Sala Stampa

www.vatican.va

Sala Stampa Back Top Print Pdf
Sala Stampa


Conferenza stampa di presentazione del Documento “Il Vescovo e l’unità dei cristiani: Vademecum ecumenico”, 04.12.2020


Intervento dell’Em.mo Card. Kurt Koch

Intervento dell’ Em.mo Card. Marc Ouellet, P.S.S.

Intervento dell’Em.mo Card. Luis Antonio G. Tagle

Intervento dell’Em.mo Card. Leonardo Sandri

Alle ore 11.30 di questa mattina, ha avuto luogo in diretta streaming dalla Sala Stampa della Santa Sede, la Conferenza Stampa di presentazione del Documento “Il Vescovo e l’unità dei cristiani: Vademecum ecumenico del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.

Sono intervenuti: l’Em.mo Card. Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani; l’Em.mo Card. Marc Ouellet, P.S.S., Prefetto della Congregazione per i Vescovi; l’Em.mo Card. Luis Antonio G. Tagle, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli; l’Em.mo Card. Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali.

Ne pubblichiamo di seguito gli interventi:

Intervento dell’Em.mo Card. Kurt Koch

Vademecum”, etimologicamente significa “vieni con me”. Il documento che vi presentiamo oggi è stato pensato come una guida, una bussola, o come un compagno di viaggio, per il cammino ecumenico del Vescovo assieme alla sua diocesi. Vorrei brevemente presentare lo scopo, la preparazione e il contenuto di questo nuovo documento del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.

Scopo

Il Vademecum ecumenico è nato da una richiesta avanzata dai membri e dai consultori del Dicastero durante la plenaria del 2016. Essi espressero l’auspicio di un breve documento che potesse incoraggiare, assistere e guidare i Vescovi cattolici nel loro servizio di promozione dell’unità dei cristiani attraverso il loro ministero.

Infatti, se il Direttorio per l’applicazione dei principi e delle norme sull’ecumenismo del 1993 è il documento di riferimento per il compito ecumenico dell’intera Chiesa cattolica, si avvertiva la mancanza di un testo destinato ai Vescovi per l’adempimento delle loro responsabilità ecumeniche.

Il Vescovo non può considerare la promozione dell’unità dei cristiani semplicemente come uno dei tanti compiti del suo ministero, un compito che potrebbe o dovrebbe essere posposto ad altre priorità, apparentemente più importanti. L’impegno ecumenico del Vescovo non è una dimensione opzionale del suo ministero, bensì un dovere e un obbligo.

Preparazione

Il processo di preparazione del Vademecum è durato circa tre anni. Una prima bozza è stata preparata dagli officiali del Pontificio Consiglio con la consulenza di esperti, e poi presentata durante la plenaria del Dicastero nel 2018. Il testo è stato in seguito inviato a numerosi Dicasteri della Curia Romana, che vorrei qui calorosamente ringraziare per il loro prezioso contributo.

Le linee guida del Vademecum si basano sul Decreto Unitatis redintegratio del Concilio Vaticano II, sull’Enciclica Ut unum sint, e su due documenti del Pontificio Consiglio: il Direttorio ecumenico e La dimensione ecumenica nella formazione di chi si dedica al ministero pastorale. Non si trattava, tuttavia, di ripetere questi documenti, ma piuttosto di proporre una breve sintesi, aggiornata e arricchita dai temi portati avanti nel corso degli ultimi pontificati, e sempre adottando il punto di vista del Vescovo: una guida che possa ispirare lo sviluppo dell’azione ecumenica e che sia di facile consultazione.

Il Santo Padre ha approvato il Vademecum e vi ha fatto riferimento nella sua Lettera del 24 maggio scorso in occasione del 25° anniversario dell’Enciclica Ut unum sint (1995). Ricordando che “il servizio dell’unità è un aspetto essenziale della missione del Vescovo”, Papa Francesco ha espresso l’auspicio che il Vademecum serva come “incoraggiamento e guida” all’esercizio delle responsabilità ecumeniche dei Vescovi.

Il Pontificio Consiglio si è dato premura di preparare la traduzione del Vademecum in diverse lingue. Per il momento sono pronte le versioni in inglese, italiano, francese, spagnolo, portoghese e tedesco.

