nella sua interezza alla festa della fede, all'incontro con i misteri che rappresentano.
 

UNA UNANIME CONFESSIONE DI FEDE

Lo schema biblico della Via Crucis permette di proclamare di fronte al mondo, in umile pellegrinaggio di preghiera, la fede comune sull'opera redentrice di Gesù Cristo. Attraverso le varie tradizioni liturgiche, per mezzo delle diversità dei gesti e delle parole, per mezzo delle multiformi immagini usate lungo i secoli dalla pietà del popolo cristiano, emerge la fede comune nel Signore che " per noi uomini e per la nostra salvezza " discese dai cieli e si fece uomo, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto.

Questa Via Crucis ci ricorda ancora una volta che la fede comune esce arricchita dalla sinfonia dei diversi modi di esprimerla. Solo l'incontro delle diverse esperienze cristiane offre la possibilità di restituire all'icona del Salvatore tutta la sua verità e la sua bellezza.

L'altissima sensibilità spirituale della Chiesa bizantina, espressa attraverso una forma di pietà propria della tradizione occidentale, sa trarre dagli scrigni della propria tradizione " cose antiche e cose nuove " che parlano all'uomo contemporaneo e ne incontrano le domande e le attese. Le meditazioni del Patriarca Ecumenico, intrecciate da testi della Sacra Scrittura, dal pensiero dei Padri della Chiesa e in modo particolare dalla Liturgia della grande Settimana, si uniscono alla tradizione orante dell'Occidente e diventano unanime confessione di fede nel celebrare la Passione gloriosa del Signore Gesù in attesa del Suo definitivo ritorno.

Nella memoria della Passione, risposta mirabile di Gesù al disegno del Padre per radunare i figli di Dio dispersi (Gv 11, 51), si fondono così le voci dell'Oriente e dell'Occidente in un'unica invocazione:

Signore, fa' che i nostri cuori di pietra
si sgretolino alla vista delle tue sofferenze
e diventino cuori di carne.
Fa' che la tua Croce dissolva i nostri pregiudizi.
Fa' che non tiriamo più a sorte
le tue vesti, con il rischio di lacerare
la tunica inconsutile della tua Chiesa.
A te, Padre,
per Cristo, nello Spirito,
ogni onore e gloria
nei secoli dei secoli. Amen.

PIERO MARINI
Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie

 

Le 14 stazioni della " Via Crucis " 1994 seguono lo schema maggiormente rispondente alla narrazione evangelica della Passione, già usato nella " Via Crucis " al Colosseo negli anni 1991 e 1992.
Oltre al testo italiano viene pubblicato anche il testo originale in lingua francese.

    

PREGHIERA INIZIALE

Il Santo Padre:

Nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo.
R. Amen.

Fratelli e sorelle,
nella Chiesa, per grazia dello Spirito,
noi siamo contemporanei di Gesù.
La sua passione, la sua morte, la sua sepoltura,
la sua discesa vittoriosa agli inferi
si svolgono alla nostra presenza, si svolgono in noi.
E la tomba scavata nella roccia
è questo mondo su cui la morte ha posto il suo sigillo.

La Quaresima culmina in questa Via Crucis,
in questo cammino di speranza,
che conduce alla notte di Pasqua, più luminosa della luce.
Meditando i testi forse i più intensi dei Vangeli,
noi ci disponiamo ad accompagnare Gesù,
come l'accompagnava sua Madre,
con il cuore trafitto da una spada.
Eppure, la voce di Cristo mormora dolcemente:
non piangere, Madre mia, poiché il terzo giorno
io mi leverò vincitore.(1)

Tutta la storia del mondo è ricapitolata
ed assume il suo significato in questi tre giorni,
quando il Dio-Uomo viene a cercarci
non più sul monte della Trasfigurazione,
ma nell'abisso e nella tenebra.
Lui, il Non Separato, il cui stesso essere è comunione,
ci porta tutti verso il Padre
e si frappone per sempre tra noi e il nulla.

(1) Ispirato alla Liturgia bizantina.
 

Breve pausa di silenzio.

Preghiamo.
Signore, fa' che i nostri cuori di pietra
si sgretolino alla vista delle tue sofferenze
e diventino cuori di carne.

Fa' che la tua Croce dissolva i nostri pregiudizi.
Con la visione della tua lotta straziante contro la morte,
fuga la nostra indifferenza o la nostra ribellione.

Signore, fa' che non tiriamo più a sorte,
come i soldati ai piedi della Croce;
non tiriamo più a caso
da una storia cieca e sciocca,
le tue vesti, con il rischio di lacerare
la tunica inconsutile della tua Chiesa.

La Madre di Dio ci introduca nei tuoi misteri,
nel mistero d'amore della Santissima Trinità,
perché quando tu soffri il Padre è in te
e quando muori, lo Spirito veglia su di te.

A te, Padre,
per Cristo, nello Spirito,
ogni onore e gloria
nei secoli dei secoli.
R. Amen.

PRIMA STAZIONE
Gesù nell'Orto degli Ulivi

V. Crucem tuam adoramus, Domine,
R. Et sanctam resurrectionem tuam confitemur.

Dal Vangelo secondo Marco 14, 32-36

Giungono ad un podere
chiamato Getsemani.
Gesù prende con sé Pietro, Giacomo e Giovanni.
Egli dice loro:
" La mia anima è triste fino alla morte.
Restate qui e vegliate ".
Poi andato un po' innanzi,
si getta a terra e prega:
" Abbà, Padre! Tutto è possibile a te,
allontana da me questo calice!
Però non ciò che io voglio,
ma ciò che vuoi tu".

