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Conferenza Stampa di presentazione del Direttorio per la Catechesi redatto dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, 25.06.2020


Intervento di S.E. Mons. Rino Fisichella

Intervento di S.E. Mons. Octavio Ruiz Arenas

Intervento di S.E. Mons. Franz-Peter Tebartz-van Elst

Alle ore 11.30 di questa mattina, presso l’Aula “Giovanni Paolo II” della Sala Stampa della Santa Sede, in Via della Conciliazione 54, ha avuto luogo una Conferenza Stampa di presentazione del Direttorio per la Catechesi redatto dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione.

Sono intervenuti: S.E. Mons. Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione; S.E. Mons. Octavio Ruiz Arenas, Segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione; S.E. Mons. Franz-Peter Tebartz-van Elst, Delegato per la Catechesi del medesimo Pontificio Consiglio.

Ne pubblichiamo di seguito gli interventi:

Intervento di S.E. Mons. Rino Fisichella

Testo in lingua italiana

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Testo in lingua italiana

La pubblicazione di un Direttorio per la Catechesi rappresenta un felice evento per la vita della Chiesa. Per quanti sono dediti al grande impegno della catechesi, infatti, può segnare una provocazione positiva perché permette di sperimentare la dinamica del movimento catechetico che ha sempre avuto una presenza significativa nella vita della comunità cristiana. Il Direttorio per la Catechesi è un documento della Santa Sede affidato a tutta la Chiesa. Ha richiesto molto tempo e fatica, e giunge a conclusione di una vasta consultazione internazionale. Oggi si presenta l’edizione ufficiale in lingua italiana. Sono già pronte, comunque, le traduzioni in spagnolo (edizione per l’America Latina e la Spagna), in portoghese (edizione per il Brasile e Portogallo), inglese (edizione per USA e Regno Unito), francese e polacco. È rivolto in primo luogo ai Vescovi, primi catechisti tra il popolo di Dio, perché primi responsabili della trasmissione della fede (cfr. n. 114). Insieme a loro sono coinvolte le Conferenze episcopali, con le rispettive Commissioni per la catechesi, per condividere ed elaborare un auspicato progetto nazionale che sostenga il cammino delle singole diocesi (cfr. n. 413). I più direttamente coinvolti nell’uso del Direttorio, comunque, rimangono i sacerdoti, i diaconi, le persone consacrate, e i milioni di catechisti e catechiste che quotidianamente offrono con gratuità, fatica e speranza il loro ministero nelle differenti comunità. La dedizione con cui operano, soprattutto in un momento di transizione culturale come questo, è il segno tangibile di quanto l’incontro con il Signore possa trasformare un catechista in un genuino evangelizzatore.

A partire dal Concilio Vaticano II questo che oggi presentiamo è il terzo Direttorio. Il primo del 1971, Direttorio catechistico generale, e il secondo del 1997, Direttorio generale per la catechesi, hanno segnato questi ultimi cinquant’anni di storia della catechesi. Questi testi hanno svolto un ruolo primario. Sono stati un aiuto importante per far compiere un passo decisivo al cammino catechetico, soprattutto rinnovando la metodologia e l’istanza pedagogica. Il processo di inculturazione che caratterizza in particolare la catechesi e che soprattutto ai nostri giorni impone un’attenzione del tutto particolare ha richiesto la composizione di un nuovo Direttorio.

La Chiesa è dinanzi a una grande sfida che si concentra nella nuova cultura con la quale si viene a incontrare, quella digitale. Focalizzare l’attenzione su un fenomeno che si impone come globale, obbliga quanti hanno la responsabilità della formazione a non tergiversare. A differenza del passato, quando la cultura era limitata al contesto geografico, la cultura digitale ha una valenza che risente della globalizzazione in atto e ne determina lo sviluppo. Gli strumenti creati in questo decennio manifestano una radicale trasformazione dei comportamenti che incidono soprattutto nella formazione dell’identità personale e nei rapporti interpersonali. La velocità con cui si modifica il linguaggio, e con esso le relazioni comportamentali, lascia intravedere un nuovo modello di comunicazione e di formazione che tocca inevitabilmente anche la Chiesa nel complesso mondo dell’educazione. La presenza delle varie espressioni ecclesiali nel vasto mondo di internet è certamente un fatto positivo, ma la cultura digitale va ben oltre. Essa tocca in radice la questione antropologica decisiva in ogni contesto formativo, come quello della verità e della libertà. Già porre questa problematica impone di verificare l’adeguatezza della proposta formativa da qualunque parte provenga. Essa diventa, comunque, un confronto imprescindibile per la Chiesa in forza della sua “competenza” sull’uomo e la sua pretesa veritativa.

Forse, solo per questa premessa si rendeva necessario un nuovo Direttorio per la catechesi. Nell’epoca digitale, vent’anni sono paragonabili senza esagerazione ad almeno mezzo secolo. Da qui è derivata l’esigenza di redigere un Direttorio che prendesse in considerazione con grande realismo il nuovo che si affaccia, con il tentativo di proporne una lettura che coinvolgesse la catechesi. È per questo motivo che il Direttorio presenta non solo le problematiche inerenti la culturale digitale, ma suggerisce anche quali percorsi effettuare perché la catechesi diventi una proposta che trova l’interlocutore in grado di comprenderla e di vederne l’adeguatezza con il proprio mondo.

Esiste, comunque, una ragione più di ordine teologico ed ecclesiale che ha convinto a redigere questo Direttorio. L’invito a vivere sempre più la dimensione sinodale non può far dimenticare gli ultimi Sinodi che la Chiesa ha vissuto. Nel 2005 quello sull’Eucaristia fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa; nel 2008 La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa; nel 2015 La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo; nel 2018 I giovani, la fede e il discernimento vocazionale. Come si può osservare, ritornano delle costanti in tutte queste assemblee che toccano da vicino il tema dell’evangelizzazione e della catechesi come si può verificare dai documenti che ne hanno fatto seguito. Più in particolare è doveroso far riferimento a due scadenze che in maniera complementare segnano la storia di questo ultimo decennio per quanto riguarda la catechesi: il Sinodo sulla Nuova evangelizzazione e trasmissione della fede nel 2012, con la conseguente Esortazione apostolica di Papa Francesco Evangelii gaudium, e il venticinquesimo anniversario della pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, ambedue toccano direttamente la competenza del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione.

L’evangelizzazione occupa il posto primario nella vita della Chiesa e nel quotidiano insegnamento di papa Francesco. Non potrebbe essere altrimenti. L’evangelizzazione è il compito che il Signore Risorto ha affidato alla sua Chiesa per essere nel mondo di ogni tempo l’annuncio fedele del suo Vangelo. Prescindere da questo presupposto equivarrebbe a rendere la comunità cristiana una delle tante associazioni benemerite, forte dei suoi duemila anni di storia, ma non la Chiesa di Cristo. La prospettiva di Papa Francesco, tra l’altro, si pone in forte continuità con l’insegnamento di san Paolo VI nella Evangelii nuntiandi del 1975. Ambedue non fanno altro che riferirsi alla ricchezza scaturita dal Vaticano II che, per quanto riguarda la catechesi, ha trovato nella Catechesi tradendae (1979) di san Giovanni Paolo II il suo punto focale.

La catechesi, quindi, va intimamente unita all’opera di evangelizzazione e non può prescindere da essa. Ha bisogno di assumere in sé le caratteristiche stesse dell’evangelizzazione, senza cadere nella tentazione di diventarne un sostituito o di voler imporre all’evangelizzazione le proprie premesse pedagogiche. In questo rapporto il primato spetta all’evangelizzazione non alla catechesi. Ciò permette di comprendere perché alla luce di Evangelii gaudium, questo Direttorio si qualifica per sostenere una “catechesi kerygmatica”.

Cuore della catechesi è l’annuncio della persona di Gesù Cristo, che sorpassa i limiti di spazio e tempo per presentarsi ad ogni generazione come la novità offerta per raggiungere il senso della vita. In questa prospettiva, viene indicata una nota fondamentale che la catechesi deve fare propria: la misericordia. Il kerygma è annuncio della misericordia del Padre che va incontro al peccatore non più considerato come un escluso, ma un invitato privilegiato al banchetto della salvezza che consiste nel perdono dei peccati. Se si vuole, è in questo contesto che prende forza l’esperienza del catecumenato come esperienza del perdono offerto e della vita nuova di comunione con Dio che ne consegue.

La centralità del kerygma, comunque, deve essere recepita in senso qualitativo non temporale. Richiede, infatti, che sia presente in tutte le fasi della catechesi e di ogni catechesi. E’ il “primo annuncio” che sempre viene fatto perché Cristo è l’unico necessario. La fede non è qualcosa di ovvio che si recupera nei momenti del bisogno, ma un atto di libertà che impegna tutta la vita. Il Direttorio, quindi, fa sua la centralità del kerygma che si esprime in senso trinitario come impegno di tutta la Chiesa. La catechesi come espressa dal Direttorio, si caratterizza per questa dimensione e per le implicanze che porta nella vita delle persone. Tutta la catechesi, in questo orizzonte, acquista una valenza peculiare che si esprime nell’approfondimento costante del messaggio evangelico. La catechesi, insomma, ha lo scopo di far raggiungere la conoscenza dell’amore cristiano che porta quanti l’hanno accolto a divenire discepoli evangelizzatori.

Il Direttorio si snoda toccando diverse tematiche che non fanno altro che rimandare all’obiettivo di fondo. Una prima dimensione è la mistagogia che viene presentata attraverso due elementi complementari tra loro: anzitutto, una rinnovata valorizzazione dei segni liturgici dell’iniziazione cristiana; inoltre, la progressiva maturazione del processo formativo in cui tutta la comunità è coinvolta. La mistagogia è una via privilegiata da seguire, ma non è facoltativa nel percorso catechetico, rimane come un momento obbligato perché inserisce sempre più nel mistero che si crede e si celebra. È la consapevolezza del primato del mistero che porta la catechesi a non isolare il kerygma dal suo contesto naturale. L’annuncio della fede è pur sempre annuncio del mistero dell’amore di Dio che si fa uomo per la nostra salvezza. La risposta non può esulare dall’accogliere in sé il mistero di Cristo per permettere di fare luce sul mistero della propria esperienza personale (cfr. GS 22).

Un ulteriore tratto di novità del Direttorio è il legame tra evangelizzazione e catecumenato nelle sue varie accezioni (cfr. n.62). È urgente compiere la “conversione pastorale” per liberare la catechesi da alcuni lacci che ne impediscono l’efficacia. Il primo, lo si può identificare nello schema scolastico, secondo il quale la catechesi dell’Iniziazione cristiana è vissuta sul paradigma della scuola. La catechista sostituisce la maestra, all’aula della scuola subentra quella del catechismo, il calendario scolastico è identico a quello catechistico… Il secondo, è la mentalità secondo la quale si fa la catechesi per ricevere un sacramento. È ovvio che una volta terminata l’Iniziazione si crei il vuoto per la catechesi. Un terzo, è la strumentalizzazione del sacramento a opera della pastorale, per cui i tempi del sacramento della Confermazione sono stabiliti dalla strategia pastorale di non perdere il piccolo gregge di giovani rimasto in parrocchia e non dal significato che il sacramento possiede in se stesso nell’economia della vita cristiana.

Papa Francesco ha scritto che “Annunciare Cristo significa mostrare che credere in Lui e seguirlo non è solamente una cosa vera e giusta, ma anche bella, capace di colmare la vita di un nuovo splendore e di una gioia profonda, anche in mezzo alle prove. In questa prospettiva, tutte le espressioni di autentica bellezza possono essere riconosciute come un sentiero che aiuta ad incontrarsi con il Signore Gesù… Si rende necessario che la formazione nella via pulchritudinis sia inserita nella trasmissione della fede” (Eg 167). Una nota di particolare valenza innovativa per la catechesi può essere espressa dalla via della bellezza soprattutto per permettere di conoscere il grande patrimonio di arte, letteratura e musica che ogni Chiesa locale possiede. In questo senso, si comprende perché il Direttorio abbia posto la via della bellezza come una delle “fonti” della catechesi (cfr. nn. 106-109).

Un’ultima dimensione offerta dal Direttorio si ritrova nell’aiutare a inserirsi progressivamente nel mistero della fede. Questa connotazione non può essere delegata a una sola dimensione della fede o della catechesi. La teologia indaga con gli strumenti della ragione il mistero rivelato. La liturgia celebra ed evoca il mistero con la vita sacramentale. La carità riconosce il mistero del fratello che tende la mano. La catechesi, alla stessa stregua, introduce progressivamente ad accogliere e vivere globalmente il mistero nell’esistenza quotidiana. Il Direttorio fa propria questa visione quando chiede di esprimere una catechesi che sappia farsi carico di mantenere unito il mistero pur articolandolo nelle diverse fasi di espressione. Il mistero quando è colto nella sua realtà profonda, richiede il silenzio. Una vera catechesi non sarà mai tentata di dire tutto sul mistero di Dio. Al contrario, essa dovrà introdurre alla via della contemplazione del mistero facendo del silenzio la sua conquista.

Il Direttorio, pertanto, presenta la catechesi kerygmatica non come una teoria astratta, piuttosto come uno strumento con una forte valenza esistenziale. Questa catechesi trova il suo punto di forza nell’incontro che permette di sperimentare la presenza di Dio nella vita di ognuno. Un Dio vicino che ama e che segue le vicende della nostra storia perché l’incarnazione del Figlio lo impegna in modo diretto. La catechesi deve coinvolgere ognuno, catechista e catechizzando, nell’esperire questa presenza e nel sentirsi coinvolto nell’opera di misericordia. Insomma, una catechesi di questo genere permette di scoprire che la fede è realmente l’incontro con una persona prima di essere una proposta morale, e che il cristianesimo non è una religione del passato, ma un evento del presente. Un’esperienza come questa favorisce la comprensione della libertà personale, perché risulta essere il frutto della scoperta di una verità che rende liberi (cfr. Gv 8,31).

