CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA PARTE TERZA LA VITA IN CRISTO SEZIONE PRIMA LA VOCAZIONE DELL'UOMO: LA VITA NELLO SPIRITO CAPITOLO TERZO LA SALVEZZA DI DIO: LA LEGGE E LA GRAZIA ARTICOLO 3 LA CHIESA, MADRE E MAESTRA 2030 È nella Chiesa, in comunione con tutti i battezzati, che il cristiano realizza la propria vocazione. Dalla Chiesa accoglie la Parola di Dio che contiene gli insegnamenti della « Legge di Cristo ». 254 Dalla Chiesa riceve la grazia dei sacramenti che lo sostengono lungo la « via ». Dalla Chiesa apprende l'esempio della santità; ne riconosce il modello e la sorgente nella santissima Vergine Maria; la riconosce nella testimonianza autentica di coloro che la vivono; la scopre nella tradizione spirituale e nella lunga storia dei santi che l'hanno preceduto e che la liturgia celebra seguendo il santorale. 2031 La vita morale è un culto spirituale. Noi offriamo i nostri « corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio » (Rm 12,1), in seno al corpo di Cristo, che noi formiamo, e in comunione con l'offerta della sua Eucaristia. Nella liturgia e nella celebrazione dei sacramenti, preghiera ed insegnamento si uniscono alla grazia di Cristo, per illuminare e nutrire l'agire cristiano. Come l'insieme della vita cristiana, la vita morale trova la propria fonte e il proprio culmine nel sacrificio eucaristico. I. Vita morale e Magistero della Chiesa 2032 La Chiesa, « colonna e sostegno della verità » (1 Tm 3,15), « ha ricevuto dagli Apostoli il solenne comandamento di Cristo di annunziare la verità della salvezza ». 255 « È compito della Chiesa annunziare sempre e dovunque i principi morali anche circa l'ordine sociale, e così pure pronunciare il giudizio su qualsiasi realtà umana, in quanto lo esigano i diritti fondamentali della persona umana o la salvezza delle anime ». 256 2033 Il Magistero dei Pastori della Chiesa in materia morale ordinariamente si esercita nella catechesi e nella predicazione, con l'aiuto delle opere dei teologi e degli autori spirituali. In tal modo, di generazione in generazione, sotto la guida e la vigilanza dei Pastori, si è trasmesso il « deposito » della morale cristiana, composto da un insieme caratteristico di norme, di comandamenti e di virtù che derivano dalla fede in Cristo e che sono vivificati dalla carità. Tale catechesi ha tradizionalmente preso come base, accanto al Credo e al Pater, il Decalogo, che enuncia i principi della vita morale validi per tutti gli uomini. 2034 Il Romano Pontefice e i Vescovi « sono i dottori autentici, cioè rivestiti dell'autorità di Cristo, che predicano al popolo loro affidato la fede da credere e da applicare nella pratica della vita ». 257 Il Magistero ordinario e universale del Papa e dei Vescovi in comunione con lui insegna ai fedeli la verità da credere, la carità da praticare, la beatitudine da sperare. 2035 Il grado più alto nella partecipazione all'autorità di Cristo è assicurato dal carisma dell'infallibilità. Essa « si estende tanto quanto il deposito della divina rivelazione »; 258 si estende anche a tutti gli elementi di dottrina, ivi compresa la morale, senza i quali le verità salvifiche della fede non possono essere custodite, esposte o osservate. 259 2036 L'autorità del Magistero si estende anche ai precetti specifici della legge naturale, perché la loro osservanza, chiesta dal Creatore, è necessaria alla salvezza. Richiamando le prescrizioni della legge naturale, il Magistero della Chiesa esercita una parte essenziale della sua funzione profetica di annunziare agli uomini ciò che essi sono veramente e di ricordare loro ciò che devono essere davanti a Dio. 260 2037 La Legge di Dio, affidata alla Chiesa, è insegnata ai fedeli come cammino di vita e di verità. I fedeli hanno, quindi, il diritto 261 di essere istruiti intorno ai precetti divini salvifici, i quali purificano il giudizio e, mediante la grazia, guariscono la ragione umana ferita. Hanno il dovere di osservare le costituzioni e i decreti emanati dalla legittima autorità della Chiesa. Anche se sono disciplinari, tali deliberazioni richiedono la docilità nella carità. 2038 Nell'opera di insegnamento e di applicazione della morale cristiana, la Chiesa ha bisogno della dedizione dei Pastori, della scienza dei teologi, del contributo di tutti i cristiani e degli uomini di buona volontà. Attraverso la fede e la pratica del Vangelo i singoli fanno un'esperienza della « vita in Cristo », che li illumina e li rende capaci di discernere le realtà divine e umane secondo lo Spirito di Dio. 262 Così lo Spirito Santo può servirsi dei più umili per illuminare i sapienti e i più eminenti in dignità. 