Sala Stampa

www.vatican.va

Sala Stampa Back Top Print Pdf
Sala Stampa


Messaggio del Santo Padre Francesco per la I Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani (25 luglio 2021), 22.06.2021


Testo in lingua italiana

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Traduzione in lingua araba

Pubblichiamo di seguito il testo del Messaggio del Santo Padre Francesco per la I Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani che si celebra la quarta domenica di luglio – quest’anno il 25 luglio - sul tema “Io sono con te tutti i giorni” (cfr Mt 28,20):

Testo in lingua italiana

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

Giornata Mondiale dei nonni e degli anziani

"Io sono con te tutti i giorni"

Cari nonni, care nonne!

“Io sono con te tutti i giorni” (cfr Mt 28,20) è la promessa che il Signore ha fatto ai discepoli prima di ascendere al cielo e che oggi ripete anche a te, caro nonno e cara nonna. A te. “Io sono con te tutti i giorni” sono anche le parole che da Vescovo di Roma e da anziano come te vorrei rivolgerti in occasione di questa prima Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani: tutta la Chiesa ti è vicina – diciamo meglio, ci è vicina –: si preoccupa di te, ti vuole bene e non vuole lasciarti solo!

So bene che questo messaggio ti raggiunge in un tempo difficile: la pandemia è stata una tempesta inaspettata e furiosa, una dura prova che si è abbattuta sulla vita di ciascuno, ma che a noi anziani ha riservato un trattamento speciale, un trattamento più duro. Moltissimi di noi si sono ammalati, e tanti se ne sono andati, o hanno visto spegnersi la vita dei propri sposi o dei propri cari, troppi sono stati costretti alla solitudine per un tempo lunghissimo, isolati.

Il Signore conosce ognuna delle nostre sofferenze di questo tempo. Egli è accanto a quanti vivono l’esperienza dolorosa di essere messi da parte; la nostra solitudine – resa più dura dalla pandemia – non gli è indifferente. Una tradizione narra che anche San Gioacchino, il nonno di Gesù, fu allontanato dalla sua comunità perché non aveva figli; la sua vita – come quella della sua sposa Anna – era considerata inutile. Ma il Signore gli mandò un angelo per consolarlo. Mentre egli, rattristato, rimaneva fuori dalle porte della città, gli apparve un inviato del Signore per dirgli: “Gioacchino, Gioacchino! Il Signore ha esaudito la tua insistente preghiera”.[1] Giotto, in un suo famoso affresco,[2] sembra collocare la scena di notte, una di quelle tante nottate insonni, popolate di ricordi, preoccupazioni e desideri alle quali molti di noi siamo abituati.

Ma anche quando tutto sembra buio, come in questi mesi di pandemia, il Signore continua ad inviare angeli a consolare la nostra solitudine e a ripeterci: “Io sono con te tutti i giorni”. Lo dice a te, lo dice a me, a tutti. È questo il senso di questa Giornata che ho voluto si celebrasse per la prima volta proprio in quest’anno, dopo un lungo isolamento e una ripresa della vita sociale ancora lenta: che ogni nonno, ogni anziano, ogni nonna, ogni anziana – specialmente chi tra di noi è più solo – riceva la visita di un angelo!

Alcune volte essi avranno il volto dei nostri nipoti, altre dei familiari, degli amici di sempre o di quelli che abbiamo conosciuto proprio in questo momento difficile. In questo periodo abbiamo imparato a comprendere quanto siano importanti per ognuno di noi gli abbracci e le visite, e come mi rattrista il fatto che in alcuni luoghi queste non siano ancora possibili!

Il Signore, però, ci invia i suoi messaggeri anche attraverso la Parola di Dio, che Egli mai fa mancare alla nostra vita. Leggiamo ogni giorno una pagina del Vangelo, preghiamo con i Salmi, leggiamo i Profeti! Rimarremo commossi della fedeltà del Signore. La Scrittura ci aiuterà anche a comprendere quello che il Signore chiede alla nostra vita oggi. Egli, infatti, manda gli operai nella sua vigna ad ogni ora del giorno (cfr Mt 20,1-16), in ogni stagione della vita. Io stesso posso testimoniare di aver ricevuto la chiamata a diventare Vescovo di Roma quando avevo raggiunto, per così dire, l’età della pensione e già immaginavo di non poter più fare molto di nuovo. Il Signore sempre è vicino a noi, sempre, con nuovi inviti, con nuove parole, con la sua consolazione, ma sempre è vicino a noi. Voi sapete che il Signore è eterno e non va mai in pensione, mai.

Nel Vangelo di Matteo, Gesù dice agli Apostoli: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato» (28,19-20). Queste parole sono rivolte anche a noi oggi e ci aiutano a comprendere meglio che la nostra vocazione è quella di custodire le radici, trasmettere la fede ai giovani e prendersi cura dei piccoli. Ascoltate bene: qual è la vocazione nostra oggi, alla nostra età? Custodire le radici, trasmettere la fede ai giovani e prendersi cura dei piccoli. Non dimenticate questo.

Non importa quanti anni hai, se lavori ancora oppure no, se sei rimasto solo o hai una famiglia, se sei diventato nonna o nonno da giovane o più in là con gli anni, se sei ancora autonomo o se hai bisogno di essere assistito, perché non esiste un’età per andare in pensione dal compito di annunciare il Vangelo, dal compito di trasmettere le tradizioni ai nipoti. C’è bisogno di mettersi in cammino e, soprattutto, di uscire da sé stessi per intraprendere qualcosa di nuovo.

C’è, dunque, una vocazione rinnovata anche per te in un momento cruciale della storia. Ti chiederai: ma come è possibile? Le mie energie vanno esaurendosi e non credo di poter fare molto. Come posso incominciare a comportarmi in maniera differente quando l’abitudine è divenuta la regola della mia esistenza? Come posso dedicarmi a chi è più povero quando ho già tanti pensieri per la mia famiglia? Come posso allargare il mio sguardo se non mi è nemmeno consentito uscire dalla residenza in cui vivo? La mia solitudine non è un macigno troppo pesante? Quanti di voi si fanno questa domanda: la mia solitudine non è un macigno troppo pesante? Gesù stesso si è sentito rivolgere una domanda di questo tipo da Nicodemo, il quale gli chiese: «Come può nascere un uomo quando è vecchio?» (Gv 3,4). Ciò può avvenire, risponde il Signore, aprendo il proprio cuore all’opera dello Spirito Santo che soffia dove vuole. Lo Spirito Santo, con quella libertà che ha, va dappertutto e fa quello che vuole.

Come ho più volte ripetuto, dalla crisi in cui il mondo versa non usciremo uguali: usciremo migliori o peggiori. E «voglia il Cielo che […] non sia stato l’ennesimo grave evento storico da cui non siamo stati capaci di imparare – siamo duri di testa noi! –. Che non ci dimentichiamo degli anziani morti per mancanza di respiratori […]. Che un così grande dolore non sia inutile, che facciamo un salto verso un nuovo modo di vivere e scopriamo una volta per tutte che abbiamo bisogno e siamo debitori gli uni degli altri, affinché l’umanità rinasca» (Enc. Fratelli tutti, 35). Nessuno si salva da solo. Debitori gli uni degli altri. Fratelli tutti.

In questa prospettiva, vorrei dirti che c’è bisogno di te per costruire, nella fraternità e nell’amicizia sociale, il mondo di domani: quello in cui vivremo – noi con i nostri figli e nipoti – quando la tempesta si sarà placata. Tutti «dobbiamo essere parte attiva nella riabilitazione e nel sostegno delle società ferite» (ibid., 77). Tra i diversi pilastri che dovranno sorreggere questa nuova costruzione ce ne sono tre che tu, meglio di altri, puoi aiutare a collocare. Tre pilastri: i sogni, la memoria e la preghiera. La vicinanza del Signore donerà la forza per intraprendere un nuovo cammino anche ai più fragili tra di noi, per le strade del sogno, della memoria e della preghiera.

Il profeta Gioele pronunciò una volta questa promessa: «I vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni» (3,1). Il futuro del mondo è in questa alleanza tra i giovani e gli anziani. Chi, se non i giovani, può prendere i sogni degli anziani e portarli avanti? Ma per questo è necessario continuare a sognare: nei nostri sogni di giustizia, di pace, di solidarietà risiede la possibilità che i nostri giovani abbiano nuove visioni, e si possa insieme costruire il futuro. È necessario che anche tu testimoni che è possibile uscire rinnovati da un’esperienza di prova. E sono sicuro che non sarà l’unica, perché nella tua vita ne avrai avute tante e sei riuscito a uscirne. Impara anche da quella esperienza a uscirne adesso.

I sogni sono, per questo, intrecciati con la memoria. Penso a quanto è preziosa quella dolorosa della guerra e a quanto da essa le nuove generazioni possono imparare sul valore della pace. E sei tu a trasmettere questo, che hai vissuto il dolore delle guerre. Ricordare è una vera e propria missione di ogni anziano: la memoria, e portare la memoria agli altri. Edith Bruck, che è sopravvissuta al dramma della Shoah, ha detto che «anche illuminare una sola coscienza vale la fatica e il dolore di tenere vivo il ricordo di quello che è stato – e continua –. Per me la memoria è vivere».[3] Penso anche ai miei nonni e a quanti di voi hanno dovuto emigrare e sanno quanto è faticoso lasciare la propria casa, come fanno ancora oggi in tanti alla ricerca di un futuro. Alcuni di loro, forse, li abbiamo accanto e si prendono cura di noi. Questa memoria può aiutare a costruire un mondo più umano, più accogliente. Ma senza la memoria non si può costruire; senza delle fondamenta tu mai costruirai una casa. Mai. E le fondamenta della vita sono la memoria.

Infine la preghiera. Come ha detto una volta il mio predecessore, Papa Benedetto, santo anziano che continua a pregare e a lavorare per la Chiesa, disse così: «La preghiera degli anziani può proteggere il mondo, aiutandolo forse in modo più incisivo che l’affannarsi di tanti».[4] Questo lo ha detto quasi alla fine del suo pontificato, nel 2012. È bello. La tua preghiera è una risorsa preziosissima: è un polmone di cui la Chiesa e il mondo non possono privarsi (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 262). Soprattutto in questo tempo così difficile per l’umanità, mentre stiamo attraversando, tutti sulla stessa barca, il mare tempestoso della pandemia, la tua intercessione per il mondo e per la Chiesa non è vana, ma indica a tutti la serena fiducia di un approdo.

Cara nonna, caro nonno, nel concludere questo mio messaggio, vorrei indicare anche a te l’esempio del Beato – e prossimamente santo – Charles de Foucauld. Egli visse come eremita in Algeria e in quel contesto periferico testimoniò «la sua aspirazione a sentire qualunque essere umano come un fratello» (Enc. Fratelli tutti, 287). La sua vicenda mostra come sia possibile, pur nella solitudine del proprio deserto, intercedere per i poveri di tutto il mondo e diventare davvero un fratello e una sorella universale.

Chiedo al Signore che, anche grazie al suo esempio, ciascuno di noi allarghi il suo cuore e lo renda sensibile alle sofferenze degli ultimi e capace di intercedere per loro. Che ciascuno di noi impari a ripetere a tutti, e in particolare ai più giovani, quelle parole di consolazione che oggi abbiamo sentito rivolte a noi: “Io sono con te tutti i giorni”. Avanti e coraggio! Che il Signore vi benedica.

Roma, San Giovanni in Laterano, 31 maggio, festa della Visitazione della B.V. Maria

FRANCESCO

_______________________

[1] L’episodio è narrato nel Protovangelo di Giacomo.

[2] Si tratta dell’immagine scelta come logo della Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani.

[3] La memoria è vita, la scrittura è respiro. L’Osservatore Romano, 26 gennaio 2021.

[4] Visita alla casa-famiglia “Viva gli anziani”, 2 novembre 2012.

[00871-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

MESSAGE DU SAINT-PÈRE

Journée Mondiale des grands-parents et des personnes âgées

“Je suis avec toi tous les jours”

Chers grands-pères, Chères grands-mères!

