Accoglienza Ufficiale all’Aeroporto di Marsiglia
Preghiera Mariana con il Clero Diocesano nella Basilica di Notre-Dame de la Garde
Accoglienza Ufficiale all’Aeroporto di Marsiglia
Al Suo arrivo all’Aeroporto Internazionale di Marsiglia, il Santo Padre è stato accolto dal Primo Ministro della Repubblica di Francia, S.E. la Signora Élisabeth Borne, e da quattro bambini in abito tradizionale e da un giovane che gli hanno offerto dei fiori e consegnato alcuni doni.
Dopo l’esecuzione degli inni e la Guardia d’Onore, ha avuto luogo la presentazione delle rispettive Delegazioni. Al termine il Papa, accompagnato dalla Signora Primo Ministro, ha raggiunto il Salone Hélène Boucher per un breve incontro.
Quindi si è trasferito in auto alla Basilica di Notre-Dame de la Garde per la Preghiera Mariana con il Clero Diocesano.
[01431-IT.01]
Preghiera Mariana con il Clero Diocesano nella Basilica di Notre-Dame de la Garde
Saluto del Santo Padre
Traduzione in lingua francese
Traduzione in lingua inglese
Traduzione in lingua tedesca
Traduzione in lingua spagnola
Traduzione in lingua portoghese
Traduzione in lingua polacca
Traduzione in lingua araba
Alle ore 17.15 di questo pomeriggio, il Santo Padre Francesco è giunto nella Basilica di Notre-Dame de la Garde per la Preghiera Mariana con il Clero Diocesano.
Al Suo arrivo il Papa è stato accolto all’ingresso dall’Em.mo Card. Jean-Marc Aveline, Arcivescovo Metropolita di Marseille, e dal Rettore che gli ha porto la croce e l’acqua benedetta. Dopo aver percorso la navata centrale fino ad arrivare all’altare, mentre il coro eseguiva un canto, si è soffermato in preghiera silenziosa davanti alla Beata Vergine Maria della Guardia.
Dopo l’indirizzo di benvenuto del Cardinale Arcivescovo di Marsiglia, Papa Francesco ha pronunciato alcune parole di saluto. Sono seguiti la recita della preghiera a Nostra Signora della Guardia, la benedizione e il canto finale. Quindi il Papa si è trasferito al Memoriale dedicato ai marinai e ai migranti dispersi in mare.
Pubblichiamo di seguito le parole di saluto che il Papa ha rivolto ai presenti nel corso dell’incontro:
Saluto del Santo Padre
Cari fratelli e sorelle, bon après-midi!
Sono felice di iniziare la mia visita condividendo con voi questo momento di preghiera. Ringrazio il Cardinale Jean-Marc Aveline per le parole di benvenuto e saluto S.E. Mons. Eric de Moulins-Beaufort, i fratelli Vescovi, i Padri Rettori e tutti voi, sacerdoti, diaconi e seminaristi, consacrate e consacrati che operate in questa arcidiocesi con generosità e impegno per edificare una civiltà dell’incontro con Dio e con il prossimo. Grazie per la vostra presenza e per il vostro servizio, e grazie per le vostre preghiere!
Giunto a Marsiglia, mi sono accodato ai grandi: a Santa Teresa di Gesù Bambino, Charles de Foucauld, Giovanni Paolo II e a tanti altri, che sono venuti pellegrini qui, per affidarsi a Notre Dame de la Garde. Poniamo sotto il suo manto i frutti degli Incontri del Mediterraneo, insieme alle attese e alle speranze dei vostri cuori.
Nella Lettura biblica, il profeta Sofonia ci ha esortato alla gioia e alla fiducia, ricordando che il Signore nostro Dio non è lontano, è qui, vicino a noi, per salvarci (cfr 3,17). È un messaggio che rimanda, in un certo senso, alla storia di questa Basilica e a ciò che rappresenta. Essa, infatti, non fu fondata a ricordo di un miracolo o di un’apparizione particolare, ma semplicemente perché, fin dal XIII secolo, il santo Popolo di Dio ha cercato e trovato qui, sulla collina de La Garde, la presenza del Signore attraverso gli occhi della sua Santa Madre. Perciò da secoli i Marsigliesi – specialmente coloro che navigano sulle onde del Mediterraneo – vi salgono a pregare. È stato il Santo Popolo fedele di Dio che ha – uso la parola – “unto” questo santuario, questo luogo di preghiera. Santo Popolo di Dio che, come dice il Concilio, è infallibile in credendo.
Oggi ancora, per tutti, la Bonne Mère è protagonista di un tenerissimo “incrocio di sguardi”: da una parte quello di Gesù, che lei sempre ci indica e il cui amore riflette nei suoi occhi – il gesto più autentico della Madonna è: “Fate quello che Lui vi dice”, indicare Gesù – dall’altra quelli di tanti uomini e donne di ogni età e condizione, che ella raccoglie e porta a Dio, come abbiamo ricordato all’inizio di questa preghiera, deponendo ai suoi piedi un cero acceso. Ecco, nel crocevia di popoli che è Marsiglia, è proprio su questo incrocio di sguardi che vorrei riflettere con voi, perché in esso mi pare si esprima bene la dimensione mariana del nostro ministero. Anche noi, sacerdoti, consacrati, diaconi, siamo infatti chiamati a far sentire alla gente lo sguardo di Gesù e, nello stesso tempo, a portare a Gesù lo sguardo dei fratelli. Uno scambio di sguardi. Nel primo caso siamo strumenti di misericordia, nel secondo strumenti di intercessione.
Primo sguardo: quello di Gesù che accarezza l’uomo. È uno sguardo che va dall’alto in basso, ma non per giudicare, bensì per rialzare chi è a terra. È uno sguardo pieno di tenerezza, che traspare negli occhi di Maria. E noi, chiamati a trasmettere questo sguardo, siamo tenuti ad abbassarci, a provare compassione – questa parola la sottolineo: compassione. Non dimentichiamo che lo stile di Dio è quello della vicinanza, della compassione e della tenerezza – a fare nostra «la paziente ed incoraggiante benevolenza del Buon Pastore, che non rimprovera la pecora smarrita, ma la carica sulle spalle e fa festa per il suo ritorno all’ovile (cfr Lc 15,4-7)» (Congregazione per il Clero, Direttorio per il ministero e la vita dei presbiteri, 41). A me piace pensare che il Signore non sa fare il gesto di puntare il dito per giudicare, ma sa fare quello di tendere la mano per risollevare.
Fratelli, sorelle, impariamo da questo sguardo, non lasciamo passare un giorno senza fare memoria di quando lo abbiamo ricevuto su di noi, e facciamolo nostro, per essere uomini e donne di compassione. Vicinanza, compassione, tenerezza. Non dimentichiamo. Essere compassionevoli vuol dire essere vicini e teneri. Apriamo le porte delle chiese e delle canoniche, ma soprattutto quelle del cuore, per mostrare attraverso la nostra mitezza, gentilezza e accoglienza il volto del nostro Signore. Chiunque vi avvicini non trovi distanze e giudizi, trovi la testimonianza di un’umile gioia, più fruttuosa di ogni capacità ostentata. Trovino i feriti della vita un porto sicuro, un’accoglienza, nel vostro sguardo, un incoraggiamento nel vostro abbraccio, una carezza nelle vostre mani, capaci di asciugare lacrime. Pur nelle tante occupazioni di ogni giorno, non lasciate, per favore, che venga meno il calore dello sguardo paterno e materno di Dio. E ai sacerdoti, per favore: nel Sacramento della Penitenza perdonate sempre, perdonate! Siate generosi come Dio è generoso con noi. Perdonate! E con il perdono di Dio si aprono tante strade nella vita. È questo è bello farlo dispensando il suo perdono con generosità, sempre, sempre, per sciogliere, attraverso la grazia, gli uomini dalle catene del peccato e liberarli da blocchi, rimorsi, rancori e paure contro cui da soli non possono prevalere. È bello riscoprire con stupore, ad ogni età, la gioia di illuminare le vite, nei momenti lieti e tristi, con i Sacramenti, e di trasmettere, in nome di Dio, speranze inattese: la sua vicinanza che consola, la sua compassione che risana, la sua tenerezza che commuove. Vicinanza, compassione, tenerezza. Siate prossimi a tutti, specialmente ai più fragili e ai meno fortunati, e che non manchi mai a chi soffre la vostra vicinanza attenta e discreta. Così cresceranno, in loro ma anche in voi, la fede che anima il presente, la speranza che apre al futuro e la carità che dura per sempre. Ecco il primo movimento: portare ai fratelli lo sguardo di Gesù. C’è una sola situazione nella vita in cui è lecito guardare una persona dall’alto in basso: è quando noi cerchiamo di prenderla per mano per sollevarla. Nelle altre situazioni è un peccato di superbia. Guardate le persone che stanno il basso e che con la mano – consciamente o inconsciamente – vi chiedono di sollevarle. Prendetele per mano e sollevatele: è un gesto molto bello, è un gesto che non si può fare senza tenerezza.
E poi c’è il secondo sguardo: quello degli uomini e delle donne che si rivolgono a Gesù. Come Maria, che a Cana ha colto e portato davanti al Signore le preoccupazioni di due giovani sposi (cfr Gv 2,3), anche voi siete chiamati a farvi, per gli altri - uomini e donne per gli altri -, voce che intercede (cfr Rm 8,34). Allora la recita del Breviario, la meditazione quotidiana della Parola, il Rosario e ogni altra preghiera, vi raccomando specialmente quella di adorazione. Noi abbiamo perso un po’ il senso dell’adorazione, dobbiamo riprenderlo, vi raccomando questo. Tutte queste preghiere saranno affollate dai volti di quanti la Provvidenza vi mette sul cammino. Porterete con voi i loro occhi, le loro voci, le loro domande: sulla Mensa eucaristica, davanti al Tabernacolo o nel silenzio della vostra stanza, dove il Padre vede (cfr Mt 6,6). Vi farete loro eco fedele, come intercessori, come “angeli in terra”, messaggeri che portano tutto «davanti alla gloria del Signore» (Tb 12,12).