La pubblicazione del Vademecum ecumenico segna non solo il 25° anniversario dell’Enciclica Ut unum sint, ma anche un altro importante anniversario per l’impegno ecumenico della Chiesa cattolica: il 60° anniversario dell’istituzione del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, avvenuta in seguito all’annuncio del Concilio Vaticano II. Per celebrare queste due ricorrenze si terrà questo pomeriggio un Atto accademico trasmesso in diretta streaming dall’Angelicum.

Contenuto

Per quanto riguarda il contenuto, il documento si articola in due parti. La prima parte, intitolata “La promozione dell’ecumenismo nella Chiesa cattolica”, espone ciò che viene richiesto alla Chiesa cattolica nell’adempimento della sua missione ecumenica. Infatti, come afferma il Vademecum “La ricerca dell’unità è innanzitutto una sfida per i cattolici” (6). In questa prima parte il Vademecum prende dunque in considerazione le strutture e le persone attive in campo ecumenico a livello diocesano e nazionale, la formazione ecumenica e l’uso dei mass media diocesani.

La seconda parte, intitolata “Le relazioni della Chiesa cattolica con gli altri cristiani”, esamina quattro modi in cui la Chiesa cattolica interagisce con altre comunità cristiane. Il primo modo è quello dell’ecumenismo spirituale, che, come dice il Concilio, è l’“anima del movimento ecumenico” (UR §8). Il Vademecum sottolinea in particolare l’importanza delle Sacre Scritture (20), dell’“ecumenismo dei santi” (22), della purificazione della memoria (24).

Il secondo modo è il dialogo della carità, che si occupa della promozione di una “cultura dell’incontro” a livello di contatti e di collaborazione quotidiani, alimentando e approfondendo la relazione che già unisce i cristiani in virtù del battesimo. Come dice San Giovanni Paolo II nell’Enciclica Ut unum sint: “il riconoscimento della fraternità […] va ben al di là di un atto di cortesia ecumenica e costituisce una basilare affermazione ecclesiologica” (UUS 42). Il Vademecum fa alcune raccomandazioni pratiche al riguardo; per esempio assistere, per quanto possibile e opportuno, alle liturgie di ordinazione o insediamento dei responsabili di altre Chiese, invitare i responsabili di altre Chiese a celebrazioni liturgiche e ad altri eventi significativi della Chiesa cattolica.

Il terzo modo è il dialogo della verità, che si riferisce alla ricerca della verità di Dio che i cattolici intraprendono insieme ad altri cristiani attraverso il dialogo teologico. Sono qui menzionati alcuni principi del dialogo come scambio di doni (27), del dialogo teologico che “non cerca un minimo comune denominatore teologico sul quale raggiungere un compromesso, ma si basa piuttosto sull’approfondimento della verità tutta intera” (28). Il documento menziona la sfida della ricezione che deve coinvolgere l’intera Chiesa nell’esercizio del sensus fidei (30).

Il quarto modo è il dialogo della vita. Con questa espressione si designano occasioni di scambio e di collaborazione con altri cristiani in tre campi principali: la cura pastorale, la testimonianza al mondo e la cultura. Per quanta riguarda l’ecumenismo pastorale il Vademecum affronta temi come la collaborazione nel campo della missione e della catechesi (34), i matrimoni misti (35), la communicatio in sacris (36). Nel campo dell’ecumenismo pratico il Vademecum tratta della collaborazione nel servizio al mondo (38), e del dialogo interreligioso come sfida ecumenica (39). Infine il documento tratta dell’ecumenismo culturale, in particolare mediante progetti comuni in ambito accademico, scientifico e artistico (41).

Il Vademecum non solo ricorda i principi dell’impegno ecumenico del Vescovo ma, alla fine di ciascuna sezione, riporta un elenco di “raccomandazioni pratiche”, che riassumono in termini semplici e diretti i compiti e le iniziative che il Vescovo può promuovere a livello locale e regionale. Infine, un’Appendice offre una breve descrizione dei partner della Chiesa cattolica nei dialoghi teologici internazionali bilaterali e multilaterali e dei principali frutti già raccolti.

Papa Francesco spesso ribadisce che l’unità si fa camminando; se camminiamo insieme con Cristo, Lui stesso realizzerà l’unità. “L’unità non verrà come un miracolo alla fine: l’unità viene nel cammino, la fa lo Spirito Santo nel cammino” (Basilica di San Paolo fuori le Mura, 25 gennaio 2014). Possa questo Vademecum essere un aiuto sul cammino dei Vescovi e di tutta la Chiesa cattolica verso la piena comunione per la quale il Signore ha pregato. Grazie.