MEDITAZIONE

Giardino di ulivi millenari,
bisogna spremere le olive,
affinché l'olio di fuoco, lo Spirito Santo,
si spanda sulle ferite del mondo.

Passione di Gesù, solitudine,
gli amici più intimi si sono addormentati.
Signore, liberaci da questo sonno
quando la passione di Cristo continua in quella degli uomini.

Passione di Gesù, silenzio del Padre.
Io e il Padre siamo uno,(1)
una sola volontà, un solo amore,
ma la volontà umana di Gesù grida d'angoscia,
come se il suo essere più profondo, divino-umano,
si lacerasse.

Volontà umana di Gesù,
solidarietà con tutte le solitudini,
con le tristezze e le rivolte
di noi esiliati, lontani dal giardino.

In Cristo, Dio sperimenta umanamente
tutte le nostre agonie,
la sconfinata agonia della storia,
l'immenso grido di Giobbe che si leva dai nostri destini,
sudore di sangue.

Ma, ecco,
la fiducia avanza attraverso le tenebre,
voce tremula, ancora incerta,
non ciò che voglio io,
ma ciò che vuoi tu...
Consenso.
In Gesù l'umanità consente
alla volontà del Padre.

Lasciamo che questa volontà ci sommerga,
attraverso le tenebre.
Le olive sono spremute.
In ogni albero si sveglia la Croce vittoriosa.
Giardino delle origini:
" oggi sarai con me nel paradiso ".(2)

(1) Giovanni 10, 30.
(2) Luca 23, 43.
 

ORAZIONE

Viso insanguinato
eppure volto del Padre,
lo stesso viso che nell'ombra gronda sangue
e che noi ignoravamo.

Tu, l'infinitamente vicino,
trasforma nei nostri cuori
l'angoscia in gratitudine.
In te la passione degli uomini
diventi risurrezione.

Gloria e lode a te, o Cristo,
che ti fai uno di noi più di noi stessi.
Riempi di te, del tuo amore,
tutte le nostre agonie, tutte le nostre morti.

Tutti:

Pater noster, qui es in cælis;
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.

Stabat Mater dolorosa
iuxta crucem lacrimosa,
dum pendebat Filius.

     

SECONDA STAZIONE
Gesù, tradito da Giuda, è arrestato

V. Crucem tuam adoramus, Domine,
R. Et sanctam resurrectionem tuam confitemur.

Dal Vangelo secondo Marco 14, 43-46

E sùbito arriva Giuda, uno dei Dodici
e con lui una folla
con spade e bastoni,
mandata dai sommi sacerdoti,
dagli scribi e dagli anziani.
Gli si accosta e gli dice:
" Rabbi! "
e lo bacia.
Essi gli mettono addosso le mani e lo arrestano.

MEDITAZIONE

Gli uni si addormentano,
l'altro, colui che veglia,
tradisce.
Torpore, tradimento,
sarebbe questa la nostra storia?

Il bacio che parla di amore
diventa segno di odio.
Tutta la passione di Gesù
è già l'amicizia tradita,
l'amore mutato in odio.

Bagliore di spade nell'ombra,
ma Dio non si difende.
Nel suo rispetto infinito per l'uomo,
si consegna nelle mani degli assassini.
Si consegna nella mani degli assassini,
come lascerà che essi lo uccidano
per offrire loro, attraverso la morte, la sua stessa vita.

Coloro che credono di possedere Dio,
sommi sacerdoti, scribi e anziani,
lo preferiscono distante,
inflessibile sovrano.
E quando viene a loro il Dio fatto uomo,
dolce ed umile di cuore,
essi lo gettano in prigione.

ORAZIONE

Signore, non ti darò il bacio di Giuda,
ma come ha fatto il ladrone, ti riconosco:
ricordati di me quando sarai
nel tuo Regno.(1)

Di Giuda null'altro conosciamo
se non la sua disperazione.
La misericordia di Dio è sconfinata.
Ma tu, o Signore, liberaci
dal Giuda che ciascuno di noi porta in sé
quando la brama del denaro o del potere
s'impadronisce di noi.

Ricordaci, Signore,
che le spade che trafiggono
e i bastoni che schiacciano
possono dare la morte, ma non vincerla.

Troppo spesso le nostre Chiese
hanno perseguitato i loro nemici.
Concedi ora ai cristiani
la forza dell'umile amore.

(1) Ispirato alla Liturgia bizantina. 
 

Tutti:

Pater noster, qui es in cælis;
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.

Cuius animam gementem,
contristatam et dolentem
pertransivit gladius.



  

TERZA STAZIONE
Gesù è condannato dal Sinedrio

V. Crucem tuam adoramus, Domine,
R. Et sanctam resurrectionem tuam confitemur.

Dal Vangelo secondo Marco 14, 55. 60-61. 62. 64

I capi dei sacerdoti e tutto il Sinedrio
cercavano una testimonianza contro Gesù
per metterlo a morte,
ma non la trovavano.
Il sommo sacerdote, levatosi in mezzo all'assemblea,
interrogò Gesù dicendo:
" Sei tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto? ".
Gesù rispose:
" Io lo sono! ".
Tutti sentenziarono
che era reo di morte.