“Je suis avec toi tous les jours” (cf. Mt 28, 20) ! Telle est la promesse que le Seigneur a faite à ses disciples avant de monter au ciel et c’est la même promesse qu’il te répète aussi aujourd’hui, cher grand-père et chère grand-mère. À toi. “Je suis avec toi tous les jours” sont aussi les paroles qu’en tant qu’Evêque de Rome, et en tant que personne âgée comme toi, je voudrais t’adresser à l’occasion de cette première Journée Mondiale des Grands-parents et des Personnes âgées. Toute l’Eglise est proche de toi –disons-le mieux, elle nous est proche – : elle a souci de toi, elle t’aime et ne veut pas te laisser seul !

Je sais bien que ce message te parvient à un moment difficile : la pandémie a été une tempête inattendue et furieuse, une dure épreuve qui s’est abattue sur la vie de tout le monde, mais qui a réservé un traitement spécial, un traitement encore plus rude à nous, les personnes âgées. Beaucoup d’entre nous sont tombés malades ; nombreux ont perdu la vie ou ont vu mourir leur conjoint ou leurs proches ; d’autres encore ont été contraints à la solitude pendant une très longue période, isolés.

Le Seigneur connaît chacune de nos souffrances actuelles. Il est aux côtés de ceux qui font l’expérience douloureuse d’être mis à l’écart ; notre solitude – aggravée par la pandémie – ne lui est pas indifférente. Une tradition raconte que saint Joachim, le grand-père de Jésus, avait lui aussi été exclu de sa communauté parce qu’il n’avait pas d’enfants ; sa vie – tout comme celle de sa femme Anne – était considérée comme inutile. Mais le Seigneur lui envoya un ange pour le consoler. Alors qu’il se tenait tout triste aux portes de la ville, un envoyé du Seigneur lui apparut pour lui dire : «Joachim, Joachim ! Le Seigneur a exaucé ta prière insistante».[1] Giotto, dans l’une de ses célèbres fresques,[2] semble situer l’épisode pendant la nuit, une de ces nombreuses nuits sans sommeil, pleines de souvenirs, de soucis et de désirs, auxquelles beaucoup d’entre nous sommes habitués.

Mais aussi lorsque tout semble obscur, comme pendant ces mois de pandémie, le Seigneur continue à envoyer des anges pour consoler notre solitude et nous répéter : “Je suis avec toi tous les jours”. Il te le dit, il me le dit, il le dit à nous tous ! Tel est le sens de cette Journée que j’ai voulu que l’on célèbre pour la première fois cette année, après une longue période d’isolement et une reprise encore lente de la vie sociale : que chaque grand-père, chaque grand-mère, chaque personne âgée – en particulier les plus isolés d’entre nous – reçoive la visite d’un ange !

Parfois, ils auront les traits de nos petits-enfants, d’autres fois, ceux des membres de notre famille, des amis de toujours ou que nous avons rencontrés pendant ces moments difficiles. Pendant cette période, nous avons appris l’importance des câlins et des visites pour chacun d’entre nous, et comme je suis attristé par le fait que dans certains lieux, ces gestes ne soient pas encore possibles !

Mais le Seigneur nous envoie aussi ses messagers à travers la Parole de Dieu, qu’il ne fait jamais manquer à notre vie. Lisons chaque jour une page de l’Évangile, prions les Psaumes, lisons les Prophètes ! Nous serons surpris par la fidélité du Seigneur. Les Écritures nous aideront également à comprendre ce que le Seigneur attend de notre vie aujourd’hui. En effet, il envoie les ouvriers à sa vigne à toutes les heures de la journée (cf. Mt 20, 1-16), à chaque saison de la vie. Je peux moi-même témoigner d’avoir reçu l’appel à devenir Évêque de Rome au moment où j’avais atteint, pour ainsi dire, l’âge de la retraite et je ne pensais plus pouvoir faire grand-chose de nouveau. Le Seigneur est toujours proche de nous, toujours, avec de nouvelles invitations, avec de nouvelles paroles, avec sa consolation. Il est toujours proche de nous. Vous savez que le Seigneur est éternel et ne prend jamais sa retraite, jamais.

Dans l’Évangile de Matthieu, Jésus dit aux Apôtres : «Allez ! De toutes les nations faites des disciples : baptisez-les au nom du Père, et du Fils, et du Saint-Esprit, apprenez-leur à observer tout ce que je vous ai commandé » (28, 19-20). Ces paroles s’adressent aussi à nous aujourd’hui et nous aident à mieux comprendre que notre vocation est celle de conserver les racines, de transmettre la foi aux jeunes et de prendre soin des plus petits. Écoutez bien : quelle est notre vocation aujourd’hui, à notre âge ? Conserver les racines, transmettre la foi aux jeunes et prendre soin des plus petits. N’oubliez pas cela.

Peu importe ton âge, si tu travailles encore ou pas, si tu es resté seul ou si tu as encore une famille, si tu es devenu grand-mère ou grand-père très tôt ou plus tard, si tu es encore indépendant ou si tu as besoin d’assistance, car il n’y a pas un âge de retraite pour la mission d’annoncer l’Évangile, de transmettre les traditions aux petits-enfants. Il faut se mettre en chemin et, surtout, sortir de soi pour entreprendre quelque chose de nouveau.

Il y a donc une vocation renouvelée pour toi aussi à un moment crucial de l’histoire. Tu te demanderas : comment est-ce possible ? Mon énergie s’épuise petit à petit et je ne crois pas pouvoir faire grand-chose. Comment puis-je commencer à me comporter différemment lorsque l’habitude est devenue la règle de mon existence ? Comment puis-je me consacrer à ceux qui sont plus pauvres alors que j’ai déjà tant de soucis pour ma famille ? Comment puis-je élargir mes horizons quand je ne parviens même plus à quitter ma résidence ? Ma solitude n’est-elle pas un trop lourd fardeau ? Combien d’entre vous se posent cette question : ma solitude n’est-elle pas un trop lourd fardeau ? Nicodème a posé une question similaire à Jésus lui-même lorsqu’il lui a demandé : «Comment un homme peut-il naître quand il est vieux ?» (Jn 3, 4). Cela est possible, répond le Seigneur, en ouvrant son cœur à l’action de l’Esprit Saint qui souffle où il veut. L’Esprit Saint, en vertu de la liberté qu’il a, va partout et fait ce qu’il veut.

Comme je l’ai répété à maintes reprises, nous ne sortirons plus les mêmes de cette crise que le monde entier traverse : nous sortirons meilleurs ou pires. Et «Plaise au ciel que […] ce ne soit pas un autre épisode grave de l’histoire dont nous n’aurons pas su tirer leçon ! – nous avons la tête dure ! –. Plaise au ciel que nous n’oublions pas les personnes âgées décédées par manque de respirateurs ! […] Plaise au ciel que tant de souffrance ne soit pas inutile, que nous fassions un pas vers un nouveau mode de vie et découvrions définitivement que nous avons besoin les uns des autres et que nous avons des dettes les uns envers les autres, afin que l’humanité renaisse» (Enc. Fratelli tutti, n. 35). Personne ne se sauve tout seul. Nous sommes tous débiteurs, les uns des autres. Tous frères.

Dans cette perspective, je voudrais te dire qu’on a besoin de toi pour construire, dans la fraternité et dans l’amitié sociale, le monde de demain : celui dans lequel nous vivrons – nous avec nos enfants et nos petits-enfants – lorsque la tempête se sera apaisée. Nous devons tous être «parties prenantes de la réhabilitation et de l’aide aux sociétés blessées» (ibid., n. 77). Parmi les différents piliers qui devront soutenir cette nouvelle construction, il y en a trois que tu peux, mieux que quiconque, aider à placer. Trois piliers : les rêves, la mémoire et la prière. La proximité du Seigneur donnera la force d’entreprendre un nouveau chemin, même aux plus fragiles d’entre nous, par les routes du rêve, de la mémoire et de la prière.

Le prophète Joël fit autrefois cette promesse :« Vos anciens seront instruits par des songes, et vos jeunes gens par des visions» (3, 1). L’avenir du monde réside dans cette alliance entre les jeunes et les personnes âgées. Qui, mieux que les jeunes, peut prendre les rêves des personnes âgées et les mener à bien ? Mais pour cela il faut continuer à rêver : dans nos rêves de justice, de paix, de solidarité réside la possibilité que nos jeunes aient de nouvelles visions, et qu’ensemble nous puissions construire l’avenir. C’est important que tu témoignes toi aussi qu’il est possible de sortir renouvelé d’une expérience d’épreuve. Et je suis sûr que ce n’est pas l’unique épreuve, parce que dans ta vie, tu en as eu beaucoup d’autres et tu as réussi à t’en sortir. Apprend également de cette expérience à t’en sortir maintenant.

Les rêves sont pour cette raison intimement liés à la mémoire. Je pense à combien est précieux le souvenir douloureux de la guerre et à ce que les nouvelles générations peuvent en apprendre sur la valeur de la paix. Et il t’appartient de transmettre cela, toi qui as vécu la douleur de la guerre. Faire mémoire est une véritable mission pour toute personne âgée: la mémoire, et transmettre cette mémoire aux autres. Édith Bruck, qui a survécu au drame de la Shoah, affirme que «le fait d’éclairer ne serait-ce qu’une seule conscience vaut l’effort et la douleur de garder vivant le souvenir de ce qui s’est passé - et elle continue-. Pour moi, faire mémoire est synonyme de vivre».[3] Je pense aussi à mes grands-parents et à ceux d’entre vous qui ont dû émigrer et savent combien il est difficile de quitter sa maison, comme beaucoup de personnes le font encore aujourd’hui en quête d’un avenir. Certains d’entre eux, nous les avons peut-être à côté de nous et ils prennent soin de nous. Cette mémoire peut aider à construire un monde plus humain et plus accueillant. Mais, sans la mémoire, on ne peut pas construire ; sans les fondations, tu ne construiras jamais une maison. Jamais! Et les fondations de la vie sont la mémoire.

Enfin, la prière. Comme l’a dit une fois mon prédécesseur, le Pape Benoît, le saint vieillard qui continue à prier et à travailler pour l’Église, : «La prière des personnes âgées peut protéger le monde, en l’aidant probablement de manière encore plus incisive que l’activisme de tant de personnes».[4] Il a dit ça presqu’à la fin de son pontificat en 2012. Que c’est beau ! Ta prière est une ressource très précieuse : c’est un poumon dont ni l’Église ni le monde ne peuvent se priver (cf. Exhort. ap. Evangelii Gaudium, n. 262). Surtout en ce temps si difficile pour l’humanité, alors que nous sommes en train de traverser, tous sur un même bateau, la mer houleuse de la pandémie, ton intercession pour le monde et pour l’Église n’est pas vaine, mais elle indique à tous la confiance sereine d’un port sûr.

Chère grand-mère, cher grand-père, au moment de conclure mon message, je voudrais t’indiquer aussi l’exemple du bienheureux – et bientôt saint – Charles de Foucauld. Il a vécu comme ermite en Algérie et dans ce contexte périphérique, il a témoigné de «son aspiration de sentir tout être humain comme un frère» (Enc. Fratelli tutti, n. 287). Son histoire montre comment il est possible, même dans la solitude du désert, d’intercéder pour les pauvres du monde entier et de devenir véritablement un frère ou une sœur universel.

Je demande au Seigneur que, suivant son exemple, chacun de nous puisse élargir son cœur, le rendre sensible aux souffrances des derniers, et capable d’intercéder pour eux. Que chacun de nous apprenne à répéter à tous, et aux plus jeunes en particulier, ces paroles de consolation qui nous ont été adressées aujourd’hui : “Je suis avec toi tous les jours” ! Allons de l’avant et courage! Que le Seigneur vous bénisse.

Rome, Saint Jean de Latran, 31 mai 2021, Fête de la Visitation de la Vierge Marie.

FRANÇOIS

_______________________

[1] L’épisode est raconté dans le Protoévangile de Jacques.

[2] Il s’agit de l’image qui a été choisie comme logo de la Journée Mondiale des Grands-Parents et des Personnes âgées.

[3] La mémoire est vie, l’écriture est respiration. L’Osservatore Romano, 26 janvier 2021.

[4] Visite à la maison de retraite “Viva gli anziani”, 2 novembre 2012.

