Messaggio del Santo Padre
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Alle ore 12.10, dai cancelli dell’Altare della Confessione, all’interno della Basilica Vaticana, il Santo Padre Francesco ha rivolto ai fedeli che lo ascoltavano attraverso la radio e la televisione il Messaggio Pasquale.
Quindi, dopo l’annuncio della concessione dell’indulgenza dato dal Cardinale Angelo Comastri, Arciprete della Basilica di San Pietro, il Papa ha impartito la Benedizione “Urbi et Orbi”.
Pubblichiamo di seguito il Messaggio Pasquale del Santo Padre:
Messaggio del Santo Padre
Cari fratelli e sorelle, buona Pasqua!
Oggi riecheggia in tutto il mondo l’annuncio della Chiesa: “Gesù Cristo è risorto!” – “È veramente risorto!”.
Come una fiamma nuova questa Buona Notizia si è accesa nella notte: la notte di un mondo già alle prese con sfide epocali ed ora oppresso dalla pandemia, che mette a dura prova la nostra grande famiglia umana. In questa notte è risuonata la voce della Chiesa: «Cristo, mia speranza, è risorto!» (Sequenza pasquale).
È un altro “contagio”, che si trasmette da cuore a cuore – perché ogni cuore umano attende questa Buona Notizia. È il contagio della speranza: «Cristo, mia speranza, è risorto!». Non si tratta di una formula magica, che faccia svanire i problemi. No, la risurrezione di Cristo non è questo. È invece la vittoria dell’amore sulla radice del male, una vittoria che non “scavalca” la sofferenza e la morte, ma le attraversa aprendo una strada nell’abisso, trasformando il male in bene: marchio esclusivo del potere di Dio.
Il Risorto è il Crocifisso, non un altro. Nel suo corpo glorioso porta indelebili le piaghe: ferite diventate feritoie di speranza. A Lui volgiamo il nostro sguardo perché sani le ferite dell’umanità afflitta.
Il mio pensiero quest’oggi va soprattutto a quanti sono stati colpiti direttamente dal coronavirus: ai malati, a coloro che sono morti e ai familiari che piangono per la scomparsa dei loro cari, ai quali a volte non sono riusciti a dare neanche l’estremo saluto. Il Signore della vita accolga con sé nel suo regno i defunti e doni conforto e speranza a chi è ancora nella prova, specialmente agli anziani e alle persone sole. Non faccia mancare la sua consolazione e gli aiuti necessari a chi si trova in condizioni di particolare vulnerabilità, come chi lavora nelle case di cura, o vive nelle caserme e nelle carceri. Per molti è una Pasqua di solitudine, vissuta tra i lutti e i tanti disagi che la pandemia sta provocando, dalle sofferenze fisiche ai problemi economici.
Questo morbo non ci ha privato solo degli affetti, ma anche della possibilità di attingere di persona alla consolazione che sgorga dai Sacramenti, specialmente dell’Eucaristia e della Riconciliazione. In molti Paesi non è stato possibile accostarsi ad essi, ma il Signore non ci ha lasciati soli! Rimanendo uniti nella preghiera, siamo certi che Egli ha posto su di noi la sua mano (cfr Sal 138,5), ripetendoci con forza: non temere, «sono risorto e sono sempre con te» (cfr Messale Romano)!
Gesù, nostra Pasqua, dia forza e speranza ai medici e agli infermieri, che ovunque offrono una testimonianza di cura e amore al prossimo fino allo stremo delle forze e non di rado al sacrificio della propria salute. A loro, come pure a chi lavora assiduamente per garantire i servizi essenziali necessari alla convivenza civile, alle forze dell’ordine e ai militari che in molti Paesi hanno contribuito ad alleviare le difficoltà e le sofferenze della popolazione, va il nostro pensiero affettuoso con la nostra gratitudine.
In queste settimane, la vita di milioni di persone è cambiata all’improvviso. Per molti, rimanere a casa è stata un’occasione per riflettere, per fermare i frenetici ritmi della vita, per stare con i propri cari e godere della loro compagnia. Per tanti però è anche un tempo di preoccupazione per l’avvenire che si presenta incerto, per il lavoro che si rischia di perdere e per le altre conseguenze che l’attuale crisi porta con sé. Incoraggio quanti hanno responsabilità politiche ad adoperarsi attivamente in favore del bene comune dei cittadini, fornendo i mezzi e gli strumenti necessari per consentire a tutti di condurre una vita dignitosa e favorire, quando le circostanze lo permetteranno, la ripresa delle consuete attività quotidiane.
Non è questo il tempo dell’indifferenza, perché tutto il mondo sta soffrendo e deve ritrovarsi unito nell’affrontare la pandemia. Gesù risorto doni speranza a tutti i poveri, a quanti vivono nelle periferie, ai profughi e ai senza tetto. Non siano lasciati soli questi fratelli e sorelle più deboli, che popolano le città e le periferie di ogni parte del mondo. Non facciamo loro mancare i beni di prima necessità, più difficili da reperire ora che molte attività sono chiuse, come pure le medicine e, soprattutto, la possibilità di adeguata assistenza sanitaria. In considerazione delle circostanze, si allentino pure le sanzioni internazionali che inibiscono la possibilità dei Paesi che ne sono destinatari di fornire adeguato sostegno ai propri cittadini e si mettano in condizione tutti gli Stati, di fare fronte alle maggiori necessità del momento, riducendo, se non addirittura condonando, il debito che grava sui bilanci di quelli più poveri.
Non è questo il tempo degli egoismi, perché la sfida che stiamo affrontando ci accomuna tutti e non fa differenza di persone. Tra le tante aree del mondo colpite dal coronavirus, rivolgo uno speciale pensiero all’Europa. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, questo continente è potuto risorgere grazie a un concreto spirito di solidarietà che gli ha consentito di superare le rivalità del passato. È quanto mai urgente, soprattutto nelle circostanze odierne, che tali rivalità non riprendano vigore, ma che tutti si riconoscano parte di un’unica famiglia e si sostengano a vicenda. Oggi l’Unione Europea ha di fronte a sé una sfida epocale, dalla quale dipenderà non solo il suo futuro, ma quello del mondo intero. Non si perda l’occasione di dare ulteriore prova di solidarietà, anche ricorrendo a soluzioni innovative. L’alternativa è solo l’egoismo degli interessi particolari e la tentazione di un ritorno al passato, con il rischio di mettere a dura prova la convivenza pacifica e lo sviluppo delle prossime generazioni.
Non è questo il tempo delle divisioni. Cristo nostra pace illumini quanti hanno responsabilità nei conflitti, perché abbiano il coraggio di aderire all’appello per un cessate il fuoco globale e immediato in tutti gli angoli del mondo. Non è questo il tempo in cui continuare a fabbricare e trafficare armi, spendendo ingenti capitali che dovrebbero essere usati per curare le persone e salvare vite. Sia invece il tempo in cui porre finalmente termine alla lunga guerra che ha insanguinato l’amata Siria, al conflitto in Yemen e alle tensioni in Iraq, come pure in Libano. Sia questo il tempo in cui Israeliani e Palestinesi riprendano il dialogo, per trovare una soluzione stabile e duratura che permetta ad entrambi di vivere in pace. Cessino le sofferenze della popolazione che vive nelle regioni orientali dell’Ucraina. Si ponga fine agli attacchi terroristici perpetrati contro tante persone innocenti in diversi Paesi dell’Africa.
Non è questo il tempo della dimenticanza. La crisi che stiamo affrontando non ci faccia dimenticare tante altre emergenze che portano con sé i patimenti di molte persone. Il Signore della vita si mostri vicino alle popolazioni in Asia e in Africa che stanno attraversando gravi crisi umanitarie, come nella Regione di Cabo Delgado, nel nord del Mozambico. Riscaldi il cuore delle tante persone rifugiate e sfollate, a causa di guerre, siccità e carestia. Doni protezione ai tanti migranti e rifugiati, molti dei quali sono bambini, che vivono in condizioni insopportabili, specialmente in Libia e al confine tra Grecia e Turchia. E non voglio dimenticare l’isola di Lesbo. Permetta in Venezuela di giungere a soluzioni concrete e immediate, volte a consentire l’aiuto internazionale alla popolazione che soffre a causa della grave congiuntura politica, socio-economica e sanitaria.
Cari fratelli e sorelle,
indifferenza, egoismo, divisione, dimenticanza non sono davvero le parole che vogliamo sentire in questo tempo. Vogliamo bandirle da ogni tempo! Esse sembrano prevalere quando in noi vincono la paura e la morte, cioè quando non lasciamo vincere il Signore Gesù nel nostro cuore e nella nostra vita. Egli, che ha già sconfitto la morte aprendoci la strada dell’eterna salvezza, disperda le tenebre della nostra povera umanità e ci introduca nel suo giorno glorioso che non conosce tramonto.
Con queste riflessioni, vorrei augurare a tutti voi una buona Pasqua.