MEDITAZIONE

Da tanto tempo uomini sapienti e autorevoli lo condannano.
Alcuni dicono: non è mai esistito.
Forse è esistito, dicono altri,
ma noi non sappiamo nulla di lui.
O ancora: è un grande vate, un grande profeta,
ma un uomo, niente più che un uomo.

E noi, pensiamo poco a lui.
Viviamo come se egli non esistesse.
Eppure, un giorno ci assale la domanda:
sei tu il Cristo,
nel quale Dio benedetto si dà a noi?

Allora, con le campane delle chiese,
con la bellezza delle icone,
nel profondo del nostro cuore, Gesù rompe il suo silenzio
e dice: " Io lo sono ".
E dice: " Io sono ",
che vuol dire: Io sono Dio.

Non ci resta nient'altro che ucciderlo
oppure gettarci ai suoi piedi, ripetendo ciò che egli ha detto:
" Ti benedico, o Padre,
perché hai tenute nascoste queste cose
ai sapienti e agli intelligenti
e le hai rivelate ai piccoli,
perché così è piaciuto a te ".(1)

(1) Matteo 11, 25-27.

ORAZIONE

Gesù, tu l'innocente che viene da altrove,
noi abbiamo tanta sete d'innocenza,
noi, che ogni giorno uccidiamo l'amore.

Donaci la comunione degli innocenti,
dei folli in Cristo, di coloro che non sapevano nulla
- nulla, forse, al di fuori di te -,
quando li gettavano nelle camere a gas,
o nell'inferno del freddo,
quando li gettano nelle camere di tortura,
in quella camera di tortura che è spesso la vita.

Tu sei venuto non per condannare, ma per salvare,
sei venuto non per imprigionare, ma per liberare.
Metti allora la tua innocenza nelle nostre battaglie,
le grandi lotte dello spirito,
perché siano senza violenza e senza odio.
Metti la tua innocenza nei nostri amori,
nelle nostre famiglie.
Metti la tua innocenza nei nostri sguardi
perché contempliamo in te il volto del Padre,
perché scopriamo in te la fiamma delle cose,
icone dei volti.

Tutti:

Pater noster, qui es in cælis;
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.

O quam tristis et afflicta
fuit illa benedica
Mater Unigeniti!

 

 

QUARTA STAZIONE
Gesù è rinnegato da Pietro

V. Crucem tuam adoramus, Domine,
R. Et sanctam resurrectionem tuam confitemur.

Dal Vangelo secondo Marco 14, 72

Per la seconda volta un gallo cantò.
Allora Pietro si ricorda
quella parola che Gesù gli ha detto:
" Prima che il gallo canti due volte,
mi rinnegherai per tre volte ".
E scoppia in pianto.

MEDITAZIONE

Il gallo annuncia il giorno,
il giorno senza tramonto del Regno.
Allora Pietro si impaurisce:
il regno, infatti, non viene con schiere di angeli
o di uomini muniti di spade e di ordigni,
ma viene con la morte di sé
e, prima di tutto, con la morte del Maestro.

" No, tutto ciò non ti accadrà ",
aveva detto Pietro a Gesù,
che gli annunciava la sua passione.
Tutto invece accade.

Gesù aveva intuito
la debolezza segreta del più forte,
l'ardore impaziente che all'improvviso si sottrae:
" Prima che il gallo canti due volte,
mi rinnegherai per tre volte ".

Giuda è andato ad impiccarsi disperando della salvezza
il giorno stesso della salvezza universale.(1)
Ma Pietro scoppia in pianto.
Lacrime di Pietro,
nelle quali annega il suo orgoglio.
Lacrime di Pietro;
egli sarà il primo, ma solo come peccatore perdonato,
per presiedere non alla gloria, ma all'amore.(2)

(1) San Nicola Cabasilas.
(2) Sant Ignazio d'Antiochia.

 

ORAZIONE

Signore, donaci le lacrime di Pietro
quando vogliamo ignorare
che la passione è il prezzo della Pasqua;
che tu vinci la morte, ma con la morte.
Quando vogliamo ignorare
che la Croce è il solo albero della vita.
A noi, orgogliosi della nostra fede,
avidi di gustarne l'ebbrezza alla soglia,
ma che crolliamo all'improvviso,
quando viene l'orrore,
dona le lacrime di Pietro:
il tuo immenso perdono.

Tutti:

Pater noster, qui es in cælis;
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.

Quæ mærebat et dolebat,
pia Mater, dum videbat
Nati poenas incliti.

  

QUINTA STAZIONE
Gesù è giudicato da Pilato

V. Crucem tuam adoramus, Domine,
R. Et sanctam resurrectionem tuam confitemur.

Dal Vangelo secondo Marco 15, 14-15

La folla grida più forte: " Crocifiggilo ".
E Pilato, volendo dare soddisfazione alla moltitudine,
rilascia loro Barabba
e dopo aver fatto flagellare Gesù,
lo consegna perché sia crocifisso.

MEDITAZIONE

La folla aveva acclamato Gesù
al suo ingresso in Gerusalemme.
Ora essa grida: a morte!
Non sono più persone,
esse si sono fuse e tramutate in una belva collettiva,
assetata di tortura e di sangue.
Quale male alberga nell'uomo,
quale potere delle tenebre
fa sì che questo rituale di crudeltà
prenda di mira l'Innocente?