E vorrei riassumere questa breve meditazione richiamando la vostra attenzione su tre immagini di Maria che si venerano in questa Basilica. La prima è la grande immagine che svetta sulla sua cima, che la rappresenta mentre regge il Bambino Gesù benedicente: ecco, come Maria portiamo la benedizione e la pace di Gesù ovunque, in ogni famiglia e in ogni cuore. Seminate pace! È lo sguardo di misericordia. La seconda immagine si trova sotto di noi, nella Cripta: è la Vierge au bouquet, dono di un laico generoso. Anch’ella porta su un braccio il Bambino Gesù, e ce lo mostra, ma nell’altra mano, al posto dello scettro, regge un mazzo di fiori. Ci fa pensare a come Maria, modello della Chiesa, mentre ci presenta il suo Figlio, presenta anche noi a Lui, come un mazzo di fiori in cui ciascuna persona è unica, è bella e preziosa agli occhi del Padre. È lo sguardo di intercessione. Questo è molto importante: l’intercessione. Il primo era lo sguardo di misericordia della Madonna, questo è lo sguardo di intercessione. Infine, la terza immagine è quella che vediamo qui al centro, sull’altare, che colpisce per lo splendore che irradia. Anche noi, cari fratelli e sorelle, diventiamo Vangelo vivo nella misura in cui lo doniamo, uscendo da noi stessi, riflettendone la luce e la bellezza con una vita umile, gioiosa, ricca di zelo apostolico. Ci siano di stimolo in questo i tanti missionari partiti da questo alto luogo per annunciare la buona novella di Gesù Cristo nel mondo intero.
Carissimi, portiamo ai fratelli lo sguardo di Dio, portiamo a Dio la sete dei fratelli, diffondiamo la gioia del Vangelo. Questa è la nostra vita ed è incredibilmente bella, nonostante le fatiche e le cadute, anche i nostri peccati. Preghiamo insieme la Madonna, che ci accompagni, che ci custodisca. E voi, per favore, pregate per me.
[01422-IT.02] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua francese
Chers frères et sœurs, bon après-midi !
Je suis heureux de commencer ma visite en partageant avec vous ce moment de prière. Je remercie le Cardinal Jean-Marc Aveline pour son mot de bienvenue et je salue S.E. Mgr Éric de Moulins-Beaufort, les frères évêques, les Pères Recteurs et vous tous, prêtres, diacres et séminaristes, personnes consacrées, qui œuvrez dans cet archidiocèse avec générosité et dévouement pour construire une civilisation de la rencontre avec Dieu et avec le prochain. Merci pour votre présence, pour votre service, et merci pour vos prières !
Arrivant à Marseille, je me rallie aux plus grands : sainte Thérèse de l’Enfant-Jésus, Charles de Foucauld, Jean-Paul II, et tant d’autres qui sont venus ici en pèlerinage pour se confier à Notre Dame de la Garde. Nous déposons sous son manteau les fruits des Rencontres Méditerranéennes, avec les attentes et les espérances de vos cœurs.
Dans la lecture biblique, le prophète Sophonie nous a exhorté à la joie et à la confiance en nous rappelant que le Seigneur notre Dieu n’est pas loin, il est là, près de nous, pour nous sauver (cf. 3, 17). C’est un message qui nous renvoie, d’une certaine manière, à l’histoire de cette Basilique et à ce qu’elle représente. En effet, elle n’a pas été fondée en souvenir d’un miracle ou d’une apparition particulière, mais simplement parce que, depuis le XIIIe siècle, le saint peuple de Dieu cherche et trouve ici, sur la colline de La Garde, la présence du Seigneur dans le regard de sa Sainte Mère. C’est pourquoi, depuis des siècles, les Marseillais – spécialement ceux qui naviguent sur les flots de la Méditerranée – y montent pour prier. C’est le saint peuple fidèle de Dieu qui – j’utilise le mot – a “oint” ce sanctuaire, ce lieu de prière. Le saint peuple de Dieu qui, comme le dit le Concile, est infaillible in credendo.
Aujourd’hui encore, la Bonne Mère est pour chacun la protagoniste d’un tendre “croisement de regards” : d’une part celui de Jésus qu’elle nous indique toujours, et dont l’amour se reflète dans ses yeux – le geste le plus authentique de la Vierge est : “Faites ce qu’il vous dira”, en désignant Jésus - d’autre part celui de nombre d’hommes et de femmes de tous âges et de toutes conditions, qu’elle rassemble et conduit à Dieu, comme nous l’avons rappelé au début de cette prière en déposant à ses pieds un cierge allumé. En ce carrefour des peuples qu’est Marseille, je voudrais réfléchir avec vous sur ce croisement de regards, car il me semble que s’y exprime parfaitement la dimension mariale de notre ministère. Nous aussi, prêtres, personnes consacrées, diacres, nous sommes appelés à faire sentir aux gens le regard de Jésus et, en même temps, porter à Jésus le regard de nos frères. Un échange de regards. Dans le premier cas, nous sommes des instruments de miséricorde, dans le second, des instruments d’intercession.
Premier regard : celui de Jésus qui caresse l’homme. C’est un regard qui va de haut en bas, non pas pour juger mais pour relever celui qui est à terre. C’est un regard plein de tendresse qui transparaît dans les yeux de Marie. Et nous, appelés à transmettre ce regard, nous sommes tenus de nous abaisser, d’éprouver de la compassion – j’insiste sur ce mot : compassion. N’oublions pas que le style de Dieu est celui de la proximité, de la compassion et de la tendresse – de faire nôtre « la bienveillance, patiente et encourageante, du Bon Pasteur qui ne fait pas de remontrances à la brebis perdue, mais la charge sur ses épaules et fête son retour à la bergerie (cf. Lc 15, 4-7) » (Congrégation pour le Clergé, Directoire pour le ministère et la vie des prêtres, n. 41). J’aime à penser que le Seigneur ne sait pas faire le geste de pointer le doigt pour juger, mais qu’il sait faire le geste de tendre la main pour relever.
Frères, sœurs, apprenons de ce regard, ne laissons pas un jour passer sans nous rappeler le moment où nous-mêmes l’avons reçu, et faisons-le nôtre, pour être des hommes et des femmes de compassion. Proximité, compassion, tendresse. Ne l’oublions pas. Avoir de la compassion veut dire être proche et tendre. Ouvrons les portes des églises et des presbytères, mais surtout celles du cœur, pour montrer par notre douceur, notre gentillesse et notre accueil le visage de notre Seigneur. Que celui qui vous approche ne trouve ni distance ni jugement ; qu’il trouve le témoignage d’une humble joie, plus fructueuse que toute capacité affichée. Que les blessés de la vie trouvent un port sûr, un accueil dans votre regard, un encouragement dans votre étreinte, une caresse dans vos mains capables d’essuyer des larmes. Même dans les nombreuses occupations de chaque jour, s’il vous plaît, ne laissez pas faiblir la chaleur du regard paternel et maternel de Dieu. Et aux prêtres, s’il vous plaît : dans le sacrement de pénitence, pardonnez toujours ! Soyez généreux comme Dieu est généreux avec nous. Pardonnez ! Et avec le pardon de Dieu, de nombreux chemins s’ouvrent dans la vie. Il est bon de le faire en dispensant généreusement son pardon, toujours, toujours, afin de délivrer, par la grâce, les personnes des chaînes du péché et les libérer des blocages, des remords, des rancunes et des peurs dont elles ne peuvent triompher toutes seules. Il est beau de redécouvrir avec émerveillement, à tout âge, la joie d’éclairer les vies avec les sacrements dans les moments heureux et tristes, et de transmettre, au nom de Dieu, des espérances inattendues : sa proximité qui console, sa compassion qui guérit, sa tendresse qui émeut. Proximité, compassion, tendresse. Soyez proches de chacun, surtout des plus fragiles et des moins chanceux, et ne laissez jamais ceux qui souffrent manquer de votre proximité attentive et discrète. C’est ainsi que grandiront en eux - mais aussi en vous - la foi qui anime le présent, l’espérance qui ouvre sur l’avenir, et la charité qui dure pour toujours. Voilà le premier mouvement : porter à vos frères le regard de Jésus. Il n’y a qu’une seule situation dans la vie où il est permis de regarder une personne de haut en bas : c’est lorsque nous essayons de la prendre par la main et de la soulever. Dans les autres situations, c’est un péché d’orgueil. Regardez les personnes qui sont en bas et qui vous demandent - consciemment ou inconsciemment - de les soulever avec votre main. Prenez-les par la main et soulevez-les : c’est un très beau geste, un geste qui ne peut se faire sans tendresse.
Et puis il y a le second regard : celui des hommes et des femmes qui se tournent vers Jésus. De même que Marie à Cana recueillit et porta au Seigneur les inquiétudes de deux jeunes mariés (cf. Jn 2, 3), vous êtes, vous aussi, appelés à être pour les autres – des hommes et des femmes pour les autres -, la voix qui intercède (cf. Rm 8, 34). Alors, la récitation du Bréviaire, la méditation quotidienne de la Parole, le Rosaire et toute autre prière, je vous recommande surtout l’adoration. Nous avons perdu un peu le sens de l’adoration, nous devons le reprendre, je vous recommande cela. Toutes ces prières seront pleines des visages de ceux que la Providence met sur votre chemin. Vous porterez avec vous leurs regards, leurs voix, leurs questions, à la table eucharistique, devant le tabernacle ou dans le silence de votre chambre, là où le Père voit (cf. Mt 6, 6). Vous leur ferez écho fidèlement, en tant qu’intercesseurs, comme des “anges sur la terre”, des messagers qui portent tout « devant la gloire de Dieu » (Tb 12, 12).
