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CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA

 

PARTE PRIMA 
LA PROFESSIONE DELLA FEDE

SEZIONE SECONDA: 
LA PROFESSIONE DELLA FEDE CRISTIANA

CAPITOLO SECONDO 
CREDO IN GESU' CRISTO, UNICO FIGLIO DI DIO

ARTICOLO 3 
GESU' CRISTO « FU CONCEPITO DI SPIRITO SANTO, 
NACQUE DA MARIA VERGINE»

Paragrafo 3 
I MISTERI DELLA VITA DI CRISTO

512 Il Simbolo della fede, a proposito della vita di Cristo, non parla che dei misteri dell'incarnazione (concezione e nascita) e della pasqua (passione, crocifissione, morte, sepoltura, discesa agli inferi, risurrezione, ascensione). Non dice nulla, in modo esplicito, dei misteri della vita nascosta e della vita pubblica di Gesù, ma gli articoli della fede concernenti l'incarnazione e la pasqua di Gesù illuminano tutta la vita terrena di Cristo. « Tutto quello che Gesù fece e insegnò dal principio fino al giorno in cui [...] fu assunto in cielo » (At 1,1-2) deve essere visto alla luce dei misteri del natale e della pasqua.

513 La catechesi, secondo le circostanze, svilupperà tutta la ricchezza dei misteri di Gesù. Qui basta indicare alcuni elementi comuni a tutti i misteri della vita di Cristo (I), per accennare poi ai principali misteri della vita nascosta (II) e pubblica (III) di Gesù.

I. Tutta la vita di Cristo è mistero

514 Non compaiono nei Vangeli molte cose che interessano la curiosità umana a riguardo di Gesù. Quasi niente vi si dice della sua vita a Nazaret, e anche di una notevole parte della sua vita pubblica non si fa parola. 184 Ciò che è contenuto nei Vangeli è stato scritto « perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome » (Gv 20,31).

515 I Vangeli sono scritti da uomini che sono stati tra i primi a credere 185 e che vogliono condividere con altri la loro fede. Avendo conosciuto, nella fede, chi è Gesù, hanno potuto scorgere e fare scorgere in tutta la sua vita terrena le tracce del suo mistero. Dalle fasce della sua nascita, 186 fino all'aceto della sua passione 187 e al sudario della risurrezione, 188 tutto nella vita di Gesù è segno del suo mistero. Attraverso i suoi gesti, i suoi miracoli, le sue parole, è stato rivelato che « in lui abita corporalmente tutta la pienezza della divinità » (Col 2,9). In tal modo la sua umanità appare come « il sacramento », cioè il segno e lo strumento della sua divinità e della salvezza che egli reca: ciò che era visibile nella sua vita terrena condusse al mistero invisibile della sua filiazione divina e della sua missione redentrice.

I tratti comuni dei misteri di Gesù

516 Tutta la vita di Cristo è rivelazione del Padre: le sue parole e le sue azioni, i suoi silenzi e le sue sofferenze, il suo modo di essere e di parlare. Gesù può dire: « Chi vede me, vede il Padre » (Gv 14,9), e il Padre: « Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo » (Lc 9,35). Poiché il nostro Signore si è fatto uomo per compiere la volontà del Padre, 189 i più piccoli tratti dei suoi misteri ci manifestano l'amore di Dio per noi. 190

517 Tutta la vita di Cristo è mistero di redenzione. La redenzione è frutto innanzi tutto del sangue della croce, 191 ma questo mistero opera nell'intera vita di Cristo: già nella sua incarnazione, mediante la quale, facendosi povero, ci ha arricchiti con la sua povertà; 192 nella sua vita nascosta che, con la sua sottomissione, 193 ripara la nostra insubordinazione; nella sua parola che purifica i suoi ascoltatori; 194 nelle guarigioni e negli esorcismi che opera, mediante i quali « ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie » (Mt 8,17); 195 nella sua risurrezione, con la quale ci giustifica. 196

518 Tutta la vita di Cristo è mistero di ricapitolazione. Quanto Gesù ha fatto, detto e sofferto, aveva come scopo di ristabilire nella sua primitiva vocazione l'uomo decaduto:

« Allorché si è incarnato e si è fatto uomo, ha ricapitolato in se stesso la lunga storia degli uomini e in breve ci ha procurato la salvezza, così che noi recuperassimo in Gesù Cristo ciò che avevamo perduto in Adamo, cioè d'essere ad immagine e somiglianza di Dio ». 197 « Per questo appunto Cristo è passato attraverso tutte le età della vita, restituendo con ciò a tutti gli uomini la comunione con Dio ». 198

La nostra comunione ai misteri di Gesù

519 Tutta la ricchezza di Cristo è destinata ad ogni uomo e costituisce il bene di ciascuno. 199 Cristo non ha vissuto la sua vita per sé, ma per noi, dalla sua incarnazione « per noi uomini e per la nostra salvezza » 200 fino alla sua morte « per i nostri peccati » (1 Cor 15,3) e alla sua risurrezione « per la nostra giustificazione » (Rm 4,25). E anche adesso, è nostro avvocato « presso il Padre » (1 Gv 2,1), « essendo sempre vivo per intercedere » a nostro favore (Eb 7,25). Con tutto ciò che ha vissuto e sofferto per noi una volta per tutte, egli resta sempre « al cospetto di Dio in nostro favore » (Eb 9,24).