La catechesi che dà il primato al kerygma si pone all’opposto di ogni imposizione, fosse anche quella di un’evidenza che non permette vie di fuga. La scelta di fede, infatti, prima di considerare i contenuti a cui aderire con il proprio assenso, è un atto di libertà perché si scopre di essere amati. In questo ambito, è bene considerare con attenzione quanto il Direttorio propone circa l’importanza dell’atto di fede nella sua duplice articolazione (cfr. n. 18). Per troppo tempo la catechesi ha focalizzato il suo impegno nel far conoscere i contenuti della fede e con quale pedagogia trasmetterli, tralasciando purtroppo il momento più determinante come l’atto di scegliere la fede e dare il proprio assenso.

Ci auguriamo che questo nuovo Direttorio per la Catechesi possa essere di vero aiuto e sostegno al rinnovamento della catechesi nell’unico processo di evangelizzazione che la Chiesa da duemila anni non si stanca di realizzare, perché il mondo possa incontrare Gesù di Nazareth, il figlio di Dio fatto uomo per la nostra salvezza.

[00812-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

La publication d'un Directoire pour la catéchèse représente un événement heureux pour la vie de l'Église. Pour ceux qui se consacrent à l’engagement de la catéchèse, en effet, elle peut marquer une provocation positive, car elle permet de vivre la dynamique du mouvement catéchétique qui a toujours eu une présence significative dans la vie de la communauté chrétienne. Le Directoire de la Catéchèse est un document du Saint-Siège confié à toute l'Église. Il a fallu beaucoup de temps et d'efforts pour aboutir, après une vaste consultation internationale, à sa conclusion. Aujourd'hui, c’est l'édition officielle en italien qui est présentée. Cependant, les traductions sont déjà prêtes soit en espagnol (édition pour l'Amérique latine et l'Espagne), en portugais (édition pour le Brésil et le Portugal), en anglais (édition pour les États-Unis et le Royaume-Uni), en français et en polonais. Le Directoire s'adresse principalement aux évêques, premiers catéchistes du peuple de Dieu, car ils sont les premiers responsables de la transmission de la foi (cf. n. 114). Avec eux sont impliquées les Conférences épiscopales, avec leurs commissions de catéchèse respectives, afin de partager et d’élaborer un projet national souhaité qui pourra soutenir le parcours individuel des diocèses (voir n. 413). Cependant, les plus directement impliqués dans l'utilisation du Directoire restent les prêtres, les diacres, les personnes consacrées et les millions de catéchistes qui offrent quotidiennement leur ministère dans les différentes communautés avec générosité, effort et espérance. Le dévouement avec lequel ils travaillent, particulièrement dans un moment de transition culturelle comme celui-ci, est le signe tangible de combien la rencontre avec le Seigneur peut transformer un catéchiste en véritable évangélisateur.

Depuis le Concile Vatican II, l’édition présentée aujourd'hui est donc le troisième Directoire. La première publiée en 1971, sous le nom de Directoire catéchétique général, et la seconde de 1997, Directoire général pour la catéchèse, ont marqué les cinquante dernières années de l'histoire de la catéchèse. Ces textes ont joué un rôle majeur. Ils ont été d'une aide précieuse pour faire franchir une étape décisive au parcours catéchétique, notamment en renouvelant la méthodologie et la demande pédagogique. Le processus d'inculturation qui caractérise la catéchèse et qui en particulier, surtout à notre époque, requiert une attention toute particulière a nécessité la rédaction d'un nouveau Directoire.

L’Église est confrontée à un grand défi au cœur de la nouvelle culture, celui de la rencontre avec le numérique. Porter l'attention sur un phénomène qui s'impose globalement, oblige les responsables de formation à ne pas tergiverser. Contrairement au passé, où la culture était limitée au contexte géographique, la culture numérique quant à elle est affectée par la mondialisation en cours et en détermine son développement. Les outils créés au cours de cette décennie manifestent une transformation radicale des comportements qui affectent principalement la formation de l'identité personnelle et les relations interpersonnelles. La rapidité avec laquelle le langage change et, avec lui les relations comportementales, permet d'entrevoir un nouveau modèle de communication et de formation qui affecte inévitablement aussi l'Église dans le monde complexe de l'éducation. La présence des diverses expressions ecclésiales dans le vaste monde d'Internet est certainement un fait positif, mais la culture numérique va beaucoup plus loin. Elle touche radicalement la question anthropologique décisive dans tous les contextes formatifs, comme celui de la vérité et de la liberté. Le fait de poser déjà cette question rend nécessaire la vérification de l'adéquation de la proposition de formation et ce, d'où qu'elle vienne. Elle devient cependant une comparaison essentielle pour l'Église en vertu de sa "compétence" sur l'homme et de sa prétention à la vérité.

Peut-être, rien que pour cette prémisse, un nouveau Directoire pour la catéchèse devenait nécessaire. Avec l'ère numérique, vingt ans sont comparables, sans exagération, à au moins un demi-siècle. D’où l’exigence de rédiger un Directoire qui prenne en considération avec un grand réalisme le nouveau qui sans cesse apparaît, avec la tentative d’en proposer une lecture qui impliquerait la catéchèse. C'est pour cette raison que le Directoire présente non seulement les problèmes inhérents à la culture numérique, mais suggère également les voies à suivre pour que la catéchèse devienne une proposition qui trouve un interlocuteur capable de la comprendre et de voir une adéquation avec son propre monde.

Il existe cependant une raison plus d’ordre théologique et ecclésial qui a convaincu de rédiger ce Directoire. L'invitation à vivre de plus en plus la dimension synodale ne peut nous faire oublier les derniers synodes que l'Église a vécus. 2005, celui sur l'Eucharistie, source et sommet de la vie et de la mission de l'Église ; 2008 sur la Parole de Dieu dans la vie et la mission de l'Église ; 2015 sur la vocation et la mission de la famille dans l'Église et dans le monde contemporain; 2018 sur les Jeunes, la foi et le discernement vocationnel. À l’évidence, les constantes reviennent dans toutes ces assemblées qui touchent étroitement au thème de l'évangélisation et de la catéchèse comme on peut tout aussi bien le constater dans les documents qui les ont suivis. Plus précisément, il est juste de se référer à deux événements qui complètent l'histoire de cette dernière décennie en matière de catéchèse: le Synode sur la nouvelle évangélisation et la transmission de la foi en 2012, avec l'Exhortation apostolique du Pape François Evangelii Gaudium, et le vingt-cinquième anniversaire de la publication du Catéchisme de l'Église catholique, tous deux touchent directement la compétence du Conseil pontifical pour la promotion de la nouvelle évangélisation.

L'évangélisation occupe la première place dans la vie de l'Église et dans l'enseignement quotidien du Pape François. Il ne pouvait en être autrement. L'évangélisation est la tâche que le Seigneur ressuscité a confiée à son Église pour être la proclamation fidèle de son Évangile dans le monde de tous les temps. Ignorer cette condition préalable équivaudrait à faire de la communauté chrétienne l'une des nombreuses associations dignes d’intérêt, fortes de ses deux mille ans d'histoire, mais pas l'Église du Christ. Le point de vue du Pape François, entre autres, s'inscrit dans une forte continuité avec l'enseignement de Saint Paul VI dans Evangelii Nuntiandi de 1975. Tous deux ne font que se référer à la richesse née de Vatican II qui, en matière de catéchèse, a trouvé son point focal dans la Catechesi tradendae (1979) de Saint Jean-Paul II.

La catéchèse doit donc être intimement liée à l'œuvre d'évangélisation et ne peut en être séparée. Elle doit assumer en soi les caractéristiques mêmes de l'évangélisation, sans tomber dans la tentation de s'y substituer ou de vouloir imposer ses prémisses pédagogiques à l'évangélisation. Dans cette relation, la primauté appartient à l'évangélisation et non à la catéchèse. Cela nous permet de comprendre pourquoi à la lumière d'Evangelii gaudium, ce Directoire se qualifie pour soutenir une "catéchèse kérygmatique".

Le cœur de la catéchèse est l'annonce de la personne de Jésus-Christ, qui dépasse les limites de l'espace et du temps pour se présenter à chaque génération comme la nouveauté offerte pour atteindre le sens de la vie. Dans cette perspective, un aspect fondamental est indiqué et que la catéchèse doit faire sienne: la miséricorde. Le kérygme est une annonce de la miséricorde du Père envers le pécheur non plus considéré comme une personne exclue, mais comme un invité privilégié au banquet du salut qui consiste au pardon des péchés. Si vous le souhaitez, c'est dans ce contexte que prend force l'expérience du catéchuménat comme expérience du pardon offert et de la nouvelle vie de communion avec Dieu qui s'ensuit.

Cependant, la centralité du kérygme doit être comprise dans un sens qualitatif non temporel. Il nécessite en effet d'être présent dans toutes les phases de la catéchèse et dans chaque catéchèse. C'est la "première annonce" qui continue de se faire parce que le Christ est l’unique nécessaire. La foi n'est pas quelque chose d'évident qui se récupère en cas de besoin, mais un acte de liberté qui engage toute la vie. Le Directoire fait donc sienne la centralité du kérygme qui s'exprime au sens trinitaire comme un engagement de toute l'Église. La catéchèse, telle qu'exprimée par le Directoire, se caractérise par cette dimension et par les implications qu'elle apporte à la vie des gens. Toute catéchèse, dans cet horizon, acquiert une valeur particulière qui s'exprime dans l'approfondissement constant du message évangélique. La catéchèse, en somme, a pour but de faire connaître l'amour chrétien qui conduit ceux qui l'ont accueilli à devenir des disciples évangélisateurs.

Le Directoire s’articule autour de plusieurs thèmes qui ne font que renvoyer à l’objectif de fond. Une première dimension est la mystagogie qui se présente à travers deux éléments complémentaires: tout d'abord, une mise en valeur renouvelée des signes liturgiques de l'initiation chrétienne; de plus, la maturation progressive du processus de formation dans lequel toute la communauté est impliquée. La mystagogie est une voie privilégiée à suivre, qui n'est pas facultative dans le chemin catéchétique, elle reste un moment obligatoire, car elle permet d’entrer de plus en plus dans le mystère qui est cru et célébré. C'est la conscience de la primauté du mystère qui conduit la catéchèse à ne pas isoler le kérygme de son contexte naturel. La proclamation de la foi est encore une annonce du mystère de l'amour de Dieu qui devient homme pour notre salut. La réponse ne peut aller au-delà de l'accueil du mystère du Christ en soi pour éclairer le mystère de son expérience personnelle (cf. GS 22).

Une autre nouveauté du Directoire est le lien entre évangélisation et catéchuménat dans ses différentes significations (cf. n.62). Il est urgent de réaliser la "conversion pastorale" pour libérer la catéchèse de certaines chaînes qui empêchent son efficacité. Premièrement, on peut l’identifier dans le schéma scolaire, selon lequel la catéchèse de l'Initiation chrétienne est vécue sur le paradigme de l’école. Le catéchiste remplace l'enseignant, la salle de classe est remplacée par le catéchisme, le calendrier scolaire est identique à celui de la catéchèse... Deuxièmement, il y a la mentalité selon laquelle on vit la catéchèse pour recevoir un sacrement. Il est évident qu'une fois l'initiation terminée, le vide pour la catéchèse est créé. Troisièmement, c’est l'instrumentalisation du sacrement par la pastorale, dans lesquels les temps du sacrement de la Confirmation sont établis par la stratégie pastorale pour ne pas perdre le petit troupeau de jeunes encore présents en paroisse au détriment du sens que le sacrement a en soi dans l’économie de la vie chrétienne.

Le Pape François a écrit « qu’annoncer le Christ signifie montrer que croire en lui et le suivre n'est pas seulement une chose vraie et juste, mais aussi quelque chose de beau, capable de combler la vie d'une splendeur nouvelle et d'une joie profonde, même dans les épreuves. Dans cette perspective, toutes les expressions d’authentique beauté peuvent être reconnues comme un sentier qui aide à rencontrer le Seigneur Jésus. (...) Il est donc nécessaire que la formation dans la via pulchritudinis soit insérée dans la transmission de la foi» (Eg 167). Cette dimension d'une valeur particulièrement innovante pour la catéchèse peut être exprimée par la voie de la beauté avant tout pour nous permettre de connaître le grand héritage de l'art, de la littérature et de la musique que possède chaque Église locale. En ce sens, on comprend pourquoi le Directoire a placé la voie de la beauté comme l'une des "sources" de la catéchèse (cf. n ° 106-109).

Une dernière dimension offerte par le Directoire se trouve dans l’aide qu’il apporte à s’insérer progressivement dans le mystère de la foi. Cette connotation ne peut être déléguée à une seule dimension de foi ou de catéchèse. La théologie explore le mystère révélé avec les outils de la raison. La liturgie célèbre et évoque le mystère de la vie sacramentelle. La charité reconnaît le mystère du frère qui tend sa main. La catéchèse, de la même manière, nous introduit progressivement à accueillir et à vivre globalement le mystère dans notre existence quotidienne. Le Directoire adopte cette vision lorsqu'il demande d'exprimer une catéchèse qui sait prendre soin de maintenir uni le mystère, tout en l'articulant par différentes phases d'expression. Le mystère, pris dans sa réalité profonde, requiert le silence. Une véritable catéchèse ne sera jamais tentée de tout dire sur le mystère de Dieu, elle devra au contraire introduire au chemin de la contemplation du mystère en faisant du silence sa conquête.

Le Directoire présente donc la catéchèse kérygmatique non pas comme une théorie abstraite, mais plutôt comme un instrument à forte valeur existentielle. Cette catéchèse trouve sa force dans la rencontre qui permet d'expérimenter la présence de Dieu dans la vie de chacun. Un Dieu proche qui aime et qui suit les événements de notre histoire parce que l'incarnation du Fils l'engage directement. La catéchèse doit impliquer tout le monde, catéchiste et catéchisé, à vivre cette présence et à se sentir impliqué dans l'œuvre de miséricorde. Bref, une catéchèse de ce genre permet de découvrir que la foi est vraiment la rencontre avec une personne, bien avant d'être une proposition morale et que le christianisme n'est pas une religion du passé, mais un événement du présent. Une expérience comme celle-ci favorise la compréhension de la liberté personnelle, car elle semble être le fruit de la découverte d'une vérité qui nous rend libres (cf. Jn 8, 31).