[00871-FR.01] [Texte original: Italien]

 

Traduzione in lingua inglese

MESSAGE OF HIS HOLINESS POPE FRANCIS

for the First World Day for Grandparents and the Elderly

“I am with you always”

Dear Grandfathers and Grandmothers,
Dear Elderly Friends,

“I am with you always” (Mt 28:20): this is the promise the Lord made to his disciples before he ascended into heaven. They are the words that he repeats to you today, dear grandfathers and grandmothers, dear elderly friends. “I am with you always” are also the words that I, as Bishop of Rome and an elderly person like yourselves, would like to address to you on this first World Day of Grandparents and the Elderly. The whole Church is close to you – to us – and cares about you, loves you and does not want to leave you alone!

I am well aware that this Message comes to you at a difficult time: the pandemic swept down on us like an unexpected and furious storm; it has been a time of trial for everyone, but especially for us elderly persons. Many of us fell ill, others died or experienced the death of spouses or loved ones, while others found themselves isolated and alone for long periods.

The Lord is aware of all that we have been through in this time. He is close to those who felt isolated and alone, feelings that became more acute during the pandemic. Tradition has it that Saint Joachim, the grandfather of Jesus, felt estranged from those around him because he had no children; his life, like that of his wife Anne, was considered useless. So the Lord sent an angel to console him. While he mused sadly outside the city gates, a messenger from the Lord appeared to him and said, “Joachim, Joachim! The Lord has heard your insistent prayer”.[1] Giotto, in one of his celebrated frescoes,[2] seems to set the scene at night, one of those many sleepless nights, filled with memories, worries and longings to which many of us have come to be accustomed.

Even at the darkest moments, as in these months of pandemic, the Lord continues to send angels to console our loneliness and to remind us: “I am with you always”. He says this to you, and he says it to me. That is the meaning of this Day, which I wanted to celebrate for the first time in this particular year, as a long period of isolation ends and social life slowly resumes. May every grandfather, every grandmother, every older person, especially those among us who are most alone, receive the visit of an angel!

At times those angels will have the face of our grandchildren, at others, the face of family members, lifelong friends or those we have come to know during these trying times, when we have learned how important hugs and visits are for each of us. How sad it makes me that in some places these are still not possible!

The Lord, however, also sends us messengers through his words, which are always at hand. Let us try to read a page of the Gospel every day, to pray with the psalms, to read the prophets! We will be comforted by the Lord's faithfulness. The Scriptures will also help us to understand what the Lord is asking of our lives today. For at every hour of the day (cf. Mt 20:1-16) and in every season of life, he continues to send labourers into his vineyard. I was called to become the Bishop of Rome when I had reached, so to speak, retirement age and thought I would not be doing anything new. The Lord is always – always – close to us. He is close to us with new possibilities, new ideas, new consolations, but always close to us. You know that the Lord is eternal; he never, ever goes into retirement.

In Matthew’s Gospel, Jesus tells the Apostles, “Go therefore and make disciples of all nations, baptizing them in the name of the Father and of the Son and of the Holy Spirit, teaching them to observe all that I have commanded you” (28:19-20). These words are also addressed to us today. They help us better understand that our vocation is to preserve our roots, to pass on the faith to the young, and to care for the little ones. Think about it: what is our vocation today, at our age? To preserve our roots, to pass on the faith to the young and to care for the little ones. Never forget this.

It makes no difference how old you are, whether you still work or not, whether you are alone or have a family, whether you became a grandmother or grandfather at a young age or later, whether you are still independent or need assistance. Because there is no retirement age from the work of proclaiming the Gospel and handing down traditions to your grandchildren. You just need to set out and undertake something new.

At this crucial moment in history, you have a renewed vocation. You may wonder: How this can be possible? My energy is running out and I don’t think I can do much. How can I begin to act differently when habit is so much a part of my life? How can I devote myself to those who are poor when I am already so concerned about my family? How can I broaden my vision when I can’t even leave the residence where I live? Isn’t my solitude already a sufficiently heavy burden? How many of you are asking just that question: isn’t my solitude already a sufficiently heavy burden? Jesus himself heard a similar question from Nicodemus, who asked, “How can a man be born when he is old?” (Jn 3:4). It can happen, the Lord replies, if we open our hearts to the working of the Holy Spirit, who blows where he wills. The Holy Spirit whose freedom is such that goes wherever, and does whatever, he wills.

As I have often observed, we will not emerge from the present crisis as we were before, but either better or worse. And “God willing… this may prove not to be just another tragedy of history from which we learned nothing… If only we might keep in mind all those elderly persons who died for lack of respirators... If only this immense sorrow may not prove useless, but enable us to take a step forward towards a new style of life. If only we might discover once for all that we need one another, and that in this way our human frailty can experience a rebirth” (Fratelli Tutti, 35). No one is saved alone. We are all indebted to one another. We are all brothers and sisters.

Given this, I want to tell you that you are needed in order to help build, in fraternity and social friendship, the world of tomorrow: the world in which we, together with our children and grandchildren, will live once the storm has subsided. All of us must “take an active part in renewing and supporting our troubled societies” (ibid., 77). Among the pillars that support this new edifice, there are three that you, better than anyone else, can help to set up. Those three pillars are dreams, memory and prayer. The Lord’s closeness will grant to all, even the frailest among us, the strength needed to embark on a new journey along the path of dreams, memory and prayer.

The prophet Joel once promised: “Your old men shall dream dreams, and your young men will have visions” (3:1). The future of the world depends on this covenant between young and old. Who, if not the young, can take the dreams of the elderly and make them come true? Yet for this to happen, it is necessary that we continue to dream. Our dreams of justice, of peace, of solidarity can make it possible for our young people to have new visions; in this way, together, we can build the future. You need to show that it is possible to emerge renewed from an experience of hardship. I am sure that you have had more than one such experience: in your life you have faced any number of troubles and yet were able to pull through. Use those experiences to learn how to pull through now.

Dreams are thus intertwined with memory. I think of the painful memory of war, and its importance for helping the young to learn the value of peace. Those among you who experienced the suffering of war must pass on this message. Keeping memory alive is a true mission for every elderly person: keeping memory alive and sharing it with others. Edith Bruck, who survived the horror of the Shoah, has said that “even illuminating a single conscience is worth the effort and pain of keeping alive the memory of what has been.” She went on to say: “For me, memory is life.”[3] I also think of my own grandparents, and those among you who had to emigrate and know how hard it is to leave everything behind, as so many people continue to do today, in hope of a future. Some of those people may even now be at our side, caring for us. These kinds of memory can help to build a more humane and welcoming world. Without memory, however, we will never be able to build; without a foundation, we can never build a house. Never. And the foundation of life is memory.

Finally, prayer. As my predecessor, Pope Benedict, himself a saintly elderly person who continues to pray and work for the Church, once said: “the prayer of the elderly can protect the world, helping it perhaps more effectively than the frenetic activity of many others.”[4] He spoke those words in 2012, towards the end of his pontificate. There is something beautiful here. Your prayer is a very precious resource: a deep breath that the Church and the world urgently need (cf. Evangelii Gaudium, 262). Especially in these difficult times for our human family, as we continue to sail in the same boat across the stormy sea of the pandemic, your intercession for the world and for the Church has great value: it inspires in everyone the serene trust that we will soon come to shore.

Dear grandmother, dear grandfather, dear elderly friends, in concluding this Message to you, I would also like to mention the example of Blessed (and soon Saint) Charles de Foucauld. He lived as a hermit in Algeria and there testified to “his desire to feel himself a brother to all” (Fratelli Tutti, 287). The story of his life shows how it is possible, even in the solitude of one’ s own desert, to intercede for the poor of the whole world and to become, in truth, a universal brother or sister.

I ask the Lord that, also through his example, all of us may open our hearts in sensitivity to the sufferings of the poor and intercede for their needs. May each of us learn to repeat to all, and especially to the young, the words of consolation we have heard spoken to us today: “I am with you always”! Keep moving forward! May the Lord grant you his blessing.

Rome, Saint John Lateran, 31 May 2021, Feast of the Visitation of the Blessed Virgin Mary

FRANCIS

________________

[1] The episode is narrated in the Protoevangelium of James.

[2] This image has been chosen as the logo for the World Day of Grandparents and the Elderly.

[3] Memory is life, writing is breath. L’Osservatore Romano, January 26, 2021.

[4] Visit to the Group Home “Viva gli Anziani”, 2 November 2012.

[00871-EN.01] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

BOTSCHAFT DES HEILIGEN VATERS

WELTTAG DER GROSSELTERN UND ÄLTEREN MENSCHEN

„Ich bin alle Tage mit dir“

Liebe Großeltern, liebe ältere Menschen,

            „Ich bin alle Tage mit dir“ (vgl. Mt 28,20b). So lautet die Verheißung, die der Herrn seinen Jüngern gab, bevor er in den Himmel auffuhr. Dies sagt er heute auch zu einem jeden von euch. „Ich bin alle Tage mit dir, lieber Großvater, liebe Großmutter.“ Auch ich möchte mich als Bischof von Rom und als ein Mensch, der ebenfalls schon älter ist, anlässlich dieses ersten Welttags der Großeltern und älteren Menschen mit diesen Worten an euch wenden. Die ganze Kirche ist euch nahe. Oder sagen wir besser: sie ist uns nahe. Du bist ihr nicht gleichgültig, sie liebt dich und möchte dich nicht allein lassen!

            Ich bin mir sehr wohl bewusst, dass diese Botschaft euch in einer schwierigen Zeit erreicht. Die Pandemie war ein unerwarteter und heftiger Sturm, eine harte Prüfung, die das Leben aller getroffen hat, insbesondere aber uns ältere Menschen. Sehr viele von uns sind krank geworden, viele von uns sind heimgegangen oder mussten mitansehen, wie das Leben ihres Ehepartners oder eines geliebten Menschen zu Ende ging, zu viele waren für sehr lange Zeit zur Einsamkeit gezwungen und isoliert.

            Der Herr kennt alle unsere Leiden in dieser Zeit. Er ist denen nahe, die die schmerzliche Erfahrung machen, bei Seite geschoben zu werden; unsere Einsamkeit – die durch die Pandemie noch verschlimmert wurde – ist ihm nicht gleichgültig. Der Überlieferung nach wurde der heilige Joachim, der Großvater Jesu, von seiner Gemeinschaft verstoßen, weil er keine Kinder hatte; sein Leben wurde – wie das seiner Gattin Anna – als nutzlos angesehen. Aber der Herr schickte ihm einen Engel, um ihn zu trösten. Als er traurig außerhalb der Stadttore verweilte, erschien ihm ein Bote des Herrn und sagte: „Joachim, Joachim! Der Herr hat dein eindringliches Gebet erhört“.[1] Giotto scheint in einem seiner berühmten Fresken[2] diese Begebenheit nachts anzusiedeln, in einer jener vielen schlaflosen Nächte voller Erinnerungen, Sorgen und Wünsche, die auch viele von uns aus eigener Erfahrung gut kennen.

            Aber selbst wenn alles dunkel erscheint wie in diesen Monaten der Pandemie, schickt der Herr weiterhin Engel, um uns in unserer Einsamkeit zu trösten und uns wieder und wieder zu sagen: „Ich bin alle Tage mit dir“. Das sagt er zu dir, zu mir, zu allen. Das ist der Sinn dieses Welttages, und es war mir ein Anliegen, ihn gerade in diesem Jahr zum ersten Mal zu begehen, nach dieser langen Zeit der Isolierung und der langsamen Wiederaufnahme des sozialen Lebens. Mögen alle Großeltern, jeder ältere Mensch – vor allem diejenigen von uns, die besonders einsam sind – den Besuch eines Engels erhalten!

            Manchmal werden sie das Gesicht unserer Enkelkinder haben, manchmal das Gesicht von Familienmitgliedern, von guten alten Freunden oder von Menschen, die wir gerade in dieser schwierigen Zeit kennengelernt haben. In dieser Zeit haben wir gelernt zu verstehen, wie wichtig Umarmungen und Besuche für einen jeden von uns sind. Wie traurig stimmt es mich, dass dies an manchen Orten immer noch nicht möglich ist!