520 Durante tutta la sua vita, Gesù si mostra come nostro modello: 201 è « l'uomo perfetto » 202 che ci invita a diventare suoi discepoli e a seguirlo; con il suo abbassamento, ci ha dato un esempio da imitare, 203 con la sua preghiera, attira alla preghiera, 204 con la sua povertà, chiama ad accettare liberamente la spogliazione e le persecuzioni. 205

521 Tutto ciò che Cristo ha vissuto, egli fa sì che noi possiamo viverlo in lui e che egli lo viva in noi. « Con l'incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo a ogni uomo ». 206 Siamo chiamati a formare una cosa sola con lui; egli ci fa comunicare come membra del suo corpo a ciò che ha vissuto nella sua carne per noi e come nostro modello:

« Noi dobbiamo sviluppare continuamente in noi e, in fine, completare gli stati e i misteri di Gesù. Dobbiamo poi pregarlo che li porti lui stesso a compimento in noi e in tutta la sua Chiesa. [...] Il Figlio di Dio desidera una certa partecipazione e come un'estensione e continuazione in noi e in tutta la sua Chiesa dei suoi misteri mediante le grazie che vuole comunicarci e gli effetti che intende operare in noi attraverso i suoi misteri. E con questo mezzo egli vuole completarli in noi ». 207

II. I misteri dell'infanzia e della vita nascosta di Gesù

Le preparazioni

522 La venuta del Figlio di Dio sulla terra è un avvenimento di tale portata che Dio lo ha voluto preparare nel corso dei secoli. Riti e sacrifici, figure e simboli della « prima Alleanza », 208 li fa convergere tutti verso Cristo; lo annunzia per bocca dei profeti che si succedono in Israele; risveglia inoltre nel cuore dei pagani l'oscura attesa di tale venuta.

523 San Giovanni Battista è l'immediato precursore del Signore, 209 mandato a preparargli la via. 210 « Profeta dell'Altissimo » (Lc 1,76), di tutti i profeti è il più grande 211 e l'ultimo; 212 egli inaugura il Vangelo; 213 saluta la venuta di Cristo fin dal seno di sua madre 214 e trova la sua gioia nell'essere « l'amico dello sposo » (Gv 3,29), che designa come « l'Agnello di Dio [...] che toglie il peccato del mondo » (Gv 1,29). Precedendo Gesù « con lo spirito e la forza di Elia » (Lc 1,17), gli rende testimonianza con la sua predicazione, con il suo battesimo di conversione ed infine con il suo martirio. 215

524 La Chiesa, celebrando ogni anno la liturgia dell'Avvento, attualizza questa attesa del Messia: mettendosi in comunione con la lunga preparazione della prima venuta del Salvatore, i fedeli ravvivano l'ardente desiderio della sua seconda venuta. 216 Con la celebrazione della nascita e del martirio del Precursore, la Chiesa si unisce al suo desiderio: « Egli deve crescere e io invece diminuire » (Gv 3,30).

Il mistero del natale

525 Gesù è nato nell'umiltà di una stalla, in una famiglia povera; 217 semplici pastori sono i primi testimoni dell'avvenimento. In questa povertà si manifesta la gloria del cielo. 218 La Chiesa non cessa di cantare la gloria di questa notte:

« La Vergine oggi dà alla luce l'Eterno
e la terra offre una grotta all'Inaccessibile.
Gli angeli e i pastori a lui inneggiano
e i magi, guidati dalla stella, vengono ad adorarlo.
Tu sei nato per noi
piccolo Bambino, Dio eterno! ». 219

526 « Diventare come i bambini » in rapporto a Dio è la condizione per entrare nel Regno; 220 per questo ci si deve abbassare, 221 si deve diventare piccoli; anzi, bisogna « rinascere dall'alto » (Gv 3,7), essere generati da Dio 222 per diventare figli di Dio. 223 Il mistero del natale si compie in noi allorché Cristo « si forma » in noi. 224 Natale è il mistero di questo « meraviglioso scambio »:

« O admirabile commercium! Creator generis humani, animatum corpus sumens, de Virgine nasci dignatus est; et procedens homo sine semine, largitus est nobis suam deitatem – O meraviglioso scambio! Il Creatore ha preso un'anima e un corpo, è nato da una Vergine; fatto uomo senza opera d'uomo, ci dona la sua divinità ». 225

I misteri dell'infanzia di Gesù

527 La circoncisione di Gesù, otto giorni dopo la nascita, 226 è segno del suo inserimento nella discendenza di Abramo, nel popolo dell'Alleanza, della sua sottomissione alla Legge, 227 della sua abilitazione al culto d'Israele al quale parteciperà durante tutta la vita. Questo segno è prefigurazione della « circoncisione di Cristo » che è il Battesimo. 228

528 L'epifania è la manifestazione di Gesù come Messia d'Israele, Figlio di Dio e Salvatore del mondo. Insieme con il battesimo di Gesù nel Giordano e con le nozze di Cana, 229 essa celebra l'adorazione di Gesù da parte dei « magi » venuti dall'oriente. 230 In questi « magi », che rappresentano le religioni pagane circostanti, il Vangelo vede le primizie delle nazioni che nell'incarnazione accolgono la Buona Novella della salvezza. La venuta dei magi a Gerusalemme per adorare il re dei Giudei 231 mostra che essi, alla luce messianica della stella di Davide, 232 cercano in Israele colui che sarà il re delle nazioni. 233 La loro venuta sta a significare che i pagani non possono riconoscere Gesù e adorarlo come Figlio di Dio e Salvatore del mondo se non volgendosi ai Giudei 234 e ricevendo da loro la Promessa messianica quale è contenuta nell'Antico Testamento. 235 L'epifania manifesta che « la grande massa delle genti » entra nella famiglia dei patriarchi 236 e ottiene la « dignità Israelitica ». 237

