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Articolo di commento del Responsum ad dubium, 15.03.2021


Testo in lingua italiana

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Testo in lingua italiana

Articolo di commento del Responsum ad dubium

Il presente intervento della Congregazione per la Dottrina della Fede è la risposta ad un quesito – in termini classici, ad un dubium – sollevato, come avviene normalmente, da pastori e fedeli che hanno bisogno di un chiarimento orientativo su una questione controversa. Di fronte all’incertezza suscitata da affermazioni o da prassi problematiche circa ambiti decisivi per la vita cristiana, si chiede di rispondere affermativamente o negativamente, e quindi di esporre gli argomenti che sostengono la posizione assunta. La finalità dell’intervento è quella di sostenere la Chiesa universale nel corrispondere meglio alle esigenze del Vangelo, di dirimere controversie e di favorire una sana comunione nel popolo santo di Dio.

La questione disputata sorge nel quadro della «sincera volontà di accoglienza e di accompagnamento delle persone omosessuali, alle quali si propongono cammini di crescita nella fede» (Nota esplicativa), come indicato dal Santo Padre Francesco, a conclusione di due Assemblee sinodali sulla famiglia: «affinché coloro che manifestano la tendenza omosessuale possano avere gli aiuti necessari per comprendere e realizzare pienamente la volontà di Dio nella loro vita» (Es. ap. Amoris laetitia, n. 250). È questo un invito a valutare con opportuno discernimento i progetti e le proposte pastorali offerti al riguardo. Tra questi, vi sono anche benedizioni impartite ad unioni di persone dello stesso sesso. Si chiede perciò se la Chiesa disponga del potere di impartire la sua benedizione: è la formula contenuta nel quaesitum.

La risposta – il Responsum ad dubium – trova spiegazioni e motivazioni nell’annessa Nota esplicativa della Congregazione per la Dottrina della Fede, del 22 febbraio 2021, alla cui pubblicazione ha dato il suo assenso lo stesso Papa Francesco.

La Nota è centrata sulla fondamentale e decisiva distinzione tra le persone e l’unione. Così che il giudizio negativo sulla benedizione di unioni delle persone dello stesso sesso non implica un giudizio sulle persone.

Le persone anzitutto. Vale per esse, ed è un punto di non ritorno, quanto dichiarato al n. 4 delle Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali, redatte dalla stessa Congregazione, e richiamato dal Catechismo della Chiesa Cattolica: «Secondo l'insegnamento della Chiesa, gli uomini e le donne con tendenze omosessuali “devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione” (2358)». Insegnamento ricordato e ribadito dalla Nota.

Quanto alle unioni di persone dello stesso sesso, la risposta al dubium «dichiara illecita ogni forma di benedizione che tenda a riconoscere le loro unioni». Illiceità che la Nota esplicativa riporta a un triplice ordine di motivi, in connessione tra loro.

Il primo è dato dalla verità e dal valore delle benedizioni. Esse appartengono al genere dei sacramentali, i quali sono «azioni liturgiche della Chiesa» che esigono consonanza di vita a ciò che essi significano e generano. Significati ed esiti di grazia che la Nota espone in forma concisa. Di conseguenza, una bene-dizione su una relazione umana richiede che essa sia ordinata a ricevere e ad esprimere il bene che le viene detto e donato.

Siamo così al secondo motivo: l’ordine che rende atti a ricevere il dono è dato dai «disegni di Dio iscritti nella Creazione e pienamente rivelati da Cristo Signore». Disegni cui non rispondono «relazioni o partenariati anche stabili, che implicano una prassi sessuale fuori dal matrimonio», vale a dire «fuori dell’unione indissolubile di un uomo e una donna, aperta di per sé alla trasmissione della vita». È il caso delle unioni fra persone dello stesso sesso. Non esse sole però, quasi che il problema siano soltanto tali unioni, bensì qualsiasi unione che comporti un esercizio della sessualità fuori del matrimonio, la qual cosa è illecita dal punto di vista morale, secondo quanto insegna l’ininterrotto magistero ecclesiale.

Questo sta a dire di un potere che la Chiesa non ha, perché non può disporre dei disegni di Dio, che altrimenti verrebbero disconosciuti e smentiti. La Chiesa non è arbitra di quei disegni e delle verità di vita che esprimono, ma loro fedele interprete e annunciatrice.

Il terzo motivo è dato dall’errore, in cui si sarebbe facilmente indotti, di assimilare la benedizione delle unioni di persone dello stesso sesso a quella delle unioni matrimoniali. Per la relazione che le benedizioni sulle persone intrattengono con i sacramenti, la benedizione di tali unioni potrebbe costituire in certo modo «una imitazione o un rimando di analogia con la benedizione nuziale», impartita all’uomo e alla donna che si uniscono nel sacramento del Matrimonio. Il che sarebbe erroneo e fuorviante.