2039 I ministeri vanno esercitati in uno spirito di servizio fraterno e di dedizione alla Chiesa, in nome del Signore. 263 Al tempo stesso la coscienza di ognuno, nel suo giudizio morale sui propri atti personali, deve evitare di rimanere chiusa entro i limiti di una considerazione individuale. Come meglio può, deve aprirsi alla considerazione del bene di tutti, quale è espresso nella legge morale, naturale e rivelata, e conseguentemente nella legge della Chiesa e nell'insegnamento autorizzato del Magistero sulle questioni morali. Non bisogna opporre la coscienza personale e la ragione alla legge morale o al Magistero della Chiesa. 2040 In tal modo può svilupparsi tra i cristiani un vero spirito filiale nei confronti della Chiesa. Esso è il normale sviluppo della grazia battesimale, che ci ha generati nel seno della Chiesa e ci ha resi membri del corpo di Cristo. La Chiesa, nella sua sollecitudine materna, ci accorda la misericordia di Dio, che trionfa su tutti i nostri peccati e agisce soprattutto nel sacramento della Riconciliazione. Come madre premurosa, attraverso la sua liturgia, giorno dopo giorno, ci elargisce anche il nutrimento della Parola e dell'Eucaristia del Signore. II. I precetti della Chiesa 2041 I precetti della Chiesa si collocano in questa linea di una vita morale che si aggancia alla vita liturgica e di essa si nutre. Il carattere obbligatorio di tali leggi positive promulgate dalle autorità pastorali, ha come fine di garantire ai fedeli il minimo indispensabile nello spirito di preghiera e nell'impegno morale, nella crescita del l'amore di Dio e del prossimo. 2042 Il primo precetto (« Partecipa alla Messa la domenica e le altre feste comandate e rimani libero dalle occupazioni del lavoro ») esige dai fedeli che santifichino il giorno in cui si ricorda la risurrezione del Signore e le particolari festività liturgiche in onore dei misteri del Signore, della beata Vergine Maria e dei santi, in primo luogo partecipando alla celebrazione eucaristica in cui si riunisce la comunità cristiana, e che riposino da quei lavori e da quelle attività che potrebbero impedire una tale santificazione di questi giorni. 264 Il secondo precetto (« Confessa i tuoi peccati almeno una volta all'anno ») assicura la preparazione all'Eucaristia attraverso la recezione del sacramento della Riconciliazione, che continua l'opera di conversione e di perdono del Battesimo. 265 Il terzo precetto (« Ricevi il sacramento dell'Eucaristia almeno a Pasqua ») garantisce un minimo in ordine alla recezione del Corpo e del Sangue del Signore in collegamento con le feste pasquali, origine e centro della liturgia cristiana. 266 2043 Il quarto precetto (« In giorni stabiliti dalla Chiesa astieniti dal mangiare carne e osserva il digiuno ») assicura i tempi di ascesi e di penitenza, che ci preparano alle feste liturgiche e a farci acquisire il dominio sui nostri istinti e la libertà di cuore. 267 Il quinto precetto (« Sovvieni alle necessità della Chiesa ») enuncia che i fedeli sono tenuti a venire incontro alle necessità materiali della Chiesa, ciascuno secondo le proprie possibilità. 268 III. Vita morale e testimonianza missionaria 2044 La fedeltà dei battezzati è una condizione fondamentale per l'annunzio del Vangelo e per la missione della Chiesa nel mondo. Il messaggio della salvezza, per manifestare davanti agli uomini la sua forza di verità e di irradiamento, deve essere autenticato dalla testimonianza di vita dei cristiani. « La testimonianza della vita cristiana e le opere buone compiute con spirito soprannaturale hanno la forza di attirare gli uomini alla fede e a Dio ». 269 2045 Poiché sono le membra del corpo di cui Cristo è il Capo, 270 i cristiani contribuiscono all'edificazione della Chiesa con la saldezza delle loro convinzioni e dei loro costumi. La Chiesa cresce, si sviluppa e si espande mediante la santità dei suoi fedeli, 271 finché arriviamo tutti « allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo » (Ef 4,13). 2046 Con la loro vita secondo Cristo, i cristiani affrettano la venuta del regno di Dio, del « regno di giustizia, di amore e di pace ». 