Gesù è re. È entrato in Gerusalemme come un re.
Eccolo, ora, re senza città.(1)
Tale è il nostro Dio, che noi escludiamo dalla sua creazione
e che, incarnato nella creazione, assume in sé ogni esclusione.

Storia crudele, ipnosi di distruzione,
uccidere per dimenticare che dobbiamo morire.
Storia crudele e quanto mai ironica!
perché Barabba vuol dire " figlio del Padre ".

E l'uomo che governa, Pilato,
senza altra verità che la sua potenza,
adula la folla per incanalarne la follia
e salvare l'ordine di Cesare.
Saggezza atroce dei dominatori
che gettano alle masse capri espiatori.

Ma presto tutto sarà capovolto: poiché il servo sofferente
se " offre la sua vita in sacrificio di espiazione,
vedrà la luce e sarà saziato ".(2)
E per lui, tutti gli esclusi, tutti gli uomini senza volto
(come allora venivano chiamati gli schiavi)
vedranno la luce e saranno saziati.

(1) San Nicola Cabasilas.
(2) Isaia 53, 10-11.

 

ORAZIONE

Signore Gesù, re senza regno,
apri la porta dei nostri cuori
perché la tua luce dolcissima,
eppure forte come una vita senza morte,
risplenda nel mondo dei Barabba e dei Pilato.

Signore Gesù, flagellato dai nostri peccati,
Tu che non sai neppure cosa sia il male,
e accetti in silenzio di essere schiaffeggiato,
estirpa da noi la parte d'ombra,
vertigine del nulla,
così non avremo più bisogno di capri espiatori
e riconosceremo in ogni uomo
" Bar-abba ", il figlio del Padre,
l'assassino inaspettatamente liberato.

Tutti:

Pater noster, qui es in cælis;
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.

Quis est homo qui non fleret, 
Matrem Christi si videret
in tanto supplicio?

  

SESTA STAZIONE
Gesù è flagellato e coronato di spine

V. Crucem tuam adoramus, Domine,
R. Et sanctam resurrectionem tuam confitemur.

Dai Vangeli secondo Marco e secondo Giovanni 
Marco 15, 17-19; Giovanni 19, 5

I soldati lo rivestono di porpora
e, dopo aver intrecciato una corona di spine,
gliela mettono sul capo.
Cominciano poi a salutarlo:
" Salve, re dei Giudei! ".
E gli percuotono il capo con una canna
e gli sputano addosso.
Allora Gesù esce,
portando la corona di spine e il mantello di porpora.
E Pilato dice loro:
" Ecco l'uomo ".

MEDITAZIONE

Quando il Giardino delle origini fu chiuso,
Dio annunciò che la terra avrebbe generato spine,
il suolo maledetto, l'uomo colpito dalla morte.
Delle spine delle nostre sofferenze e dei nostri odi
ti incoronano i carnefici.
Il Padre " fa ricadere su di te
l'iniquità di noi tutti.
Maltrattato, tu non apri la bocca,
come agnello condotto al macello ".(1)

Tutte le membra della tua carne santa
hanno sopportato l'infamia per noi,
la tua testa le spine, il tuo volto schiaffi e sputi,
la tua schiena la flagellazione
e la tua mano la canna.(2)

Eppure tu sei re,
sei il re della Vita.
I carnefici ti incoronano,
ti rivestono della porpora regale del tuo sangue.
Nella tua mano uno scettro di scherno,
ma pur sempre uno scettro: senza saperlo, essi profetizzano.

Eppure tu sei sacerdote:
con pacata maestà
porti il dolore del mondo
per consumarlo con il fuoco del tuo amore.

Tu eri alle nozze di Cana.
Ora sei alle nozze di sangue.

(1) Isaia 53, 7.
(2) Ispirato alla Liturgia bizantina.
 

ORAZIONE

Ecco l'uomo.
Mostraci l'uomo
in ogni volto di torturato.

Ecco l'uomo.
Mostraci l'uomo
in ogni volto di affamato,
non importa se affamato di pane o di una identità.

Ecco l'uomo.
Nel bruto ingordamente sazio
che cammina a ritroso verso la morte,
mostraci il volto,
il tuo volto.
Mostraci nell'uomo
l'immagine di Dio.

Tutti:

Pater noster, qui es in cælis;
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.

Quis non posset contristari,
Christi Matrem contemplari,
dolentem cum Filio?

 
 

SETTIMA STAZIONE
Gesù è caricato della croce

V. Crucem tuam adoramus, Domine,
R. Et sanctam resurrectionem tuam confitemur.

Dal Vangelo secondo Marco 15, 20

Dopo averlo schernito,
lo spogliano della porpora
e gli rimettono le sue vesti
poi lo conducono fuori
per crocifiggerlo.

MEDITAZIONE

Dopo la veste di porpora,
di nuovo la veste bianca:
dopo il re, il sacerdote;
ed ecco l'altare del sacrificio:
la Croce.

L'hanno condotto fuori,
fuori della città santa,
fuori del sacro gelosamente protetto
che esclude il profano.
Ormai è lui la sorgente della santità,
per cui non c'è nulla che sia " al di fuori ":
nulla che non possa essere santificato.

L'hanno condotto fuori
lontano dal tempio dove si sgozzano gli agnelli:
è lui l'Agnello che porta il peccato del mondo;
non vi è più altro tempio
che il suo corpo:
eucaristia, nostro rifugio.