Per i suddetti motivi «la benedizione delle unioni omosessuali non può essere considerata lecita». Dichiarazione questa che non pregiudica in alcun modo la considerazione umana e cristiana in cui la Chiesa tiene ogni persona. Tanto che la risposta al dubium «non esclude che vengano impartite benedizioni a singole persone con inclinazione omosessuale, le quali manifestino la volontà di vivere in fedeltà ai disegni rivelati di Dio così come proposti dall’insegnamento ecclesiale».

[00331-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Commentaire du Responsum ad dubium

La présente intervention de la Congrégation pour la Doctrine de la Foi est une réponse à une question - en termes classiques, à un dubium - soulevée, comme c’est normalement le cas, par des pasteurs et des fidèles qui ont besoin d'une clarification de principe sur un sujet controversé. Face à l'incertitude suscitée par des déclarations ou des pratiques problématiques dans des domaines décisifs pour la vie chrétienne, il est demandé de répondre par l'affirmative ou la négative, puis d'exposer les arguments qui soutiennent la position adoptée. Le but de l'intervention est de soutenir l’Église universelle pour mieux correspondre aux exigences de l’Évangile, de régler les controverses et de favoriser une saine communion dans le peuple saint de Dieu.

La question disputée intervient dans le cadre de la « volonté sincère d’accueil et d’accompagnement des personnes homosexuelles, auxquelles sont proposés des cheminements de croissance dans la foi » (Note explicative), comme l’a indiqué le Saint-Père François, à l’issue de deux Assemblées synodales sur la famille : « afin que ceux qui manifestent une tendance homosexuelle puissent bénéficier de l’aide nécessaire pour comprendre et réaliser pleinement la volonté de Dieu dans leur vie » (Exhortation apostolique Amoris laetitia, n. 250). Il s’agit d’une invitation à évaluer avec un discernement approprié les projets et les propositions pastorales proposés à cet égard. Dans ce cadre, il y a aussi les bénédictions données aux unions de personnes du même sexe. Il est dès lors demandé si l’Église a le pouvoir de donner sa bénédiction : c’est la formule contenue dans le quaesitum.

La réponse – le Responsum ad dubium – est expliquée et motivée dans la Note explicative ci-jointe de la Congrégation pour la Doctrine de la Foi, datée du 22 février 2021, à la publication de laquelle le pape François lui-même a consenti.

La Note est centrée sur la distinction fondamentale et décisive entre les personnes et l'union. De sorte que le jugement négatif sur la bénédiction des unions de personnes du même sexe n’implique pas un jugement sur les personnes.

Les personnes avant tout. Vaut pour elles, et c’est un point de non-retour, ce qui est déclaré au n. 4 des Considérations à propos des projets de reconnaissance juridique des unions entre personnes homosexuelles de la même Congrégation et rappelé par le Catéchisme de l’Église catholique : « Selon l’enseignement de l'Église, les hommes et les femmes avec des tendances homosexuelles “doivent être accueillis avec respect, compassion et délicatesse. On évitera à leur égard toute marque de discrimination injuste” (2358) ». Cet enseignement est rappelé et réitéré par la Note.

Quant aux unions de personnes du même sexe, la réponse au dubium « déclare illicite toute forme de bénédiction qui tend à reconnaître leurs unions ». Illicéité que la Note explicative renvoie à un triple ordre de raisons, en relation les unes avec les autres.

La première est donnée par la vérité et la valeur des bénédictions. Celles-ci appartiennent au genre des sacramentaux, lesquels sont des « actions liturgiques de l’Église » qui demandent une cohérence de vie avec ce qu'ils signifient et engendrent. Significations et effets de la grâce que la Note expose de manière concise. Par conséquent, une béné-diction sur une relation humaine exige que celle-ci soit ordonnée à la réception et à l’expression du bien qui lui est dit et donné.

Nous en arrivons ainsi à la deuxième raison : l’ordre qui rend apte à recevoir le don est fonction des « desseins de Dieu inscrits dans la Création et pleinement révélés par le Christ Seigneur ». Desseins auxquels ne répondent pas les « relations ou partenariats, même stables, qui impliquent une pratique sexuelle hors mariage », c’est-à-dire « hors de l'union indissoluble d'un homme et d'une femme, ouverte en soi à la transmission de la vie ». C’est le cas des unions entre personnes du même sexe. Pas seulement de celles-ci, cependant, comme si le problème ne se posait que pour de telles unions, mais de toute union qui entraîne l'exercice de la sexualité en dehors du mariage, ce qui est illicite du point de vue moral, selon l'enseignement continu du Magistère de l’Église.

Cela suppose un pouvoir que l’Église n’a pas, car elle ne peut pas disposer des desseins de Dieu, qui seraient autrement désavoués et niés. L’Église n’est pas l’arbitre de ces desseins et des vérités de vie qu’ils expriment, mais leur fidèle interprète et messagère.