            Der Herr aber sendet uns seine Boten, auch durch das Wort Gottes, diesen immerwährenden Zuspruch für unser Leben. Lasst uns jeden Tag einen Abschnitt des Evangeliums lesen, lasst uns mit den Psalmen beten, lasst uns die Propheten lesen! Wir werden von der Treue des Herrn innerlich bewegt sein. Die Schrift wird uns auch helfen zu verstehen, was der Herr heute von unserem Leben erwartet. Denn er sendet Arbeiter in seinen Weinberg zu jeder Stunde des Tages (vgl. Mt 20,1-16) und in jeder Lebensphase. Ich selbst kann bezeugen, dass ich den wichtigsten Ruf meines Lebens, der mich auf den Stuhl Petri brachte, erhielt, als ich das Ruhestandsalter erreicht hatte und mir schon dachte, dass ich nicht mehr viel Neues anfangen könne. Der Herr ist uns immer nahe, auf immer neue Weise lädt er uns ein, mit neuen Worten, mit seinem Trost, aber immer ist er uns nahe. Ihr wisst, dass Gott ewig ist und dass er nie in den Ruhestand geht, niemals.

            Im Matthäusevangelium sagt Jesus zu den Aposteln: »Darum geht und macht alle Völker zu meinen Jüngern; tauft sie auf den Namen des Vaters und des Sohnes und des Heiligen Geistes und lehrt sie, alles zu befolgen, was ich euch geboten habe« (Mt 28,19-20). Diese Worte gelten auch uns heute, und sie helfen uns, besser zu verstehen, dass es unsere Berufung ist, unsere Wurzeln zu bewahren, den Glauben an die Jungen weiterzugeben und sich um die Kleinen zu kümmern. Hört gut zu: Was ist unsere Berufung, jetzt, in unserem Alter? Die Wurzeln bewahren, den Glauben an die Jungen weitergeben und sich der Kleinen annehmen. Vergesst das nicht.

            Es spielt keine Rolle, wie alt du bist, ob du noch arbeitest oder nicht, ob du allein bist oder eine Familie hast, ob du in jungen Jahren Großmutter oder Großvater geworden bist, oder später, ob du noch selbständig bist oder Hilfe brauchst. Denn es gibt kein Pensionsalter für die Aufgabe der Verkündigung des Evangeliums oder der Weitergabe von Traditionen an die Enkel. Es ist notwendig, sich auf den Weg zu machen und vor allem aus sich herauszugehen, um etwas Neues anzufangen.

            Es gibt also auch für dich noch eine neue Berufung in diesem entscheidenden Moment der Geschichte. Du wirst dich fragen: Wie aber ist das möglich? Meine Kräfte gehen zur Neige, und ich glaube nicht, dass ich viel tun kann. Wie kann ich anfangen, mich anders zu verhalten, wenn inzwischen die Gewohnheit mein Leben bestimmt? Wie kann ich mich denen widmen, die ärmer sind als ich, wenn ich gedanklich schon so mit meiner eigenen Familie beschäftigt bin? Wie kann mein Blick sich weiten, wenn ich nicht einmal die Wohnung verlassen darf, in der ich wohne? Ist meine Einsamkeit nicht eine zu schwere Last? Wieviele von euch stellen sich diese Frage: Ist meine Einsamkeit nicht eine zu schwere Last? Jesus selbst bekam eine ähnliche Frage von Nikodemus gestellt: »Wie kann ein Mensch, der schon alt ist, geboren werden?« (Joh 3,4). Das kann geschehen, antwortet der Herr, wenn man sein Herz für das Wirken des Heiligen Geistes öffnet, der weht, wo er will. Der Heilige Geist ist frei – er gelangt überall hin und tut, was er will.

            Wie ich bereits einige Male sagte, werden wir aus der Krise, in der sich die Welt befindet, nicht unverändert hervorgehen: wir werden besser oder schlechter daraus hervorgehen. »Gott gebe es, dass [...] es nicht das x-te schwerwiegende Ereignis der Geschichte gewesen ist, aus dem wir nicht zu lernen vermocht haben.« Wir sind ganz schön dickköpfig! Gott gebe, »dass wir nicht die älteren Menschen vergessen, die gestorben sind, weil es keine Beatmungsgeräte gab [...]. Dass ein so großer Schmerz nicht umsonst war, dass wir einen Sprung hin zu einer neuen Lebensweise machen und wir ein für alle Mal entdecken, dass wir einander brauchen und in gegenseitiger Schuld stehen. So wird die Menschheit wiedergeboren« (Enzyklika Fratelli tutti, 35). Niemand rettet sich allein. Wir stehen in gegenseitiger Schuld. Wir sind alle Brüder und Schwestern.

            Daher möchte ich euch sagen, dass wir euch brauchen, um in Geschwisterlichkeit und sozialer Freundschaft die Welt von morgen aufzubauen: die Welt, in der wir leben werden – wir mit unseren Kindern und Enkeln –, wenn sich der Sturm gelegt hat. Wir alle müssen »aktiv Anteil haben beim Wiederaufbau und bei der Unterstützung der verwundeten Gesellschaft« (ebd. 77). Unter den vielen Pfeilern, die diesen Wiederaufbau tragen werden, gibt es drei, die ihr besser als andere mitaufbauen könnt. Drei Pfeiler: Träume, Erinnerung und Gebet. Die Nähe des Herrn wird selbst den Schwächsten unter uns die Kraft geben, einen neuen Weg einzuschlagen – durch das Träumen, durch das Erinnern und durch das Gebet.

            Eine Verheißung des Propheten Joel lautete: »Eure Alten werden Träume haben und eure jungen Männer haben Visionen« (Joël 3,1). Die Zukunft der Welt liegt in diesem Bund zwischen Jung und Alt. Wer, wenn nicht die Jungen, kann die Träume der Älteren aufnehmen und weitertragen? Aber dafür ist es notwendig, weiter zu träumen: In unseren Träumen von Gerechtigkeit, von Frieden, von Solidarität liegt die Möglichkeit, dass unsere jungen Menschen neue Visionen haben und wir gemeinsam die Zukunft aufbauen können. Es ist nötig, dass auch du bezeugst, dass es möglich ist, erneuert aus einer harten Prüfung hervorzugehen. Und ich bin sicher, dass die aktuelle Prüfung nicht die einzige sein wird, denn in deinem Leben hast du bestimmt schon einige durchgemacht, und du warst in der Lage, sie zu bestehen. Lerne auch aus diesen Erfahrungen, damit du jetzt gut aus der Krise kommst.

            Daher ist das Träumen mit dem Erinnern verknüpft. Ich denke daran, wie wertvoll die schmerzhafte Erinnerung an den Krieg ist und wie viel die neuen Generationen daraus über den Wert des Friedens lernen können. Und du bist es, der das weitervermittelt, du, der du das Leid der Kriege erlebt hast. Das Erinnern ist eine echte Aufgabe eines jeden älteren Menschen. Das Erinnern und die Weitergabe der eigenen Erinnerung. Edith Bruck, die die Tragödie der Shoah überlebt hat, sagte einmal, dass »schon die Erleuchtung eines einzigen Gewissens die Mühe und den Schmerz wert ist, die Erinnerung an das, was gewesen ist, wachzuhalten.« Und sie fährt fort: »Leben bedeutet für mich Erinnerung«.[3] Ich denke auch an meine Großeltern und an diejenigen von euch, die auswandern mussten und wissen, wie schwer es ist, seine Heimat zu verlassen, wie es so viele auch heute noch auf der Suche nach einer Zukunft tun. Einige von ihnen befinden sich vielleicht in unserer Nähe und kümmern sich um uns. Diese Erinnerung kann dazu beitragen, eine menschlichere, gastlichere Welt zu schaffen. Aber ohne Erinnerung kann man nichts aufbauen; ohne Fundamente kann man kein Haus bauen. Niemals. Und das Fundament des Lebens ist die Erinnerung.

            Kommen wir schließlich zum Gebet. Mein Vorgänger, Papst Benedikt, ein heiligmäßiger Greis, der weiterhin für die Kirche betet und wirkt, sagte einmal: »Das Gebet der alten Menschen kann die Welt schützen und ihr vielleicht entscheidender helfen als die rastlosen Anstrengungen vieler Menschen.«[4] Das hat er 2012, fast am Ende seines Pontifikats gesagt. Das ist schön. Dein Gebet ist ein sehr kostbares Gut: es ist eine Lunge, welche die Kirche und die Welt dringend brauchen (vgl. Apostolisches Schreiben Evangelii gaudium, 262). Gerade in dieser für die Menschheit so schwierigen Zeit, in der wir alle im selben Boot die stürmische See der Pandemie durchqueren, ist euer Gebet für die Welt und für die Kirche nicht vergeblich, sondern für alle ein Zeichen gelassener Zuversicht auf ein gutes Ende.

            Liebe Großeltern und ältere Menschen, zum Abschluss dieser meiner Botschaft möchte ich auch euch auf das Beispiel des seligen – und bald heiligen – Charles de Foucauld hinweisen. Er lebte als Einsiedler in Algerien und äußerte dort an der Peripherie »den Wunsch, sich als Bruder eines jeden Menschen empfinden zu können« (Enzyklika Fratelli tutti, 287). Seine Geschichte zeigt, wie es auch in der Einsamkeit der eigenen Wüste möglich ist, für die Armen der ganzen Welt fürbittend einzutreten und wirklich allen zum Bruder und zur Schwester zu werden.

            Ich bitte den Herrn, dass, auch dank seines Beispiels, jeder von uns das eigene Herz weitet und empfänglich macht für die Leiden der Geringsten und fähig, im Gebet für sie einzutreten. Möge jeder von uns lernen, allen, und besonders den Jüngsten, jene Worte des Trostes zu wiederholen, die wir heute auf uns bezogen haben: „Ich bin alle Tage bei dir“. Vorwärts, nur Mut! Der Herr segne euch.

 

            Rom, St. Johannes im Lateran, am 31. Mai 2021, Fest Mariä Heimsuchung.

FRANZISKUS

_______________________

 

[1] Davon erzählt das Protoevangelium des Jakobus.

[2] Dieses Bild wurde als Logo für den Welttag der Großeltern und älteren Menschen ausgewählt.

[3] Erinnerung ist Leben, Schreiben ist Atem. L'Osservatore Romano, 26. Januar 2021.

[4] Benedikt XVI., Besuch im Seniorenheim „Viva gli anziani“, 12. November 2012.

[00871-DE.01] [Originalsprache: Italienisch]

 

Traduzione in lingua spagnola

MENSAJE DEL SANTO PADRE

Jornada Mundial de los Abuelos y de los Mayores

“Yo estoy contigo todos los días”

Queridos abuelos, queridas abuelas:

“Yo estoy contigo todos los días” (cf. Mt 28,20) es la promesa que el Señor hizo a sus discípulos antes de subir al cielo y que hoy te repite también a ti, querido abuelo y querida abuela. A ti. “Yo estoy contigo todos los días” son también las palabras que como Obispo de Roma y como anciano igual que tú me gustaría dirigirte con motivo de esta primera Jornada Mundial de los Abuelos y de las Personas Mayores. Toda la Iglesia está junto a ti —digamos mejor, está junto a nosotros—, ¡se preocupa por ti, te quiere y no quiere dejarte solo!

Soy muy consciente de que este mensaje te llega en un momento difícil: la pandemia ha sido una tormenta inesperada y violenta, una dura prueba que ha golpeado la vida de todos, pero que a nosotros mayores nos ha reservado un trato especial, un trato más duro. Muchos de nosotros se han enfermado, y tantos se han ido o han visto apagarse la vida de sus cónyuges o de sus seres queridos. Muchos, aislados, han sufrido la soledad durante largo tiempo.

El Señor conoce cada uno de nuestros sufrimientos de este tiempo. Está al lado de los que tienen la dolorosa experiencia de ser dejados a un lado. Nuestra soledad —agravada por la pandemia— no le es indiferente. Una tradición narra que también san Joaquín, el abuelo de Jesús, fue apartado de su comunidad porque no tenía hijos. Su vida —como la de su esposa Ana— fue considerada inútil. Pero el Señor le envió un ángel para consolarlo. Mientras él, entristecido, permanecía fuera de las puertas de la ciudad, se le apareció un enviado del Señor que le dijo: “¡Joaquín, Joaquín! El Señor ha escuchado tu oración insistente”.[1] Giotto, en uno de sus famosos frescos,[2] parece ambientar la escena en la noche, en una de esas muchas noches de insomnio, llenas de recuerdos, preocupaciones y deseos a las que muchos de nosotros estamos acostumbrados.