La catéchèse qui donne la primauté au kérygme est l'opposé de toute imposition, même si c'est une évidence à laquelle il n’est pas permis d'échapper. Le choix de la foi, en effet, avant de considérer le contenu auquel adhérer avec son consentement, est un acte de liberté parce qu’on découvre qu’on est aimé. Dans ce contexte, il est bon d'examiner attentivement ce que le Directoire propose quant à l'importance de l'acte de foi dans sa double articulation (cf. n. 18). Pendant trop longtemps, la catéchèse a concentré ses efforts sur la diffusion des contenus de la foi et sur la pédagogie, laissant malheureusement de côté le moment le plus déterminant, celui de l'acte de choisir la foi et d’y donner son propre assentiment.

Nous espérons que ce nouveau Directoire pour la Catéchèse sera un aide et un soutien réel pour le renouvellement de la catéchèse dans son unique processus d'évangélisation que l'Église ne se lasse pas de mener depuis deux mille ans, afin que le monde puisse rencontrer Jésus de Nazareth, le Fils de Dieu fait homme pour notre salut.

[00812-FR.01] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

The publication of a Directory for Catechesis is a joyful event in the life of the Church. For those dedicated to the immense task of catechesis, it may be seen as a positive challenge because it makes them appreciate the dynamic nature of the catechetical movement, which has always had a significant presence in the life of the Christian community. The Directory for Catechesis is a document of the Holy See and entrusted to the entire Church. Much time and work has gone into its preparation, and its publication comes after a wide international consultation. Today we are presenting the Italian edition. However, translations are ready in Spanish (separate editions for Latin America and Spain), Portuguese (separate editions originating in Brazil and Portugal), English (separate editions originating in the United States of America and the United Kingdom), French, German and Polish. The Directory is directed in first place, to Bishops, the first catechists among the People of God because of their primary responsibility for the transmission of the faith (ref. n. 114). Responsibility for catechesis also extends to the Bishops’ Conferences with their respective Catechetical Commissions, which contribute to the elaboration of a hopefully national project aimed at supporting the work of the individual dioceses in this field (ref. n. 413). However, those most directly involved in the use of the Directory, remain the priests, the deacons, the consecrated persons, and the millions of male and female lay catechists that, with generosity, hard work, and hope, offer daily their ministry in their various communities. The dedication, with which they labor, particularly in a time of cultural transition like the present, is the tangible sign of how the encounter with the Lord can transform a catechist into an authentic evangelizer.

Today, what we are presenting is essentially the third catechetical Directory since the Second Vatican Council. The first of 1971, the General Catechetical Directory, and the second of 1997, the General Directory for Catechesis, have left their mark on these last fifty years in the history of catechesis. Not only have these texts had a primary role, but they have also been instrumental in helping catechesis to progress, not least by renewing its methodology and taking into account pedagogical considerations. The need for a new Directory was born of the process of inculturation which characterizes catechesis in a particular way and which, especially today, demands a special focus.

Today the Church is facing a great challenge in the form of digital culture. Focusing on a phenomenon that imposes itself as global requires that those who are responsible for the formation do not prevaricate. In contrast with the past, when culture was limited to the geographical context, digital culture is entwined with the ongoing globalization and even determines its development. The instruments created in this last decade manifest a radical transformation of behaviors that influence above all the formation of personal identity and interpersonal relations. The speed of linguistic change, and with it, behavioral relations, allows us to glimpse at a new model of communication and formation, which inevitably also affects the Church in the complex world of education. The various manifestations of the Church’s presence in the vast world of the internet is certainly a positive fact, but digital culture goes much further. It goes to the root of the anthropological question which is decisive in every formative context and which cannot prescind from truth and freedom. The mere posing of this problem requires the verification of the adequacy of any formation proposal regardless of its provenance. For the Church, however, this verification is especially necessary in the light of her "competence" over humanity and her claim to truth.

This premise is perhaps, by itself, sufficient to require a new Directory for Catechesis. It is no exaggeration to say that twenty years in the digital age are like a half-century prior to its onset. Thus the need to have a Directory that would look with profound realism on recent cultural developments bearing in mind the requirements of catechesis. It is for this reason that the Directory presents not only the problems inherent in digital culture, but also suggests which paths to take so that catechesis becomes a proposal capable of being understood and adequate to the requirements of its context.

There is, however, a more theological and ecclesial reason that has required the preparation of this Directory. The highlighting of the synodal dimension cannot make us forget the recent Synods in the Church. In 2005, the Synod on The Eucharist: Source and Summit of the Life and Mission of the Church; in 2008, the one on The Word of God in the Life and Mission of the Church; in 2015, the one on The Vocation and Mission of the Family in the Church and the Contemporary World; and in 2018, the Synod on Young People, the Faith, and Vocational Discernment. In all of these gatherings, constants emerge which touch closely on the theme of evangelization and catechesis as can be verified from the documents that have followed them. More specifically, it is proper to highlight two complementary events which mark the history of this last decade with regard to catechesis: the Synod on The New Evangelization for the Transmission of the Christian Faith of 2012, with the consequent Apostolic Exhortation Evangelii gaudium of Pope Francis, and the twenty-fifth anniversary of the publication of the Catechism of the Catholic Church, both of which touch directly the competence of the Pontifical Council for the Promotion of the New Evangelization.

Evangelization occupies the primary place in the life of the Church and in the everyday teaching of Pope Francis. It could not be otherwise. Evangelization is the task that the Risen Lord has entrusted his Church in order to be, in the time of every age, the faithful announcement of his Gospel.

To ignore this premise would be tantamount to making the Christian community, one of just many meritorious associations, strong in its two thousand years of history, but not the Church of Christ. The perspective of Pope Francis, among other things, stands in strong continuity with the teaching of Saint Paul VI in Evangelii nuntiandi of 1975. Both do nothing but refer to the wealth arising from Vatican II, which, as regards catechesis, found its focal point in the Catechesi tradendae (1979) of Saint John Paul II.

Catechesis, therefore, must be united intimately with the work of evangelization and cannot be separated from it. It needs to take on the very characteristics of evangelization, without falling into the temptation to become a substitute for it or to want to impose its pedagogical premises on evangelization. In this relationship, the primacy belongs to evangelization, not to catechesis. This allows us to understand why, in the light of Evangelii gaudium, this Directory distinguishes itself in its support of a "kerygmatic catechesis".

The heart of catechesis is the announcement of the person of Jesus Christ, who surpasses the limits of space and time to present himself to each generation as the good news offered to reach the meaning of life. In this perspective, a fundamental characteristic emerges which catechesis must make its own: mercy. The kerygma is an announcement of the Father's mercy directed at the sinner who is no longer considered as an excluded person, but as a privileged guest at the banquet of salvation, which consists in the forgiveness of sins. If we wish, it is in this context that the experience of the catechumenate acquires force as experience of the forgiveness offered and of the new life of communion with God which ensues.

The centrality of the kerygma, however, must be received in a non-temporal qualitative sense. It requires, in fact, that it be present in all phases of catechesis and in every catechesis. It is the ‘first announcement’ that is always made because Christ is the one thing necessary. Faith is not something obvious to be called upon in moments of need, but an act of freedom that engages all of life. The Directory, therefore, makes its own the centrality of the kerygma expressed always in a Trinitarian sense as a commitment of the entire Church. Catechesis as expressed by the Directory is characterized by this dimension and its repercussions in people’s lives. In this vision, the whole of catechesis acquires a particular value that is expressed in the constant deepening of our understanding the gospel message. In short, catechesis is meant to lead to the knowledge of that Christian love which leads those who have embraced it to become evangelizing disciples.

The Directory unfolds by touching on various themes, which only refer to the underlying objective. A first dimension is mystagogy presented through two complementary elements: a renewed appraisal of the liturgical signs of Christian initiation, then, the progressive maturation of the formation process in which the entire community is involved. Mystagogy is a privileged route to follow, but it is not optional in the catechetical journey. Its obligatory nature derives from the fact that through it we are inserted more and more into the mystery that is believed and celebrated. It is the awareness of the primacy of the mystery that leads catechesis not to isolate the kerygma from its natural context. The proclamation of faith is still an announcement of the mystery of God's love that becomes human for our salvation. One’s response cannot go beyond accepting the mystery of Christ in itself in order to shed light on the mystery of one's personal experience (Gaudium et spes, 22).

Another new feature of the Directory is the link between evangelization and the catechumenate in its various meanings (ref. n.62). There is urgency in carrying out a "pastoral conversion" in order to free catechesis from some chokeholds that prevent its effectiveness. The first such chokehold can be identified in the school model, according to which the catechesis of Christian Initiation is undertaken under a school paradigm. The catechist replaces the teacher, the school classroom becomes the catechetical room, the school calendar is identical to the catechetical one, etc. A second one is the mentality by which catechesis becomes the condition for receiving a particular sacrament of initiation, with a consequent void opening up once initiation has ended. A third is the exploitation of a sacrament in the name of pastoral strategy, so that the time frame for confirmation is dictated by the need not to lose the small flock of young people remaining in the parish rather than by the significance which the sacrament possesses of itself in the economy of the Christian life.

Pope Francis has written that ‘Proclaiming Christ means showing that to believe in and to follow him is not only something right and true, but also something beautiful, capable of filling life with new splendor and profound joy, even in the midst of difficulties. Every expression of true beauty can thus be acknowledged as a path leading to an encounter with the Lord Jesus… So a formation in the via pulchritudinis ought to be part of our effort to pass on the faith’ (Evangelii gaudium, 167). An innovative approach to catechesis lies in the way of beauty, above all by increasing awareness of the great heritage in terms of art, literature and music, which each local Church possesses. This is why the Directory has placed the way of beauty as one of the ‘sources’ of catechesis (ref. n. 106-109).

A final dimension offered by the Directory can be found in its effort to insert us progressively into the mystery of the faith. This characteristic cannot be delegated to a single dimension of the faith or of catechesis. Theology investigates the revealed mystery with the tools of reason. Liturgy celebrates and evokes the mystery with sacramental life. Charity recognizes the mystery of the brother or sister who holds out their hand. Catechesis, in the same way, gradually guides us to accept and live the mystery completely in our daily existence. The Directory adopts this vision when it asks that catechesis be formulated in such a way as to maintain the unity of the mystery while articulating the different phases of its expression. The mystery when embraced in its profound reality requires silence. A true catechesis will never be tempted to try to say everything about the mystery of God. On the contrary, its task is to guide us to the contemplation of the mystery by making of silence its conquest.

The Directory, therefore, presents kerygmatic catechesis not as an abstract theory, but rather as an instrument with a strong existential value. This catechesis finds its strength in the encounter that allows one to experience the presence of God in the life of each one of us. A God who is near, who loves us and who follows the events of our history because the Incarnation of the Son engages him directly. Catechesis ought to involve everyone, the catechist and the catechized, in experiencing this presence and in feeling involved in the work of mercy. In short, this type of catechesis allows us to discover that before it is a moral proposal, faith is really an encounter with a person and that Christianity is not a religion of the past, but an event of the present. Such an experience promotes the understanding of personal freedom as the fruit of the discovery of the truth which sets us free (ref. John 8:31).

A catechesis that gives primacy to the kerygma is the opposite of any imposition, even that of a body of evidence which cannot be denied. The option of faith, in fact, before considering the contents to which adhere to through one’s assent, is an act of freedom because one discovers that one is loved. In this context, it is good to consider carefully what the Directory proposes regarding the importance of the act of faith in its twofold articulation (ref. n. 18). For too long catechesis has focused on making the contents of the faith known and on the best pedagogical methods by which to reach this end, omitting the most crucial moment which is the act of deciding for faith and the giving of one’s assent.

We hope that this new Directory for Catechesis will be of real assistance and support for the renewal of catechesis in the one process of evangelization that the Church has not tired of carrying out in two thousand years, in order that the world come to meet Jesus of Nazareth, the son of God made one of us, for our salvation.

[00812-EN.01] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

Die Veröffentlichung eines Direktoriums für die Katechese ist ein freudiges Ereignis für das Leben der Kirche. Denn für all jene, die sich dem großen Auftrag der Katechese widmen, kann dies eine positive Herausforderung bedeuten, weil es die Dynamik der katechetischen Bewegung erlebbar macht, die im Leben der christlichen Gemeinschaft von jeher bedeutsam und präsent war. Das Direktorium für die Katechese ist ein Dokument des Heiligen Stuhls, das der ganzen Kirche anvertraut wird. Es hat viel Zeit und Mühen erfordert und entstand nach einer umfassenden internationalen Konsultation. Heute wird die offizielle italienische Ausgabe vorgestellt. Es gibt aber bereits fertige Übersetzungen ins Spanische (Ausgabe für Lateinamerika und Spanien), ins Portugiesische (Ausgabe für Brasilien und Portugal), ins Englische (Ausgabe für die USA und das Vereinigte Königreich) sowie in Französisch und Polnisch. Es richtet sich in erster Linie an die Bischöfe, die ersten Katecheten des Volkes Gottes, da sie die Hauptverantwortlichen für die Glaubensweitergabe sind (vgl. Nr. 114). Gemeinsam mit ihnen sind die Bischofskonferenzen mit den jeweiligen Kommissionen für die Katechese angesprochen, da es zu wünschen wäre, dass sie auf nationaler Ebene ein gemeinsames Projekt ausarbeiten, um den Weg der einzelnen Diözesen zu unterstützen (vgl. Nr. 413). Direkte Nutzer des Direktoriums bleiben weiterhin die Priester, Diakone, die gottgeweihten Männer und Frauen sowie Millionen von Katecheten und Katechetinnen, die Tag für Tag unentgeltlich, engagiert und voller Hoffnung ihren Dienst in den verschiedenen Gemeinschaften tun. Die Hingabe in ihrer Arbeit ist vor allem in einer Zeit des kulturellen Wandels wie dieser ein greifbares Zeichen dafür, wie sehr die Begegnung mit dem Herrn einen Katecheten in einen echten Verkünder des Evangeliums verwandeln kann.

Das heute vorgestellte Direktorium ist das dritte seit dem Zweiten Vatikanischen Konzil. Das beiden vorhergehenden Direktorien – das Allgemeine Katechetische Direktorium von 1971 und das Allgemeine Direktorium für die Katechese von 1997 – haben in den vergangenen fünfzig Jahren die Geschichte der Katechese geprägt. Diese Texte haben eine sehr wichtige Rolle gespielt. Sie waren eine wichtige Hilfe für einen entscheidenden Fortschritt auf dem katechetischen Weg, vor allem durch eine Erneuerung der Methode und der pädagogischen Aspekte. Der Prozess der Inkulturation, der ein besonderes Merkmal der Katechese ist und vor allem in unseren Tagen eine ganz besondere Aufmerksamkeit verlangt, hat die Ausarbeitung eines neuen Direktoriums notwendig gemacht.