La troisième raison est donnée par l'erreur, à laquelle on serait facilement conduit, d’assimiler la bénédiction des unions de personnes du même sexe à celle des unions matrimoniales. En raison de la relation que les bénédictions sur les personnes entretiennent avec les sacrements, la bénédiction de telles unions pourrait d'une certaine manière constituer « une imitation ou un renvoi analogique à la bénédiction nuptiale », donnée à l'homme et à la femme unis dans le sacrement du mariage. Ce qui serait erroné et fallacieux.

Pour les raisons indiquées ci-dessus, « la bénédiction des unions homosexuelles ne peut être considérée comme licite ». Cette déclaration ne porte en rien préjudice à la considération humaine et chrétienne dans laquelle l’Église tient chaque personne. À tel point que la réponse au dubium « n’exclut pas l’octroi de bénédictions individuelles aux personnes à tendance homosexuelle, qui manifestent le désir de vivre en fidélité aux desseins révélés de Dieu, comme le propose l'enseignement de l’Église ».

[00331-FR.01] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

Article of Commentary on the Responsum ad dubium

The new statement of the Congregation for the Doctrine of the Faith is a response to a question – in classical terms, to a dubium – occasioned, as is normally the case, by pastors and faithful who require clarification and guidance concerning a controversial issue. When questions are triggered by problematic assertions or practices in important areas of Christian life, an affirmative or negative response is provided, along with a statement of the reasoning that supports the response presented. The purpose of such interventions is to help the universal Church to respond better to the demands of the Gospel, to settle disputes, and to foster healthy communion among the holy people of God.

In the present case, a disputed question has arisen in the framework of the “sincere desire to welcome and accompany homosexual persons, to whom are proposed paths of growth in faith” (Explanatory Note), as indicated by the Holy Father Pope Francis at the conclusion of two Synodal Assemblies on the family: “so that those who manifest a homosexual orientation can receive the assistance they need to understand and fully carry out God’s will in their lives” (Apostolic Exhortation Amoris laetitia, n. 250). These words are an invitation to evaluate, with appropriate discernment, projects and pastoral proposals directed to this end. Among these are blessings given to the unions of persons of the same sex. It is therefore asked whether the Church has the power to impart her blessing: this is the formula contained in the quaesitum.

The answer - the Responsum ad dubium – is explained and motivated in the attached Explanatory Note of the Congregation for the Doctrine of the Faith, dated February 22, 2021, to the publication of which Pope Francis himself has given his assent.

The Note is centered on the fundamental and decisive distinction between persons and the union. This is so that the negative judgment on the blessing of unions of persons of the same sex does not imply a judgment on persons.

Persons first and foremost. In their regard, what is stated in n. 4 of the Considerations Regarding Proposals to Give Legal Recognition to Unions Between Homosexual Persons written by the same Congregation, and recalled by the Catechism of the Catholic Church, must never be forgotten: “According to the teaching of the Church, men and women with homosexual tendencies ‘must be accepted with respect, compassion, and sensitivity. Every sign of unjust discrimination in their regard should be avoided’ (2358)”. This teaching is recalled and reaffirmed by the Note.

As for unions of persons of the same sex, the response to the dubium “declares illicit any form of blessing that tends to acknowledge their unions as such”. The Explanatory Note bases the illicitness on three interconnected reasons.

The first reason arises from the truth and value of blessings. They belong to the genre of sacramentals, which are “liturgical actions of the Church” that require consonance of life with what they signify and generate. There are meanings and outcomes of grace that the Note explains in concise form. Consequently, a blessing on a human relationship requires that it be ordered to both receive and express the good that is pronounced and given by the blessing.

Thus we come to the second reason: the order that makes one fit to receive the gift is given by the “designs of God inscribed in creation, and fully revealed by Christ the Lord”. These are designs to which “relationships, or partnerships, even stable, that involve sexual activity outside of marriage” do not correspond, for they are “outside the indissoluble union of a man and a woman open in itself to the transmission of life.” However, not only these unions – as if the problem were only such unions – but any union that involves sexual activity outside of marriage, which is illicit from the moral point of view, according to the perennial teaching of the ecclesial Magisterium.

This all implies a power that the Church does not possess, because she does not have the power over God's designs, which would otherwise be rejected and denied. The Church is not the arbiter of these designs and the truths they express, but their faithful interpreter and witness.

The third reason is to avert an error into which one would easily be led: that of assimilating the blessing of unions of persons of the same sex to that of matrimonial unions. Because of the connection between blessings of persons and the sacraments, the blessing of such unions could in a sense imply “a certain imitation or analogue of the nuptial blessing”, imparted to a man and a woman united in the sacrament of Matrimony. This would be erroneous and misleading.