529 La presentazione di Gesù al Tempio 238 lo mostra come il Primogenito che appartiene al Signore. 239 In Simeone e Anna è tutta l'attesa di Israele che viene all'incontro con il suo Salvatore (la tradizione bizantina chiama così questo avvenimento). Gesù è riconosciuto come il Messia tanto a lungo atteso, «luce delle genti » e « gloria di Israele », ma anche come « segno di contraddizione». La spada di dolore predetta a Maria annunzia l'altra offerta, perfetta e unica, quella della croce, la quale darà la salvezza « preparata da Dio davanti a tutti i popoli ».

530 La fuga in Egitto e la strage degli innocenti 240 manifestano l'opposizione delle tenebre alla luce: « Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto » (Gv 1,11). L'intera vita di Cristo sarà sotto il segno della persecuzione. I suoi condividono con lui questa sorte. 241 Il suo ritorno dall'Egitto 242 ricorda l'Esodo 243 e presenta Gesù come il liberatore definitivo.

I misteri della vita nascosta di Gesù

531 Durante la maggior parte della sua vita, Gesù ha condiviso la condizione della stragrande maggioranza degli uomini: un'esistenza quotidiana senza apparente grandezza, vita di lavoro manuale, vita religiosa giudaica sottomessa alla Legge di Dio, 244 vita nella comunità. Riguardo a tutto questo periodo ci è rivelato che Gesù era sottomesso 245 ai suoi genitori e che « cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini » (Lc 2,52).

532 Nella sottomissione di Gesù a sua Madre e al suo padre legale si realizza l'osservanza perfetta del quarto comandamento. Tale sottomissione è l'immagine nel tempo dell'obbedienza filiale al suo Padre celeste. La quotidiana sottomissione di Gesù a Giuseppe e a Maria annunziava e anticipava la sottomissione del Giovedì Santo: « Non [...] la mia volontà... » (Lc 22,42). L'obbedienza di Cristo nel quotidiano della vita nascosta inaugurava già l'opera di restaurazione di ciò che la disobbedienza di Adamo aveva distrutto. 246

533 La vita nascosta di Nazaret permette ad ogni uomo di essere in comunione con Gesù nelle vie più ordinarie della vita quotidiana:

« Nazaret è la scuola dove si è iniziati a comprendere la vita di Gesù, cioè la scuola del Vangelo. [...] In primo luogo essa ci insegna il silenzio. Oh! se rinascesse in noi la stima del silenzio, atmosfera ammirabile e indispensabile dello spirito [...]. Essa ci insegna il modo di vivere in famiglia. Nazaret ci ricordi cos'è la famiglia, cos'è la comunione di amore, la sua bellezza austera e semplice, il suo carattere sacro e inviolabile [...]. Infine impariamo una lezione di lavoro. Oh! dimora di Nazaret, casa del « Figlio del falegname »! Qui soprattutto desideriamo comprendere e celebrare la legge, severa certo, ma redentrice della fatica umana [...]. Infine vogliamo salutare gli operai di tutto il mondo e mostrar loro il grande modello, il loro divino fratello ». 247

534 Il ritrovamento di Gesù nel Tempio 248 è il solo avvenimento che rompe il silenzio dei Vangeli sugli anni nascosti di Gesù. Gesù vi lascia intravvedere il mistero della sua totale consacrazione a una missione che deriva dalla sua filiazione divina: « Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio? ». Maria e Giuseppe « non compresero » queste parole, ma le accolsero nella fede, e Maria « serbava tutte queste cose nel suo cuore » nel corso degli anni in cui Gesù rimase nascosto nel silenzio di una vita ordinaria.

III. I misteri della vita pubblica di Gesù

Il battesimo di Gesù

535 L'inizio 249 della vita pubblica di Gesù è il suo battesimo da parte di Giovanni nel Giordano.250 Giovanni predicava « un battesimo di conversione per il perdono dei peccati » (Lc 3,3). Una folla di peccatori, pubblicani e soldati, 251 farisei e sadducei 252 e prostitute 253 vengono a farsi battezzare da lui. « Allora Gesù andò ». Il Battista esita, Gesù insiste: riceve il battesimo. Allora lo Spirito Santo, sotto forma di colomba, scende su Gesù e una voce dal cielo dice: « Questi è il Figlio mio prediletto » (Mt 3,13-17). È la manifestazione (« epifania ») di Gesù come Messia di Israele e Figlio di Dio.

536 Il battesimo di Gesù è, da parte di lui, l'accettazione e l'inaugurazione della sua missione di Servo sofferente. Egli si lascia annoverare tra i peccatori; 254 è già « l'Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo » (Gv 1,29); già anticipa il « battesimo » della sua morte cruenta. 255 Già viene ad adempiere « ogni giustizia » (Mt 3,15), cioè si sottomette totalmente alla volontà del Padre suo: accetta per amore il battesimo di morte per la remissione dei nostri peccati.256 A tale accettazione risponde la voce del Padre che nel Figlio suo si compiace. 257 Lo Spirito, che Gesù possiede in pienezza fin dal suo concepimento, si posa e « rimane » su di lui. 258 Egli ne sarà la sorgente per tutta l'umanità. Al suo battesimo, « si aprirono i cieli » (Mt 3,16) che il peccato di Adamo aveva chiuso; e le acque sono santificate dalla discesa di Gesù e dello Spirito, preludio della nuova creazione.