272 Non per questo trascurano i loro impegni terreni; fedeli al loro Maestro, ad essi attendono con rettitudine, pazienza e amore. In sintesi 2047 La vita morale è un culto spirituale. L'agire cristiano trova il proprio nutrimento nella liturgia e nella celebrazione dei sacramenti. 2048 I precetti della Chiesa riguardano la vita morale e cristiana, che è sempre unita alla liturgia, della quale si nutre. 2049 Il Magistero dei Pastori della Chiesa in materia morale ordinariamente si esercita nella catechesi e nella predicazione, sulla base del Decalogo, il quale enuncia i principi della vita morale validi per tutti gli uomini. 2050 Il Romano Pontefice e i Vescovi, quali maestri autentici, predicano al popolo di Dio la fede che deve essere creduta e applicata nei costumi. È anche di loro competenza pronunciarsi sulle questioni morali che hanno attinenza con la legge naturale e la ragione. 2051 L'infallibilità del Magistero dei Pastori si estende a tutti gli elementi di dottrina, ivi compresa la morale, senza i quali le verità salvifiche della fede non possono essere custodite, esposte o osservate. DIECI COMANDAMENTI
Esodo 20,2-17 |
Deuteronomio 5,6-21 |
Formula catechistica |
Io sono il Signore tuo Dio che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione di schiavitù. |
Io sono il Signore tuo Dio che ti ho fatto uscire dal paese di Egitto, dalla condizione servile. |
Io sono il Signore Dio tuo: |
Non avrai altri dei di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo, né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque, sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra il suo favore fino a mille generazioni, per coloro che mi amano e osservano i miei comandamenti. |
Non avere altri dei di fronte a me... |
1. Non avrai altro Dio fuori di me. |
Non pronuncerai invano il nome del Signore tuo Dio, perché il Signore non lascerà impunito chi pronuncia il suo nome invano. |
Non pronunciare invano il nome del Signore tuo Dio... |
2. Non nominare il nome di Dio invano. |
Ricordati del giorno di sabato per santificarlo. Sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio. Tu non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il giorno settimo. Perciò il Signore ha benedetto il giorno di sabato e lo ha dichiarato sacro. |
Osserva il giorno di sabato per santificarlo... |
3. Ricordati di santificare le feste. |
Onora tuo padre e tua madre perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dà il Signore, tuo Dio. |
Onora tuo padre e tua madre... |
4. Onora tuo padre e tua madre. |
Non uccidere. |
Non uccidere. |
5. Non uccidere. |
Non commettere adulterio. |
Non commettere adulterio. |
6. Non commettere atti impuri. |
Non rubare. |
Non rubare. |
7. Non rubare. |
Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo. |
Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo. |
8. Non dire falsa testimonianza. |
Non desiderare la casa del tuo prossimo. |
Non desiderare la moglie del tuo prossimo. |
9. Non desiderare la donna d'altri. |
Non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo. |
Non desiderare alcuna delle cose che sono del tuo prossimo. |
10. Non desiderare la roba d'altri. |
(254) Cf Gal 6,2. (255) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 17: AAS 57 (1965) 21. (256) CIC canone 747, § 2. (257) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 25: AAS 57 (1965) 29. (258) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 25: AAS 57 (1965) 30. (259) Cf Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, Dich. Mysterium Ecclesiae, 3: AAS 65 (1973) 401. (260) Cf Concilio Vaticano II, Dich. Dignitatis humanae, 14: AAS 58 (1966) 940. (261) Cf CIC canone 213. (262) Cf 1 Cor 2,10-15. (263) Cf Rm 12,8.11. (264) Cf CIC canoni 1246-1248; CCEO canoni 880, § 3. 881, §§ 1. 2. 4. (265) Cf CIC canone 989; CCEO canone 719. (266) Cf CIC canone 920; CCEO canoni 708. 881, § 3. (267) Cf CIC canoni 1249-1251; CCEO canone 882. (268) Cf CIC canone 222; CCEO canone 25. Le Conferenze Episcopali possono inoltre stabilire altri precetti ecclesiastici per il proprio territorio; cf CIC canone 455. (269) Concilio Vaticano II, Decr. Apostolicam actuositatem, 6: AAS 58 (1966) 842. (270) Cf Ef 1,22. (271) Cf Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 39: AAS 57 (1965) 44. (272) Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'universo, Prefazio: Messale Romano (Libreria Editrice Vaticana 1993) p. 281. |