Pero incluso cuando todo parece oscuro, como en estos meses de pandemia, el Señor sigue enviando ángeles para consolar nuestra soledad y repetirnos: “Yo estoy contigo todos los días”. Esto te lo dice a ti, me lo dice a mí, a todos. Este es el sentido de esta Jornada que he querido celebrar por primera vez precisamente este año, después de un largo aislamiento y una reanudación todavía lenta de la vida social. ¡Que cada abuelo, cada anciano, cada abuela, cada persona mayor —sobre todo los que están más solos— reciba la visita de un ángel!

A veces tendrán el rostro de nuestros nietos, otras veces el rostro de familiares, de amigos de toda la vida o de personas que hemos conocido durante este momento difícil. En este tiempo hemos aprendido a comprender lo importante que son los abrazos y las visitas para cada uno de nosotros, ¡y cómo me entristece que en algunos lugares esto todavía no sea posible!

Sin embargo, el Señor también nos envía sus mensajeros a través de la Palabra de Dios, que nunca deja que falte en nuestras vidas. Leamos una página del Evangelio cada día, recemos con los Salmos, leamos los Profetas. Nos conmoverá la fidelidad del Señor. La Escritura también nos ayudará a comprender lo que el Señor nos pide hoy para nuestra vida. Porque envía obreros a su viña a todas las horas del día (cf. Mt 20,1-16), y en cada etapa de la vida. Yo mismo puedo testimoniar que recibí la llamada a ser Obispo de Roma cuando había llegado, por así decirlo, a la edad de la jubilación, y ya me imaginaba que no podría hacer mucho más. El Señor está siempre cerca de nosotros —siempre— con nuevas invitaciones, con nuevas palabras, con su consuelo, pero siempre está cerca de nosotros. Ustedes saben que el Señor es eterno y que nunca se jubila. Nunca.

En el Evangelio de Mateo, Jesús dice a los Apóstoles: «Vayan, y hagan que todos los pueblos sean mis discípulos, bautizándolos en el nombre del Padre y del Hijo y del Espíritu Santo, y enseñándoles a cumplir todo lo que yo les he mandado» (28,19-20). Estas palabras se dirigen también hoy a nosotros y nos ayudan a comprender mejor que nuestra vocación es la de custodiar las raíces, transmitir la fe a los jóvenes y cuidar a los pequeños. Escuchen bien: ¿cuál es nuestra vocación hoy, a nuestra edad? Custodiar las raíces, transmitir la fe a los jóvenes y cuidar de los pequeños. No lo olviden.

No importa la edad que tengas, si sigues trabajando o no, si estás solo o tienes una familia, si te convertiste en abuela o abuelo de joven o de mayor, si sigues siendo independiente o necesitas ayuda, porque no hay edad en la que puedas retirarte de la tarea de anunciar el Evangelio, de la tarea de transmitir las tradiciones a los nietos. Es necesario ponerse en marcha y, sobre todo, salir de uno mismo para emprender algo nuevo.

Hay, por tanto, una vocación renovada también para ti en un momento crucial de la historia. Te preguntarás: pero, ¿cómo es posible? Mis energías se están agotando y no creo que pueda hacer mucho más. ¿Cómo puedo empezar a comportarme de forma diferente cuando la costumbre se ha convertido en la norma de mi existencia? ¿Cómo puedo dedicarme a los más pobres cuando tengo ya muchas preocupaciones por mi familia? ¿Cómo puedo ampliar la mirada si ni siquiera se me permite salir de la residencia donde vivo? ¿No ya es mi soledad una carga demasiado pesada? Cuántos de ustedes se hacen esta pregunta: mi soledad, ¿no es una piedra demasiado pesada? El mismo Jesús escuchó una pregunta de este tipo a Nicodemo, que le preguntó: «¿Cómo puede un hombre volver a nacer cuando ya es viejo?» (Jn 3,4). Esto puede ocurrir, responde el Señor, abriendo el propio corazón a la obra del Espíritu Santo, que sopla donde quiere. El Espíritu Santo, con esa libertad que tiene, va a todas partes y hace lo que quiere.

Como he repetido en varias ocasiones, de la crisis en la que se encuentra el mundo no saldremos iguales, saldremos mejores o peores. Y «ojalá no se trate de otro episodio severo de la historia del que no hayamos sido capaces de aprender —¡nosotros somos duros de mollera!— Ojalá no nos olvidemos de los ancianos que murieron por falta de respiradores […]. Ojalá que tanto dolor no sea inútil, que demos un salto hacia una forma nueva de vida y descubramos definitivamente que nos necesitamos y nos debemos los unos a los otros, para que la humanidad renazca» (Carta enc. Fratelli tutti, 35). Nadie se salva solo. Estamos en deuda unos con otros. Todos hermanos.

En esta perspectiva, quiero decirte que eres necesario para construir, en fraternidad y amistad social, el mundo de mañana: el mundo en el que viviremos —nosotros, y nuestros hijos y nietos— cuando la tormenta se haya calmado. Todos «somos parte activa en la rehabilitación y el auxilio de las sociedades heridas» (ibíd., 77). Entre los diversos pilares que deberán sostener esta nueva construcción hay tres que tú, mejor que otros, puedes ayudar a colocar. Tres pilares: los sueños, la memoria y la oración. La cercanía del Señor dará la fuerza para emprender un nuevo camino incluso a los más frágiles de entre nosotros, por los caminos de los sueños, de la memoria y de la oración.

El profeta Joel pronunció en una ocasión esta promesa: «Sus ancianos tendrán sueños, y sus jóvenes, visiones» (3,1). El futuro del mundo reside en esta alianza entre los jóvenes y los mayores. ¿Quiénes, si no los jóvenes, pueden tomar los sueños de los mayores y llevarlos adelante? Pero para ello es necesario seguir soñando: en nuestros sueños de justicia, de paz y de solidaridad está la posibilidad de que nuestros jóvenes tengan nuevas visiones, y juntos podamos construir el futuro. Es necesario que tú también des testimonio de que es posible salir renovado de una experiencia difícil. Y estoy seguro de que no será la única, porque habrás tenido muchas en tu vida, y has conseguido salir de ellas. Aprende también de aquella experiencia para salir ahora de esta.

Los sueños, por eso, están entrelazados con la memoria. Pienso en lo importante que es el doloroso recuerdo de la guerra y en lo mucho que las nuevas generaciones pueden aprender de él sobre el valor de la paz. Y eres tú quien lo transmite, al haber vivido el dolor de las guerras. Recordar es una verdadera misión para toda persona mayor: la memoria, y llevar la memoria a los demás. Edith Bruck, que sobrevivió a la tragedia de la Shoah, dijo que «incluso iluminar una sola conciencia vale el esfuerzo y el dolor de mantener vivo el recuerdo de lo que ha sido —y continúa—. Para mí, la memoria es vivir».[3] También pienso en mis abuelos y en los que entre ustedes tuvieron que emigrar y saben lo duro que es dejar el hogar, como hacen todavía hoy tantos en busca de un futuro. Algunos de ellos, tal vez, los tenemos a nuestro lado y nos cuidan. Esta memoria puede ayudar a construir un mundo más humano, más acogedor. Pero sin la memoria no se puede construir; sin cimientos nunca construirás una casa. Nunca. Y los cimientos de la vida son la memoria.

Por último, la oración. Como dijo una vez mi predecesor, el Papa Benedicto, santo anciano que continúa rezando y trabajando por la Iglesia: «La oración de los ancianos puede proteger al mundo, ayudándole tal vez de manera más incisiva que la solicitud de muchos».[4] Esto lo dijo casi al final de su pontificado en 2012. Es hermoso. Tu oración es un recurso muy valioso: es un pulmón del que la Iglesia y el mundo no pueden privarse (cf. Exhort. apost. Evangelii gaudium, 262). Sobre todo en este momento difícil para la humanidad, mientras atravesamos, todos en la misma barca, el mar tormentoso de la pandemia, tu intercesión por el mundo y por la Iglesia no es en vano, sino que indica a todos la serena confianza de un lugar de llegada.

Querida abuela, querido abuelo, al concluir este mensaje quisiera señalarte también el ejemplo del beato —y próximamente santo— Carlos de Foucauld. Vivió como ermitaño en Argelia y en ese contexto periférico dio testimonio de «sus deseos de sentir a cualquier ser humano como un hermano» (Carta enc. Fratelli tutti, 287). Su historia muestra cómo es posible, incluso en la soledad del propio desierto, interceder por los pobres del mundo entero y convertirse verdaderamente en un hermano y una hermana universal.

Pido al Señor que, gracias también a su ejemplo, cada uno de nosotros ensanche su corazón y lo haga sensible a los sufrimientos de los más pequeños, y capaz de interceder por ellos. Que cada uno de nosotros aprenda a repetir a todos, y especialmente a los más jóvenes, esas palabras de consuelo que hoy hemos oído dirigidas a nosotros: “Yo estoy contigo todos los días”. Adelante y ánimo. Que el Señor los bendiga.

Roma, San Juan de Letrán, 31 de mayo, fiesta de la Visitación de la B.V. María

FRANCISCO

_______________________

 

[1] El episodio se narra en el Protoevangelio de Santiago.

[2] Se trata de la imagen elegida como logotipo de la Jornada Mundial de los Abuelos y de las Personas Mayores.

[3] Cf. La memoria è vita, la scrittura è respiro: L’Osservatore Romano (26 enero 2021).

[4] Cf. Visita a la Casa-Familia “Viva los ancianos” (2 noviembre 2012).

[00871-ES.01] [Texto original: Italiano]

 

Traduzione in lingua portoghese

MENSAGEM DO SANTO PADRE

Dia Mundial dos Avós e dos Idosos

«Eu estou contigo todos os dias»

Queridos avôs, queridas avós!

«Eu estou contigo todos os dias» (cf. Mt 28, 20) é a promessa que o Senhor fez aos discípulos antes de subir ao Céu; e hoje repete-a também a ti, querido avô e querida avó. Sim, a ti! «Eu estou contigo todos os dias» são também as palavras que eu, Bispo de Roma e idoso como tu, gostaria de te dirigir por ocasião deste primeiro Dia Mundial dos Avós e dos Idosos: toda a Igreja está solidária contigo – ou melhor, connosco –, preocupa-se contigo, ama-te e não quer deixar-te abandonado.

Bem sei que esta mensagem te chega num tempo difícil: a pandemia foi uma tempestade inesperada e furiosa, uma dura provação que se abateu sobre a vida de cada um, mas, a nós idosos, reservou-nos um tratamento especial, um tratamento mais duro. Muitíssimos de nós adoeceram – e muitos partiram –, viram apagar-se a vida do seu cônjuge ou dos próprios entes queridos, e tantos – demasiados – viram-se forçados à solidão por um tempo muito longo, isolados.

O Senhor conhece cada uma das nossas tribulações deste tempo. Ele está junto de quantos vivem a dolorosa experiência de ter sido afastado; a nossa solidão – agravada pela pandemia – não O deixa indiferente. Segundo uma tradição, também São Joaquim, o avô de Jesus, foi afastado da sua comunidade, porque não tinha filhos; a sua vida – como a de Ana, sua esposa – era considerada inútil. Mas o Senhor enviou-lhe um anjo para o consolar. Estava ele, triste, fora das portas da cidade, quando lhe apareceu um Enviado do Senhor e lhe disse: «Joaquim, Joaquim! O Senhor atendeu a tua oração insistente».[1] Giotto dá a impressão, num afresco famoso[2], de colocar a cena de noite, uma daquelas inúmeras noites de insónia a que muitos de nós se habituaram, povoadas por lembranças, inquietações e anseios.

Ora, mesmo quando tudo parece escuro, como nestes meses de pandemia, o Senhor continua a enviar anjos para consolar a nossa solidão repetindo-nos: «Eu estou contigo todos os dias». Di-lo a ti, di-lo a mim, a todos. Está aqui o sentido deste Dia Mundial que eu quis celebrado pela primeira vez precisamente neste ano, depois dum longo isolamento e com uma retomada ainda lenta da vida social: oxalá cada avô, cada idoso, cada avó, cada idosa – especialmente quem dentre vós está mais sozinho – receba a visita de um anjo!

Este anjo, algumas vezes, terá o rosto dos nossos netos; outras vezes, dos familiares, dos amigos de longa data ou conhecidos precisamente neste momento difícil. Neste período, aprendemos a entender como são importantes, para cada um de nós, os abraços e as visitas, e muito me entristece o facto de as mesmas não serem ainda possíveis em alguns lugares.