L'hanno condotto fuori
lontano dagli uomini e da Dio,
almeno da quel Dio che essi pretendono di conoscere,
perché " maledetto è colui che pende dal legno ",(1)
ma in lui il vero Dio si rivela.

L'hanno condotto fuori
con la Croce.

ORAZIONE

O Gesù, che sei stato cacciato,
che tu non sia più fuori da me.
Ricomponi il mio cuore
perché sia la tua dimora.

O Gesù, che sei stato cacciato,
che tu non sia più fuori dalle nostre Chiese,
dalle quali noi, opponendole, ti scacciamo.

Gesù, che sei stato cacciato
perché nessuno sia più " al di fuori ",
perché nessuno sia escluso dal convito(2)
che ci offri di generazione in generazione.

O Gesù, ormai sei fuori da questo mondo,
ecco che presto lo illuminerai.

(1) Deuteronomio 21, 23.
(2) Da un'omelia ispirata al trattato di Ippolito sulla Pasqua (SCh 27, p. 90).

 

Tutti:

Pater noster, qui es in cælis;
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.

Pro peccatis suæ gentis,
vidit Iesum in tormentis,
et flagellis subditum.

  

OTTAVA STAZIONE
Gesù è aiutato dal Cireneo a portare la croce

V. Crucem tuam adoramus, Domine,
R. Et sanctam resurrectionem tuam confitemur.

Dal Vangelo secondo Marco 15, 21

Allora costringono un tale che stava passando,
Simone di Cirene,
che veniva dalla campagna,
a portare la croce.

MEDITAZIONE

Simone è un nome giudeo, ma Cirene è una città greca,
in qualche parte dell'Africa.
Ritornato nella terra dei suoi padri, egli la coltivava.
Un contadino robusto, imbrattato di fertile limo,
forse gioioso perché gli alberi da frutta sono in fiore.

Eccolo alle porte della città,
passa e non sa nulla di quanto sta accadendo.
L'ufficiale dell'esercito di occupazione
vede che è vigoroso e povero e gli ingiunge
di portare di buon passo la croce di Gesù.

Egli non è né un discepolo né un amico.
Gli apostoli si sono dispersi.
Eppure egli non si sottrae e porta la croce,
che non gli era destinata.

Sono molti coloro che la vita costringe a portare la croce,
senza che sappiano che è la croce di Cristo.
La portano ogni volta che superano ogni egoismo
per nutrire, vestire, accogliere lo sconosciuto.

" Non ti conoscevamo ", essi dicono a Gesù,
ma egli replica: " L'avete fatto a me ".(1)

Simone aveva ancora negli occhi l'albero in fiore,
ma sotto il sangue raggrumato,
egli ha forse intravvisto un volto di luce
e ha intuito che portava ben più di un albero
che presto si sarebbe disseccato:
ha intuito che portava il nuovo Albero della Vita.

(1) Cf. Matteo 25, 35-46.

ORAZIONE

Signore, il destino ci costringe a portare la croce.
Rivelaci che è la tua
e che in realtà sei tu a portare le nostre.

Signore, come croci portiamo le nostre passioni,
esse non sono prive di amore, non sono scevre di menzogna.
Con la tua passione, liberaci dall'illusione
e trasforma le nostre passioni
- che non sono prive di amore -,
in compassione.

Signore, noi portiamo la croce della nostra morte,
della morte di coloro che amiamo.
Nel nostro faticoso avanzare,
rivelaci che sei tu ad attenderci,
tu che fai della mia
la tua Croce,
Croce di risurrezione.

Tutti:

Pater noster, qui es in cælis;
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.

Tui Nati vulnerati,
tam dignati pro me pati,
poenas mecum divide.



  

NONA STAZIONE
Gesù incontra le donne di Gerusalemme

V. Crucem tuam adoramus, Domine,
R. Et sanctam resurrectionem tuam confitemur.

Dal Vangelo secondo Luca 23, 27-28. 31

Lo seguiva una grande folla di popolo,
e di donne che si battevano il petto
e facevano lamenti su di lui.
Ma Gesù, voltandosi verso le donne, disse:
" Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me,
ma piangete su voi stesse e sui vostri figli.
Perché se trattano così il legno verde,
che avverrà del legno secco? ".

MEDITAZIONE

Gli uomini hanno condannato Gesù,
ma le donne lo seguono piangendo.
Non ci sono donne tra i nemici di Gesù.
In segno di maternità oltraggiata
esse si percuotono il petto.

Ma Gesù dice loro: " Non piangete.
Non piangere, Madre mia.
Fra tre giorni, io mi leverò ".(1)
Non si deve piangere sul sacerdote
che celebra il sacrificio
dell'universale santità.

Sul destino dell'uomo si deve piangere,
su ciò che l'uomo ha fatto del suo destino.
Lazzaro è morto, già se ne avverte il fetore.

Già i nemici assediano la città,
le forze del nulla accerchiano l'uomo
e lo trascinano verso il baratro del vuoto.

Gesù assume questo destino per vincerlo.
Egli ha risuscitato Lazzaro
e si appresta ad affrontare Colui che separa,
il quale non ha con lui complicità alcuna.
Per poterci dire infine un giorno:
" Io asciugo ogni lacrima dai vostri occhi;
non c'è più morte, né lamento, né affanno
perché le cose di prima sono passate ".(2)

(1) Citato dalla Liturgia bizantina.
(2) Cf. Apocalisse 21, 4.
   