For the above reasons “the blessing of homosexual unions cannot be considered licit”. This statement in no way detracts from the human and Christian consideration in which the Church holds each person. So much so that the response to the dubium “does not preclude the blessings given to individual persons with homosexual inclinations who manifest the will to live in fidelity to the revealed plans of God as proposed by Church teaching”.

[00331-EN.01] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

Kommentar zum Responsum ad dubium

Die vorliegende Maßnahme der Glaubenskongregation ist die Antwort auf eine Frage – klassisch ausgedrückt: auf ein Dubium –, das, wie es normalerweise der Fall ist, von Seelsorgern und Gläubigen aufgeworfen wird, die einer orientierenden Klärung bei einem kontroversen Thema bedürfen. Gegenüber der Unsicherheit, die durch problematische Aussagen oder Praktiken in Bereichen, welche für das christliche Leben entscheidend sind, hervorgerufen wird, wird gebeten, darauf positiv oder negativ zu antworten und sodann die Argumente darzulegen, welche die eingenommene Position unterstützen. Der Zweck dieser Äußerung ist es, die Weltkirche dabei zu unterstützen, besser den Forderungen des Evangeliums zu entsprechen, Streitigkeiten zu schlichten und eine gesunde Gemeinschaft im heiligen Volk Gottes zu fördern.

Die strittige Frage stellt sich im Rahmen des „aufrichtigen Willen[s] […], homosexuelle Personen anzunehmen, sie zu begleiten und ihnen Wege des Glaubenswachstums anzubieten“ (Erläuternde Note), wie der Heilige Vater Franziskus zum Abschluss von zwei Synodenversammlungen über die Familie angedeutet hat: „damit diejenigen, welche die homosexuelle Tendenz zeigen, die notwendigen Hilfen bekommen können, um den Willen Gottes in ihrem Leben zu begreifen und ganz zu erfüllen“ (Ap. Schreiben Amoris laetitia, Nr. 250). Das ist eine Einladung, die in diesem Zusammenhang angebotenen pastoralen Entwürfe und Vorschläge mit angemessener Unterscheidungskraft zu bewerten. Dazu gehören auch Segnungen von Verbindungen von Personen gleichen Geschlechts. Es wird deshalb also angefragt, ob die Kirche die Vollmacht hat, ihren Segen zu erteilen. So lautet die im Quesitum enthaltene Formulierung.

Die Antwort – das Responsum ad dubium – wird in der beigefügten Erläuternden Note der Glaubenskongregation vom 22. Februar 2021 erklärt und begründet, deren Veröffentlichung Papst Franziskus selbst gutgeheißen hat.

Im Mittelpunkt der Note steht die grundlegende und entscheidende Unterscheidung zwischen Personen und deren Verbindung, sodass das negative Urteil über die Segnung von Verbindungen von Personen gleichen Geschlechts kein Urteil über die betroffenen Personen impliziert.

Es geht vor allem um die Personen. Für sie gilt, und das ist ein Punkt, hinter den es kein Zurück mehr gibt, was die Erwägungen zu den Entwürfen einer rechtlichen Anerkennung der Lebensgemeinschaften zwischen homosexuellen Personen – von derselben Kongregation herausgegeben – erklären (Nr. 4) und was der Katechismus der Katholischen Kirche in Erinnerung ruft: „Nach der Lehre der Kirche ist den Männern und Frauen mit homosexuellen Tendenzen «mit Achtung, Mitleid und Takt zu begegnen. Man hüte sich, sie in irgendeiner Weise ungerecht zurückzusetzen» (2358)“. Eine Lehre, die durch die besagte Note in Erinnerung gerufen und bekräftigt wird.

Was die Verbindungen von Personen gleichen Geschlechts betrifft, so erklärt die Antwort auf das Dubium „jede Segnungsform für unzulässig, die dazu neigt, ihre Verbindungen anzuerkennen“: eine Unzulässigkeit, auf die in der Erläuternden Note durch drei Motive, die miteinander im Zusammenhang stehen, verwiesen wird.

Das erste wird begründet durch die Wahrheit und den Wert der Segnungen. Diese gehören zur Gattung der Sakramentalien und bedeuten „liturgische Handlungen der Kirche“, welche die Übereinstimmung des Lebens mit dem, was sie bezeichnen und bewirken, fordern. Es geht um Bedeutungen und Wirkungen der Gnade, welche die Note in konziser Form darlegt. Daraus folgt, eine Segnung einer menschlichen Beziehung erfordert, dass sie darauf hingeordnet ist, das Gute, das ihr zugesagt und verliehen wird, zu empfangen und auszudrücken.