Mas o Senhor envia-nos os seus mensageiros também através da Palavra divina, que Ele nunca deixa faltar na nossa vida. Cada dia, leiamos uma página do Evangelho, rezemos com os Salmos, leiamos os Profetas! Ficaremos comovidos com a fidelidade do Senhor. A Sagrada Escritura ajudar-nos-á também a entender aquilo que o Senhor nos pede hoje na vida. De facto, Ele manda os operários para a sua vinha a todas as horas do dia (cf. Mt 20, 1-16), em cada estação da vida. Eu mesmo posso dar testemunho de que recebi a chamada para me tornar Bispo de Roma quando tinha chegado, por assim dizer, à idade da aposentação e imaginava que já não podia fazer muito de novo. O Senhor está sempre junto de nós – sempre – com novos convites, com novas palavras, com a sua consolação, mas está sempre junto de nós. Como sabeis, o Senhor é eterno e nunca vai para a reforma. Nunca.

No Evangelho de Mateus, Jesus diz aos Apóstolos: «Ide, pois, fazei discípulos de todos os povos, batizando-os em nome do Pai, do Filho e do Espírito Santo, ensinando-os a cumprir tudo quanto vos tenho mandado» (28, 19-20). Estas palavras são dirigidas também a nós, hoje, e ajudam-nos a entender melhor que a nossa vocação é salvaguardar as raízes, transmitir a fé aos jovens e cuidar dos pequeninos. Atenção! Qual é a nossa vocação hoje, na nossa idade? Salvaguardar as raízes, transmitir a fé aos jovens e cuidar dos pequeninos. Não vos esqueçais disto.

Não importa quantos anos tens, se ainda trabalhas ou não, se ficaste sozinho ou tens uma família, se te tornaste avó ou avô ainda relativamente jovem ou já avançado nos anos, se ainda és autónomo ou precisas de ser assistido, porque não existe uma idade para aposentar-se da tarefa de anunciar o Evangelho, da tarefa de transmitir as tradições aos netos. É preciso pôr-se a caminho e, sobretudo, sair de si mesmo para empreender algo de novo.

Portanto existe uma renovada vocação, também para ti, num momento crucial da história. Perguntar-te-ás: Mas, como é possível? As minhas energias vão-se exaurindo e não creio que possa ainda fazer muito. Como posso começar a comportar-me de maneira diferente, quando o hábito se tornou a regra da minha existência? Como posso dedicar-me a quem é mais pobre, se já tenho tantas preocupações com a minha família? Como posso alongar o meu olhar, se não me é permitido sequer sair da residência onde vivo? Não é um fardo já demasiado pesado a minha solidão? Quantos de vós se interrogam: Não é um fardo já demasiado pesado a minha solidão? O próprio Jesus ouviu Nicodemos dirigir-Lhe uma pergunta deste tipo: «Como pode um homem nascer, sendo velho?» (Jo 3, 4). Isso é possível – responde o Senhor –, abrindo o próprio coração à obra do Espírito Santo, que sopra onde quer. Com a liberdade que tem, o Espírito Santo move-Se por toda a parte e faz aquilo que quer.

Como afirmei já mais de uma vez, da crise que o mundo atravessa, não sairemos iguais: sairemos melhores ou piores. E «oxalá não seja mais um grave episódio da história, cuja lição não fomos capazes de aprender [somos de cabeça dura!]. Oxalá não nos esqueçamos dos idosos que morreram por falta de respiradores (...). Oxalá não seja inútil tanto sofrimento, mas tenhamos dado um salto para uma nova forma de viver e descubramos, enfim, que precisamos e somos devedores uns dos outros, para que a humanidade renasça» (Papa Francisco, Enc. Fratelli tutti, 35). Ninguém se salva sozinho. Devedores uns dos outros. Todos irmãos.

Nesta perspetiva, quero dizer que há necessidade de ti para se construir, na fraternidade e na amizade social, o mundo de amanhã: aquele em que viveremos – nós com os nossos filhos e netos –, quando se aplacar a tempestade. Todos devemos ser «parte ativa na reabilitação e apoio das sociedades feridas» (Ibid., 77). Entre os vários pilares que deverão sustentar esta nova construção, há três que tu – melhor que outros – podes ajudar a colocar. Três pilares: os sonhos, a memória e a oração. A proximidade do Senhor dará – mesmo aos mais frágeis de nós – a força para empreender um novo caminho pelas estradas do sonho, da memória e da oração.

Uma vez o profeta Joel pronunciou esta promessa: «Os vossos anciãos terão sonhos e os jovens terão visões» (3, 1). O futuro do mundo está nesta aliança entre os jovens e os idosos. Quem, senão os jovens, pode agarrar os sonhos dos idosos e levá-los por diante? Mas, para isso, é necessário continuar a sonhar: nos nossos sonhos de justiça, de paz, de solidariedade reside a possibilidade de os nossos jovens terem novas visões e, juntos, construirmos o futuro. É preciso que testemunhes, também tu, a possibilidade de se sair renovado duma experiência dolorosa. E tenho a certeza de que não será a única, pois, na tua vida, terás tido tantas e sempre conseguiste triunfar delas. E, dessa experiência que tens, aprende como sair da provação atual.

Nisto se vê como os sonhos estão entrelaçados com a memória. Penso como pode ser de grande valor a memória dolorosa da guerra, e quanto podem as novas gerações aprender dela a respeito do valor da paz. E, a transmitir isto, és tu que viveste a tribulação das guerras. Recordar é uma missão verdadeira e própria de cada idoso: conservar na memória e levar a memória aos outros. Segundo Edith Bruck que sobreviveu à tragédia do Holocausto, «mesmo que seja para iluminar uma só consciência, vale a pena a fadiga de manter viva a recordação do que foi… e continua. Para mim, a memória é viver».[3] Penso também nos meus avós e naqueles de vós que tiveram de emigrar e sabem quanto custa deixar a própria casa, como fazem muitos ainda hoje à procura dum futuro. Talvez tenhamos algum deles ao nosso lado a cuidar de nós. Esta memória pode ajudar a construir um mundo mais humano, mais acolhedor. Mas, sem a memória, não se pode construir; sem alicerces, tu nunca construirás uma casa. Nunca. E os alicerces da vida estão na memória.

Por fim, a oração. Como disse o meu predecessor, Papa Bento (um idoso santo, que continua a rezar e trabalhar pela Igreja), «a oração dos idosos pode proteger o mundo, ajudando-o talvez de modo mais incisivo do que a fadiga de tantos».[4] Disse-o quase no fim do seu pontificado, em 2012. É belo! A tua oração é um recurso preciosíssimo: é um pulmão de que não se podem privar a Igreja e o mundo (cf. Papa Francisco, Exort. ap. Evangelii gaudium, 262). Sobretudo neste tempo tão difícil para a humanidade em que estamos – todos na mesma barca – a atravessar o mar tempestuoso da pandemia, a tua intercessão pelo mundo e pela Igreja não é vã, mas indica a todos a serena confiança de um porto seguro.

Querida avó, querido avô! Ao concluir esta minha mensagem, gostaria de indicar, também a ti, o exemplo do Beato (e proximamente Santo) Carlos de Foucauld. Viveu como eremita na Argélia e lá, naquele contexto periférico, testemunhou «os seus desejos de sentir todo o ser humano como um irmão» (Enc. Fratelli tutti, 287). A sua história mostra como é possível, mesmo na solidão do próprio deserto, interceder pelos pobres do mundo inteiro e tornar-se verdadeiramente um irmão e uma irmã universal.

Peço ao Senhor que cada um de nós, graças também ao seu exemplo, alargue o próprio coração e o torne sensível aos sofrimentos dos últimos e capaz de interceder por eles. Oxalá cada um de nós aprenda a repetir a todos, e em particular aos mais jovens, estas palavras de consolação que ouvimos hoje dirigidas a nós: «Eu estou contigo todos os dias». Avante e coragem! Que o Senhor vos abençoe.

Roma, São João de Latrão, na Festa da Visitação da Virgem Santa Maria, 31 de maio de 2021.

FRANCISCO

_______________________

[1] O episódio é narrado no Protoevangelho de Tiago.

[2] Trata-se da imagem escolhida como logótipo do Dia Mundial dos Avós e dos Idosos.

[3] «La memoria è vita, la scrittura è respiro», in L'Osservatore Romano (26 de janeiro de 2021).

[4] Visita à casa-família “Viva gli anziani”, 12 de novembro de 2012.

[00871-PO.01] [Texto original: Italiano]

 

Traduzione in lingua polacca

ORĘDZIE OJCA ŚWIĘTEGO

Światowy Dzień Dziadków i Osób Starszych

„Ja jestem z tobą przez wszystkie dni”

Drodzy dziadkowie, drogie babcie,

„Ja jestem z tobą przez wszystkie dni” (por. Mt 28, 20) – to obietnica, jaką Pan złożył uczniom zanim wstąpił do Nieba i którą dziś powtarza także Tobie, drogi dziadku i droga babciu. Tobie. „Ja jestem z tobą przez wszystkie dni”, to także słowa, które jako Biskup Rzymu i jako osoba starsza jak Ty, chciałbym skierować do Ciebie, z okazji tego pierwszego Światowego Dnia Dziadków i Osób Starszych: cały Kościół jest blisko Ciebie – mówiąc lepiej: jest blisko nas – troszczy się o Ciebie, kocha Cię i nie chce Cię opuścić!

Dobrze wiem, że to przesłanie dociera do Ciebie w trudnym czasie: pandemia okazała się nieoczekiwaną i gwałtowną burzą, ciężką próbą, która uderzyła w życie każdego, a z nami, starszymi, obeszła się w sposób szczególny, w sposób jeszcze cięższy. Wielu z nas chorowało i wielu odeszło, albo było świadkami tego, jak gasło życie ich małżonków i bliskich; jakże liczni byli zmuszeni do bardzo długiego trwania w samotności, odizolowaniu.

Pan zna każde z cierpień, jakich doświadczyliśmy w tym czasie. Jest blisko tych, którzy doświadczają bolesnego odsunięcia na bok; nasza samotność – która stała się jeszcze cięższą w czasie pandemii – nie jest Mu obojętna. Tradycja przekazuje, że także św. Joachim, dziadek Jezusa, był oddalony od swej wspólnoty, ponieważ nie miał dzieci; jego życie – tak, jak życie jego małżonki Anny – było uważane za bezwartościowe. Jednak Pan posłał do niego anioła, by go pocieszył. Kiedy on, zasmucony, pozostawał poza bramami miasta, ukazał mu się Boży posłaniec, aby powiedzieć mu: „Joachimie, Joachimie! Wysłuchał Pan Bóg twoją natarczywą modlitwę”[1]. Giotto na swoim słynnym fresku[2] zdaje się łączyć tę nocną scenę z jedną z tak wielu bezsennych nocy, do których wielu z nas jest przyzwyczajonych, a które są przepełnione wspomnieniami, zmartwieniami i pragnieniami.

Ale także wówczas, gdy wszystko wydaje się pogrążone w mroku, jak podczas tych miesięcy pandemii, Pan nie przestaje posyłać aniołów, aby ukoić naszą samotność i powtarzać nam: „Ja jestem z tobą przez wszystkie dni”. Mówi to do Ciebie, mówi to do mnie, do wszystkich. I to jest istotą tego pierwszego Dnia, który pragnąłem aby był obchodzony po raz pierwszy właśnie w tym roku, po długim czasie izolacji i wciąż powolnym odradzaniu się życia społecznego: aby każdego dziadka, każdą babcię, każdą osobę starszą – zwłaszcza tych spośród nas, którzy są najbardziej samotni – odwiedził anioł!

Czasem ci aniołowie mają twarze naszych wnuków, czasem członków rodziny, dawnych przyjaciół lub tych, których poznaliśmy właśnie w tych trudnych chwilach. W tym czasie nauczyliśmy się rozumieć, jak ważne są dla każdego z nas objęcia i odwiedziny, i jakże zasmuca mnie fakt, że w niektórych miejscach nie są one jeszcze możliwe!