[00485-IT.02] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua francese
Chers frères et sœurs, bonne fête de Pâques!
Aujourd’hui retentit dans le monde entier l’annonce de l’Eglise: “Jésus Christ est ressuscité!” - “Il est vraiment ressuscité!”.
Comme une nouvelle flamme, cette Bonne Nouvelle s’est allumée dans la nuit: la nuit d’un monde déjà aux prises avec des défis du moment et maintenant opprimé par la pandémie, qui met à dure épreuve notre grande famille humaine. En cette nuit la voix de l’Eglisea résonné : «Le Christ, mon espérance, est ressuscité!» (Séquence pascale).
C’est une autre “contagion”, qui se transmet de cœur à cœur – parce que tout cœur humain attend cette Bonne Nouvelle. C’est la contagion de l’espérance: «Le Christ, mon espérance, est ressuscité!» Il ne s’agit pas d’une formule magique, qui fait s’évanouir les problèmes. Non, la résurrection du Christ n’est pas cela. Elle est au contraire la victoire de l’amour sur la racine du mal, une victoire qui “ n’enjambepas” la souffrance et la mort, mais les traverse en ouvrant une route dans l’abime, transformant le mal en bien: marque exclusive de la puissance de Dieu.
Le Ressuscité est le Crucifié, pas un autre. Dans son corps glorieux il porte, indélébiles, les plaies: blessures devenues fissures d’espérance. Nous tournons notre regard vers lui pour qu’il guérisse les blessures de l’humanité accablée.
Aujourd’hui ma pensée va surtout à tous ceux qui ont été directement touchés par le coronavirus: aux malades, à ceux qui sont morts et aux familles qui pleurent la disparition de leurs proches, auxquels parfois elles n’ont même pas pu dire un dernier au revoir. Que le Seigneur de la vie accueille avec lui dans son royaume les défunts et qu’il donne réconfort et espérance à ceux qui sont encore dans l’épreuve, spécialement aux personnes âgées et aux personnes seules. Que sa consolation ne manque pas, ni les aides nécessaires à ceux qui se trouvent dans des conditions de vulnérabilité particulière, comme ceux qui travaillent dans les maisons de santé, ou qui vivent dans les casernes et dans les prisons. Pour beaucoup, c’est une Pâques de solitude, vécue dans les deuils et les nombreuses difficultés que la pandémie provoque, des souffrances physiques aux problèmes économiques.
Cette maladie ne nous a pas privé seulement des affections, mais aussi de la possibilité d’avoir recours en personne à la consolation qui jaillit des Sacrements, spécialement de l’Eucharistie et de la Réconciliation. Dans de nombreux pays il n’a pas été possible de s’en approcher, mais le Seigneur ne nous a pas laissés seuls! Restant unis dans la prière, nous sommes certains qu’il a mis sa main sur nous (cf. Ps 138, 5), nous répétant avec force: ne crains pas, «je suis ressuscité et je suis toujours avec toi» (cf. Missel romain)!
Que Jésus, notre Pâque, donne force et espérance aux médecins et aux infirmiers, qui partout offrent au prochain un témoignage d’attention et d’amour jusqu’à l’extrême de leurs forces et souvent au sacrifice de leur propre santé. A eux, comme aussi à ceux qui travaillent assidument pour garantir les services essentiels nécessaires à la cohabitation civile, aux forces de l’ordre et aux militaires qui en de nombreux pays ont contribué à alléger les difficultés et les souffrances de la population, va notre pensée affectueuse, avec notre gratitude.
Au cours de ces semaines, la vie de millions de personnes a changé à l’improviste. Pour beaucoup, rester à la maison a été une occasion pour réfléchir, pour arrêter les rythmes frénétiques de la vie, pour être avec ses proches et jouir de leur compagnie. Pour beaucoup cependant c’est aussi un temps de préoccupation pour l’avenir qui se présente incertain, pour le travail que l’on risque de perdre et pour les autres conséquences que la crise actuelle porte avec elle. J’encourage tous ceux qui ont des responsabilités politiques à s’employer activement en faveur du bien commun des citoyens, fournissant les moyens et les instruments nécessaires pour permettre à tous de mener une vie digne et pour favoriser, quand les circonstances le permettront, la reprise des activités quotidiennes habituelles.
Ce temps n’est pas le temps de l’indifférence, parce que tout le monde souffre et tous doivent se retrouver unis pour affronter la pandémie. Jésus ressuscité donne espérance à tous les pauvres, à tous ceux qui vivent dans les périphéries, aux réfugiés et aux sans-abri. Que ces frères et sœurs plus faibles, qui peuplent les villes et les périphéries de toutes les parties du monde, ne soient pas laissés seuls. Ne les laissons pas manquer des biens de première nécessité, plus difficiles à trouver maintenant alors que beaucoup d’activités sont arrêtées, ainsi que les médicaments et, surtout, la possibilité d’une assistance sanitaire convenable. Vu les circonstances, que soient relâchées aussi les sanctions internationales qui empêchent aux pays qui en sont l’objet de fournir un soutien convenable à leurs citoyens, et que tous les Etats se mettent en condition d’affronter les besoins majeurs du moment, en réduisant, si non carrément en remettant, la dette qui pèse sur les budgets des États les plus pauvres.
Ce temps n’est pas le temps des égoïsmes, parce que le défi que nous affrontons nous unit tous et ne fait pas de différence entre les personnes. Parmi les nombreuses régions du monde frappées par le coronavirus, j’adresse une pensée spéciale à l’Europe. Après la deuxième guerre mondiale, ce continent a pu renaître grâce à un esprit concret de solidarité qui lui a permis de dépasser les rivalités du passé. Il est plus que jamais urgent, surtout dans les circonstances actuelles, que ces rivalités ne reprennent pas vigueur, mais que tous se reconnaissent membres d’une unique famille et se soutiennent réciproquement. Aujourd’hui, l’Union Européenne fait face au défi du moment dont dépendra, non seulement son avenir, mais celui du monde entier. Que ne se soit pas perdue l’occasion de donner une nouvelle preuve de solidarité, même en recourant à des solutions innovatrices. L’alternative est seulement l’égoïsme des intérêts particuliers et la tentation d’un retour au passé, avec le risque de mettre à dure épreuve la cohabitation pacifique et le développement des prochaines générations.
Ce temps n’est pas le temps des divisions. Que le Christ notre paix éclaire tous ceux qui ont des responsabilités dans les conflits, pour qu’ils aient le courage d’adhérer à l’appel pour un cessez le feu mondial et immédiat dans toutes les régions du monde. Ce n’est pas le temps de continuer à fabriquer et à trafiquer des armes, dépensant des capitaux énormes qui devraient être utilisés pour soigner les personnes et sauver des vies. Que ce soit au contraire le temps de mettre finalement un terme à la longue guerre qui a ensanglanté la Syrie bien-aimée, au conflit au Yémen et aux tensions en Irak, comme aussi au Liban. Que ce temps soit le temps où Israéliens et Palestiniens reprennent le dialogue, pour trouver une solution stable et durable qui permette à tous deux de vivre en paix. Que cessent les souffrances de la population qui vit dans les régions orientales de l’Ukraine. Que soit mis fin aux attaques terroristes perpétrées contre tant de personnes innocentes en divers pays de l’Afrique.
Ce temps n’est pas le temps de l’oubli. Que la crise que nous affrontons ne nous fasse pas oublier tant d’autres urgences qui portent avec elles les souffrances de nombreuses personnes. Que le Seigneur de la vie se montre proche des populations en Asie et en Afrique qui traversent de graves crises humanitaires, comme dans la région de Cabo Delgado, au nord du Mozambique. Qu’il réchauffe le cœur des nombreuses personnes réfugiées et déplacées, à cause de guerres, de sécheresse et de famine. Qu’il donne protection aux nombreux migrants et réfugiés, beaucoup d’entre eux sont des enfants, qui vivent dans des conditions insupportables, spécialement en Libye et aux frontières entre la Grèce et la Turquie. Et je ne veux pas oublier l’île de Lesbos. Qu’il permette au Venezuela d’arriver à des solutions concrètes et immédiates pour accorder l’aide internationale à la population qui souffre à cause de la grave conjoncture politique, socio-économique et sanitaire.
Chers frères et sœurs,
indifférence, égoïsme, division, oubli ne sont pas vraiment les paroles que nous voulons entendre en ce temps. Nous voulons les bannir en tout temps! Elles semblent prévaloir quand la peur et la mort sont victorieuses en nous, c’est-à-dire lorsque nous ne laissons pas le Seigneur Jésus vaincre dans notre cœur et dans notre vie. Lui, qui a déjà détruit la mort nous ouvrant le chemin du salut éternel, qu’il disperse les ténèbres de notre pauvre humanité et nous introduise dans son jour glorieux qui ne connaît pas de déclin.
Par ces réflexions, je voudrais souhaiter à vous tous une bonne fête de Pâques.