[01482-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Intervento dell’ Em.mo Card. Marc Ouellet, P.S.S.

Vingt-cinq ans après l’Encyclique Ut unum sint du Pape Jean-Paul II, le Conseil Pontifical pour l’unité des chrétiens publie un document très pratique pour les évêques, un vademecum afin de les aider à mieux assumer leur rôle de premier plan dans la mission œcuménique de l’Église catholique. Ce vademecum ne comporte pas de nouveautés particulières si ce n’est un rappel des principes fondamentaux de l’œcuménisme et un encouragement à prendre des initiatives concrètes en faveur de l’unité. Les annexes à la fin du document informent brièvement sur l’état des relations et des dialogues institutionnels de l’Église catholique avec ses différents partenaires, fournissant ainsi une mise à jour très intéressante.

On entend dire parfois que la cause œcuménique est devenue secondaire dans les priorités de l’Église à cause des flux migratoires qui créent de nouvelles urgences de dialogue interreligieux dans les milieux de vie de plus en plus multiculturels. L’Encyclique Fratelli tutti du Pape François prend acte de cette réalité mais ne relègue pas la cause œcuménique à l’arrière-plan. En fait la recherche de l’unité des chrétiens devient plus urgente à cause précisément de ce nouveau contexte qui exige plus de cohésion entre nous, baptisés, pour offrir un témoignage de vie crédible dans un dialogue élargi avec des communautés et des partenaires de diverses religions.

Les évêques sont les premiers responsables de l’unité des chrétiens non seulement dans leur diocèse mais aussi au niveau universel en tant que membres du Collège des successeurs des Apôtres; à ce titre ils sont co-responsables avec le Pape de la tâche de réconciliation des chrétiens afin d’offrir ensemble le témoignage d’unité que le Seigneur attend de ses disciples (Jn 17, 21). D’où l’importance de promouvoir en premier lieu la prière à cette intention, en particulier lors de la Semaine de prière qui se célèbre chaque année en préparation de la fête liturgique de la conversion de Saint Paul. Chaque évêque est tenu de promouvoir cette initiative qui est préparée conjointement avec d’autres partenaires du mouvement œcuménique. Un des moyens de ne pas l’oublier est d’avoir un délégué diocésain nommé par l’évêque, un clerc, un religieux ou un laïc, qui maintient la priorité œcuménique présente à l’esprit de tous et qui, selon les contextes, coordonne les activités avec les représentants des autres Églises ou communautés ecclésiales.

Le Saint Père François se fait un devoir d’accueillir régulièrement des frères et des sœurs non catholiques pour les écouter, les comprendreet les encourager sur la route de l’unité; certains évêques ont ce même souci à des degrés divers, mais tous sont priés d’édifier leur communauté locale par une attitude positive, ouverte et fraternelle à l’égard des autres confessions chrétiennes, quelles que soient par ailleurs les attitudes contraires que nous pouvons rencontrer, et les échecs qui peuvent nous inciter à baisser les bras. Un catholique ne se lasse pas de faire le premier pas pour un rapprochement, parce que la charité qui l’habite l’oblige au pardon, au partage et à un engagement persévérant. Dans les circonstances présentes de l’Église et du monde, qui ne voit que l’évêque, comme chef d’Église, est tenu de cultiver une authentique attitude œcuménique et de l’enseigner à ses fidèles?

L’Évêque ira plus loin en donnant l’exemple d’une collaboration avec des frères en communion imparfaite avec l’Église catholique. L’usage des églises, la lutte à la pauvreté, l’exercice de la charité peuvent être l’occasion d’échanges fraternels et de partage entre communautés ecclésiales différentes. Il est bon même parfois d’inviter d’autres ministres du culte à prêcher chez soi ou d’aller prêcher ailleurs sur invitation bien circonstanciée. Le vademecum offre beaucoup d’exemples d’initiatives possibles dans le respect des normes établies par le Directoire de 1993. L’évêque ne doit surtout pas oublier de soigner la formation œcuménique des séminaristes, des novices, et des universitaires chrétiens, notamment par des cours adéquats qui donnent le sens et les motivations pour une recherche sincère de l’unité des chrétiens.