Damit kommen wir zum zweiten Grund: Die Ordnung, die befähigt, die Gabe zu empfangen, ist durch die „Pläne Gottes, die in die Schöpfung eingeschrieben und von Christus dem Herrn vollständig offenbart sind“, gegeben. Das meint Pläne, denen „Beziehungen oder selbst stabile[…] Partnerschaften […], die eine sexuelle Praxis außerhalb der Ehe“ – das heißt „außerhalb einer unauflöslichen Verbindung eines Mannes und einer Frau, die an sich für die Lebensweitergabe offen ist“ – einschließen, nicht entsprechen. Dies ist der Fall bei Verbindungen zwischen Personen gleichen Geschlechts. Es betrifft nicht nur diese, so als ob das Problem nur solche Verbindungen wären, sondern jede Verbindung, welche die Ausübung der Sexualität außerhalb der Ehe beinhaltet, was vom moralischen Standpunkt aus unerlaubt ist, entsprechend dem ununterbrochenen Lehramt der Kirche.

Dies muss also von einer Vollmacht gesagt werden, die die Kirche nicht besitzt, denn sie kann nicht über die Pläne Gottes verfügen, die sonst verkannt und verleugnet würden. Die Kirche ist nicht die Schiedsrichterin über diese Pläne und über die Lebenswahrheiten, die sie ausdrücken, sondern deren treue Interpretin und Verkünderin.

Der dritte Grund liegt in dem Irrtum, zu dem man sich leicht verleiten lassen würde, nämlich die Segnung der Verbindungen von Personen gleichen Geschlechts der Segnung ehelicher Verbindungen anzugleichen. Aufgrund des Bezugs, welchen die Segnungen von Menschen zu den Sakramenten aufweisen, könnte die Segnung dieser Verbindungen in gewisser Weise „eine Nachahmung oder einen analogen Hinweis auf den Brautsegen“ darstellen, der dem Mann und der Frau erteilt wird, die im Ehesakrament vereint werden. Das wäre verfehlt und irreführend.

Aus den oben genannten Gründen kann „die Segnung gleichgeschlechtlicher Verbindungen nicht als zulässig angesehen werden“. Das ist eine Aussage, die in keiner Weise die menschliche und christliche Rücksichtnahme beeinträchtigt, mit der die Kirche jeder Person begegnet, und zwar so, dass die Antwort auf das Dubium nicht ausschließt, „dass Segnungen einzelnen Personen mit homosexueller Neigung gespendet werden, die den Willen bekunden, in Treue zu den geoffenbarten Plänen Gottes zu leben, wie sie in der kirchlichen Lehre vorgelegt werden“.

[00331-DE.01] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

Comentario del Responsum ad dubium

La actual intervención de la Congregación para la Doctrina de la Fe es la respuesta a una pregunta – en términos clásicos, a un dubium – presentada, como sucede normalmente, por los pastores y los fieles que tienen necesidad de una clarificación orientativa sobre una cuestión controvertida. Frente a la incertidumbre suscitada por afirmaciones o por las prácticas problemáticas en ámbitos decisivos para la vida cristiana, se pide responder afirmativa o negativamente y, por lo tanto, exponer los argumentos que sostienen la posición asumida. La finalidad de la intervención es la de apoyar a la Iglesia universal en el responder mejor a las exigencias del Evangelio, de dirimir las controversias y de favorecer una sana comunión en el pueblo santo de Dios.

La cuestión disputada surge en el marco de la «sincera voluntad de acogida y de acompañamiento de las personas homosexuales, a las cuales se proponen caminos de crecimiento en la fe» (Nota explicativa), como ha indicado el Santo Padre Francisco, en la conclusión de dos Asambleas sinodales sobre la familia: «con el fin de que aquellos que manifiestan una tendencia homosexual puedan contar con la ayuda necesaria para comprender y realizar plenamente la voluntad de Dios en su vida» (Exh. ap. Amoris laetitia, n. 250). Esta es una invitación a evaluar con el oportuno discernimiento los proyectos y las propuestas pastorales ofrecidas sobre este tema. Entre estas, están también las bendiciones impartidas a las uniones de personas del mismo sexo. Se pregunta, por tanto, si la Iglesia dispone del poder para impartir su bendición: es la fórmula contenida en el quaesitum.

La respuesta – el Responsum ad dubium – encuentra su explicación y motivación en la anexa Nota explicativa de la Congregación para la Doctrina de la Fe, del 22 de febrero de 2021, a cuya publicación ha dado su asentimiento el propio Papa Francisco.

La Nota se centra sobre la distinción fundamental y decisiva entre las personas y la unión. De tal manera que el juicio negativo sobre las bendiciones de las uniones entre personas del mismo sexo no implica un juicio sobre las personas.

Las personas ante todo. Sirve, por tanto, y es un punto de no retorno, cuanto ya se había declarado en el n. 4 de las Consideraciones acerca de los proyectos de reconocimiento legal de las uniones entre personas homosexuales de la misma Congregación y retomado del Catecismo de la Iglesia Católica: «Según la enseñanza de la iglesia, los hombres y mujeres con tendencias homosexuales “deben ser acogidos con respeto, compasión y delicadeza. Se evitará, respecto a ellos, todo signo de discriminación injusta” (2358)». Enseñanza recordada y repetida por la Nota.