[00485-FR.02] [Texte original: Italien]
Traduzione in lingua inglese
Dear brothers and sisters, Happy Easter!
Today the Church’s proclamation echoes throughout the world: “Jesus Christ is risen!” – “He is truly risen!”.
Like a new flame this Good News springs up in the night: the night of a world already faced with epochal challenges and now oppressed by a pandemic severely testing our whole human family. In this night, the Church’s voice rings out: “Christ, my hope, has arisen!” (Easter Sequence).
This is a different “contagion”, a message transmitted from heart to heart – for every human heart awaits this Good News. It is the contagion of hope: “Christ, my hope, is risen!”. This is no magic formula that makes problems vanish. No, the resurrection of Christ is not that. Instead, it is the victory of love over the root of evil, a victory that does not “by-pass” suffering and death, but passes through them, opening a path in the abyss, transforming evil into good: this is the unique hallmark of the power of God.
The Risen Lord is also the Crucified One, not someone else. In his glorious body he bears indelible wounds: wounds that have become windows of hope. Let us turn our gaze to him that he may heal the wounds of an afflicted humanity.
Today my thoughts turn in the first place to the many who have been directly affected by the coronavirus: the sick, those who have died and family members who mourn the loss of their loved ones, to whom, in some cases, they were unable even to bid a final farewell. May the Lord of life welcome the departed into his kingdom and grant comfort and hope to those still suffering, especially the elderly and those who are alone. May he never withdraw his consolation and help from those who are especially vulnerable, such as persons who work in nursing homes, or live in barracks and prisons. For many, this is an Easter of solitude lived amid the sorrow and hardship that the pandemic is causing, from physical suffering to economic difficulties.
This disease has not only deprived us of human closeness, but also of the possibility of receiving in person the consolation that flows from the sacraments, particularly the Eucharist and Reconciliation. In many countries, it has not been possible to approach them, but the Lord has not left us alone! United in our prayer, we are convinced that he has laid his hand upon us (cf. Ps 138:5), firmly reassuring us: Do not be afraid, “I have risen and I am with you still!” (cf. Roman Missal, Entrance Antiphon, Mass of Easter Sunday).
May Jesus, our Passover, grant strength and hope to doctors and nurses, who everywhere offer a witness of care and love for our neighbours, to the point of exhaustion and not infrequently at the expense of their own health. Our gratitude and affection go to them, to all who work diligently to guarantee the essential services necessary for civil society, and to the law enforcement and military personnel who in many countries have helped ease people’s difficulties and sufferings.
In these weeks, the lives of millions of people have suddenly changed. For many, remaining at home has been an opportunity to reflect, to withdraw from the frenetic pace of life, stay with loved ones and enjoy their company. For many, though, this is also a time of worry about an uncertain future, about jobs that are at risk and about other consequences of the current crisis. I encourage political leaders to work actively for the common good, to provide the means and resources needed to enable everyone to lead a dignified life and, when circumstances allow, to assist them in resuming their normal daily activities.
This is not a time for indifference, because the whole world is suffering and needs to be united in facing the pandemic. May the risen Jesus grant hope to all the poor, to those living on the peripheries, to refugees and the homeless. May these, the most vulnerable of our brothers and sisters living in the cities and peripheries of every part of the world, not be abandoned. Let us ensure that they do not lack basic necessities (all the more difficult to find now that many businesses are closed) such as medicine and especially the possibility of adequate health care. In light of the present circumstances, may international sanctions be relaxed, since these make it difficult for countries on which they have been imposed to provide adequate support to their citizens, and may all nations be put in a position to meet the greatest needs of the moment through the reduction, if not the forgiveness, of the debt burdening the balance sheets of the poorest nations.
This is not a time for self-centredness, because the challenge we are facing is shared by all, without distinguishing between persons. Among the many areas of the world affected by the coronavirus, I think in a special way of Europe. After the Second World War, this continent was able to rise again, thanks to a concrete spirit of solidarity that enabled it to overcome the rivalries of the past. It is more urgent than ever, especially in the present circumstances, that these rivalries do not regain force, but that all recognize themselves as part of a single family and support one another. The European Union is presently facing an epochal challenge, on which will depend not only its future but that of the whole world. Let us not lose the opportunity to give further proof of solidarity, also by turning to innovative solutions. The only alternative is the selfishness of particular interests and the temptation of a return to the past, at the risk of severely damaging the peaceful coexistence and development of future generations.
This is not a time for division. May Christ our peace enlighten all who have responsibility in conflicts, that they may have the courage to support the appeal for an immediate global ceasefire in all corners of the world. This is not a time for continuing to manufacture and deal in arms, spending vast amounts of money that ought to be used to care for others and save lives. Rather, may this be a time for finally ending the long war that has caused such great bloodshed in beloved Syria, the conflict in Yemen and the hostilities in Iraq and in Lebanon. May this be the time when Israelis and Palestinians resume dialogue in order to find a stable and lasting solution that will allow both to live in peace. May the sufferings of the people who live in the eastern regions of Ukraine come to an end. May the terrorist attacks carried out against so many innocent people in different African countries come to an end.
This is not a time for forgetfulness. The crisis we are facing should not make us forget the many other crises that bring suffering to so many people. May the Lord of life be close to all those in Asia and Africa who are experiencing grave humanitarian crises, as in the Province of Cabo Delgado in the north of Mozambique. May he warm the hearts of the many refugees displaced because of wars, drought and famine. May he grant protection to migrants and refugees, many of them children, who are living in unbearable conditions, especially in Libya and on the border between Greece and Turkey. And I do not want to forget the island of Lesvos. In Venezuela, may he enable concrete and immediate solutions to be reached that can permit international assistance to a population suffering from the grave political, socio-economic and health situation.
Dear brothers and sisters,
Indifference, self-centredness, division and forgetfulness are not words we want to hear at this time. We want to ban these words for ever! They seem to prevail when fear and death overwhelm us, that is, when we do not let the Lord Jesus triumph in our hearts and lives. May Christ, who has already defeated death and opened for us the way to eternal salvation, dispel the darkness of our suffering humanity and lead us into the light of his glorious day, a day that knows no end.
With these thoughts, I would like to wish all of you a happy Easter.
[00485-EN.02] [Original text: Italian]
Traduzione in lingua tedesca
Liebe Brüder und Schwestern, frohe Ostern!
Heute erklingt überall in der Welt die Botschaft der Kirche: „Jesus Christus ist auferstanden!“ – „Er ist wahrhaft auferstanden!“
Wie eine neue Flamme erstrahlte diese Gute Nachricht in der Nacht; in der Nacht einer Welt, die bereits mit epochalen Herausforderungen zu kämpfen hatte und nun von einer Pandemie bedrängt wird, die unsere große Menschheitsfamilie auf eine harte Probe stellt. In dieser Nacht ist nun die Stimme der Kirche erklungen: »Er lebt, der Herr, meine Hoffnung!« (Ostersequenz).
Es geht hier um eine andere Art der „Ansteckung“, die von Herz zu Herz übertragen wird – denn jedes menschliche Herz ersehnt diese Gute Nachricht. Es ist die Ansteckung der Hoffnung: »Er lebt, der Herr, meine Hoffnung!« Das ist kein Zauberspruch, welcher unsere Probleme verschwinden lässt. Nein, die Auferstehung Christi ist etwas anderes. Sie ist der Sieg der Liebe über die Wurzel des Bösen, ein Sieg, der Leiden und Tod nicht „umgeht“, sondern durchquert und im Abgrund einen Weg öffnet und damit Böses in Gutes verwandelt. Dies ist ein exklusives Kennzeichen der Macht Gottes.
Der Auferstandene und der Gekreuzigte sind derselbe, nicht zwei verschiedene. An seinem verherrlichten Leib trägt er unauslöschlich die Male der Kreuzigung; die Wunden, die zu Luken der Hoffnung geworden sind. Wir richten unseren Blick auf ihn. Er möge die Wunden der geplagten Menschheit heilen.
In meinen Gedanken bin ich heute vor allem bei denjenigen, die unmittelbar vom Coronavirus betroffen sind: bei den Kranken, den Verstorbenen und den Familien, die um ihre Angehörigen trauern, von denen sie sich bisweilen nicht einmal verabschieden konnten. Der Herr des Lebens nehme die Verstorbenen auf in sein Reich und schenke denen Trost und Hoffnung, die sich noch in der Prüfung befinden, insbesondere den alten und alleinstehenden Menschen. Er säume nicht, denjenigen Trost und die notwendige Hilfe zuteilwerden zu lassen, die besonders gefährdet sind, wie etwa diejenigen, die in Pflegeheimen arbeiten oder in Kasernen und Gefängnissen leben. Für viele ist es ein recht einsames Osterfest, inmitten von Trauer und verschiedenen Nöten, die von der Pandemie herrühren, von körperlichem Leid bis hin zu finanziellen Schwierigkeiten.