Chaque conférence épiscopale a un rôle important à jouer à l’égard de la formation des communautés diocésaines et de leur motivation. Elle y pourvoit en s’assurant qu’une commission d’évêques ou au moins un délégué de la Conférence s’occupe de garder présente cette priorité de la mission de l’Église. Mais surtout n’oublions pas que l’œcuménisme est avant tout une entreprise spirituelle et une invocation de l’Esprit Saint pour que la grâce de Dieu rétablisse entre tous les disciples du Christ l’unité pour laquelle il a versé son sang et vaincu la mort. Comme témoins du Ressuscité, l’espérance est notre force et notre motivation pour aller de l’avant sans nous décourager. Le vademecum offre des pensées fécondes et des actions concrètes pour l’actualisation et la mise en œuvre d’une conversion œcuménique pour les évêques et tous les disciples du Christ qui désirent mieux incarner la joie de l’Évangile en notre temps.

Félicitations et merci au Conseil Pontifical pour ce vademecum qui aide tous les fidèles mais surtout les évêques à un aggiornamento de leur mission au service de l’unité.

[01485-FR.01] [Texte original: Français]

Intervento dell’Em.mo Card. Luis Antonio G. Tagle

In the name of the Congregation for the Evangelization of Peoples, I would like to thank and congratulate Cardinal Kurt Koch, President of the Pontifical Council for Promoting Christian Unity and his collaborators on the publication of an Ecumenical Vademecum for Bishops. We will certainly communicate this Vademecum to the Bishops of the local Churches that are vitally linked to the CEP. Allow me to highlight some aspects of the Vademecum that are relevant to the work of CEP and to share our experiences that validate some points raised by the Vademecum. My presentation is far from being exhaustive.

First, it is good that in many sections of the Vademecum the Bishop’s ministry of unity is depicted as a service to the identity and mission of the Church. St. Pope Paul VI once said that the nature or identity of the Church is missionary. The mission of evangelization is the proclamation of Jesus who is the Good News through the preaching of the Word of God, prayer, the testimony of personal lives of holiness, the service of charity and the witness of community. In places where Christians are a minority and where baptized Christians are drifting away from the Church, the lack of unity among the followers of Jesus, sometimes publicly manifested as mutual animosity, undermines evangelization and obscures the person of Jesus. The non-Christians are confused. How many Christs are there? The question of St. Paul in I Corinthians 1:13 is still relevant, “Has Christ been divided into parts?” Jesus himself said, “Father, I pray that they may be one in us that the world may believe that you sent me” (John 17:21). Faith in Jesus is a grace of the Holy Spirit but it is evoked and nurtured when his followers are united in Him. In some places, non-Christians do not know the distinction between Lutherans, Presbyterians, Anglicans, Orthodox, Catholics and so forth. But their bad experience with one Christian hurts the face of Christ and all Christians. Whereas a good experience with one Christian leads to openness to Christ and to the Christian community. We appreciate the reminder in paragraph 34 of the Vademecum that in our missio ad gentes, Christian missionaries should not transplant their original divisions to new territories. Keeping the difference between inter-religious dialogue and ecumenical dialogue as rightly stated in paragraph 40, it is sad to note that in the experience of some Bishops it is sometimes easier to dialogue with leaders and followers of non-Christian religions than with those of non-Catholic communities.

Secondly, the Vademecum asserts that the ecumenical engagement of the Bishop requires of him to be a person of dialogue. For our Dicastery, this is a call to further explore dialogue as a mode of evangelization. Since the local Church is the subject of evangelization, all the baptized, pastoral workers, educators, catechists, religious men and women and the ordained need formation in dialogue as a mode of evangelization. The Bishop must make sure that spaces for pastoral and missionary dialogue are available in the Diocese. He must find a mechanism by which the wealth of the Church’s teaching, agreements and experiences in ecumenical dialogue is shared with and received by the different sectors of the faithful. The whole Part 2 of the Vademecum opens a whole range of possibilities to the faithful and pastors for involvement in ecumenical dialogue.

Thirdly, in the formation of newly appointed Bishops and in the continuing formation of Bishops, we might need to include practical seminars or sessions on how to handle or manage differences and conflicts and how to promote the healing of memories and forgiveness. The different types of dialogue will be productive only if done in the context of human friendships, human encounters. The friendship forged by Bishops with the leaders and members of non-Catholic communities helps eliminate prejudices. The good relationships we cultivate now will later be the good memories that would heal the wounds of the past.