537 Con il Battesimo, il cristiano è sacramentalmente assimilato a Gesù, il quale con il suo battesimo anticipa la sua morte e la sua risurrezione; il cristiano deve entrare in questo mistero di umile abbassamento e pentimento, discendere nell'acqua con Gesù, per risalire con lui, rinascere dall'acqua e dallo Spirito per diventare, nel Figlio, figlio amato dal Padre e « camminare in una vita nuova » (Rm 6,4):

« Scendiamo nella tomba insieme con Cristo per mezzo del Battesimo, in modo da poter anche risorgere insieme con lui; scendiamo con lui per poter anche risalire con lui; risaliamo con lui, per poter anche essere glorificati con lui ». 259
« Tutto ciò che è avvenuto in Cristo ci fa comprendere che, dopo l'immersione nell'acqua, lo Spirito Santo vola su di noi dall'alto del cielo e che, adottati dalla voce del Padre, diventiamo figli di Dio ». 260

La tentazione di Gesù

538 I Vangeli parlano di un tempo di solitudine di Gesù nel deserto, immediatamente dopo che ebbe ricevuto il battesimo da Giovanni: « Lo Spirito lo sospinse nel deserto » (Mc 1,12) ed egli vi rimane quaranta giorni digiunando; sta con le fiere e gli angeli lo servono. 261 Terminato questo periodo, Satana lo tenta tre volte cercando di mettere alla prova la sua disposizione filiale verso Dio. Gesù respinge tali assalti che ricapitolano le tentazioni di Adamo nel paradiso e quelle d'Israele nel deserto, e il diavolo si allontana da lui « per ritornare al tempo fissato » (Lc 4,13).

539 Gli evangelisti rilevano il senso salvifico di questo misterioso avvenimento. Gesù è il nuovo Adamo, rimasto fedele mentre il primo ha ceduto alla tentazione. Gesù compie perfettamente la vocazione d'Israele: contrariamente a coloro che in passato provocarono Dio durante i quaranta anni nel deserto, 262 Cristo si rivela come il Servo di Dio obbediente in tutto alla divina volontà. Così Gesù è vincitore del diavolo: egli ha legato l'uomo forte per riprendergli il suo bottino. 263 La vittoria di Gesù sul tentatore nel deserto anticipa la vittoria della passione, suprema obbedienza del suo amore filiale per il Padre.

540 La tentazione di Gesù manifesta quale sia la messianicità del Figlio di Dio, in opposizione a quella propostagli da Satana e che gli uomini 264 desiderano attribuirgli. Per questo Cristo ha vinto il tentatore per noi: « Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità, essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, a somiglianza di noi, escluso il peccato » (Eb 4,15). La Chiesa ogni anno si unisce al mistero di Gesù nel deserto con i quaranta giorni della Quaresima.

«Il regno di Dio è vicino»

541 « Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il Vangelo di Dio e diceva: "Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino: convertitevi e credete al Vangelo" » (Mc 1,14-15). « Cristo, per adempiere la volontà del Padre, ha inaugurato in terra il regno dei cieli ». 265 Ora, la volontà del Padre è di « elevare gli uomini alla partecipazione della vita divina ». 266 Lo fa radunando gli uomini attorno al Figlio suo, Gesù Cristo. Questa assemblea è la Chiesa, la quale in terra costituisce « il germe e l'inizio » del regno di Dio. 267

542 Cristo è al centro di questa riunione degli uomini nella « famiglia di Dio ». Li convoca attorno a sé con la sua parola, con i suoi « segni » che manifestano il regno di Dio, con l'invio dei suoi discepoli. Egli realizzerà la venuta del suo Regno soprattutto con il grande mistero della sua pasqua: la sua morte in croce e la sua risurrezione. « Quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me » (Gv 12,32). « Tutti gli uomini sono chiamati a questa unione con Cristo ». 268

L'annunzio del regno di Dio

543 Tutti gli uomini sono chiamati ad entrare nel Regno. Annunziato dapprima ai figli di Israele, 269 questo regno messianico è destinato ad accogliere gli uomini di tutte le nazioni. 270 Per accedervi, è necessario accogliere la parola di Gesù:

« La parola del Signore è paragonata appunto al seme che viene seminato in un campo: quelli che l'ascoltano con fede e appartengono al piccolo gregge di Cristo hanno accolto il regno stesso di Dio; poi il seme per virtù propria germoglia e cresce fino al tempo del raccolto ». 271

544 Il Regno appartiene ai poveri e ai piccoli, cioè a coloro che l'hanno accolto con un cuore umile. Gesù è mandato per « annunziare ai poveri un lieto messaggio » (Lc 4,18). 272 Li proclama beati, perché « di essi è il regno dei cieli » (Mt 5,3); ai « piccoli » il Padre si è degnato di rivelare ciò che rimane nascosto ai sapienti e agli intelligenti. 273 Gesù condivide la vita dei poveri, dalla mangiatoia alla croce; conosce la fame, 274 la sete 275 e l'indigenza. 276 Anzi, arriva a identificarsi con ogni tipo di poveri e fa dell'amore operante verso di loro la condizione per entrare nel suo Regno. 277

545 Gesù invita i peccatori alla mensa del Regno: « Non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori » (Mc 2,17). 278 Li invita alla conversione, senza la quale non si può entrare nel Regno, ma nelle parole e nelle azioni mostra loro l'infinita misericordia del Padre suo per loro 279 e l'immensa « gioia [che] ci sarà in cielo per un peccatore convertito » (Lc 15,7). La prova suprema di tale amore sarà il sacrificio della propria vita « in remissione dei peccati » (Mt 26,28).