Diese Krankheit hat uns nicht nur der gegenseitigen Nähe beraubt, sondern auch der Möglichkeit, Trost aus den Sakramenten, insbesondere denen der Eucharistie und der Versöhnung, zu schöpfen. In vielen Ländern war es nicht möglich, diese Sakramente zu empfangen, aber der Herr hat uns nicht allein gelassen! Im Gebet auch weiterhin vereint, sind wir gewiss, dass er seine Hand auf uns gelegt hat (vgl. Ps 139,5) und uns eindringlich wiederholt: Fürchtet euch nicht: »Ich bin erstanden und bin immer bei dir« (vgl. Osterliturgie – Messe vom Tag).
Kraft und Hoffnung verleihe Jesus, der Auferstandene, den Ärzten sowie den Krankenschwestern und Pflegern, die überall ein Zeugnis der Fürsorge und Liebe für ihren Nächsten bis zur Erschöpfung und nicht selten bis zum Opfer der eigenen Gesundheit ablegen. Ihnen und allen, die sich eifrig für die Gewährleistung aller Dienste einsetzen, die zum gesellschaftlichen Zusammenleben notwendig sind, den Ordnungskräften und dem Militär, die in vielen Ländern dazu beigetragen haben, die Schwierigkeiten und Leiden der Bevölkerung zu lindern, gilt unser herzlicher Dank.
In diesen Wochen hat sich das Leben von Millionen von Menschen schlagartig verändert. Für viele war der Aufenthalt zu Hause eine Gelegenheit nachzudenken, in der Hektik des Lebens innezuhalten, mit ihren Lieben zusammen zu sein und ihre Gesellschaft zu genießen. Für viele ist es aber auch eine Zeit der Sorge um eine ungewisse Zukunft, den drohenden Verlust eines Arbeitsplatzes und die anderen Folgen, die die gegenwärtige Krise mit sich bringt. Ich ermutige alle politisch Verantwortlichen, sich aktiv für das Gemeinwohl der Bürger einzusetzen und die Mittel und Geräte bereitzustellen, die notwendig sind, um allen ein menschenwürdiges Leben zu ermöglichen und dann, wenn es die Umstände erlauben, ihnen zu helfen, ihre gewohnten täglichen Aktivitäten wiederaufzunehmen.
Diese Zeit erlaubt keine Gleichgültigkeit, denn die ganze Welt leidet und muss sich bei der Bekämpfung der Pandemie zusammenschließen. Der Auferstandene schenke den Armen und allen, die am Rande der Gesellschaft leben, den Flüchtlingen und Obdachlosen, Hoffnung. Mögen diese schwächsten Brüder und Schwestern, die die Städte und Randgebiete in allen Teilen der Welt bevölkern, nicht auf sich allein gestellt sein. Lassen wir nicht zu, dass es ihnen an den lebensnotwendigen Dingen fehlt, die jetzt aufgrund der vielen Schließungen nur schwer zu finden sind, ebenso wie auch Medikamente und eine angemessene Gesundheitsversorgung. Angesichts der Umstände sollten auch die internationalen Sanktionen gelockert werden, die es den betreffenden Ländern unmöglich machen, ihre Bürger angemessen zu unterstützen. Alle Staaten sollten in die Lage versetzt werden, die notwendigsten Maßnahmen in Angriff zu nehmen, indem die Schulden, welche die Bilanzen der ärmsten Länder belasten, teilweise oder sogar ganz erlassen werden.
Diese Zeit erlaubt keinen Egoismus, denn die Herausforderung, vor der wir stehen, ist uns allen gemeinsam und macht keine Unterschiede. Bei den vielen Gebieten der Welt, die vom Coronavirus betroffen sind, kommt mir eigens in Bezug auf Europa folgender Gedanke. Nach dem Zweiten Weltkrieg konnte dieser Kontinent wieder neu erstehen, weil ein konkret spürbarer Geist der Solidarität es ermöglichte, die Rivalitäten der Vergangenheit zu überwinden. Umso dringender ist es, gerade unter den heutigen Umständen, dass diese Rivalitäten nicht wieder aufleben, sondern dass sich alle als Teil einer Familie erkennen und sich gegenseitig unterstützen. Die Europäische Union steht heute vor einer epochalen Herausforderung, von der nicht nur ihre Zukunft, sondern die der ganzen Welt abhängt. Lasst uns nicht die Gelegenheit versäumen, einen weiteren Beweis der Solidarität zu erbringen, auch wenn wir dazu neue Wege einschlagen müssen. Als Alternative bleibt sonst nur ein Egoismus der Einzelinteressen und die Versuchung, in die Vergangenheit zurückzukehren, und das Risiko in Kauf zu nehmen, dass das friedliche Zusammenleben und die Entwicklung künftiger Generationen auf eine harte Probe gestellt werden.
Diese Zeit erlaubt keine Spaltungen. Möge Christus, unser Friede, diejenigen erleuchten, die in den Konflikten Verantwortung tragen, sodass sie den Mut haben, dem Aufruf zu einem globalen und sofortigen Waffenstillstand in allen Teilen der Welt zu folgen. In dieser Zeit ist es unangebracht, weiter Waffen zu produzieren und damit Handel zu treiben und Unsummen auszugeben, die man eigentlich bräuchte, um Kranke zu heilen und Menschenleben zu retten. Es ist hingegen an der Zeit, endlich den langen und blutigen Krieg im geschätzten Syrien zu beenden. Der Konflikt im Jemen und die Spannungen im Irak sowie im Libanon müssen endlich ein Ende haben. Dies ist hoffentlich auch der Zeitpunkt, an dem Israelis und Palästinenser endlich wieder den Dialog aufnehmen, um eine stabile und dauerhafte Lösung zu finden, die beiden ein Leben in Frieden ermöglicht. Das Leid der Menschen in der Ost-Ukraine muss aufhören. Man setze den Terroranschlägen, die gegen so viele unschuldige Menschen in verschiedenen Ländern Afrikas verübt wurden, ein Ende.
Diese Zeit erlaubt kein Vergessen. Die Krise, in der wir uns augenblicklich befinden, lasse uns nicht die zahlreichen anderen Nöte vergessen, unter denen viele Menschen leiden. Der Herr des Lebens zeige den Menschen in Asien und Afrika seine Nähe, die schwere humanitäre Krisen durchmachen, wie etwa in der Region Cabo Delgado im Norden Mosambiks. Er erwärme die Herzen der vielen Menschen, die aufgrund von Krieg, Dürre und Hungersnot auf der Flucht sind und vertrieben wurden. Er beschütze die vielen Migranten und Flüchtlinge, unter denen sich zahlreiche Kinder befinden und die unter unerträglichen Bedingungen leben, insbesondere in Libyen und an der griechisch-türkischen Grenze. Und ich möchte auch die Insel Lesbos nicht vergessen. Er ermögliche, dass man in Venezuela konkrete und sofortige Lösungen findet, die darauf abzielen, internationale Hilfe für die Bevölkerung zu ermöglichen, die unter der schweren politischen, sozioökonomischen und gesundheitlichen Situation leidet.
Liebe Brüder und Schwestern,
Gleichgültigkeit, Egoismus, Spaltung und Vergessen sind wahrlich nicht die Worte, die wir in dieser Zeit hören wollen. Wir wollen sie aus allen Zeiten verbannen! Sie scheinen besonders dann die Oberhand zu bekommen, wenn Angst und Tod in uns dominieren, d.h. wenn wir den Herrn in unseren Herzen und in unserem Leben nicht siegen lassen. Er, der den Tod bereits besiegt hat und uns den Weg zum ewigen Heil eröffnet hat, vertreibe die Schatten unserer armen Menschheit und führe uns hin zu dem herrlichen Tag, der keinen Abend kennt.
Mit diesen Gedanken wünsche ich euch allen ein frohes und gesegnetes Osterfest!
[00485-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]
Traduzione in lingua spagnola
Queridos hermanos y hermanas: ¡Feliz Pascua!
Hoy resuena en todo el mundo el anuncio de la Iglesia: “¡Jesucristo ha resucitado! ¡Verdaderamente ha resucitado!”.
Esta Buena Noticia se ha encendido como una llama nueva en la noche, en la noche de un mundo que enfrentaba ya desafíos cruciales y que ahora se encuentra abrumado por la pandemia, que somete a nuestra gran familia humana a una dura prueba. En esta noche resuena la voz de la Iglesia: «¡Resucitó de veras mi amor y mi esperanza!» (Secuencia pascual).
Es otro “contagio”, que se transmite de corazón a corazón, porque todo corazón humano espera esta Buena Noticia. Es el contagio de la esperanza: «¡Resucitó de veras mi amor y mi esperanza!». No se trata de una fórmula mágica que hace desaparecer los problemas. No, no es eso la resurrección de Cristo, sino la victoria del amor sobre la raíz del mal, una victoria que no “pasa por encima” del sufrimiento y la muerte, sino que los traspasa, abriendo un camino en el abismo, transformando el mal en bien, signo distintivo del poder de Dios.