[01483-EN.01] [Original text: English]

Intervento dell’Em.mo Card. Leonardo Sandri

El Vademecum Ecuménico, publicado por el Pontificio Consejo para la Promoción de la Unidad de los Cristianos, expone, entre otras cosas, consejos prácticos que pueden favorecer la experiencia de la vida de comunión entre Oriente y Occidente.

El Vademécum auspicia el estudio común, el conocimiento recíproco cada vez más profundo, la hospitalidad mutua, para que las Iglesias se conviertan verdaderamente en centros de encuentro para un entendimiento más sereno y real.

Este documento, dirigido principalmente a los Pastores de las Iglesias, es una ulterior afirmación de que ya no es legítimo para nosotros el desconocimiento del Oriente cristiano. No podemos fingir haber olvidado a los hermanos y hermanas de esas venerables Iglesias que junto a nosotros constituyen la familia de los creyentes en el Dios de Jesucristo.

Estamos convencidos de que este conocimiento es indispensable para una comprensión más plena e integral de la experiencia cristiana y, en consecuencia, para dar una respuesta cristiana más completa a las expectativas de los hombres y mujeres de nuestro tiempo.

Frente a las preguntas y desafíos del hombre contemporáneo sobre el sentido de la vida, estamos llamados a mostrar con las palabras y los gestos de hoy las inmensas riquezas que nuestras Iglesias guardan en las arcas de sus Tradiciones. Para ello, las palabras de Occidente necesitan las palabras de Oriente, para que, en la unidad, la palabra de Dios manifieste cada vez mejor sus insondables riquezas. El Occidente necesita del Oriente para que sea devuelta a la Iglesia de Cristo y al mundo la plena manifestación de la catolicidad eclesial.

El compromiso ecuménico de los obispos es un deber y una obligación, como se desprende claramente del Título 18 del Código de Cánones de las Iglesias Orientales, "El ecumenismo, es decir, la promoción de la unidad de los cristianos" (cfr. can. 902 CCEO). Esta obligación se explicita además en los cc. 192 § 2 del CCEO y en el 838 § 3 del CIC. Las Iglesias orientales católicas tienen una tarea especial en este campo (cfr. OE n. 24), porque procuran custodiar su patrimonio ritual común al de las Iglesias ortodoxas hermanas: por eso, el CCEO prevé que en cada Iglesia sui iuris exista una comisión de expertos en ecumenismo, y en cada eparquía un consejo para la promoción del movimiento ecuménico (cfr. can. 904 §§ 2 e 3 CCEO).

Es de este compromiso que el Vademécum ofrece indicaciones preciosísimas, sobre todo desde la perspectiva del camino que las Iglesias de Oriente y Occidente deben recorrer juntas en la búsqueda de la unidad.

La separación es un gravísimo pecado. Por tanto, se han de realizar nuevos gestos valientes, yendo más allá, con una actitud de constante y sincera conversión en la caridad. Es necesario dirigir nuestra mirada hacia todo lo que en el pasado unía a Oriente y Occidente para escribir una historia de la unidad: predicación apostólica, experiencia común del martirio, convivencia en la diversidad, búsqueda de la comunión incluso después de las divisiones, hasta el Vaticano II.

La Iglesia de Roma siempre ha sentido el deber de promover la unidad visible y permanente de todas las Iglesias. Y el Papa Francisco, en armonía con sus predecesores, identifica los puntos principales que deben caracterizar esta búsqueda: asegurar el pleno respeto a la dignidad del otro; promover una verdadera conciencia de los fieles y no solo de los vértices; caminar juntos experimentando nuevas formas más allá de las ya intentadas.

Importante y, en cierto modo, decisiva es la contribución que pueden hacer las Iglesias orientales católicas, cuya autenticidad y originalidad debe reconocerse cada vez más claramente. Pensemos, por ejemplo, en la sinodalidad, como realidad expresiva y funcional de la Iglesia de Cristo, sacramento de comunión.

En resumen, las indicaciones doctrinales y pastorales de este Vademécum pueden dar a los hombres y mujeres de hoy una ulterior razón sólida para creer y para esperar la gracia de la comunión plena y visible entre las Iglesias de Oriente y Occidente.

[01487-ES.01] [Texto original: Español]

[B0637-XX.02]