Et je voudrais résumer cette brève méditation en attirant votre attention sur trois images de Marie qui sont vénérées dans cette Basilique. La première est la grande image qui la surplombe et qui la représente lorsqu’elle tient l’Enfant Jésus bénissant. Voilà : comme Marie, nous portons partout la bénédiction et la paix de Jésus, dans toutes les familles et dans tous les cœurs. Semez la paix ! C’est le regard de la miséricorde. La deuxième image se trouve en dessous de nous, dans la crypte : c’est la Vierge au bouquet, le don d’un laïc généreux. Elle aussi porte l’Enfant Jésus sur un bras et nous le montre, mais elle tient dans l’autre main, au lieu d’un sceptre, un bouquet de fleurs. Cela nous fait penser à la façon dont Marie, modèle de l’Église, en nous présentant son Fils, nous présente également à Lui, comme un bouquet de fleurs dans lequel chaque personne est unique, est belle et précieuse aux yeux du Père. C’est le regard de l’intercession. C’est très important : l’intercession. Le premier était le regard de miséricorde de la Vierge, celui-ci est le regard d’intercession. Enfin, la troisième image est celle que nous voyons ici au centre, sur l’autel, qui frappe par la splendeur dont elle rayonne. Nous aussi, chers frères et sœurs, nous devenons un Évangile vivant dans la mesure où nous le donnons, en sortant de nous-mêmes, en reflétant sa lumière et sa beauté par une vie humble, joyeuse et riche de zèle apostolique. Que nous y aident les si nombreux missionnaires qui sont partis de ce haut lieu pour annoncer la bonne nouvelle de Jésus-Christ au monde entier.
Bien-aimés, portons à nos frères le regard de Dieu, portons à Dieu la soif de nos frères, répandons la joie de l’Évangile. C’est notre vie, et elle est incroyablement belle malgré les difficultés et les chutes, et même nos péchés. Prions ensemble la Sainte Vierge, qu’elle nous accompagne, qu’elle nous garde. Et vous, s’il vous plaît, priez pour moi.
[01422-FR.02] [Texte original: Italien]
Traduzione in lingua inglese
Dear brothers and sisters, good afternoon!
I am happy to begin my visit by sharing this moment of prayer with you. I thank Cardinal Jean-Marc Aveline for his words of welcome and I greet Archbishop Eric de Moulins-Beaufort, my brother Bishops, the Rectors and all of you – priests, deacons, seminarians, and consecrated men and women – who work in this Archdiocese with generosity and dedication to build a society of encounter with God and neighbour. Thank you for your presence, your service and your prayers!
In coming to Marseille, I find myself in the company of great pilgrims: Saints Thérèse of the Child Jesus, Charles de Foucauld, and John Paul II, and so many others who came here to entrust themselves to “Notre Dame de la Garde”. We place under her mantle the fruit of the Rencontres Méditerranéennes, together with the expectations and hopes of your hearts.
In the biblical reading, the prophet Zephaniah exhorted us to joy and confidence, reminding us that the Lord our God is not far away, he is here, near to us, in order to save us (cf. 3:17). In a way, this message reminds us of the history of this Basilica and what it represents. In fact, it was not founded in memory of a miracle or a particular apparition, but simply because, since the thirteenth century, the holy People of God have sought and found here, on the hill of La Garde, the presence of the Lord through the eyes of his Holy Mother. That is why, for centuries, the people of Marseille – especially those who navigate the waves of the Mediterranean – have been coming up here to pray. It was the holy and faithful People of God who – I will use the word – “anointed” this sanctuary, this place of prayer. The holy People of God who, as the Council says, are infallible in credendo.
Still today, the Bonne Mère brings about for all people a very tender “intersection of gazes”: the first is that of Jesus, to whom Mary always directs our attention and whose love is reflected in her eyes – Our Lady’s most authentic gesture is “Do what he tells you”, indicating Jesus. The other gaze is that of countless men and women of all ages and conditions. She gathers them all together and brings them to God, as we recalled at the beginning of this prayer, placing a lighted candle at Our Lady’s feet. Marseille is a veritable meeting point of peoples, and it is precisely on this intersection of gazes that I would like to reflect with you, because it seems to express well the Marian dimension of our ministry. In fact, we priests, consecrated persons and deacons are also called to help people sense the gaze of Jesus and, at the same time, to bring the gaze of our brothers and sisters to Jesus. An exchange o gazes. In the former, we are bearers of mercy, in the latter, intercessors.
The first gaze: that of Jesus which tenderly caresses all men and women. He looks intently at us from head to toe, not to judge, but to lift up those who are lowly. His gaze is full of the tenderness that shines in Mary’s eyes. And we, who are called to reflect this gaze, are compelled to become humble, so that in compassion – I want to highlight this word, compassion, for we should not forget that God’s style is that of closeness, compassion and tenderness – we can make our own “the encouraging benevolence of the Good Shepherd, who does not reprove the lost sheep, but carries it on his shoulders and celebrates for its return to the fold (cf Lk 15:4-7)” (Congregation for the Clergy, Directory for the Ministry and Life of Priests, 30). I like to think that the Lord does not know how to point a finger to judge, but he knows how to extend a hand in order to lift up.
Brothers and sisters, let us learn from this gaze, let us not allow a day to pass without remembering when we ourselves have felt it rest upon us, and let us make it our own, so we can be men and women of compassion. Closeness, compassion and tenderness. Let us not forget this. Being compassionate means being close and showing tenderness. Let us open the doors, not only of churches and rectories, but especially of the heart, to show through our meekness, kindness and acceptance the face of our Lord. Whoever approaches you must not find aloofness or judgement, but the testimony of a humble joy, more fruitful than any display of ability. May people wounded by life find a safe harbour and a welcome in your gaze, encouragement in your embrace, and a caress in your hands, which is capable of wiping away their tears. Even with all the many daily concerns, I beg you, do not detract from the warmth of God’s paternal and maternal gaze. And I would say to priests: please, in the Sacrament of Penance, forgive always, forgive! Through God’s forgiveness, many paths in life are opened. It is marvelous to generously dispense his forgiveness, that is, to always, always, loosen the chains of sin through grace and free people from those obstacles, regrets, grudges and fears against which they cannot prevail alone. It is beautiful to rediscover with wonder, at every age, in happy and sad moments, the joy of illuminating lives through the Sacraments, and of transmitting, in the name of God, unexpected hopes for his consoling presence, healing compassion, and moving tenderness. Closeness, compassion and tenderness. Be close to all, especially the frail and less fortunate, and never let those who suffer lack your attentive and discreet closeness. In this way, there will grow in them and also in you the faith that animates the present, the hope that opens to the future and the charity that lasts forever. This is the first step: bring the gaze of Jesus to your brothers and sisters. There is only one situation in life when it is permissible to look down on a person: it is when we try to take them by the hand to lift them up. In other situations it is a sin of pride. Look at those who are down and who with their hands – consciously or unconsciously – are asking you to lift them up. Take them by the hand and lift them up: this is a very beautiful gesture, one that cannot be done without tenderness.
Then, there is the second gaze: that of men and women who turn to Jesus. Like Mary, who at Cana first took on and then brought before the Lord the concerns of two young newlyweds (cf. Jn 2:3), you too are called to be a voice of intercession for others – men and women for others (cf. Rom 8:34). In this way, the recitation of the Breviary, daily meditation on the Word, the Rosary and every other prayer – I recommend especially that of adoration, for today we have lost the meaning of adoration a little bit and we need to get it back, so I recommend it to you – all these forms of prayer will be crowded with the faces of those whom Providence places on your path. You will bring with you their eyes, voices and questions to the Eucharistic Table, before the tabernacle or to the silence of your room, where the Father sees you (cf. Mt 6:6). You will be their faithful echo as intercessors, “angels on earth”, that is, messengers, who bring everything “before the glory of the Lord” (Tob 12:12).
I would like to summarize this brief meditation by drawing your attention to three images of Mary which are venerated in this basilica. The first is the large image that towers over its summit; it depicts her holding the Child Jesus in the act of blessing. Like Mary, let us bring the blessing and peace of Jesus everywhere, in every family and heart. Sow peace! It is the gaze of mercy. The second image is below us in the crypt: it is the “Virgin of the Bouquet”, a gift from a generous layman. She too carries the Child Jesus in one arm and shows him to us, but in the other hand, instead of a sceptre, she holds a bouquet of flowers. It makes us think of how Mary, model of the Church, while she presents her Son to us, also presents us to him, like a bouquet of flowers in which each person is unique: this is beautiful and precious in the eyes of the Father. It is the gaze of intercession. This is very important: intercession. First was Our Lady’s merciful gaze; second, her gaze of intercession. Finally, the third image is the one we see here in the centre, on the altar, which is striking for the splendour it radiates. We too, dear brothers and sisters, become a living Gospel to the extent that we go out of ourselves to share it, reflecting its light and beauty with a humble, joyful life, rich in apostolic zeal. May the many missionaries who set out from this lofty place to proclaim the good news of Jesus Christ to the whole world be a source of encouragement to us.
Dear friends, let us bring God’s gaze to our brothers and sisters, let us bring their thirst to God, let us spread the joy of the Gospel. This is our life, and despite hardships and failures and also our sins, it is incredibly beautiful. Let us pray together to Our Lady, that she may accompany us and keep us. And please, pray for me.
[01422-EN.02] [Original text: Italian]
Traduzione in lingua tedesca
Liebe Brüder und Schwestern, bon après-midi!
Ich freue mich, meinen Besuch mit diesem gemeinsamen Moment des Gebets mit euch zu beginnen. Ich danke Kardinal Jean-Marc Aveline für seine Grußworte und grüße S.E. Erzbischof Eric de Moulins-Beaufort, meine Mitbrüder im Bischofsamt, die Kirchenrektoren und euch alle, Priester, Diakone und Seminaristen, gottgeweihte Männer und Frauen, die ihr in dieser Erzdiözese großherzig und engagiert am Aufbau einer Zivilisation der Begegnung mit Gott und dem Nächsten arbeitet. Danke für eure Anwesenheit und euren Dienst, und danke für eure Gebete!
Mit meiner Ankunft in Marseille habe ich mich großen Gestalten angeschlossen: der heiligen Theresia vom Kinde Jesus, Charles de Foucauld, Johannes Paul II. und so vielen anderen, die als Pilger hierhergekommen sind, um sich der Vierge de la Garde anzuvertrauen. Unter ihren Mantel stellen wir die Früchte der Mittelmeer-Treffen sowie die Erwartungen und Hoffnungen in euren Herzen.