Sobre las uniones entre personas del mismo sexo, la respuesta al dubium «declara ilícita toda forma de bendición que tienda a reconocer sus uniones». Ilicitud que la Nota explicativa refiere a un triple orden de motivos, en conexión entre ellos.

El primero viene dado por la verdad y el valor de las bendiciones. Estas pertenecen al género de los sacramentales, que «son acciones litúrgicas de la Iglesia» que exigen consonancia de vida con aquello que estos significan y generan. Significados y efectos de gracia que la Nota expone de manera concisa. En consecuencia, una bendición sobre una relación humana requiere que esta esté ordenada a recibir y expresar el bien que le ha sido pronunciado y donado.

Llegamos así al segundo motivo: el orden que hace que uno sea apto para recibir el don viene dado por los «designios de Dios inscritos en la Creación y revelados plenamente por Cristo Señor». Designios a los que no responden las «relaciones, o parejas estables, que implican una praxis sexual fuera del matrimonio», es decir «fuera de la unión indisoluble de un hombre y una mujer abierta por si misma a la transmisión de la vida». Es el caso de las uniones entre personas del mismo sexo. Sin embargo, no son las únicas – como si el problema fuera sólo de estas uniones – sino que cualquier unión que comporte un ejercicio de la sexualidad fuera del matrimonio es ilícita desde el punto de vista moral, según lo que enseña el ininterrumpido magisterio eclesial.

Esto nos habla de un poder que la Iglesia no tiene, porque no puede disponer de los designios de Dios, que de otro modo, serían rechazados y negados. La Iglesia no es árbitro de estos designios y de las verdades de vida que expresan, sino su fiel intérprete y anunciadora.

El tercer motivo viene dado por el error, que se induciría fácilmente, de identificar la bendición de las uniones entre personas del mismo sexo con la de las uniones matrimoniales. Por la relación que las bendiciones sobre las personas tienen con los sacramentos, la bendición de tales uniones podría constituir en cierto modo «una imitación o una analogía con la bendición nupcial», impartida al hombre y a la mujer que se unen en el sacramento del Matrimonio. Lo que sería erróneo y engañoso.

Por los anteriores motivos «la bendición de las uniones homosexuales no puede ser considerada licita». Esta declaración no perjudica de ninguna manera la consideración humana y cristiana que la Iglesia tiene de cada persona. Tanto es así que la respuesta al dubium «no excluye que se impartan bendiciones a las personas individuales con inclinaciones homosexuales, que manifiesten la voluntad de vivir en fidelidad a los designios revelados por Dios así como los propuestos por la enseñanza eclesial».

[00331-ES.01] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

Artigo de comentário ao Responsum ad dubium

A presente intervenção da Congregação para a Doutrina da Fé constitui a resposta a um quesito – em termos clássicos, a um dubium – levantado, como acontece normalmente, por pastores e fieis que têm necessidade de um esclarecimento orientativo sobre uma questão controversa. Diante da incerteza suscitada por afirmações ou por práticas problemáticas acerca de âmbitos decisivos para a vida cristã, pede-se para se responder afirmativa ou negativamente, bem como para expor os argumentos que sustentam a posição assumida. A finalidade da intervenção é a de sustentar a Igreja universal no esforço de corresponder melhor às exigências do Evangelho, de dirimir controvérsias e de favorecer uma sadia comunhão no povo santo de Deus.

A questão disputada surge no quadro da «sincera vontade de acolher e acompanhar as pessoas homossexuais, às quais se propõem caminhos de crescimento na fé» (Nota explicativa), como indicado pelo Santo Padre Francisco, na conclusão das duas Assembleias sinodais sobre a família: «para que quantos manifestam a tendência homossexual possam dispor dos auxílios necessários para compreender e realizar plenamente a vontade de Deus na sua vida» (Exort. Apost. Amoris laetitia, n. 250). É este um convite a avaliar com oportuno discernimento os projetos e as propostas pastorais a propósito. Entre estes, estão também as bênçãos dadas a uniões de pessoas do mesmo sexo. Pergunta-se portanto se a Igreja dispõe do poder de abençoar tais uniões: é a fórmula presente no quaesitum.

A resposta – o Responsum ad dubium – encontra explicações e motivações na anexa Nota explicativa da Congregação para a Doutrina da Fé, de 22 de fevereiro de 2021, à cuja publicação o próprio Papa Francisco deu seu assentimento.

A Nota é centrada sobre a fundamental e decisiva distinção entre as pessoas e a união. Deste modo, o juízo negativo sobre a bênção de uniões de pessoas do mesmo sexo não implica um juízo sobre as pessoas.