Pan jednakże wysyła nam swoich posłańców także za pośrednictwem Słowa Bożego. Nie pozwala, aby go kiedykolwiek zabrakło w naszym życiu. Czytajmy każdego dnia kartę Ewangelii, módlmy się Psalmami, czytajmy proroków! Będziemy wzruszeni wiernością Pana. Pismo pomoże nam także zrozumieć to, o co Pan prosi dziś w naszym życiu. On bowiem posyła robotników do swej winnicy o każdej porze dnia (por. Mt 20, 1-16) i w każdym okresie życia. Ja też mogę zaświadczyć, że otrzymałem wezwanie, by zostać Biskupem Rzymu, kiedy osiągnąłem, że tak powiem, wiek emerytalny i wyobrażałem sobie, że nie będę już mógł zrobić zbyt wiele nowego. Pan jest zawsze blisko nas – zawsze – z nowymi zaproszeniami, z nowymi słowami, ze Swym pocieszeniem, zawsze blisko nas. Wiecie, że Pan jest wieczny i nigdy nie udaje się na emeryturę. Nigdy.

W Ewangelii wg św. Mateusza, Jezus mówi do Apostołów: „Idźcie więc i nauczajcie wszystkie narody, udzielając im chrztu w imię Ojca i Syna, i Ducha Świętego. Uczcie je zachowywać wszystko, co wam przykazałem” (28, 19-20). Te słowa skierowane są dziś także do nas i pomagają nam lepiej zrozumieć, że naszym powołaniem jest strzeżenie korzeni, przekazywanie wiary młodym i zaopiekowanie się najmniejszymi. Wsłuchajcie się w to dobrze: jakie jest nasze powołanie dziś, w naszym wieku? Strzeżenie korzeni, przekazywanie wiary młodym i zaopiekowanie się najmniejszymi. Nie zapominajcie o tym.

Nie ważne, ile masz lat, czy jeszcze pracujesz, czy już nie, czy zostałeś sam, czy też masz rodzinę, czy jesteś babcią lub dziadkiem od młodszych lat czy też trochę później, czy jesteś nadal samodzielny, czy też potrzebujesz pomocy – ponieważ nie istnieje wiek emerytalny, jeśli chodzi o zadanie głoszenia Ewangelii, zadanie przekazywania tradycji wnukom. Trzeba wyruszyć w drogę i, przede wszystkim, wznieść się ponad swoje ograniczenia, aby podjąć coś nowego.

W tym kluczowym momencie historii, także dla Ciebie istnieje więc pewne odnowione powołanie. Zapytasz: ale jak to możliwe? Moje siły się wyczerpują, nie sądzę, bym mógł wiele uczynić. W jaki sposób mam zacząć zachowywać się w nowy sposób, kiedy przyzwyczajenia stały się regułami mojego istnienia? W jaki sposób mam się poświęcić biedniejszemu ode mnie, kiedy tak bardzo przejmuję się już moją rodziną? W jaki sposób mogę rozszerzyć moje spojrzenie, jeśli nie wolno mi nawet wyjść poza dom, w którym mieszkam? Czy moja samotność nie jest zbyt ciężkim głazem? Ilu z was stawia sobie to pytanie: czy moja samotność nie jest zbyt ciężkim głazem? Także Jezus usłyszał podobne pytanie, zadane mu przez Nikodema, który zapytał Go: „Jakżeż może się człowiek narodzić będąc starcem” (J 3, 4). Może się to dokonać, odpowiada Pan, przez otwarcie serca na działanie Ducha Świętego, który wieje, gdzie chce. Ducha Świętego z jego wolnością podążania wszędzie i czynienia tego, co pragnie.

Jak powtarzałem wielokrotnie, z kryzysu, w którym znalazł się świat, nie wyjdziemy tacy sami: wyjdziemy lepsi albo gorsi. I „daj Boże, aby (…) nie było to kolejne poważne wydarzenie dziejowe, z którego nie potrafimy wyciągnąć lekcji”. Jesteśmy uparci! „Obyśmy nie zapomnieli o osobach starszych, które zmarły z powodu braku respiratorów (…). Oby tak wielkie cierpienie nie było daremne, obyśmy przeszli do nowego sposobu życia i odkryli raz na zawsze, że potrzebujemy siebie nawzajem i jesteśmy dłużnikami jedni drugich, aby ludzkość mogła odrodzić się” (Enc. Fratelli tutti, 35). Nikt nie zbawia się sam. Jesteśmy dłużnikami jedni drugich. Wszyscy braćmi.

W tej perspektywie, chciałbym powiedzieć Ci, że jesteś potrzebny do tworzenia, w braterstwie i przyjaźni społecznej, jutrzejszego świata: tego, w którym będziemy żyć – my, wspólnie z naszymi dziećmi i wnukami – kiedy ustanie burza. Wszyscy „bądźmy aktywni w rehabilitacji i wspieraniu zranionych społeczeństw” (tamże, 77). Wśród rozmaitych filarów, które muszą dźwigać tę nową konstrukcję, znajdują się trzy, które Ty, lepiej niż inni, możesz pomóc wznieść. Trzy filary: marzenia, pamięć i modlitwa. Bliskość Pana da siłę, także najbardziej kruchym spośród nas, aby wyruszyć w tę nową drogę: drogami marzeń, pamięci i modlitwy.

Prorok Joel wypowiedział kiedyś tę obietnicę: „starcy wasi będą śnili, a młodzieńcy wasi będą mieli widzenia” (Jl 3,1). Przyszłość świata znajduje się w tym przymierzu pomiędzy młodymi i starszymi. Kto, jeśli nie młodzi może przyjąć marzenia starszych i nieść je dalej? Ale do tego potrzeba, abyśmy dalej marzyli: w naszych marzeniach o sprawiedliwości, pokoju, solidarności znajduje się ta możliwość, aby nasi młodzi mieli nowe widzenia i abyśmy wspólnie mogli budować przyszłość. Konieczne jest także, abyś ty dał świadectwo, że można wyjść odnowionym z doświadczenia próby. I jestem pewien, że nie będzie ono jedynym, bo w swoim życiu doświadczyłeś ich wielu i udało Ci się z nich wyjść. Wyciągnij wnioski także i z tego doświadczenia, by wyjść z niego teraz.

Marzenia są zatem splecione z pamięcią. Myślę o tym, jak cenna jest ta bolesna pamięć wojny, i jak wiele nowe pokolenia mogą się z niej nauczyć na temat wartości pokoju. To Twoim zadaniem, jako tego, kto przeżył ból wojen, jest przekazanie tego. Upamiętnianie jest prawdziwą i właściwą misją każdej osoby starszej: pamięć i niesienie pamięć innym. Edith Bruck, która przeżyła dramat Holokaustu, powiedziała: „nawet oświecenie jednego tylko sumienia warte jest trudu i bólu utrzymywania żywej pamięci tego co się wydarzyło – i dodała – Dla mnie pamięć jest życiem”[3]. Myślę też o moich dziadkach i o tym, jak wielu z was musiało wyemigrować i wie, jak trudno jest opuścić własny dom, jak czyni to wielu także dziś, w poszukiwaniu przyszłości. Być może niektórych z nich mamy obok i być może to oni się nami opiekują. Ta pamięć może pomóc nam w tworzeniu świata bardziej ludzkiego, bardziej otwartego na przyjęcie. Ale bez pamięci nie można budować, bez fundamentów nigdy nie zbudujesz domu. Nigdy. A fundamentem życia jest pamięć.

Wreszcie: modlitwa. Jak powiedział kiedyś mój poprzednik, Papież Benedykt, święty starzec, który wciąż modli się za Kościół i dla niego pracuje: „modlitwa osób starszych może chronić świat, pomagając mu w sposób być może bardziej skuteczny, niż wysiłki tak wielu”[4]. Powiedział to prawie na koniec swego pontyfikatu w 2012 r. To piękne. Twoja modlitwa jest bardzo cennym źródłem: jest płucem, bez którego Kościół i świat nie mogą się obyć (por. Adhort. apost. Evangelii gaudium, 262). Zwłaszcza w tym tak trudnym dla ludzkości czasie, kiedy przemierzamy, wszyscy w tej samej łodzi, wzburzone morze pandemii, Twoje wstawiennictwo za światem i Kościołem nie jest daremne, ale ukazuje wszystkim spokojną ufność, że dotrzemy do brzegu.

Droga babciu, drogi dziadku, kończąc to moje przesłanie, chciałbym wskazać Ci także przykład błogosławionego – a wkrótce świętego – Karola de Foucauld. Żył on jako pustelnik w Algierii i w tym kontekście peryferii dał świadectwo „swego pragnienia, aby postrzegać każdego człowieka jak brata” (Enc. Fratelli tutti, 287). Jego losy pokazują, jak bardzo, nawet w osamotnieniu na pustyni, możliwe jest wstawianie się za ubogimi całego świata i stawanie się prawdziwie bratem i siostrą wszystkich.

Proszę Pana, aby, także dzięki jego przykładowi, każdy z nas poszerzał swoje serce i uwrażliwiał je na cierpienie tych ostatnich, a także był zdolny wstawiać się za nimi. Aby każdy z nas nauczył się powtarzać wszystkim, a zwłaszcza najmłodszym, te słowa pocieszenia, które dziś usłyszeliśmy skierowane do nas: „Ja jestem z tobą przez wszystkie dni”! Dalej, odwagi! Niech Pan wam błogosławi.

Rzym, u św. Jana na Lateranie, 31 maja, w święto Nawiedzenia Najświętszej Maryi Panny

FRANCISZEK

_______________________

[1] Wydarzenie to jest opisane w Protoewangelii Jakuba.

[2] Chodzi o obraz wybrany jako logo obecnego Światowego Dnia Dziadków i Osób Starszych

[3] La memoria è vita, la scrittura è respiro. L’Osservatore Romano, 26 stycznia 2021 r.

[4] Wizyta w domu „Viva gli anziani”, 2 listopada 2012 r.

[00871-PL.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua araba

رسالة قداسة البابا فرنسيس

في مناسبة اليوم العالمي الأوّل للأجداد وكبار السّن

"أنا معك كلّ يوم"

عزيزتي المسنة، وعزيزي المسن،

"أنا معك كلّ يوم" (را. متى 28، 20) هذا هو الوعد الذي تركه الرّبّ يسوع لتلاميذه قبل أن يصعد إلى السماء والذي يكرره لك اليوم أيضًا، عزيزتي المسنة، وعزيزي المسن. "أنا معك كلّ يوم": أنا أيضًا، أسقف روما، ومتقدم في السن مثلكم، أودّ أن أوجه إليكم هذه الكلمات، في مناسبة اليوم العالمي الأوّل للأجداد وكبار السّن: الكنيسة كلّها قريبة منك، أو بعبارة أفضل: قريبة منّا، وتهتم بك، وتحبك ولا تريد أن تتركك وحدك!

أعلَم جيدًا أنّ هذه الرسالة تصل إليك في وقت صعب: جاءتنا الجائحة مثل عاصفة شديدة وبصورة غير متوقعة، وكانت اختبارًا قاسيًا في حياة كلّ واحد، ولكن، كان وقعها علينا نحن المسنين خاصًّا، كان أشدَّ وأقسى. لقد أصيب الكثيرون منا بالمرض، وَفَقَدَ الكثيرون حياتهم أو رأوا حياة أزواجهم أو أحبائهم تنطفئ، واضطر الكثيرون أن يعيشوا في وحدة لفترة طويلة جدًّا. كانوا معزولين.

الرّبّ يعلم كلّ آلامنا في هذا الوقت. إنّه قريب من الذين يعيشون هذه الخبرة الأليمة عندما يُهمشون ويُترَكون جانبًا. وهو يرى وَحدتنا - التي زادتها الجائحة صعوبة – ولا يبقى غير مبالٍ بها. يروي بعض التقليد أنّ القديس يواكيم أيضًا، جِد يسوع، أُبعِد عن جماعته لأنّه لم يكن لديه أبناء، واعتُبرت حياته - وكذلك حياة زوجته حنة - عديمة الفائدة. لكنّ الرّبّ أرسل إليه ملاكًا ليعزيه. بينما كان يقيم حزينًا خارج أبواب المدينة، ظهر له مرسل من عند الله قال له: "يواكيم، يواكيم! استجاب الرّبّ صلاتك المثابرة"[1]. يبدو أنّ جيوتو Giotto، في إحدى لوحاته الفنية الشهيرة[2]، وضع المشهد في الليل، في إحدى الليالي الكثيرة التي نقضيها في الأرق، والمليئة بالذكريات والمخاوف والرغبات، والتي يعرفها الكثيرون منا.