In der biblischen Lesung hat uns der Prophet Zefanja zu Freude und Zuversicht aufgerufen, indem er uns daran erinnert hat, dass der Herr, unser Gott, nicht weit weg ist, sondern hier, in unserer Nähe, um uns zu retten (vgl. 3,17). Diese Botschaft ruft uns in gewisser Weise die Geschichte dieser Basilika ins Gedächtnis und das, wofür sie steht. Sie wurde nämlich nicht zum Gedenken an ein Wunder oder eine besondere Erscheinung erbaut, sondern einfach deshalb, weil das heilige Volk Gottes seit dem 13. Jahrhundert hier auf dem Hügel von La Garde die Gegenwart Gottes durch die Augen seiner heiligen Mutter gesucht und gefunden hat. Deshalb steigen die Einwohner von Marseille – vor allem diejenigen, die auf den Wellen des Mittelmeers mit dem Schiff unterwegs sind – seit Jahrhunderten hier hinauf, um zu beten. Es war das heilige gläubige Volk Gottes, das – ich nutze dieses Wort – dieses Heiligtum „gesalbt“ hat, diesen Ort des Gebets. Das heilige Volk Gottes, das, wie das Konzil sagt, in credendo unfehlbar ist.
Auch heute noch ist die Bonne Mère für alle die Protagonistin eines besonders liebevollen „Kreuzens der Blicke“: einerseits der Blick Jesu, auf den sie uns stets hinweist und dessen Liebe sich in ihren Augen widerspiegelt – die authentischste Geste der Gottesmutter ist: „Was er euch sagt, das tut“, auf Jesus hinweisen; auf der anderen Seite die Blicke so vieler Männer und Frauen jeden Alters und jeder Lebenslage, die sie sammelt und vor Gott trägt, woran wir uns zu Beginn dieses Gebets erinnert haben, als wir zu ihren Füßen eine brennende Kerze aufgestellt haben. An dem Kreuzungspunkt der Völker, der Marseille ist, möchte ich also mit euch über genau dieses Kreuzen der Blicke nachdenken, denn mir scheint, dass die marianische Dimension unseres Dienstes darin gut zum Ausdruck kommt. Auch wir Priester, Gottgeweihte, Diakone sind nämlich dazu berufen, den Menschen den Blick Jesu erfahrbar zu machen und gleichzeitig den Blick der Brüder und Schwestern zu Jesus zu bringen. Ein Austausch der Blicke. Im ersten Fall sind wir Werkzeuge der Barmherzigkeit, im zweiten Fall Werkzeuge der Fürbitte.
Der erste Blick: der von Jesus, der den Menschen liebkost. Es ist ein Blick, der sich von oben herab nach unten richtet, aber nicht um zu urteilen, sondern um die, die am Boden liegen, aufzurichten. Es ist ein Blick voller Zärtlichkeit, der sich in den Augen Marias widerspiegelt. Und wir, die wir berufen sind, diesen Blick weiterzugeben, müssen uns hinunterbeugen, Mitgefühl empfinden – ich unterstreiche dieses Wort: Mitleid. Vergessen wir nicht, dass der Stil Gottes jener der Nähe, des Mitleids und der Güte ist –, wir müssen uns »das geduldige und ermutigende Wohlwollen des Guten Hirten« zu eigen machen, »der das verirrte Schaf nicht bestraft, sondern voller Freude über seine Rückkehr zur Herde auf die Schultern nimmt (vgl. Lk 15,4-7)« (Kongregation für den Klerus, Direktorium für Dienst und Leben der Priester, 41). Ich habe den Gedanken gern, dass der Herr nicht die Geste machen kann, mit dem Finger auf uns zu zeigen, um zu urteilen, sondern die Geste der ausgestreckten Hand, um wieder aufzurichten.
Brüder, Schwestern, lasst uns von diesem Blick lernen, lassen wir keinen Tag vergehen, ohne uns daran zu erinnern, wann wir selbst ihn verspürt haben, und machen wir ihn uns zu eigen, um mitfühlende Männer und Frauen zu werden. Nähe, Mitleid, Güte. Vergessen wir das nicht. Voll Mitleid sein bedeutet, nahe und gütig zu sein. Öffnen wir die Türen der Kirchen und Pfarrhäuser, vor allem aber die des Herzens, um durch unsere Güte, Freundlichkeit und Gastfreundschaft das Antlitz unseres Herrn zu zeigen. Wer zu euch kommt, möge nicht auf Distanz und Urteile stoßen, sondern auf das Zeugnis einer demütigen Freude, die fruchtbarer ist als jede zur Schau gestellte Fähigkeit. Mögen die Verwundeten des Lebens in eurem Blick einen sicheren Hafen, Aufnahme finden, eine Ermutigung in eurer Umarmung, eine liebevolle Berührung in euren Händen, welche Tränen abzuwischen vermögen. Auch während den vielen Aktivitäten des Alltags lasst bitte die Wärme des väterlichen und mütterlichen Blicks Gottes nicht dahinschwinden. Und zu den Priestern, bitte: Im Sakrament der Buße vergebt immer, vergebt! Seid großherzig, so wie Gott mit uns großherzig ist. Vergebt! Und mit der Vergebung Gottes öffnen sich viele Straßen des Lebens. Und es ist gut, dies zu tun, indem man freigiebig seine Vergebung ausspendet, immer, immer wieder, um die Menschen durch die Gnade von den Fesseln der Sünde zu lösen und sie von Blockaden, Schuldgefühlen, Verbitterung und Ängsten zu befreien, gegen die sie allein nicht ankommen. Es ist schön, in jedem Alter mit Staunen die Freude wiederzuentdecken, das Leben in frohen und traurigen Momenten mit den Sakramenten zu erhellen und im Namen Gottes unerwartete Hoffnungen zu vermitteln: seine tröstliche Nähe, sein heilendes Erbarmen, seine bewegende Güte. Nähe, Mitleid, Güte. Seid allen nahe, besonders den Schwachen und den weniger Privilegierten, und den Leidenden möge es niemals an eurer aufmerksamen und taktvollen Nähe fehlen. So wird in ihnen, aber auch in euch, der Glaube wachsen, der die Gegenwart belebt, die Hoffnung, die die Zukunft erschließt, und die Liebe, die ewig währt. Das ist der erste Schritt: den Blick Jesu den Brüdern und Schwestern zu bringen. Es gibt nur eine Situation im Leben, in der es erlaubt ist, eine Person von oben herab anzuschauen: Wenn wir versuchen, sie an der Hand zu nehmen, um sie aufzurichten. In den anderen Situationen ist es eine Sünde des Hochmutes. Schaut auf die Personen, die am Boden liegen und die euch mit der Hand – bewusst oder unbewusst – bitten, sie aufzurichten. Nehmt sie an der Hand und richtet sie auf: Das ist eine sehr schöne Geste, eine Geste, die man nicht ohne Güte tun kann.
Und dann gibt es den zweiten Blick: den der Männer und Frauen, die sich an Jesus wenden. Wie Maria, die in Kana die Anliegen zweier junger Brautleute vor den Herrn brachte (vgl. Joh 2,3), seid auch ihr berufen, die Stimme zu sein, die – Männer und Frauen für die anderen – für die anderen eintritt (vgl. Röm 8,34). Dann werden das Breviergebet, die tägliche Bibelbetrachtung, der Rosenkranz und jedes andere Gebet – ich lege euch besonders die Anbetung ans Herz. Wir haben den Sinn für die Anbetung etwas verloren, wir müssen ihn wiedergewinnen, das lege ich euch ans Herz. All diese Gebete werden mit den Gesichtern derer erfüllt sein, die euch die Vorsehung auf den Weg gestellt hat. Ihr werdet ihre Augen, ihre Stimmen, ihre Fragen mit euch tragen: an der eucharistischen mensa, vor dem Tabernakel oder in der Stille eures Zimmers, wohin der Vater sieht (vgl. Mt 6,6). Ihr werdet sie treu vertreten, als Fürsprecher, als „Engel auf Erden“, als Boten, die alles »vor die Herrlichkeit des Herrn« tragen (Tob 12,12).
Und ich möchte diese kurze Betrachtung zusammenfassen, indem ich eure Aufmerksamkeit auf drei Marienbilder lenke, die in dieser Basilika verehrt werden. Das erste ist das große Bild, das auf der Spitze der Basilika steht und sie mit dem segnenden Jesuskind auf dem Arm darstellt: Wie Maria helfen wir Jesus, überallhin Segen und Frieden zu bringen, in jede Familie und in jedes Herz. Sät Frieden aus! Das ist der Blick der Barmherzigkeit. Das zweite Bild befindet sich unter uns, in der Krypta: es ist die Vierge au bouquet, eine Gabe eines großzügigen Laien. Auch sie trägt das Jesuskind auf einem Arm und zeigt es uns, doch in der anderen Hand hält sie statt eines Zepters einen Blumenstrauß. Das lässt uns daran denken, wie Maria, das Urbild der Kirche, uns ihren Sohn vorstellt und zugleich auch uns ihm vorstellt wie einen Blumenstrauß, in dem jeder Mensch in den Augen des Vaters einzigartig ist, schön und wertvoll ist. Das ist der Blick der Fürbitte. Das ist sehr wichtig: die Fürbitte. Der erste war der Blick der Barmherzigkeit der Gottesmutter, dieser ist der Blick der Fürbitte. Das dritte Bild schließlich ist dasjenige, das wir hier in der Mitte auf dem Altar sehen und das durch seine glänzende Pracht beeindruckt. Auch wir, liebe Brüder und Schwestern, werden in dem Maße zu einem lebendigen Evangelium, in dem wir es weitergeben, indem wir aus uns herausgehen und sein Licht und seine Schönheit mit einem demütigen, freudigen Leben widerspiegeln, das reich an apostolischem Eifer ist. Mögen uns die vielen Missionare, die von diesem hoch gelegenen Ort aus aufgebrochen sind, um der ganzen Welt die frohe Botschaft von Jesus Christus zu verkünden, dabei eine Ermutigung sein.
Meine Lieben, lasst uns den Blick Gottes zu unseren Brüdern und Schwestern bringen, lasst uns den Durst unserer Brüder und Schwestern zu Gott bringen, lasst uns die Freude des Evangeliums verbreiten. Das ist unser Leben und es ist unglaublich schön, trotz der Mühen und Niederlagen, auch unserer Sünden. Lasst uns gemeinsam zur Muttergottes beten, dass sie uns begleite und dass sie uns behüte. Und ihr, bitte betet für mich.
[01422-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]
Traduzione in lingua spagnola
Queridos hermanos y hermanas: Bon après-midi! [¡Buenas tardes!]