ORAZIONE

La torre di Siloé continua a crollare,
gli eserciti incendiano sempre le città.
E tutto ciò non perché tu voglia punirci,
ma perché noi diventiamo legno secco.

Tu, legno verde, donaci la tua linfa
perché sappiamo come asciugare le lacrime
delle donne di Gerusalemme.

Fa' che ciascuno di noi sia la Veronica
che terge il sudore dal tuo volto,
perché il tuo volto sulle nostre icone
- ogni uomo è la tua icona -,
sia per noi la porta dell'eternità.

Tutti:

Pater noster, qui es in cælis;
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.

Eia Mater, fons amoris,
me sentire vim doloris
fac, ut tecum lugeam.

  
  

DECIMA STAZIONE
Gesù è crocifisso

V. Crucem tuam adoramus, Domine,
R. Et sanctam resurrectionem tuam confitemur.

Dal Vangelo secondo Marco 15, 24

Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti,
tirando a sorte su di esse quello che ciascuno dovesse prendere.

MEDITAZIONE

Oggi è sospeso alla forca
colui che nell'immensità tiene sospesi i mondi.
È affisso con i chiodi,
lo Sposo della Chiesa.
È trafitto da una lancia,
il Figlio della Vergine.
Veneriamo la tua sofferenza, o Cristo,
venga la tua risurrezione.(1)

Oggi Gesù conosce
l'orrore del corpo teso sulla croce,
lo smarrimento angoscioso dell'anima
ed il disprezzo degli uomini.
Ormai egli è fratello dei torturati,
dei disperati, dei disprezzati.

Oggi lui, il solo vivente
- " io sono la Risurrezione e la Vita " -(2)
nato dalla Vergine, senza lacerarla,
conosce uno strazio al di là di ogni umana misura.

Follia per coloro che venerano la saggezza,
ma per noi potenza di Dio e sapienza di Dio.(3)

O Gesù dalle braccia per sempre spalancate,
dal tuo fianco trafitto sgorga l'acqua del battesimo
e il sangue dell'eucaristia.
Qualche goccia di sangue rinnova tutto l'universo,(4)
l'alba dello Spirito si leva dal corpo torturato.

Avevamo bisogno che Dio si incarnasse e morisse
perché noi potessimo rivivere.(5)
L'albero della vergogna diventa l'Albero della Vita,
l'asse del mondo che raccoglie ogni nostro dolore
per offrirlo al fuoco dello Spirito.

Questo albero si innalza dalla terra fino ai cieli.
Scala di Giacobbe, sentiero degli angeli,
il suo frutto racchiude tutta la vita,
noi ne mangiamo e mangiandone non moriremo.(6)

(1) Ispirato alla Liturgia bizantina.
(2) Giovanni 11, 25.
(3) 1 Corinti 1, 23.
(4) San Gregorio Nazianzeno.
(5) Ibidem.
(6) Omelia di Pasqua, op. cit.

 

ORAZIONE

O Croce di Cristo,
tu sola puoi pronunciare il giudizio che ci condanna,
tu sola ci riveli il folle amore di Dio.

O Croce di Cristo,
sola risposta a Giobbe,
agli innumerevoli Giobbe della storia:
la tua vista comprima in noi ogni rivolta
e renda ridicolo ogni odio.

O Croce di Cristo,
concedici nei momenti più difficili
di non cadere nella disperazione,
ma ai tuoi piedi,
perché Colui che è stato innalzato su di te
ci attiri tutti a lui
nella sua gloria paradossale.

Tutti:

Pater noster, qui es in cælis;
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.

Fac ut ardeat cor meum
in amando Christum Deum,
ut sibi complaceam.

  

UNDICESIMA STAZIONE
Gesù promette il suo regno al buon ladrone

V. Crucem tuam adoramus, Domine,
R. Et sanctam resurrectionem tuam confitemur.

Dal Vangelo secondo Luca 23, 39-43

Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava:
" Non sei tu il Cristo? Salva te stesso ".
Ma l'altro lo rimproverava:
" Neanche tu hai timore di Dio. Noi riceviamo il giusto
per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male ".
E aggiunse: " Gesù, ricordati di me
quando entrerai nel tuo regno ".
Gli rispose: " In verità ti dico, oggi sarai con me
nel Paradiso ".

MEDITAZIONE

Tutto il nostro destino si riassume
nel destino dei due malfattori.
Essi non sono degli estranei, sono noi.
La nostra scelta si riduce
al malfattore di destra o a quello di sinistra.

Il malfattore di sinistra propone a Gesù
l'ultima tentazione:
" Se sei il Messia, salva te stesso ".
Già i sacerdoti e i soldati l'avevano detto:
" Salvi se stesso e noi crederemo in lui ".

Ma, mentre Gesù tace, l'altro malfattore
rivolgendosi al primo, gli dice:
" Noi uomini uccidiamo e siamo uccisi,
la morte è iscritta nel profondo di noi.
Ma in Gesù, nel quale non esiste male alcuno,
in Gesù non c'è la fatalità della morte,
ma soltanto la morte per amore ".

E il bandito, immobilizzato dai chiodi,
conserva l'ultima libertà, quella della fede,
e grida: " Gesù, ricordati di me
quando entrerai nel tuo regno ".