546 Gesù chiama ad entrare nel Regno servendosi delle parabole, elemento tipico del suo insegnamento. 280 Con esse egli invita al banchetto del Regno, 281 ma chiede anche una scelta radicale: per acquistare il Regno, è necessario « vendere » tutto; 282 le parole non bastano, occorrono i fatti. 283 Le parabole sono come specchi per l'uomo: accoglie la Parola come un terreno arido o come un terreno buono? 284 Che uso fa dei talenti ricevuti? 285 Al centro delle parabole stanno velatamente Gesù e la presenza del Regno in questo mondo. Occorre entrare nel Regno, cioè diventare discepoli di Cristo per « conoscere i misteri del regno dei cieli » (Mt 13,11). Per coloro che rimangono « fuori » (Mc 4,11), tutto resta enigmatico. 286

I segni del regno di Dio

547 Gesù accompagna le sue parole con numerosi « miracoli, prodigi e segni » (At 2,22), i quali manifestano che in lui il Regno è presente. Attestano che Gesù è il Messia annunziato. 287

548 I segni compiuti da Gesù testimoniano che il Padre lo ha mandato. 288 Essi sollecitano a credere in lui. 289 A coloro che gli si rivolgono con fede egli concede ciò che domandano. 290 Allora i miracoli rendono più salda la fede in colui che compie le opere del Padre suo: testimoniano che egli è il Figlio di Dio. 291 Ma possono anche essere motivo di scandalo. 292 Non mirano a soddisfare la curiosità e i desideri di qualcosa di magico. Nonostante i suoi miracoli tanto evidenti, Gesù è rifiutato da alcuni; 293 lo si accusa perfino di agire per mezzo dei demoni. 294

549 Liberando alcuni uomini dai mali terreni della fame, 295 dell'ingiustizia, 296 della malattia e della morte, 297 Gesù ha posto dei segni messianici; egli non è venuto tuttavia per eliminare tutti i mali di quaggiù, 298 ma per liberare gli uomini dalla più grave delle schiavitù: quella del peccato, 299 che li ostacola nella loro vocazione di figli di Dio e causa tutti i loro asservimenti umani.

550 La venuta del regno di Dio è la sconfitta del regno di Satana: 300 « Se io scaccio i demoni per virtù dello Spirito di Dio, è certo giunto fra voi il regno di Dio » (Mt 12,28). Gli esorcismi di Gesù liberano alcuni uomini dal tormento dei demoni. 301 Anticipano la grande vittoria di Gesù sul « principe di questo mondo ». 302 Il regno di Dio sarà definitivamente stabilito per mezzo della croce di Cristo: « Regnavit a ligno Deus – Dio regnò dalla croce ». 303

«Le chiavi del Regno»

551 Fin dagli inizi della vita pubblica, Gesù sceglie dodici uomini perché stiano con lui e prendano parte alla sua missione; 304 li fa partecipi della sua autorità e li manda « ad annunziare il regno di Dio e a guarire gli infermi » (Lc 9,2). Restano per sempre associati al regno di Cristo, che, per mezzo di essi, guida la Chiesa:

« Io preparo per voi un regno, come il Padre l'ha preparato per me; perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno, e siederete in trono a giudicare le dodici tribù d'Israele » (Lc 22,29-30).

552 Nel collegio dei Dodici Simon Pietro occupa il primo posto. 305 Gesù a lui ha affidato una missione unica. Grazie ad una rivelazione concessagli dal Padre, Pietro aveva confessato: « Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente » (Mt 16,16). Nostro Signore allora gli aveva detto: « Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa » (Mt 16,18). Cristo, « Pietra viva », 306 assicura alla sua Chiesa fondata su Pietro la vittoria sulle potenze di morte. Pietro, a causa della fede da lui confessata, resterà la roccia incrollabile della Chiesa. Avrà la missione di custodire la fede nella sua integrità e di confermare i suoi fratelli. 307

553 Gesù ha conferito a Pietro un potere specifico: « A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli » (Mt 16,19). Il « potere delle chiavi » designa l'autorità per governare la casa di Dio, che è la Chiesa. Gesù, « il Buon Pastore » (Gv 10,11), ha confermato questo incarico dopo la risurrezione: « Pasci le mie pecorelle » (Gv 21,15-17). Il potere di « legare e sciogliere » indica l'autorità di assolvere dai peccati, di pronunciare giudizi in materia di dottrina, e prendere decisioni disciplinari nella Chiesa. Gesù ha conferito tale autorità alla Chiesa attraverso il ministero degli Apostoli 308 e particolarmente di Pietro, il solo cui ha esplicitamente affidato le chiavi del Regno.