El Resucitado no es otro que el Crucificado. Lleva en su cuerpo glorioso las llagas indelebles, heridas que se convierten en lumbreras de esperanza. A Él dirigimos nuestra mirada para que sane las heridas de la humanidad desolada.
Hoy pienso sobre todo en los que han sido afectados directamente por el coronavirus: los enfermos, los que han fallecido y las familias que lloran por la muerte de sus seres queridos, y que en algunos casos ni siquiera han podido darles el último adiós. Que el Señor de la vida acoja consigo en su reino a los difuntos, y dé consuelo y esperanza a quienes aún están atravesando la prueba, especialmente a los ancianos y a las personas que están solas. Que conceda su consolación y las gracias necesarias a quienes se encuentran en condiciones de particular vulnerabilidad, como también a quienes trabajan en los centros de salud, o viven en los cuarteles y en las cárceles. Para muchos es una Pascua de soledad, vivida en medio de los numerosos lutos y dificultades que está provocando la pandemia, desde los sufrimientos físicos hasta los problemas económicos.
Esta enfermedad no sólo nos está privando de los afectos, sino también de la posibilidad de recurrir en persona al consuelo que brota de los sacramentos, especialmente de la Eucaristía y la Reconciliación. En muchos países no ha sido posible acercarse a ellos, pero el Señor no nos dejó solos. Permaneciendo unidos en la oración, estamos seguros de que Él nos cubre con su mano (cf. Sal 138,5), repitiéndonos con fuerza: No temas, «he resucitado y aún estoy contigo» (Antífona de ingreso de la Misa del día de Pascua, Misal Romano).
Que Jesús, nuestra Pascua, conceda fortaleza y esperanza a los médicos y a los enfermeros, que en todas partes ofrecen un testimonio de cuidado y amor al prójimo hasta la extenuación de sus fuerzas y, no pocas veces, hasta el sacrificio de su propia salud. A ellos, como también a quienes trabajan asiduamente para garantizar los servicios esenciales necesarios para la convivencia civil, a las fuerzas del orden y a los militares, que en muchos países han contribuido a mitigar las dificultades y sufrimientos de la población, se dirige nuestro recuerdo afectuoso y nuestra gratitud.
En estas semanas, la vida de millones de personas cambió repentinamente. Para muchos, permanecer en casa ha sido una ocasión para reflexionar, para detener el frenético ritmo de vida, para estar con los seres queridos y disfrutar de su compañía. Pero también es para muchos un tiempo de preocupación por el futuro que se presenta incierto, por el trabajo que corre el riesgo de perderse y por las demás consecuencias que la crisis actual trae consigo. Animo a quienes tienen responsabilidades políticas a trabajar activamente en favor del bien común de los ciudadanos, proporcionando los medios e instrumentos necesarios para permitir que todos puedan tener una vida digna y favorecer, cuando las circunstancias lo permitan, la reanudación de las habituales actividades cotidianas.
Este no es el tiempo de la indiferencia, porque el mundo entero está sufriendo y tiene que estar unido para afrontar la pandemia. Que Jesús resucitado conceda esperanza a todos los pobres, a quienes viven en las periferias, a los prófugos y a los que no tienen un hogar. Que estos hermanos y hermanas más débiles, que habitan en las ciudades y periferias de cada rincón del mundo, no se sientan solos. Procuremos que no les falten los bienes de primera necesidad, más difíciles de conseguir ahora cuando muchos negocios están cerrados, como tampoco los medicamentos y, sobre todo, la posibilidad de una adecuada asistencia sanitaria. Considerando las circunstancias, se relajen además las sanciones internacionales de los países afectados, que les impiden ofrecer a los propios ciudadanos una ayuda adecuada, y se afronten —por parte de todos los Países— las grandes necesidades del momento, reduciendo, o incluso condonando, la deuda que pesa en los presupuestos de aquellos más pobres.
Este no es el tiempo del egoísmo, porque el desafío que enfrentamos nos une a todos y no hace acepción de personas. Entre las numerosas zonas afectadas por el coronavirus, pienso especialmente en Europa. Después de la Segunda Guerra Mundial, este continente pudo resurgir gracias a un auténtico espíritu de solidaridad que le permitió superar las rivalidades del pasado. Es muy urgente, sobre todo en las circunstancias actuales, que esas rivalidades no recobren fuerza, sino que todos se reconozcan parte de una única familia y se sostengan mutuamente. Hoy, la Unión Europea se encuentra frente a un desafío histórico, del que dependerá no sólo su futuro, sino el del mundo entero. Que no pierda la ocasión para demostrar, una vez más, la solidaridad, incluso recurriendo a soluciones innovadoras. Es la única alternativa al egoísmo de los intereses particulares y a la tentación de volver al pasado, con el riesgo de poner a dura prueba la convivencia pacífica y el desarrollo de las próximas generaciones.
Este no es tiempo de la división. Que Cristo, nuestra paz, ilumine a quienes tienen responsabilidades en los conflictos, para que tengan la valentía de adherir al llamamiento por un alto el fuego global e inmediato en todos los rincones del mundo. No es este el momento para seguir fabricando y vendiendo armas, gastando elevadas sumas de dinero que podrían usarse para cuidar personas y salvar vidas. Que sea en cambio el tiempo para poner fin a la larga guerra que ha ensangrentado a la amada Siria, al conflicto en Yemen y a las tensiones en Irak, como también en el Líbano. Que este sea el tiempo en el que los israelíes y los palestinos reanuden el diálogo, y que encuentren una solución estable y duradera que les permita a ambos vivir en paz. Que acaben los sufrimientos de la población que vive en las regiones orientales de Ucrania. Que se terminen los ataques terroristas perpetrados contra tantas personas inocentes en varios países de África.
Este no es tiempo del olvido. Que la crisis que estamos afrontando no nos haga dejar de lado a tantas otras situaciones de emergencia que llevan consigo el sufrimiento de muchas personas. Que el Señor de la vida se muestre cercano a las poblaciones de Asia y África que están atravesando graves crisis humanitarias, como en la Región de Cabo Delgado, en el norte de Mozambique. Que reconforte el corazón de tantas personas refugiadas y desplazadas a causa de guerras, sequías y carestías. Que proteja a los numerosos migrantes y refugiados —muchos de ellos son niños—, que viven en condiciones insoportables, especialmente en Libia y en la frontera entre Grecia y Turquía. Y no quiero olvidar de la isla de Lesbos. Que permita alcanzar soluciones prácticas e inmediatas en Venezuela, orientadas a facilitar la ayuda internacional a la población que sufre a causa de la grave coyuntura política, socioeconómica y sanitaria.
Queridos hermanos y hermanas:
Las palabras que realmente queremos escuchar en este tiempo no son indiferencia, egoísmo, división y olvido. ¡Queremos suprimirlas para siempre! Esas palabras pareciera que prevalecen cuando en nosotros triunfa el miedo y la muerte; es decir, cuando no dejamos que sea el Señor Jesús quien triunfe en nuestro corazón y en nuestra vida. Que Él, que ya venció la muerte abriéndonos el camino de la salvación eterna, disipe las tinieblas de nuestra pobre humanidad y nos introduzca en su día glorioso que no conoce ocaso.
Con estas reflexiones, os deseo a todos una feliz Pascua.
[00485-ES.02] [Texto original: Italiano]
Traduzione in lingua portoghese
Queridos irmãos e irmãs, feliz Páscoa!
Hoje ecoa em todo o mundo o anúncio da Igreja: «Jesus Cristo ressuscitou»; «ressuscitou verdadeiramente»!
Como uma nova chama, se acendeu esta Boa Nova na noite: a noite dum mundo já a braços com desafios epocais e agora oprimido pela pandemia, que coloca a dura prova a nossa grande família humana. Nesta noite, ressoou a voz da Igreja: «Cristo, minha esperança, ressuscitou!» (Sequência da Páscoa).
É um «contágio» diferente, que se transmite de coração a coração, porque todo o coração humano aguarda esta Boa Nova. É o contágio da esperança: «Cristo, minha esperança, ressuscitou!» Não se trata duma fórmula mágica, que faça desvanecerem-se os problemas. Não! A ressurreição de Cristo não é isso. Mas é a vitória do amor sobre a raiz do mal, uma vitória que não «salta» por cima do sofrimento e da morte, mas atravessa-os abrindo uma estrada no abismo, transformando o mal em bem: marca exclusiva do poder de Deus.
O Ressuscitado é o Crucificado; e não outra pessoa. Indeléveis no seu corpo glorioso, traz as chagas: feridas que se tornaram frestas de esperança. Para Ele, voltamos o nosso olhar para que sare as feridas da humanidade atribulada.
Hoje penso sobretudo em quantos foram atingidos diretamente pelo coronavírus: os doentes, os que morreram e os familiares que choram a partida dos seus queridos e por vezes sem conseguir sequer dizer-lhes o último adeus.