Egli ha forse intuito che il regno non deve più venire,
ma è già presente, è Gesù nel suo sacrificio d'amore.
È presente, è Gesù: un solo Soffio di vita con il Padre.
In Lui la terra del dolore diventa paradiso.

Allora, volgendo lo sguardo al malfattore, dice:
" Oggi sarai con me nel paradiso ".

ORAZIONE

Gesù, ciascuno di noi è insieme il malfattore che bestemmia
e il malfattore che crede.
Signore, io ho fede, soccorri la mia mancanza di fede.
Sono inchiodato alla morte, null'altro mi resta
che gridare: " Gesù, ricordati di me
quando verrai con il tuo regno ".

Gesù, non so nulla, non comprendo nulla
in questo mondo d'orrore.
Ma tu vieni a me, con le braccia aperte, con il cuore aperto,
la tua sola presenza è il mio paradiso.
Ricordati di me,
quando verrai con il tuo regno.

Gloria e lode a te, che accogli
non i sani, ma i malati,
tu che hai come inatteso amico uno scellerato
messo al bando dalla giustizia degli uomini.

Già tu scendi agli inferi e liberi
coloro che si credevano dannati e che gridano a te:
" Ricordati di noi, Signore,
quando verrai con il tuo regno ".

Tutti:

Pater noster, qui es in cælis;
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.

Sancta Mater, istud agas,
Crucifixi fige plagas,
cordi meo valide.
 

 

DODICESIMA STAZIONE
Gesù in Croce, la Madre e il discepolo

V. Crucem tuam adoramus, Domine,
R. Et sanctam resurrectionem tuam confitemur.

Dal Vangelo secondo Giovanni 19, 26-27

In quell'Ora, Gesù vedendo la madre
e lì accanto a lei il discepolo che egli amava,
disse alla madre: " Donna, ecco tuo figlio ".
Poi disse al discepolo: " Ecco la tua madre ".
E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.

MEDITAZIONE

Ai piedi della Croce: Maria e Giovanni,
la Madre e il Discepolo prediletto.
Maria, Madre di Dio: ella ha detto sì all'angelo,
sciogliendo sovranamente la tragedia della nostra libertà.
Nella serena trasparenza del suo corpo, ella ha generato.
Ora una spada le trapassa il cuore.

Giovanni, il solo discepolo fedele fino alla fine.
Nell'ultima cena,
il suo capo ha riposato sul cuore del Maestro,
sul cuore del mondo.
Egli ha conservato le sue ultime parole,
l'unità di Gesù e del Padre,
la promessa dello Spirito Santo.

Donna, dice Gesù.
Donna: in lei ogni femminilità,
ogni tenerezza, ogni bellezza.
Donna forte e dignitosa,
che conservi tutte queste cose nel tuo cuore,
il tuo Figlio risuscitato scomparirà agli occhi degli uomini,
ma ecco, tu hai un figlio nel tuo Figlio.

Custode dell'adozione,
madre di tutti gli uomini,
salve, piena di grazie, il Signore è con te.

E Giovanni l'accoglie nella sua casa,
nel suo amore,
presenza ormai silenziosa,
del grande silenzio dell'adorazione.
Stia ella così nelle nostre case,
madre di ogni fedeltà, di ogni tenerezza.
Stia ella così nella casa del mondo,
terra di infinita fecondità.

Ecco la prima Chiesa
nata dal legno della Croce.
Quando Gesù, chinando il capo, consegna lo Spirito
è come una prima Pentecoste.

ORAZIONE

Gesù, figlio del cielo, per il Padre tuo,
figlio della terra, per la tua Madre,
rendici figli della terra e del cielo,
per le preghiere della Madre di Dio.

Gesù, una lancia ha trafitto il tuo fianco,
forse anche il tuo cuore.
A te, Maria, una spada trafigge il cuore.
Signore, fa' entrare anche noi in questo terribile scambio,
per le preghiere della Madre di Dio.

Gesù, figlio della Vergine,
rendici, come il discepolo che tu amavi,
testimoni della luce e della vita,
della luce della vita,
per le preghiere della Madre di Dio.

Tutti:

Pater noster, qui es in cælis;
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.

Vidit suum dulcem Natum
muriendo desolatum
dum emisit spiritum.

   
  

TREDICESIMA STAZIONE
Gesù muore sulla Croce

V. Crucem tuam adoramus, Domine,
R. Et sanctam resurrectionem tuam confitemur.

Dal Vangelo secondo Marco 15, 34. 36-37

Alle tre,
Gesù grida con voce forte:
" Eloì, Eloì, lema sabactàni!",
che significa:
" Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? ".
Uno corre a inzuppare di aceto una spugna
e postala su una canna
gli dà da bere.
Ma Gesù, dando un forte grido,
spira.

MEDITAZIONE

Gesù, il Verbo incarnato,
ha percorso la distanza più grande
che l'umanità perduta possa percorrere.
" Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? ".
Distanza infinita, supremo strazio,
prodigio dell'amore.

Tra Dio e Dio,
tra il Padre e il Figlio incarnato,
si frappone la nostra disperazione
con la quale Gesù è solidale fino in fondo.