Un anticipo del Regno: la trasfigurazione

554 Dal giorno in cui Pietro ha confessato che Gesù è il Cristo, il Figlio del Dio vivente, il Maestro « cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme, e soffrire molto [...] e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno » (Mt 16,21). Pietro protesta a questo annunzio, 309 gli altri addirittura non lo comprendono. 310 In tale contesto si colloca l'episodio misterioso della trasfigurazione di Gesù 311 su un alto monte, davanti a tre testimoni da lui scelti: Pietro, Giacomo e Giovanni. Il volto e la veste di Gesù diventano sfolgoranti di luce, appaiono Mosè ed Elia che parlano « della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme » (Lc 9,31). Una nube li avvolge e una voce dal cielo dice: « Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo » (Lc 9,35).

555 Per un istante, Gesù mostra la sua gloria divina, confermando così la confessione di Pietro. Rivela anche che, per « entrare nella sua gloria » (Lc 24,26), deve passare attraverso la croce a Gerusalemme. Mosè ed Elia avevano visto la gloria di Dio sul monte; la Legge e i profeti avevano annunziato le sofferenze del Messia. 312 La passione di Gesù è proprio la volontà del Padre: il Figlio agisce come Servo di Dio. 313 La nube indica la presenza dello Spirito Santo: « Tota Trinitas apparuit: Pater in voce, Filius in homine, Spiritus in nube clara – Apparve tutta la Trinità: il Padre nella voce, il Figlio nell'uomo, lo Spirito nella nube luminosa »: 314

« Tu ti sei trasfigurato sul monte, e, nella misura in cui ne erano capaci, i tuoi discepoli hanno contemplato la tua gloria, Cristo Dio, affinché, quando ti avrebbero visto crocifisso, comprendessero che la tua passione era volontaria ed annunziassero al mondo che tu sei veramente l'irradiazione del Padre ». 315

556 Alla soglia della vita pubblica: il battesimo; alla soglia della pasqua: la trasfigurazione. Col battesimo di Gesù « declaratum fuit mysterium primae regenerationis – fu manifestato il mistero della prima rigenerazione »: il nostro Battesimo; la trasfigurazione « est sacramentum secundae regenerationis – è il sacramento della seconda rigenerazione »: la nostra risurrezione. 316 Fin d'ora noi partecipiamo alla risurrezione del Signore mediante lo Spirito Santo che agisce nel sacramento del corpo di Cristo. La trasfigurazione ci offre un anticipo della venuta gloriosa di Cristo « il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso » (Fil 3,21). Ma ci ricorda anche che « è necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio » (At 14,22):

« Pietro non lo capiva ancora quando sul monte desiderava vivere con Cristo. 317 Questa felicità Cristo te la riservava dopo la morte, o Pietro. Ora invece egli stesso ti dice: Discendi ad affaticarti sulla terra, a servire sulla terra, a essere disprezzato, a essere crocifisso sulla terra. È discesa la vita per essere uccisa; è disceso il pane per sentire la fame; è discesa la via, perché sentisse la stanchezza del cammino; è discesa la sorgente per aver sete; e tu rifiuti di soffrire? ». 318

La salita di Gesù a Gerusalemme

557 « Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo, si diresse decisamente verso Gerusalemme » (Lc 9,51). 319 Con questa decisione, indicava che saliva a Gerusalemme pronto a morire. A tre riprese aveva annunziato la sua passione e la sua risurrezione. 320 Dirigendosi verso Gerusalemme dice: « Non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme » (Lc 13,33).

558 Gesù ricorda il martirio dei profeti che erano stati messi a morte a Gerusalemme. 321 Tuttavia, non desiste dall'invitare Gerusalemme a raccogliersi attorno a lui: « Quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! » (Mt 23,37b). Quando arriva in vista di Gerusalemme, Gesù piange sulla città 322 ed ancora una volta manifesta il desiderio del suo cuore: « Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace! Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi » (Lc 19,42).

L'ingresso messianico di Gesù a Gerusalemme

559 Come Gerusalemme accoglierà il suo Messia? Dopo essersi sempre sottratto ai tentativi del popolo di farlo re, 323 Gesù sceglie il tempo e prepara nei dettagli il suo ingresso messianico nella città di « Davide, suo padre » (Lc 1,32). 324 È acclamato come il figlio di Davide, colui che porta la salvezza (Hosanna significa: « Oh, sì, salvaci! », « donaci la salvezza! »). Ora, « Re della gloria » (Sal 24,7-10), entra nella sua città « cavalcando un asino » (Zc 9,9): egli non conquista la Figlia di Sion, figura della sua Chiesa, né con l'astuzia né con la violenza, ma con l'umiltà che rende testimonianza alla verità. 325 Per questo i soggetti del suo Regno, in quel giorno, sono i fanciulli 326 e i « poveri di Dio », i quali lo acclamano come gli angeli lo avevano annunziato ai pastori. 327 La loro acclamazione, « Benedetto colui che viene nel nome del Signore » (Sal 118,26), è ripresa dalla Chiesa nel « Santo » della liturgia eucaristica come introduzione al memoriale della pasqua del Signore.

560 L'ingresso di Gesù a Gerusalemme manifesta l'avvento del Regno che il Re-Messia si accinge a realizzare con la pasqua della sua morte e risurrezione. Con la celebrazione dell'entrata di Gesù in Gerusalemme, la domenica delle Palme, la liturgia della Chiesa dà inizio alla Settimana Santa.