Me alegra comenzar mi visita compartiendo con ustedes este momento de oración. Agradezco al cardenal Jean-Marc Aveline las palabras de bienvenida y saludo a S.E. Mons. Eric de Moulins-Beaufort, a los hermanos obispos, a los padres rectores y a todos ustedes, sacerdotes, diáconos y seminaristas, consagradas y consagrados que trabajan en esta arquidiócesis con generosidad y compromiso para construir una civilización del encuentro con Dios y con el prójimo. ¡Gracias por su presencia y su servicio, y gracias por sus oraciones!
He llegado a Marsella siguiendo a las huellas de grandes cristianos: santa Teresa del Niño Jesús, Carlos de Foucauld, Juan Pablo II y tantos otros, que han venido aquí como peregrinos para encomendarse a Notre Dame de la Garde. Pongamos bajo su manto los frutos de los Encuentros del Mediterráneo, junto con los anhelos y las esperanzas de vuestros corazones.
En la lectura bíblica, el profeta Sofonías nos ha exhortado a la alegría y a la confianza, recordando que el Señor nuestro Dios no está lejos; está aquí, cerca de nosotros, para salvarnos (cf. 3,17). Es un mensaje que nos remite, en cierto sentido, a la historia de esta basílica y a lo que representa. Ésta, en efecto, no fue fundada para recordar un milagro o una aparición particular, sino sencillamente porque, desde el siglo XIII, el santo Pueblo de Dios buscó y encontró aquí, en la colina de La Guardia, la presencia del Señor a través de los ojos de su Santa Madre. Por eso, desde hace siglos los marselleses —especialmente los que navegan sobre las olas del Mediterráneo— suben aquí a rezar. Ha sido el Santo Pueblo fiel de Dios que ha ―uso la palabra― “ungido” este santuario, este lugar de oración. El Santo Pueblo de Dios que, como dice el Concilio, es infalible in credendo.
Aún hoy, para todos, la Bonne Mère es protagonista de un tierno “cruce de miradas”. Por una parte, la de Jesús, a quien ella siempre nos muestra y cuyo amor se refleja en sus ojos ―el gesto auténtico de la Virgen es: «Hagan todo lo que Él les diga», indicar a Jesús―: Por otra parte, las miradas de tantos hombres y mujeres de toda edad y condición, que ella recoge y presenta a Dios, como hemos recordado al inicio de esta oración al poner a sus pies un cirio encendido. Así pues, en la encrucijada de pueblos que es Marsella, es precisamente sobre este cruce de miradas que quisiera reflexionar con ustedes, porque en él me parece que se expresa bien la dimensión mariana de nuestro ministerio. En efecto, también nosotros, sacerdotes, consagrados, diáconos, estamos llamados a hacer sentir a la gente la mirada de Jesús y, al mismo tiempo, llevar a Jesús la mirada de los hermanos. Un intercambio de miradas. En el primer caso somos instrumentos de misericordia; en el segundo, instrumentos de intercesión.
La primera mirada es la de Jesús que acaricia al hombre. Es una mirada que va de arriba hacia abajo, pero no para juzgar, sino para levantar a quien está caído. Es una mirada llena de ternura, que se transparenta en los ojos de María. Y nosotros, llamados a transmitir esta mirada, tenemos que abajarnos, sentir compasión ―subrayo esta palabra: compasión. No olvidemos que el estilo de Dios es el de la cercanía, la compasión y la ternura―, tenemos que hacer nuestra «la paciente y alentadora benevolencia del Buen Pastor, que no reprocha a la oveja perdida, sino que la carga sobre sus hombros y hace fiesta por su retorno al redil (cf. Lc 15,4-7)» (Congregación para el Clero, Directorio para el ministerio y la vida de los presbíteros, 41). A mí me gusta pensar que el Señor no hace el gesto de señalar con el dedo para juzgar, sino el de tender la mano para levantar.
Hermanos, hermanas, aprendamos de esta mirada, no dejemos que pase un día sin hacer memoria del momento en que la hemos recibido sobre nosotros, y hagámosla nuestra, para ser hombres y mujeres de compasión. Cercanía, compasión, ternura. No lo olvidemos. Ser compasivos significa hacernos cercanos y tiernos. Abramos las puertas de las iglesias y de las casas parroquiales, pero sobre todo las del corazón, para mostrar el rostro de Nuestro Señor a través de nuestra mansedumbre, amabilidad y hospitalidad. Que quien se les acerque no encuentre distancias y juicios, sino el testimonio de una humilde alegría, más fructífera que cualquier capacidad ostentosa. Que los heridos de la vida encuentren un puerto seguro, una acogida, en vuestra mirada, un aliento en vuestro abrazo, una caricia en vuestras manos, capaces de enjugar lágrimas. Aun en las numerosas ocupaciones de cada día, no dejen, por favor, que decaiga el calor de la mirada paterna y materna de Dios. Y a los sacerdotes les pido, por favor: ¡en el sacramento de la penitencia perdonen siempre, perdonen! Sean generosos como Dio es generoso con nosotros. ¡Perdonen! Pues con el perdón de Dios se abren muchos caminos en la vida. Es hermoso hacer esto concediendo su perdón a los hombres con generosidad, siempre, siempre, para romper las cadenas del pecado, por medio de la gracia, y liberarlos de bloqueos, remordimientos, rencores y miedos que no pueden vencer solos. Es hermoso redescubrir con admiración, a cualquier edad, la alegría de iluminar las vidas, en los momentos alegres y tristes, con los sacramentos; y transmitir en el nombre de Dios esperanzas inesperadas: su cercanía que consuela, su compasión que cura, su ternura que conmueve. Cercanía, compasión, ternura. Estén cerca de todos, especialmente de los más frágiles y menos afortunados, y que no les falte nunca a los que sufren vuestra cercanía atenta y discreta. Así crecerán en ellos, pero también en ustedes, la fe que anima el presente, la esperanza que abre al futuro y la caridad que dura para siempre. Este es el primer movimiento: llevar a los hermanos la mirada de Jesús. En la vida existe una sola situación en la que es lícito mirar a una persona de arriba para abajo: cuando tratamos de aferrarla de la mano para levantarla. En las demás situaciones, sería un pecado de soberbia. Miren a las personas caídas, que con la mano ―consciente o inconscientemente―, les piden que las levanten. Tómenlas de la mano y levántenlas: es un gesto muy hermoso, un gesto que no se puede hacer sin ternura.
Y luego, tenemos la segunda mirada, la de los hombres y las mujeres que se dirigen a Jesús. Como María, que en Caná recogió y presentó al Señor las preocupaciones de dos jóvenes esposos (cf. Jn 2,3), también ustedes están llamados a hacerse, para los demás ―hombres y mujeres para los demás―, voz que intercede (cf. Rm 8,34). Entonces el rezo del Breviario, la meditación cotidiana de la Palabra, el rosario y cualquier otra oración —les recomiendo especialmente la de adoración—. Nosotros hemos perdido un poco el sentido de la adoración; debemos recuperarlo —se los encargo—. Todas estas oraciones irán repletas de los rostros de quienes la Providencia pone en vuestro camino. Llevarán con ustedes los ojos, las voces, los interrogativos de todos ellos a la Mesa eucarística, al Sagrario o al silencio de vuestra habitación, donde el Padre ve (cf. Mt 6,6). Ustedes serán su eco fiel, como intercesores, como “ángeles en la tierra”, mensajeros que llevan todo «delante de la gloria del Señor» (Tb 12,12).
Y quisiera resumir esta breve meditación llamando vuestra atención sobre tres imágenes de María que se veneran en esta basílica. La primera es la gran imagen que se eleva sobre su cima, que la representa mientras sostiene al Niño Jesús que bendice; por eso, como María llevemos la bendición y la paz de Jesús a todas partes, a toda familia y a cada corazón. ¡Siembren paz! Es la mirada de la misericordia. La segunda imagen se encuentra debajo de nosotros, en la cripta. Es la Vierge au bouquet, regalo de un laico generoso. También ella lleva al Niño Jesús en un brazo, y nos lo muestra, pero en la otra mano, en lugar del cetro, sostiene un ramo de flores. Nos hace pensar cómo María, modelo de la Iglesia, mientras nos presenta a su Hijo, también nos presenta a nosotros a Él, como un ramo de flores en el que cada persona es única, es hermosa y valiosa a los ojos del Padre. Es la mirada de intercesión. Esto es muy importante: la intercesión. La primera era la mirada de misericordia de la Virgen; esta, es la mirada de intercesión. En fin, la tercera imagen es la que vemos aquí en el centro, sobre el altar, que impacta por el resplandor que irradia. También nosotros, queridos hermanos y hermanas, somos Evangelio vivo en la medida en que lo damos, saliendo de nosotros mismos, reflejando su luz y su belleza con una vida humilde, alegre y rica de celo apostólico. Que en esto nos inspiren los numerosos misioneros que partieron desde esta atalaya para anunciar la buena noticia de Jesucristo al mundo entero.
Queridos amigos, llevemos a los hermanos la mirada de Dios, llevemos a Dios la sed de los hermanos, difundamos la alegría del Evangelio. Esta es nuestra vida y es increíblemente hermosa, a pesar de las fatigas y las caídas, y también de nuestros pecados. Recemos juntos a la Virgen, que nos acompañe, que nos proteja. Y ustedes, por favor, recen por mí.
[01422-ES.02] [Texto original: Italiano]
Traduzione in lingua portoghese
Queridos irmãos e irmãs, bon après-midi [boa tarde]!
Sinto-me feliz por começar a minha visita partilhando convosco este momento de oração. Agradeço ao Cardeal Jean-Marc Aveline as palavras de boas-vindas e saúdo D. Eric de Moulins-Beaufort, os irmãos Bispos, os Padres Reitores e todos vós, sacerdotes, diáconos e seminaristas, consagradas e consagrados que trabalhais generosa e dedicadamente nesta arquidiocese para edificar uma civilização do encontro com Deus e com o próximo. Obrigado pela vossa presença e pelo vosso serviço! E obrigado pelas vossas orações!