Die Kirche steht vor einer großen Herausforderung, die sich auf die neue Kultur konzentriert, mit der sie in Berührung kommt: die digitale Kultur. Richtet man die Aufmerksamkeit auf dieses sich global durchsetzende Phänomen, so sind die für die Ausbildung Verantwortlichen verpflichtet, nicht zu zögern. Im Gegensatz zur Vergangenheit, wo die Kultur auf einen geographischen Kontext beschränkt war, hat die digitale Kultur eine Bedeutung, die von der fortschreitenden Globalisierung geprägt ist und die deren Entwicklung bestimmt. Die im vergangenen Jahrzehnt geschaffenen Mittel offenbaren einen radikalen Wandel im Verhalten, das sich vor allem auf die Bildung der persönlichen Identität und die zwischenmenschlichen Beziehungen auswirkt. Die Schnelligkeit, mit der sich die Sprache und damit auch das Verhalten in den Beziehungen verändern, lässt ein neues Kommunikations- und Bildungsmodell erahnen, das in der komplexen Welt der Formung und Ausbildung unweigerlich auch die Kirche betrifft. Die Präsenz der verschiedenen kirchlichen Akteure in der weiten Welt des Internet ist sicherlich eine positive Tatsache, doch geht die digitale Kultur weit darüber hinaus. Sie berührt die für jeden Ausbildungskontext entscheidende anthropologische Frage an der Wurzel, darunter die Bereiche Wahrheit und Freiheit. Bereits das Bewusstsein für diese Problematik verlangt, zu prüfen, in wie weit das Ausbildungsangebot, von welcher Seite es auch immer kommen mag, angemessen ist. Für die Kirche handelt es sich dabei um eine Auseinandersetzung, von der sie aufgrund ihrer „Kompetenz“ hinsichtlich des Menschen und aufgrund ihres Wahrheitsanspruchs nicht absehen kann.

Vielleicht erwies sich schon allein aufgrund dieser Voraussetzung ein neues Direktorium für die Katechese als notwendig. Im Digitalzeitalter sind zwanzig Jahre, ohne zu übertreiben, mindestens einem halben Jahrhundert vergleichbar. Daraus ergab sich die Notwendigkeit der Ausarbeitung eines Direktoriums, das sehr realistisch das sich ankündigende Neue in Betracht zieht, mit dem Versuch eine Deutung vorzulegen, welche die Katechese einschließt. Aus diesem Grund beschränkt sich das Direktorium nicht auf die Darlegung der der digitalen Kultur innewohnenden Probleme, sondern schlägt auch Wege vor, die man gehen kann, damit Katechese zu einem Angebot wird, das der Gesprächspartner verstehen und dessen Entsprechung zur eigenen Welt er erkennen kann.

Dennoch gibt es einen Grund eher theologischer und kirchlicher Natur, der von der Notwendigkeit des vorliegenden Direktoriums überzeugt hat. Die Aufforderung, die synodale Dimension mehr zu leben, darf die letzten Synoden nicht vergessen lassen, die die Kirche erlebt hat. Im Jahr 2005 die Synode über Die Eucharistie: Quelle und Höhepunkt des Lebens und der Sendung der Kirche; 2008 die Synode über Das Wort Gottes im Leben und in der Sendung der Kirche; 2015 über Die Berufung und Sendung der Familie in Kirche und Welt von heute; 2018 über Die Jugendlichen, der Glaube und die Unterscheidung der Berufung. Wie leicht zu erkennen ist, treten in diesen Versammlungen einige Konstanten zutage, die eng mit dem Thema Evangelisierung und Katechese verbunden sind, was anhand der nachsynodalen Dokumente überprüft werden kann. Insbesondere ist auf zwei Ereignisse hinzuweisen, die auf komplementäre Weise die Geschichte des letzten Jahrzehnts im Hinblick auf die Katechese geprägt haben: die Synode über Die Neuevangelisierung und die Weitergabe des Glaubens im Jahr 2012 mit dem anschließenden nachsynodalen Apostolischen Schreiben Evangelii gaudium von Papst Franziskus sowie das 25. Jubiläum der Veröffentlichung des Katechismus der Katholischen Kirche. Beide fallen in den umittelbaren Zuständigkeitsbereich des Päpstlichen Rats zur Förderung der Neuevangelisierung.

Die Evangelisierung nimmt im Leben der Kirche und im täglichen Lehramt von Papst Franziskus den ersten Platz ein. Das könnte auch gar nicht anders sein. Die Evangelisierung ist der Auftrag, den der auferstandene Herr seiner Kirche anvertraut hat, um in der Welt zu jeder Zeit die treue Verkündigung seines Evangeliums zu sein. Von dieser Voraussetzung absehen zu wollen, würde bedeuten, die christliche Gemeinschaft mit ihrer zweitausendjährigen Geschichte zu einer der vielen verdienstvollen Vereinigungen zu machen, aber sie wäre nicht die Kirche Christi. Die Perspektive von Papst Franziskus steht unter anderem in vollkommener Kontinuität zur Lehre des heiligen Paul VI. in Evangelii nuntiandi von 1975. Beide tun nichts anderes, als sich auf die reiche Lehre zu beziehen, die aus dem Zweiten Vatikanum hervorgegangen ist und die im Apostolischen Schreiben Catechesi tradendae (1979) des heiligen Johannes Paul II. ihren Schwerpunkt gefunden hat.

Die Katechese muss also eng mit dem Werk der Evangelisierung verbunden werden und darf nicht von ihr absehen. Sie muss die Merkmale der Evangelisierung annehmen, ohne der Versuchung nachzugeben, ein Ersatz für sie zu werden oder der Evangelisierung die eigenen pädagogischen Voraussetzungen auferlegen zu wollen. In dieser Beziehung kommt der Evangelisierung und nicht der Katechese die erste Stelle zu. Das hilft zu verstehen, warum im Licht von Evangelii gaudium sich dieses Direktorium durch die Befürwortung einer „kerygmatischen Katechese“ auszeichnet.

Herzmitte der Katechese ist die Verkündigung der Person Jesu Christi, die die Grenzen von Raum und Zeit übersteigt, um sich jeder Generation als das Neue vor Augen zu stellen, das angeboten wird, um den Sinn des Lebens zu erlangen. In dieser Hinsicht wird auf einen grundlegenden Aspekt verwiesen, den die Katechese sich zu eigen machen muss: die Barmherzigkeit. Das Kerygma ist die Verkündigung der Barmherzigkeit des Vaters, der auf den Sünder zugeht. Dieser wird nicht mehr als Ausgeschlossener betrachtet, sondern als bevorzugter Gast des Heilsmahls, das in der Vergebung der Sünden besteht. Wenn man so will, ist das der Kontext, in dem die Erfahrung des Katechumenats an Kraft gewinnt – als Erfahrung geschenkter Vergebung und des neuen Lebens in der Gemeinschaft mit Gott, die daraus folgt.

Die Zentralität des Kerygmas ist aber in qualitativem und nicht in zeitlichem Sinn zu verstehen. Es muss in allen Phasen der Katechese und in jeder Katechese präsent sein. Es ist die „Erstverkündigung“, die immer stattfindet, weil Christus das einzige Notwendige ist. Der Glaube ist nichts Offensichtliches, das man bei Bedarf hervorholt, sondern ein Akt der Freiheit, der das ganze Leben umfasst. Das Direktorium vertritt die Zentralität des Kerygmas, das sich im trinitarischen Sinn als Verpflichtung der ganzen Kirche ausdrückt. Die Katechese ist, wie im Direktorium gesagt wird, geprägt durch diese Dimension und durch die Implikationen, die dies in das Leben der Menschen bringt. In dieser Perspektive erhält die gesamte Katechese eine besondere Bedeutung, die in der fortwährenden Vertiefung der Botschaft des Evangeliums ihren Ausdruck findet. Kurz gesagt, das Ziel der Katechese ist es, die Kenntnis der christlichen Liebe zu verbreiten, die diejenigen, die sie angenommen haben, dazu führt, evangelisierende Jünger zu werden.

Das Direktorium berührt in seinem Verlauf verschiedene Themen, die nichts anderes tun, als auf das wesentliche Ziel zurückzuverweisen. Ein erster Aspekt ist die Mystagogie, die durch zwei einander ergänzende Elemente dargelegt wird: vor allem durch eine erneuerte Wertschätzung der liturgischen Zeichen der christlichen Initiation und darüber hinaus durch das fortschreitende Heranreifen des Ausbildungsprozesses, in den die gesamte Gemeinde einbezogen ist. Die Mystagogie ist ein bevorzugter Weg, dem zu folgen ist; er ist im Rahmen des katechetischen Prozesses nicht fakultativ, er bleibt obligatorisch, weil er immer tiefer in das geglaubte und gefeierte Geheimnis einfügt. Das Wissen um die Vorrangstellung des Mysteriums ist es, dass die Katechese dazu führt, das Kerygma nicht aus seinem natürlichen Kontext zu isolieren. Verkündigung des Glaubens ist immer auch Verkündigung des Geheimnisses der Liebe Gottes, der zu unserem Heil Mensch wird. Die Antwort darf nicht davon absehen, das Geheimnis Christi im eigenen Inneren anzunehmen, um zu ermöglichen, dass es ein Licht wirft auf das Geheimnis der persönlichen Erfahrung (vgl. GS 22).

Ein weiterer neuer Aspekt des Direktoriums ist die Verbindung von Evangelisierung und Katechumenat in seinen verschiedenen Bedeutungen (vgl. Nr. 62). Es ist dringend notwendig, die „pastorale Umkehr“ zu vollziehen, um die Katechese von einigen Hindernissen und Fehlern zu befreien, die ihre Wirksamkeit beeinträchtigen. Das erste wäre das Muster der Schule, das heißt wenn die Katechese der christlichen Initiation nach dem Vorbild der Schule erfolgt. Die Katechetin ersetzt die Lehrerin, der Katechismussaal die Schulklasse, der Schulkalender entspricht dem der Katechese… Der zweite Fehler ist die Einstellung, dass die Katechese dazu dient, ein Sakrament zu empfangen. Ist die Initiation abgeschlossen, wird die Katechese offensichtlich gegenstandslos. Ein dritter Fehler ist die Instrumentalisierung des Sakraments durch die Pastoral: Der Zeitplan für das Sakrament der Firmung wird bestimmt von der pastoralen Strategie, die kleine Herde der in der Pfarrei verbliebenen Jugendlichen nicht zu verlieren, und nicht von der Bedeutung, die das Sakrament an sich in der Heilsökonomie des christlichen Lebens besitzt.

Papst Franziskus hat geschrieben: „Christus zu verkündigen, bedeutet zu zeigen, dass an ihn glauben und ihm nachfolgen nicht nur etwas Wahres und Gerechtes, sondern etwas Schönes ist, das sogar inmitten von Prüfungen das Leben mit neuem Glanz und tiefem Glück erfüllen kann. In diesem Sinn können alle Ausdrucksformen wahrer Schönheit als Weg anerkannt werden, der hilft, dem Herrn Jesus zu begegnen. […] Dann wird es notwendig, dass die Bildung in der via pulchritudinis sich in die Weitergabe des Glaubens einfügt“ (EG 167). Ein Aspekt von besonderem innovativen Wert für die Katechese kann vor allem der Weg der Schönheit sein, um das große Erbe an Kunst, Literatur und Musik, das jede Ortskirche besitzt, kennenzulernen. In diesem Sinne ist es verständlich, warum das Direktorium auf den Weg der Schönheit als eine der „Quellen“ der Katechese verweist (vgl. Nr. 106-109).

Ein weiterer und letzter Aspekt, den das Direktorium unterstreicht, ist die Hilfestellung, um nach und nach in das Geheimnis des Glaubens einzutauchen. Dieses Merkmal kann nicht an eine einzige Dimension des Glaubens oder der Katechese delegiert werden. Die Theologie erforscht das offenbarte Geheimnis mit den Mitteln des Verstandes. Die Liturgie feiert und vergegenwärtigt das Geheimnis im sakramentalen Leben. Die Liebe erkennt das Geheimnis im Nächsten, der die Hand ausstreckt. In gleicher Weise führt die Katechese nach und nach dazu, das Mysterium im täglichen Leben aufzunehmen und ganzheitlich zu leben. Das Direktorium eignet sich diese Sichtweise an, wenn es zu einer Katechese auffordert, die dafür sorgt, die Einheit des Geheimnisses zu wahren, auch wenn sie es in die verschiedenen Schritte aufgliedert. Wenn das Geheimnis in seiner tiefen Wirklichkeit erfasst wird, erfordert es Stille. Eine wahre Katechese wird nie versucht sein, alles über das Geheimnis Gottes zu sagen. Im Gegenteil, sie wird in den Weg der Kontemplation des Geheimnisses einführen müssen, indem sie Stille erringt.

Aus diesem Grund stellt das Direktorium die kerygmatische Katechese nicht als abstrakte Theorie dar, sondern vielmehr als Mittel von eminent existentieller Bedeutung. Diese Katechese findet ihre Stärke in der Begegnung, die es erlaubt, die Gegenwart Gottes im Leben jedes Menschen zu erfahren. Ein Gott, der nahe ist, der liebt und die Geschehnisse unserer Geschichte begleitet, weil er sich durch die Menschwerdung des Sohnes unmittelbar mit ihr verbunden hat. Die Katechese muss jeden – das heißt, den er die Katechese erteilt, und den, der sie empfängt – einbeziehen in diese Erfahrung der Gegenwart Gottes und in die Empfindung des Einbezogenseins in das Werk der Barmherzigkeit. So erlaubt eine derartige Katechese zu entdecken, dass der Glaube wirklich die Begegnung mit einer Person ist, noch bevor er ein moralischer Vorschlag ist, und dass das Christentum keine Religion der Vergangenheit ist, sondern ein Ereignis der Gegenwart. Eine solche Erfahrung fördert das Verständnis der persönlichen Freiheit, weil sie die Frucht der Entdeckung einer Wahrheit ist, die befreit (vgl. Joh 8,31).