O Senhor da vida acolha junto de Si no seu Reino os falecidos e dê conforto e esperança a quem ainda está na prova, especialmente aos idosos e às pessoas sem ninguém. Não deixe faltar a sua consolação e os auxílios necessários a quem se encontra em condições de particular vulnerabilidade, como aqueles que trabalham nas casas de cura ou vivem nos quartéis e nas prisões.
Para muitos, é uma Páscoa de solidão, vivida entre lutos e tantos incómodos que a pandemia está a causar, desde os sofrimentos físicos até aos problemas económicos.
Esta epidemia não nos privou apenas dos afetos, mas também da possibilidade de recorrer pessoalmente à consolação que brota dos Sacramentos, especialmente da Eucaristia e da Reconciliação. Em muitos países, não foi possível aceder a eles, mas o Senhor não nos deixou sozinhos! Permanecendo unidos na oração, temos a certeza de que Ele colocou sobre nós a sua mão (cf. Sal 139/138, 5), repetindo a cada um com veemência: Não tenhas medo! «Ressuscitei e estou contigo para sempre» (cf. Missal Romano).
Jesus, nossa Páscoa, dê força e esperança aos médicos e enfermeiros, que por todo o lado oferecem um testemunho de solicitude e amor ao próximo até ao extremo das forças e, por vezes, até ao sacrifício da própria saúde. Para eles, bem como para quantos trabalham assiduamente para garantir os serviços essenciais necessários à convivência civil, para as forças da ordem e os militares que em muitos países contribuíram para aliviar as dificuldades e tribulações da população, vai a nossa saudação afetuosa juntamente com a nossa gratidão.
Nestas semanas, alterou-se improvisamente a vida de milhões de pessoas. Para muitos, ficar em casa foi uma ocasião para refletir, parar os ritmos frenéticos da vida, permanecer com os próprios familiares e desfrutar da sua companhia. Mas, para muitos outros, é também um momento de preocupação pelo futuro que se apresenta incerto, pelo emprego que se corre o risco de perder e pelas outras consequências que acarreta a atual crise. Encorajo todas as pessoas que detêm responsabilidades políticas a trabalhar ativamente em prol do bem comum dos cidadãos, fornecendo os meios e instrumentos necessários para permitir a todos que levem uma vida digna e favorecer – logo que as circunstâncias o permitam – a retoma das atividades diárias habituais.
Este não é tempo para a indiferença, porque o mundo inteiro está a sofrer e deve sentir-se unido ao enfrentar a pandemia. Jesus ressuscitado dê esperança a todos os pobres, a quantos vivem nas periferias, aos refugiados e aos sem abrigo. Não sejam deixados sozinhos estes irmãos e irmãs mais frágeis, que povoam as cidades e as periferias de todas as partes do mundo. Não lhes deixemos faltar os bens de primeira necessidade, mais difíceis de encontrar agora que muitas atividades estão encerradas, bem como os medicamentos e sobretudo a possibilidade duma assistência sanitária adequada. Em consideração das presentes circunstâncias, sejam abrandadas também as sanções internacionais que impedem os países visados de proporcionar apoio adequado aos seus cidadãos e seja permitido a todos os Estados acudir às maiores necessidades do momento atual, reduzindo – se não mesmo perdoando – a dívida que pesa sobre os orçamentos dos mais pobres.
Este não é tempo para egoísmos, pois o desafio que enfrentamos nos une a todos e não faz distinção de pessoas. Dentre as muitas áreas do mundo afetadas pelo coronavírus, penso de modo especial na Europa. Depois da II Guerra Mundial, este Continente pôde ressurgir graças a um espírito concreto de solidariedade, que lhe permitiu superar as rivalidades do passado. É muito urgente, sobretudo nas circunstâncias presentes, que tais rivalidades não retomem vigor; antes, pelo contrário, todos se reconheçam como parte duma única família e se apoiem mutuamente. Hoje, à sua frente, a União Europeia tem um desafio epocal, de que dependerá não apenas o futuro dela, mas também o do mundo inteiro. Não se perca esta ocasião para dar nova prova de solidariedade, inclusive recorrendo a soluções inovadoras. Como alternativa, resta apenas o egoísmo dos interesses particulares e a tentação dum regresso ao passado, com o risco de colocar a dura prova a convivência pacífica e o progresso das próximas gerações.
Este não é tempo para divisões. Cristo, nossa paz, ilumine a quantos têm responsabilidades nos conflitos, para que tenham a coragem de aderir ao apelo a um cessar-fogo global e imediato em todos os cantos do mundo. Este não é tempo para continuar a fabricar e comercializar armas, gastando somas enormes que deveriam ser usadas para cuidar das pessoas e salvar vidas. Ao contrário, seja o tempo em que finalmente se ponha termo à longa guerra que ensanguentou a amada Síria, ao conflito no Iémen e às tensões no Iraque, bem como no Líbano. Seja este o tempo em que retomem o diálogo israelitas e palestinenses para encontrar uma solução estável e duradoura que permita a ambos os povos viverem em paz. Cessem os sofrimentos da população que vive nas regiões orientais da Ucrânia. Ponha-se termo aos ataques terroristas perpetrados contra tantas pessoas inocentes em vários países da África.
Este não é tempo para o esquecimento. A crise que estamos a enfrentar não nos faça esquecer muitas outras emergências que acarretam sofrimentos a tantas pessoas. Que o Senhor da vida Se mostre próximo das populações da Ásia e da África que estão a atravessar graves crises humanitárias, como na Região de Cabo Delgado, no norte de Moçambique. Acalente o coração das inúmeras pessoas refugiadas e deslocadas por causa de guerras, seca e carestia. Proteja os inúmeros migrantes e refugiados, muitos deles crianças, que vivem em condições insuportáveis, especialmente na Líbia e na fronteira entre a Grécia e a Turquia. E não quero esquecer a ilha de Lesbos. Faça com que na Venezuela se chegue a soluções concretas e imediatas, destinadas a permitir a ajuda internacional à população que sofre por causa da grave conjuntura política, socioeconómica e sanitária.
Queridos irmãos e irmãs,
Verdadeiramente palavras como indiferença, egoísmo, divisão, esquecimento não são as que queremos ouvir neste tempo. Mais, queremos bani-las de todos os tempos! Aquelas parecem prevalecer quando em nós vencem o medo e a morte, isto é, quando não deixamos o Senhor Jesus vencer no nosso coração e na nossa vida. Ele, que já derrotou a morte abrindo-nos a senda da salvação eterna, dissipe as trevas da nossa pobre humanidade e introduza-nos no seu dia glorioso, que não conhece ocaso.
Com estas reflexões, gostaria de vos desejar a todos uma Páscoa feliz.
[00485-PO.02] [Texto original: Italiano]
Traduzione in lingua polacca
Drodzy bracia i siostry, dobrych Świąt Wielkanocnych!
Dziś na całym świecie rozbrzmiewa orędzie Kościoła: „Jezus Chrystus zmartwychwstał!” – „Prawdziwie zmartwychwstał!”.
Jak nowy płomień, ta Dobra Nowina rozpaliła się w nocy: w nocy świata zmagającego się już z wyzwaniami epokowymi, a teraz udręczonego pandemią, która wystawia na próbę naszą wielką ludzką rodzinę. Tej nocy zabrzmiał głos Kościoła: „Zmartwychwstał Chrystus, Pan mój i nadzieja!” (Sekwencja wielkanocna).
To inna „infekcja”, która przekazuje się z serca do serca - bo każde ludzkie serce czeka na tę Dobrą Nowinę. To infekcja nadziei: „Zmartwychwstał Chrystus, Pan mój i nadzieja!”. To nie magiczne zaklęcie, sprawiające, że problemy znikają. Nie, zmartwychwstanie Chrystusa to nie to. Jest to raczej zwycięstwo miłości nad korzeniem zła, zwycięstwo, które nie „przeskakuje” cierpienia i śmierci, ale je przeżywa, otwierając drogę w otchłani, przekształcając zło w dobro, co jest wyłącznym znakiem mocy Boga.
Zmartwychwstały to Ukrzyżowany, nie ktoś inny. W swoim chwalebnym ciele nosi nieusuwalne rany: rany, które stały się szczelinami nadziei. Ku Niemu kierujemy nasze spojrzenie, by uleczył rany udręczonej ludzkości.
Moja myśl kieruje się dzisiaj przede wszystkim do tych, którzy zostali bezpośrednio dotknięci koronawirusem: do chorych, do tych, którzy zmarli i członków ich rodzin opłakujących śmierć swoich bliskich, z którymi niekiedy nie zdołali się nawet pożegnać. Niech Pan życia przyjmie zmarłych w swoim królestwie oraz da pocieszenie i nadzieję tym, którzy przeżywają trudne doświadczenie, zwłaszcza starszym i samotnym. Niech nie zabraknie pocieszenia i niezbędnej pomocy osobom, które są w sytuacji szczególnie trudnej, jak pracującym w domach opieki lub mieszkającym w koszarach i więzieniach. Dla wielu jest to Wielkanoc samotności, przeżywana w żałobie i pośród wielu trudności, jakie powoduje pandemia, od cierpienia fizycznego po problemy ekonomiczne.