Antes de tudo, as pessoas. Vale para elas, e é um ponto irrenunciável, quanto declarado ao n. 4 das Considerações sobre os projetos de reconhecimento legal das uniões entre pessoas homossexuais, redigidas pela mesma Congregação, retomando o Catecismo da Igreja Católica: «segundo o ensinamento da Igreja, os homens e as mulheres com tendências homossexuais “devem ser acolhidos com respeito, compaixão e delicadeza. Deve evitar-se, para com eles, qualquer atitude de injusta discriminação” (n. 2358)». Tal ensinamento é recordado e reafirmado pela Nota.

Quanto às uniões de pessoas do mesmo sexo, a resposta ao dubium «declara ilícita toda forma de bênção que tenda a reconhecer as suas uniões». Iliceidade que a Nota explicativa reconduz a uma tríplice ordem de motivos, conexos entre si.

O primeiro é dado pela verdade e pelo valor das bênçãos. Elas pertencem ao gênero dos sacramentais, os quais são «ações litúrgicas da Igreja» que exigem consonância de vida àquilo que eles significam e geram. Significados e efeitos de graça que a Nota expõe em forma concisa. Em consequência, uma bênção (bene-dire) a uma relação humana requer que esta seja ordenada a receber e a exprimir o bem que dela é dito e que lhe é doado.

Passamos ao segundo motivo: a ordem que torna aptos a receber o dom é dada pelos «desígnios de Deus inscritos na Criação e plenamente revelados por Cristo Senhor». Desígnios a que não respondem «relações, ou mesmo […] parcerias estáveis, que implicam uma prática sexual fora do matrimônio», vale dizer «fora da união indissolúvel de um homem e uma mulher, aberta por si à transmissão da vida». É o caso das uniões entre pessoas do mesmo sexo. Não só estas, porém, como se fossem problemáticas somente tais uniões, mas sim qualquer união que comporte um exercício da sexualidade fora do matrimônio, o que é ilícito do ponto de vista moral, segundo quanto ensina o ininterrupto magistério eclesial.

Isto está a dizer de um poder que a Igreja não tem, porque não pode dispor dos desígnios de Deus, que de outro modo seriam renegados e desmentidos. A Igreja não é árbitra de tais desígnios e das verdades de vida que exprimem, mas sua fiel intérprete e anunciadora.

O terceiro motivo é dado pelo erro, a que se poderia ser facilmente induzido, de assimilar a bênção das uniões de pessoas do mesmo sexo àquela das uniões matrimoniais. Pela relação que as bênçãos dadas às pessoas possuem com os sacramentos, a bênção de tais uniões poderia constituir de certo modo «uma imitação ou uma referência de analogia à bênção nupcial», concedida ao homem e à mulher que se unem no sacramento do matrimônio, o que seria errôneo e desviante.

Por tais motivos «a bênção das uniões homossexuais não pode ser considerada lícita». Declaração esta que não prejudica de nenhum modo a consideração humana e cristã em que a Igreja tem cada pessoa. Tanto que a resposta ao dubium «não exclui que sejam dadas bênçãos a indivíduos com inclinação homossexual, que manifestem a vontade de viver na fidelidade aos desígnios revelados de Deus, assim como propostos pelo ensinamento eclesial».

[00331-PO.01] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

Komentarz do Responsum ad dubium

Obecna wypowiedź Kongregacji Nauki Wiary jest odpowiedzią na pytanie – czyli w klasycznym ujęciu: na dubium – postawione, jak to zwykle bywa, przez pasterzy i wiernych potrzebujących orientacji w kontrowersyjnej kwestii. Wobec niepewności, jaką budzą problematyczne wypowiedzi lub praktyki w dziedzinach kluczowych dla życia chrześcijańskiego, prosi się o odpowiedź twierdzącą lub przeczącą, a następnie o przedstawienie argumentów na poparcie przyjętego stanowiska. Celem tej wypowiedzi jest wspieranie Kościoła powszechnego w lepszym odpowiadaniu na wymagania Ewangelii, rozwiązywanie sporów oraz promowanie zdrowej komunii w świętym Ludzie Bożym.

Kwestia sporna pojawia się „w ramach szczerego pragnienia przyjęcia i towarzyszenia osobom homoseksualnym, którym proponuje się drogi wzrostu w wierze” (Nota wyjaśniająca), tak jak to wskazał Ojciec Święty Franciszek na zakończenie dwóch zgromadzeń synodalnych poświęconych rodzinie, „aby osoby o skłonności homoseksualnej miały konieczną pomoc w zrozumieniu i pełnej realizacji woli Bożej w ich życiu” (Adhortacja apostolska Amoris laetitia, nr 250). Jest to zaproszenie do oceny, przy pomocy odpowiedniego rozeznania, projektów i propozycji duszpasterskich proponowanych w tym względzie. Wśród nich znajdują się również błogosławieństwa udzielane związkom osób tej samej płci. Stąd pojawia się pytanie, czy Kościół ma władzę udzielania im błogosławieństwa: taka jest formuła zawarta w „zapytaniu”.