Eine Katechese, bei der das Kerygma an erster Stelle steht, ist das Gegenteil jeder Art von Zwang, und sei es auch jener einer Evidenz, die keine Ausflüchte zulässt. Denn die Entscheidung für den Glauben ist zuallererst ein Akt der Freiheit, weil man entdeckt, dass man geliebt ist, noch bevor man im Einzelnen über die Inhalte, denen man zustimmt, nachdenkt. In diesem Zusammenhang ist es wichtig, aufmerksam zu erwägen, was das Direktorium über die Bedeutung des Glaubensaktes in seiner zweifachen Dimension sagt (vgl. Nr. 18). Allzulange hat die Katechese sich auf die Vermittlung von Kenntnissen über die Inhalte des Glaubens sowie auf die pädagogischen Aspekte dieser Vermittlung konzentriert und dabei leider den entscheidenderen Aspekt vernachlässigt: den Akt, sich für den Glauben zu entscheiden und die persönliche Zustimmung zu geben.

Wir hoffen, dass dieses neue Direktorium für die Katechese eine echte Hilfe und Unterstützung zur Erneuerung der Katechese in dem einen Prozess der Evangelisierung sein möge, den die Kirche seit zweitausend Jahren unermüdlich durchführt, damit die Welt Jesus von Nazaret begegnen kann, dem Sohn Gottes, der zu unserem Heil Mensch geworden ist.

[00812-DE.01] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

La publicación de un Directorio para la Catequesis representa un evento feliz para la vida de la Iglesia. En efecto, para quienes se dedican al gran compromiso de la catequesis puede marcar una provocación positiva porque permite experimentar la dinámica del movimiento catequético que siempre ha tenido una presencia significativa en la vida de la comunidad cristiana. El Directorio para la Catequesis es un documento de la Santa Sede confiado a toda la Iglesia. Ha requerido mucho tiempo y esfuerzo, y llega a la conclusión de una amplia consulta internacional. Se dirige en primer lugar a los obispos, primeros catequistas entre el pueblo de Dios, porque son los primeros responsables de la transmisión de la fe (cf. n. 114). Junto a ellos están implicadas las Conferencias episcopales, con sus respectivas Comisiones para la catequesis, para compartir y elaborar un esperado proyecto nacional que apoye el camino de cada diócesis (cf. n. 413). Los más directamente implicados en el uso del Directorio, sin embargo, siguen siendo los sacerdotes, los diáconos, las personas consagradas, y los millones de catequistas que diariamente ofrecen con gratuidad, fatiga y esperanza su ministerio en las diferentes comunidades. La dedicación con la que trabajan, sobre todo en un momento de transición cultural como éste, es el signo tangible de cómo el encuentro con el Señor puede transformar a un catequista en un genuino evangelizador.

A partir del Concilio Vaticano II lo que hoy presentamos es el tercer Directorio. El primero de 1971, Directorio catequístico general, y el segundo de 1997, Directorio general de la catequesis, marcaron estos últimos cincuenta años de historia de la catequesis. Estos textos han desempeñado un papel fundamental. Han sido una ayuda importante para dar un paso decisivo en el camino catequético, sobre todo renovando la metodología y la instancia pedagógica. El proceso de inculturación que caracteriza en particular a la catequesis y que, sobre todo en nuestros días, demanda una atención muy particular, ha requerido la composición de un nuevo Directorio.

La Iglesia se enfrenta a un gran desafío que se concentra en la nueva cultura con la que se encuentra, la digital. Focalizar la atención en un fenómeno que se impone como global, obliga a quienes tienen la responsabilidad de la formación a no tergiversar. A diferencia del pasado, cuando la cultura se limitaba al contexto geográfico, la cultura digital tiene un valor que se ve afectado por la globalización en curso y determina su desarrollo. Los instrumentos creados en esta década manifiestan una transformación radical de los comportamientos que inciden sobre todo en la formación de la identidad personal y en las relaciones interpersonales. La velocidad con que se modifica el lenguaje, y con él las relaciones conductuales, deja entrever un nuevo modelo de comunicación y de formación que afecta inevitablemente también a la Iglesia en el complejo mundo de la educación. La presencia de las diversas expresiones eclesiales en el vasto mundo de Internet es ciertamente un hecho positivo, pero la cultura digital va mucho más allá. Ella toca de raíz la cuestión antropológica, decisiva en todo contexto formativo, sobre todo en lo referente a la verdad y a la libertad. Plantear esta cuestión, hace necesario verificar la idoneidad de la propuesta formativa independientemente de dónde provenga. En cualquier caso, ella se convierte en una confrontación imprescindible para la Iglesia en virtud de su “competencia” sobre el hombre y su pretensión de verdad.

Quizás, sólo por esta premisa, era necesario un nuevo Directorio para la catequesis. En la era digital, veinte años son comparables, sin exageración, al menos a medio siglo. De aquí se deriva la exigencia de redactar un Directorio que tomase en consideración con gran realismo la novedad que se asoma, con el intento de proponer una lectura que implicara la catequesis. Por este motivo, el Directorio no sólo presenta los problemas inherentes a la cultura digital, sino sugiere también cuáles caminos seguir para que la catequesis se convierta en una propuesta que encuentre al interlocutor en condiciones de comprenderla y de ver su adecuación con el propio mundo.

Existe, sin embargo, una razón más de orden teológico y eclesial que ha llevado a redactar este Directorio. La invitación a vivir cada vez más la dimensión sinodal, no se pueden olvidar los últimos Sínodos que ha vivido la Iglesia. En 2005 la Eucaristía, fuente y cumbre de la vida y misión de la Iglesia; en 2008 la Palabra de Dios en la vida y misión de la Iglesia; en 2015 la vocación y misión de la familia en la Iglesia y en el mundo contemporáneo; en 2018 los Jóvenes, la fe y el discernimiento vocacional. Como se puede observar, hay constantes en todas estas asambleas que tocan de cerca el tema de la evangelización y de la catequesis como puede verificarse en los documentos que les han seguido. Más concretamente, es necesario referirse a dos sucesos que marcan de manera complementaria la historia de este última década en lo que respecta a la catequesis: el Sínodo sobre la Nueva evangelización y la transmisión de la fe en 2012, con la consiguiente Exhortación Apostólica del Papa Francisco Evangelii gaudium, y el vigésimo quinto aniversario de la publicación del Catecismo de la Iglesia Católica, ambos directamente de la competencia del Pontificio Consejo para la Promoción de la Nueva Evangelización.

La evangelización ocupa el lugar principal en la vida de la Iglesia y en la enseñanza cotidiana del Papa Francisco. No podría ser de otra manera. La evangelización es la tarea que el Señor resucitado confió a su Iglesia para ser en el mundo de todos los tiempos el fiel anuncio de su Evangelio. Prescindir de este presupuesto equivaldría a convertir a la comunidad cristiana en una de las muchas asociaciones beneméritas, fuerte durante sus dos mil años de historia, pero no la Iglesia de Cristo. La perspectiva del Papa Francisco, entre otras cosas, se sitúa en fuerte continuidad con la enseñanza de san Pablo VI en la Evangelii nuntiandi de 1975. Ambos no hacen más que referirse a la riqueza surgida del Vaticano II que, en lo referente a la catequesis, encontró su punto focal en Catequesis tradendae (1979) de san Juan Pablo II.

La catequesis, por lo tanto, debe estar íntimamente unida a la obra de evangelización y no puede prescindir de ella. Necesita asumir en sí las características mismas de la evangelización, sin caer en la tentación de convertirse en un sustituto o querer imponer a la evangelización sus propias premisas pedagógicas. En esta relación la primacía pertenece a la evangelización, no a la catequesis. Esto nos permite entender por qué a la luz de Evangelii gaudium, este Directorio está calificado para apoyar una “catequesis kerigmática”.

El corazón de la catequesis es el anuncio de la persona de Jesucristo, que va más allá de los límites del espacio y del tiempo para presentarse a cada generación como la novedad que se ofrece para alcanzar el sentido de la vida. En esta perspectiva, se indica una nota fundamental que la catequesis debe hacer suya: la misericordia. El kerygma es anuncio de la misericordia del Padre que sale al encuentro del pecador, no considerado más como un excluido sino como un invitado privilegiado al banquete de la salvación que consiste en el perdón de los pecados. Si se quiere, es en este contexto que la experiencia del catecumenado toma fuerza como experiencia del perdón ofrecido y de la vida nueva de comunión con Dios que se sigue de ahí.

La centralidad del kerygma, sin embargo, debe entenderse en sentido cualitativo no temporal. En efecto, requiere estar presente en todas las fases de la catequesis y de cada catequesis. Es el “primer anuncio” que siempre se hace porque Cristo es el único necesario. La fe no es algo obvio que se recupera en los momentos de necesidad, sino un acto de libertad que compromete toda la vida. El Directorio, pues, hace suya la centralidad del kerygma que se expresa en sentido trinitario como compromiso de toda la Iglesia. La catequesis, como expresa el Directorio, se caracteriza por esta dimensión y por las implicaciones que conlleva en la vida de las personas. Toda la catequesis, en este horizonte, adquiere un valor peculiar que se expresa en la profundización constante del mensaje evangélico. La catequesis, en definitiva, tiene como objetivo conducir al conocimiento del amor cristiano que lleva a quienes lo han acogido a convertirse en discípulos evangelizadores.

El Directorio se articula tocando varios temas que no hacen más que remitir al objetivo de fondo. Una primera dimensión es la mistagogía que se presenta a través de dos elementos complementarios entre sí: ante todo, una renovada valorización de los signos litúrgicos de la iniciación cristiana; además, la progresiva maduración del proceso formativo en el que está implicada toda la comunidad. La mistagogia es un camino privilegiado a seguir, pero no es opcional en el itinerario catequético, permanece como un momento obligatorio porque inserta cada vez más en el misterio que se cree y se celebra. Es la conciencia de la primacía del misterio lo que lleva a la catequesis a no aislar el kerygma de su contexto natural. El anuncio de la fe es siempre anuncio del misterio del amor de Dios que se hace hombre para nuestra salvación. La respuesta no puede ser otra que la acogida del misterio de Cristo en sí mismo para que pueda arrojar luz sobre el misterio de la propia experiencia personal (cf.GS 22).

Otra novedad del Directorio es el vínculo entre la evangelización y el catecumenado en sus diversas acepciones (cf. n.62). Es urgente llevar a cabo una “conversión pastoral” para liberar a la catequesis de ciertos lazos que le impiden ser eficaz. El primero se puede identificar con el esquema de la escuela, según el cual la catequesis de la iniciación cristiana se vive sobre el paradigma de la escuela. El catequista sustituye al maestro, el aula de la escuela se sustituye por la del catecismo, el calendario escolar es idéntico al de la catequesis... El segundo es la mentalidad según la cual la catequesis se hace para recibir un sacramento. Es obvio que una vez terminada la Iniciación, se crea un vacío para la catequesis. El tercero es la instrumentalización del sacramento por parte de la pastoral, de modo que los tiempos de la Confirmación se establecen por la estrategia pastoral de no perder el pequeño rebaño de jóvenes que queda en la parroquia y no por el significado que el sacramento posee en sí mismo en la economía de la vida cristiana.

El Papa Francisco escribió que “Anunciar a Cristo significa mostrar que creer en Él y seguirlo no es sólo algo verdadero y justo, sino también bello, capaz de colmar la vida de un nuevo resplandor y de un gozo profundo, aun en medio de las pruebas. En esta línea, todas las expresiones de verdadera belleza pueden ser reconocidas como un sendero que ayuda a encontrarse con el Señor Jesús… Entonces se vuelve necesario que la formación en la via pulchritudinis esté inserta en la transmisión de la fe (EG 167). Una nota de particular valor innovador para la catequesis puede expresarse por la vía de la belleza sobre todo para permitir conocer el gran patrimonio de arte, literatura y música que posee cada Iglesia local. En este sentido, es comprensible que el Directorio haya colocado el camino de la belleza como una de las “fuentes” de la catequesis (cf. nn. 106-109).

Una última dimensión ofrecida por el Directorio se encuentra en ayudar a entrar progresivamente en el misterio de la fe. Esta connotación no puede ser delegada a una sola dimensión de la fe o la catequesis. La teología indaga el misterio revelado con los instrumentos de la razón. La liturgia celebra y evoca el misterio con la vida sacramental. La caridad reconoce el misterio del hermano que extiende la mano. La catequesis, de la misma manera, nos introduce progresivamente a acoger y vivir el misterio globalmente en nuestra existencia diaria. El Directorio hace suya esta visión cuando pide expresar una catequesis que sepa hacerse cargo de mantener unido el misterio aunque lo articule en las diversas fases de expresión. El misterio cuando es captado en su realidad más profunda, requiere silencio. Una verdadera catequesis nunca estará tentada a decir todo sobre el misterio de Dios. Por el contrario, ella deberá introducir el camino de la contemplación del misterio haciendo del silencio su conquista.

Por lo tanto, el Directorio presenta la catequesis kerygmática no como una teoría abstracta, sino más bien como un instrumento con un fuerte valor existencial. Esta catequesis encuentra su punto de apoyo en el encuentro que permite experimentar la presencia de Dios en la vida de cada uno. Un Dios cercano que ama y sigue los acontecimientos de nuestra historia porque la encarnación del Hijo lo compromete directamente. La catequesis debe involucrar a todos, catequista y catequizando, en la experiencia de esta presencia y en el sentirse involucrado en la obra de la misericordia. En resumen, una catequesis de este género permite descubrir que la fe es realmente el encuentro con una persona antes de ser una propuesta moral, y que el cristianismo no es una religión del pasado, sino un acontecimiento del presente. Una experiencia como ésta favorece la comprensión de la libertad personal, porque resulta ser el fruto del descubrimiento de una verdad que hace libre (cf. Jn 8,31).