L'assenza di Dio è precisamente l'inferno.
" Ho sete ", dice ancora Gesù, riecheggiando il salmo:
" È arido come un coccio il mio palato,
la mia lingua si è incollata alla gola,
su polvere di morte mi hai deposto ".(1)

Dio ha sete dell'uomo e l'uomo lo fugge,
innalzando un " muro di separazione ".
Gesù, inchiodato a questo muro, dice: " Ho sete "
e riceve aceto.

L'eterno abbraccio del Padre e del Figlio
diventa distanza tra il cielo e l'inferno.
" Eloì, Eloì, lema sabactàni? ".
Come se, per un attimo,
il Dio crocifisso si trovasse ad essere incredulo.

In quel momento tutto si capovolge.
In Gesù, la volontà umana,
come al Getsemani,
acconsente.
" Padre nelle tue mani consegno il mio spirito ".(2)
L'abisso della disperazione svanisce
come una irrisoria goccia di odio
nell'abisso infinito dell'amore.
La distanza tra il Padre e il Figlio
non è più il luogo dell'inferno, ma dello Spirito.

ORAZIONE

Gesù, tu hai spogliato te stesso
assumendo la condizione di servo
fino alla morte e alla morte di croce.(3)
Insegnaci a dire, nel giorno dell'angoscia,
o forse dell'agonia,
" Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito ".

Ormai il cielo, la terra e l'inferno sono pieni di luce.(4)
Nulla può separarci da te.
" Dove andare lontano dal tuo spirito?
Se scendo negli inferi, eccoti ".(5)
O Pastore immolato,
prendici sulle tue spalle
per ricondurci verso il Padre.
Che in te l'incredulo più tormentato
trovi infine la risposta.

Lode a te, Gesù, nostro Dio:
tu trasformi la croce della disperazione
nella croce pasquale.

(1) Salmo 22 (21), 16.
(2) Luca 23, 46.
(3) Filippesi 2, 7-8.
(4) Mattutini pasquali della Liturgia bizantina.
(5) Salmo 139 (138), 7-8.

 

Tutti:

Pater noster, qui es in cælis;
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.

Fac me tecum pie flere,
Crucifixo condolere,
donec ego vixero.

  

QUATTORDICESIMA STAZIONE
Gesù è deposto nel sepolcro

V. Crucem tuam adoramus, Domine,
R. Et sanctam resurrectionem tuam confitemur.

Dal Vangelo secondo Marco 15, 46

Giuseppe d'Arimatea, comprato un lenzuolo,
cala il corpo di Gesù giù dalla croce
e, avvoltolo nel lenzuolo,
lo depone in un sepolcro
scavato nella roccia.

MEDITAZIONE

Un Giuseppe ti ha protetto quando eri bambino.
Un altro Giuseppe ti schioda dolcemente dalla croce.
Nelle sue mani tu sei più abbandonato
di un bimbo nelle mani della madre.
Egli depone nel grembo della roccia
la reliquia del tuo corpo immacolato.

La pietra è rotolata, tutto è silenzio.
È il sabbat misterioso.
Tutto tace, la creazione trattiene il respiro.
Nel vuoto totale d'amore, discende il Cristo.
Ma da vincitore.

Egli arde del fuoco dello Spirito.
Al suo contatto, i legami dell'umanità si consumano.
O Vita, come puoi morire?
Muoio per distruggere la potenza della morte
e risuscitare i morti dall'inferno.(1)

Tutto tace. Ma la grande lotta ha fine.
Colui che separa è vinto.
Sotto la terra, nel profondo delle nostre anime,
una scintilla di fuoco si è accesa.

Veglia di Pasqua. Tutto tace, ma nella speranza.
L'ultimo Adamo tende la mano al primo Adamo.
La Madre di Dio asciuga le lacrime di Eva.(2)
Attorno alla roccia mortale, fiorisce il giardino.

ORAZIONE

O mio liberatore,
ero fuggito lontano da te,
nel mortale spessore della roccia.
Ma tu spezzi ogni barriera,
conduci con te tutti i prigionieri,
prigionieri di loro stessi e del diavolo.
Li conduci verso l'alba della Pasqua,
perché l'amore è forte come la morte.(3)

Mantengo la mia anima in pace e in silenzio
come un bimbo stretto al seno di sua madre.(4)
So che tu mi troverai.

Gesù regale, risplendi nelle tenebre,
fiaccola di vita.
Della tua presenza vibri il silenzio,
il mondo non sia più una tomba vuota!
I due Adami si identificano nella luce,
nei sepolcri non ci sono più morti.

Cristo è risuscitato dai morti,
con la morte schiaccia la morte.
A chi è nel sepolcro,
egli reca la vita.(5)

(1) Ispirato alla Liturgia bizantina.
(2) Ibidem.
(3) Cantico dei Cantici 8, 6.
(4) Salmo 131(130), 2.
(5) Ispirato alla Liturgia bizantina.

Tutti:

Pater noster, qui es in cælis;
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.

Quando corpus morietur
fac ut animæ donetur
paradisi gloria. Amen.

  

Il Santo Padre rivolge la sua parola ai presenti.
Al termine del discorso il Santo Padre imparte la Benedizione Apostolica:

V. Dominus vobiscum.
R. Et cum spiritu tuo.
V. Sit nomen Domini benedictum.
R. Ex hoc nunc et usque in sæculum.
V. Adiutorium nostrum in nomine Domini.
R. Qui fecit cælum et terram.
V. Benedicat vos omnipotens Deus:
Pater et Filius et Spiritus Sanctus.
R. Amen.

   

 

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