Chegado a Marselha, segui o exemplo de grandes figuras – Santa Teresa do Menino Jesus, Carlos de Foucauld, João Paulo II e muitos outros –, que vieram como peregrinos até aqui para se consagrar a Notre Dame de la Garde. Coloquemos sob o seu manto os frutos dos Encontros do Mediterrâneo, juntamente com os anseios e as esperanças dos vossos corações.
Na Leitura bíblica, o profeta Sofonias exortou-nos à alegria e à confiança, lembrando que o Senhor nosso Deus não está longe; Ele está aqui, perto de nós, para nos salvar (cf. 3, 17). É uma mensagem que de certo modo nos remete para a história desta Basílica e para aquilo que representa. De facto, não foi fundada em recordação dum milagre ou duma aparição particular, mas simplesmente porque, desde o século XIII, o santo Povo de Deus procurou e encontrou aqui, na colina de La Garde, a presença do Senhor através dos olhos da sua Santa Mãe. Por isso, há séculos que os marselheses – especialmente os que navegam por entre as ondas do Mediterrâneo – sobem aqui para rezar. Foi o santo Povo Fiel de Deus que – uso a palavra – “ungiu” este santuário, este lugar de oração. O santo Povo de Deus que, como diz o Concílio, é infalível in credendo.
Ainda hoje, para todos, a Bonne Mère [Boa Mãe] é protagonista dum terno «cruzamento de olhares»: por um lado, o olhar de Jesus, para Quem Ela sempre aponta e cujo amor se reflete nos seus olhos – o gesto mais autêntico de Nossa Senhora é apontar para Jesus: “Fazei o que Ele vos disser”; por outro lado, os olhares de tantos homens e mulheres de todas as idades e condições, que Ela recolhe e leva a Deus, como recordámos no início desta oração, depondo a seus pés um círio aceso. Pois bem, neste cruzamento de povos que é Marselha, quero refletir convosco precisamente sobre este cruzamento de olhares, porque me parece que nele esteja bem expressa a dimensão mariana do nosso ministério. Com efeito, também nós, sacerdotes, consagrados, diáconos, somos chamados a fazer sentir ao povo o olhar de Jesus e, ao mesmo tempo, levar a Jesus o olhar dos irmãos. Uma troca de olhares. No primeiro caso, somos instrumentos de misericórdia; no segundo, instrumentos de intercessão.
Primeiro olhar: o de Jesus que acaricia o homem. É um olhar que se dirige de cima para baixo, não para julgar, mas para erguer quem está por terra. É um olhar cheio de ternura, que transparece nos olhos de Maria. E nós, chamados a transmitir este olhar, somos obrigados a abaixar-nos, a sentir compaixão – sublinho esta palavra: compaixão. Não esqueçamos que o estilo de Deus é o da proximidade, da compaixão e da ternura –, a assumir «a paciente e encorajante benevolência do Bom Pastor, que não censura a ovelha perdida, mas carrega-a aos ombros e faz uma festa pelo seu regresso ao rebanho (cf. Lc 15, 4-7)» (Congregação para o Clero, Diretório para o Ministério e a Vida dos Presbíteros, n. 30). Gosto de pensar que o Senhor não sabe fazer o gesto de apontar o dedo, no sentido de julgar; sabe antes fazer o gesto de estender a mão, no sentido de levantar.
Irmãos, irmãs, aprendamos deste olhar, não deixemos passar um dia sem nos lembrar de quando o recebemos sobre nós e assumamo-lo para sermos homens e mulheres de compaixão. Proximidade, compaixão, ternura. Não esqueçamos. Ser compassivo significa ser próximo e ternurento. Abramos as portas das igrejas e das residências paroquiais, mas sobretudo as do coração para mostrar, através da nossa mansidão, gentileza e acolhimento, o rosto de Nosso Senhor. Quem se aproxima de vós, não encontre indiferença e julgamento, mas o testemunho duma alegria humilde, mais frutuosa do que toda a capacidade que possais ostentar. Os feridos da vida encontrem um porto seguro, acolhimento no vosso olhar, um encorajamento no vosso abraço, uma carícia nas vossas mãos, capazes de enxugar lágrimas. Nas muitas ocupações de cada dia, não deixeis, por favor, diminuir o calor do olhar paterno e materno de Deus. E aos sacerdotes, por favor: no Sacramento da Penitência, perdoai sempre! Sede generosos como Deus é generoso connosco. Perdoai! Com o perdão de Deus abrem-se muitos caminhos na vida. E é bom que façais isto distribuindo o seu perdão sempre, sempre com generosidade, para, através da graça, desligar os homens das cadeias do pecado e libertá-los de bloqueios, remorsos, rancores e medos, contra os quais, sozinhos, não podem prevalecer. É bom redescobrir em cada idade, maravilhados, a alegria de iluminar os momentos felizes e tristes da vida com os Sacramentos e transmitir, em nome de Deus, esperanças inesperadas: a sua proximidade que consola, a sua compaixão que cura, a sua ternura que comove. Proximidade, compaixão, ternura. Sede próximos de todos, especialmente dos mais frágeis e dos menos afortunados, e nunca falte, aos que sofrem, a vossa proximidade cuidadosa e discreta. Assim neles, mas também em vós, crescerão a fé que anima o presente, a esperança que abre para o futuro e a caridade que dura para sempre. Tal é o primeiro movimento: levar aos irmãos o olhar de Jesus. Na vida, há só uma situação em que é permitido olhar para uma pessoa de cima para baixo: quando tentamos dar-lhe a mão para a levantar. Nas outras situações, é pecado de orgulho. Olhai para as pessoas que estão por terra e que com a sua mão estendida – consciente ou inconscientemente – pedem para serem levantadas. Tomai-as pela mão e levantai-as: é um gesto muito bonito, é um gesto que não pode ser feito sem ternura.
Depois temos o segundo olhar: o dos homens e mulheres que se dirigem a Jesus. Como Maria, que em Caná acolheu e apresentou ao Senhor as preocupações de dois jovens esposos (cf. Jo 2, 3), também vós sois chamados a tornar-vos, para os outros – homens e mulheres para os outros –, a voz que intercede (cf. Rm 8, 34). Deste modo, a recitação do Breviário, a meditação quotidiana da Palavra, o terço e qualquer outra oração; recomendo-vos especialmente a adoração. Perdemos um pouco o sentido da adoração, temos de o recuperar; recomendo-vos isto. Todas estas orações serão repletas de rostos das pessoas que a Providência coloca no vosso caminho. Convosco levareis os seus olhos, as suas vozes, os seus interrogativos, para a Mesa Eucarística, diante do Sacrário ou no silêncio do vosso quarto onde o Pai vê (cf. Mt 6, 6). Tornar-vos-eis o seu eco fiel, como intercessores, como «anjos na terra», mensageiros que tudo apresentam «diante da glória do Senhor» (Tb 12, 12).
E quero resumir esta breve meditação, chamando a vossa atenção para três imagens de Maria que se veneram nesta Basílica. A primeira é a grande imagem que campeia no seu cimo e A representa segurando o Menino Jesus que abençoa: como Maria, levemos a bênção e a paz de Jesus a toda a parte, a cada família e a cada coração. Semeai paz! É o olhar de misericórdia. A segunda imagem encontra-se por baixo de nós, na Cripta: é a Vierge au bouquet, dom dum leigo generoso. Também Ela traz num braço o Menino Jesus e no-Lo mostra, mas na outra mão, no lugar do cetro, segura um ramo de flores. Isto faz-nos pensar em Maria como modelo da Igreja, ao mesmo tempo que nos apresenta o seu Filho, a Ele nos apresenta também a nós como um ramo de flores, no qual cada pessoa é única, é bela e preciosa aos olhos do Pai. É o olhar de intercessão. Isto é muito importante: a intercessão. O primeiro foi o olhar de misericórdia de Nossa Senhora, este é o olhar de intercessão. E a terceira imagem, vemo-la aqui no centro sobre o altar, impressionante pelo esplendor que irradia. Também nós, queridos irmãos e irmãs, nos tornamos Evangelho vivo na medida em que O damos, saindo de nós mesmos, refletindo a sua luz e beleza com uma vida humilde, alegre, rica de zelo apostólico. Nisto sirvam-nos de estímulo os numerosos missionários que partiram deste lugar sublime para anunciar a boa nova de Jesus Cristo pelo mundo inteiro
Caríssimos, levemos aos irmãos o olhar de Deus, levemos a Deus a sede dos irmãos, espalhemos a alegria do Evangelho. Esta é a nossa vida que é incrivelmente bela, não obstante as canseiras e as quedas, e também os nossos pecados. Rezemos juntos a Nossa Senhora, para que Ela nos acompanhe, nos guarde. E vós, por favor, rezai por mim.
[01422-PO.02] [Texto original: Italiano]
Traduzione in lingua polacca
Drodzy bracia i siostry, bon après-midi! [dobry wieczór!]
Cieszę się, że mogę rozpocząć moją wizytę, dzieląc z wami tę chwilę modlitwy. Dziękuję kardynałowi Jean-Marc Aveline za słowa powitania i pozdrawiam Jego Ekscelencję abpa Erica de Moulins-Beaufort, moich braci biskupów, ojców rektorów i was wszystkich, kapłanów, diakonów i seminarzystów, osoby konsekrowane, którzy pracujecie w tej archidiecezji z wielkodusznością i zaangażowaniem, aby budować cywilizację spotkania z Bogiem i bliźnim. Dziękuję za waszą obecność i za waszą posługę, dziękuję także za wasze modlitwy!
Przybywając do Marsylii, dołączyłem do wielkich: do św. Teresy od Dzieciątka Jezus, Karola de Foucauld, Jana Pawła II i wielu innych, którzy przybyli tu jako pielgrzymi, aby powierzyć się Matce Bożej z Garde. Pod Jej płaszcz składamy owoce Spotkań Śródziemnomorskich, wraz z oczekiwaniami i nadziejami waszych serc.