La catequesis que da la primacía al kerygma es contraria a cualquier imposición, aunque fuese aquella de una evidencia que no permita vías de escape. La elección de fe, de hecho, antes de considerar los contenidos a los cuales adherirse con el propio asentimiento, es un acto de libertad porque se descubre amado. En este contexto, es bueno considerar cuidadosamente lo que el Directorio propone en cuanto a la importancia del acto de fe en su doble articulación (cf. n. 18). Por mucho tiempo la catequesis ha centrado sus esfuerzos en dar a conocer los contenidos de la fe y con qué pedagogía transmitirlos, dejando desgraciadamente de lado el momento más determinante: el acto de elegir la fe y dar el propio asentimiento.

Esperamos que este nuevo Directorio para la Catequesis pueda ser de verdadera ayuda y apoyo a la renovación de la catequesis en el único proceso de evangelización que la Iglesia no se ha cansado de llevar a cabo desde hace dos mil años, para que el mundo pueda encontrar a Jesús de Nazaret, el Hijo de Dios hecho hombre para nuestra salvación.

[00812-ES.01] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

A publicação de um Diretório para a Catequese representa um acontecimento feliz para a vida da Igreja. Com efeito, pode constituir um desafio positivo para todos os que se dedicam ao grande empenho da catequese, uma vez que permite experimentar a dinâmica do movimento catequético que sempre teve uma presença significativa na vida da comunidade cristã. O Diretório para a Catequese é um documento da Santa Sé oferecido a toda a Igreja. Necessitou de muito tempo e trabalho, e chega até nós como conclusão de uma vasta consulta internacional. Hoje é apresentada a edição oficial em língua italiana. No entanto, já estão prontas as traduções em espanhol (edição para a América Latina e para a Espanha), português (edição para o Brasil e para Portugal), inglês (edição para os EUA e para o Reino Unido), francês e polaco. Dirige-se em primeiro lugar aos Bispos, primeiros catequistas entre o Povo de Deus, na medida em que são os primeiros responsáveis pela transmissão da fé (cf. n. 114). Juntamente com eles são envolvidas as Conferências episcopais, com as respetivas Comissões para a catequese, para partilhar e elaborar um desejável projeto nacional que apoie o caminho de cada diocese (cf. n. 413). No entanto, os mais diretamente envolvidos no uso do Diretório são os sacerdotes, os diáconos, as pessoas consagradas e os milhões de catequistas que, todos os dias, desempenham o seu ministério com gratuidade, esforço e esperança nas diferentes comunidades. A dedicação com que trabalham, sobretudo num momento de transição cultural como este, é sinal palpável de quanto o encontro com o Senhor pode transformar um catequista num genuíno evangelizador.

Desde o Concílio Vaticano II, este que apresentamos hoje é o terceiro Diretório. O primeiro de 1971, Diretório catequístico geral, e o segundo de 1997, Diretório geral da catequese, marcaram estes últimos cinquenta anos de história da catequese. Estes textos desempenharam um papel primordial. Constituíram uma ajuda importante para levar o caminho catequético a dar um passo decisivo, sobretudo através da renovação da metodologia e da instância pedagógica. O processo de inculturação que caracteriza de modo particular a catequese e que, sobretudo nos nossos dias, obriga a ter uma atenção bastante particular exigiu a composição de um novo Diretório.

A Igreja está diante de um grande desafio que se concentra na nova cultura com a qual se vai encontrando, a cultura digital. Centrar a atenção num fenómeno que se impõe como global obriga todos os que têm responsabilidade da formação a evitar subterfúgios. Diversamente do passado, quando a cultura estava limitada ao contexto geográfico, a cultura digital tem um valor que sente os efeitos da globalização em curso e determina o seu desenvolvimento. Os instrumentos criados nesta década são a manifestação de uma transformação radical dos comportamentos que incidem sobretudo na formação da identidade pessoal e nas relações interpessoais. A velocidade com que se modifica a linguagem, e com ela também as relações comportamentais, deixa vislumbrar um novo modelo de comunicação e de formação que toca inevitavelmente também a Igreja no complexo mundo da educação. A presença das várias expressões eclesiais no vasto mundo da internet constitui certamente um facto positivo, mas a cultura digital vai muito para além disso. Ela toca a raiz da questão antropológica decisiva em qualquer contexto formativo, como o da verdade e da liberdade. O próprio facto de colocar esta problemática impõe que se verifique a adequação da proposta formativa, venha donde vier. Ela torna-se, no entanto, um confronto imprescindível para a Igreja, em virtude da sua “competência” sobre o homem e a sua pretensão de verdade.

Talvez esta premissa fosse suficiente para demonstrar a necessidade de um novo Diretório para a catequese. Na época digital, vinte anos são comparáveis, sem exagero, a pelo menos meio século. Daqui resultou a exigência de redigir um Diretório que tivesse em conta, com grande realismo, a novidade que se apresenta, na tentativa de propor uma leitura dessa mesma novidade que envolvesse a catequese. É por este motivo que o Diretório apresenta não apenas as problemáticas inerentes à cultura digital, mas sugere também os percursos a realizar para que a catequese se torne uma proposta que encontra o interlocutor que seja capaz de a compreender e de ver como se adequa ao seu mundo.

No entanto, existe uma razão mais de ordem teológica e eclesial que convenceu a redigir este Diretório. O convite a viver cada vez mais a dimensão sinodal não pode deixar esquecer os últimos Sínodos que a Igreja viveu. Em 2005 o Sínodo sobre a Eucaristia, fonte e ápice da vida e da missão da Igreja; em 2008, A Palavra de Deus na vida e na missão da Igreja; em 2015, A vocação e a missão da família na Igreja e no mundo contemporâneo; em 2018, Os jovens, a fé e o discernimento vocacional. Como se pode observar, em todas estas assembleias, repetem-se algumas constantes que tocam de perto o tema da evangelização e da catequese, o que se pode verificar pelos documentos que se lhes seguiram. De modo mais particular é forçoso referir-nos a dois acontecimentos que, de forma complementar, marcam a história desta última década no que se refere à catequese: o Sínodo sobre a Nova evangelização e a transmissão da fé, em 2012, com a consequente Exortação apostólica do Papa Francisco Evangelii gaudium, e o vigésimo quinto aniversário da publicação do Catecismo da Igreja Católica, ambos tocando diretamente a competência do Conselho Pontifício para a Promoção da Nova Evangelização.

A evangelização ocupa o primeiro lugar na vida da Igreja e no magistério quotidiano do Papa Francisco. Não poderia ser de outro modo. A evangelização é a tarefa que o Senhor Ressuscitado confiou à sua Igreja para ser no mundo de cada tempo o anúncio fiel do seu Evangelho. Prescindir deste pressuposto equivaleria a transformar a comunidade cristã numa das muitas associações beneméritas, orgulhosa dos seus dois mil anos de história, mas não a Igreja de Cristo. A perspetiva do Papa Francisco, nomeadamente, está em forte continuidade com os ensinamentos de São Paulo VI na Evangelii nuntiandi, de 1975. Os dois não fazem outra coisa que não seja referir-se à riqueza que brotou do Vaticano II que, no que se refere à catequese, encontrou na Catechesi tradendae (1979) de São João Paulo II o seu ponto central.

Portanto, a catequese deve estar intimamente unida à obra de evangelização e não pode prescindir dela. Precisa de assumir em si as características próprias da evangelização, sem cair na tentação de se substituir a ela ou de querer impor à evangelização os seus pressupostos pedagógicos. Nesta relação, o primado pertence à evangelização e não à catequese. Isto permite compreender por que razão, à luz da Evangelii gaudium, este Diretório se qualifica por sustentar uma “catequese querigmática”.

O coração da catequese é o anúncio da pessoa de Jesus Cristo, que ultrapassa os limites de espaço e de tempo para se apresentar a cada geração como a novidade oferecida para alcançar o sentido da vida. Nesta perspetiva, é indicada uma nota fundamental de que a catequese deve apropriar-se: a misericórdia. O querigma é anúncio da misericórdia do Pai que vai ao encontro do pecador, não mais considerado como um excluído, mas como convidado privilegiado ao banquete da salvação que consiste no perdão dos pecados. Se quisermos, é neste contexto que ganha força a experiência do catecumenato como experiência do perdão oferecido e da consequente vida nova de comunhão com Deus.

No entanto, a centralidade do querigma deve ser recebida em sentido qualitativo e não temporal. Efetivamente, requer que esteja presente em todas as fases da catequese e de todas as catequeses. É o “primeiro anúncio” que é feito sempre, porque Cristo é o único necessário. A fé não é algo de óbvio que se recupera nos momentos de necessidade, mas é um ato de liberdade que compromete toda a vida. Portanto, o Diretório assume a centralidade do querigma que se exprime em sentido trinitário como compromisso de toda a Igreja. A catequese, tal como é expressa pelo Diretório, caracteriza-se por esta dimensão e pelas implicações que confere à vida das pessoas. Neste horizonte, toda a catequese adquire um valor peculiar que se exprime no aprofundamento constante da mensagem evangélica. Enfim, a catequese tem a finalidade de fazer alcançar o conhecimento do amor cristão que leva aqueles que o acolheram a tornarem-se discípulos evangelizadores.

O Diretório desdobra-se tocando várias temáticas que não fazem outra coisa que não seja remeter para o objetivo de fundo. Uma primeira dimensão é a mistagogia que é apresentada através de dois elementos complementares entre si: antes de mais, uma renovada valorização dos sinais litúrgicos da iniciação cristã; depois, o amadurecimento progressivo do processo formativo em que é envolvida toda a comunidade. A mistagogia é um caminho privilegiado a seguir, mas não é facultativo no percurso catequético, permanece como um momento obrigatório, uma vez que insere cada vez mais no mistério acreditado e celebrado. É a consciência do primado do mistério que leva a catequese a não isolar o querigma do seu contexto natural. O próprio anúncio da fé é sempre anúncio do mistério do amor de Deus que se faz homem pela nossa salvação. A resposta não pode evitar o facto de acolher em si o mistério de Cristo que permite iluminar o mistério da própria experiência pessoal (cf. GS 22).

Uma característica ulterior de novidade do Diretório é a ligação entre evangelização e catecumenato nas suas várias aceções (cf. n. 62). É urgente levar a cabo a “conversão pastoral” para libertar a catequese de algumas armadilhas que impedem a sua eficácia. O primeiro pode ser identificado no esquema escolar, segundo o qual a catequese de iniciação cristã é vivida no paradigma da escola. A catequista substitui a professora, a sala da escola dá lugar à sala de catequese, o calendário escolar é idêntico ao da catequese… O segundo é a mentalidade segundo a qual a catequese é feita em vista da receção de um sacramento. É óbvio que, quando a iniciação tiver terminado, se venha a criar um vazio para a catequese. Um terceiro é a instrumentalização do sacramento por parte da pastoral, pelo que os tempos do sacramento da Confirmação são estabelecidos pela estratégia pastoral de não perder o pequeno rebanho de jovens que ficou na paróquia e não pelo significado que o sacramento possui em si mesmo na economia da vida cristã.

O Papa Francisco escreveu que “anunciar Cristo significa mostrar que crer n’Ele e segui-Lo não é algo apenas verdadeiro e justo, mas também belo, capaz de preencher a vida de um novo esplendor e de uma alegria profunda, mesmo no meio das provações. Nesta perspetiva, todas as expressões de verdadeira beleza podem ser reconhecidas como uma vereda que ajuda a encontrar-se com o Senhor Jesus … Torna-se necessário que a formação na via pulchritudinis esteja inserida na transmissão da fé” (EG 167). Uma nota de particular valor inovador para a catequese pode ser expressa pela via da beleza sobretudo para permitir conhecer o grande património de arte, literatura e música que cada Igreja local possui. Neste sentido, compreende-se por que razão o Diretório colocou a via da beleza como uma das “fontes” da catequese (cf. nn. 106-109).

Uma última dimensão oferecida pelo Diretório está no facto de ajudar a inserir-se progressivamente no mistério da fé. Esta conotação não pode ser delegada apenas a uma dimensão da fé ou da catequese. A teologia explora o mistério revelado com os instrumentos da razão. A liturgia celebra e evoca o mistério com a vida sacramental. A caridade reconhece o mistério do irmão que estende a mão. Na mesma linha, a catequese leva progressivamente a acolher e viver globalmente o mistério na existência quotidiana. O Diretório assume esta visão, quando pede que se exprima uma catequese que saiba encarregar-se de manter unido o mistério, embora articulando-o nas diversas fases de expressão. O mistério, quando é captado na sua realidade profunda, exige o silêncio. Uma verdadeira catequese nunca terá a tentação de dizer tudo sobre o mistério de Deus. Pelo contrário, deverá introduzir à vida da contemplação do mistério, fazendo do silêncio a sua conquista.

Portanto, o Diretório apresenta a catequese querigmática não como uma teoria abstrata, mas como um instrumento com forte valor existencial. Esta catequese tem o seu ponto de força no encontro que permite que se experimente a presença de Deus na vida de cada um. Um Deus próximo que ama e que segue as vicissitudes da nossa história porque a encarnação do Filho o compromete diretamente. A catequese deve envolver cada pessoa, catequista e catequizando, no facto de experimentar esta presença e de se sentir envolvido na obra da misericórdia. Enfim, uma catequese deste tipo permite descobrir que a fé é realmente o encontro com uma pessoa, ainda antes de ser uma proposta moral, e que o cristianismo não é uma religião do passado, mas um acontecimento do presente. Uma experiência como esta favorece a compreensão da liberdade pessoal, porque é fruto da descoberta de uma verdade que nos torna livres (cf. Jo 8,31).

A catequese que dá o primado ao querigma está nos antípodas de qualquer imposição, nem que fosse a de uma evidência sem qualquer possibilidade de fuga. Com efeito, a escolha de fé, ainda antes de considerar os conteúdos aos quais aderir com o assentimento de cada um, é um ato de liberdade, na medida em que se descobre que se é amado. Neste âmbito, é bom que se considere com atenção o que propõe o Diretório acerca da importância do ato de fé na sua dupla articulação (cf. n. 18). Durante demasiado tempo a catequese centrou os seus esforços em dar a conhecer os conteúdos da fé e na pedagogia com a qual os devia transmitir, descurando infelizmente o momento mais determinante que é o ato de cada um escolher a fé e dar o seu assentimento.

Fazemos votos de que este novo Diretório para a Catequese possa servir verdadeiramente de ajuda e de apoio à renovação da catequese no processo único de evangelização que, desde há dois mil anos, a Igreja não se cansa de realizar, para que o mundo possa encontrar Jesus de Nazaré, o Filho de Deus feito homem para nossa salvação.