Ta choroba pozbawiła nas nie tylko tych, których dotknęła choroba, ale także możliwości czerpania pociechy wypływającej z sakramentów, zwłaszcza Eucharystii i Pojednania. W wielu krajach nie było można do nich przystępować, ale Pan nie zostawił nas samych! Trwając zjednoczeni w modlitwie, jesteśmy pewni, że położył na nas swą rękę (por. Ps 138, 5), powtarzając nam z mocą: nie lękaj się, „zmartwychwstałem i zawsze jestem z tobą” (por. Mszał Rzymski)!
Niech Jezus, nasza Pascha da siłę i nadzieję lekarzom i pielęgniarkom, którzy wszędzie dają świadectwo troski i miłości bliźniego, aż po kres wytrzymałości, a nierzadko aż do poświęcenia swojego zdrowia. Ku nim, jak również tym, którzy sumiennie pracują nad zapewnieniem podstawowych usług niezbędnych do współżycia społecznego, sił porządkowych oraz wojska, które w wielu krajach przyczyniły się do złagodzenia trudności i cierpienia ludności, kierujemy naszą serdeczną i wdzięczną myśl.
W minionych tygodniach, życie milionów ludzi nagle się zmieniło. Dla wielu pobyt w domu był okazją do refleksji, zatrzymania gorączkowego tempa życia, pobytu z bliskimi i cieszenia się ich towarzystwem. Dla wielu jest to jednak również czas niepokoju o przyszłość, która wydaje się niepewna, o pracę, którą mogą stracić i o inne następstwa, jakie niesie ze sobą obecny kryzys. Zachęcam wszystkich niosących odpowiedzialność polityczną do aktywnej pracy na rzecz wspólnego dobra obywateli, zapewniając niezbędne środki i narzędzia umożliwiające wszystkim prowadzenie godnego życia i, gdy okoliczności na to pozwolą, wznowienie zwykłych codziennych działań.
Nie jest to czas na obojętność, ponieważ cały świat cierpi i musi zjednoczyć się w walce z pandemią. Niech zmartwychwstały Jezus da nadzieję wszystkim ubogim, tym, którzy mieszkają na przedmieściach, uchodźcom i bezdomnym. Niech ci słabsi bracia i siostry, zamieszkujący miasta i przedmieścia na całym świecie, nie będą pozostawieni samym sobie. Niech im nie zabraknie dóbr pierwszej potrzeby, trudniej dostępnych teraz, gdy ograniczono wiele działań, a także lekarstw i przede wszystkim możliwości odpowiedniej opieki zdrowotnej. Biorąc pod uwagę te okoliczności, niech zostaną rozluźnione również sankcje międzynarodowe, uniemożliwiające krajom, do których są adresowane, udzielenie odpowiedniego wsparcia swoim obywatelom. Postawmy wszystkie państwa w sytuacji umożliwiającej zaspokojenie największych potrzeb chwili obecnej, zmniejszając, a nawet umarzając dług ciążący na budżetach krajów najbiedniejszych.
Nie jest to czas na egoizmy, ponieważ wyzwanie, przed którym stajemy, jest wspólne dla nas wszystkich i nie czyni różnic między ludźmi. Spośród wielu obszarów świata dotkniętych koronawirusem kieruję szczególną myśl ku Europie. Po drugiej wojnie światowej ten kontynent mógł się ponownie odrodzić dzięki konkretnemu duchowi solidarności, który umożliwił mu przezwyciężenie rywalizacji z przeszłości. Tym pilniejsze jest, zwłaszcza w dzisiejszych okolicznościach, aby nie ożywiać tej rywalizacji, ale aby wszyscy uznali się za część jednej rodziny i wzajemnie się wspierali. Dziś Unia Europejska stoi przed epokowym wyzwaniem, od którego zależeć będzie nie tylko jej przyszłość, ale także przyszłość całego świata. Nie można stracić okazji, by dać kolejny dowód solidarności, także poprzez uciekanie się do rozwiązań innowacyjnych. Jedyną alternatywą jest egoizm interesów partykularnych i pokusa powrotu do przeszłości, wraz z zagrożeniem wystawienia na ciężką próbę pokojowego współistnienia i rozwoju przyszłych pokoleń.
Nie jest to czas na podziały. Niech Chrystus będący naszym pokojem oświeci wszystkich, którzy ponoszą odpowiedzialność za konflikty, aby mieli odwagę przyłączyć się do apelu o globalne i natychmiastowe zawieszenie broni we wszystkich zakątkach świata. Nie jest to czas na dalsze wytwarzanie i handel bronią, wydawanie ogromnych kapitałów, które powinny być wykorzystywane na leczenie ludzi i ratowanie życia. Niech to będzie natomiast czas, by wreszcie zakończyć długą wojnę, która zbroczyła krwią umiłowaną Syrię, konflikt w Jemenie i napięcia w Iraku, a także w Libanie. Niech będzie to czas, kiedy nareszcie Izraelczycy i Palestyńczycy wznowią dialog, by znaleźć stabilne i trwałe rozwiązanie, które pozwoli obu stronom żyć w pokoju. Niech ustaną cierpienia mieszkańców wschodnich regionów Ukrainy. Niech zostanie położony kres atakom terrorystycznym dokonywanym na wiele niewinnych osób w różnych krajach Afryki.
Nie jest to czas na zapominanie. Kryzys, z którym się zmagamy, nie powinien sprawić, byśmy zapominali o wielu innych sytuacjach kryzysowych, które niosą ze sobą cierpienie wielu osób. Niech Pan życia okaże się bliski mieszkańcom Azji i Afryki przeżywającym poważne kryzysy humanitarne, jak w prowincji Cabo Delgado w północnym Mozambiku. Niech ogrzeje serca wielu osób będących uchodźcami i przesiedlonymi z powodu wojny, suszy i głodu. Nich zapewni ochronę wielu migrantom i uchodźcom, z których wielu to dzieci żyjące w nieznośnych warunkach, zwłaszcza w Libii i na granicy grecko-tureckiej. Nie mogę też zapomnieć o wyspie Lesbos. Niech pozwoli w Wenezueli na osiągnięcie konkretnych i bezzwłocznych rozwiązań, mających na celu umożliwienie międzynarodowej pomocy dla ludności cierpiącej z powodu poważnej sytuacji politycznej, społeczno-gospodarczej i zdrowotnej.
Drodzy bracia i siostry,
Obojętność, egoizm, podziały, zapominanie nie są tak naprawdę słowami, które pragniemy usłyszeć w tym czasie. Chcemy je przepędzić z wszelkiego czasu! Zdają się one dominować, kiedy zwyciężają w nas lęk i śmierć, to znaczy kiedy nie pozwalamy, aby Pan Jezus zwyciężył w naszych sercach i w naszym życiu. Niech On, który już pokonał śmierć, otwierając nam drogę wiecznego zbawienia, rozproszy ciemności naszej biednej ludzkości i wprowadzi nas do swego chwalebnego dnia, który nie zna zmierzchu.
Wraz z tymi refleksjami pragnę życzyć wam wszystkim dobrej Wielkanocy.
[00485-PL.02] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua araba
بركة قداسة البابا فرنسيس
لمدينة روما وللعالم
بمناسبة عيد الفصح
عبر وسائل التواصل الاجتماعي
يوم الأحد 12 أبريل/ نيسان 2020
كاتدرائية القديس بطرس
أيّها الإخوة والأخوات الأعزّاء، أتمنى لكم فصحًا مجيدًا!
تتردّد اليوم في جميع أنحاء العالم بُشرَى الكنيسة: "المسيح قام!" - "حقًا قام!".
أضاءت هذه البشرى السارّة في الليل، مثل شعلة جديدة: في ليل عالم كان دائمًا يواجه تحديات تاريخية والآن أضيفت إليها تحدي الجائحة، التي تُسبِّبُ لعائلتنا البشرية الكبيرة محنة شديدة. في هذه الليلة دوّى صوت الكنيسة: "قام المسيح، رجاؤنا!" (ترنيمة بعد القراءة الأولى).
إنها "عدوى" أخرى تنتقل من القلب إلى القلب - لأن كلّ قلب بشري ينتظر هذه البشرى السارة. إنها عدوى الرجاء: "قام المسيح، رجاؤنا!" ليست صيغة سحرية تختفي معها الصعاب. لا، قيامة المسيح ليست كذلك. لكنها انتصار الحبّ على أصل الشرّ، انتصارًا لا يتجاوز المعاناة والموت، بل يعبرهما ويفتح طريقًا في الهاوية، ويحوّل الشرّ إلى الخير: إنها العلامة الفارقة لقوة الله.