ولكن حتى عندما يبدو كلّ شيء مظلمًا، كما هو الحال في هذه الأشهر مع الجائحة، يستمر الله في إرسال الملائكة لتعزية وَحدتنا ويكرر لنا: "أنا معك كلّ يوم". يقولها لك، ويقولها لي، وللجميع. هذا هو معنى هذا اليوم الذي أردت أن يُحتفل به لأوّل مرة في هذا العام، بعد مرورنا بعزلة طويلة وبعد استئناف، ولو بطيء، للحياة الاجتماعية: أرجو لكلّ جد، وكلّ مسن، وكلّ جدَّة، وكلّ مسنّة - خاصة مَن اشتدت عليه الوَحدة أكثر من غيره – أن يحظى بزيارة ملاك!

سيكون للملائكة أحيانًا وجه أحفادنا، وأحيانًا أخرى وجه أحد أفراد العائلة، أو أحد أصدقائنا القدامى أو الذين التقينا بهم في هذا الوقت الصعب. في هذه الفترة، تَعلّمنا أن نفهم كم هو ثمين العناق وكذلك الزيارات لكلّ واحد منا، وكم يحزنني أنّ يكون هذا الأمر في بعض الأماكن غير ممكن بعد.

ويرسل إلينا الله أيضًا مرسليه من خلال كلمته، التي لا يحرمنا منها في حياتنا أبدًا. لنقرأ صفحة من الإنجيل كلّ يوم، ولنصلِّ مع المزامير، ولنقرأ أسفار الأنبياء! وسوف تؤثر فينا أمانة الله. سيساعدنا الكتاب المقدس أيضًا لأن نفهم ما يطلبه الله منا في حياتنا اليوم. في الواقع، إنّه يرسل العمال إلى كرمه في كلّ ساعة من النهار (را. متى 20، 1-16) وفي كلّ وقت من فترات الحياة. يمكنني أن أشهد بنفسي أنّني تلقيت الدعوة لأصير أسقف روما، عندما بلغت سن التقاعد، إذا جاز التعبير، وكنت قد تخيّلت من قبل أنّني لن أستطيع فعل الكثير من جديد. الرّبّ قريب منّا دائمًا، دائمًا، بدعوات جديدة، وبكلمات جديدة، وبعزائه، لكنّه دائمًا قريب منّا. أنتم تعلمون أنّ الله أبدي، ولا يتقاعد أبدًا.

في إنجيل متى قال يسوع للرسل: "اذهَبوا وتَلمِذوا جَميعَ الأُمَم، وعَمِّدوهم بِاسْمِ الآبِ والابْنِ والرُّوحِ القُدُس، وعَلِّموهم أَن يَحفَظوا كُلَّ ما أَوصَيتُكُم به" (28، 19 - 20). هذه الكلمات موجهة إلينا أيضًا اليوم وستساعدنا لأن نفهم فهمًا أفضل أنّ دعوتنا هي حماية الجذور، ونقل الإيمان إلى الشباب ورعاية الصغار. أصغوا جيّدًا: ما هي دعوتنا اليوم، في عمرنا هذا؟ حماية الجذور، ونقل الإيمان إلى الشباب ورعاية الصغار. لا تنسوا هذا.

لا يهم كم عمرك، وإذا كنت لا تزال تعمل أم لا، وإذا بقيت وحدك أو لديك عائلة، وإذا أصبحت جدًّا أو جدة عندما كنت بعد شابًا أو في وقت لاحق في الحياة، وإذا كنت لا تزال مستقلًّا أو إذا كنت تحتاج إلى من يساعدك: لا يوجد عمر للتقاعد من واجب إعلان الإنجيل، ومن واجب نقل التقاليد إلى الأحفاد. يجب أن نبدأ، وقبل كلّ شيء، أن نخرج من أنفسنا حتى نصنع شيئًا جديدًا.

يوجد إذن دعوة متجددة لك أيضًا في لحظة حاسمة من التاريخ. ستسأل: ولكن كيف يمكن هذا؟ طاقاتي نفدت ولا أعتقد أنّني أستطيع فعل الكثير. كيف يمكنني أن أبدأ بالتصرف بشكل مختلف عندما أصبحت العادة هي قاعدة حياتي؟ كيف يمكنني أن أكرّس نفسي لمن هو أكثر فقرًا مني وأنا مهتم بهموم كثيرة والتزامات لعائلتي؟ كيف يمكنني توسيع مجال نظري ولا يُسمح لي حتى بمغادرة مكان إقامتي؟ أليست وحدتي صخرة ثقيلة جدًا؟ كم منكم يسأل هذا السؤال: أليست وحدتي صخرة ثقيلة جدًّا؟ سمع يسوع نفسه سؤالًا من هذا النوع من نيقوديموس الذي سأله: "كَيفَ يُمكِنُ الإِنسانَ أَن يُولَدَ وهوَ شَيخٌ كَبير؟" (يوحنا 3، 4). أجابه الرّبّ يسوع أنّ هذا يمكن أن يحدث، وفتح قلبه لعمل الرّوح القدس الذي يهبّ حيث يشاء. الرّوح القدس، بهذه الحريّة التي يتمتّع بها، يذهب إلى كلّ مكان ويفعل ما يشاء.

كما كررت مرارًا، من الأزمة التي يمر بها العالم، لن نخرج كما كنّا، سنخرج إمّا أفضل أو أسوأ. و"ليمنحنا الله [...] ألّا يكون هذا الحدث الخطير الألف من أحداث التاريخ، الذي لم نتمكّن من أن نتعلَّم منه - نحن عنيدون -. نأمل ألّا ننسى المسنّين الذين ماتوا بسبب نقص أجهزة التنفّس [...]. نأمل ألّا يكون كلّ هذا الألم دون جدوى، وأن نقوم بقفزة نحو طريقة جديدة للحياة وأن نكتشف بشكل حاسم أنّنا محتاجون ومدينون بعضنا لبعض، حتى تولد البشرية من جديد" (رسالة بابوية عامة، كلّنا أخوة Fratelli tutti، 35). لا أحد يخلص بمفرده. نحن مدينون بعضنا لبعض. كلّنا أخوة.

من هذا المنظور، أودّ أن أقول لك إنّنا في حاجة إليك حتى تبني، في الأخوّة والصّداقة الاجتماعية، عالم الغد: العالم الذي سنعيش فيه - نحن مع أبنائنا وأحفادنا - عندما تهدأ العاصفة. علينا جميعًا أن "نكون نشطين في إعادة تأهيل المجتمعات المجروحة ومساندتها" (نفس المرجع، 77). من بين مختلف الركائز التي يجب أن تدعم هذا البناء الجديد، ثلاث منها يمكنك أنت أن تساعد في توطيدها أفضل من غيرك. ثلاث ركائز وهي: الأحلام والذاكرة والصّلاة. وقربُ الله منا يمنحنا القوّة للشروع في طريق جديد حتى لأضعف الناس بيننا، في شوارع الاحلام والذّاكرة والصّلاة.

أعلن النبي يوئيل مرةً هذا الوعد: "يَحلُمُ شُيوخُكم أَحْلاماً ويَرى شُّبانُكم رُؤًى" (3، 1). مستقبل العالم في هذا التحالف بين الشباب والشيوخ. مَنْ غير الشباب يستطيع أن يأخذ أحلام الشيوخ ويسير بها إلى الأمام؟ لكن من أجل هذا، من الضروري الاستمرار في أحلامنا: في أحلامنا بالعدالة والسّلام والتضامن يمكن لشبابنا أن يروا رؤى جديدة ويمكن أن نبني المستقبل معًا. من الضروري أن تشهد أنت أيضًا بأنّه يمكن أن نخرج من الشدة بحالة جديدة. وأنا متأكّد من أنّها لن تكون الوحيدة، لأنّه في حياتك كان لديك الكثير منها، وتمكّنت من الخروج. تعلّم أيضًا من تلك الشدّة أن تخرج منها الآن.

لذلك تتشابك الأحلام مع الذاكرة. أفكر في كم هي ثمينة ذاكرة الحرب الأليمة، وكم يمكن للأجيال الجديدة أن تتعلّم منها قيمة السّلام. وأنت من سينقل هذا، أنت الذي عشت آلام الحروب. الذاكرة هي رسالة حقيقية وخاصة لكلّ متقدم في السّن: الذاكرة، وحمل الذاكرة إلى الآخرين. قالت إيديث بروك Edith Bruck، التي نجت من مأساة المحرقة "إلقاء النور حتى في ضمير واحد فقط يستحق الجهد والألم للحفاظ على ذكرى الأمور التي حدثت - وأضافت -، بالنسبة لي، الذاكرة هي الحياة"[3]. أفكر أيضًا في أجدادي وفي كلّ الذين اضطروا إلى أن يهاجروا وعرفوا كم هو شاقٌّ وصعب أن تغادر بيتك، كما يفعل الكثيرون اليوم أيضًا بحثًا عن مستقبل لهم. قد يكون بعضهم بجانبنا ويعتنون بنا. هذه الذاكرة يمكن أن تساعد في بناء عالم أكثر إنسانيّة وأكثر ترحيبًا. ولكن من دون الذاكرة لا يمكننا أن نبني. من دون الأساس لا يمكنك أبدًا أن تبني بيتًا. أبدًا. وأساسات الحياة هي الذاكرة.

وأخيرا الصّلاة. قال مرّة سلفي البابا بندكتس السادس عشر، وهو قدّيس مسنّ، ما زال يصلّي ويعمل من أجل الكنيسة، قال هكذا: "صلاة كبار السن يمكن أن تحمي العالم، وربما تساعده بطريقة أكثر فعالية من جهود الكثيرين"[4]. قال هذا في نهاية فترة حبريّته تقريبًا، في عام 2012. إنّه شيء جميل. صلاتك هي مصدر ثمين للغاية: إنّها رئة لا يمكن للكنيسة والعالم أن يستغنوا عنها (را. الارشاد الرسولي، فرح الإنجيل، 262). خاصة في هذا الوقت الصعب للبشريّة، بينما نعبر، كلّنا في نفس القارب، بحر الجائحة العاصف، فإنّ شفاعتك بالعالم والكنيسة ليست عبثًا، إنّها تشير إلى الجميع بثقة وهدوء أن بَرّ الأمان قريب.

عزيزتي المسنة، وعزيزي المسن، في ختام رسالتي، أودّ أن أبيّن لك أيضًا مثال الطوباوي - وقريبًا قدّيس - شارل دي فوكو. عاش ناسكًا في الجزائر وفي هذا المكان شهد "لرغبته في أن يشعر أيُّ إنسان بأنّه أخ له" (رسالة بابوية عامة، كلّنا أخوة Fratelli tutti، 287). تبيّن قصته كيف يمكن لكلّ واحد حتى في عزلة صحرائه، أن يشفع بفقراء العالم بأسره وأن يصبح حقًا أخًا وأختًا للعالم أجمع.

أسأل الرّبّ يسوع، وبفضل مثاله أيضًا، أن يمنح كلّ واحد منا أن نجعل قلبنا كبيرًا، يشعر بآلام الآخرين ويقدر أن يشفع بهم. ليتعلم كلّ منا أن يكرر للجميع، ولا سيما للشباب، كلمات العزاء التي سمعناها اليوم موجهة إلينا: "أنا معك كلّ يوم"! تشجّعوا وإلى الأمام! بارككم الرّبّ.

أُعطيَ في روما، في بازيليكا القديس يوحنا في اللاتران، يوم 31 مايو/أيار 2021، في عيد زيارة مريم العذراء للقديسة أليصابات.

 

 

[1] وردت رواية هذا الحدث في إنجيل يعقوب التمهيدي، (وهو من الكتابات الأبوكريفية غير القانونية).

 

 

[2] هذه الصورة المختارة لتكون شعار اليوم العالمي للأجداد وكبار السّن.

 

 

[3] الذاكرة هي الحياة، وطريقة الكتابة هي النفس، L’Osservatore Romano، 26 يناير/ كانون الثاني 2021.

 

 

[4] بندكتس السادس عشر، زيارة إلى بيت العائلة "فليحيا كبار السّن"، 12 نوفمبر/تشرين الثاني 2012.

[00871-AR.01] [Testo originale: Italiano]

[B0398-XX.02]