[00812-PO.01] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

Publikacja Dyrektorium o Katechizacji jest pozytywnym wydarzeniem w życiu Kościoła. Dla tych natomiast, którzy są oddani i zaangażowanie w katechezę, może stać się pewną pozytywną prowokacją, ponieważ pozwoli doświadczyć dynamiki ruchu katechetycznego, który od zawsze jest znacząco obecny w życiu wspólnoty chrześcijańskiej. Dyrektorium o Katechizacji jest dokumentem Stolicy Apostolskiej powierzonym całemu Kościołowi. Dokument ten kosztował wiele czasu i trudu, i jest ukoronowaniem szerokich konsultacji międzynarodowych. Dziś prezentujemy wydanie oficjalne w języku włoskim. Są już gotowe tłumaczenia na język hiszpański (wydanie dla Ameryki Łacińskiej oraz Hiszpanii), na język portugalski (wydanie dla Brazylii i Portugalii), na język angielski (wydanie dla USA oraz Zjednoczonego Królestwa), a także na język francuski i polski. Dyrektorium jest skierowane przede wszystkim do Biskupów, którzy są pierwszymi Katechistami pośród Ludu Bożego, ponieważ to oni są odpowiedzialnymi za przekaz wiary (por. n. 114). Wraz z Biskupami zaangażowane są poszczególne Konferencje Episkopatów, wraz ze swoimi komisjami do spraw katechezy, dzięki którym konsultuje się oraz przygotowuje narodowy projekt, który wspiera działania katechetyczne pojedynczych diecezji (por. n. 413). Bezpośrednio zainteresowani użyciem Dyrektorium pozostają oczywiście księża, diakoni, osoby konsekrowane, oraz miliony świeckich zaangażowanych w katechezę, którzy codziennie ofiarują bezinteresownie swój trud i nadzieję swojej posługi w różnych wspólnotach. Oddanie z którym działają, przede wszystkim w tym obecnym, przejściowym z punktu widzenia kultury, momencie, jest namacalnym znakiem tego, jak spotkanie z Panem może przemienić katechetę w autentycznego ewangelizatora.

Jeśli liczyć od czasu Soboru Watykańskiego II to dokument, który dziś prezentujemy, jest trzecim Dyrektorium. Pierwsze zostało opublikowane w 1971 roku i nosiło tytuł Ogólne Dyrektorium Katechetyczne. Drugie zostało opublikowane w 1997 roku pod tytułem Dyrektorium Ogólne o Katechizacji. Te dwa dokumenty naznaczyły ostatnie 50 lat w historii katechezy. Teksty te odegrały ogromną rolę. Były ważną pomocą w podejmowaniu decydujących kroków na drodze katechetycznej, przede wszystkim odnawiając jej metodologię oraz pozycję pedagogiczną. Proces inkulturacji, który naznacza w szczególny sposób katechezę, a który to przede wszystkim w obecnym czasie domaga się szczególnej uwagi, wymógł przygotowanie nowego Dyrektorium.

Kościół staje dziś przed wielkim wyzwaniem, które koncentruje się na nowej kulturze, z którą się spotyka. Jest to kultura cyfrowa. Skoncentrowanie uwagi na fenomenie, który ma wymiar globalny, zobowiązuje tych, którzy są odpowiedzialni za formacją, aby nie udzielali wymijających odpowiedzi. W odróżnieniu od przeszłości, kiedy to kultura była ograniczona kontekstem geograficznym, kultura cyfrowa ma wartość o charakterze globalnym, determinując jednocześnie rozwój tejże globalizacji. Narzędzia stworzone w tej dekadzie ukazują radykalną transformację zachowań, które wpływają przede wszystkim na formację tożsamości osobowej oraz na relacje międzyosobowe. Szybkość, z jaką zmienia się język, a wraz z nim zachowania, pozwala dostrzec nowy model komunikacji oraz formacji, który dotyczy nieodwołalnie również Kościoła w złożonym świecie edukacji. Obecność wielu wymiarów kościelnych w szerokim świecie internetu jest z pewnością pozytywnym faktem, ale kultura cyfrowa jest o wiele bardziej zlozona. Dotyka ona samych korzeni kwestii antropologicznej, która w każdym kontekście formacyjnym ma decydujące znaczenie, gdyż porusza zagadnienia takie jak prawda oraz wolność człowieka. Już takie postawienie tejże problematyki nakazuje zweryfikowanie adekwatności obecnej propozycji formacyjnej, skądkolwiek by ona nie pochodziła. Staje się ona kluczowa dla Kościoła ze względu na jej wpływ na człowieka i na jego drogę dochodzenia do prawdy.

Tylko z tego powodu stało się koniecznym przygotowanie nowego Dyrektorium o katechezie. W epoce cyfrowej okres 20 lat jest porównywalny do mniej więcej 50 lat w poprzednich epokach. Stąd też zrodziło się pragnienie przygotowania Dyrektorium, które z wielkim realizmem wzięłoby pod uwagę nowe tendencje, które zachodzą w świecie współczesnym, proponując taki sposób ich odczytania, który angażuje katechezę. Z tego też powodu Dyrektorium nie tylko prezentuje problematykę dotyczącą kultury cyfrowej, ale sugeruje również rozwiązania, jakie można wybrać, aby katecheza stała się propozycją, która znajduje partnera w dialogu, będącego zdolnym do zrozumienia jej i do zobaczenia jej zgodności z własnym światem.

Istnieje również powód o charakterze bardziej teologicznym i eklezjalnym, który przekonał nas do napisania tego Dyrektorium. Zaproszenie do tego, by żyć coraz bardziej wymiarem synodalny, przypomina nam o ostatnich synodach, które przeżywaliśmy w Kościele. W 2005 roku odbył się Synod o Eucharystii źródle i szczycie życia oraz misji Kościoła, w 2008 roku tematem było Słowo Boże w życiu i misji Kościoła, w 2015 roku Powołanie i misja rodziny w Kościele i świecie współczesnym, a w 2018 Młodzi, wiara i rozeznanie powołania. Jak możemy to zaobserwować, we wszystkich tych zgromadzeniach synodalnych powracają pewne stałe rozważania, dotykające z bliska temat ewangelizacji i katechezy. Uwidacznia się to w dokumentach, które zostały opublikowane po zakończonych Synodach. Wchodząc w szczegóły koniecznie musimy odnieść się do dwóch wydarzeń, które w sposób wzajemnie się uzupełniający zaznaczają historię ostatniej dekady w tym, co dotyczy katechezy: Synod poświęcony Nowej ewangelizacji dla przekazu wiary chrześcijańskiej w 2012 roku, wraz z opublikowaną po nim Adhortacją apostolską papieża Franciszka Evangelii gaudium, a także 25 rocznica publikacji Katechizmu Kościoła Katolickiego. Obydwa te wydarzenia dotykają bezpośrednio kompetencji Papieskiej Rady do spraw Krzewienia Nowej Ewangelizacji.

Ewangelizacja zajmuje pierwsze miejsce w życiu Kościoła i w codziennym nauczaniu papieża Franciszka. Nie może być inaczej. Ewangelizacja jest zadaniem, które Zmartwychwstały Pan powierzył swojemu Kościołowi, aby był on w świecie, w każdym czasie, wiernym zwiastunem jego Ewangelii. Jeśli zapomnielibyśmy o tym zadaniu, to oznaczałoby, że Wspólnota chrześcijańska stała się jednym z wielu stowarzyszeń dobroczynnych, mocnym przedsiębiorstwem dzięki 2000 lat swojej historii, ale przestała być Kościołem Chrystusa. Perspektywa papieża Franciszka wpisuje się między innymi w silny nurt nauczania Papieża Pawła VI w Evangelii nuntiandi z 1975 roku. Obydwa te dokumenty odnoszą się do bogactwa wypływającego z Soboru Watykańskiego II, który w sprawach dotyczących katechezy znalazł swój wyraz i punkt kulminacyjny w dokumencie Catechesi tradendae z 1979 roku, opublikowanym przez św. Jana Pawła II.

Katecheza zatem musi być intymnie połączona z dziełem ewangelizacji i nie może się bez niego obyć. Potrzebuje ona przyjąć cechy charakterystyczne, które są przynależne ewangelizacji, bez wpadania jednak w pokusę zastąpienia jej lub też narzucenia ewangelizacji własnych zasad metodologicznych. W tej relacji prymat należy do ewangelizacji, a nie do katechezy. To pozwala nam zrozumieć, dlaczego w świetle Evangelii gaudium niniejsze Dyrektorium wspiera “katechezę kerygmatyczną “.

Sercem katechezy jest zgłoszenie osoby Jezusa Chrystusa, która przekracza ograniczenia czasu i przestrzeni, aby zaprezentować sie każdemu pokoleniu jako nowość, która ofiaruje się po to, aby człowiek osiągnął sens życia. W tej perspektywie zostaje wskazana rzecz fundamentalna, którą katecheza musi sobie przyswoić, a mianowicie: miłosierdzie. Kerygmat jest głoszeniem Miłosierdzia Ojca, który wychodzi na spotkanie grzesznika, nie uznając go za wyłączonego, lecz zapraszając w sposób uprzywilejowany na ucztę zbawienia, która polega na przebaczeniu grzechów. To właśnie w tym kontekście rodzi się doświadczenie katechumenatu jako ofiarowanego przebaczenia i jako następującego po nim nowego życia w komunii z Bogiem.

Centralne miejsce kerygmatu powinno być zrozumiane w sensie jakościowym, a nie czasowym. Koniecznym jest bowiem, aby kerygmat był obecny we wszystkich fazach katechezy i w każdej katechezie. W ten sposób dokonuje się pierwsze głoszenie, które zawsze powinno być zrobione, ponieważ Chrystus jest jedynym, który jest nieodzowny w całym procesie katechezy. Wiara nie jest czymś oczywistym, co wydobywa się na powierzchnię w chwili, gdy jest ona potrzebne, ale jest aktem wolności, który angażuje człowieka w całym jego życiu. Dyrektorium zatem czyni z kerygmatu centralne miejsce, wyrażając go w sensie trynitarnym, jako zaangażowanie całego Kościoła. Katecheza, jak to zostało ujęte w Dyrektorium, charakteryzuje się tym wymiarem oraz skutkami, jakie wnosi w życie osób. Cała katecheza w tym ujęciu otrzymuje szczególną wartość, która wyraża się w ciągłym pogłębianiu przekazu ewangelicznego. Katecheza ma na celu osiągnięcie poznania miłości chrześcijańskiej, która prowadzi tych, którzy ją przyjęli, do stania się uczniami-ewangelizatorami.

Dyrektorium dotyka różnych tematów, odsyłając jednocześnie do tego podstawowego zadania opisanego powyżej. Pierwszym wymiarem jest mistagogia, która jest zaprezentowana poprzez dwa elementy uzupełniające się wzajemnie: po pierwsze, to odnowione dowartościowanie znaków liturgicznych inicjacji chrześcijańskiej; po drugie, to stopniowe dojrzewanie procesu formacyjnego, w który jest zaangażowana cała wspólnota. Mistagogia jest uprzywilejowaną drogą, którą powinniśmy naśladować, ale nie jest ona fakultatywna procesie katechetyczny. Pozostaje ona momentem obowiązkowym, ponieważ włącza się stopniowo i coraz bardziej w misterium, które się wyznaje i które się celebruje. Jest ona świadomością prymatu tajemnicy, która sprawia, że katecheza nie izoluje kerygmatu z jego naturalnego kontekstu. Głoszenie wiary jest zawsze głoszeniem tajemnicy miłości Boga, który staje się człowiekiem dla naszego zbawienia. Odpowiedzią na to głoszenie nie może być nic innego, jak tylko przyjęcia w sobie tajemnicy Chrystusa, pozwalając oświetlić światłem tego Misterium własne, osobiste doświadczenia (por. Gaudium et spes 22) .

Kolejną nowością Dyrektorium jest relacja pomiędzy ewangelizacją a katechumenatem w ich różnych ujęciach (por. n. 62). Pilnie potrzeba dokonać nawrócenia pastoralnego, aby uwolnić katechezę od tych powiązań, które nie pozwalają jej osiągnąć pełnej skuteczności. Po pierwsze możemy to dostrzec w pewnym schemacie edukacyjnym, według którego katecheza inicjacji chrześcijańskiej jest przeżywana w paradygmacie nauczania szkolnego. Katecheta zastępuje nauczycielkę, klasa szkolna staje się katechetyczną, kalendarz szkolny jest tożsamy z katechetycznym… Po drugie zauważamy pewną mentalność, według której katecheza jest zrobiona po to, aby otrzymać Sakrament (np. Komunii Świętej lub Bierzmowania). Stąd też oczywistym staje się, że gdy zakończy się inicjacja chrześcijańska przeprowadzona w ten sposób w szkole, natychmiast stworzy się pustka po katechezie. Po trzecie duszpasterstwo instrumentalizuje w ten sposób sam Sakrament, szczególnie w momencie, gdy czas udzielenia Sakramentu (np. Bierzmowania) jest ustalany ze względu na strategię duszpasterską, czyli po to, by nie stracić małej grupki młodych, która pozostała na parafii, nie zwracając przy tym kompletnie uwagi na samo znaczenie Sakramentu, który posiada on w sobie samym oraz w ekonomii życia chrześcijańskiego.

Papież Franciszek napisał że “głosić Chrystusa znaczy ukazać, że wierzyć w Niego i naśladować Go jest nie tylko rzeczą prawdziwą i sprawiedliwą, ale także piękną, zdolną napełnić życie nowym blaskiem i głęboką radością, nawet pośród trudnych doświadczeń. W tej perspektywie wszystkie formy autentycznego piękna mogą być uznane za drogę prowadzącą do spotkania z Panem Jezusem. […]Tak więc konieczne jest, aby formacja w via pulchritudinis została włączona w przekazywanie wiary.” (Evangelii Gaudium, 167). Wymiar o szczególnej wartości innowacyjnej w dziedzinie katechezy może być wyrażony przez drogę piękna przede wszystkim po to, aby pozwolić poznać wielkie dziedzictwo sztuki literatury i muzyki, którą każdy Kościół lokalny posiada. W tym sensie jest zrozumiałym, dlaczego Dyrektorium postawiło drogę piękna, jako jest nowe źródeł katechezy (por. nn. 106-109) .