Odpowiedź – Responsum ad dubium – jest wyjaśniona i uzasadniona w załączonej Nocie wyjaśniającej Kongregacji Nauki Wiary z dnia 22 lutego 2021 r., na której publikację wyraził zgodę sam papież Franciszek.

Nota koncentruje się na podstawowym i decydującym rozróżnieniu między osobami a ich związkiem. Tak więc negatywny osąd co do błogosławieństwa związków osób tej samej płci nie pociąga za sobą osądu dotyczącego osób.

Przede wszystkim liczą się osoby. Punktem, z którego nie ma tu odwrotu, jest to, co zostało zadeklarowane w Uwagach dotyczących projektów legalizacji związków między osobami homoseksualnymi (nr 4), wydanymi przez tę samą Kongregację i przypomniane przez Katechizm Kościoła Katolickiego: „według nauczania Kościoła, mężczyźni i kobiety o skłonnościach homoseksualnych »powinni być traktowani z szacunkiem, współczuciem i delikatnością. Powinno się unikać wobec nich jakichkolwiek oznak niesłusznej dyskryminacji« (2358)”. Jest to nauczanie przypomniane i powtórzone przez Notę.

Jeśli chodzi o związki osób tej samej płci, odpowiedź na dubium „uznaje za niedozwoloną jakąkolwiek formę błogosławieństwa, która zmierzałaby do uznania ich związków”. Jest to nieprawność, którą Nota wyjaśniająca ukazuje przy pomocy trzech powiązanych ze sobą przyczyn.

Pierwsza z nich wynika z prawdy i wartości błogosławieństw. Należą one do gatunku sakramentaliów, czyli „liturgicznych czynności Kościoła”, które wymagają zgodności życia z tym, co oznaczają i powodują. Są to znaki i rezultaty łaski, które Nota przedstawia w zwięzłej formie. W konsekwencji błogosławieństwo relacji międzyludzkiej wymaga, aby była ona ukierunkowana na przyjęcie i wyrażenie dobra, które jest jej obwieszczane i przekazywane.

W ten sposób dochodzimy do drugiej przyczyny: porządek, który czyni człowieka zdolnym do przyjęcia daru, jest stanowiony przez „plany Boga wpisane w stworzenie i w pełni objawione przez Chrystusa Pana”. Są to plany, którym nie odpowiadają „związki, także stałe związki partnerskie, które zakładają praktykowanie seksualności poza małżeństwem”, to znaczy „poza nierozerwalnym związkiem mężczyzny i kobiety otwartym sam w sobie na przekazywanie życia”. Tak to ma miejsce w przypadku związków między osobami tej samej płci. Ale nie chodzi tu tylko o nie, jak gdyby problem dotyczył tylko takich związków, ale o każdy związek, który pociąga za sobą praktykowanie seksualności poza małżeństwem, co jest niedozwolone z moralnego punktu widzenia, zgodnie z tym, czego naucza nieprzerwanie Urząd Nauczycielski Kościoła.

Chodzi o władzę, której Kościół nie posiada, ponieważ nie może on rozporządzać Bożymi zamysłami, które w przeciwnym razie zostałyby zignorowane i zanegowane. Kościół nie jest arbitrem tych planów i prawd życiowych, które one wyrażają, ale ich wiernym interpretatorem i głosicielem.

Trzeci powód wynika z błędu, w który łatwo można wpaść, polegającego na przyrównaniu błogosławieństwa związków osób tej samej płci do błogosławieństwa związków małżeńskich. Ze względu na powiązanie, jakie istnieje między błogosławieństwami osób a sakramentami, błogosławieństwo takich związków mogłoby w pewien sposób stanowić „naśladowanie lub analogiczne odniesienie do błogosławieństwa zaślubin”, udzielanego mężczyźnie i kobiecie jednoczącym się w sakramencie małżeństwa. Byłoby to niewłaściwe i wprowadzające w błąd.

Z powyższych względów „błogosławieństwo związków homoseksualnych nie może być uznane za dozwolone”. To oświadczenie nie zaprzecza w żaden sposób ludzkiemu i chrześcijańskiemu szacunkowi, z jakim Kościół traktuje każdą osobę. Dlatego odpowiedź na dubium „nie wyklucza udzielania błogosławieństwa pojedynczym osobom o skłonnościach homoseksualnych, które przejawiają pragnienie życia w wierności objawionym planom Bożym, tak jak wykłada je nauczanie Kościoła”.

[00331-PL.01] [Testo originale: Italiano]

[B0157-XX.01]