In sintesi

561 « Tutta la vita di Cristo fu un insegnamento continuo: i suoi silenzi, i suoi miracoli, i suoi gesti, la sua preghiera, il suo amore per l'uomo, la sua predilezione per i piccoli e per i poveri, l'accettazione del sacrificio totale sulla croce per la redenzione del mondo, la sua risurrezione sono l'attuazione della sua parola e il compimento della Rivelazione ». 328

562 I discepoli di Cristo devono conformarsi a lui, finché egli sia formato in loro. 329 « Per questo siamo assunti ai misteri della sua vita, resi conformi a lui, morti e risuscitati con lui, finché con lui regneremo ». 330

563 Pastori o magi, non si può incontrare Dio quaggiù che inginocchiandosi davanti alla mangiatoia di Betlemme e adorandolo nascosto nella debolezza di un bambino.

564 Con la sua sottomissione a Maria e a Giuseppe, come pure con il suo umile lavoro durante i lunghi anni di Nazaret, Gesù ci dà l'esempio della santità nella vita quotidiana della famiglia e del lavoro.

565 Dall'inizio della sua vita pubblica al momento del suo battesimo, Gesù è il « Servo » totalmente consacrato all'opera redentrice che avrà il compimento nel « battesimo » della sua passione.

566 La tentazione nel deserto mostra Gesù Messia umile che trionfa su Satana in forza della sua piena adesione al disegno di salvezza voluto dal Padre.

567 Il regno dei cieli è stato inaugurato in terra da Cristo. « Si manifesta chiaramente agli uomini nelle parole, nelle opere, nella persona di Cristo ». 331 La Chiesa è il germe e l'inizio di questo regno. Le sue chiavi sono affidate a Pietro.

568 La trasfigurazione di Gesù ha come fine di consolidare la fede degli Apostoli in vista della passione: la salita sull'« alto monte » prepara la salita al Calvario. Cristo, Capo della Chiesa, manifesta ciò che il suo corpo contiene e irradia nei sacramenti: « la speranza della gloria » (Col 1,27). 332

569 Gesù è salito a Gerusalemme volontariamente, pur sapendo che vi sarebbe morto di morte violenta a causa della grande ostilità dei peccatori. 333

570 L'ingresso di Gesù a Gerusalemme è la manifestazione dell'avvento del Regno che il Re-Messia, accolto nella sua città dai fanciulli e dagli umili di cuore, si accinge a realizzare con la pasqua della sua morte e risurrezione.


(184) Cf Gv 20,30.

(185) Cf Mc 1,1; Gv 21,24.

(186) Cf Lc 2,7.

(187) Cf Mt 27,48.

(188) Cf Gv 20,7.

(189) Cf Eb 10,5-7.

(190) Cf 1 Gv 4,9.

(191) Cf Ef 1,7; Col 1,13-14 (Vulgata); 1 Pt 1,18-19.

(192) Cf 2 Cor 8, 9.

(193) Cf Lc 2,51.

(194) Cf Gv 15,3.

(195) Cf Is 53,4.

(196) Cf Rm 4,25.

(197) Sant'Ireneo di Lione, Adversus haereses, 3, 18, 1: SC 211, 342-344 (PG 7, 932).

(198) Sant'Ireneo di Lione, Adversus haereses, 3, 18, 7: SC 211, 366 (PG 7, 937); cf Id., Adversus haereses, 2, 22, 4: SC 294, 220-222 (PG 7, 784).

(199) Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptor hominis, 11: AAS 71 (1979) 278.

(200) Simbolo niceno-costantinopolitano: DS 150.

(201) Cf Rm 15,5; Fil 2,5.

(202) Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 38: AAS 58 (1966) 1055.

(203) Cf Gv 13,15.

(204) Cf Lc 11,1.

(205) Cf Mt 5,11-12.

(206) Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 22: AAS 58 (1966) 1042.

(207) San Giovanni Eudes, Le royaume de Jésus, 3, 4: Oeuvres complètes, v. 1 (Vannes 1905) p. 310-311.

(208) Cf Eb 9,15.

(209) Cf At 13,24.

(210) Cf Mt 3,3.

(211) Cf Lc 7,26.

(212) Cf Mt 11,13.

(213) Cf At 1,22; Lc 16,16.

(214) Cf Lc 1,41.

(215) Cf Mc 6,17-29.

(216) Cf Ap 22,17.

(217) Cf Lc 2,6-7.

(218) Cf Lc 2,8-20.

(219) San Romano il Melode, Kontakion, 10, In diem Nativitatis Christi, Prooemium: SC 110, 50.

(220) Cf Mt 18,3-4.

(221) Cf Mt 23,12.

(222) Cf Gv 1,13.

(223) Cf Gv 1,12.

(224) Cf Gal 4,19.

(225) Solennità di Maria SS. Madre di Dio, Antifona ai I e II Vespri: Liturgia delle Ore, v. 1 (Libreria Editrice Vaticana, 1981) p. 466 e 478.

(226) Cf Lc 2,21.

(227) Cf Gal 4,4.

(228) Cf Col 2,11-13.

(229) Cf Solennità dell'Epifania del Signore, Antifona al « Magnificat » dei II Vespri: Liturgia delle Ore, v. 1 (Libreria Editrice Vaticana, 1981) p. 551.

(230) Cf Mt 2,1.

(231) Cf Mt 2,2.

(232) Cf Nm 24,17; Ap 22,16.

(233) Cf Nm 24,17-19.