Ostatni wymiar zaproponowany przez Dyrektorium znajduje się w pomocy, jaką oferuje ono poprzez stopniowe włączanie się w misterium wiary. To stopniowe włączanie nie może być zredukowane do jednego tylko wymiaru wiary lub też katechezy. Teologia stawia pytania narzędziami rozumu odnośnie objawionej tajemnicy. Liturgia celebruje i przywołuje misterium w życiu sakramentalnym. Miłość chrześcijańska odkrywa tajemnicę bliźniego, który wyciąga rękę z prośbą o pomoc. W tym nurcie katecheza podprowadza stopniowo do przyjęcia i do życia w sposób globalny tajemnicą codziennej egzystencji. Dyrektorium przedstawia wizję progresywnego wejścia w tajemnicę , jako własne podejście, zapraszając jednocześnie do takiego jej wyrażenia katechezą, aby potrafiła ona utrzymać w jedności tą tajemnicę, jakkolwiek wyartykułowana by ona nie była na różnych etapach swojej ekspresji. Tajemnica, gdy jest przyjęta w całej swej głębokiej realności, wymaga ciszy. Prawdziwa katecheza nigdy nie będzie starała się wyrazić wszystkiego o misterium Boga, przeciwnie, jej zadaniem będzie wprowadzenie w życie kontemplacyjne tajemnicy, czyniąc z ciszy swoją zdobycz.

Dyrektorium prezentuje zatem katechezę kerygmatyczną nie jako jakąś abstrakcyjną teorię, ale przede wszystkim jako narzędzie o silnej wartości egzystencjalnej. Katecheza ta znajduje swój mocny punkt w spotkaniu, które pozwala na wyrażenie obecności Boga w życiu każdego człowieka. Bóg bliski, kocha i podąża za wydarzeniami naszej historii, ponieważ wcielenie Syna angażuje Go w sposób bezpośredni. Katecheza musi zaangażować każdego: katechetę i katechizowanego, w doświadczenie tej obecności i w poczucie zaangażowania w dzieło miłosierdzia. Tego rodzaju katecheza pozwala odkryć, że wiara jest realnie spotkaniem z osobą, jeszcze zanim stanie się propozycją moralną. Dzięki temu chrześcijaństwo nie jest jakąś religią z przeszłości, ale wydarzeniem dokonującym się w obecnym czasie. Doświadczenie takie jak to pozwala zrozumieć wolność osobistą, ponieważ jest rezultatem odkrycia prawdy, która czyni wolnym (por. J 8,31).

Katecheza która daje prymat kerygmatowi, stawia się jednocześnie w opozycji do jakiegokolwiek narzucania, chociażby nawet w sprawie jakiegoś oczywistego dowodu, który nie pozwala na ucieczkę. Wybór wiary, zanim jeszcze rozważy się zawartość do której przylega dzięki własnej zgodzie, jest aktem wolności, ponieważ dokonujący go człowiek odkrywa najpierw, że jest kochanym. W tej przestrzeni dobrze jest rozważyć uważnie to, co Dyrektorium proponuje w temacie ważności aktu wiary w jego podwójnym wyrażeniu (por. n 18). Zbyt długo katecheza skupiała się na zaangażowaniu w przedstawienie zawartości wiary oraz w to, jaką pedagogiką posłużyć się w tym przedstawianiu, pomijając niestety moment najbardziej decydujący, jakim jest sam akt wybrania wiary i udzielenia własnej zgody na ten wybór.

Chciałbym, aby to nowe Dyrektorium o katechezie, mogło być prawdziwą pomocą i wsparciem w odnowieniu katechezy w ramach całościowego procesu ewangelizacji, który Kościół realizuje od 2000 lat, aby świat dzięki temu mógł spotkać Jezusa z Nazaretu, Syna Bożego, który stał się człowiekiem dla naszego zbawienia.

[00812-PL.01] [Testo originale: Italiano]

Intervento di S.E. Mons. Octavio Ruiz Arenas

Papa Benedetto XVI, nel trasferire la responsabilità della catechesi al Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, ha voluto sottolineare l'importantissimo ruolo della catechesi nella realizzazione della missione fondamentale della Chiesa: l'evangelizzazione. Proprio in una delle sessioni finali della XIII Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi su "La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana", aveva espresso questa intenzione, che ha concretizzato il 16 gennaio 2013 con la pubblicazione della Lettera Apostolica Fides per Doctrinam, nella quale si afferma che la fede ha bisogno di essere sostenuta con una dottrina capace di illuminare la mente e il cuore dei credenti, poiché il particolare momento storico in cui viviamo, segnato tra l'altro da una drammatica crisi di fede, richiede una consapevolezza che risponda alle grandi speranze che sorgono nel cuore dei credenti a causa delle nuove domande che sfidano il mondo e la Chiesa. L'intelligenza della fede, quindi, richiede sempre che i suoi contenuti siano espressi con un linguaggio nuovo, capace di presentare la speranza presente nei credenti a tutti coloro che chiedono la loro ragione (cfr 1 Pt 3,15).

La catechesi è chiamata a un rinnovamento che non può consistere solo in un cambiamento di strategia, o nell'elaborazione di discorsi semplicemente più attraenti. Questo Pontificio Consiglio, quindi, ha avuto fin dall'inizio come una delle sue principali prerogative la trasmissione della fede come parte essenziale della realizzazione della missione che il Signore ha affidato alla Chiesa, unitamente alla consapevolezza di come la testimonianza di fede è vissuta nella società odierna. Infatti, la Chiesa non vive più in un regime di cristianità ma in una società secolarizzata, in cui il fenomeno della lontananza dalla fede è aggravato dal senso del sacro ormai perduto e la scala dei valori cristiani messa in discussione. Molti dei fedeli non sempre sono pienamente convinti di ciò in cui credono, o consapevoli dei fondamenti della fede che professano e talvolta non ne hanno un'esperienza autentica. Sulla base di ciò dobbiamo essere consci che molti battezzati non hanno mai ricevuto un'iniziazione cristiana, non sono stati incoraggiati dal kerygma, non hanno raggiunto un incontro personale con Cristo o non hanno avuto il sostegno e l'accompagnamento della comunità cristiana.

Per approfondire il rapporto catechesi-evangelizzazione, questo Pontificio Consiglio ha organizzato una serie di incontri con i vescovi e i responsabili dei dipartimenti di nuova evangelizzazione e catechesi delle Conferenze episcopali di America Latina, Europa e Stati Uniti. Poi nel marzo 2015, qui a Roma, un seminario di studio con esperti del mondo accademico e delle organizzazioni pastorali nel campo della catechesi, ha operato nell’intento di dare una visione globale della situazione della catechesi. Si è ritenuto necessario, inoltre, approfondire la comprensione di come l'attività catechistica si inserisce nel processo di nuova evangelizzazione. Così, nel maggio 2015, è stata elaborata una bozza di documento dal titolo «Catechesi e nuova evangelizzazione» che, partendo dal Direttorio generale per la catechesi, ha assunto quanto indicato da Papa Francesco nell'esortazione apostolica Evangelii gaudium. Questo progetto è stato presentato ai Membri di questo Pontificio Consiglio durante la II Assemblea Plenaria, tenutasi dal 27 al 29 maggio 2015, e alla fine è stato deciso che sarebbe stato più opportuno effettuare un aggiornamento del Direttorio del 1997.

Per svolgere questo compito è stata convocata a Roma una Commissione di esperti per esaminare il Direttorio generale per la catechesi e richiedere le loro proposte di aggiornamento. Questa Commissione era composta da dodici esperti provenienti da Brasile, Colombia, Messico, Stati Uniti e vari paesi europei (Croazia, Francia, Italia, Polonia, Regno Unito, Spagna e Ucraina), oltre ai superiori del Pontificio Consiglio, un vescovo delle Chiese orientali, sei sacerdoti, una religiosa, tre laiche e un laico. Si sono svolti tre incontri durante l’anno 2016. Nel primo è stato esaminato il suddetto Direttorio e si è preso atto dei punti da rivedere e aggiornare, nel secondo sono stati condivisi i vari suggerimenti, ed infine, nel terzo è stato redatto un documento che ha cercato di riflettere le conclusioni raggiunte durante le tre sessioni. Questo testo è stato ampiamente studiato e si è concluso che era più opportuno rielaborare un nuovo Direttorio che rispondesse in modo più diretto alle sfide che si presentano oggi per la Chiesa, tenendo conto dei grandi cambiamenti culturali avvenuti negli ultimi anni ed altresì del ricco magistero pontificio di questo periodo. Preparata una prima bozza, è stata inviata nell'aprile 2017 a più di cento esperti dei cinque continenti: cardinali, vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e laici competenti in Sacra Scrittura, teologia, catechesi, liturgia e teologia pastorale. Sono state consultate anche diverse Conferenze episcopali e alcune Università, nonché i membri del Consiglio Internazionale di Catechesi (Co.In.Cat.) e i commenti ricevuti sono stati presi in considerazione per la stesura di una seconda bozza. Nel settembre 2017 si è tenuto un incontro con i Consultori del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione nel quale è stata fatta una speciale riflessione sul tema dei giovani e della pietà popolare, temi importanti nella preparazione del Direttorio stesso.

Durante la IV Assemblea Plenaria (27-29 settembre 2017), gli Eminenti ed Eccellenti Membri hanno approvato in sostanza la quarta bozza del Direttorio e nei giorni 16-17 ottobre il Consiglio Internazionale di Catechesi riunito ha discusso alcuni temi di interesse per il nuovo Direttorio quali la realtà giovanile, la cultura digitale, la pietà popolare e la catechesi per e con persone con disabilità.

A partire da questi incontri si è proceduto a ulteriori consultazioni, con le necessarie correzioni, fino a raggiungere il testo attuale del nuovo Direttorio per la Catechesi: dopo dodici bozze e quasi sei anni di lavoro è stato approvato dal Santo Padre il 23 marzo u.s., nella memoria liturgica di san Turibio di Mogrovejo, e ne ha ordinato la pubblicazione.

[00813-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Intervento di S.E. Mons. Franz-Peter Tebartz-van Elst

Dopo la presentazione da parte del Presidente e del Segretario dei contenuti e delle linee guida del nuovo Direttorio, vorrei infine indicare brevemente alcuni aspetti che sono importanti per lavorare con il nuovo documento in questi tempi.

Mi sembra che ci siano sette punti sui quali dobbiamo riflettere.

1. Il nuovo Direttorio è molto attento ai segni dei tempi e cerca di interpretarli alla luce del Vangelo - come dice la Costituzione pastorale del Concilio Vaticano II, Gaudium et spes.

Infatti questi sono le principali sfide di una cultura digitale, il contesto della trasmissione della fede nella famiglia nella sua composizione intergenerazionale.

Inoltre, il nuovo Direttorio presta grande attenzione a tutte le questioni relative alla crisi ecologica e, per quanto riguarda la catechesi, fa riferimento all´Enciclica papale Laudato Si´.

In questa considerazione dei segni dei tempi, c´è un orientamento del Direttorio che non assume una posizione unilaterale e indifferenziata da una parte, ma aiuta a considerare opportunità e limiti in modo adeguato. Tale riflessione crea la motivazione per agire appropriatamente in un corrispondente campo di apprendimento catechetico.

2. In questo contesto, il nuovo Direttorio per la catechesi dà più coraggio al contenuto della fede. Basato sulla Lettera Apostolica di Papa Francesco Evangelii gaudium, il kerygma non è quindi inteso in senso stretto come una fede racchiusa in alcune frasi, ma come una testimonianza che crea nuove testimonianze.

3. In riferimento all´Esortazione Apostolica Evangelii nuntiandi dell'anno 1975 e in gran parte ispirato dal documento Evangelii gaudium, il nuovo Direttorio sottolinea l´importanza della catechesi come parte indispensabile per un più ampio processo di evangelizzazione. Anche in questo senso il Direttorio attuale è continuità e innovazione allo stesso tempo.

Sottolineando le responsabilità specifiche per la catechesi – dal vescovo come primo catechista della sua diocesi ai nonni – la catechesi non può essere delegata ma è l’essenza più intima di tutte le forme e i modi di predicare la fede.

4. Come il precedente Direttorio dell'anno 1997, l’attuale documento orienta il processo di qualsiasi catechesi basato sul catecumenato come via originale di iniziazione cristiana. Soprattutto sotto le attuali sfide di una pastorale missionaria, il catecumenato sta diventando un paradigma nel contenuto e nella struttura per insegnare e interiorizzare la fede personalmente. È così che cresce il possesso di un´identità cristiana ed ecclesiale.

5. A partire dalla Lettera Apostolica Amoris laetitia il nuovo Direttorio promuove anche lo sviluppo di un catecumenato-matrimonio in questo senso in analogia al processo di iniziazione, per enfatizzare la fase preparatoria del matrimonio nel suo significato catechistico.

6. Più dei precedenti Direttorii del 1971 e del 1997, l´attuale documento sottolinea un´idea centrale della Lettera Apostolica Evangelii gaudium. In essa Papa Francesco parla espressamente dell´importanza della via pulchritudinis come punto di partenza centrale per l´evangelizzazione in epoca postmoderna. Questa delinea la comprensione che la bellezza non deve essere fraintesa come estetismo, ma piuttosto - sulle orme di Papa Benedetto XVI – che la verità è bella e la bellezza è vera.

7. La grande aspettativa del nuovo Direttorio per la catechesi – specialmente nei paesi anglosassoni e dell’Europa sud e est, negli Stati Uniti e nell'America-nord e sud, in Africa e in Asia – mostra che la catechesi ha bisogno dello scambio di Chiese nel mondo. Il grande impegno di molte Chiese locali nello sviluppo dei propri Direttorii diocesani per la catechesi acquisirà nuova ispirazione e motivazione dal nuovo documento.

Questa è la mia esperienza derivata dalle molteplici conferenze sulla catechesi a cui ho potuto partecipare negli ultimi anni nelle varie Chiese locali e dalle considerazioni che molte persone mi hanno espresso, insieme alla loro grande aspettativa e gioia per il nuovo documento.

[00814-IT.01] [Testo originale: Italiano]

[B0356-XX.02]