W czytaniu biblijnym prorok Sofoniasz zachęcił nas do radości i ufności, przypominając, że Pan, nasz Bóg, nie jest daleko, jest tutaj, blisko nas, aby nas zbawić (por. 3, 17). Jest przesłaniem, które w pewien sposób przypomina nam historię tej bazyliki i tego, co ona reprezentuje. Nie została ona bowiem zbudowana na pamiątkę jakiegoś cudu lub szczególnego objawienia, lecz po prostu dlatego, że od XIII wieku święty Lud Boży szukał i znajdował tutaj, na wzgórzu La Garde, obecność Pana poprzez oczy Jego Najświętszej Matki. Dlatego przez wieki mieszkańcy Marsylii – zwłaszcza ci, którzy żeglują po falach Morza Śródziemnego – udawali się tam na modlitwę. To był święty Lud Boży, który – użyję tego słowa – „namaścił” to sanktuarium, to miejsce modlitwy. Święty Lud Boży, który, jak mówi Sobór, jest nieomylny in credendo.
Dziś, Bonne Mère jest dla wszystkich bohaterką czułego „skrzyżowania spojrzeń”: z jednej strony spojrzenia Jezusa, na którego zawsze nam wskazuje i którego miłość odzwierciedla się w Jej oczach – najbardziej autentycznym gestem Matki Bożej jest: „Czyńcie to, co On wam powie”, wskazując na Jezusa – z drugiej strony spojrzenia wielu mężczyzn i kobiet w każdym wieku i w każdym stanie, których gromadzi i przyprowadza do Boga, jak przypomnieliśmy na początku tej modlitwy, stawiając u Jej stóp zapaloną świecę. Tak więc, na skrzyżowaniu narodów, jakim jest Marsylia, właśnie nad tym skrzyżowaniem spojrzeń chciałbym się z wami zastanowić, ponieważ wydaje mi się, że wymiar maryjny naszej posługi dobrze się w nim wyraża. Również my, kapłani, osoby konsekrowane, diakoni, jesteśmy bowiem powołani do sprawienia, żeby ludzie odczuwali na sobie spojrzenie Jezusa, a jednocześnie, by przyciągać spojrzenia naszych braci i sióstr do Jezusa. Wymiana spojrzeń. W pierwszym przypadku jesteśmy narzędziami miłosierdzia, w drugim narzędziami wstawiennictwa.
Pierwsze spojrzenie – Jezusa, który obdarza człowieka czułością. Jest to spojrzenie idące z góry na dół, nie po to jednak, by osądzać, lecz aby podnieść powalonych na ziemię. Jest to spojrzenie pełne czułości, jaka jaśnieje w oczach Maryi. A my, powołani do przekazywania tego spojrzenia, jesteśmy zobowiązani do uniżenia się, odczuwania współczucia – podkreślam to słowo: współczucie. Nie zapominajmy, że Bożym stylem jest bliskość, współczucie i czułość – do przyswojenia sobie „cierpliwej i umacniającej życzliwości Dobrego Pasterza, który nie odrzuca zagubionej owcy, ale bierze ją na ramiona i raduje się z jej powrotu do owczarni (por. Łk 15, 4-7)” (Kongregacja ds. duchowieństwa, Dyrektorium o posłudze i życiu kapłanów, 30). Lubię myśleć, że Pan nie potrafi uczynić gestu wskazania palcem, aby osądzić, ale wie, jak wykonać gest wyciągnięcia ręki, aby podnieść.
Bracia, siostry, uczmy się z tego spojrzenia, nie pozwólmy, żeby minął dzień bez wspomnienia chwili, kiedy spoczęło ono na nas. Uczyńmy je naszym, żeby być mężczyznami i kobietami współczucia. Bliskość, współczucie, czułość. Nie zapominajmy o tym. Bycie współczującymi oznacza bliskość i czułość. Otwórzmy drzwi kościołów i plebanii, ale przede wszystkim drzwi serca, aby poprzez naszą łagodność, życzliwość i gościnność ukazać oblicze naszego Pana. Ktokolwiek do was podejdzie, niech nie znajdzie dystansu i osądu, lecz świadectwo pokornej radości, bardziej owocne niż jakakolwiek dostrzegalna zdolność. Niech zranieni życiem znajdą bezpieczną przystań, gościnność, w waszym spojrzeniu, otuchę w waszym uścisku, czułość w waszych dłoniach, zdolnych do otarcia łez. Pomimo wielu zajęć każdego dnia, nie pozwólcie, proszę was, żeby zabrakło ciepła ojcowskiego i macierzyńskiego spojrzenia Boga. A kapłanów proszę: w Sakramencie Pokuty zawsze przebaczajcie! Bądźcie hojni, tak jak Bóg jest hojny wobec nas. Przebaczajcie! Z Bożym przebaczeniem otwiera się wiele dróg w życiu. Wspaniale jest to czynić, hojnie rozdając Jego przebaczenie, zawsze, zawsze, aby poprzez łaskę uwolnić ludzi z okowów grzechu i uwolnić ich od blokad, wyrzutów sumienia, urazów i lęków, których sami nie mogą pokonać. Wspaniale jest odkrywać ze zdumieniem, w każdym wieku, radość rozświetlania życia sakramentami, w chwilach radosnych i smutnych, i przekazywania, w imię Boga, nieoczekiwanych nadziei: Jego bliskości, która pociesza, Jego współczucia, które leczy, Jego czułości, która porusza. Bliskość, współczucie, czułość. Bądźcie blisko wszystkich, zwłaszcza słabych i najuboższych, i nigdy nie pozwólcie, aby tym, którzy cierpią, zabrakło waszej uważnej i dyskretnej bliskości. W ten sposób będzie wzrastać w nich, ale także w was, wiara, która ożywia teraźniejszość, nadzieja, która otwiera na przyszłość i miłość, która trwa wiecznie. Oto pierwszy ruch: zaniesienie braciom spojrzenia Jezusa. Jest tylko jedna sytuacja w życiu, w której dopuszczalne jest patrzenie na kogoś z góry: to jest wtedy, gdy próbujemy wziąć go za rękę, aby go podnieść. W innych sytuacjach jest to grzech pychy. Patrzcie na osoby, które są na dnie i swoją ręką – świadomie lub nieświadomie – proszą was, abyście ich podnieśli. Weźcie ich za rękę i podnieście: to bardzo piękny gest, gest, którego nie można dokonać bez czułości.
Jest też drugie spojrzenie: mężczyzn i kobiet, którzy zwracają się do Jezusa. Podobnie jak Maryja, która w Kanie Galilejskiej dostrzegła i zaniosła przed Pana troski dwojga nowożeńców (por. J 2, 3), również wy jesteście powołani, aby stać się dla innych – mężczyznami i kobietami dla innych – głosem który wstawia się za innymi (por. Rz 8, 34). Wówczas odmawianie brewiarza, codzienne rozważanie słowa Bożego, różaniec i każda inna modlitwa – polecam zwłaszcza adorację. Utraciliśmy trochę sens adoracji, musimy je odzyskać, polecam to wam. Wszystkie te modlitwy będą wypełnione twarzami tych, których Opatrzność stawia na drodze. Zaniesiecie ze sobą ich oczy, ich głosy, ich pytania: przy stole eucharystycznym, przed tabernakulum lub w ciszy waszego pokoju, gdzie Ojciec widzi (por. Mt 6, 6). Będziecie ich wiernym echem, jako orędownicy, jako „aniołowie na ziemi”, posłańcy, którzy przynoszą wszystko „przed majestat Pański” (Tb 12, 12).
Chciałbym podsumować tę krótką medytację, zwracając waszą uwagę na trzy wizerunki Maryi, które są czczone w tej bazylice. Pierwszym z nich jest duży obraz stojący na jej szczycie, który przedstawia Ją jako trzymającą błogosławiące Dzieciątko Jezus: otóż, podobnie jak Maryja, niesiemy błogosławieństwo i pokój Jezusa wszędzie, do każdej rodziny i w każde serce. Zasiewajcie pokój! Jest to spojrzenie miłosierdzia. Drugi obraz znajduje się pod nami, w krypcie: jest to Dziewica z bukietem, dar hojnego świeckiego. Również Ona niesie Dzieciątko Jezus na ramieniu i pokazuje Je nam, ale w drugiej ręce, zamiast berła, trzyma bukiet kwiatów. To sprawia, że myślimy o tym, jak Maryja, wzór Kościoła, przedstawiając nam swojego Syna, przedstawia Mu również nas, jak bukiet kwiatów, w którym każda osoba jest wyjątkowa, jest piękna i cenna w oczach Ojca. Jest to spojrzenie wstawiennictwa. To jest bardzo ważne: wstawiennictwo. Pierwszym było miłosierne spojrzenie Matki Bożej, to jest spojrzenie wstawiennictwa. Wreszcie trzeci obraz to ten, który widzimy tutaj w centrum, na ołtarzu, który uderza blaskiem, jakim promieniuje. My również, drodzy bracia i siostry, stajemy się żywą Ewangelią w takim stopniu, w jakim ją dajemy, wykraczając poza nasze ograniczenia, odbijając Jej światło i piękno pokornym, radosnym życiem, bogatym w gorliwość apostolską. Niech zachętą w tym będzie dla nas wielu misjonarzy, którzy wyruszyli z tego wysokiego miejsca, by głosić całemu światu dobrą nowinę o Jezusie Chrystusie.
Umiłowani, zanieśmy braciom spojrzenie Boga, zanieśmy Bogu pragnienie braci, szerzmy radość Ewangelii. Takie jest nasze życie i jest ono niezwykle piękne, pomimo trudów i upadków, także naszych grzechów. Módlmy się razem do Matki Bożej, aby nam towarzyszyła, i aby nas strzegła. I proszę, abyście modlili się za mnie.
[01422-PL.021] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua araba
الزيارة الرّسوليّة إلى مرسيليا
كلمة قداسة البابا فرنسيس
في الصّلاة المريميَّة مع الإكليروس الأبرشيّ
في بازيليكا ”سيّدتنا مريم العذراء سيّدة الحماية“
الجمعة 22 أيلول/سبتمبر 2023
أيّها الإخوة والأخوات الأعزّاء، مساء الخير!
يُسعدني أن أبدأ زيارتي بمشاركتي معكم في هذه الصّلاة. أشكر الكاردينال جان مارك أفلين على كلماته التّرحيبيّة، وأُحيّي سيادة المطران إيريك دي مولان بوفورت، والإخوة الأساقفة، والآباء الرّؤساء وجميعكم، الكهنة والشّمامسة والإكليريكيّين، والمكرّسين والمكرّسات الذين تعملون في هذه الأبرشيّة بسخاء والتزام، من أجل بناء حضارة اللقاء مع الله ومع الآخر. أشكركم على حضوركم وعلى خدمتكم، وأشكركم على صلواتكم!