إن القائم من بين الأموات هو المصلوب نفسه وليس أحدًا غيره. يحمل في جسده الممجد الجراح التي لا تزول: جراحٌ أصبحت ثغرات رجاء. نوجه نظرنا إليه حتى يشفي جروح الإنسانية المصابة.
يتجه فكري هذا اليوم بشكل خاص إلى الذين أصيبوا مباشرة بفايروس الكورونا: المرضى، والموتى وأفراد الأسرة الذين بكوا فقدان أحبائهم، والذين لم يتمكنوا أحيانًا من توديعهم بالتحية الأخيرة. ليستقبل ربُّ الحياة الموتى في ملكوته، وليُعطِ الراحة والرجاء لمن لا يزال في المحنة، وخاصة للمسنين والذين يعيشون بمفردهم. لا يَحرِمْ مِن عزائه ومن المساعدة اللازمة، الذين هم في حالة ضعف شديد مثل أولئك الذين يعملون في دور الرعاية، أو يعيشون في الثكنات والسجون. إن عيد الفصح هذا بالنسبة للكثيرين هو فصح يُعاش في عزلة، بين الأحزان والمتاعب الكثيرة التي تسببها الجائحة، بما في ذلك المعاناة الجسدية والصعوبات الاقتصادية.
لم يحرمنا هذا المرض من العواطف فحسب، بل أيضًا من إمكانية الاعتماد شخصيًا على التعزية التي تتدفّق من الأسرار، وخاصة سرَّي الإفخارستيا والمصالحة. في كثير من البلدان لم يكن من الممكن الاقتراب منهما، لكن الربّ يسوع لا يتركنا وحدنا! متّحدين في الصلاة، نحن على يقين من أنه وضع يده علينا (را. مز 138، 5)، ويكرّر لنا بقوّة: لا تخف، "لقد قمتُ من بين الأموات وأنا دائمًا معك" (را. كتاب القداس الروماني)!
ليُعطِ يسوع، الذي هو فصحنا، القوّةَ والرجاء للأطبّاء والممرّضين، الذين يقدمون في كلّ مكان شهادة رعاية ومحبّة للآخرين إلى حدّ الإرهاق وأحيانًا التضحية بصحتهم. إليهم يتوجه فكرنا ومودتنا وشكرنا، وكذلك لمن يعمل بجد لضمان الخدمات الأساسية اللازمة لحياة المدنيين، للشرطة والجيش الذين ساعدوا في العديد من الدول على تخفيف الصعوبات ومعاناة السكان.
تغيرت فجأة، في هذه الأسابيع، حياة الملايين من الناس. بالنسبة للكثيرين، يمثل البقاء في البيت فرصة للتأمل، وإيقاف وتيرة الحياة المتسارعة، والتواجد مع الأحباء والاستمتاع بصحبتهم. ولكن بالنسبة لكثيرين غيرهم، يمثل أيضًا وقت قلق بسبب المستقبل الذي يبدو مبهمًا، وخطر فقدان العمل، وكل ما يمكن أن ينجم من عواقب عن الأزمة الحالية. أشجع كل المسؤولين السياسيين على العمل بنشاط لصالح الخير العام للمواطنين، وتوفير الوسائل والأدوات اللازمة من أجل تمكين الجميع من أن يعيشوا حياة كريمة وشريفة، ويستطيعوا، عندما تسمح الظروف، استئناف الأنشطة اليومية العادية.
ليس الوقت وقت اللامبالاة، لأن العالم بأسره يعاني ويجب عليه أن يتّحد في مواجهة الجائحة. ليعطِ يسوع المسيح القائم من بين الأموات رجاءً لجميع الفقراء، وللذين يعيشون في الضواحي، وللاجئين والذين لا مأوى لهم. لا يُترَكْوا وحدهم، هؤلاء الإخوة والأخوات الأكثر ضعفًا، والذين يسكنون المدن والضواحي في جميع أنحاء العالم. لا نسمَحْ بأن تنقصهم الأمور الأساسية الضرورية، التي يصعب تأمينها الآن بعد أن تم إغلاق العديد من الأنشطة، وكذلك الأدوية، وخاصةً الرعاية الصحية الكافية. وبالنظر إلى الظروف، يجب تخفيف العقوبات الدولية أيضًا التي تحول دون إمكانية الدول الواقعة تحت العقوبات من تقديم الدعم الكافي لمواطنيها. يجب مساعدة جميع الدول على مواجهة أهمّ احتياجات اللحظة الحالية، من خلال تخفيض عبء الديون على ميزانيات الدول الأكثر فقرًا، هذا إن لم يتمّ التغاضي عنها.
ليس الوقت وقت الأنانية، لأن التحدّي الذي نواجهه يُوحِدنا جميعًا ولا يفرّق بين الناس. من بين المناطق العديدة في العالم التي ضربها فايروس كورونا، أوجه تفكيري بصفة خاصة إلى أوروبا. بعد الحرب العالمية الثانية، تمكنت هذه القارة من النهوض بفضل روح التضامن الملموس الذي سمح لها بالتغلب على منافسات الماضي. من المُلح أكثر من أي وقت مضى، خاصة في ظروف اليوم، ألّا تعود هذه المنافسات إلى الوجود، بل أن يعترف الجميع بأنهم جزء من عائلة واحدة، وأن يدعم الجميع بعضهم بعضًا. يواجه الاتحاد الأوروبي اليوم تحديًا تاريخيًا، لا يعتمد عليه مستقبله فحسب، بل مستقبل العالم كله. يجب ألا نخسر الفرصة لإعطاء دليلًا إضافيًّا للتضامن، حتى من خلال اللجوء إلى حلول مبتكرة. لأن البديل هو فقط أنانية المصالح الخاصة والميل إلى العودة إلى الماضي، مع خطر وضع التعايش السلمي وتطور الأجيال القادمة في محنة صعبة.
ليس الوقت وقت الانقسامات. ليضيء المسيحُ، سلامُنا، المسؤولينَ في الصراعات، حتى يكون لديهم الشجاعة للالتزام بالنداء لوقف إطلاق النار العالمي والفوري في جميع أنحاء العالم. ليس الوقت وقت لمواصلة تصنيع الأسلحة والاتجار فيها، وإنفاق مبالغ ضخمة من المال التي من المفروض استخدامها للاعتناء بالناس وإنقاذ الأرواح. بدلا من ذلك، ليكن هذا الوقت وقتًا يوضع فيه حد أخير للحرب الطويلة التي أدمت سوريا الحبيبة، وللصراع في اليمن، وللتوترات في العراق، وكذلك في لبنان. ليكن هذا هو وقت استئناف الحوار بين الإسرائيليون والفلسطينيون، لإيجاد حلّ عادل ودائم يسمح لكليهما بالعيش في سلام. وليُعمَل على إيقاف معاناة السكان الذين يعيشون في المناطق الشرقية من أوكرانيا. وليوضَع حد للهجمات الإرهابية التي أودت بحياة العديد من الأبرياء في مختلف البلدان الأفريقية.
ليس الوقت وقت النسيان. إن الأزمة التي نواجهها الآن، لا يجب أن تُنسينا العديد من حالات الطوارئ الأخرى التي تحمل معها معاناة الكثير من الناس. ليكن ربّ الحياة قريبًا من سكان آسيا وأفريقيا الذين ما زالوا يجتازون أزمات إنسانية خطيرة، كما هو الحال في منطقة كابو ديلغادو في شمال الموزمبيق. ليشدّد الله قلوب العديد من اللاجئين والمشردين بسبب الحروب والجفاف والمجاعة. وليمنح الحماية للعديد من المهاجرين واللاجئين، وكثير منهم من الأطفال الذين يعيشون في ظروف لا تطاق، خاصة في ليبيا وعلى الحدود بين اليونان وتركيا. ولا أريد أن أنسى جزيرة ليسبوس. وليمنح الله المسؤولين في فنزويلا أن يتوصلوا إلى حلول عملية وفورية تسمح بوصول المساعدات الدولية للسكان الذين يعانون بسبب الأوضاع الخطيرة على المستوى السياسي والاجتماعي-الاقتصادي والصحّي.
أيّها الإخوة والأخوات الأعزّاء،
اللامبالاة، والأنانية، والانقسام، والنسيان ليست هي الكلمات التي نريد أن نسمعها في هذا الوقت. نريد أن نلغِيَها من كل وقت! يبدو أنها تسود عندما ينتصر فينا الخوف والموت، أي عندما لا ندع الربّ يسوع ينتصر في قلوبنا وفي حياتنا. هو الذي سبق وهزم الموت وفتح لنا طريق الخلاص الأبدي، فليبدّد ظلمات إنسانيتنا المسكينة وليدخلنا في نهاره المجيد الذي لا غروب له.
ومع هذا التأمّل، أودّ أن أتمنّى لجميعكم عيد فصح مجيد!
[00485-AR.01] [Testo originale: Italiano]
[B0223-XX.02]