(234) Cf Gv 4,22.

(235) Cf Mt 2,4-6.

(236) Cf San Leone Magno, Sermo 33, 3: CCL 138, 173 (PL 54, 242).

(237) Veglia pasquale, Orazione dopo la terza lettura: Messale Romano (Libreria Editrice Vaticana 1993) p. 171.

(238) Cf Lc 2,22-39.

(239) Cf Es 13,12-13.

(240) Cf Mt 2,13-18.

(241) Cf Gv 15,20.

(242) Cf Mt 2,15.

(243) Cf Os 11,1.

(244) Cf Gal 4,4.

(245) Cf Lc 2,51.

(246) Cf Rm 5,19.

(247) Paolo VI, Omelia nella basilica dell'Annunciazione della beata Vergine Maria a Nazaret (5 gennaio 1964): AAS 56 (1964) 167-168.

(248) Cf Lc 2,41-52.

(249) Cf Lc 3,23.

(250) Cf At 1,22.

(251) Cf Lc 3,10-14.

(252) Cf Mt 3,7.

(253) Cf Mt 21,32.

(254) Cf Is 53,12.

(255) Cf Mc 10,38; Lc 12,50.

(256) Cf Mt 26,39.

(257) Cf Lc 3,22; Is 42,1.

(258) Cf Gv 1,32-33; Is 11,2.

(259) San Gregorio Nazianzeno, Oratio, 40, 9: SC 358, 216 (PG 36, 369).

(260) Sant'Ilario di Poitiers, In evangelium Matthaei, 2, 6: SC 254, 110 (PL 9, 927).

(261) Cf Mc 1,13.

(262) Cf Sal 95,10.

(263) Cf Mc 3,27.

(264) Cf Mt 16, 21-23.

(265) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 3: AAS 57 (1965) 6.

(266) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 2: AAS 57 (1965) 5-6.

(267) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 5: AAS 57 (1965) 8.

(268) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 3: AAS 57 (1965) 6.

(269) Cf Mt 10,5-7.

(270) Cf Mt 8,11; 28,19.

(271) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 5: AAS 57 (1965) 7.

(272) Cf Lc 7,22.

(273) Cf Mt 11,25.

(274) Cf Mc 2,23-26; Mt 21,18.

(275) Cf Gv 4,6-7; 19,28.

(276) Cf Lc 9,58.

(277) Cf Mt 25,31-46.

(278) Cf 1 Tm 1,15.

(279) Cf Lc 15,11-32.

(280) Cf Mc 4,33-34.

(281) Cf Mt 22,1-14.

(282) Cf Mt 13,44-45.

(283) Cf Mt 21,28-32.

(284) Cf Mt 13,3-9.

(285) Cf Mt 25,14-30.

(286) Cf Mt 13,10-15.

(287) Cf Lc 7,18-23.

(288) Cf Gv 5,36; 10,25.

(289) Cf Gv 10,38.

(290) Cf Mc 5,25-34; 10,52; ecc.

(291) Cf Gv 10,31-38.

(292) Cf Mt 11,6.

(293) Cf Gv 11,47-48.

(294) Cf Mc 3,22.

(295) Cf Gv 6,5-15.

(296) Cf Lc 19,8.

(297) Cf Mt 11,5.

(298) Cf Lc 12,13-14; Gv 18,36.

(299) Cf Gv 8,34-36.

(300) Cf Mt 12,26.

(301) Cf Lc 8,26-39.

(302) Cf Gv 12,31.

(303) Venanzio Fortunato, Inno « Vexilla Regis »: MGH 141, 34 (PL 88, 96).

(304) Cf Mc 3,13-19.

(305) Cf Mc 3,16; 9,2; Lc 24,34; 1 Cor 15,5.

(306) Cf 1 Pt 2,4.

(307) Cf Lc 22,32.

(308) Cf Mt 18,18.

(309) Cf Mt 16,22-23.

(310) Cf Mt 17,23; Lc 9,45.

(311) Cf Mt 17,1-8 e par.; 2 Pt 1,16-18.

(312) Cf Lc 24,27.

(313) Cf Is 42,1.

(314) San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, III, q. 45, a. 4, ad 2: Ed. Leon. 11, 433.

(315) Liturgia bizantina. Kontakion della festa della Trasfigurazione: Menaia tou olou eniautou, v. 6 (Roma 1901) p. 341.

(316) San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, III, q. 45, a. 4, ad 2: Ed. Leon. 11, 433.

(317) Cf Lc 9,33.

(318) Sant'Agostino, Sermo 78, 6: PL 38, 492-493.

(319) Cf Gv 13,1.

(320) Cf Mc 8,31-33; 9,31-32; 10,32-34.

(321) Cf Mt 23,37a.

(322) Cf Lc 19,41.

(323) Cf Gv 6,15.

(324) Cf Mt 21,1-11.

(325) Cf Gv 18,37.

(326) Cf Mt 21,15-16; Sal 8,3.

(327) Cf Lc 19,38; 2,14.

(328) Giovanni Paolo II, Esort. ap. Catechesi tradendae, 9: AAS 71 (1979) 1284.

(329) Cf Gal 4,19.

(330) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 7: AAS 57 (1965) 10.

(331) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 5: AAS 57 (1965) 7.

(332) Cf San Leone Magno, Sermo, 51, 3: CCL 138A, 298-299 (PL 54, 310).

(333) Cf Eb 12,3.