جئت إلى مرسيليا، وأنا أتَّكِئُ على الكِبار: على القدّيسة تيريزا الطّفل يسوع، والقدّيس شارل دي فوكو، والقدّيس يوحنّا بولس الثّاني وآخرين كثيرين، الذين جاؤوا إلى هنا حُجّاجًا، ِيَطلبون حماية سيّدتنا مريم العذراء سيّدة الحماية. لِنَضَعْ أمامها ثمار لقاء البحر الأبيض المتوسّط، مع توقّعاتكم ورجاء قلوبكم.
دعانا صفنيا النّبي في القراءة التي سمعناها من الكتاب المقدّس إلى الفرح والثّقة، وذكّرنا أنّ الرّبّ إلهنا ليس بعيدًا، بل هو هنا، وقريب منّا ليخلّصنا (راجع 3، 17). إنّها رسالة تُعيدنا، نوعًا ما، إلى تاريخ هذه البازيليكا وإلى ما تمثِّلُه. في الواقع، لم يتمّ تأسيسها في مناسبة ذكرى معجزة أو ظهور خاصّ، بل ببساطة لأنّ شعب الله المقدّس، منذ القرن الثّالث عشر، بحث ووجد هنا، على تلَّة الحماية (La Garde)، حضور الرّبّ يسوع من خلال أعيُن أُمِّه القدّيسة. لذلك، ومنذ قرون، كان سُكّان مرسيليا يصعدون إلى هنا ليصلّوا، وخاصّة الذين كانوا يُبحرون فوق أمواج البحر الأبيض المتوسّط.
اليوم أيضًا، وبالنّسبة للجميع، الأم الحنونة (La Bonne Mère) هي الشّخصيّة الرّئيسيّة في ”تلاقي الأنظار“ الحنونة جدًّا: من جهة، يسوع، الذي تدلّنا مريم عليه دائمًا وينعكس حبُّه في عينيها، ومن جهة أخرى، الرّجال والنّساء الكثيرون ومن جميع الأعمار والحالات، الذين تجمعهم وتحملهم إلى الله، كما ذكَرْنا في بداية هذه الصّلاة، بينما كنا نضع شمعة مُضاءة عند قدميها. هنا، عند مفترق طرق الشّعوب، الذي هو مرسيليا، أودُّ أن أتأمّل معكم، في ”تلاقي الأنظار“، لأنّه يبدو لِي أنّه يعبِّر جيّدًا عن البُعد المريمي لخدمتنا. في الواقع نحن أيضًا، الكهنة والمكرّسين والشّمامسة، مدعوّون إلى أن نجعل النّاس يشعرون بنظرة يسوع، وفي الوقت نفسه، علينا أن نحمل نظرة إخوتنا إلى يسوع. في الحالة الأولى نكون أدوات رحمة، وفي الحالة الثّانية نكون أدوات شفاعة.
النّظرة الأولى: نظرة يسوع الذي يحدّق إلى الإنسان. إنّها نظرة مِن أعلى إلى أسفل، لكن لا للحُكم، بل لتُنهض الذين هم على الأرض. إنّها نظرة مليئة بالحنان، تظهر في عينَي مريم. ونحن المدعوّين إلى أن ننقل هذه النّظرة إلى الأخرين، علينا أن ننحني، وأن نشعر بالرّأفة، وأن نتمثّل بـ "الرّاعي الصّالح، وبصبره وبعطفه المُشجِّع، وهو لا يوبِّخ الخروف الضّال، بل يحمله على كتفيه ويحتفل بعودته إلى الحظيرة (راجع لوقا 15، 4-7)" (مجمع الإكليروس، دليل خدمة الكهنة وحياتهم، 41). أحبّ، أنا، أن أتأمّل في أنّ الرّبّ يسوع لا يعرف أن يشير بإصبعه ليديننا، بل يعرف أن يمدّ يده لينهضنا.
أيّها الإخوة والأخوات، لنتعلّم من هذه النّظرة، ولا يمُرَّ يومٌ من دون أن نتذكّر يومَ نظر إلينا، ولنجعل نظرته نظرتنا، حتّى نكون رجالًا ونساءً رُحماء. لنفتح أبواب الكنائس وبيوت كهنة الرّعايا، وقبل كلّ شيء أبواب قلوبنا، لكي نُظهر وجه ربّنا يسوع بوداعتنا ولُطفنا واستقبالنا. ولا يجِدْ الذين يقتربون منكم مسافات وأحكامًا مُسبقة، بل شهادة فرح متواضع، تثمر أكثر من أيِّ قُدرة نتباهى بها. لِيَجِدْ جرحى الحياة ملاذًا آمنًا وترحيبًا في نظراتكم، وتشجيعًا في عناقكم، ولطفًا في أيديكم، يقدر أن يمسح الدّموع. على الرّغم من انشغالاتكم اليوميّة، من فضلكم، لا تَدَعُوا دِفء نظرة الله الأبويّة والوالديّة تغيب. وإلى الكهنة أقول: من فضلكم، في سرّ التّوبة اغفروا دائمًا، اغفروا! كونوا كُرماء كما أنّ الله كريم معنا. اغفروا! وبمغفرة الله تنفتح طرق كثيرة في الحياة. جميلٌ أن نصنع ذلك ونوزّع غفرانه بِسخاء، دائمًا، دائمًا، ونحرّرَ البَشر، من قُيودِ الخطيئة بالنِّعمة، ونُعتِقَهُم من العوائق والنَّدم والضّغينة والمخاوف التي لا يمكنهم أن يتغلَّبوا عليها وحدهم. جميلٌ أن نكتشف من جديد وباندهاش، في كلّ مرحلة من مراحل العمر، الفرح الذي ينير الحياة، في اللحظات السّعيدة والحزينة، بالأسرار المقدّسة، وأن ننقل، باسم الله، رجاءً لا يتوقَّعه النّاس: قربه يعزّي، ورأفته تشفي، وحنانه يمنح الحنان. كونوا قريبين من الجميع، ولا سيّما الأضعفين والأقلّ حظًّا، وكونوا دائمًا قريبين متنبّهين متواضعين من الذين يتألّمون. هكذا، سينمو فيهم، وفيكم أيضًا، الإيمان الذي ينعش الحاضر، والرّجاء الذي يفتح على المستقبل، والمحبّة التي تدوم إلى الأبد. هذه هي الحركة الأولى: أن نحمل نظرة يسوع إلى الإخوة.
ثمّ، النّظرة الثّانية: نظرة الرّجال والنّساء المتَّجهة إلى يسوع. مثل مريم، التي استوعبت وحملت إلى الرّبّ يسوع هموم زوجَين شابَّين في قانا الجليل (راجع يوحنّا 2، 3)، أنتم أيضًا مدعوّون إلى أن تكونوا الصّوت الذي يشفع من أجل الآخرين (راجع رومة 8، 34). حينئذ، صلاة السّاعات، والتّأمّل اليوميّ في الكلمة، والمسبحة الورديّة وكلّ صلاة أخرى - أُوصيكم بشكلٍ خاصّ بصلاة السّجود -، ستكون مليئة بوجوه الذين ستضعهم العناية الإلهيّة على طريقكم. ستحملون معكم عيونهم، وأصواتهم، وأسئلتهم: على المائدة الإفخارستيّة، وأمام بيت القربان المقدّس، أو في صمت غرفتكم، حيث يراكم الله الآب (راجع متّى 6، 6). وستكونون صدى صوتهم الأمين، شُفعاءَ، و”ملائكةً على الأرض“، ورسلًا تحملون كلّ شيء "إِلى حَضرَةِ مَجْدِ الرَّبّ" (طوبيَّا 12، 12).
وأودّ أن أُلخِّص هذا التّأمّل القصير وأَلفِتَ انتباهكم إلى ثلاث صُور لمريم، التي يتمُّ تكريمها في هذه البازيليكا. الصّورة الأولى هو التّمثال الكبير الذي يقف على قمّتها، ويمثّلها وهي تحمل الطّفل يسوع الذي يُبارك: مثل مريم، لنحمل بركة يسوع وسلامه إلى كلّ مكان، وإلى كلّ عائلة وإلى كلّ قلب. إنّها نظرة الرّحمة. الصّورة الثّانية موجودة تحتنا، في القبو: إنّها مريم العذراء سيّدة باقة الزّهور (Vierge au bouquet) وهي عطيّة مِن علمانيّ كريم. هي أيضًا تحمل على ذراعها الطّفل يسوع وتقدِّمه لنا، لكن في يدها الأخرى، تحمل باقة من الزّهور بدل الصّولجان. تجعلنا نفكّر كيف أنّ مريم، نموذج الكنيسة، عندما تقدّم لنا ابنها، تُقدِّمنا لَهُ أيضًا، مثل باقة زهور فيها كلّ واحد منّا فريد، وجميلٌ، وعزيزٌ في نظر الآب. إنّها نظرة الشّفاعة. أخيرًا، الصّورة الثّالثة، وهي التي نراها هنا في الوسط، على المذبح، والمُدهشة بسبب روعتها المُشِعّة. نحن أيضًا، أيّها الإخوة والأخوات الأعزّاء، نَصِيرُ إنجيلًا حيًّا بقَدْرِ ما نعطي الإنجيل للآخرين، ونخرج من أنفسنا، ونعكس نوره وجماله في حياة متواضعة وفَرِحَة ومليئة بالغَيرة الرّسوليّة. ليكن المرسلون العديدون الذين تركوا هذا المكان المرتفع ليعلنوا البُشرى السّارّة ليسوع المسيح في جميع أنحاء العالم حافزًا على ذلك.
أيّها الأعزّاء، لنحمل نظرة الله إلى إخوتنا، ولنحمل عطش إخوتنا إلى الله، ولنَنشُر فرح الإنجيل. هذه هي حياتنا وهي جميلة بصورة لا تُصدَّق، رَغمَ الصُّعوبات والسَّقطات. لنصلِّ معًا إلى سيّدتنا مريم العذراء، لترافقنا وتحرسنا. وأنتم، من فضلكم، صلّوا من أجلي.
[01422-AR.02] [Testo originale: Italiano]
[B0656-XX.02]